BastaBugie n�478 del 02 novembre 2016

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1 LA SCUOLA E' PER I BAMBINI, MA LORO SONO DI DIO
Intervista a don Stefano Bimbi sull'educazione parentale (VIDEO: il parroco di Staggia Senese alla Giornata della Bussola)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 COME VACCINARE I FIGLI CONTRO LE DEGENERAZIONI DELLA PUR CATTOLICA HALLOWEEN ( = VIGILIA DI OGNISSANTI)
I cattolici inventarono la festa dei santi (e la sua vigilia, cioè Halloween) per celebrare la sconfitta della morte che quindi non faceva più paura e si poteva prendere in giro
Autore: don Andrea Lonardo - Fonte: Blog di Costanza Miriano
3 IL TERREMOTO A NORCIA COLPISCE L'ITALIA CATTOLICA
La distruzione della basilica di san Benedetto è come l'Europa cristiana che sta andando in pezzi (e il giorno dopo... ecco celebrato Lutero, il terremoto che distrusse l'unità dell'Europa)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
4 LE DEVASTANTI CONSEGUENZE DELLA DOTTRINA DI LUTERO
Il riformatore aveva idee chiare contro il papato, a suo dire fondato dal diavolo, e sugli ebrei scriveva: ''Bruciate le sinagoghe, devastate le case, imponete la fatica ai giovani''
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: Il Timone
5 QUOTE ARCOBALENO PER I DIPENDENTI DELLA TV INGLESE
Il governo minaccia sanzioni per la BBC se non saranno assunti almeno il 10% di gay (VIDEO: i pericoli del pensiero unico)
Fonte: Gender Watch News
6 OGGI QUASI TUTTI I GENITORI SONO INCAPACI DI ACCOMPAGNARE I FIGLI AD AVVENTURARSI NELLA VITA
La titubanza degli adulti si traduce in mancanza di coraggio dei figli nel loro compito di crescere, soffrire, mettere su famiglia affrontando con speranza rischi, sacrifici e responsabilità
Autore: Emanuele Boffi - Fonte: Tempi
7 L'OLANDA SI IMPEGNA A GARANTIRE L'EUTANASIA PER TUTTI
Sarà consentita non solo ad anziani e malati, ma a tutte le persone convinte che la propria esistenza non abbia un senso
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana
8 NON POSSIAMO ADERIRE ALLA MARCIA DEI RADICALI
Non si può mai collaborare al male, nemmeno per fare il bene
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA XXXII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 20,27-38)
Dio non è dei morti, ma dei viventi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA SCUOLA E' PER I BAMBINI, MA LORO SONO DI DIO
Intervista a don Stefano Bimbi sull'educazione parentale (VIDEO: il parroco di Staggia Senese alla Giornata della Bussola)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/10/2016

Stefano Bimbi aveva tutto quello che può desiderare un adolescente: una vita comoda e piena di opportunità, benessere, una famiglia unita, tutte le esperienze della modernità a portata di mano. Eppure arrivato all'età di 25 anni si accorse che non era sazio. Qualche cosa mancava. Oggi che si chiama don Stefano Bimbi ed è parroco a Staggia Senese, ha colmato quel vuoto con il miracolo più grande che poteva accadergli: la conversione. Una vita piena, nella sua dimensione di sacerdote e cristiano che non scende a compromessi, deve fare per forza qualche cosa di grande perché in fondo non è più lui che vive, ma c'è una presenza che si chiama Cristo che orienta i suoi passi.
Così accanto all'attività di parroco che svolge nel piccolo paese alle porte di Siena don Stefano sta dando una risposta alla drammatica carenza di educazione nel mondo della scuola. E ha promosso, nella sua parrocchia, la nascita di una scuola parentale, cioè fatta dai genitori: una scuola a misura di famiglia e di bambino.
Di Alleanza Parentale si parlerà domenica 9 ottobre nel corso della Giornata della Nuova BQ. Scuole famigliari anche se sarebbe meglio dire Istruzione parentale.
Una scuola davvero libera che promuova il diritto costituzionale del primato dell'educazione che spetta ai genitori. Purtroppo lo Stato non è più in grado di garantirlo. La paritaria non è mai completamente tale. Così ci pensano i genitori. Forti del dettato costituzionale. Articolo 34: "L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita". Quindi è l'istruzione ad essere obbligatoria, non la scuola. La "scuola dell'obbligo" non esiste. Articolo 30: "E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli". Ciò significa che l'istruzione dei figli è in primis una responsabilità dei genitori, non dello Stato. Un'avventura, ma anche una vocazione educativa.
Don Stefano, quali sono i frutti?
Il frutto è vedere che siamo tornati all'educazione di un tempo quando c'era la maestra-mamma con i bambini che hanno entusiasmo a venire a scuola.
Facciamo un esempio di questo entusiasmo...
Una bambina alle elementari che è molto chiusa e che non si entusiasma mai a niente. Con l'esperienza dell'istruzione parentale torna a casa entusiasta, racconta tutto e ha trovato un ambiente bellissimo. Ecco, credo che il frutto sia quello di permettere ai bambini di uscire da sé.
Andare volentieri a scuola è già un successo visti i tempi...
Oppure quella bambina che alla domenica sera aveva vomitato 4 volte e chiedeva alla mamma: "Però domani ci vado a scuola, vero?". Questo è il centro della nostra esperienza: la certezza che il bambino stia bene, sia custodito, che si possa costruire un rapporto di fiducia tra maestra e genitori.
Non è limitante il fatto di essere un'esperienza ispirata ad un'esperienza cattolica?
Il contrario! Il fatto che la religione sia vista come una cosa normale, non confinata o ai margini, fa comprendere che ogni aspetto scolastico ha una dinamica religiosa. D'altra pare l'aspetto religioso lo si incontra nell'italiano, nella storia, nella geografia, nella musica etc... Il viverlo serenamente fa sì che la religione torni ad essere protagonista di uno sguardo d'insieme sul particolare di ogni singola materia.
Che cosa significa nell'esperienza dell'educazione parentale quaerere Deum, che è il tema scelto per la Giornata della Bussola?
Anzitutto un'esperienza educativa. Oggi la scuola è troppo spostata sull'attenzione all'alunno, si pensa che la scuola sia per l'alunno, e da un certo puto di vista è vero. Ma se ci pensiamo bene chiediamoci: ma l'alunno di chi è? Ecco che la ricerca di Dio è al centro anche della vita della scuola e si inserisce come ricerca nella quotidianità dei programmi didattici.
Una scuola come una ricerca?
Sì. All'interno della scuola questa ricerca di Dio permette agli alunni di trovare sè stessi. Il bambino, cercando le risposte su Dio, lo vede come alleato della sua crescita educativa. E questo fa capire loro che non sono soli nell'universo.
Esperienza d'avanguardia o di recupero del passato?
Diciamo che questa avventura segna una discontinuità col passato: noi torniamo al tempo in cui negli anni '50 e '60 una maestra iniziava col segno di croce e spiegava che cosa era il segno di croce. E si badi: sto citando i programmi ministeriali dell'epoca, non stiamo parlando di catechismo.
Quanto conta l'alleanza con i genitori in questa esperienza?
Al genitore è chiesto molto in questo cammino. Per molti la scuola è vista come un parcheggio dei propri figli, invece anche il genitore è coinvolto. Può rendersi conto di quello che impara e può intervenire per integrare ciò che manca. Ad esempio: nelle nostre scuole non si fa educazione sessuale, perché il tema dell'affettività è di pertinenza dei genitori, è riservato a mamma e papà, i quali devono scegliere i tempi e i modi. Per fare un esempio: noi parliamo del concepimento, ma non spieghiamo come avviene il concepimento.
Don Stefano, come vede questa avventura tra dieci anni?
Vedo che è l'unica possibilità per avere un'educazione a misura di bambino, che non rifiuti Dio per principio e permetta ai genitori di riappropriarsi della responsabilità educativa dei propri figli.

Nota di BastaBugie: per il racconto della storia di don Stefano Bimbi vai al seguente link
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=donstefanobimbi

Qui sotto l'intervento di don Stefano Bimbi a Monza alla giornata della Bussola del 9 ottobre 2016:


https://www.youtube.com/watch?v=7pdduz2QLRw

DOSSIER "EDUCAZIONE PARENTALE"
Insegna tu ai tuoi figli

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/10/2016

2 - COME VACCINARE I FIGLI CONTRO LE DEGENERAZIONI DELLA PUR CATTOLICA HALLOWEEN ( = VIGILIA DI OGNISSANTI)
I cattolici inventarono la festa dei santi (e la sua vigilia, cioè Halloween) per celebrare la sconfitta della morte che quindi non faceva più paura e si poteva prendere in giro
Autore: don Andrea Lonardo - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 27/10/2016

Halloween è un antica festa cattolica, come dice con semplicità la sua etimologia: hallows=santi (ricordate il Padre nostro in inglese Hallowed be thy name), een=vigilia (da evening=sera, vigilia), cioè Halloween=sera/vigilia dei Santi.
Non c'è dunque nessun bisogno di inventare il neologismo Holyween, perché Halloween significa esattamente questo. Ma chi lo spiega ai bambini e, prima di loro, ai maestri e ai genitori? Halloween è la festa cristiana della vigilia dei Santi, cioè l'inizio della festa dei Santi perché le grandi feste (vedi Natale e Pasqua) iniziano nella notte.
I cristiani - grandi maestri della gioia e del festeggiare - inventarono la festa dei santi (e la commemorazione dei morti) per celebrare il fatto che la morte era vinta e che il duro male era ormai sconfitto. Di questo dobbiamo parlare ai bambini, spiegando il nome Halloween. Gli irlandesi cattolici iniziarono a celebrare l'illuminazione della notte, le zucche che mettevano in fuga il male, il cielo che visitava la terra, i dolcetti che i morti portavano ai loro discendenti come segno del loro amore sempre presente e della loro intercessioni per i loro cari presso Dio, la sconfitta del male.
La tradizione, peraltro, non è solo nord-europea, ma anche mediterraneo-cattolica, tanto è vero che in tanti paesi della Sicilia e della Sardegna ci sono i "dolci dei morti". Se fosse vero che gli irlandesi cattolici cristianizzarono una precedente festa celtica, si può spiegare ai bambini che questo è il genio del cristianesimo: mentre i pagani, che erano pur sempre credenti, pensavano che i morti potessero venire a visitarli solo un giorno all'anno nella festa di Sanhedrin i cristiani annunciarono loro che essi ci visitavano tutti i giorni grazie alla comunione che esiste in Gesù tra i vivi ed i morti.
Solo 30 anni fa, in un periodo molto recente quindi, si impadronirono di questo rito meraviglioso - che ci permette di celebrare la comunione fra il cielo e la terra - gli ambienti irrazionalisti che credono nella magia, il mondo capitalistico che governa la finanza e vuole vendere oggetti e, in qualche rarissimo caso, anche gli ambienti satanisti che, comunque, con la loro fede distorta, ci ricordano che il diavolo esiste e che, a maggior ragione, esiste Dio!
Orbene è del significato della festa di Halloween che dobbiamo parlare e non delle cavolate sovrapposte da questi gruppi minoritari. Dobbiamo parlare del fatto che Halloween ci ricorda che la vita eterna esiste, che i morti (compresi nonni e bisnonni defunti) e, soprattutto, i santi ci accompagnano con la loro dolcezza. Dobbiamo parlare pure del fatto che la morte e il diavolo esistono, ma che Cristo li ha sconfitti. Una volta che i bambini hanno parlato dei morti, hanno capito che i morti ci amano e pregano per noi presso Dio, che i santi ci proteggono, che il male esiste, ma che è la prova che la scienza non basta e che, per fortuna, Dio è ben più forte di lui, facciano un po' quello che vogliono, tanto ormai sono vaccinati...
Ormai è tardi per scrivere questo post quest'anno, ma ricordatevelo per il prossimo anno (noi lavoriamo per il futuro)... nelle scuole e nella catechesi, l'anno prossimo, una settimana prima di Halloween, lezione su Halloween, sui morti, sui santi, sugli irlandesi, e sulle indebite appropriazioni degli ambienti neo-magici e capitalistici... e poi ognuno faccia ciò che vuole!
Concludo, a chi non fosse bastato quanto già detto, un magnifico passaggio ricordato da Giovanna Jacob tratto da Kristin figlia di Lavrans di Sigrid Undset.
Contemplando un dipinto che raffigura una santa alle prese con un drago, Kristin dice: «Mi pare che il drago sia molto piccolo (...) non sembra in grado di potere ingoiare la Vergine». E il frate che l'ha dipinto risponde: «E infatti non c'è riuscito. Eppure non era più grande di così. I draghi e tutti gli strumenti del diavolo ci sembrano grandi finché la paura ci possiede, ma se una creatura aspira a Dio con tutta l'anima sua fino a potersi avvicinare alla sua potenza, la forza del diavolo di colpo viene abbattuta, tanto che i suoi strumenti diventano piccoli e impotenti. I draghi e gli spiriti malvagi sprofondano e non sono più grandi di rane, di gatti e di cornacchie».

DOSSIER "HALLOWEEN"
Festa cattolica inventata da cattolici

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Fonte: Blog di Costanza Miriano, 27/10/2016

3 - IL TERREMOTO A NORCIA COLPISCE L'ITALIA CATTOLICA
La distruzione della basilica di san Benedetto è come l'Europa cristiana che sta andando in pezzi (e il giorno dopo... ecco celebrato Lutero, il terremoto che distrusse l'unità dell'Europa)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 30/10/2016

Ci sono voluti due terremoti per far scoprire all'Italia la sua "civiltà appenninica", cioè l'Italia dei borghi arrampicati sulle colline e sulla dorsale montuosa della penisola.
Ma questa "Italia appenninica" è molto più dei paeselli pittoreschi costruiti in pietra e della buona cucina casereccia poi importata nei ristoranti metropolitani. Molto più dell'amatriciana.
Il terremoto che insiste su quei monti che vanno da Norcia ad Assisi, da Greccio a Gubbio e a Cascia, colpisce il cuore dell'Italia mistica.
Da qui ha cominciato a sorgere l'Europa cristiana: dalle montagne di Norcia dove è nato san Benedetto (e con lui il monachesimo occidentale) e dai colli di Assisi dove è nato ed è vissuto san Francesco (e dove Giotto - pittore appenninico per eccellenza – ha realizzato la svolta decisiva dell'arte figurativa italiana).
E' dunque la culla di quell'Europa cristiana che l'Ue odierna, in mano a tecnocrati fallimentari, non ha voluto riconoscere nella sua Costituzione.
La stessa Ue che - a quanto pare - non consente all'Italia di finanziare un piano pluriennale di "messa in sicurezza" di questi antichi centri abitati.

IL CUORE DEL MONDO
L' "Italia appenninica" è quell' "umile Italia" che Dante evoca proprio all'inizio della Divina Commedia, legandola agli eroi che Virgilio canta nell'epopea della nascita di Roma: la "vergine Camilla", Eurialo, Niso e Turno.
Dante aggiunge al passato il futuro da lui sognato, quel misterioso "veltro" che "di quella umile Italia fia salute", cioè salvezza. Dante ama questa Italia pre-romana, poi latina, francescana e benedettina.
La mappa dei due terremoti sembra davvero evidenziare non solo un'area geografica, ma anche storica.
Pure i monti sibillini sono un luogo di leggende antiche dove si uniscono l'antichità pagana, con i suoi oracoli, è l'annuncio cristiano, che - nel Medioevo - crederà di trovare nelle Sibille i presagi messianici che erano espliciti nei profeti d'Israele.
E per questo le Sibille sono rappresentate nelle cattedrali medievali e pure in Vaticano.
Curiosamente la fascia d'Italia colpita dai due terremoti, a cavallo degli Appennini, sembra coincidere quasi perfettamente con l'antico stato pontificio (anche Roma ha tremato).
Infatti arriva fino alle colline marchigiane cantate da Leopardi, che - da Recanati - è il grande poeta dei colli dell'Appennino e dei suoi borghi.
Proprio di lui si è parlato per le ultime due scosse, perché uno dei paesi più colpiti, Visso, custodiva, nel Palazzo dei Governatori, il manoscritto dell'"Infinito".
Cantare l'Infinito dalle dolci e ondulate colline marchigiane, che sembrano il regno delle piccole cose, è davvero un'espressione del "genio italico".
La nostalgia dell'assoluto nella domestica semplicità delle nostre valli, piene di torri, boschetti, torrenti, campi e filari.
D'altronde dal colle di Recanati, il grande e timido Giacomo - affacciandosi - poteva scorgere un altro borgo marchigiano che sta proprio lì davanti, Loreto, dove si trovano misteriosamente le povere mura della Santa Casa in cui l'Infinito si è fatto carne, si è fatto uomo. Dove la Bellezza si è incarnata.

CEI ALLO SBANDO
Sarebbe stato meraviglioso che i vescovi italiani - come era stato proposto nei giorni del primo terremoto - proprio a Loreto, dove è la Casa di tutte le case, che l'Italia ha il privilegio di custodire - avessero celebrato un grande e solenne rito di consacrazione e di benedizione sul nostro Paese e sulle case degli italiani.
L'Italia umile e cattolica dei secoli passati, l'Italia contadina e appenninica, ma anche alpina e padana e meridionale, ha vissuto per secoli come "concittadina e familiare dei santi" e della Madonna del soccorso, aiuto dei cristiani, e - nei pericoli incombenti (terremoti, invasioni, epidemie) sempre ha trovato rifugio sotto il manto della Vergine e nella preghiera di affidamento.
Ma oggi la Cei di mons. Galantino cerca gratificazioni mondane ed è impegnata a partecipare alla marcia organizzata dal Partito radicale.
Quindi snobba con disprezzo la fede del popolo cristiano e questi antichi atti di consacrazione e di affidamento. Sono troppo cattolici.

LA DOPOSTORIA
La civiltà appenninica ci racconta anche una storia di spopolamento e inurbamento - avvenuta tumultuosamente dagli anni Sessanta - che è anche intrecciata con la scristianizzazione delle nostre popolazioni.
Ecco perché l'Italia appenninica dei borghi ci parla di una cristianità che non c'è più e di una civiltà contadina che - dopo dodicimila anni - è stata spazzata via di colpo in pochi mesi: il 1960 è il crinale di un'epoca, l'anno in cui, per la prima volta, gli addetti all'industria superarono gli addetti all'agricoltura.
Un fenomeno gigantesco che - certo - ha voluto dire anche benessere, ha significato la 500 acquistata da tutte le famiglie italiane, la scuola per tutti e un assaggio di mode e di modernità.
Ma qualcosa di immenso è andato perduto in quella ventata - pur benedetta - di benessere, dopo secoli di povertà. Qualcosa che era alla radice della nostra identità italiana. La nostra anima.
Un poeta visionario e totalmente fuori dagli schemi lo intuì. Quasi solo lui. Come un rabdomante alla ricerca dell'anima perduta di un popolo e di una civiltà contadina millenaria scomparsa di colpo.
Parlo di Pier Paolo Pasolini, lui che dai borghi del Friuli era arrivato, pieno di libri e senza una lira, nella Roma che si riempiva di povera gente delle campagne e degli Appennini, che andavano ad abitare nelle borgate fatte di baracche.
Continuo a rileggere questa sua poesia del 1962 come uno struggente e profetico affresco dell'Italia che non c'è più e che però non si può dimenticare, senza perdere la nostra stessa anima:
"Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più".

Nota di BastaBugie: Claudio Crescimanno nell'articolo sottostante dal titolo "Ricostruire dalle macerie spirituali e materiali" spiega che il terremoto che ha distrutto la basilica di Norcia è simbolo l'Europa della cultura classica e dei valori cristiani che sta andando in pezzi. A simbolo si aggiunge altro simbolo: il 30 ottobre, il crollo della basilica di san Benedetto a Norcia, icona del nostro mondo; oggi, 31 ottobre, il mondo protestante dà l'avvio alle 'celebrazioni' del cinquecentesimo anniversario della scintilla che ha generato quella rivolta che è stata di fatto l'inizio della fine dell'Europa costruita dai figli di san Benedetto. Ma i monaci che pregano davanti alle rovine di Norcia sono il segno che rincuora la speranza e ci indica la strada.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 31-10-2016:
Siamo ancora tutti sotto l'impressione delle scene drammatiche che sono apparse in televisione ieri mattina, e non per la prima volta in questo periodo. I servizi televisivi concitati, interviste a sindaci disperati per la sorte dei propri paesi, immagini di gente in fuga e in lacrime e di desolanti macerie. Fa particolarmente impressione il fatto che i crolli più estesi riguardino soprattutto le chiese, e si sa che questo dipende da ragioni architettoniche e da inevitabile carenza di manutenzione, per ovvi motivi visto che, specie nel centro sud, ci sono tante chiese e pochi soldi.
Ma tra le immagini di ieri mattina ce n'è una, mi pare, che, oltre al naturale dolore, non può non provocare anche una profonda riflessione. Mi riferisco ovviamente al pressoché totale crollo della basilica di san Benedetto a Norcia.
Il Vangelo ci insegna lo 'sguardo della fede' sulla realtà e sugli eventi; e lo sguardo della fede consiste precisamente in questo: leggere gli eventi sempre in una duplice ottica, come fatto e come segno. Dunque, senza alcuna facile strumentalizzazione che sarebbe indiscutibilmente fuori luogo in simili circostanze, non possiamo però non vedere la forza tragicamente simbolica ed evocativa di questa immagine.
San Benedetto, i suoi monaci, la rete dei monasteri che seguivano la sua regola, sono stati idealmente e fattualmente le fondamenta su cui poco meno di duemila anni fa si è edificata la civiltà europea, l'Europa greco-romano-cristiana: la basilica che porta il suo nome, nella sua città natale, non può non assurgere a simbolo della storia, del valore stesso di questa nostra civiltà, e il suo crollo appare anche troppo facilmente il simbolo, appunto il 'segno' in senso evangelico, del progressivo disfacimento di essa.
È l'Europa della cultura classica e dei valori cristiani che va in pezzi, e non da oggi, e neanche da ieri: da almeno cinque secoli si è attuato un processo disgregativo della civiltà europea, e quindi occidentale, che si è attuato attraverso le grandi tappe rivoluzionarie della storia del nostro continente; e la prima tappa di questo processo, la prima ferita devastante e mai più rimarginata inflitta all'unità del vecchio continente, la rivoluzione che è stata poi madre in certo modo di tutte le seguenti, è la rivolta protestante.
Dunque a simbolo si aggiunge altro simbolo: ieri, 30 ottobre, il crollo della basilica di san Benedetto a Norcia, icona del nostro mondo; oggi, 31 ottobre, il mondo protestante dà l'avvio alle 'celebrazioni' del cinquecentesimo anniversario della scintilla che ha generato quella rivolta che è stata di fatto l'inizio della fine dell'Europa costruita dai figli di san Benedetto, fondendo insieme la cultura classica e la verità e l'unità cattolica.
Il 'segno' è potente e drammatico. Ma nelle immagini televisive di ieri mattina c'è anche un altro segno, un segno che rincuora la speranza e ci indica la strada. Sulla piazza antistante la basilica, rivolti verso la facciata semidistrutta e contornata dalle macerie, un monaco bendettino, alcune suore e un gruppo di persone erano in ginocchio a recitare il rosario, mentre altri monaci e fedeli correvano a prestare aiuto e conforto alla gente smarrita che via via si radunava in piazza: proprio così, con la sapienza e l'energia dell'ora et labora benedettino è nata l'Europa di 1600 anni fa, e allo stesso modo solo in questo modo potrà rinascere l'Europa di domani.

Fonte: Libero, 30/10/2016

4 - LE DEVASTANTI CONSEGUENZE DELLA DOTTRINA DI LUTERO
Il riformatore aveva idee chiare contro il papato, a suo dire fondato dal diavolo, e sugli ebrei scriveva: ''Bruciate le sinagoghe, devastate le case, imponete la fatica ai giovani''
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2016 (n.156)

Asino, cane, re dei ratti, coccodrillo, larva, bestia, drago infernale: queste alcune delle variazioni del bestiario luterano contro i papi. L'odio per i papi e per Roma (compresa la sua fase imperiale) accompagna tutta la vita pubblica di Lutero dal 1520 al 1545, quando scrive il suo ultimo libro Contro il papato di Roma fondato dal diavolo. Nel corso dei decenni, grazie all'aiuto dell'amico pittore e incisore Lucas Cranach il Vecchio, il "profeta della Germania" diffonde una serie numerosissima di immagini che si ripromettono di insegnare ai tedeschi, ai tedeschi ignoranti, la vera natura della corte romana col suo stuolo di frati, vescovi, cardinali e papi. Nel corso dei secoli di queste immagini si è persa traccia per l'eccessivo disgusto che sprigionano. All'inizio del "Novecento" però sono state riprodotte in piccoli fascicoli da due gesuiti (Hartmann Grisar e Franz Heege: Figure di battaglia di Lutero) che hanno dedicato a quest'impresa un faticoso lavoro di ricerca.

L'ODIO PER GLI EBREI
Se l'odio per Roma è una costante dell'animo luterano, quello per gli ebrei si aggiunge verso la fine della vita quando il "Mosè tedesco" si accorge con stupore che gli ebrei rifiutano di convertirsi al "puro" vangelo da lui predicato. Il testo Degli ebrei e delle loro menzogne compare nel 1543: "Cosa potremo fare noi Cristiani con l'odioso e maledetto popolo dei Giudei?", si domanda Lutero. La risposta è offerta in sette salutaria consilia. Ne trascriviamo 3:
1) "É cosa utile bruciare tutte le loro Sinagoghe, e se qualche rovina viene risparmiata dall'incendio, bisogna coprirla di sabbia e fango, affinché nessuno possa vedere più nemmeno un sasso o una tegola di quelle costruzioni";
2) "Siano distrutte e devastate anche le loro case private. Infatti, le stesse cose che fanno nelle Sinagoghe, le fanno anche nelle case";
7) "Sia imposta la fatica ai Giudei giovani e robusti, uomini e donne, affinché si guadagnino il pane col sudore della fronte".
Anche di questo lavoro si perdono le tracce fino a quando il nazionalsocialismo lo ripropone nel 1936 e fino a quando all'ingresso dei campi di concentramento non compare la scritta Arbeit macht frei.

LIBERTÁ SENZA VERITÁ
Lutero, il più grande rivoluzionario del secondo millennio, si muove in nome di due principi: libertà e uguaglianza. È il dramma moderno della libertà senza verità: in una contraddizione insanabile, Lutero predica la libertà (da lui intesa come libertà da Roma e libertà valida per i soli principi) ma contemporaneamente nega la sua concreta possibilità perché nega il libero arbitrio. Lutero invita sì i tedeschi a essere liberi, ma contestualmente nega che gli uomini posseggano una libera volontà e di conseguenza nega la responsabilità individuale (De servo arbitrio, 1525). Lutero teorizza la doppia predestinazione: Dio crea gli uomini predestinandoli all'inferno o al paradiso, senza che questi possono far nulla per modificare la propria sorte.
In nome della libertà (da Roma), Lutero teorizza il libero esame: ognuno, assistito dallo Spirito Santo, legge e interpreta la Bibbia a modo suo. Dal libero esame alla sistematica diffusione della gnosi il passo è breve: scomparsa la verità teologica inabissatasi col soggettivismo, a cercare la verità resta solo la filosofia che si vuole autonoma dalla rivelazione. Il rifiuto della ragione di servirsi della rivelazione nella ricerca della verità è foriero di drammi sconfinati: la ragione metterà se stessa al posto di Dio ed elaborerà ideologie che produrranno crimini ed ecatombi senza fine. L'esatto contrario dell'uguaglianza.

PRINCIPALI CONSEGUENZE DELLE SCELTE DOTTRINALI E PRATICHE DI LUTERO
1) la cristianità è spaccata (contro l'esplicito comando di Gesù che ordina l'unità);
2) viene a formarsi uno spaventoso assolutismo sconosciuto nell'Europa cattolica. La libertas ecclesiae è annullata per decreto di un'autorità spirituale;
3) inizia una campagna furibonda d'odio contro Roma e la sua civiltà;
4) la guerra contro Roma è portata avanti con tutti i mezzi: non solo con le armi, anche con una propaganda menzognera che riscrive la storia dell'Occidente e della Chiesa a partire dalla volontà di potere del mondo protestante;
5) la Germania è privata delle sue radici culturali e religiose (col tempo sprofonderà nella mitologia pagana nordica);
6) in opposizione alla Chiesa cattolica, cioè universale come universale è il messaggio di Gesù, si formano chiese nazionali;
7) nasce la prima internazionale: quella protestante anticattolica;
8) la possibilità dei principi di appropriarsi "legalmente" dei beni della Chiesa scatena la guerra civile in Germania dove la popolazione non accetta che ad arricchirsi siano solo i principi e, a seguire, la guerra della maggior parte dell'Europa centrosettentrionale dove, con la scusa della conversione al credo protestante, sono molti ad avanzare pretese sui beni dei cattolici;
9) nel 1525 nasce la Prussia, frutto della privatizzazione dei beni appartenenti all'ordine teutonico operata dal loro gran maestro Alberto di Hohenzollern;
10) la gestione privatistica dei beni della Chiesa porta ad un impoverimento della popolazione: con la riforma protestante arriva il pauperismo.

Nota di BastaBugie: per approfondire la figura dell'eretico Lutero ecco il link ad alcuni articoli già pubblicati

TEST IN VISTA DEI FESTEGGIAMENTI PER LUTERO: LA MIA PARROCCHIA E' CATTOLICA O PROTESTANTE?
Brevissimo riassunto della dottrina cattolica e di quella luterana per capire da che parte stanno la mia parrocchia, il mio parroco, il mio gruppo parrocchiale (ed in ultima analisi... io stesso)
di Matteo Carletti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4239

LUTERO FU LA PEGGIORE SCIAGURA DEL 2° MILLENNIO
Manipolatore delle Scritture, nemico della bellezza nel culto e nell'arte sacra, fautore della statolatria, devastatore degli ordini religiosi, legittimatore dello sterminio dei contadini...
di Raffaella Frullone
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3468

MARTIN LUTERO, IL MACHIAVELLI DELLA FEDE CHE PENSO' BENE DI DISTRUGGERE IL MATRIMONIO
Negò il carattere di sacramento al matrimonio e poi, da ex frate, si sposò con una ex suora da cui avrà 6 figli andando ad abitare nell'ex convento agostiniano di Wittenberg (in occasione dei 500 anni della riforma protestante sarà bene tenerlo presente)
di Francesco Agnoli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4347

Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2016 (n.156)

5 - QUOTE ARCOBALENO PER I DIPENDENTI DELLA TV INGLESE
Il governo minaccia sanzioni per la BBC se non saranno assunti almeno il 10% di gay (VIDEO: i pericoli del pensiero unico)
Fonte Gender Watch News, 18/10/2016

L'inglese BBC ha messo in guardia le aziende di produzione televisiva: le minorane etniche, i disabili e le persone LGBT dovranno occupare maggiore spazio nei palinsesti. Non solo, ma a loro sarà assegnata una quota minima di assunzioni.
Charlotte Moore, direttrice per i contenuti della BBC, ha dichiarato: "Il futuro del BBC dipende dal rimanere rilevanti per tutti i nostri contribuenti e dal riflettere la moderna Gran Bretagna in modo autentico. Il pubblico rimarrà sintonizzato se percepisce che le loro vite e le loro aspirazioni vengono riflesse in Tv".
E così la BBC ha fissato addirittura una soglia minima di omosessualità da incamerare nei propri programmi entro il 2020: 8%, tra attori, dirigenti, impiegati, conduttori, etc. Al di sotto si è omofobi. Notevole, se pensiamo che le persone omosessuali sono intorno all'1-2%. Una sovra-rappresentanza. E poi che fine ha fatto il criterio meritocratico? Meglio un gay inetto che un etero bravo, ma fuori quota?
Inoltre si è impegnata a far ricoprire metà dei ruoli da donne (viene da chiedersi: le lesbiche verranno conteggiate nell'8% oppure nel 50% o in entrambe le percentuali?).
Essendo la BBC una emittente pubblica, il governo ha rilanciato: 8% è poco, vogliamo il 10% di dipendenti gay. E così John Whittingdale, segretario per la cultura, non è soddisfatto degli obiettivi della BBC ed ha minacciato sanzioni a carico dell'emittente se non si arriva "entro il 2020 al 15% dei ruoli di leadership per le minoranze etniche, al 10% per gli LGBT e all'8% per i disabili".
Come per le aranciate che devono avere una minima percentuale di succo d'arancia per potersi chiamare "aranciate", ora siamo arrivati alla percentuale minima consentita di omosessualità massmediatica perché la società possa chiamarsi democratica ed inclusiva.

Nota di BastaBugie: il seguente video racconta la dittatura del politicamente corretto con amara ironia


https://www.youtube.com/watch?v=z72jtR_om98

Fonte: Gender Watch News, 18/10/2016

6 - OGGI QUASI TUTTI I GENITORI SONO INCAPACI DI ACCOMPAGNARE I FIGLI AD AVVENTURARSI NELLA VITA
La titubanza degli adulti si traduce in mancanza di coraggio dei figli nel loro compito di crescere, soffrire, mettere su famiglia affrontando con speranza rischi, sacrifici e responsabilità
Autore: Emanuele Boffi - Fonte: Tempi, 02/10/2016

Oh, magari ha ragione lui. Magari ha ragione Raffaele Cantone a dire che «c'è un grande collegamento tra fuga di cervelli e corruzione». Va bene, però possiamo provare a uscire un attimo dal rassicurante - sì, rassicurante - ambito della denuncia? Il refrain lo conoscete: l'Italia non è un paese per giovani. E come tutti i ritornelli contiene una sua dose massiccia di verità, ma anche un punto oscuro, un interrogativo che si tende a scartare e che è questo: cosa diavolo insegniamo a questi giovani? Cosa diciamo loro che è la vita e per cosa vale la pena di essere spesa? Sono domande per adulti e per chi abbia una concezione virile dell'esistenza, non ridotta a soggiorno a mezza-pensione o luna park.

DOBBIAMO PORCI QUALCHE DOMANDA?
Secondo l'Istat sono quasi 7 milioni gli under 35 che vivono coi genitori. C'è un problema se una grande fetta di questi ragazzi (31 per cento), pur avendo un impiego, non lascia il nido per cominciare un'avventura propria. Solo colpa dei bassi salari o dobbiamo porci qualche domanda?
Altri numeri: Luca Ricolfi sulla Stampa ha notato che otto anni fa gli stranieri occupati in Italia erano circa 1 milione e 600 mila, mentre oggi sono 2 milioni e 400 mila (+100 mila l'anno). Nello stesso lasso di tempo, gli italiani impiegati sono stati 1 milione e 200 mila in meno. Perché? Secondo Ricolfi il problema è che, mentre gli stranieri sono disposti ad accettare lavori anche al di sotto delle loro competenze, gli italiani sono choosy: «Non cercano semplicemente un lavoro, bensì un lavoro adeguato all'opinione che essi si sono fatti di se stessi, opinione che scuola e università si incaricano di certificare». In un paese che ha liceizzato tutto - sebbene abbia più bisogno di operai specializzati che di laureati - è questo lo scotto da pagare. Ma se continuiamo ad assecondare questo andazzo sia culturalmente sia politicamente (i 500 euro ai 18enni, che boiata), faremo la fine di chi si benda gli occhi mentre cammina verso il precipizio. «L'avanzata occupazionale degli immigrati, con la loro umiltà e determinazione - scrive ancora Ricolfi -, è anche un silenzioso segnale rivolto a noi, un invito a riflettere sullo scarto tra quel che siamo e quello cui crediamo di avere diritto».

SACRIFICI, RISCHI E RESPONSABILITÀ
Se nel discorso pubblico e familiare l'enfasi è posta solo su diritti e desideri, cosa volete che vi risponda un giovane cui chiedete sacrifici, rischi e responsabilità? I drammatici numeri sull'occupazione giovanile ci dicono qualcosa in più del refrain sull'Italia anti-giovani: ci dicono che non siamo un paese di genitori, cioè adulti capaci di accompagnare i propri figli ad avventurarsi nella vita. È perché avvertono la nostra titubanza che si sottraggono al compito di crescere, soffrire, mettere su famiglia. Fornire loro una scusa che automaticamente li giustifichi è il modo migliore per renderli dei baby pensionati esistenziali. Ci vuole davvero un grande coraggio - cioè fede in qualcosa che non crolli - per sostenere la speranza altrui. A volte basta una carezza per dimostrarlo. Altre volte serve un calcio là dietro.

Fonte: Tempi, 02/10/2016

7 - L'OLANDA SI IMPEGNA A GARANTIRE L'EUTANASIA PER TUTTI
Sarà consentita non solo ad anziani e malati, ma a tutte le persone convinte che la propria esistenza non abbia un senso
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana, 19/10/2016

Edit Schippers e Ard van de Steur, rispettivamente ministri olandesi della Salute e della Giustizia, hanno inviato una missiva al Parlamento facendo sapere che hanno intenzione di redigere un nuovo disegno di legge sull'eutanasia che potrebbe vedere la luce entro la fine del 2017.
Questa pratica è già legale nei Paesi Bassi dal 2002 e permette di uccidere non solo pazienti terminali, ma anche chi è affetto da patologie che provocano «dolori insopportabili», persone disabili, malati con patologie neurodegenerative e bambini, come illustrato dal protocollo Groningen sull'eutanasia infantile.

L'OLANDA AI VERTICI MONDIALI PER L'EUTANASIA
Tale ampliamento dei casi in cui è permessa l'eutanasia ha portato l'Olanda ai vertici mondiali degli omicidi in camice bianco contando nel 2015 ben 5.516 casi di eutanasia nel Paese - non sempre su soggetti consenzienti - cioè a dire il 3,9% di tutti i decessi a livello nazionale. Ora il duo Schippers- van de Steur ha pensato bene di includere tra le categorie desiderose di darsi la morte anche tutte quelle persone le quali sono arrivate alla conclusione che la propria vita è ormai terminata, che la propria esistenza non abbia più nulla da dire.
In primis gli anziani, ma non solo quelli. Nella lettera inviata al Parlamento infatti si può leggere che «le persone che credono, dopo una seria riflessione, di aver completato la propria vita dovrebbero potervi mettere fine, a rigide condizioni, nella maniera dignitosa che ritengono opportuna». Si aggiunge che la percezione di «aver completato la propria vita sia qualcosa che riguarda soprattutto gli anziani», ma non si indica - allo stato attuale - alcun limite di età. D'altronde apparirebbe scandalosamente discriminatorio permettere ad un ottantenne di uccidersi e non permetterlo alla persona che ha 79 anni. Chiunque, a ben vedere, al di là del fattore età potrebbe infatti ritenere conclusa la propria vita. In merito agli anziani, categoria privilegiata nell'accedere all'eutanasia, questi «non vedono più alcuna possibilità di dare un senso alla loro vita - prosegue la missiva - patiscono profondamente la perdita di indipendenza e rimangono isolati o da soli forse perché hanno perso la persona amata».

EUTANASIA PER TUTTI
Dei "morti viventi", secondo i due ministri, a cui si dovrebbe dare l'opportunità di attuare anche sul piano fisico quel senso di morte che già sperimentano a livello psicologico. Una sorta di processo perfettivo degli aneliti mortiferi di persone infelici. Il cupio dissolvi viene perciò elevato a categoria giuridica, ad istituto legale. In Olanda la proposta dei due ministri ha suscitato un gran polverone mediatico, soprattutto perché recentemente era stato costituito un comitato etico per studiare il caso di un figlio che aveva ucciso la madre 99enne stanca di vivere.
Il comitato aveva espresso parere negativo in merito alla liceità di quel gesto. Ma il polverone, se uno ha un minimo di onestà intellettuale, è ingiustificato. Infatti accettata la premessa fondamentale dell'eutanasia - è lecito uccidere una persona - è necessario, pena l'incoerenza, accettare anche le relative conclusioni. Ora, ad esempio, il criterio legale della sofferenza insopportabile del paziente che permette di ricorrere già oggi all'eutanasia è presente anche nella proposta dei due ministri. Infatti una persona anziana che ritiene la propria esistenza conclusa, ormai vuota di significato tanto che vuole morire ci sta dicendo che considera la vita insopportabile. Altrimenti vorrebbe continuare a vivere.
Ma anche nel caso in cui non si accettasse questa interpretazione estensiva dell'attuale disciplina legislativa, si dovrebbe comunque chinare il capo sia al principio di autodeterminazione sia a quello funzionalistico, entrambi alla base dell'attuale legge olandese sull'eutanasia. Il principio di autonomia infatti è quello che permette al malato terminale e a quello affetto da insopportabili dolori (che tra l'altro oggi sono debellabili con la medicina palliativa) di chiedere di essere uccisi.

IL PIANO INCLINATO
Ora non si vede perché limitare la libertà del futuro de cuius solo a questi due casi. Sarebbe una compressione della sfera di autonomia del soggetto, questa sì, insopportabile. Se è Tizio a decidere quando la sua vita non è più degna di essere vissuta, starà a lui scegliere i criteri meglio rispondenti a tale valutazione, non alla legge con i suoi vincoli.
Porte aperte quindi ad ogni motivo per farla finita: un dissesto finanziario, una storia d'amore finita male, un dispiacere familiare, un insuccesso professionale o scolastico, etc. I casi sono pressoché infiniti e - a ben vedere - sono già tutti contenuti nella proposta dei ministri Schippers e van de Steur che vede nell'insoddisfazione esistenziale il motivo ultimo per chiudere per sempre gli occhi. Diciamo quindi che la loro proposta esplicita né più né meno la ratio della disciplina normativa olandese già vigente sull'eutanasia ed elimina quei divieti presenti in essa che appaiono ingiustificati perché contraddittori con la natura stessa della legge.
In secondo luogo, in merito al principio funzionalistico, già oggi la persona disabile, il malato di Alzheimer, etc. possono venire legalmente uccisi perché privi di quelle abilità proprie delle persone sane. E dunque, in modo analogo, perché vietare all'anziano, anch'esso invalido sotto molti punti di vista, di poter accedere all'eutanasia?
Infine è da notare che sia per la legge attualmente in vigore nei Paesi Bassi sull'eutanasia sia per il futuro disegno di legge, ciò che fa transitare l'uccisione di una persona dalla categoria penale dell'omicidio a quella legale di eutanasia, non è tanto il consenso della vittima, bensì il rispetto della forma legale attraverso cui si realizza l'assassinio. Sono i famigerati paletti, i criteri rigorosi che garantiscono l'immunità dalle barbarie. La morte procurata deve cioè avvenire dopo il consulto di un equipe di esperti, usando certi preparati, in luoghi precisamente indicati, evitando la clandestinità, etc.
È come per l'aborto sul suolo italico: ciò che è un delitto diventa un diritto per la mera osservanza di una procedura formale che fa apparire il tutto come pulito, tecnicamente sicuro e ordinato. Appunto legale. E dunque se un omicidio viene perpetrato con il consenso dello Stato - e magari senza consenso della vittima - non è più un reato, ma "diritto a morire con dignità".

Fonte: Corrispondenza Romana, 19/10/2016

8 - NON POSSIAMO ADERIRE ALLA MARCIA DEI RADICALI
Non si può mai collaborare al male, nemmeno per fare il bene
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/10/2016

Il problema dell'adesione cattolica alla marcia dei Radicali pone un problema importante, ossia se da parte cattolica si possa partecipare a tutte le iniziative sociali e politiche "umanitarie" oppure no. Nell'attuale fase di liquidità sociologica e pastorale molti ritengono di sì: i cattolici possono collaborare con tutti. La cosa, però, a ben vedere, fa problema.

NON SI PUÒ MAI COLLABORARE AL MALE
Innanzitutto, è bene ricordare che non si può mai collaborare al male, nemmeno per fare il bene. Questa regola aurea della morale umana e cristiana è tuttora valida. Se, per assurdo, tutti facessero il bene, allora si potrebbe collaborare con tutti. Il bene, infatti, si può fare in molti modi diversi. Questa situazione è però piuttosto irrealistica, quindi serve il discernimento: collaboro con chi fa il bene, non con chi fa il male.
Come si fa a sapere se la realtà con cui collaboriamo fa il male? Qui ci vengono in aiuto i cosiddetti principi non negoziabili, oggi un po' dimenticati, ma tuttora validi. Se la tale associazione ha nelle proprie finalità la negazione del diritto alla vita, vuole manomettere la famiglia, viola il principio della libertà di educazione è difficile trovare motivazioni che giustifichino una collaborazione da parte cattolica. Il discernimento implica sempre anche un giudizio, soprattutto quello morale sul bene e sul male. Con i Radicali, per esempio, risulta difficile la collaborazione, perché la loro storia e la loro prassi attestano finalità che sono contrarie ai principi non negoziabili, e quindi distruttive dell'uomo e della convivenza sociale.

L'IMPOSSIBILE COLLABORAZIONE
Si può pensare, però, che su singoli temi slegati dai principi non negoziabili si possa collaborare con tutti. Per esempio: sull'aborto o sulla liberalizzazione della droga no, ma sui carcerati e sulla fame nel mondo sì. In altre parole: si può fare un tratto di strada insieme, poi eventualmente ci si dividerà lungo il percorso.
Questo ragionamento però non è corretto. Prima di tutto, in questo modo chi vuole il male viene dai cattolici legittimato come compagno di cammino. Gli si dà un riconoscimento che va a vantaggio anche delle sue finalità malvagie. In secondo luogo la negazione dei principi non negoziabili getta una luce sbagliata anche sugli altri temi dell'agenda. Essi, infatti, non sono solo valori ma soprattutto principi. Chi nega il valore della vita e della famiglia, per esempio, non nega solo questo, ma rischia di vedere in modo sbagliato e riduttivo anche altri ambiti di impegno. Vita e famiglia non sono solo temi particolari su cui non si va d'accordo, mentre su altri temi si può andare d'accordo. Essi sono principi che gettano una luce fondamentale su tutto il resto. In terzo luogo, come si è già detto, non si può perseguire il bene attraverso il male, cioè appoggiando una associazione o un partito su un obiettivo che riteniamo un bene e così aiutarla indirettamente su altri obiettivi che certamente sono un male.
Quando si deve decidere se collaborare con altre forze presenti nella società, si deve aver riguardo non solo al tema della collaborazione, ma alla cultura di provenienza e alla storia di chi ci sta di fronte. Se una tale realtà fino a ieri ha desacralizzato teoricamente e praticamente la vita e si è resa responsabile di leggi e pratiche disumane non merita la collaborazione, anche se oggi propone di partecipare, che so, ad una marcia contro l'abbandono dei cani o per la pace nel mondo. Tanti affabulatori suadenti convincono i cattolici di dare loro appoggio, ma basterebbe informarsi su chi sono, cosa hanno fatto finora e da che cultura provengono per capire l'inopportunità della cosa. Non ogni progetto ecologico merita l'adesione cattolica, non ogni progetto di uguaglianza tra uomo e donna, non ogni progetto di lotta all'Aids, non ogni progetto di giustizia per i detenuti, anche in relazioni ai soggetti che lo promuovono.

LA NOTA RATZINGER
La Nota della Congregazione della Fede del 2002 - conosciuta come Nota Ratzinger - aveva ben spiegato che la possibilità della collaborazione c'è solo su temi moralmente accettabili, mentre su proposte alternative o contrarie ai dati fondamentali della fede e della morale, tale possibilità non si dà. Quella Nota fu scritta proprio per chiarire "orientamenti ambigui e posizioni discutibili".
Il 19 gennaio 2013, in uno dei suoi ultimi discorsi, Benedetto XVI aveva detto che «La giusta collaborazione con istanze... nel campo dello sviluppo e della promozione umana non deve farci chiudere gli occhi di fronte a queste gravi ideologie, e i Pastori della Chiesa - la quale è «colonna e sostegno della verità» (2 Tm 3,15) - hanno il dovere di mettere in guardia da queste derive tanto i fedeli cattolici quanto ogni persona di buona volontà e di retta ragione. Si tratta infatti di una deriva negativa per l'uomo, anche se si traveste di buoni sentimenti all'insegna di un presunto progresso, o di presunti diritti, o di un presunto umanesimo. Di fronte a questa riduzione antropologica, quale compito spetta ad ogni cristiano, e in particolare a voi, impegnati in attività caritative, e dunque in rapporto diretto con tanti altri attori sociali? Certamente dobbiamo esercitare una vigilanza critica e, a volte, ricusare finanziamenti e collaborazioni che, direttamente o indirettamente, favoriscano azioni o progetti in contrasto con l'antropologia cristiana».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/10/2016

9 - OMELIA XXXII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 20,27-38)
Dio non è dei morti, ma dei viventi
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 novembre 2016)

Il Vangelo di questa domenica ci presenta l'episodio di Gesù a confronto con i farisei e con i sadducei. Dei farisei si parla tante volte nel Nuovo Testamento, non così dei sadducei. Il nome sadducei deriva da Sadoc che era Sommo Sacerdote al tempo di Salomone. Ai sadducei appartenevano le famiglie più ricche e influenti della casta sacerdotale e della nobiltà di Gerusalemme. Dal punto di vista religioso essi erano molto conservatori: riconoscevano l'autenticità solamente della Legge scritta di Mosé, rifiutando invece la tradizione orale, alla quale i farisei attribuivano una grande importanza.
Una delle più grandi differenze tra farisei e sadducei riguardava la risurrezione dei corpi e la Vita eterna; i farisei le sostenevano, i sadducei le negavano. Nell'Antico Testamento, la fede in queste verità si andò sempre più perfezionando. All'inizio si pensava che l'anima nell'aldilà vivesse come un'ombra, e quindi non conducesse una vera e propria vita. Impensabile era inoltre ammettere la risurrezione dei corpi. I sadducei, per il loro esasperato attaccamento alla tradizione più antica, pensavano proprio questo. I farisei, al contrario, credevano alla Vita eterna e alla risurrezione finale.
I sadducei, sapendo che su questo punto Gesù sosteneva la stessa dottrina dei farisei, presentarono al Signore un caso da risolvere. Questo caso era basato sulla legge del "levirato", secondo cui il cognato doveva sposare la vedova del fratello morto senza figli, e questo per assicurare a lui una discendenza e alla famiglia la conservazione propria e dei beni patrimoniali.
I sadducei fanno il caso di sette fratelli, tutti morti senza figli, la cui vedova era passata dall'uno all'altro. Se si ammette la risurrezione, ci si trova di fronte ad un caso molto difficile: di chi sarà moglie la donna?
La risposta di Gesù scavalca come sempre le corte vedute dei suoi interlocutori. Questi intendevano la vita dell'aldilà, se veramente esisteva, come un prolungamento della vita terrena, con tanto di matrimonio; mentre Gesù, rispondendo loro, fa comprendere che la Vita eterna è totalmente trasfigurata, che il matrimonio c'è solo su questa terra e che in Paradiso saremo tutti come angeli.
Per condurre i sadducei alla retta fede, Gesù cita un versetto del Pentateuco, un versetto che dovevano conoscere molto bene dal momento che era l'unica parte della Sacra Scrittura che accettavano. Il versetto riporta le parole che Dio pronunciò quando si rivolse a Mosé dal roveto ardente. Egli si chiamò il «Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe» (Lc 20,37; cf Es 3,6).
Questa dimostrazione a noi, forse, non dice molto; ma, per un israelita era molto stringente. Per noi, dire "Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe" significa affermare il Dio che Abramo, Isacco e Giacobbe hanno adorato, ossia l'unico vero Dio. Ma non è così per un ebreo. Queste parole hanno un senso molto più profondo e significano il Dio dal quale Abramo, Isacco e Giacobbe sono attualmente protetti. Quindi, se Dio disse così a Mosé, e se così Mosé in seguito disse agli israeliti, voleva dire che i tre grandi Patriarchi dell'antichità esistevano ancora e che la vita che abbiamo da Dio è eterna. Se Abramo e gli altri Patriarchi fossero morti per sempre, il Signore sarebbe venuto meno alla promessa di essere loro protettore, e l'appellativo «Dio di Abramo» risulterebbe ingannevole.
Veniamo ora a qualche applicazione per la nostra vita. La vita che abbiamo avuto in dono da Dio è eterna. Siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio. Questa è la nostra più vera e profonda vocazione e solo realizzando questa vocazione noi saremo autenticamente felici. I Santi sono quelli che hanno capito la cosa più importante e sono andati diritti alla mèta. Impariamo da loro a non sciupare la nostra vita e a prepararci giorno dopo giorno la nostra eternità beata in Paradiso.
Gesù ha detto che in Paradiso saremo tutti come angeli e che non vi sarà più il matrimonio. Da queste parole di Gesù si comprende l'importanza della vita religiosa, con i voti di povertà, castità e obbedienza, che anticipa già su questa terra la condizione futura del Paradiso. Preghiamo che ci siano sempre numerose e sante vocazioni alla vita consacrata, perché i consacrati sono un richiamo vivo e costante alle cose di lassù, dov'è la nostra vera Patria.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 novembre 2016)

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