BastaBugie n�484 del 14 dicembre 2016
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WILDERS E' IN TESTA A TUTTI I SONDAGGI OLANDESI
E' contro l'Ue, l'immigrazione e l'islamizzazione, ma i media lo definiscono populista, xenofobo e di estrema destra perché vuole l'abbattimento delle tasse e il taglio della spesa pubblica, difende la tradizione giudaico-cristiana ed è federalista
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL REATO FRANCESE D'INTRALCIO ALL'ABORTO E' COERENTE CON L'AVER TRASFORMATO UN DELITTO IN DIRITTO
Contestarlo in difesa delle libertà democratiche vuol dire cadere nella stessa logica (e intanto Marine Le Pen difende l'aborto)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân
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IL GIOCO D'AZZARDO E' PECCATO?
I giochi d'azzardo o le scommesse non sono contrari alla morale, ma lo diventano se privano la persona di ciò che è necessario per vivere oppure se rischiano di causare dipendenza
Autore: don Gianni Cioli - Fonte: Toscana Oggi
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PAPA FRANCESCO CONFERMA CHE GLI OMOSESSUALI NON POSSONO DIVENTARE SACERDOTI
La Chiesa, pur rispettando le persone, non può ammettere al seminario coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali o sostengono la cultura gay
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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CHI HA PAURA DEL BAMBIN GESU'?
Le tre tentazioni del Natale: l'orgoglio, la vanità, la routine
Autore: Tom Hoopes - Fonte: Aleteia
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CI SONO UN CATTOLICO, UN EVANGELICO E UN MUSULMANO
Sembra una barzelletta... invece la storiella non fa ridere perché è purtroppo vera, per quanto paradossale
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
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IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU E' UN ABORTISTA CONVINTO, COME I SUOI PREDECESSORI
Sostituirà Ban Ki-moon dal 1° gennaio: Antonio Guterres è un socialista portoghese che si propone di imporre una tassa globale per finanziare l'aborto (e intanto in Italia una paladina del gender diventa ministro dell'istruzione... con il plauso della CEI)
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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UN NUOVO LIBRO SVELA LA SODOMIA: DA ABERRAZIONE CONTRO NATURA A SCELTA LEGITTIMA E TUTELATA
L'omosessualità è stata normalizzata con una precisa scelta ideologica e strategica di intellettuali e movimenti organizzati
Fonte: Osservatorio Gender
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OMELIA IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A (Mt 1,18-24)
Non temere di prendere con te Maria, tua sposa
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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WILDERS E' IN TESTA A TUTTI I SONDAGGI OLANDESI
E' contro l'Ue, l'immigrazione e l'islamizzazione, ma i media lo definiscono populista, xenofobo e di estrema destra perché vuole l'abbattimento delle tasse e il taglio della spesa pubblica, difende la tradizione giudaico-cristiana ed è federalista
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/12/2016
La battaglia pro e contro il politically correct si combatte soprattutto sul linguaggio. La nuova puntata è in Olanda: Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà (Pvv), è stato condannato dal tribunale di Schiphol (vicino ad Amsterdam) per istigazione alla discriminazione. Perché in un discorso della campagna elettorale delle amministrative del 2014, all'Aia, aveva chiesto provocatoriamente ai suoi supporters se preferivano avere "più o meno marocchini nella vostra città e in Olanda". Alla risposta (scontata) del pubblico, aveva ribattuto "ne prenderemo atto". Istigazione alla discriminazione razziale: il verdetto è arrivato due anni dopo, ma non corrisponde ad alcuna pena, né carcere, né ammenda, solo una condanna in sé. Anche se non è nominata, l'accusa è sempre quella: islamofobia.
IN TESTA A TUTTI I SONDAGGI L'Olanda è in piena campagna per le prossime elezioni generali del 2017. Il partito di Geert Wilders è in testa a tutti i sondaggi, che lo danno avanti rispetto al Partito Liberale (attualmente al governo) con un margine che, in alcuni rilevamenti, arriva a 10 punti. Da un punto di vista personale, Geert Wilders si prenderebbe una rivincita sul partito da cui è uscito nel 2004. Ma a destare la preoccupazione degli altri governi europei, è soprattutto il programma del partito di Wilders: contro l'Ue, contro l'immigrazione e soprattutto contro l'islamizzazione. Il Partito per la Libertà è nato nel 2005, sull'onda dell'emozione di due omicidi eccellenti. Il primo, del 2002, è l'assassinio di Pim Fortuyn, leader dell'omonima lista, il leader libertario che si opponeva al multiculturalismo. Fu ucciso, non da un islamico radicale (come ci si sarebbe aspettati), ma da un ecologista radicale. Il secondo omicidio eccellente è quello del regista Theo Van Gogh, questa volta ad opera di un radicale islamico, a causa del suo film "Submission" [leggi: THEO VAN GOGH, IL REGISTA CHE FU UCCISO PER AVER FATTO SUBMISSION, clicca qui, N.d.BB]. Ayaan Hirsi Alì, intellettuale somala amica di Van Gogh e partecipe del suo progetto, da allora vive sotto minaccia di morte, prima in Olanda, poi negli Stati Uniti. L'omicidio Fortuyn ha lasciato senza rappresentanza una parte sempre più consistente di opinione pubblica contraria al multiculturalismo. L'omicidio Van Gogh, e la successiva vicenda di Ayaan Hirsi Alì, ha sancito il fallimento del modello multiculturale olandese. E' su queste macerie, che Geert Wilders ha costruito il suo partito. Benché i media olandesi e, di riflesso, quelli italiani, lo definiscano semplicemente "populista", "xenofobo", di "estrema destra", il Partito per la Libertà ha ben poco a che vedere con le formazioni di destra sociale dell'Europa occidentale. Il suo programma economico è liberale (abbattimento delle tasse e taglio della spesa pubblica), politicamente è federalista e per le autonomie locali. Da un punto di vista culturale, si inserisce dichiaratamente "nella tradizione giudaico-cristiana", come è scritto nero su bianco sul programma. Per questo preciso motivo viene definito "xenofobo", perché il suo programma include un pacchetto di proposte per la de-islamizzazione: divieto della macellazione halal per motivi anche sanitari, divieto della discriminazione delle donne da parte dei musulmani, chiusura delle scuole coraniche in Olanda, pene aggravate per atti di violenza contro ebrei e omosessuali (senza precisare la provenienza, ma i bersagli sono tipici dei radicali islamici), divieto del velo islamico in luogo pubblico, fine della propaganda pro-palestinese.
DUE GRANDI POLEMICHE Nel corso degli anni questa agenda si è ingrandita, soprattutto a seguito di due grandi polemiche. La prima, nel 2007, riguardava due vice-ministri con doppia cittadinanza, Ahmed Aboutaleb e Nebahat Albayrak (entrambi del Partito Laburista). Il partito di Geert Wilders si oppose alla loro nomina mettendone in dubbio la lealtà al paese e avanzò la proposta di legge per bandire da ogni ruolo esecutivo cittadini con doppia cittadinanza. La Camera respinse la proposta, ma il punto in questione resta nel programma del Pvv. Nel 2011 Wilders venne processato (e assolto) per istigazione all'odio religioso, per aver paragonato l'islam al nazismo e aver proposto di bandire il Corano. Ma la vera ragione del suo conflitto con l'Ue è la sua proposta di far uscire l'Olanda dall'Unione, dall'euro e da tutti i trattati comunitari. La sua idea è quella di un paese aperto al commercio, chiuso all'immigrazione indiscriminata, saldo nella sua identità e politicamente indipendente dalle istituzioni sovranazionali. Da questo punto di vista è coerente anche la sua opposizione alla lotta contro il riscaldamento globale (a cui non crede), con la sospensione dei sussidi alle energie rinnovabili, il ritiro dell'Olanda dalla Cop21 e l'abolizione della carbon tax. Un'agenda a tutto tondo contro il politically correct, insomma, che ora, in tempi di terrorismo islamico dilagante, crisi di legittimità dell'Ue ed emergenza immigrazione, ha un successo straordinario.
IL PROBLEMA DELL'IMMIGRAZIONE DAI PAESI ISLAMICI Da questo punto di vista, la sentenza (senza pena) spiccata dal tribunale di Schiphol può essere addirittura un altro punto a favore di Geert Wilders e del suo partito. E' anche una sfida culturale, sui limiti della libertà di espressione. Secondo il leader del Pvv, la condanna non riguarda solo lui, ma "metà degli olandesi", riferendosi a un sondaggio da cui risulta che il 43% considera un problema l'immigrazione dai paesi islamici. La condanna è arrivata per parole pronunciate durante un comizio. Quel genere di parole che siamo ormai abituati a sentire in tutta Europa, almeno da quando è iniziata l'emergenza immigrazione. Anche il presidente socialista francese François Hollande ha detto cose molto simili... in privato. Caso vuole che, proprio ieri, un uomo di 30 anni è stato arrestato a Rotterdam perché trovato in possesso di un kalashnikov, munizioni e bandiera dell'Isis. I volontari olandesi andati a combattere nelle file dei jihadisti sono 220 (fino alla fine del 2015) su una popolazione musulmana di 1 milione di individui. Però sembra che Geert Wilders, accendendo il riflettore (a modo suo) sul problema, faccia più paura del problema stesso.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/12/2016
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IL REATO FRANCESE D'INTRALCIO ALL'ABORTO E' COERENTE CON L'AVER TRASFORMATO UN DELITTO IN DIRITTO
Contestarlo in difesa delle libertà democratiche vuol dire cadere nella stessa logica (e intanto Marine Le Pen difende l'aborto)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, 01/12/2016 (n. 752)
Il governo francese ha presentato una proposta di legge per chiudere i siti internet pro-life. Il Presidente dei Vescovi francesi ha scritto una lettera pubblica e la cosa segna indubbiamente la gravità del momento. Si tratta di un processo che procede sempre più velocemente verso la dittatura del relativismo. Per combattere questo processo è indispensabile tuttavia coglierne il senso profondo.
COERENTE CON I PRESUPPOSTI DEL MODERNISMO INDIVIDUALISTA La proposta del governo francese è perfettamente coerente con i presupposti della cultura del modernismo individualista. Non è stato un errore di percorso. Oggi gli Stati non si limitano più a considerare le violazioni di principi non negoziabili della morale naturale come delle eccezioni. L'aborto, l'eutanasia, la fecondazione eterologa sono considerati un diritto umano. Così come il diritto di espressione, quello di cambiare la propria residenza oppure di accedere a cure sanitarie di base. La donna ha diritto ad uccidere il bimbo che porta in seno, il medico avrà il diritto di uccidere il malato terminale che, magari quando era ventenne, aveva firmato una dichiarazione anticipata di trattamento o, perfino in assenza di questa, interpretando che così avrebbe voluto lui (non è successo così anche per Eluana Englaro?), la coppia che vuole figli con la fecondazione in vitro ha diritto di sacrificare un certo numero di embrioni umani. Ora, se si tratta di diritti umani lo Stato li deve regolamentare, proteggere, promuovere, e ad essi deve anche educare i cittadini. Tra questi compiti dello Stato figura senz'altro anche quello di contrastare tutti coloro che ne vogliono limitare l'esercizio. Quelli - per esempio - che vogliono dissuadere la donna ad abortire violando la sua libertà di coscienza. Se abortire è un diritto umano contemplato dalla legge e protetto dai pubblici poteri, cercare di impedire di abortire è un reato che lo Stato deve prevenire e punire. Se il contrario dei principi non negoziabili è qualcosa di non negoziabile, è perfettamente coerente che lo Stato chiuda i siti internet pro-life. Gli si può rimproverare un errore logico a monte: negare i principi non negoziabili fino al punto da affermare come non negoziabile il contrario, ma dato quell'assunto tutto ciò che ne deriva è perfettamente coerente e logico. Uno Stato che prima riconosce dei diritti umani e poi non li difende da chi li contrasta o impedisce è un voltagabbana.
NON CADERE NELLA STESSA LOGICA Questa è la situazione tragica da denunciare, altrimenti si rimane nella logica perversa di questo stesso processo culturale. L'opposizione dovrebbe riguardare l'origine stessa del tentativo di rovesciare la morale naturale e rendere diritto ciò che è torto, bene ciò che è male. La polemica contro queste forme di arroganza di Stato dovrebbe risalire fino alle origini, fino alle leggi che consentono l'aborto e che distruggono gli stessi presupposti della convivenza civile. Accade invece che l'opposizione si limiti a rivendicare la libertà di espressione come diritto soggettivo. Oscurare i siti pro-life non vorrebbe dire rendere obbligatori i principi non negoziabili, ma semplicemente impedire l'espressione democratica dei cittadini. Al centro della critica al governo, non viene messo il diritto a nascere del concepito, ma la possibilità che le donne, anche con l'aiuto di questi siti pro-life, si informino meglio. La scelta di abortire non è definita in ogni modo cattiva, ma la si presenta come una scelta difficile e problematica per la donna, sicché qualche parola di conforto da parte di siti pro-life sarebbe di aiuto. In questo modo si pensa di prendere in contraddizione lo stato laico e democratico: come? tu che ti dici democratico non permetti la libertà di espressione? Come? tu che ti dici laico, imponi una tua visione assoluta e non lasci libertà ai cittadini? Ma si tratta, così facendo, di cadere invece nella stessa logica che si vorrebbe combattere. Il problema è proprio la libertà di scelta, non vincolata al bene e al vero. Quella libertà di scelta che lo Stato oggi proclama come diritto assoluto e, per difenderla, è costretto a contemplare il diritto al male. Criticarlo solo sul terreno delle libertà di scelta democratiche, e non sui loro fondamenti, significa rientrare nel suo stesso gioco.
Nota di BastaBugie: una tenue speranza di rinascita è affidata al prossimo candidato a presidente della repubblica francese. Ecco come ha vinto le primarie.
FILLON HA STRAVINTO LE PRIMARIE BATTENDO SARKOZY E ORA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE François Fillon è sostenuto dalla Manif pour Tous, vuole cancellare le adozioni gay, limitare la fecondazione artificiale, vietare l'utero in affitto e liberare la famiglia da tasse e regole, limitando fortemente il ruolo dello Stato, con tagli alla spesa pubblica di Stefano Magni https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4475
Mauro Faverzani nell'articolo sottostante dal titolo "Sisma nel Front National sul reato d'intralcio all'aborto" parla della scandalosa presa di posizione di Marine Le Pen in difesa del "diritto" di aborto. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 13 dicembre 2016: Come scandalosamente e tragicamente noto, suggerire ad una donna di non abortire o aiutarla in tal senso, anche tramite Internet, in Francia ora è reato. Un nuovo reato, quello «d'intralcio all'aborto». Piuttosto grave, peraltro: si rischiano sino a 2 anni di carcere e 30 mila euro di multa. E chiunque promuova sul web campagne a favore della vita è ipso facto un criminale. La proposta di legge socialista, dopo esser stata approvata precedentemente alla Camera, è passata lo scorso 7 dicembre anche al Senato, sia pure con alcune modifiche. Modifiche, che ora verranno valutate da una commissione mista paritaria per giungere ad una versione comune del testo, prima di tornare in Assemblea Nazionale, dove la Sinistra non avrà bisogno dell'appoggio della Destra per farla approvare. L'obiettivo del governo è quello di giungere all'adozione definitiva della normativa da parte del Parlamento entro la fine di febbraio. Le posizioni si sono capovolte ed il buon senso stravolto. Il testo è stato giudicato «incostituzionale» ed ha pertanto ricevuto parere negativo dalla Commissione delle Leggi del Senato, comportando «un grave attentato al diritto della libertà d'espressione», libertà «fondamentale, madre di tutte le altre libertà», garantita già dall'art. 11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del Cittadino, quella del 1789. Gli ipergiacobini di oggi sono riusciti dunque a scavalcare in totalitarismo persino le orde rivoluzionarie, infischiandosene della bocciatura istituzionale ricevuta. La nuova norma-bavaglio bolla come «faziosi» tutti quei siti e quei blog, che, per il fatto d'essere pro-life, inducano «intenzionalmente in errore, a scopo dissuasivo, circa le caratteristiche e le conseguenze mediche» dell'aborto: siamo nel regime dell'antilingua. Rivelatrici, in tal senso, sono state le parole del ministro per i Diritti delle donne, la signora Laurence Rossignol: «La libertà d'opinione non costituisce un diritto alla menzogna». A suo giudizio, dunque, contrastare l'aborto e sostenere la vita sarebbe una menzogna: sconcertante! Ma, al di là dei contenuti, è bene fermarsi ad analizzare il voto liberticida, chi cioè abbia dato in Senato quei 173 "sì" prevalsi sui 126 "no". Tra i consensi non compaiono solo quelli - prevedibili - delle Sinistre, bensì anche quelli di parlamentari dell'Udi e dei Républicains, collocati nel Centrodestra. Altri loro colleghi di coalizione non han preso parte al voto, per lasciar di fatto campo libero a quelli di Sinistra. Evidentemente i franchi tiratori ed il fuoco amico non sono una prerogativa solo italiana... Un autentico sisma politico è, tuttavia, quello consumatosi in merito nelle fila del Front National con la guerra aperta tra la figlia del fondatore, la presidentessa Marine (favorevole al «divieto d'intralcio all'aborto»), e la nipote dello stesso, l'on. Marion Maréchal-Le Pen (contraria): «Che sia chiaro - ha tenuto a precisare Marine Le Pen - Non rimetterò in discussione in qualche maniera e purchessia l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza». A rincarar la dose, ha provveduto uno dei vicepresidenti del partito, Florian Philippot, che ha bollato Marion con le sue posizioni pro-life come «una persona sola e isolata su questi temi». A seguire, ecco il diktat sibilato da David Rachline, direttore della campagna elettorale di Marine Le Pen, giunto ad indicare la porta agli eletti ed ai responsabili locali del partito discordi con la leader. In una recentissima intervista rilasciata a Europe 1, Marion ha detto di voler capire da Marine cosa sia cambiato nel programma presidenziale del 2017 rispetto a quello del 2012: «Non c'è stato dibattito interno. Lei ha deciso» e basta. «Ciò non impedisce però che, un domani, dei parlamentari presentino delle proposte di legge in merito». Lei per prima, in caso di rielezione. Ed ha sottolineato come il programma del Front National vada definito all'interno del congresso e solo lì. Il tentativo estremo d'imporre con le minacce e la violenza verbale nuove linee pro-choice all'interno del Fn si scontra con una base rimasta ad esse contraria, secondo un sondaggio condotto dall'agenzia Afp. Come si è arrivati dunque a questo punto? Piaccia o non piaccia, la "svolta" è giunta col recente ingresso nel partito di Florian Philippot (2011), divenuto in un lampo vicepresidente del partito. E questo ha comportato diverse conseguenze: la linea economica è stata modificata in senso più progressista. Subito dopo, è giunta l'apertura alle lobby gay con l'outing pubblico fatto dallo stesso Philippot nel 2014. Di seguito, le "epurazioni" coi tre eurodeputati trascinati di fronte alla commissione disciplinare, perché "rei" d'esser stati a fianco del fondatore di Fn, Jean-Marie Le Pen, durante un comizio da lui tenuto lo scorso primo maggio a Parigi, di fronte alla statua di S. Giovanna d'Arco ed a ben 400 persone. Ora le minacce di nuove "purghe", evocate da Rachline... Il clima si è fatto davvero pesante.
Fonte: Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, 01/12/2016 (n. 752)
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IL GIOCO D'AZZARDO E' PECCATO?
I giochi d'azzardo o le scommesse non sono contrari alla morale, ma lo diventano se privano la persona di ciò che è necessario per vivere oppure se rischiano di causare dipendenza
Autore: don Gianni Cioli - Fonte: Toscana Oggi, 17/10/2016
Il gioco d'azzardo è peccato per la Chiesa? La legge lo consente, ma non tutto quello che è legale è buono... Il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 2413 dice: «I giochi d'azzardo (gioco delle carte, ecc.) o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia. Diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù. Truccare le scommesse o barare nei giochi costituisce una mancanza grave, a meno che il danno causato sia tanto lieve da non poter essere ragionevolmente considerato significativo da parte di chi lo subisce».
UNA SITUAZIONE FREQUENTE La considerazione che i giochi d'azzardo «non sono in se stessi contrari alla giustizia», vuole probabilmente evitare una deriva rigoristica che finirebbe per mettere in difficoltà anche gli anziani che passano spesso il tempo giocando a carte o a tombola nei circoli parrocchiali. Questa premessa non deve mettere tuttavia in ombra quanto il Catechismo afferma di seguito, ovvero che le pratiche d'azzardo diventano moralmente inaccettabili allorché «privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui». E, purtroppo, come è noto questa non è una situazione infrequente: molte persone attraverso pratiche sia legali che clandestine finiscono per rovinate se stesse e danneggiare gravemente le proprie famiglie. Si pensi soltanto alla piaga dei videopoker e al danno sociale che l'introduzione di queste macchine ha prodotto, oppure alla realtà del gioco e delle scommesse on line, forse ancora più insidiosa perché entra direttamente nelle case. Spesso questa piaga si esaspera nelle situazioni di grave miseria quando di fronte alle difficoltà le persone sono tentate di risolvere i propri problemi sfidando illusoriamente la sorte e impoverendosi ancora di più. Bisognerebbe non dimenticare mai la massima secondo la quale «si vince certamente al gioco quando si evita di giocare». Il Catechismo della Chiesa cattolica insegna dunque con chiarezza che il gioco diventa moralmente inaccettabile quando priva la persona delle risorse necessarie per farsi carico dei propri bisogni e per ottemperare ai propri doveri nei confronti degli altri; io, tuttavia, formulerei un giudizio più severo considerando sempre riprovevole l'azzardo allorquando vi si giochino somme significative, come accade normalmente nei casinò, anche nel caso in cui non vi sia alcun rischio di privarsi del necessario perché si è molto ricchi. Si tratta comunque, a mio avviso, di uno schiaffo alla povertà: un gettare deliberatamente al vento (o, per meglio dire, nelle tasche di chi gestisce il gioco) quello che avrebbe potuto essere donato ai più bisognosi o, comunque, investito per il bene comune. [...]
LA LUDOPATIA Il Catechismo della Chiesa cattolica mette in luce un ulteriore importante e gravissimo problema, quello della dipendenza: «La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù». La ludopatia è a tutti gli effetti una malattia psichica. Se è vero che una dipendenza può attenuare e anche azzerare la responsabilità morale, è - anche per questo - evidente che esiste la grave responsabilità di evitare, finché si è in tempo, di scivolare nella dipendenza, ovvero di tutelare la propria libertà e, quindi, di evitare la frequentazione del gioco d'azzardo in quanto potenziale fattore di dipendenza (non è ovviamente il caso della tombola degli anziani nei circoli ricreativi, ma è sicuramente il caso dei videopoker e di altre analoghe «opportunità»). Ad ogni modo, una volta che la dipendenza patologica sia stata acquisita, vi è l'obbligo grave di ricorrere alle terapie possibili. Dunque [...] si può dire che il gioco d'azzardo non è sempre e necessariamente un peccato ma che può sicuramente esserlo quando offende la giustizia e la carità e quando costituisce una deliberata esposizione al rischio del vizio e della dipendenza patologica. Ritengo che non poche forme di gioco d'azzardo legale rientrino oggi in queste ultime tipologie, ma [...] «non tutto quello che è legale è buono» e, quindi, morale.
Fonte: Toscana Oggi, 17/10/2016
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PAPA FRANCESCO CONFERMA CHE GLI OMOSESSUALI NON POSSONO DIVENTARE SACERDOTI
La Chiesa, pur rispettando le persone, non può ammettere al seminario coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali o sostengono la cultura gay
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/12/2016
«L'idea che i gay non possono essere buoni sacerdoti è stupida, umiliante, ingiusta, e in contrasto con i fatti», lo scrive il gesuita padre Thomas Reese sul National Catholic Reporter, dopo che nei giorni scorsi è stata pubblicata la nuova Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, promulgata nella Solennità dell'Immacolata Concezione. Il nuovo documento mette a tema la formazione dei sacerdoti,rinnovando le vecchie regole che risalivano al 1970, anche se già emendate nel 1985. Con la firma dell'attuale prefetto del Clero, il cardinale Beniamino Stella, il testo, che non piace al gesuita d'oltreoceano, ribadisce quanto già indicato precedentemente, ossia che le persone omosessuali che si accostano ai seminari non possono essere ammesse al sacerdozio
TENDENZE OMOSESSUALI INCOMPATIBILI CON IL SEMINARIO In particolare, il documento approvato da Papa Francesco riporta quanto indicato da una precedente istruzione che risale al 2005 e che specifica chiaramente come «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay». E' precisamente contro questo passaggio che si sviluppa l'analisi del padre Reese, il quale sostiene che una corretta formulazione di questo passo avrebbe dovuto riguardare anche gli eterosessuali che si accostano ai seminari. Scrive, infatti, che il problema è sulla capacità o meno di vivere il celibato, e ciò, dice Reese, vale anche per gli eterosessuali. Il punto è che la Ratio pubblicata nei giorni scorsi indica che le persone omosessuali «si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne». Inoltre, rileva che occorre tenere conto delle «conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate». Infine, last but not least, c'è il riferimento chiaro all'incompatibilità con il sacerdozio per coloro che "sostengono" la cosiddetta "cultura gay", elemento che contrasta fortemente con una certa corrente di pensiero, forte anche in seno alla Chiesa, che, invece, sembra essere molto aperta a questo tipo di cultura.
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA E DINTORNI All'orizzonte c'è il Catechismo della Chiesa Cattolica che al paragrafo 2357 dice chiaramente che gli atti omosessuali contrastano con la legge naturale e sono «oggettivamente disordinati». Come spiegava Benedetto XVI nel libro intervista Luce del mondo, «sarebbe un grande pericolo se il celibato divenisse motivo per avviare al sacerdozio persone che in ogni caso non desiderano sposarsi, perché in fin dei conti anche il loro atteggiamento nei confronti dell'uomo e della donna è in qualche modo alterato, disorientato, ed in ogni caso non è in quell'ordine della creazione del quale abbiamo parlato». Nonostante il padre Reese auspichi un colossale coming-out di preti omosessuali, che a suo dire sono stimabili dal 20 al 60%, la questione appare più complessa del semplice rispetto del celibato. L'ammissione al sacerdozio infatti richiede una grande solidità psicologica e affettiva, che è per sua natura incompatible con tendenze omosessuali «profondamente radicate», come del resto indica il Catechismo. D'altronde, come si legge nelle regole appena rinnovate, «compete alla Chiesa - nella sua responsabilità di definire i requisiti necessari per la ricezione dei Sacramenti istituiti da Cristo - discernere l'idoneità di colui che desidera entrare nel Seminario». Alla luce di queste considerazioni, e di questi documenti, è interessante sottolineare che il divieto di diventare sacerdote si estende a quanti, non necessariamente con tendenze omosessuali, «sostengono la cosiddetta cultura gay». Cosa si intende per cultura gay? Il documento non lo specifica ma pare ovvio che - proprio per quanto osservato sopra - ci si riferisca a chi ad esempio sostiene la sostanziale equivalenza tra l'orientamento eterosessuale e quello omosessuale, una convinzione che poi risolve la questione del sacerdozio esclusivamente nella capacità di vivere il celibato: capacità pur necessaria, ma che evidentemente non è decisiva.
Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "Omosessualità, la schizofrenia ecclesiastica" parla del documento sulla formazione dei sacerdoti che ribadisce il divieto per candidati omosessuali all'ammissione all'ordinazione sacerdotale. La domanda da farsi è come mai ci sono vescovi e teologi ad altro livello - per non dire di Avvenire e Tv2000 - che sostengono la normalizzazione dell'omosessualità? Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 dicembre 2016: Le nuove istruzioni sulla formazione al sacerdozio toccano ovviamente molti punti, su cui avremo modo di tornare; ma data la situazione della Chiesa oggi, non può non attirare l'attenzione la parte dedicata agli eventuali candidati al sacerdozio con tendenze omosessuali. La conferma delle indicazioni già note - cioè il divieto di sacerdozio per chi ha tendenze omosessuali profondamente radicate ma anche per chi sostiene la cultura gay - più che rassicurare fa emergere la schizofrenia in materia che caratterizza la Chiesa oggi. Pur tralasciando la non irrilevante realtà di preti e monsignori che purtroppo assecondano certe tendenze, non si può non vedere che negli ultimi decenni si è fatto strada nei seminari e nelle facoltà pontificie un magistero parallelo che pretende di considerare l'omosessualità una normale variante dell'orientamento sessuale. E negli ultimi tempi tale prassi si è fatta sempre più palese, conquistando apertamente spazio sui media cattolici ufficiali, oltre che essere venuta allo scoperto nel doppio Sinodo dedicato alla famiglia. Avvenire e Tv2000 - come del resto abbiamo fatto notare diverse volte - guidano da tempo il treno catto-gay. Ed è evidente che non potrebbero farlo senza una precisa volontà dell'editore, che è la Conferenza episcopale italiana nella persona di monsignor Nunzio Galantino, lui stesso presentatosi come l'autore del piano editoriale dei media Cei. Tanto per fare un ulteriore esempio basta sfogliare l'ultimo numero dell'inserto mensile "Noi - famiglia e vita", dove un grande spazio è dato alla valorizzazione dei gruppi cristiani Lgbt. A parlarne è il gesuita padre Pino Piva, che ormai è un punto di riferimento fisso per Avvenire e Tv2000, colui che detta la linea. Come nel miglior stile clericale si gioca sull'ambiguità di parole come "accoglienza" e "ascolto", e per fare questo si dipinge una Chiesa che nel passato non ha mai voluto ascoltare né accogliere: una chiara menzogna, che non trova riscontro né nei documenti ufficiali né nella prassi quotidiana; lo possono dimostrare migliaia di sacerdoti che nel loro ministero si sono trovati molte volte ad ascoltare e accompagnare persone con tendenze omosessuali. Ciò che invece padre Piva e chi guida Avvenire e Tv 2000 vuole non è l'accoglienza delle persone ma la legittimazione di uno stile di vita. Si ricorderà come a Tv2000 lo stesso padre Piva portò esperienze di coppie omosessuali, così come tutti possono verificare come durante il dibattito sulla legge Cirinnà, Avvenire ha difeso a spada tratta la legittimità di riconoscere le unioni omosessuali (seppure da non definire famiglia) come portatrici di un incremento di solidarietà nella società. Lo dimostra inoltre anche il fatto che in tutta questa valorizzazione di cammini pastorali per persone Lgbt vengono ignorate dalla Cei le esperienze che accompagnano davvero le persone con tendenze omosessuali secondo il giudizio della Chiesa (vedi Courage e Associazione Lot). E ancora: è diventato ormai un appuntamento fisso ad Albano Laziale l'incontro annuale dei gruppi cristiani Lgbt sotto l'egida del vescovo Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei cardinali che affianca il Papa per la riforma della Curia. Di pari passo si fa sempre più forte la richiesta di cambiare anche il catechismo della Chiesa laddove afferma che l'omosessualità è «oggettivamente disordinata», peraltro con nuove interpretazioni decisamente fantasiose dei passi biblici in cui si parla di omosessualità. Questo documento della Congregazione per il Clero è dunque importante nel ribadire la verità del disegno creatore di Dio, che non è rivedibile a seconda delle ideologie di moda. Ma proprio per questo non si capisce come possa essere lasciata allora mano libera a questa tendenza catto-gay che, come abbiamo visto, è in tumultuosa crescita e ben piazzata ai vertici della Chiesa. E se ai seminaristi con certe tendenze radicate o che sono sostenitori della cultura gay (magari perché hanno seguito l'insegnamento di qualche vescovo) si deve dire di no per l'ordinazione sacerdotale, cosa si deve fare con coloro che, già sacerdoti e vescovi, presentano gli stessi problemi? E chi dovrebbe intervenire sui media Cei per correggere la rotta? Sono domande a cui la Congregazione per il clero, se vuole essere presa sul serio, dovrebbe rispondere.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/12/2016
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CHI HA PAURA DEL BAMBIN GESU'?
Le tre tentazioni del Natale: l'orgoglio, la vanità, la routine
Autore: Tom Hoopes - Fonte: Aleteia, 12/12/2016
L'Avvento inizia con una resa dei conti mentre Satana cerca di tentare Gesù con l'orgoglio, la vanità e il comfort. Man mano che si avvicina il Natale, affrontiamo le stesse tre tentazioni.
LA PRIMA TENTAZIONE DEL NATALE È L'ORGOGLIO: SENTIRSI MINACCIATI DA GESÙ È la tentazione a cui Erode ha dato libero sfogo, massacrando gli innocenti in una folle campagna volta a uccidere il bambino Gesù. I nostri Governi federali, statali e locali fanno lo stesso: non bandiscono il pupazzo di neve o la renna perché non sono reali, non fanno paura. Ma il Bambin Gesù è reale - e spaventa. Lo sappiamo perché spaventa anche noi. Spesso rispondiamo sentimentalizzando il Natale, per tenerlo a bada. Diciamo che in questo Natale vogliamo accogliere Gesù nel nostro cuore, ma non nella parte del nostro cuore incaricata delle nostre routine mattutine, o del nostro divertimento notturno, e non lo vogliamo accogliere neanche nella parte del nostro cuore che controlla il nostro tempo online, o in quella che parla - o rimane in silenzio - sul posto di lavoro, o ancora in quella che spende il nostro denaro. Accogliamo il pupazzo di neve nel nostro cuore, ma non Gesù. Una famosa citazione di papa Benedetto è importante in questa sede: "Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura - se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui - paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita?", ha chiesto, e poi ha risposto. "No! chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla - assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita".
LA SECONDA TENTAZIONE DEL NATALE È LA VANITÀ: SENTIRSI DELUSI DA GESÙ. Satana è l'esempio principale di questo. Il libro dell'Apocalisse racconta come obietti - violentemente - all'incarnazione. Perché? Rifiuta di adorare una persona che può essere pienamente Dio ma è anche pienamente umano, una natura inferiore alla loro. Nella nostra epoca accade lo stesso. Non tutti hanno paura di Gesù. Alcuni di noi sentono come se l'avessero trovato carente. A volte succede perché abbiamo avuto un'esperienza emotiva di Gesù che tragicamente lo fraintende. L'attore shakespeareano Derek Jacobi ricorda di essere andato a un incontro di Billy Graham in Inghilterra quando era adolescente. "Alla fine sono sceso sul palco per donarmi a Gesù", ha detto, ma poi "mi sono sentito completamente truffato e imbarazzato". E non è il solo. Altri hanno vissuto la stessa esperienza in un evento, ma ugualmente comune è una sua versione più "soft": quella di chi di noi si è riversato con tutto il cuore nella religione per un certo periodo e poi ha fatto marcia indietro, disilluso e dubbioso. [...]
LA TERZA TENTAZIONE DEL NATALE È PREFERIRE LA NOSTRA ROUTINE CONFORTEVOLE A GESÙ. Gli osti ne sono un esempio - sono così presi dai loro affari che mettono da parte Gesù quando Maria e Giuseppe cercano un alloggio. Mi piace pensare, però, agli esempi positivi che abbiamo a Natale. Pensate a quanto sarebbe stato facile per i personaggi principali della storia della Natività cadere in preda a questa tentazione - o anche a tutte e tre! I pastori avrebbero potuto concentrarsi sui pascoli anziché andare a cercare Gesù, o avrebbero potuto sentirsi minacciati dagli angeli o delusi dal bambino in una mangiatoia. Anche i Magi avrebbero potuto facilmente evitare il loro viaggio dietro la stella, o avrebbero potuto essere minacciati o delusi dal sistema di credenze ebraico rivale a cui questa li portava. Tra i buoni esempi spiccano ovviamente Maria e Giuseppe. Pensate a come sarebbe potuta andare male la loro vicenda: Maria avrebbe potuto ribellarsi contro il viaggio stressante e il fallimento di Giuseppe nel trovare un alloggio, e Giuseppe avrebbe potuto rifiutare tutte le difficoltà provocate da quel figlio che non era suo. Ma nessuno dei due ha fatto niente di tutto ciò. Si sono riuniti intorno al bambino Gesù e lo hanno adorato. E se lottiamo contro le tentazioni dell'orgoglio, della vanità e della routine in questo Natale, possiamo unirci a loro.
DOSSIER "NATALE" Le verità dimenticate sulla nascita di Gesù Per vedere tutti gli articoli,clicca qui!
Fonte: Aleteia, 12/12/2016
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CI SONO UN CATTOLICO, UN EVANGELICO E UN MUSULMANO
Sembra una barzelletta... invece la storiella non fa ridere perché è purtroppo vera, per quanto paradossale
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 30/11/2016
Ci sono un cardinale cattolico, un vescovo evangelico ed uno sceicco musulmano... Sembra l'inizio di una barzelletta, invece la storiella che stiamo per raccontarvi non fa ridere, anche perché è purtroppo vera, per quanto paradossale. Sin dall'inizio. Dal 16 al 22 ottobre si è svolto in Terra Santa un pellegrinaggio congiunto catto-protestante, per festeggiare il Giubileo della Misericordia da una parte ed il quinto centenario della Riforma luterana dall'altra. La singolare delegazione, di cui han fatto parte 9 vescovi da una parte e dall'altra, è stata guidata dal presidente della Conferenza episcopale tedesca, il card. Reinhard Marx, e dal presidente del consiglio evangelico in Germania, il vescovo luterano bavarese Heinrich Bedford-Strohm. Tutto bene sino al loro arrivo, a Gerusalemme, al Monte del Tempio. Qui la tradizione individua il luogo del sacrificio di Isacco; qui nel X secolo a.C. re Salomone fece erigere il famoso Tempio, distrutto e ricostruito dagli ebrei nel VI sec., ampliato da Erode, più volte ed in varie occasioni frequentato da Nostro Signore Gesù Cristo, infine distrutto dai Romani nel 70 d.C.; qui, per i musulmani, Maometto sarebbe stato assunto in cielo proprio dalla roccia sita sulla cima, oggi all'interno della grande Cupola: per questo vi edificarono tutt'attorno le moschee ancora visibili. Per motivi diversi è dunque un luogo sacro per tutti. Ma c'è qualcuno che vuol farla da padrone.
UN CATTOLICO, UN EVANGELICO E UN MUSULMANO Osserviamo la foto, che ritrae il card. Marx ed il vescovo luterano Bedford-Strohm davanti alla Cupola della Roccia. Con loro c'è lo sceicco Omar Awadallah Kiswani. E qui sembra di cimentarsi con la rubrica Aguzzate la vista de La Settimana Enigmistica: cosa manca? Ebbene sì, manca la croce pettorale. Non a caso. Le autorità musulmane hanno esplicitamente ordinato ai propri ospiti di levarsela, prima di metter piede lì dentro. Ed i catto-protestanti hanno prontamente obbedito, senza fiatare, né opporre alcuna resistenza. Ben strano senso dell'accoglienza, quello islamico: cercare di metter a proprio agio chi faccia loro visita, pretendendo che si vergogni dei propri simboli più cari, quelli religiosi, e costringerlo a toglierseli. Ma ancor più strana, anzi umiliante è la remissiva accondiscendenza con cui un cardinale e diversi vescovi hanno subito accolto l'"invito", pronti a metter tra parentesi il segno per eccellenza della loro fede per una questione di «rispetto», come hanno spiegato. Anzi, sarebbe parso loro addirittura sbagliato agire diversamente. Salvo poi sorbirsi, imperturbabilmente in silenzio, il fervorino di una storia davvero bislacca, quella propinata dalla guida musulmana, assolutamente pronta a negare che sul Monte del Tempio, nonostante il nome, vi sia mai stato alcun tempio ebraico, tanto meno quello di Salomone: «Non v'è alcuna prova archeologica», ha assicurato, spiegando come la sola presenza di ebrei e cristiani in questo luogo sia semplicemente contro il volere di Dio. In realtà, la Storia dice l'esatto opposto: il tempio ci fu, eccome e ben prima che l'islam esistesse. Ma per questo, nella faziosa lezioncina di storia, non c'era posto. Del resto, non sarà parso vero di vedere gli attenti interlocutori catto-protestanti ascoltare in silenzio e senza colpo ferire.
LA CROCE Michael Wolffsohn, editorialista di Bild, ha ricordato come negli ultimi anni i fedeli cristiani abbian potuto visitare il Monte del Tempio, senza che portar la croce facesse problema. Non si capisce pertanto la novità, se non in un'ottica mediatica a favore di obiettivo: la foto, che ritrae il cardinale, il vescovo luterano e lo sceicco musulmano, parla amaramente da sola. «Ci sono immagini, di cui vien spontaneo verificare prima se si tratti di un falso», ha commentato in merito, comprensibilmente, l'editorialista di Der Spiegel, Jan Fleischhauer, sconcertato. Perché il cardinale, i vescovi, tutti quanti hanno il dovere morale e spirituale di tener sempre presente come per quella Croce, che loro hanno prontamente messo tra parentesi, ci siano milioni di Cristiani che ogni giorno, in diverse aree geografiche del mondo, pagano la loro fede con la propria vita, senza però deflettere per un solo istante dalla testimonianza, nonostante le discriminazioni, le persecuzioni ed i massacri di cui sono vittime, spesso (ma non solo) proprio per mano islamica. La storia del Cristianesimo è fatta anzi proprio da questi martiri, che, in ogni epoca, non rinunciano mai alla Croce, pronti anzi per Essa a sacrificarsi contro il proprio interesse, contro i propri comodi e contro il proprio tornaconto. Sono i nostri santi, coloro che hanno edificato la Chiesa col loro sangue e non certo con gli accomodanti tatticismi di chi, al timor di Dio, preferisca il timore ed il "rispetto" umano. Con gente priva di spina dorsale non si andrebbe da nessuna parte...
Fonte: Corrispondenza Romana, 30/11/2016
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IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU E' UN ABORTISTA CONVINTO, COME I SUOI PREDECESSORI
Sostituirà Ban Ki-moon dal 1° gennaio: Antonio Guterres è un socialista portoghese che si propone di imporre una tassa globale per finanziare l'aborto (e intanto in Italia una paladina del gender diventa ministro dell'istruzione... con il plauso della CEI)
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-10-2016
L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha un nuovo Segretario Generale, nominato giovedì 6 ottobre dall'Assemblea Generale su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza: António Manuel de Oliveira Guterres, che in gennaio prenderà il posto del sudcoreano Ban Ki-moon, in carica dal 2007, per un mandato la cui durata non è di per sé stabilita negli statuti ma che per prassi è di cinque anni. Portoghese di Lisbona, dov'è nato nel 1949, ha abbandonato la carriera accademica (Fisica e Ingegneria elettronica) per entrare in politica. Lo fece con i socialisti nel 1976, in occasione delle prime elezioni svoltesi dopo la cosiddetta "rivoluzione dei garofani", il golpe del 25 aprile 1974 con cui l'ala progressista dell'Esercito mise fine alla dittatura anticomunista di António de Oliveira Salazar (1889-1970) prima e di Marcelo José das Neves Alves Caetano (1896-1980) dopo. In breve tempo Guterres è divenuto uno degli uomini più in vista del Partido Socialista Português (fondato nel 1973) fino a diventarne, nel 1992, Segretario generale e leader dell'opposizione, Nel settembre dello stesso anno è stato quindi nominato vicepresidente dell'Internazionale Socialista, divenendo poi presidente nel 1999 e fino al 2005. Nel 1995, quando il PSP vinse le elezioni politiche, Guterres divenne primo ministro. Rieletto nel 1999, si dimise nel dicembre 2001 dopo la débâcle dei socialisti alle elezioni amministrative. Nel 2005 è quindi stato nominato Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), carica che ha ricoperto sino al 2015. È in questa veste che Guterres ha raggiunto la visibilità mondiale e pure una certa fama. Del resto non ha mai tralasciato l'impegno attivo in quelle aree specifiche d'interesse e d'intervento nemmeno dopo essere decaduto come capo dell'ACNUR. Oggi dunque raggiunge il grado massimo della politica internazionale. Altri nomi sono circolati nei mesi scorsi come possibili candidati al vertice dell'ONU, ma il suo è sempre stato quello favorito; un pool di nomi omogeneo, peraltro, quello da cui alla fine è emerso Guterres, composto tutto da figure di sinistra, favorevoli all'aborto e all'ideologia LGBT. Ora, Guterres è, tra l'altro, membro del Club di Madrid, un gruppo di potere che assomiglia tanto a un'altra "internazionale socialdemocratica" formata da capi di Stato e di governo ex o in carica, nonché figlio dalla medesima cultura politica del Club di Roma (e del Club di Budapest), quello che negli anni 1970 lanciò il falso allarme della sovrappopolazione mondiale per giustificare l'adozione di politiche neomalthusiane di controllo delle nascite potenzialmente in tutto il globo. Ma la cosa che più lo caratterizza ora tra le nazioni del mondo è la convinzione con cui predica la tassa globale per finanziare l'aborto (alimentata per esempio da imposte sulle transazioni finanziarie o sui biglietti aerei: sono allo studio diverse soluzioni) che garantirebbe all'ONU un portafoglio proprio non più dipendente dagli orientamenti politici degli Stati membri (ovvero magari dalla loro opposizione al controllo neomalthusiano delle nascite) e con cui sarebbe per esso oltremodo agevole imporre la "salute riproduttiva" in piena autonomia. La proposta di questa Global Tax circola da un po' ma da un po' sembra anche sospesa in un limbo d'incertezza. Adesso che però al vertice c'è Guterres, il quale l'annovera tra le proprie preoccupazioni principali, la tassa mondiale sull'aborto potrebbe essere molto più vicina.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti sull'argomento ecco il link a un articolo da noi rilanciato lo scorso febbraio
ONU: UNA TASSA MONDIALE PER FINANZIARE L'ABORTO Ovviamente l'Onu parla d'interventi salva-vita a fronte di calamità naturali o di conflitti militari, ma in realtà vuole solo più aborti di Marco Respinti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4109
I VESCOVI DIVORZIANO DAL POPOLO CATTOLICO Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "I vescovi divorziano dal popolo cattolico" spiega che mentre le associazioni che hanno animato i Family Day e i genitori impegnati nella scuola esprimono preoccupazione per la nomina della Fedeli a ministro dell'Istruzione nel nuovo governo Gentiloni, i vertici della CEI - attraverso Avvenire e il Forum delle Famiglie - esprimono pieno appoggio al governo e si mettono a disposizione del neo-ministro. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 dicembre 2016: La gerarchia ecclesiastica italiana sembra ormai aver definitivamente divorziato dal popolo cattolico. È l'impressione netta che si ricava dalle reazioni alla formazione del nuovo governo, e in particolare, per la nomina della senatrice PD Valeria Fedeli al ministero dell'Istruzione. Chi sia la senatrice Fedeli è noto, così come le sue crociate pro-gender nella scuola (noi ne abbiamo parlato ieri). E infatti dal momento dell'annuncio del nuovo governo si è creata una immediata agitazione nel mondo delle associazioni che hanno dato vita ai Family Day e tra i genitori già impegnati ad evitare che le scuole siano trasformate in campi di rieducazione, per usare un'espressione di papa Francesco. «Questa scelta - ha detto per esempio Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli - ha chiaramente i toni della provocazione, se non della vendetta, verso le Famiglie del Comitato per il No, colpevoli di aver vinto il referendum». Gandolfini «assicura collaborazione per iniziative contro ogni forma di odiosa discriminazione, violenza o bullismo», ma consapevole di cosa significhi la Fedeli al Miur assicura allo stesso modo anche battaglia contro «qualsiasi tentativo di trasformare i nostri figli in cavie di sperimentazioni ideologiche». Che a una battaglia più aspra per la libertà di educazione e per difendere i figli bisogna prepararsi (come prima e più di prima) è chiaro anche ai parlamentari che hanno già sperimentato il "metodo Renzi-Boschi". [...] Si potrebbe continuare, ma a fare più notizia in effetti è il silenzio dei vescovi italiani, o per essere più precisi della Conferenza episcopale italiana che, per statuto, si occupa dei rapporti tra Chiesa cattolica e Stato italiano. Nulla da dire sul neo-ministro. Come interpretare questo silenzio? Sorpresa? Costernazione? Tentativo di riordinare le idee dopo un duro colpo? Niente di tutto questo: pura e semplice connivenza con questo governo e con questa maggioranza parlamentare che - come abbiamo dimostrato nei giorni scorsi - è la più laicista e anti-famiglia della storia repubblicana. Per capire basta prendere in mano la surreale edizione di ieri del quotidiano Avvenire, organo ufficiale della CEI. Il caso Fedeli non è neanche menzionato, per Avvenire è un semplice avvicendamento che non merita più di tre parole. In compenso l'editoriale del direttore Tarquinio, dietro al solito linguaggio clericale, esprime pieno appoggio al governo di un Gentiloni dallo «stile misurato e consapevole» (tradotto in linguaggio corrente vuol dire "siamo tutti con te"). "Il governo dei doveri" viene definito, ma invano cerchereste tra i doveri elencati dal direttore di Avvenire un pur qualche riferimento alla famiglia (peraltro scomparsa dall'orizzonte dei ministeri) o alla libertà di educazione. Ricordiamolo quando alla prossima occasione il direttore di Avvenire cercherà di accreditare il suo giornale in prima linea nella battaglia contro l'indottrinamento gender nella scuola o a difesa della famiglia. Balle, sono ben altre le preoccupazioni che albergano da quelle parti. Né si pensi che si tratta di una scelta autonoma del direttore. Soprattutto su certi temi a decidere è l'editore nella persona di monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI e plenipotenziario per i media legati alla Conferenza episcopale. La controprova? L'altrettanto surreale comunicato dell'altra creatura affidata alle soffocanti mani di monsignor Galantino: il Forum delle Famiglie. Nessuna preoccupazione emerge dal comunicato stampa che riporta le dichiarazioni del vice-presidente del Forum Maria Grazia Colombo, solo ringraziamenti al ministro uscente Stefania Giannini (quella che "la teoria gender non esiste e se lo dite ancora vi denuncio") e grande spirito di collaborazione con il ministro Fedeli da cui ci si attende una scuola che valorizzi tutte le sue componenti. Per concludere che «siamo a sua disposizione e le auguriamo buon lavoro». Stesi a tappetino. La gerarchia ecclesiastica dunque va per la sua strada, ci diranno che loro non fanno muri ma costruiscono ponti. La realtà è ben diversa, questa è la strada dei mercanteggiamenti politici, dell'opzione preferenziale per il PD, degli scambi per salvare l'Otto per Mille: questa gerarchia pensa evidentemente che a salvare la presenza della Chiesa in Italia siano i soldi dello Stato e non la fede e la missione. E per questo abbandona il suo popolo che invece, seppur ridotto a minoranza, intende testimoniare nella società anche difendendo la dignità umana. Come è stato per i Family Day, ad accompagnare in questo cammino ci sono almeno singoli vescovi che non abdicano al loro ruolo, ma è ben triste constatare la diserzione dei vertici e come coloro che hanno sempre sulle labbra i poveri e il popolo sono poi quelli più pronti a sostenere il potere.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-10-2016
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UN NUOVO LIBRO SVELA LA SODOMIA: DA ABERRAZIONE CONTRO NATURA A SCELTA LEGITTIMA E TUTELATA
L'omosessualità è stata normalizzata con una precisa scelta ideologica e strategica di intellettuali e movimenti organizzati
Fonte Osservatorio Gender, 29/10/2016
Qual'è stato il processo storico che ha portato all'odierna "normalità" omosessuale? Rodolfo de Mattei cerca di rispondere a tale quesito nel suo secondo libro, dopo "Gender Diktat", edito da Edizioni Solfanelli intitolato "Dalla sodomia all'omosessualità. Storia di una normalizzazione". Il saggio si propone di delineare alcuni passaggi chiave di quello che l'autore definisce appunto il "processo di normalizzazione" dell'omosessualità, del quale la teoria del gender è una delle due facce della stessa medaglia. Il termine "omosessualità" - si legge sulla quarta di copertina - è stato utilizzato, a partire dalla fine del XIX secolo, per "normalizzare" quelli che fino ad allora erano identificati come "atti contro natura" o, secondo la terminologia biblica, "sodomitici". L'excursus storico tracciato dall'autore, dimostra come questo processo di "normalizzazione", sia il frutto di una precisa scelta ideologica e strategica attuata grazie all'impegno di intellettuali, militanti, e movimenti organizzati, al fine di trasformare in valore positivo ciò che la tradizione aveva sempre considerato come una delle più gravi violazioni della legge naturale e cristiana. Nella seconda parte dell'opera, basandosi sugli studi scientifici più recenti, Rodolfo de Mattei smonta alcuni ricorrenti luoghi comuni riguardo la presunta "normalità" omosessuale, mettendone in evidenza la totale inconsistenza. Per ordinare il libro scrivere a info@osservatoriogender.it . Di seguito proponiamo per i lettori dell'Osservatorio Gender, il primo paragrafo del capitolo I del libro, intitolato: "Omosessualità: una invenzione moderna".
IL PROCESSO DI "NORMALIZZAZIONE" DELL'OMOSESSUALITÀ La teorizzazione dell'omosessualità, e quella della indistinzione dell'identità sessuale, costituiscono infatti due facce della stessa medaglia, condividendo i medesimi obiettivi, volti ad abbattere la legge naturale, in nome della illimitata auto-determinazione sessuale. Se il movimento omosessuale rappresenta il volto sfrontato e duro delle rivendicazioni LGBTQIA (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer, Intersex, Asexual), il movimento gender costituisce la retroguardia, il lato nascosto e, per così dire, "soft" di questo epocale processo di sovvertimento. Il primo adotta una strategia di azione schietta e "frontale", rivendicando apertamente i propri presunti diritti, mentre il secondo opta per una tattica subdola e "trasversale", ma non per questo meno efficace e violenta, al fine di raggiungere i propri scopi, attraverso ambigui programmi politici e profonde infiltrazioni all'interno dei più influenti organismi internazionali. Come risultato di questa duplice manovra a tenaglia, negli ultimi tempi il processo di normalizzazione dell'omosessualità ha conquistato larghi strati dell'opinione pubblica e del sentire comune, e si fa strada l'idea secondo cui mascolinità e femminilità non sarebbero categorie date e immutabili, quanto ruoli da scegliere ed "apprendere" in famiglia e nella società in generale. Secondo i teorici dell'omosessualismo e dell'ideologia del gender, la virilità, la femminilità, la paternità, la maternità sono mere categorie socio-culturali che vengono costruite e plasmate all'interno di dinamiche famigliari e sociali. Infatti, il processo di normalizzazione dell'omosessualità come tutti i falsi processi è costruito sull'inganno e sulle menzogne. Tra quest'ultime, due in particolare spiccano per sedimentazione nell'indottrinata ed anestetizzata coscienza dell'odierna opinione pubblica: che gli omosessuali siano ovunque e che il comportamento omosessuale sia del tutto normale ed equivalente a quello eterosessuale. Due bugie che, nonostante fossero enormi, grazie all'influente appoggio mass-mediatico e dell'establishment "culturale" o dell'intellighenzia alla moda, sono state in grado di attecchire nella mentalità comune, attraverso il rodato meccanismo descritto a suo tempo dal celebre pensatore cattolico Joseph de Maistre (1753-1821): «Le bugie somigliano alle monete false: coniate da qualche malvivente sono poi spese da persone oneste, che perpetuano il crimine senza saperlo. Così la bugia, soprattutto se detta da persona autorevole o di successo, corre in tutte le direzioni e lentamente si trasforma in verità, se non ci sottomettiamo alla fatica della verifica e della critica».
MARTELLANTE PROPAGANDA Recenti sondaggi hanno infatti dimostrato come la maggior parte degli americani pensano che gli omosessuali siano molto più numerosi di quanto effettivamente lo siano nella realtà. Secondo "Gallup", il noto istituto statunitense per le ricerche statistiche, la maggior parte della popolazione ritiene che il 25% della popolazione sia omosessuale, cifra che, tra i cosiddetti "millennials", ossia i giovanissimi, coloro che sono più confusi e bombardati dalla martellante propaganda omosessualista, arriva addirittura al 30%. Numeri da far impallidire Alfred Kinsey (1894-1956), il sessuologo americano che, con i suoi tanto sbandierati quanto scientificamente inattendibili studi, si era fermato ad un "misero" 10%. La lettura di studi seri ed onesti riporta tutt'altro. Austin Ruse, presidente dell'Istituto di ricerca statunitense, "C-FAM" (Center for Family & Human Rights), a tale proposito, in un articolo pubblicato sul quotidiano on-line "Crisis Magazine", sottolinea come la "Ricerca Laumann", condotta dalla University of Chicago nel 1994, ed un altro recente studio realizzato dai "Centers for Disease Control and Prevention"(CDC), delineino un quadro completamente differente. Secondo "CDC", importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti, nota infatti Austin Ruse, «vi sono 1,8 % di uomini omosessuali e 1,4 % di donne lesbiche, corrispondenti, rispettivamente a 2,1 milioni di uomini e 1,7 milioni di donne. Una cifra che è meno della metà del numero dei metodisti presenti negli Stati Uniti». Dati analoghi sono stati rilevati nel Regno Unito nel 2014 dall' "Office for National Statistics", che nel suo "Integrated Household Survey'', un'indagine sull'identità sessuale che ha coinvolto 178,197 persone, ha ottenuto i seguenti risultati: il 93,5% si è dichiarato "eterosessuale", l'1,1% ha affermato di essere "gay" o "lesbica", un 0,4% si è detto bisessuale, mentre la frazione rimanente non ha risposto o ha detto di non avere un'opinione in proposito. Data per acquisita la prima bugia, ossia che gli omosessuali siano "ovunque", il secondo automatico e logico passo è stato la successiva metabolizzazione sociale dei rapporti tra persone dello stesso sesso, grazie al cambiamento e all' "evolversi" della mentalità comune, in conseguenza della sempre più frequente ed invadente "sovraesposizione omosessuale". Lo scrittore americano Robert R. Reilly, nel suo interessante libro Making Gay Ok, ha ben descritto tale metamorfosi, frutto del "potere di razionalizzazione" dell'omosessualità, raccontando l'emblematica vicenda dello storico attivista gay, Franklin Kameny (1925-2011), accolto con tutti gli onori alla Casa Bianca, il 29 giugno 2009, assieme ad altri 250 leaders LGBT, e insignito di un premio speciale dal presidente Barack Obama con le seguenti parole: «Noi siamo orgogliosi di te, Frank, e ti siamo infinitamente grati per la tua leadership».
GAY IS GOOD La storia personale di Kameny, noto per aver coniato il celebre ed efficace slogan "gay is good", è un paradigma della straordinaria parabola ascendente vissuta dall'omosessualità, passata nello spazio di pochi decenni, da un comportamento immorale e illegale, giustamente censurato socialmente, alla sua completa legittimazione pubblica. Proprio nei dintorni della Casa Bianca, precisamente all'interno di "Lafayette Park", luogo di ritrovo per omosessuali in cerca di avventure, Kameny era stato infatti arrestato nel 1957; portato di fronte alla Corte Suprema, l'imputato si era difeso e aveva rivendicato la moralità e la normalità degli atti omosessuali, dichiarando: «Sotto il nostro sistema, la moralità è una materia di opzione personale e credenza individuale sulle quali il cittadino americano può avere qualsiasi visione vuole e sulla quale il governo non ha, in alcun modo, né potere né autorità. Per questo, nella mia visione, l'omosessualità non solo non è immorale ma affermativamente morale». Oggi Kameny, scomparso nel 2011, è presentato e ricordato come un "eroe" dei diritti umani e nessuno osa criticare le sue ultime esternazioni (2008) al sito statunitense "American for Truth": «Lasciateci avere più e migliori soddisfazioni di sempre maggiori e nuove perversioni sessuali, di qualsiasi tipo, da sempre di più adulti consenzienti [...] Se la bestialità con animali consenzienti dà felicità ad alcune persone, lasciatele avere questa felicità. Questo è l'Americanismo in azione». "Americanismo" inteso quindi come rivendicazione di uno stile di vita svincolato da qualsiasi freno o limite morale, così come espressamente dichiarato anche dall'attivista lesbica indio-americana, Urvashi Vaid: «Noi abbiamo un'agenda che prevede la creazione di una società nella quale l'omosessualità è ritenuta come salutare, naturale e normale. Per me questo è il punto più importante dell'agenda». L'incoronazione dell'icona gay Kameny presso la Casa Bianca rappresenta dunque l'emblematica chiusura di un cerchio ideologico che, nello spazio di qualche decennio, ha portato alla completa accettazione e metabolizzazione sociale dell'omosessualità.
LEGITTIMAZIONE DELL'OMOSESSUALITÀ In realtà, sebbene individui con tendenze e inclinazioni verso persone dello stesso sesso siano sempre esistiti, la dicotomia eterosessuale/omosessuale, come la intendiamo oggi - per non parlare del poco decifrabile, e sempre più lungo e "inclusivo", acronimo LGBTQIA - è sempre stata, nel corso della storia, qualcosa di sconosciuto e inconcepibile. L'unico comportamento sessuale accettato e considerato normale era l'eterosessualità. Tutto il resto, seppur fosse più o meno presente nella società, secondo la decadenza dei tempi, rientrava, in quanto contro natura, nelle categorie della perversione e della devianza sessuale. La normalizzazione sociale delle unioni tra persone dello stesso sesso costituisce non solo una novità, ma un fenomeno, oltre che inedito, perfino più scandaloso dell'introduzione del divorzio e dell'aborto nella società, entrambi "accettati" nell'ordinamento legislativo, ma presentati come "soluzioni estreme", ossia "mali minori" da tollerare ma pur sempre mali. Al contrario, la legalizzazione dell'omosessualità viene fatta in nome della sua pretesa bontà e normalità intrinseca, trasformando dunque un male assoluto in un bene assoluto da diffondere e promuovere nella società come modello pienamente positivo. Oltre a ciò, la gravità inedita della legittimazione dell'omosessualità, che ha il suo punto di approdo nel cosiddetto "matrimonio omosessuale", è rappresentata dal suo carattere pubblico e permanente. In questo senso, l'omosessualità è uno scandalo pubblico senza precedenti, proprio perché sdogana e promuove come "buoni", comportamenti perversi che vanno contro la natura dell'uomo e che perciò possono essere legittimamente definiti "anormali". Uno scandalo, per così dire, alla luce del sole, che si perpetua e manifesta ogni giorno attraverso legami pubblici e stabili rappresentati dalle "famiglie" same-sex. Per questo, nessuna società, nel corso di più di duemila anni di storia, ha mai legittimato o legalizzato l'unione tra persone dello stesso sesso. (tratto da Dalla sodomia all'omosessualità. Storia di una "normalizzazione" - Rodolfo de Mattei, Solfanelli, Chieti 2016)
Fonte: Osservatorio Gender, 29/10/2016
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OMELIA IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A (Mt 1,18-24)
Non temere di prendere con te Maria, tua sposa
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18 dicembre 2017)
Nell'ultima Domenica di Avvento la Chiesa ci invita a riflettere sugli avvenimenti che precedono il Natale del Signore. La scelta del brano evangelico cade perciò sulla pagina nella quale san Giuseppe è tormentato da un dubbio, un dubbio che non riguardava certamente l'onestà e l'innocenza di Maria, ma ciò che Dio domandava a lui personalmente. Per comprendere questo dubbio bisogna capire bene come avveniva il matrimonio presso gli ebrei. Esso si svolgeva in due fasi distanziate un anno l'una dall'altra. La prima fase era il fidanzamento che, di fatto, riservava definitivamente la giovane al suo futuro marito. In un certo senso, si può dire che essi erano già marito e moglie ma non abitavano ancora insieme: dovevano aspettare ancora un anno. Durante quell'anno fervevano i preparativi per la cerimonia solenne che culminava con la riunione degli sposi nella loro nuova casa. Il brano del Vangelo di oggi si colloca proprio durante quest'anno di preparativi. Giuseppe e Maria erano già promessi l'uno all'altra, e si stava preparando la solenne cerimonia nuziale. A questo punto avvenne qualcosa di imprevisto per l'ignaro Giuseppe: in Maria si vedevano sempre più evidenti i segni della maternità. Egli ancora non sapeva dell'Annuncio angelico avuto da Maria sua sposa e, quindi, non sapeva che Ella era stata prescelta da Dio per diventare la Madre del Messia. Egli, pertanto, si trovava in un dubbio molto grande: "Cosa vuole il Signore da me?". Si è tanto scritto su questo episodio evangelico e tante sono state le risposte date dai vari studiosi della Sacra Scrittura. Ritengo che la risposta più bella sia quella data da san Bernardo il quale, commentando questa pagina evangelica, insegnò che san Giuseppe, illuminato da Dio, comprese che Maria, sua sposa, era quella vergine di cui parlava il profeta Isaia: «La Vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7,14). Egli conosceva bene la Sacra Scrittura e sapeva che il Messia sarebbe nato da una vergine, e in quel momento comprese che la vergine prescelta per questa altissima missione era proprio Maria, la sua sposa. Sappiamo dal Vangelo che Maria e Giuseppe volevano mantenere la loro verginità. Questo lo deduciamo dalle parole che Maria disse all'Angelo allorquando egli le disse: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31). A quelle parole, Maria rispose: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34). È chiaro che queste parole hanno senso solo se si ammette che i due santi Sposi avevano molto fermo il proposito di mantenere integra la loro verginità; o, per meglio dire, che avevano fatto un vero e proprio voto di verginità. La prima domanda che sorge spontanea è la seguente: per quale motivo Maria non disse nulla a san Giuseppe riguardo il mistero che stava avvenendo in Lei? La riposta è semplice: il mistero che si stava compiendo in Lei era talmente grande che non si sentiva in grado di esprimerlo. Dio certamente avrebbe provveduto ad avvisare il suo sposo Giuseppe. San Giuseppe, come dicevo prima, comprese che Maria stava diventando la Madre verginale del Messia e fu colto da un profondo senso di umiltà. Insegnava san Bernardo che per tal motivo egli si voleva ritirare nell'ombra, ritenendosi indegno di vivere accanto al Messia e alla Madre sua. Se avesse ritenuto Maria colpevole di qualche cosa, l'avrebbe accusata pubblicamente. Considerandola invece innocente, volle mandarla via in segreto, allontanandosi così da un Mistero che considerava troppo grande per lui. In questo modo, san Giuseppe avrebbe fatto ricadere tutte le colpe su di lui. Ecco allora che intervenne l'Angelo a rassicurare il giusto Giuseppe e a dirgli: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20). Uno dei vari messaggi di questo brano evangelico penso possa essere questo: come san Giuseppe, anche noi non dobbiamo temere di prendere Maria nella nostra vita. Prendere Maria nella nostra vita significa consacrarci interamente a Lei, affidandole la nostra vita, mettendoci sotto la sua materna protezione e pregandola con fervore. San Giuseppe deve diventare per noi il modello supremo della devozione mariana. Prendendo Maria nella nostra vita, andremo molto avanti e molto in alto.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18 dicembre 2017)
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