SVUOTA-E-IMPORTA-L'AFRICA A SPESE DEL CONTRIBUENTE
In onda su RaiUno la patetica fiction ''Lampedusa'' sul dramma degli sbarchi di immigrati e profughi: la solita sceneggiata strappa-lacrime (VIDEO: immigrazione e palline di gomma)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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MANUALE PER SOPRAVVIVERE AL CINEMA DI SINISTRA
Mussolini, fondando Cinecittà e il Festival di Venezia disse che il cinema è l'arma più forte: aveva ragione, tant'è vero che i comunisti ci misero le mani sopra e non ce le hanno più tolte
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA LEGGENDA AUREA, LIBRO MEDIOEVALE DI SUCCESSO
L'autore era il beato Jacopo da Varazze che narrò le gesta dei santi, gli eroi della fede, in maniera avvincente
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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QUEL VIZIO INNATO E IDIOTA DI COMPLOTTARE SU TUTTO
I rettiliani, il Priorato di Sion, la setta degli Illuminati che governa il mondo, Elvis è vivo, gli alieni nell'Area 51, le scie chimiche, l'11 settembre, non siamo mai stati sulla luna, ecc.
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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FARE LA COMUNIONE? LA MESSA NON È UN PIC-NIC!
Ai tempi del giansenismo per fare la comunione ci voleva il permesso del proprio direttore spirituale, ma oggi la situazione è rovesciata ed è pure peggio: tutti si mettono in fila per comunicarsi... ma saranno tutti confessati e in grazia di Dio?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL CATTOLICESIMO DI OGGI E' MOSCIO E ARRENDEVOLE, ECCO PERCHE' PUOI RITROVARTI UN FIGLIO MUSULMANO
Fino a ieri la sua proposta era sempre stata forte e recisa, tale da affascinare gli spiriti ardimentosi, perché coraggioso era il suo Fondatore, alla cui imitazione tutti siamo chiamati
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COME TI RIEDUCO LA BABY-SQUILLO? CON ALCUNI LIBRI
Per una delle quindicenni abusate ventimila euro di danni morali in libri e dvd sulla storia dell'emancipazione femminile e la dignità della donna... serviranno a qualcosa?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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CRONACHE DISPERATE DA UN MONDO TARGATO COOP
Chi vive in una regione rossa avverte il soffocamento di un regime che pretende che i cittadini facciano la spesa alla Coop (inclusi giornale e farmaci), si facciano barba e capelli alla Coop, si curino i denti e affidino i loro risparmi alla Coop
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA STATUA DI RATZINGER NELLA DIOCESI ANTI GENDER
A Sulmona il vescovo ha fatto erigere una statua a memoria della visita che Papa Benedetto XVI fece in Abruzzo ed è stato preso di mira persino dal clero locale
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO C (Lc 23,35-43)
Oggi con me sarai nel paradiso
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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SVUOTA-E-IMPORTA-L'AFRICA A SPESE DEL CONTRIBUENTE
In onda su RaiUno la patetica fiction ''Lampedusa'' sul dramma degli sbarchi di immigrati e profughi: la solita sceneggiata strappa-lacrime (VIDEO: immigrazione e palline di gomma)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/09/2016
In riunione di redazione è stato deciso di affidarmi un pezzo sulla fiction Lampedusa, miniserie in due puntate che Ra1 ha finito di trasmettere il 21 settembre. Pur riluttante, mi sono accinto a guardarla, accorgendomi subito che mi ero perso la prima parte. Il riassunto della puntata precedente, comunque, mi ha confermato quel che mi aspettavo. Iniziata, come di consueto, alle nove e un quarto (c.d. prime time),alle dieci avevo già buttato la spugna. Puro minculpop TeleRenzi. Regia, attori e sceneggiatura? Bah, avete presente Montalbano? Uguale, cambiava solo l'argomento. Stesse facce, Zingaretti a parte. Chissà perché in Italia lavorano sempre i medesimi. Mah. Dizione? Seeeh, pure romanesque. Fantasia? Se volete vederne, rivolgetevi a Walt Disney. Buonismo, cattocomunismo bergogliano, ponti e non muri. Sentimentalismo in salsa coop-caritas. Ripeto: ne ho visti solo tre quarti d'ora, e non so se il prima e il dopoerano atti a smentirmi.
SVUOTA-E-IMPORTA-L'AFRICA A SPESE DEL CONTRIBUENTE Sia come sia, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore di non aver guardato il cattivismo di Arancia meccanica, in onda su altro canale alla stessa ora. Almeno non era filosofia Arci-tutto. Ovviamente, sì, il "dramma dell'immigrazione" scioglie il cuore, e anch'io, che sono (diventato) cinico, fossi lì a guardarli negli occhi mi commuoverei fino alle lacrime: sono un essere umano e pure cattolico. Ma, davanti allo schermo, mi indigno per l'Operazione Svuota-e-Importa-l'Africa a spese del contribuente, il quale la paga tre volte: a) direttamente, b) con gli "aiuti" ai Paesi in Via di Sviluppo Ma Che Non Si Sviluppano Mai, aiuti che vanno nelle tasche dei loro tiranni (tiranni eletti dai loro popoli regolarmente divisi nelle rispettive etnie), c) con problemi di ordine pubblico a intensità crescente. Sì, perché, spenta la tivù e asciugato il ciglio, il mio quotidiano di cittadino comune è questo: devoscortare mia moglie a parcheggiare l'auto perché, nelle aree gratuite, qualche africano potrebbe insolentirla o addirittura minacciarla per non avergli versato l'obolo. E, anche con la scorta, l'obolo è meglio versarlo se non si vuol trovare la macchina sfregiata. Questa estate, a Pisa, ristorante all'aperto: ceno con amici, mogli e figli. Arriva l'africano e interrompe la conversazione, dandomi pacche sulla spalla. Gli dico che la sua cianfrusaglia non mi interessa, ma è abituato ai suoi suk e insiste. Glielo dico due, tre volte, alzo la voce. Niente.
SCUOLA, PARROCCHIA E TIVÙ NAZIONALE CONTRO IL "RAZZISMO" (?!) Sa che, se sarà sufficientemente molesto, pur di vederlo andarsene qualcosa gli daremo. Ma sono appena stato a Viareggio, dove mi sono sdegnato avendo appreso che gli africani ospitati dalla Misericordia si sono rifiutati di pulire dalle erbacce il cimitero (della Confraternita) in quanto pieno di croci. Eh, sono musulmani e, «per non ferire la loro sensibilità», i datori di lavoro - cattolici - hanno abbozzato. Così, al quarto diniego mi alzo in piedi e grido al venditore di cianfrusaglia che se non se va non rispondo di me. Se ne va, finalmente, ma uno dei bambini al mio tavolo mi dà del «razzista». Eh, così gli hanno insegnato a scuola, in parrocchia e alla tivù nazionale. Il cerchio si chiude. Intanto, la cena con amici è rovinata. Due minuti - diconsi due - dopo, arriva un altro vuccumprà. La cena dura un paio d'ore, ne conto sei. La mamma del bambino di cui sopra, per evitare l'imbarazzo di un'altra scenata da parte mia, compra collanine di legno a tutti quelli che vengono. Ora, mi scuso se al posto della fiction renziana vi ho narrato la mia. Ma anche nelle previsioni meteo ormai ti informano sulla temperatura "percepita". Sanno, infatti, che è quella che conta. Il resto è solo malgoverno. Profezia: l'Italia comincia con Lampedusa e finisce col Libano. Che Dio (quello di Gesù) ci aiuti.
Nota di BastaBugie: il seguente video (durata 6 minuti) parla di povertà mondiale, immigrazione e palline di gomma. Semplice e drammatico, ci spiega perché l'immigrazione di massa non potrà mai dare benefici a nessun Paese. Nel video si parla della situazione americana ma lo stesso ragionamento va applicato per l'Europa e in tutto il mondo.
https://www.youtube.com/watch?v=e5G72Poo2Rg
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/09/2016
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MANUALE PER SOPRAVVIVERE AL CINEMA DI SINISTRA
Mussolini, fondando Cinecittà e il Festival di Venezia disse che il cinema è l'arma più forte: aveva ragione, tant'è vero che i comunisti ci misero le mani sopra e non ce le hanno più tolte
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/08/2016
Se siete appassionati di cinema e volete scompisciarvi dalle risate procuratevi il pamphlet di Maurizio Acerbi, critico cinematografico (Come sopravvivere al cinema di sinistra, pp. 50, €. 2,50, Edizioni de Il Giornale, in edicola). Si comincia con una definizione di cinema impegnato di sinistra: «che propone problemi di particolare rilievo politico o sociale come, ad esempio, Berlusconi e il bunga-bunga, Berlusconi e il trapianto di capelli, Berlusconi e l'età di Ruby». Segue un decalogo del perfetto regista impegnato: a) non avrai alcun dio all'infuori dello sbadiglio; b) ricordati di santificare il 25 Aprile e il Primo Maggio; c) ricordati di girare con Repubblica in tasca (ma non sei costretto a leggerla); d) metti Bandiera Rossa come suoneria del tuo cellulare (per i messaggini in arrivo va bene anche L'Internazionale); e) non dimenticare di promuovere il tuo film da Fabio Fazio; f) ricordati di riferirti sempre ad ogni tuo collega di sinistra con il termine Maestro; g) mostrati in pubblico con aria sempre annoiata, meglio se schifata da tutto; h) non dimenticare di indossare occhialini da intellettuale e sciarpa in cachemire, anche se fossi, ad agosto, sulla spiaggia di Capalbio; i) nelle interviste ricorda, con entusiasmo, le tue partecipazioni giovanili alla Festa dell'Unità; l) quando parli in pubblico, rammenta a tutti che hai sempre votato Pd (anche prima del 2007); m) dichiara di avere almeno un amico gay (anche a sua insaputa); n) ricordati che i tuoi non sono semplici film, ma opere d'arte di alto interesse culturale e quindi meritevoli di diritto del finanziamento dello Stato; o) durante le interviste di lancio del tuo nuovo film afferma di esserti vagamente ispirato ad una pellicola d'autore, ad esempio, lituana o, al più, vietnamita; p) se pubblichi una tua biografia con Mondadori, non dimenticare di precisare che, come artista, hai, comunque, il cuore a sinistra. Eccetera eccetera.
L'INDOTTRINAMENTO DELLE MASSE Il Duce, fondando Cinecittà e il Festival di Venezia (il primo al mondo) disse che «la cinematografia è l'arma più forte». Aveva ragione, tant'è vero che i comunisti furono lestissimi a metterci le mani sopra. E non ce le hanno più tolte. Christian De Sica in una intervista alla Stampa del 12 novembre 2008 disse: «Io sono di sinistra, da sempre». Il che vuol dire che non solo l'"impegno", ma anche i cinepanettoni, le commedie scollacciate, i cartoni animati, tutto, non si butta via niente. I critici, i giornalisti? Ai festival l'apparire sullo schermo del marchio distributivo Medusa (berlusconiano) veniva accolto da salve di fischi. Gérard Depardieu definì in un'intervista i registi italiani «comunisti con le case», intendendo le ville con piscina nei luoghi chic. Dino Risi, intervistato nel 2006 dal Manifesto, dichiarò: «Il comunismo in Italia non ha mai avuto tanta forza come da quando non c'è più. Da quando è scomparso il comunismo, sono tutti comunisti». Negli anni Settanta perfino nei film c.d. poliziotteschi risuonavano battute del tipo: «Eh, sì, commissario, proprio così, noi della polizia dobbiamo tenerlo presente che la proprietà è un furto, noi che finora siamo sempre stati al servizio dei ricchi... Ma mi dica lei quando mai abbiamo manganellato dei ricchi! Oppure i ricchi hanno sempre ragione e il torto sta sempre dove stanno gli operai, gli studenti, i meridionali?». Insomma, ogni interstizio utile all'indottrinamento delle masse, al plagio perfino dei preti, era invaso. E lo è ancora, perché la propaganda è l'anima del commercio, e anche il solo modo per imporre ideologie strampalate. Quando a Sanremo tutti i cantanti si presentarono col nastro arcobaleno al polso, Ernesto Galli Della Loggia commentò che ai tempi del nazismo si sarebbero esibiti con la croce uncinata al braccio. Lenin, ricordiamolo, modificò la frase di san Paolo così: «Chi non obbedisce non mangia». Ormai, solo una risata (forse) può seppellirli, perciò godiamoci il librino di Acerbi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/08/2016
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LA LEGGENDA AUREA, LIBRO MEDIOEVALE DI SUCCESSO
L'autore era il beato Jacopo da Varazze che narrò le gesta dei santi, gli eroi della fede, in maniera avvincente
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/06/2016
Mai sentito parlare della Leggenda Aurea? No? Nemmeno di straforo? Eppure per un cattolico dovrebbe essere più nota del cardinal Martini. Per secoli e secoli ha costituito un testo imprescindibile per i credenti. Infatti era una delle opere più copiate del Medioevo e più stampate dopo che Gutemberg ideò il suo torchio.
JACOPO DA VARAZZE L'autore era un santo, anzi un beato: Jacopo da Varazze (oggi in quel di Savona). Nacque nel 1228 e si chiamava Jacopo di Fazio. Poi, entrato nel 1244 nei domenicani, divenne fra Jacopo da Varagine (Varago-Varaginis, nome latino della città) dell'Ordine dei Predicatori, da poco fondato da san Domingo de Guzmán. I predicatori erano stati creati per rispondere alla sfida dei catari, molto agguerriti nelle Scritture e attraenti per le masse perché austeri e vegetariani. A quel tempo solo ai vescovi era concesso predicare, ma questi non di rado soccombevano nelle dispute con gli eretici. I quali, un po' come i Testimoni di Geova odierni, studiavano ed erano abili nella controversia, mentre i vescovi, dovendo occuparsi del governo (non di rado anche di quello civile), spesso non avevano tempo per altro.
PREDICATORI MENDICANTI Da qui l'idea di san Domenico di una task force di predicatori mendicanti, capaci di altrettante preparazione e austerità, disponibili a recarsi dovunque su comando del Papa. Fino a quel momento l'ordine "erudito" nella Chiesa erano stati i canonici agostiniani, ma la clausura impediva loro la mobilità necessaria a opporsi, nelle piazze, alla prima grande eresia popolare, il catarismo. Perciò, Jacopo divenne uno studioso, un perfetto Domini cane anche nella santità di vita. Nel 1265 era già priore del suo convento e, dopo soli due anni, provinciale della Lombardia (che allora comprendeva quasi tutta l'Italia settentrionale). Nel 1288 fu chiamato a reggere la diocesi di Genova, ma rifiutò per umiltà. La gente insorse e nel 1293 fu costretto ad accettare a furor di popolo. A quel tempo all'arcivescovo di Genova non bastava, però, la santità, ci voleva anche una buona dose di sprezzo del pericolo, perché la Superba era dilaniata dalle lotte tra le grandi famiglie Fieschi, Doria, Spinola, e il sangue tra le fazioni scorreva ch'era un piacere. Jacopo più volte riuscì a mettere pace tra i clan, e la popolazione gliene fu grata. Da buon domenicano scrisse molte opere, tra cui I commentari a sant'Agostino e una Cronaca di Genova dalla fondazione della città al 1298, anno in cui il Beato morì. Ma il lavoro che lo rese famoso fin da subito fu la Leggenda delle vite dei Santi, poi chiamata, dai posteri, Aurea per il tema trattato. Si trattava di uno dei primi esempi sistematici di agiografia (lett.: scritti sui santi), da leggersi (lat.: legenda) una "vita" per volta il giorno della ricorrenza del Santo.
LE GESTA DEGLI EROI DELLA FEDE I monaci a mensa mangiavano in silenzio mentre uno di loro leggeva testi religiosi. Jacopo intese aggiungere a queste letture le gesta degli eroi della fede. In latino, così che in tutta la cristianità si potesse usufruirne. Ma la sua scrittura era così semplice e lieve che il libro ebbe un successo travolgente e inaspettato, anche tra i laici. La sua diffusione fu impressionante. Si pensi che i manoscritti a tutt'oggi sopravvissuti sono più di millecinquecento, il che ci dà un'idea dello spropositato numero di copie che, fino all'avvento della stampa, ne furono fatte. Come spesso accadeva, però, per opere copiate a mano, non di rado qualche copista aggiungeva qualcosa di suo. Così, quando il protestantesimo si ostinò sulla sola Scriptura e il successivo positivismo richiese "scientificità" alle opere storiche (e le biografie lo sono), la Leggenda Aurea cominciò ad essere squalificata per l'imprecisione e, dunque, l'inattendibilità.
JACOPO NON AVEVA INVENTATO NULLA Anzi, la parola "leggenda" prese a indicare un racconto inventato di cose antiche, da non prendere sul serio. In realtà Jacopo non aveva inventato nulla, ma si era documentato scrupolosamente sul materiale allora a disposizione. Non era colpa sua se, a quel tempo, la Storia non era una disciplina rigorosa come la intendiamo oggi (anche se la manipolazione non è mai morta, dipendendo dall'ideologia dello storico, il quale sceglie sempre i fatti da riportare in base al suo pre-giudizio, alcuni enfatizzando e altri sottacendo o minimizzando). Non solo. Jacopo voleva fare solo un'opera di edificazione, a uso di lettori cui della veridicità effettiva dei fatti narrati non importava affatto. Che importava, infatti, se le Undicimila Vergini martiri con sant'Orsola non fossero state davvero undicimila, ma molte meno? Quel che contava era l'esempio di fermezza nella fede. Lo capirono perfettamente quei grandi artisti, dal Beato Angelico a Piero della Francesca, che proprio dalla Leggenda Aurea trassero i loro soggetti. Per questo è una lettura consigliabilissima anche oggi, che di buoni esempi abbiamo più che mai bisogno.
Nota di BastaBugie: il libro a cui fa riferimento l'autore dell'articolo è Jacopo da Varagine, Leggenda Aurea (Libreria Editrice Fiorentina, trad. di Cecilia Lisi, 2 voll., pp. 1330, €. 40)
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/06/2016
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QUEL VIZIO INNATO E IDIOTA DI COMPLOTTARE SU TUTTO
I rettiliani, il Priorato di Sion, la setta degli Illuminati che governa il mondo, Elvis è vivo, gli alieni nell'Area 51, le scie chimiche, l'11 settembre, non siamo mai stati sulla luna, ecc.
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/10/2016
«I rettiliani, la base dei nazisti al Polo, il Priorato di Sion, il complotto per diffondere l'Aids, l'occultamento del raggio della morte di Marconi, l'occultamento del cronovisore costruito da padre Pellegrino Ernetti nei sotterranei dell'Università cattolica, la cospirazione degli archeologi per non farvi sapere quanto siano antiche le piramidi, le attività segrete della setta degli Illuminati che dal Settecento cerca di governare il mondo, l'omicidio Pasolini...». Ma anche: Elvis è vivo e Paul McCartney è morto, gli alieni nell'Area 51, le scie chimiche, l'11 settembre, il falso allunaggio, Kennedy... Perché non possiamo fare a meno di immaginare complotti? E' un vizio giacobino (Robespierre non faceva altro che "smascherarne") e comunista (le «forze oscure della reazione») o è congenito? Matteo Sacchi, nel suo gustoso pamphlet Il complottismo è servito (Edizioni del Giornale, pp. 20, €. 2,50) opta per la seconda soluzione, ricordando gli «untori» manzoniani (del 1630) ma anche i «ladri di bambini» della Parigi del 1750.
CHISSÀ CHE COSA C'È DIETRO E si potrebbe andare ancora indietro, ai tempi in cui le epidemie inesplicabili dalla medicina venivano attribuite agli avvelenatori di pozzi, o ai Romani che descrivevano i cristiani come cannibali e incestuosi. Si dirà che erano tempi di ignoranza, come quelli attuali in cui i talebani impediscono le vaccinazioni, e anche il cinema impazza coi complotti della Cia, delle multinazionali, dei servizi deviati. Il Sessantotto ce lo ha riportato alla grande, il complottismo, così che il «chissà che cosa c'è dietro» è ormai diventato un modo diffuso di pensare. E ministri devono perdere tempo a rispondere in Parlamento a interrogazioni sulle scie chimiche, gli ogm, gli ufo, la P4. Giovanni Paolo I? Avvelenato, lo sanno tutti. Manuela Orlandi? Eh...! Perfino il naufragio della Concordia, avvenuto a 99 anni e 9 mesi da quello del Titanic. Tre 9. Che, capovolti, fanno 666. Ora, tutto questo non vuol dire che complotti non ce ne siano. Prendete, per esempio, la campagna mondiale Lgbt e quella di Soros. Ma è un «complotto» alla luce del sole, dichiarato. Chiunque abbia una idea in testa e i soldi per diffonderla «complotta». Lo farei anch'io. Solo che il complottismo universale è altra cosa, e pecca di ingenuità. Infatti, presuppone che il nostro prossimo sia molto più intelligente di quel che è. Si pensi all'onnipotente Cia: con i suoi flop, le sue dabbenaggini, gli errori dilettanteschi si potrebbe riempire un (grosso) volume. E gli altri servizi segreti del mondo non sono da meno: 007 vince sempre al cinema, mica davvero. Lo stesso vale per Rambo e i suoi epigoni.
ALTRO CHE COMPLOTTISTI Più un complotto è vasto e meno regge. Infatti, come fa un segreto a rimanere tale quando è condiviso da migliaia di persone? Per esempio, il «complotto» arabo-israeliano (sic!) delle Twin Towers richiedeva tante e tali complicità da rendere impossibile che in tutti questi anni non sia trapelato niente. Sì, perché il più delle volte il «complotto» non è che una castroneria iniziale, che poi si cerca di coprire o rimediare facendo sparire chi se ne è accorto; ma, così facendo, si allarga a tal punto il numero degli implicati da creare, semmai, una specie di Frankenstein che non si sa più come fermare. Altro che complottisti: apprendisti stregoni. Chi tenne in caldo Khomeini a Parigi e poi lo mandò a detronizzare lo Scià credeva di fare le scarpe ai sovietici. Risultato: i sovietici non ci sono più, sì, ma adesso c'è il jihad mondiale. E di questi esempi se ne potrebbe fare a bizzeffe. Si paventa, oggi, un mondo in cui tutti saremo spiati e controllati (complotto), ma se le macchine fossero perfette non ci sarebbero i meccanici, gli elettrauto, i computerai e tutti quei lavoratori che ci tolgono dai quotidiani impicci - ripeto, quotidiani - che gli utensili ci infliggono (realtà). E più sono complessi e peggio è. Ma per favore. L'unico che complotta davvero è Satana. Gli altri sono solo i suoi utili idioti.
Nota di BastaBugie: ecco il link a due articoli che parlano di bufale complottiste
SVERGOGNATA LA BUFALA CHE NEGA CHE L'UOMO SIA STATO SULLA LUNA Ecco il video con le prove dello sbarco degli americani sulla luna, seguito in diretta televisiva nel 1969 di Paolo Attivissimo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2519
ESISTONO GLI ALIENI? LE UNICHE PROVE SONO I FILM DI FANTASCIENZA: WORLD INVASION (2011), INDEPENDENCE DAY (1996), 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO (1968) Ecco come la cultura relativista, antirazionalista ed antiscientifica si è servita del mito degli extraterrestri trasformandolo in fenomeno di massa anticristiano di Claudio Siniscalchi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1749
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/10/2016
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FARE LA COMUNIONE? LA MESSA NON È UN PIC-NIC!
Ai tempi del giansenismo per fare la comunione ci voleva il permesso del proprio direttore spirituale, ma oggi la situazione è rovesciata ed è pure peggio: tutti si mettono in fila per comunicarsi... ma saranno tutti confessati e in grazia di Dio?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/08/2016
Pensate, ai tempi del giansenismo per fare la comunione ci voleva un permesso speciale del proprio direttore spirituale. Palesemente influenzato dal luteranesimo, tale movimento (che dilagò all'interno del cattolicesimo nel XVII secolo ma il cui contagio arrivò fino ai primi decenni del XIX) partiva dal presupposto dell'indegnità umana ad accostarsi ai sacramenti. Alla fine, poiché, a ben pensarci, è difficile che uno si ritenga degno, il risultato è lo scoraggiamento. E il conseguente allontanamento.
TROPPO DIFFICILE, GRAZIE LO STESSO Il giansenismo colpì duro soprattutto in Francia, dove i cattolici vivevano a stretto contatto con i calvinisti ugonotti e le guerre di religione avevano lasciato il segno. Proprio al culmine dell'eresia (perché questo era), il Sacro Cuore di Gesù apparve a santa Marguerite Alacoque, a ricordare l'umanità di Cristo e la sua misericordia. Fieri avversari del giansenismo furono i soliti gesuiti, l'esercito personale del Papa. Ci volle, come sempre nella storia del cristianesimo, parecchio tempo prima che la Chiesa ri-centrasse le cose. Infatti, il timone serve a impedire che la barca sbandi di qua o di là. Nessuno è degno («Domine, non sum dignus...»), ma la misericordia divina supplisce all'indegnità («...sed tamen dic verbum...»). I più anziani tra noi forse ricorderanno quando, per poter fare la comunione, bisognava essere digiuni dalla sera prima. E solo alla fine degli anni Cinquanta si cominciò a ridurre il limite fino a portarlo a un'ora. Qui è rimasto, anche perché di meno sarebbe ridicolo e tanto varrebbe abolirlo. A che serve questo, pur minimo, limite? Appunto a ricordare, almeno simbolicamente, l'"indegnità": è il Corpo di Cristo quello che vai a ingoiare, vera carne e vero sangue di Dio. Il catechismo invece non ha mai modificato niente in materia: puoi comunicarti solo se sei «in grazia di Dio», cioè se sei stato assolto dal confessore. In casi eccezionali puoi confessarti anche dopo, ma che sia alla svelta, in base alla tua coscienza (sempre che questa sia «ben formata», cioè cristianamente edotta e istruita, sennò diventa arbitrio).
LE GRANDI MESSE NEGLI STADI Queste sono le regole, e non si dà comunità senza regole: anche in un villaggio di santi i semafori sono necessari. Tutto ciò si impose alla mia mente quando alla tivù vidi le prime grandi messe negli stadi, con molti sacerdoti sguinzagliati tra gli spalti a distribuire la comunione a chiunque tendesse le labbra (poi le mani). Mi chiedevo: saranno tutti confessati? O, subito dopo, in migliaia affolleranno i confessionali? Boh. Veniamo all'oggi. Non è vero che le chiese sono vuote: io, anche in giro per l'Italia, e anche d'estate, le vedo sempre affollate. E, all'ora della comunione, tutti, dico tutti, si mettono in fila per comunicarsi. Infatti, in molte chiese occorrono i "ministri straordinari" per darla, sennò non la finiamo più. La domanda è la stessa di prima: saranno tutti «in grazia di Dio»? Ma scaccio il pensiero: chi sono io per giudicare? Poi, però, leggo lettere accorate di lettori (non solo a me, ma anche, per esempio, al sito cattolico Aleteia.org), che chiedono consiglio su, che so, loro parenti divorziati e risposati che si comunicano tranquillamente, e se viene obiettato loro qualcosa, ti rispondono giudicando, eccome, te: non hai misericordia, non sei un buon cattolico, sei privo di amore per il prossimo eccetera. Allora, ecco che si insinua il dubbio sulla famosa domanda di prima. Papa Francesco ha chiarito che cosa si intende per «coscienza ben formata». Ma quanti di quelli che, in massa, vanno a fare la comunione ce l'hanno?
PIANTO E STRIDORE DI DENTI Una mia collega insegnante, buddista, ogni tanto, a seconda dell'estro, si presentava alla messa domenicale e si comunicava. Perché? Si vergognava di restar seduta mentre tutti gli altri si mettevano in fila. Ora, la strategia globale della "misericordia" è ben fondata nel Vangelo. Sì, nella parabola in cui il re invita gli amici al pranzo di nozze e tutti si defilano perché hanno altro da fare (Lc 14,21): «Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: "Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi". Il servo disse: "Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto". Il padrone allora disse al servo: "Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia». Matteo (22,9) aggiunge: «Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali». Ma ecco l'ultima parte della parabola, quella più difficile da digerire (infatti, viene silenziata nelle omelie): «Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"». Giansenismo? No, «coscienza ben formata».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/08/2016
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IL CATTOLICESIMO DI OGGI E' MOSCIO E ARRENDEVOLE, ECCO PERCHE' PUOI RITROVARTI UN FIGLIO MUSULMANO
Fino a ieri la sua proposta era sempre stata forte e recisa, tale da affascinare gli spiriti ardimentosi, perché coraggioso era il suo Fondatore, alla cui imitazione tutti siamo chiamati
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/05/2016
L'ex deputato dipietrista Franco Barbato si è ritrovato con una figlia musulmana. Lui ebbe il suo breve momento di visibilità grazie alle sue trovate fustigatrici anti-casta, magliette a tema sfoggiate in Parlamento con gesti plateali simil-esibizionista (apri di colpo la giacca e compare la scritta sul petto), scenate con turpiloquio, espulsioni dall'aula. Niente di nuovo, si dirà, ma allora non era frequente come oggi. Lui, barba e capelli lunghi alla Casaleggio, finì col rompere anche con l'Idv e continuò a fare il fustigatore per conto della televisiva La7. Attualmente cerca di diventare sindaco della sua Camposano, paesino del napoletano. Ora sua figlia Manuela, nata da un uomo energico, è divenuta Aisha, indossa l'hijab integrale e, come tutti i convertiti di fresco, inneggia al radicalismo islamico. Finiti gli studi si era trasferita in India col marito. Poi è tornata nella casa paterna con un bimbo. E il padre si lamenta che, quando è l'ora della preghiera, Aisha lascia il figlio piangere finché non ha finito.
IL CONVERTITO VA SEMPRE ALL'ESTREMO Intervistato, l'ex onorevole ha confessato tutto il suo disappunto, aggiungendo che - pensate - a messa lei non ha voluto neanche dargli il "segno di pace". A questo punto la domanda è: che ci fa una musulmana integralista in hijab a messa? Boh, misteri dell'accoglienza parrocchiarda. Ma la riflessione deve allargarsi a tutti quei giovani che si convertono all'islam, accettando di arabizzarsi. Sì, perché se ti fai musulmano devi diventare arabo a cominciare dal nome. Poi devi pensare e vivere come un arabo. E così è, infatti. Uno che si converte da qualcosa al suo contrario (anche dal laicismo al cattolicesimo) difficilmente sceglie, del nuovo credo, una versione all'acqua di rose. Il convertito va sempre all'estremo, all'integralità senza mezze misure. Se avesse amato le mezze tinte sarebbe rimasto dov'era. Questo significa che molti giovani non sono affatto quegli smidollati che l'egemonia politicamente corretta vorrebbe far diventare. E non è vero che non siano capaci di impegni totali e definitivi. Nel campo della religione cattolica, tradotto, vuol dire che il matrimonio indissolubile, la castità prematrimoniale, la castità perpetua in un ordine religioso non solo sono possibili, ma anche desiderabili. Sì, perché una ragazza italiana che si converte all'islam, ben sapendo che vita dovrà fare essendo donna, dimostra una sete di assoluto e di valori forti che il cattolicesimo non ha saputo offrirle. Una religione senza nerbo, tutta emotività e sentimentalismo, tutta un volemose bbene e che non dà giudizi netti perché chi sono io per giudicare, per i caratteri ardenti non ha alcuna attrattiva. Anzi, diciamola tutta: fa ridere.
IL CORAGGIO COME FONDAMENTO DI TUTTE LE VIRTÙ CRISTIANE Il cattolicesimo vile e arrendevole, moscio e invertebrato perde la gente migliore, i coraggiosi e i decisi. E - come diceva un convertito di genio, Clive S. Lewis - il coraggio non è una virtù tra le altre, ma il fondamento stesso di tutte le virtù cristiane. «Il ricordo del passato è necessario per aiutarci a ritrovare le nostre radici e a risvegliare lo spirito militante dell'Europa cristiana». Così scrive lo storico Roberto De Mattei nel suo recente libretto Europa cristiana svegliati. Da Lepanto a Eugenio di Savoia (Quaderni della Fondazione Lepanto). Sì, perché il cattolicesimo non è sempre stato come quello che oggi viene predicato. La sua proposta è sempre stata forte e recisa, tale da affascinare gli spiriti migliori, i temperamenti ardimentosi, gli uomini e le donne di polso. Perché coraggioso e di polso era il suo Fondatore, alla cui Imitazione tutti siamo chiamati. Leggete una qualsiasi presentazione di convegno ecclesiale odierna e chiedetevi perché mai un giovane dovrebbe essere attirato da quel mare di melensaggini tremebonde in essa contenuto, qualunque sia l'argomento. Il messaggio potente di Cristo è stato trasformato in questo mieloso invito: «Salvate la foca». Aisha Barbato ha tutta la nostra comprensione.
Nota di BastaBugie: nella Francia "multietnica" è diventato particolarmente pericoloso essere bianchi. Qualcuno si sta svegliando.
https://www.youtube.com/watch?v=pPF1nuOr7nM
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/05/2016
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COME TI RIEDUCO LA BABY-SQUILLO? CON ALCUNI LIBRI
Per una delle quindicenni abusate ventimila euro di danni morali in libri e dvd sulla storia dell'emancipazione femminile e la dignità della donna... serviranno a qualcosa?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/09/2016
Con un bell'esempio di sentenza creativa all'americana la giudice di Roma ha condannato, sì, un adulto a versare ventimila euro di danni morali (?) a una delle famose baby-squillo quindicenni abusate (?), ma non in soldoni, bensì in libri e dvd sulla storia dell'emancipazione femminile e la dignità della donna. Affinché impari ad aver rispetto di sé stessa. Sacrosanto. Nella lista delle autrici (tutte donne), spiccano, chissà perché, le ebree: Hanna Arendt, Natalia Ginzburg, Sibilla Aleramo, Anna Frank. E queste sono saggiste. Tra le romanziere, Marguerite Yourcenar e Melania Mazzucco. Ma quest'ultima non era quella il cui libro, adottato in una scuola, aveva fatto stracciare le vesti a molti perché conteneva scene di fellationes omo? Vabbe', il giudice è lei, chi sono io per giudicare? Io, infatti, tra tutti i concorsi fatti dopo la laurea non ho osato con quello in magistratura. Lapalissianamente, perciò, non l'ho vinto. E meno male, perché a quel tempo non ero c.c.p. (cattolico credente e praticante), sennò mi sarebbe toccato passare la notte o le notti in preghiera come Samuele e Salomone, onde impetrare dall'Altissimo il dono del... stavo per dire "discernimento", ma di questi tempi non vorrei essere equivocato. Il dono del giudizio, dunque. Cioè, della saggezza, che è quella cosa che ti fa fare la cosa giusta al momento giusto. Uno dei sette doni dello Spirito Santo, quelli che Cristo nel Vangelo ci scongiura di chiedere senza stancarci. Infatti, a ben pensarci, è l'unica cosa che conta. Più del pane.
LE RAGAZZE PERICOLANTI Detto questo, torniamo alla sentenza. Passi per la scelta dei libri. Magari la giudice è laica e ha scelto classici (sì, ma la Mazzucco? boh) del pensiero laico. O forse è cattolica (non lo sappiamo), però si è peritata di tirar fuori Ildegarda di Bingen o Sigrid Undset (premio Nobel) per non tirarsi addosso gli strali dell'Arci-tutto. Ma la domanda è un'altra: come farà ad assicurarsi che la rieducazione della lolita vada a buon fine? La farà seguire pedissequamente dalle assistenti sociali? Le quali dovranno fare l'esame alla manzoniana sventurata per vedere se i libri li ha letti? Quanto tempo le verrà assegnato per leggerli? Sì, perché la creatura non pare tipo portato alla lettura, figurarsi di testi di tal pondo. D'altra parte, chi farà l'esame alle assistenti sociali per assicurarsi che li abbiano letti prima loro? Un tempo le ragazze pericolanti o già pericolate venivano affidate alle suore di ordini appositi, religiose che, le «pentite», le seguivano eccome, dal momento che se le prendevano in carico giorno e notte e, per prima cosa, insegnavano loro la disciplina. Oggi, campagne incessanti a colpi soprattutto di letteratura (ricordate il film Magdalene, non a caso pluripremiato? o l'Oscar 2016 a Spotlight ?) hanno reso impensabile una rieducazione del genere. Mentre, altrettanto incessantemente, una "cultura" pervasiva e ossessionante inculca alle ragazzine che è bene farlo, fa bene alla salute e all'"affettività", ma guai a farsi pagare. Anche con sconosciuti, anche nei cessi delle discoteche, anche una-botta-e-via e tanti saluti. Purché gratis e con coetanei. Sennò si va incontro ai rigori della legge. Avete presente la barca con due sopra, uno che lavora di trapano e l'altro che svuota l'acqua col secchiello? Se non capite la metafora, scrivetemi ché ve la spiego.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/09/2016
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CRONACHE DISPERATE DA UN MONDO TARGATO COOP
Chi vive in una regione rossa avverte il soffocamento di un regime che pretende che i cittadini facciano la spesa alla Coop (inclusi giornale e farmaci), si facciano barba e capelli alla Coop, si curino i denti e affidino i loro risparmi alla Coop
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/09/2016
Nella ridente (si fa per dire) cittadina tirrenica in cui vado al mare (ho vissuto e lavorato trent'anni in Toscana, mi è rimasto il vizio e qualche amico) c'è praticamente una sola possibilità di far la spesa: il supermercato Coop. Ci vado malvolentieri per via delle mosche. Dirlo ai vigili? Mah, una multa notturna per divieto di sosta sul lungomare deserto mi ha scoraggiato.
UN MONDO TARGATO COOP (Anche) per questo sono stato subito attratto da un libro dal titolo intrigante: Matteo Bomba e le Coop rosse, di Rodolfo Ridolfi, edizioni Del Girasole. L'autore non è un polemista qualsiasi, sa perfettamente di cosa parla. E' stato esperto per la cooperazione presso il ministero del lavoro, dirigente nella presidenza del consiglio, sindaco di Marradi (in provincia di Firenze), consigliere comunale a Faenza (in provincia di Ravenna) e vicepresidente della regione Emilia-Romagna. Insomma, conosce bene e dall'interno le regioni «rosse». E ha scritto libri sul tema, anche con editori importanti (Mondadori, per esempio). L'incipit della sua ultima fatica merita di essere riportato in ampio stralcio: «Nessuno meglio di chi vive in una Regione rossa avverte il soffocamento di un regime che pretende che i cittadini facciano la spesa alla coop, comprino il giornale alla coop, acquistino i farmaci alla coop, si facciano barba e capelli alla coop, si curino i denti alla coop, affidino i loro risparmi alla coop, nella coop sottoscrivano le polizze assicurative Unipol, per la costruzione della casa si rivolgano alla cooperativa, mangino alla mensa cooperativa, telefonino con "coop voce", affidino le pulizie alla coop, si servano delle cooperative di professionisti, prendano i taxi e gli autobus delle cooperative, agli incroci si facciano pulire i vetri dai lavavetri coop, le ferie e i viaggi e il turismo rigorosamente coop, cantino e ballino in cooperativa e utilizzino perfino i servizi funebri coop».
CAPROTTI DIXIT Ne sa qualcosa, per esempio, il novantunenne Bernardo Caprotti, che, per aver descritto la sua lunghissima guerra (difensiva) tra la sua Esselunga e la Coop nel famoso libro Falce e carrello, ha pure dovuto pagare in giudizio il risarcimento morale. E che dire dell'accoglienza al migrante? «Più di 1.800.000 euro al giorno: tanto, nel 2013, ha speso l'Italia per garantire l'accoglienza», scrive Ridolfi. «E' una torta luculliana che in Italia si spartiscono ormai da dieci anni veri e propri "colossi" del business dell'accoglienza». L'autore non si limita solo alla filippica, ma snocciola nomi e cifre e date, con tanto di note e citazioni. E io pago (copyright Totò). «Trattenere gli ospiti molto più a lungo del previsto è uno dei "trucchi" utilizzati dai gestori di molti Cara». Tanto, c'è Pantalone (copyright Goldoni). E fosse solo quello. Il giornalista Bruno Vespa ha recentemente dichiarato quante telefonate pressorie ricevette per non mandare in onda la puntata di Porta a Porta sul caso Forteto. Se volete saperne di più, leggete Ridolfi. Un capitolo del cui libro si intitola «Il cappellano delle coop rosse» (p. 108). Se volete sapere chi è, leggete il libro (dopo esservi muniti di pasticche per il mal di fegato).
Nota di BastaBugie: per acquistare il libro "Falce e carrello" di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, dove racconta perché l'ombra delle amministrazioni rosse impedisce di fare investimenti soprattutto in Emilia Romagna, Liguria e Toscana, clicca qui!
DOSSIER "ESSELUNGA" I soprusi della Coop contro Bernardo Caprotti Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/09/2016
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LA STATUA DI RATZINGER NELLA DIOCESI ANTI GENDER
A Sulmona il vescovo ha fatto erigere una statua a memoria della visita che Papa Benedetto XVI fece in Abruzzo ed è stato preso di mira persino dal clero locale
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/10/2016
L'agenzia Adista del 15 ottobre ha dato notizia dell'erezione di una statua a Benedetto XVI a Sulmona. Il bronzo in grandezza naturale sta alle spalle della cattedrale e tutto il resoconto informa che la cosa è stata fortemente voluta dal vescovo Angelo Spina. Informa anche che pochissima gente è venuta all'inaugurazione. La statua doveva celebrare la visita di quel Papa il 4 luglio 2010 e ancora si viene informati che, pure in quel giorno, c'era pochissima gente.
LO SDEGNO DELL'UAAR DE L'AQUILA Ci informa anche dello sdegno dell'Uaar de L'Aquila (di cui non si fa fatica a immaginare la consistenza numerica), perché «una città intera non può essere rappresentata dalla sola religione cattolica». Infatti, com'è noto, a Sulmona spesseggiano i buddhisti, gli shintoisti, i musulmani delle due osservanze (sciiti e sunniti), gli animisti banthu, i sikh e perfino i giaininisti che spazzano le strade. Suggeriamo alla sindaca (new style sardo) di invitare i rispettivi leader così da commemorare in bronzo anche la loro visita: chi entra in Sulmona verrà accolto da una foresta di statue bronzee in grandezza naturale e la città potrà entrare nel Guinness, con notevoli ricadute turistiche. La stessa agenzia, inoltre, ci fa sapere che la legge vieterebbe le statue di persone viventi (giriamo la notizia al paese natale di Manuela Arcuri, ndr.) e che detta legge è stata furbescamente aggirata appigliandosi alla storica visita papale: il monumento è solo un souvenir dell'evento, mica una glorificazione di Ratzinger. Infine, la medesima agenzia ha ritenuto di dover riportare le parole di don Raffaele Garofalo, che non è un prete di Sulmona, bensì di Pacentro, comune dell'aquilano. E solo le sue. Naturalmente, dette parole erano in stile col resto del report: «La realizzazione della statua a Ratzinger non è stata ritenuta prioritaria, dalla maggioranza dei cittadini, rispetto ai tanti bisogni della società civile e religiosa della città».
IL PRETE DI PACENTRO Un prete di Pacentro sì che sa cosa pensano gli abitanti di Sulmona, mica il vescovo. Ancora: «La visita del papa emerito infatti è stata abbondantemente "testimoniata" con l'immagine di Ratzinger posta nella lunetta della facciata della cattedrale, accanto a quella di Celestino V». Una lunetta, come tutti sanno, è molto più «abbondante» di una statua in grandezza naturale. Lunetta, poi, velenosa: gli unici due papi dimissionari insieme. Ma non solo la lunetta: «Nell'abside del tempio troneggia inoltre un dipinto con le figure di Benedetto XVI e di mons. Spina, ad imitazione del più tradizionale costume rinascimentale degli alti prelati». Troneggia. Ma non è finita: «In via di allestimento è inoltre un museo degli oggetti e paramenti papali usati e indossati da Benedetto XVI, che si spera sfugga ad ogni tentazione idolatrica». Tentazione idolatrica? Ma non aveva detto che i sulmonesi avevano snobbato Ratzinger per due volte? Boh. Ed ecco il gran finale: «Quanto ai "frutti spirituali" di tali spettacoli spetterà a Dio esprimere il suo giudizio imparziale, ma è certo che la Fede evangelica percorre strade diverse da manifestazioni appariscenti che Cristo condannava nelle cerimonie dei Farisei».
OGGI IL MONDO È IMPREGNATO DA UNA IDEOLOGIA Ipse dixit, cioè don Garofalo da Pacentro, che stigmatizza «una iniziativa arbitraria, utile, forse, a soddisfare mire strumentali, certamente estranea ad un concetto di autentica spiritualità». Capito, Michelangelo e Raffaello? Ma non sarà - ...a pensar male... - che il vescovo di Sulmona è attualmente nel mirino per le sue affermazioni anti-gender? Sul sito «La Fede Quotidiana», infatti, sono apparse queste sue parole: «Oggi il mondo è impregnato da una ideologia che spaccia per diritti quelli che in realtà sono arbitrio. La stessa politica in Italia ne ha dato prova correndo per approvare la legge sulle unioni civili che certamente non erano la priorità, ma sono figlie di potenti e ricche lobby. Io non discuto i diritti individuali, ma non è possibile accostare come è stato fatto, la famiglia naturale composta da uomo e donna aperti alla vita con altri tipi di unione. Spiacevolmente anche la stampa e i media spesso danno una pessima informazione, orientata a far credere che tutto sia lecito e permesso nel nome di una falsa libertà». Subito Monica Cirinnà ha sbottato su Facebook: «Giorni fa ho fatto due assemblee nella sua diocesi, sale gremite da chi vuole il rispetto dell'art. 3 Cost., è uguaglianza non libero arbitrio». Magari le assemblee le ha fatte a Pacentro. Sì, perché Rodolfo De Mattei ci fa sapere che da quelle parti hanno il primato nazionale della desertificazione dei registri delle unioni civili. E che la diocesi (tranne le eccezioni che qui abbiamo elencate) si è stretta in solidarietà attorno al suo vescovo. Che pare sia molto amato (don Garofalo a parte). Infine, stancamente: qualcuno spieghi alla Cirinnà il concetto teologico di «libero arbitrio». Dicono che ha pure studiato dalle suore... Mah.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/10/2016
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OMELIA SOLENNITA' DI CRISTO RE - ANNO C (Lc 23,35-43)
Oggi con me sarai nel paradiso
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20 novembre 2016)
Con la solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo, siamo ormai giunti al termine dell'Anno liturgico. Gesù è il nostro Re per due motivi: prima di tutto, perché Egli, insieme al Padre e allo Spirito Santo, è il nostro Creatore; e, secondo motivo, perché Egli è il nostro Redentore, Colui che ci ha salvati dal peccato con la sua Morte in croce. Per questi due motivi noi siamo totalmente suoi, a Lui apparteniamo. Questa festa ci ricorda che l'essere umano non potrà mai essere emancipato, esso appartiene sempre a qualcuno: o riconosce la sua appartenenza a Gesù, oppure diventa schiavo del peccato. Non vi è altra soluzione. C'è però una grande differenza tra queste due appartenenze: il peccato ci rende schiavi nel senso più brutto del termine; invece, nell'appartenenza a Gesù, noi troviamo la vera libertà. Non a caso, il brano del Vangelo di oggi riporta la scena di Gesù che muore in croce. E' dall'alto della croce che Gesù ci ha riscattati e ci ha donato la libertà dei figli di Dio. Accanto a Gesù morente in croce vi era anche il buon ladrone, il quale, pentitosi dei suoi numerosi peccati e illuminato da Dio, riconobbe la regalità di Gesù, chiese perdono e pregò: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). Il buon ladrone non si aspettava che da un momento all'altro Gesù si manifestasse nella sua regalità; egli pensava al mondo futuro, quando, secondo la fede e la speranza di Israele, il Messia avrebbe compiuto il Giudizio di Dio; l'avvento del suo regno coincideva con la trasfigurazione dell'Universo. La risposta di Gesù infrange questa prospettiva: «In verità io ti dico, oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Gesù usa un linguaggio solenne, è un vero e proprio giuramento che sottolinea il certissimo e puntuale compimento. E' l'unica volta che Gesù nel Vangelo fa a qualcuno una promessa del genere come ad indicare l'eccezionalità dell'ora che determina alla storia umana una svolta decisiva. La porta del Paradiso che era a noi chiusa per il peccato di Adamo ed Eva si riapre grazie alla Morte in croce di Gesù. E il buon ladrone è il primo che vi entra. Nel buon ladrone dobbiamo vedere ciascuno di noi. Siamo carichi di peccati, è vero; ma, se ci pentiamo di vero cuore, Gesù ci perdonerà e ci condurrà con sé nel suo regno di luce infinita. Per giungere a tale pentimento, contempliamo con gli occhi del cuore Gesù che muore in croce per noi; consideriamo che siamo stati noi a metterlo su quella croce, con i nostri peccati. Se vogliamo che Gesù regni in noi, in nessun modo deve in noi regnare il peccato. Da parte nostra, inoltre, vi deve essere la più grande riconoscenza. Se Gesù non ci avesse redenti, noi saremmo stati per sempre schiavi del peccato, incatenati per l'eternità. Ringraziamo dunque Gesù per la sua infinita Bontà. Vogliamo infine soffermare la nostra attenzione su due parole dette da Gesù al buon ladrone, due parole molto piccole ma molto importanti. Le parole sono le seguenti: «Con me». Queste parole nel testo originale greco esprimono una vita condivisa, un comune destino. Questa eterna e beata comunione di vita tra noi e Gesù è la grande novità del Vangelo. Insegnava sant'Ambrogio che «la vita è essere con Cristo, perché dov'è Gesù Cristo, là è la vita, là è il regno», cioè tutta intera la felicità. Fin da adesso, proponiamoci di vivere sempre con Gesù. Vivere con Lui significherà fare dell'Eucaristia il centro della nostra vita. Vi è chi riceve la Comunione anche ogni giorno e non può farne a meno. Ma non basta solamente riceverlo materialmente, bisogna accoglierlo con tutto il cuore, parlare familiarmente con Lui ogni volta che lo riceviamo. Per vivere sempre più uniti a Lui, ricordiamoci di nutrire una tenera devozione alla Madonna. è Lei che ci conduce a Gesù. Come Lui è venuto a noi per mezzo di Maria, così anche noi dobbiamo andare a Lui accompagnati per mano di Colei che è la nostra tenerissima Madre.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20 novembre 2016)
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