BastaBugie n�489 del 18 gennaio 2017

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1 LA LEGGENDA DEL SAMURAI BUONO
Storia dei 47 ronin che nel Giappone del '700 vendicarono il loro signore, in una terra dove i cristiani furono massacrati a migliaia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL FILM CHE SMASCHERA IL FANATISMO DEI DARWINISTI
Altamira: nel 1878 un nobile spagnolo scopre una grotta preistorica con pitture rupestri, ma i darwinisti non gli credono perché smentisce l'evoluzionismo (VIDEO: trailer)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LA BIO-MANIA CHE CI RENDE LA VITA IMPOSSIBILE
Ci hanno tolto il Dio di Gesù, che permetteva tutto, e ci hanno riempiti di obblighi ecologici... a spese nostre
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 HITLER DECISE L'INVASIONE DELLA SVIZZERA, MA UN SANTO LO FERMO'
San Nicola di Flüe bloccò i carri armati e gli aerei tedeschi con un miracolo (testimoniato da migliaia di soldati elvetici)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA SINISTRA GIACOBINA DENIGRA GLI AVVERSARI CHIAMANDOLI: FASCISTI, RAZZISTI, OMOFOBI, FINO ALL'ODIERNO... POPULISTI!
Mai che dicano ''votate per noi perché vi dimostriamo di essere bravi'', ma dicono ''non votate per gli altri: sono brutti e cattivi''
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 SNOWDEN HA RIVELATO AL MONDO CHE SIAMO TUTTI SPIATI
Il film dedicato al genio informatico che ha svelato il sistema di spionaggio degli Usa (VIDEO: trailer e intervista a Snowden)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 REATI IN CALO? IL GOVERNO CI RASSICURA... EPPURE NON MI SENTO PER NULLA SICURO
Come quella notte che venni derubato di un orologio, con la pistola puntata in faccia... (le statistiche non includono chi non denuncia neppure perché sa di non ottenere giustizia)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 UN DIZIONARIO CONTRO IL PENSIERO PERICOLOSO
Nuova iniziativa del Timone per vaccinarsi contro il vizio di mettere la faccia di Gesù accanto a quelle di Martin Luther King e Gandhi, non sapendo quale pericolo si cela dietro certe idee
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA III DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 4,12-23)
Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA LEGGENDA DEL SAMURAI BUONO
Storia dei 47 ronin che nel Giappone del '700 vendicarono il loro signore, in una terra dove i cristiani furono massacrati a migliaia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/10/2016

Conoscete la storia-leggenda dei «47 ronin»? E' la vicenda più giapponese che esista e non c'è giapponese che non la conosca. Prima la raccontiamo, poi commentiamo.
Durante il medioevo nipponico un daimy (signore feudale) si trovava nel palazzo dello shogun (il gran capo dell'arcipelago) a Edo (l'allora capitale). Qui, gravemente provocato da un cortigiano, cercò di rispondere all'insulto, ma fu bloccato in tempo. Sì, perché estrarre la spada in quel luogo era vietatissimo, pena la morte. Lo shogun, saputo della provocazione, non fece giustiziare il colpevole ma benignamente gli permise di salvare il suo onore commettendo seppuku (suicidio rituale). L'onore sì, ma non il feudo e i beni, che vennero incamerati dallo shogun. I samurai del defunto si ritrovarono ronin, (lett. «uomini onda», cioè senza padrone e, perciò, costretti a vagare).

47 VENDICATORI
Una cinquantina di essi giurarono di vendicare il loro signore. Ma colui che ne aveva provocato la disgrazia, temendo proprio questo, stava in guardia. Bisognava fargliela abbassare. I 47 vendicatori, perciò, trascorsero i seguenti due anni a far credere che la disoccupazione li aveva abbrutiti rendendoli codardi, abietti, ubriaconi. Uno abbandonò la famiglia, uno la fidanzata, uno si fece sequestrare la spada, uno accettò gli sputi senza reagire. E così via. Quando il bersaglio predestinato si convinse dello scampato pericolo e licenziò la guarnigione che aveva arruolato a sua difesa, scattò la trappola.
La vendetta fu compiuta e i 47, poi costituitisi allo shogun, chiusero la loro missione col seppuku. Questa storia, perfetto ed estremo esempio di fedeltà al bushido (il codice dei samurai), impazzò subito nel teatro kabukie in quello bunraku (di marionette), poi al cinema e nei manga.
Recentemente vi si sono cimentati gli attori americani Keanu Reeves, Morgan Freeman, Clive Owen, tanto la storia è affascinante. Purtroppo il mito ha offuscato, come al solito, la storia, e i «47 ronin» sono serviti ai samurai per rifarsi il maquillage a uso dei posteri (tra cui il famoso scrittore Yukio Mishima, tanto caro a certe destre nostalgiche). Intanto, godetevi la leggenda con i 47 ronin a fumetti della ReNoir (Mike Richardson, Stan Sakai, 47 ronin, ReNoir, pp. 154, €. 19,90)

ORA, I CHIARIMENTI
Cominciamo col dire che il «medioevo» giapponese non è mai esistito. E' il cristianesimo che fa "ribollire" le epoche; chi non lo ha mai adottato vive da sempre una realtà immutabile, piatta e monotona. Il pagano ragiona così: si deve fare come si è sempre fatto. L'uomo plasmato dal cristianesimo fa il contrario. Perciò il Giappone è uscito dal suo eterno «medioevo» solo quando le cannoniere americane ve l'hanno costretto, a metà dell'Ottocento.
Il fatto dei 47 ronin si svolge nel 1702, mentre in Europa il Medioevo era un lontanissimo ricordo (c'era la guerra di successione spagnola). L'unica eccezione a un'età del ferro senza fine furono gli archibugi, introdotti dagli europei alla fine del secolo XVI. Per quanto riguarda l'onore e il codice bushido, stavano ai samurai come la morale evangelica sta ai cristiani: una cosa è il bell'ideale, un'altra quel che si fa in concreto. Perciò, i tradimenti, gli spergiuri, le pugnalate alla schiena, la corruzione, i fratricidi per motivi d'interesse erano la realtà.
Basta dire che al tempo dei 47 ronin regnava il clan Togukawa, che aveva vinto la decisiva battaglia di Sekigahara nel 1600 grazie a un venalissimo e spregevole voltafaccia sul campo. E che l'opera teatrale sui 47 fu vietata per molto tempo, proprio per evitare che qualcuno ci vedesse un riferimento al clan al potere. Non c'era un potente che non fosse costretto a dormire con un occhio solo, perfino i bonzi buddisti.

LA GENTE COMUNE
Per quanto riguarda la gente comune, la fame era la regola, a causa di una piramide sociale che ricorda quella sovietica: una pletora di funzionari (e i samurai lo erano) che gravava su contadini e pescatori, i quali non avevano alcun diritto, nemmeno al nome. Un samurai poteva ucciderne uno perché quello non si era inchinato a dovere al suo passaggio o anche solo per provare il filo di una spada nuova: bastava che comunicasse l'avvenuta esecuzione al primo ufficio incontrato.
Le donne, ovviamente, contavano ancora meno, e i bambini meno ancora. E non parliamo dei cristiani trucidati nei modi più efferati dalla fine del XVI alla fine del XIX, e solo per il sospetto che potessero incrinare il sistema di potere. Le caste, poi: i paria adibiti ai mestieri «impuri» (ancora oggi se lavori alle pompe funebri vieni scansato) o i menomati fisicamente (idem). Lo stesso James Clavell, nel suo (anticattolico) Shogun del 1975, è costretto a riportare l'episodio del servo che fa hara-hiri (sventramento non rituale) perché il suo padrone - inglese e ignaro della situazione - gli ha ordinato di spennare un fagiano: se non lo fa, verrà ucciso per la disobbedienza; se lo fa, perderà il suo rango di servitore per aver toccato un animale morto. Insomma, i 47 ronin stanno ai giapponesi come i Cavalieri della Tavola Rotonda stanno a noi. Bel mito. E basta.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/10/2016

2 - IL FILM CHE SMASCHERA IL FANATISMO DEI DARWINISTI
Altamira: nel 1878 un nobile spagnolo scopre una grotta preistorica con pitture rupestri, ma i darwinisti non gli credono perché smentisce l'evoluzionismo (VIDEO: trailer)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/12/2016

Prima o poi uscirà (forse) anche nelle nostre sale un bel film spagnolo, Altamira, in cui si narra una vicenda veramente interessante per noi appassionati di darwinismo. La storia comincia nella regione della Cantabria, dalle parti di Santander, ad Altamira giusto il titolo.
Qui nel 1878 un possidente locale, don Marcelino Sanz de Sautuola (interpretato da Antonio Banderas) si diletta di ricerche archeologiche e partecipa al dibattito internazionale, a quel tempo infiammato, tra darwinisti e no. La sua figlioletta, per caso, scopre nelle sue proprietà una grande grotta nascosta la cui la volta e le pareti sono affrescate da pitture preistoriche che raffigurano bisonti. L'uomo intuisce che risalgono all'era glaciale e, non potendo utilizzare macchine fotografiche (i lampi del magnesio e il fumo rovinerebbero le pitture), le fa riprodurre da un pittore francese onde poterle mostrare a qualche congresso antropologico a Parigi (capitale, con Londra, della «nuova scienza»). Sua moglie (l'attrice che fu anche in Apocalypto di Mel Gibson) è una devota cattolica, divisa tra il marito non praticante (ce l'ha con Dio perché ha perso due figliolette) e la Chiesa. Ora, quest'ultima nel film non fa la solita parte della fanatica intransigente creazionista, perché la storia mostra diversi preti che non vedono alcun contrasto tra la paleontologia e la fede. Ma una figura fanatica e intransigente c'è, l'arciprete (impersonato da un irriconoscibile Rupert Everett), che in realtà ce l'ha con la filosofia darwinista, ateista e fanatica pur'essa.
Ritengo che si tratti non del consueto j'accuse contro il clero quanto di un espediente narrativo per far emergere il dissidio della donna, sinceramente dilaniata tra l'amore al marito e quello alla religione. Ora, il bello del film che qui i fanatici veri sono i darwinisti, che si rifiutano perfino di entrare nella grotta e fanno come i colleghi (laici) di Galileo, i quali si rifiutavano di guardare nel suo cannocchiale (mentre erano i gesuiti a dargli ragione). Come le macchie solari scoperte da Galileo (menzionato nel film) erano liquidate come imperfezioni della lente, anche le pitture di Altamira vengono classificate un trucco: è stato il pittore francese, pagato da don Marcelino, a farle. Inutilmente il pittore fa osservare che nessun falsario dipingerebbe così (le figure stilizzate ricordano piuttosto il Picasso del XX secolo e proprio quest'ultimo avrà a dichiarare che la sua arte vi si ispirava). Ma al IX Congresso mondiale di antropologia i darwinisti francesi calano il loro atout: le gotte sono al buio; come sarebbero stati realizzati i dipinti se non c'è traccia di fuliggine sulle pareti? Ma perché i darwinisti negano l'evidenza? Perché le loro teorie dicono che l'uomo preistorico al tempo dei bisonti iberici era una scimmia, perciò incapace di dipingere.
Il povero don Marcelino morirà di crepacuore, dopo aver visto la sua cameriera adoperare una lampada a olio alimentata da midollo osseo animale. Che non produce fuliggine. Vent'anni dopo, nella Dordogna francese vengono scoperte pitture analoghe in grotte analoghe. Hanno 35mila anni. Da allora i darwinisti hanno dovuto fare come i Testimoni di Geova: questi sono costretti a spingere in avanti la data della fine del mondo, quelli non fanno altro che spingere indietro la comparsa dell'homo sapiens. Contra ideologiam non valet argumentum.

Nota di BastaBugie: per ulteriori informazioni su Darwin e sull'evoluzionismo clicca sul seguente link
https://www.bastabugie.it/it/filtra_argomenti.php?id=21

Qui sotto il trailer del film Altamira (in inglese, in quanto ancora non è stato distribuito in Italia)


https://www.youtube.com/watch?v=mJ7VPiSr7R0

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/12/2016

3 - LA BIO-MANIA CHE CI RENDE LA VITA IMPOSSIBILE
Ci hanno tolto il Dio di Gesù, che permetteva tutto, e ci hanno riempiti di obblighi ecologici... a spese nostre
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/11/2016

Se uno ti convince che comprare una cosa brutta, nana e grinzosa è meglio che comprarne una bella, grossa e paffuta, quello è un genio del commercio. Se poi te la fa anche pagare di più, è un mago. Eggià, quando il benessere diffuso fa sì che tutti abbiano tutto, che fai? Metti in moto l'ingegno e affabuli & affascini, in modo da far tornare in auge il pantalone lacero, le pezze al sedere, la giacchetta striminzita. A quando le scarpe sfondate? La barba mal rasata è già stata sfruttata, i capelli tagliati solo da un lato pure, i tatuaggi da angiporto hanno fatto il loro tempo (certuni e certune sono così decorati che le carte da parati fanno loro un baffo), gli anelli al naso stile baluba anche.

ARMI E CIBO
Ma la merce migliore è quella subito deperibile, così che sei costretto a comprarne continuamente. Armi. E cibo. Ora, una mente geniale ci ha convinti che la chimica fa male alla salute, un'altra che bisogna che la morte ci trovi sani come pesci. Da qui il cosiddetto bio. So bene che l'amico Robi Ronza forse non sarà molto d'accordo, visto che il genio italico è leader nel settore, ma stia tranquillo: non mi lancerò in analisi dettagliatamente contrarie, non se sarei capace. Dico solo che l'altro giorno mia moglie è tornata dal supermercato con un sacchetto di noci «biologiche».
Le ha pagate care, perciò non le butto ma spero di consumarle alla svelta. Dico «spero» perché assieme allo schiaccianoci devo usare il martello, con annessa probabile lite col vicino del piano di sotto. Sono così stitiche che schizzano via, integre, a ogni botta. Col legno ricavato ci si potrebbe fare un armadio, visto che dentro al gheriglio non c'è quasi nulla. E quel quasi nulla non sa di niente. Ho intimato alla consorte di acquistare, d'ora in poi, solo noci californiane, quelle grosse come un uovo di gallina, che sono la gioia degli occhi e ti ci puoi anche sfamare. Pensate, i produttori di bio risparmiano anche la spesa degli anticrittogamici. Ma non te ne detraggono il costo, anzi. Mi sento truffato come con la raccolta differenziata dei rifiuti: se devo differenziarli io, perché devo pagarne la tassa? Mi sento truffato come per il canone a Rai3 e lo stipendio ai politici della fazione a me avversa.

VIVA LA CHIMICA
Sogno una Rai-on-demand: paghi solo le trasmissioni che chiedi. Sogno politici mantenuti esclusivamente dai rispettivi elettori. Sogno un presidente abolito: per quel che serve... Ma non divaghiamo. Sono stato allevato in campagna, a terra, e a quei tempi la frutta era così bio che, quando la natura sfoggiava un fico o una mela particolarmente belli, tondi e succosi, li si portava in regalo speciale ai bambini. O al medico condotto. Sì, perché erano una rarità. Oggi la chimica ha fatto sì che queste rarità siano la regola e a disposizione di tutti, anche dei pensionati e dei poveri. Viva la chimica, che ci ha allungato la vita.
E abbasso quel che la allunga e allarga solo agli imbonitori di genio. Ieri ho accompagnato il feretro di un radical-chic che non aveva mai fumato in vita sua. Cancro al polmone, 45 anni. E a me il plotone d'esecuzione rifiuterà l'ultima sigaretta «perché fa male». Oh, rabbia. Maledetti americani, sempre loro. Lo sapete che nelle loro celle della morte è vietato fumare? E che in tali celle c'è gente che ci sta decenni? Domani esco e mi compro una cassetta piena di cachi al ddt. E pretenderò una cassetta di plastica. Ci hanno tolto il Dio di Gesù, che permetteva tutto, e ci hanno riempiti di obblighi, divieti e paure. A spese nostre. Chiederò al Padreterno di istituire, nel suo misericordioso Inferno, una apposita sezione «ecologica».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/11/2016

4 - HITLER DECISE L'INVASIONE DELLA SVIZZERA, MA UN SANTO LO FERMO'
San Nicola di Flüe bloccò i carri armati e gli aerei tedeschi con un miracolo (testimoniato da migliaia di soldati elvetici)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/12/2016

La Svizzera, Paese mezzo calvinista, apre la sua Costituzione con un'invocazione: «In nome di Dio Onnipotente». E ha come suo eroe nazionale non Guglielmo Tell ma un santo cattolico, san Nicola di Flüe (1417-1487). Il santo, un laico padre di famiglia, ebbe importanti incarichi nella Confederazione e ne salvò più volte l'indipendenza dalle mire degli Asburgo, sia in guerra che negoziando. Si ritirò in eremitaggio e visse per oltre trent'anni di sola Eucarestia, ma a lui ricorrevano gli svizzeri ogni volta che la patria era in pericolo.
Stando a quanto scrive Marco Giglio sulla rivista «Tradizione, Famiglia e Proprietà» riprendendo un libro sul Santo del p. Matthias Graf in francese, san Nicola di Flüe salvò la Svizzera dall'invasione nazista nel 1940. La storia ufficiale non usa ricomprendere i miracoli, ma è un fatto che la Svizzera fu l'unica nazione in Europa a essere lasciata in pace dalle mire di Hitler. L'opinione comune è che l'esistenza indipendente di uno Stato-banca convenisse a tutti, anche ai tedeschi che in quel tempo erano padroni dell'Europa continentale. Si parla di una serie di finte manovre militari al confine, ma il vero motivo della mancata invasione non è noto.
Ora, una lunga citazione ci permette di aggiungere qualcosa. «Dopo avere ordinato alla mie truppe di attaccare la Svizzera, successe un fatto che sconvolse la mia vita». Chi così esordisce è il feldmaresciallo Ritter von Leeb, al comando delle operazioni germaniche. «Vidi intere divisioni ferme, senza poter avviarsi e senza poter sparare un solo colpo. Dopo aver ricevuto con stupore i rapporti dei miei subordinati, feci rapporto al Führer. Infuriato, egli minacciò di fucilarmi se l'attacco non fosse avvenuto entro l'ora. Hitler non voleva credere che nessun carro armato, nessun camion e neanche una moto potessero partire. Lo stesso succedeva con gli aerei della Luftwaffe. Dopo tre tentativi i mezzi erano ancora fermi e gli aerei rimanevano a terra. Alla fine Berlino si arrese e diede l'ordine di ritirata su tutto il fronte. In quel momento i mezzi ripartirono senza alcun problema».
Ma che cosa era successo? «La luce nella notte, una figura protesse la Svizzera e mi umiliò davanti al mio Führer». Che cos'era questa «luce nella notte»? Stando a un dipinto che si trova in una chiesa cattolica svizzera, si trattava di una grande mano luminosa che imponeva l'alt alle truppe tedesche. I soldati svizzeri non ebbero dubbi: era la mano del loro Patrono nazionale. Il brigadiere svizzero Hans F. Pfenninger, luterano, si convertì per questo al cattolicesimo e testimoniò: «Sì, abbiamo visto nel cielo una mano, non solo io ma anche i miei soldati. Abbiamo dovuto riferire tutto ciò, sotto giuramento, al generale». L'esercito svizzero, molto agguerrito e immediatamente mobilitabile in qualunque momento, non ha generali.
Ne nomina uno solo in caso di necessità, e in quel caso lo fece: Henri Guisan, comandante in capo di un milione di uomini armati fino ai denti. Forse i tedeschi avrebbero avuto la meglio, ma sarebbe stato un bagno di sangue, già i ponti e le ferrovie erano minati e gli svizzeri avevano una tradizione bellica non inferiore a quella germanica. L'Operazione Tannenbaum in effetti fu ideata, e prevedeva un Anschluss dei cantoni di lingua tedesca da effettuarsi subito dopo l'annessione austriaca. Quelli di lingua italiana sarebbero stati lasciati all'Italia mentre quelli di lingua francese avrebbero seguito la sorte della Francia. Ma poi non se ne fece niente. I credenti (cattolici) sono convinti che sia stato merito di san Nicola di Flüe. Tanto da immortalare il miracolo in un quadro.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/12/2016

5 - LA SINISTRA GIACOBINA DENIGRA GLI AVVERSARI CHIAMANDOLI: FASCISTI, RAZZISTI, OMOFOBI, FINO ALL'ODIERNO... POPULISTI!
Mai che dicano ''votate per noi perché vi dimostriamo di essere bravi'', ma dicono ''non votate per gli altri: sono brutti e cattivi''
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/12/2016

Devo dirlo, fa proprio senso sentire i redattori dei tg ripetere a pappagallo gli slogan della sinistra più becera. Nel commentare le elezioni presidenziali in Austria, il perdente era sempre definito «xenofobo e populista». Non è neppure il caso di mettersi a replicare che chi vuole un'immigrazione regolamentata non è xenofobo, che chi vuole ridurre le tasse non è populista, che chi ha schifo delle nozze gay non è omofobo e chi non vota comunista non è fascista. Non serve a niente.
La sinistra giacobina ha vinto la guerra delle parole, anche perché ogni nuovo conio trova i baciapile della tastiera pronti e solerti ad adottarlo e rilanciarlo fino allo sfinimento, finché non entra ben bene nel lessico comune e la gente di strada è costretta a farlo proprio anche solo per farsi capire. Tutte le loro guerre i giacobini le hanno vinte a forza di propaganda, la propaganda politica che loro stessi hanno inventato. A colpi di parole – meglio, di aggettivi - hanno sempre trionfato col semplice espediente di fare apparire gli altri peggiori di loro. Mai una volta che dicano: votate per noi perché vi dimostriamo di essere intenzionati e capaci di farvi stare meglio. No. Dicono sempre: non votate per gli altri, perché sono cattivi. E giù aggettivi. Le loro donne sono «quote rosa», naturalmente benemerite e perciò obbligatorie. Le donne altrui sono tutte bagasce. Cristo nel Vangelo direbbe che «hanno per padre il diavolo», che è l'Accusatore per eccellenza. Se comandano loro tutto va ben madama la marchesa e questo è il migliore dei mondi possibili. Se perdono, scatenano una bagarre mai vista, in tutti i luoghi e con tutti i mezzi: marce, girotondi, centri sociali, scioperi, «satira», querele & denunce.
Il loro motto, inespresso, è: o comandiamo noi o sfasciamo tutto. Se il popolo vota diversamente, non esitano a dire che è ora di finirla con questa democrazia che permette anche agli imbecilli di votare. Vince la Brexit? Eh, sono stati i vecchi e quelli delle periferie, mica i mejo della city e i giovani italiani che fanno i camerieri a Londra (e sai la soddisfazione!). Auguriamo tutto il bene a Fillon, ma stia pronto a pararsi il didietro perché la gauche-caviar sta già affilando gli artigli. Non vorrei essere nei panni del povero Trump, perché alla radio ho sentito già questa a proposito della first lady: le sciampiste hanno una speranza. Con tutto il disprezzo per le sciampiste, firmato dai politicamente corretti che «animano» i programmi radio, gente assunta solo perché è svelta di lingua (il cervello non serve per certe cose). Che schifìo il populismo! E la mia vicina di casa abbocca.
De Luca - l'ho visto personalmente - ha raddrizzato Salerno facendo il sindaco-sceriffo, eliminando i vucumprà e riempiendo la città di luminarie (anche al parco le sculture sono illuminate come la Piedigrotta). Naturalmente ha fatto benissimo. Ogni sabato da tutta la Campania e oltre arrivano pullman appositi che portano le famigliole a fare shopping in città. De Luca sempre rieletto. Con due lampadine. Populista? No, piddino, così nessuno gli dà del populista. Nemmeno lo danno a Giggino De Magistris, che a Napoli ha fatto il famoso Nalbero aggiudicandosi 65mila presenze turistiche il giorno stesso. Quando giacobini erano i liberali piemontesi il sistema borbonico era etichettato - e liquidato - come le tre effe: feste, farina e forca. Il resto era «malgoverno». Ora hanno trovato qualcuno più giacobino di loro e si puppano i M5S vegani, no-tav ed eko pur di togliersi di dosso il sudario piddino. Il fatto è che i popoli vogliono il populismo, il paternalismo, le feste e la farina, nonché la forca per i delinquenti. Gli orfani dell'impero sovietico per feste intendono quelle del primo maggio, la farina serve solo a loro (con una Capalbio senza immigrati) e la forca è l'unica cosa che sanno far funzionare bene. Gli unici ad avere capito l'antifona, per mestiere, sono i prelati. Quelli austriaci e quelli italiani. E vai col tango (argentino).

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/12/2016

6 - SNOWDEN HA RIVELATO AL MONDO CHE SIAMO TUTTI SPIATI
Il film dedicato al genio informatico che ha svelato il sistema di spionaggio degli Usa (VIDEO: trailer e intervista a Snowden)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/12/2016

Due premesse. La prima. Sono nato alla fine del 1950 e c'era Stalin, la guerra di Corea, l'Urss occupava ancora perfino l'Austria. Ho passato la vita sotto la paura del plumbeo regime dell'Est, guardando all'America come baluardo e sponda di tutte le libertà. C'era un sacco di gente che moriva ammazzata cercando di scappare dalla Cortina di Ferro col sogno di andare negli Usa. Poi vennero anche i boat people vietnamiti che affrontavano l'oceano e i pirati pur di fare lo stesso.
Chi l'avrebbe mai detto che il sogno si sarebbe letteralmente capovolto? Ora c'è chi scappa in Russia: Depardieu, Snowden, io (se non fossi ormai troppo vecchio). Scappare dall'asfissia del politicamente corretto, dalla minaccia islamica, dalla cristofobia, dalla dittatura omosessuale, dalla criminalità impunita, dalle tasse. «Abbiamo fatto rientrare la tirannia dalla porta di servizio», dice il protagonista del film che dà luogo alla seconda premessa.

OLIVER STONE
Eccola. Non mi è mai stato simpatico Oliver Stone, regista-soggettista di sinistra grande fan del duo Obama-Hillary. Ma questa volta ha ragione, e la delusione per Obama non la manda a dire. Il film di cui parlo è Snowden, la biografia del giovane genio informatico che nel 2013 rivelò al mondo che il governo americano era in grado di spiare i sette miliardi di abitanti del pianeta e lo faceva tranquillamente. E non come gendarme dell'umanità e guardiano del mondo libero. No, al contrario. Per pura volontà di potenza, per mantenere la leadership incontrastata sul mondo e tenersela per altri cento anni (per i cento successivi si sarebbe visto a suo tempo e luogo).
Edward J. Snowden, autodidatta, aveva fatto parte delle forze speciali, era un sincero patriota, un conservatore (nel film si mostrano i suoi contrasti con la fidanzata liberal) e sognava di lavorare per la Cia. Divenne prima impiegato e poi consulente dell'intelligence americana e fu lui stesso l'autore dei programmi informatici che il governo-ombra usò per tutt'altri scopi. Quando si rese conto di avere messo a punto un sistema che permetteva di controllare praticamente tutti e neutralizzare gli sgraditi, ovunque nel mondo si trovassero (sia con bombe mirate che con ricatti e "montaggi") disse basta e rivelò tutto al giornale inglese The Guardian.

OBAMA FA MARCIA INDIETRO
A rischio della pelle, dovette lasciare tutto, anche la famiglia, e scappare, dove? A Mosca. E' ancora là, il «traditore» ricercato dall'Fbi. Il calderone da lui scoperchiato è pari, se non superiore, per importanza a quello di Wikileaks, tanto che Obama è stato costretto a fare pubblicamente marcia indietro sul monitoraggio universale. Solo che proprio la storia di Snowden insegna che non c'è da fidarsi. Ormai, non si può più sapere se davvero gli Usa hanno smesso di spiare tutti (anche questo articolo) o se si sono fatti semplicemente più furbi. La lotta al terrorismo globale era un comodo paravento, tant'è che dopo vent'anni non è ancora finita e certe misure di politica estera sembrano, anzi, tese a renderla permanente. Il film si gusta come un thriller di spionaggio e, alla fine, compare il vero Snowden, un nerd con una coscienza. Da vedere.

Nota di BastaBugie: qui sotto puoi vedere il trailer (in italiano) del film Snowden e una intervista al vero Snowden (in inglese con sottotitoli in italiano)


https://www.youtube.com/watch?v=Wkuy-YwXD8U



https://www.youtube.com/watch?v=Weq0myVo2M8

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/12/2016

7 - REATI IN CALO? IL GOVERNO CI RASSICURA... EPPURE NON MI SENTO PER NULLA SICURO
Come quella notte che venni derubato di un orologio, con la pistola puntata in faccia... (le statistiche non includono chi non denuncia neppure perché sa di non ottenere giustizia)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/11/2016

Io, che abito a Milano, dormo più tranquillo ora che il ministro ha detto che «Milano è una città sicura, più di tante altre in Italia». Pensate, i reati sono calati «del 7% negli ultimi tre anni». Sarà, ma è anche vero che solo l'elezione di Trump ha fatto diminuire negli Usa la vendita di armi, impennata sotto Obama. E' anche vero che perfino le previsioni del tempo hanno dovuto aggiungere la temperatura «percepita» accanto a quella ufficiale. Infatti, alla gente non interessa se ci sono 25 gradi ma l'umidità la fa sudare e soffocare come con 35.
A Milano avvengono 250 furti al giorno, di cui quaranta di sole auto. I reati sono in calo? Ma, dite, come fate a contare quelli che la gente neanche denuncia, tanto è inutile? Io stesso ho subito due furti, uno in casa e uno dell'auto. Li ho debitamente denunciati ma mi sono ritrovato vittima di due farse, una con i carabinieri, l'altra con la polizia. Il maltolto? Seeeh! Mai più visto né sentito. Sono stato anche rapinato a mano armata dell'orologio. L'hanno acciuffato praticamente in flagrante perché li ho chiamati subito, ma c'è stata farsa anche qui. Le prime due le ho raccontate su queste colonne e non è il caso di ripeterle. Ma la terza no, e allora ecco.

ERA UNA NOTTA BUIA
Era una notta buia e non tempestosa ma nevicava eccome. Alle due mi ricordo che ho lasciato l'auto parcheggiata in una via in cui quella notte verrà effettuato il lavaggio strade. Che, in un paese ipersindacalizzato come quello in cui ho la disgrazia di vivere significa che lavano anche se nevica. In pigiama, mi copro alla meglio e vado a spostare la macchina. Al rientro mi trovo davanti uno in bicicletta che mi spiana la pistola sul muso. Lo convinco che non ho nulla, gli mostro il pigiama. Ma nel gesticolare vede l'orologio al polso e vuole quello. Glielo do e lui scappa in bici. Giro l'angolo, tiro fuori il cellulare e chiamo il 113. Risponde una voce femminile. Dico tutto, correte, è in bici. Domanda dall'altro capo del filo: «Di che colore è la bici?». Risposta: «Signorina, sono le tre di notte e nevica, quante bici crede che ci siano in giro in via tal dei tali?». Aspetto sotto casa e arriva la volante. L'hanno preso. Mi restituiscono l'orologio. Rotto e inservibile. Il reo è nella gazzella. «Ma come, me lo portate qui a fargli vedere dove abito? E se, quando esce, si vendica?». Già, perché non si sa nemmeno se ci entra, quello, in galera. Imbarazzo dei militi, che comunque elogio per la celerità. Due ore di verbali. E meno male che mia moglie, visto il mio ritardo, non ha fatto squillare il mio telefono mentre cercavo di convincere il rapinatore che ne ero privo.

TRE FURTI PIÙ TRE PIÙ UNO SCIPPO
Ma queste sono sciocchezze, non si tratta certo di stupri o omicidi. Epperò, tre furti da quando abito a Milano. Mia moglie, che ci abita da più di me, ne somma altri tre più uno scippo. Quando al bar raccontavo del furto dell'auto, un avventore disse: «Di che si lamenta, a me ne hanno rubate due». Il che significa, al di là delle statistiche «in calo», che ha ragione Trilussa. Alzi la mano il milanese che non è stato vittima di reati. E questa sarebbe la città «più sicura di tante altre». Chissà come sono le altre. Naturalmente (l'ho già scritto qui ma voglio ripeterlo), quando al ministro rubano la bici si scomodano i Ris e le teste di cuoio. Quando un magistrato è vittima di furto in casa arriva la Scientifica. Quando si presenta il comune cittadino, risate in faccia. La sua auto? Seeeeh! L'ha bell'e rivista! Non sa che a Milano ne rubano quaranta al giorno? Giustamente, le forze dell'ordine non possono coprire tutto, né far arrivare Barry Allen col kit in valigetta quaranta volte al giorno (o 250 considerando tutti i tipi di involo).
Lo so, lo so. E so anche che la legge è uguale per tutti ma alcuni sono più uguali degli altri. Le statistiche? Leggiamole in faccia al padre la cui figlia è stata stuprata nell'androne mentre tornava da scuola, alla vecchietta sbattuta in terra per strapparle la collanina, al disgraziato che aveva una sola auto e solo l'assicurazione casko. Ma ci faccia il piacere (Totò).

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/11/2016

8 - UN DIZIONARIO CONTRO IL PENSIERO PERICOLOSO
Nuova iniziativa del Timone per vaccinarsi contro il vizio di mettere la faccia di Gesù accanto a quelle di Martin Luther King e Gandhi, non sapendo quale pericolo si cela dietro certe idee
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09/01/2017

Il vizio di mettere le facce di Gesù accanto a quelle di Martin Luther King e Gandhi permane. Sui catechismi, sui muri di certe chiese e nei poster (grandi, di cartone, colorati dai «ragazzi» e messi di fianco all'altare) spesso compaiono le loro facce. Anzi, ultimamente Gesù è stato sostituito da Madre Teresa, conforme all'inno di Jovanotti (la cui profondità culturale è data dall'inserimento, nella sua nota canzonetta, del Che Guevara, così il cattocomunismo è completo).
Insomma, non-violenza e «poveri» (o «ultimi» o «periferie», scegliete voi): i nuovi princìpi non negoziabili del cattolicamente corretto. In certe chiese, tra i «canti» liturgici ogni tanto spunta De André. I più scafati tra noi sanno chi furono in realtà certi personaggi (Madre Teresa a parte) e non ci cascano. Ma ogni pochi anni una nuova generazione di ignoranti passa dalla scuola dell'obbligo alle superiori, e va informata. Certo, per molti si tratta sempre delle stesse cose (e non vi dico il tedio per chi, come me, le ripete da oltre trent'anni), ma l'apologetica non può prescinderne.
Per questo l'Istituto di Apologetica legato alla rivista «Il Timone» ha messo insieme una nutritissima squadra di apologeti - molti dei quali firmano anche sulla Nuova BQ - per mettere in guardia da certi autori o personaggi che sembrano cristiani ma non lo sono affatto. Le voci del Dizionario Elementare del Pensiero Pericoloso (pp. 675, €. 25) sono centinaia e decine sono gli esperti che le hanno compilate (a cura di Mario Iannaccone, Marco Respinti e Gianpaolo Barra). Il sottoscritto ne ha redatte alcune, segnatamente quelle indicate più sopra; ma ci trovate anche Adriano Olivetti, Osho, Sergio Quinzio, Enzo Bianchi, Guido Ceronetti, Gabriele D'Annunzio eccetera eccetera.
Come tutti i dizionari, si può aprire a caso o cercare la voce che vi interessa. Mettiamo che vostro cognato abbia in mano un libro di Elémire Zolla e ne sia entusiasta. Ve ne parla con tale fervore che a voi suona un campanello d'allarme in testa (o, se vi chiamate Peter Parker, lo spider-sense vi fa prudere la nuca). Non dovete fare altro che consultare il Dizionario per vedere chi è esattamente quell'autore e apprendere, nel suo pensiero, dove sta il trucco. Poi, debitamente informati e formati, tornate da vostro cognato e aprite il dibattito.
«Consigliare gli erranti» è giusto una delle «opere di misericordia» che la Chiesa raccomanda. Cosa credevate, che la misericordia consistesse solo nel dare la comunione a chi la pretende? Ecco, per quanto riguarda il mio lavoro, è bene sapere che a Martin Luther King e a Gandhi della religione non importava un fico secco, e la loro non-violenza era solo un metodo di lotta politica, l'unico praticabile nel loro contesto e nel loro periodo storico.
Quanto a De André, nemmeno le canzoni che passano in chiesa hanno alcunché di religioso. Anche se, con qualche sforzo, si può far finta che lo siano. Si tenga presente che, nei suoi duemila anni, la Chiesa è stata sempre tollerante con tutte le filosofie, anche col paganesimo più spinto. Su una sola cosa è stata feroce: le eresie. Proprio per la loro somiglianza con il cristianesimo. Lo stesso fa lo Stato: una banconota falsa merita la galera, non così una banconota di latta o di plastica. La prima è pericolosissima, la seconda è innocua. Attenzione dunque al «pensiero pericoloso», sia di Erasmo da Rotterdam o addirittura di Giovanni Pascoli. Leggere per credere.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09/01/2017

9 - OMELIA III DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 4,12-23)
Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 22 gennaio 2017)

Il Vangelo della Santa Messa ci suggerisce di riflettere sul tema della vocazione. La vocazione è una manifestazione dell'Amore infinito ed eterno di Dio, è un dono gratuito, che viene direttamente dal Cuore di Dio. La vocazione è essenzialmente una chiamata divina. Dio chiama e l'uomo deve rispondere. Qualora la chiamata di Dio rimanesse senza risposta la vita dell'uomo sarebbe una vita fallita e triste.
A cosa Dio chiama l'uomo? Dio, fin dall'eternità, per amore, ci ha chiamati, innanzitutto, alla vita naturale, a vivere da uomini, e continuamente ci chiama alla vita soprannaturale, a vivere da figli di Dio, da cristiani; ci chiama, cioè, a corrispondere a quel grado di santità che desidera da noi, con il suo aiuto e la nostra fattiva collaborazione.
La condizione per santificare la nostra vita è di viverla nello stato di vita (matrimonio, celibato, professione religiosa, sacerdozio), dove la Volontà di Dio ci chiama. È vero che i battezzati hanno un'origine e un destino comuni, ma è altrettanto vero che ognuno ha la sua missione da compiere.
San Matteo, nel Vangelo della Santa Messa, descrive la chiamata dei primi Discepoli di Gesù. Sono i primi a subire il suo fascino. Si tratta di alcuni pescatori della Galilea, in particolare i due fratelli Simone e Andrea e i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni.
Gesù Cristo, volendo scegliersi dei collaboratori, ha prediletto non i grandi della terra, non gli uomini di scienza e di prestigio, ma poveri ed ignoranti pescatori, semplici e sinceri.
Il Maestro divino invita loro a seguirlo: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Egli l'invita non solo con la voce, ma con un'illuminazione interiore, mediante la quale comprendono la necessità di mettersi alla sua sequela, comprendono che è necessario lasciare tutto, famiglia e lavoro, per seguire Gesù.
L'Evangelista mette in evidenza proprio la prontezza e la generosità della loro risposta: «Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono» (ivi, 22).
Gesù, invitando gli Apostoli a seguirlo, affida loro una grande missione: «Vi farò pescatori di uomini» (ivi, 19). Quindi questi primi Discepoli da pescatori di pesci diventano pescatori di anime. Ad essi viene affidato il compito di diffondere la luce del Vangelo fino agli estremi confini della terra.
Ogni battezzato è chiamato a cooperare a questa sublime missione di evangelizzazione, ma non tutti nello stesso modo. Vi è una vocazione nativa, comune, ordinaria, essendo iscritta nella carne e nel sangue dell'uomo, la più adatta alle tendenze della vita umana. Vi è anche una vocazione che si può definire sacra, in quanto esige un intervento speciale di Dio, che conduce sulla strada della consacrazione a Dio, che conduce ad una vita protesa verso le più alte vette della santità. Questa è, appunto, la vocazione al sacerdozio, alla vita religiosa, ecc., la vocazione all'amore più grande. Anche la nostra risposta dovrebbe essere pronta e generosa come quella di questi primi Discepoli.
Anche noi dovremmo abbandonare le reti, ossia tutto quello che è terreno e che ci impedisce di percorrere la via della santità, la quale implica rinuncia, sacrificio, generosità.
I Santi sono coloro che hanno risposto prontamente e generosamente alla chiamata di Gesù. Quale missione, ad esempio, ha affidato il Signore a Padre Pio? Essere vittima per il mondo. Lo lascia chiaramente intendere lui stesso, sin dal 29 novembre 1910, a padre Benedetto da San Marco in Lamis, al quale chiede per iscritto un permesso particolare: «Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio è andato crescendo sempre più nel mio cuore, tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte passione. L'ho fatta, è vero, più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra dei peccatori e sulle anime purganti, anche centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i peccatori ed ammetta presto in Paradiso le anime del Purgatorio, ma ora vorrei fargliela al Signore questa offerta con la sua obbedienza. A me pare che lo voglia proprio Gesù. Son sicuro che ella non troverà difficoltà alcuna nell'accordarmi questo permesso».
San Pio da Pietrelcina è stato vittima per i peccatori, vittima crocifissa per i peccatori. Egli considerava il dolore come un «dono di Dio». Una volta tossiva da far compassione, tanto che il confratello padre Lino da Prata gli disse: «Padre, passi a me la sua tosse». E lui rispose sorpreso: «E che, i doni si regalano?». Il professor Nicola Bellantuono, al termine di una Confessione, gli chiese invece se le stimmate fossero dolorose e Padre Pio reagì: «Credi che il Signore me le abbia date per bellezza?». Allora il professore si offrì: «Padre, date qualche cosa anche a me». E il Frate, quasi irritato: «I monili del Signore non si regalano!».
Ci aiuti il nostro Santo a cooperare generosamente al dono della vocazione, ad essere fedeli ad essa. Dalla nostra generosità e fedeltà dipende la salvezza di tanti nostri fratelli e sorelle!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 22 gennaio 2017)

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