BastaBugie n�519 del 16 agosto 2017

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1 IN EUROPA NON C'E' NEMMENO UN POLITICO CHE MERITI IL NOSTRO APPREZZAMENTO, EPPURE...
Leggete l'ultimo discorso del Premier ungherese Viktor Orbán e scoprirete che almeno uno esiste e ne vale 100
Autore: Giampaolo Rossi - Fonte: Il Giornale
2 L'ESPRESSO ANNUNCIA IL RITORNO DEI MASCHI... MA E' UNA FREGATURA
Magari, mi sono detta, scriveranno che gli uomini hanno ricominciato a essere virili, a proteggere, a prendersi responsabilità... e invece è la solita zolfa femminista
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
3 DIO AMA LE FAMIGLIE NUMEROSE, EPPURE OGGI...
All'annuncio del primo figlio nonni e zii festeggiano, all'arrivo del secondo anche, ma con meno entusiasmo; al terzo si preoccupano, al quarto rimproverano, se arriva il quinto si disperano, al sesto gli sposi sono considerati irresponsabili, privi di ragione e di cuore
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IL PROGRAMMA AKTION T4 CON CUI HITLER INTRODUSSE L'EUTANASIA IN EUROPA E' TORNATO DI MODA PER UCCIDERE CHARLIE GARD E TANTI ALTRI
Nella Germania nazista più di 5.000 bambini con disabilità fisica o disturbi mentali furono uccisi... ovviamente per il loro bene (VIDEO: Testamento biologico, di Mario Palmaro)
Fonte: Enciclopedia dell'Olocausto (USHMM)
5 SE FOSSI ALBERGATORE CHIEDEREI IL CERTIFICATO DI MATRIMONIO
Inoltre favorirei le famiglie numerose... altro che ''gay friendly'' e ''children free''!
Autore: Stefano Fontana - Fonte: Vita Nuova Trieste
6 PERCHE' LA CINA SOSTIENE LA COREA DEL NORD?
Uno Stato-cuscinetto che permette di tenere lontano dalle frontiere cinesi potenziali nemici, ma se Kim Jong-un sfuggisse al controllo di Pechino potrebbe causare un effetto domino di reazioni militari imprevedibili
Autore: Luca Hofer - Fonte: Corrispondenza Romana
7 AVEVAMO RAGIONE NEL DIRE CHE ESISTE UNA COMMISSIONE ''SEGRETA'' PER RENDERE LECITA LA CONTRACCEZIONE
Su Avvenire monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nega l'esistenza della commissione e parla di ''manipolazioni mediatiche'', ma dopo 20 giorni arriva la conferma ufficiale di ciò che vi avevamo detto noi
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 PROPAGANDA LGBT: LA COMPAGNIA AEREA OLANDESE KLM SI DA LA ZAPPA SUI PIEDI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): candidato alla segreteria provinciale del PD finisce alla gogna per una battuta sui gay, il Consiglio d’Europa chiude il fascicolo Italia, Inghilterra donazioni di sangue rischiose, Ferrovie olandesi addio a ''Signore e signori''
Autore: Ludovico Biglia - Fonte: Osservatorio Gender
9 OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 15,21-28)
Donna, grande è la tua fede!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IN EUROPA NON C'E' NEMMENO UN POLITICO CHE MERITI IL NOSTRO APPREZZAMENTO, EPPURE...
Leggete l'ultimo discorso del Premier ungherese Viktor Orbán e scoprirete che almeno uno esiste e ne vale 100
Autore: Giampaolo Rossi - Fonte: Il Giornale, 26/07/2017

Abbiate la pazienza di leggere questo ultimo discorso del Premier ungherese Viktor Orbán, tenuto come tradizione all'annuale Summer University di Bálványos.
Fatelo senza fanatismo entusiasta o esaltazioni inutili perché è un grandioso discorso carico di lucido realismo e buon senso; è un discorso senza filtri diplomatici, linguaggi istituzionali, conformismo ideologico. Per questo merita di essere analizzato in profondità.
Più che un discorso è una visione dell'Europa, un'aspirazione, un progetto di difesa e salvezza di una civiltà minacciata da una globalizzazione selvaggia, impietosa e senza scrupoli.
Il leader di una piccola nazione si erge a guida per chiunque oggi rivendichi il valore di un patriottismo eroico, spregiudicato, capace di difendere ciò che si ama e ciò che ancora si è, da chi odia e vuole distruggere ciò che noi siamo.
Le parole di Orbán non riguardano l'Ungheria ma l'essenza stessa della nostra identità europea dilaniata dalla dissoluzione globalista imposta dalle élite tecnocratiche e apolidi.
Buona lettura.

OMAGGIO A TRUMP
Orbán ritiene l'elezione di Trump il simbolo di un conflitto che può emergere nel mondo occidentale «tra l'élite transnazionale globale e leader nazionali patriottici».
«Nel 2009 Obama tenne il suo primo discorso internazionale in un'importante città chiamata Il Cairo. L'attuale presidente degli Stati Uniti ha tenuto il suo primo discorso internazionale in un'importante città chiamata Varsavia».
E per misurare l'importanza di questo cambiamento, Orbán cita un passaggio del discorso di Trump: «La nostra lotta per l'Occidente non inizia sul campo di battaglia. Inizia nelle nostre menti, nelle nostre volontà e nelle nostre anime. [...] La nostra libertà, la nostra civiltà e la nostra sopravvivenza dipendono da questi legami di storia, cultura e memoria» [leggi: TRUMP A VARSAVIA TORNA A DIFENDERE L'OCCIDENTE, clicca qui, N.d.BB].

LIBERTÀ ECONOMICA
«Una nazione forte non vive con i soldi di qualcun altro. Ringrazia istituzioni come il FMI per il loro aiuto e le saluta: rispedisce indietro i loro pacchi e spera di non doverle più incontrare. Questo è ciò che ha fatto l'Ungheria. Prima del 2010, i governi socialisti avevano agganciato la sopravvivenza della nazione al FMI; il problema è che una macchina può supportare la vita di un paziente aiutando la sua sopravvivenza, ma alla fine il paziente rimane fisicamente legato ad essa».

LA TRAPPOLA DEL DEBITO
«Un paese è forte se le sue finanze sono in ordine. Nessun paese è forte se il suo deficit di bilancio è eccessivo; se le sue imprese sono alla mercé dei creditori; se la sua popolazione è stata attirata nella trappola del debito come fu quella ungherese con i prestiti in valuta estera».
«Passo dopo passo, l'Ungheria è riuscita ad affrontare tutte queste questioni (...) e oggi cresciamo quasi il doppio della media dell'Unione Europea (...) e siamo in grado di fornire posti di lavoro per tutti coloro che vogliono lavorare. Pochi paesi del mondo sono in grado di farlo. Noi siamo uno di questi. Nel 2010, su una popolazione di 10 milioni di abitanti, solo 3,6 milioni di ungheresi avevano un lavoro e solo 1,8 milioni pagava le tasse (...). Oggi in Ungheria 4,4 milioni di ungheresi lavorano e 4,4 milioni pagano le tasse». [...]

DEMOGRAFIA
«Per una nazione che vuole essere forte, il declino demografico dev'essere fuori questione. Una nazione che non è in grado di sostenersi demograficamente è destinata a scomparire».
«Molti di voi hanno notato che in Ungheria spendiamo una grande quantità di soldi sulle politiche per la famiglia. Volete sapere da dove prendiamo questi soldi? Li prendiamo dalle multinazionali sotto forma di tasse speciali».
In tutto, spiega Orbán circa 500 miliardi di fiorini (quasi 2 miliardi di euro) prelevati da banche, assicurazioni, società energetiche e telecomunicazioni e poi indirizzate a politiche demografiche e di supporto familiare.

IMMIGRAZIONE
Il tema dell'immigrazione per Orbán si lega al tema della dissoluzione dell'Europa e dei suoi popoli: «La domanda principale per il prossimo decennio è se l'Europa resterà quella degli europei; se l'Ungheria rimarrà il paese degli ungheresi, la Germania dei tedeschi, la Francia dei francesi, l'Italia degli italiani. Chi saranno i cittadini europei?».
«Qualcuno sostiene che l'integrazione risolverà il problema. Ma non siamo a conoscenza di alcun processo di integrazione riuscito. (...) Dobbiamo ricordare ai difensori della "integrazione riuscita", che se persone portatrici di visioni contrastanti vengono a trovarsi nello stesso paese, non ci sarà integrazione, ma caos».
«È del tutto evidente che la cultura dei migranti è in opposizione radicale alla cultura europea; e idee e valori in conflitto si escludono a vicenda. Pensiamo al rapporto uomo-donna nella cultura islamica: per gli europei hanno gli stessi diritti mentre per i musulmani ciò è inaccettabile. Questi due approcci non possono coesistere, ed è solo una questione di tempo che uno o l'altro prenda il sopravvento».
«L'immigrazione non può essere una risposta ai problemi economici. È come se dei naufraghi in mezzo all'Oceano inizino a bere l'acqua del mare: non smorzeranno il problema della loro sete ma l'aumenteranno».

SOLIDARIETÀ
Orbán colpisce e affonda la deformazione ideologica e ipocrita dell'Europa: «C'è una parola che emerge spesso nella politica europea: solidarietà. Ma la solidarietà non è un fine in sé, ma solo un mezzo. Il fine dell'Europa è fare in modo «che i popoli nati qui vivano in pace, sicurezza, libertà e prosperità, in linea con i propri valori. Questo dovrebbe essere il fine, l'obiettivo dell'Europa. La solidarietà è solo un mezzo per ottenerlo».
E poi un passaggio che servirebbe da lezione ai timidi e paurosi governanti italiani: «L'Ungheria si è difesa - e ha difeso l'Europa allo stesso tempo - contro il flusso migratorio e l'invasione; e per farlo ha speso 260-270 miliardi di forini. L'UE ha rimborsato solo una piccola parte di tale somma. L'Unione europea non dovrebbe parlare di solidarietà fino a quando non rimborserà all'Ungheria quanto deve. Fino ad allora, suggerisco di esercitare più modestia».

L'IMPERO SOROS
«A Bruxelles è stata forgiata un'alleanza. I membri di questa alleanza sono i burocrati di Bruxelles, la loro élite politica e un sistema che può essere descritto come "Impero di Soros". Quest'alleanza è stata forgiata contro i popoli europei. E dobbiamo riconoscere che oggi George Soros può perseguire più facilmente gli interessi del suo impero a Bruxelles di quanto non possa farlo a Washington o a Tel Aviv».
«Come al solito, quando l'élite si rivolge contro il proprio popolo, c'è sempre la necessità che gli inquisitori lancino procedimenti contro chi esprime il parere della gente» (...) Per questo non dobbiamo pensare alla lotta di fronte a noi come una cospirazione globale, ma dobbiamo descriverla e considerarla nel modo più ragionevole possibile (...) esiste un Piano Soros che lui stesso ha descritto. Il piano si compone di quattro punti:
1. «Ogni anno centinaia di migliaia di immigrati - se possibile un milione - devono essere trasferiti nel territorio dell'Unione Europea dal mondo musulmano»
2. «Ciascuno di essi deve ricevere un importo di 15.000 euro (...) in modo da mantenere un flusso continuo (...) ciò che nella terminologia politica europea è chiamato "fattore di attrazione" (...) un importo superiore al salario medio annuo ungherese»
3. «I migranti devono essere distribuiti tra i paesi europei nell'ambito di un meccanismo obbligatorio e permanente»
4. «Deve essere istituita un'Agenzia europea per l'immigrazione che prenda tutti i poteri decisionali svuotando di ruolo gli stati nazionali»
Questo è il Piano Soros.

L'ISLAMIZZAZIONE DELL'EUROPA
«Noi europei possiamo sopravvivere solo se riacquistiamo la nostra sovranità dall'Impero di Soros. (...) Una volta riconquistata la sovranità, dobbiamo riformare l'Unione Europea. Nell'ambito di un programma comune i migranti che sono giunti in Europa illegalmente devono essere trasportati in un luogo diverso dal territorio dell'Unione europea anche se questo può sembrare duro».
«I partiti democristiani in Europa non sono più cristiani: cercano di soddisfare i valori e le aspettative culturali dei media liberal e dell'intellighenzia. I partiti socialdemocratici non sono più socialdemocratici: hanno perso il proletariato e ormai sono i difensori della globalizzazione di una politica economica neo-liberale».
«l'Europa attualmente si sta preparando a consegnare il proprio territorio ad una nuova Europa, meticcia e islamizzata (...). Perché questo accada è necessario continuare la de-cristianizzazione dell'Europa. La priorità deve essere data alle identità di gruppo piuttosto che alle identità nazionali e la governance politica deve essere sostituita con la burocrazia».

NOI, IL FUTURO
«Oggi l'Ungheria è l'ostacolo primario all'attuazione del piano Soros (...) Per questo ci sono forze in Europa che vogliono vedere un nuovo governo in Ungheria così da indebolire il blocco dell'Europa centrale che si oppone al progetto di islamizzazione».
Poco prima Orbán aveva rivendicato l'importanza di Visegrád Four, l'accordo tra Varsavia, Praga, Bratislava e Budapest, che «fa parlare con una sola voce gli entusiasti polacchi, i sempre cauti cechi, i sobri slovacchi e i romantici ungheresi»
«Venticinque anni fa qui in Europa centrale credevamo che l'Europa fosse il nostro futuro; oggi ci sentiamo di essere il futuro dell'Europa».
... Lontani anni luce dalla pavida politica italiana, non tutto è perduto... e la lotta è appena iniziata.

DOSSIER "VIKTOR ORBAN"
Chi è il presidente dell'Ungheria

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Fonte: Il Giornale, 26/07/2017

2 - L'ESPRESSO ANNUNCIA IL RITORNO DEI MASCHI... MA E' UNA FREGATURA
Magari, mi sono detta, scriveranno che gli uomini hanno ricominciato a essere virili, a proteggere, a prendersi responsabilità... e invece è la solita zolfa femminista
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 24 luglio 2017

L'altro giorno in edicola mi è caduto l'occhio sulla copertina dell'Espresso, che annunciava il ritorno dei maschi. La cosa ha acceso una scintilla, minuscola, di speranza in me, e andando contro i miei più radicati principi morali - non finanziare il gruppo editoriale - ne ho comprata una copia. Magari, mi sono detta, scriveranno che gli uomini hanno ricominciato a essere virili, a proteggere, sostenere e dare la vita per le donne, a fecondare il mondo, a generare figli, a prendersi responsabilità, a fare da muro che recinta e sostiene, a capire le paure e le ansie delle loro donne che sono rimaste incinte, ascoltarle e poi dire "no, questo figlio non lo ammazzeremo, ma ce ne prenderemo la responsabilità insieme, e lo cresceremo meglio che potremo", come dovrebbe un vero uomo. Le speranze sembrano non morire neppure quando dalla copertina passo alla prima pagina dell'articolo. C'è un bicipite disegnato, e, in tempi di rammollimento generale, mi pare già qualcosa.

NIENTE DI NUOVO
E invece niente, niente di nuovo. Dovevo saperlo: il bicipite era simbolo di cattiveria, perché oggi tutto quello che sa di forza è negativo. Oggi va di moda la mollezza, la sfumatura, la fluidità. Comunque, nessuna notizia. Una di quelle inchieste estive fatte per riempire i giornali quando non c'è altro da dire, o non si vuole dire quello che ci sarebbe. La solita lamentela sui maschi sfruttatori e le donne trattate da contenitori. Si parte dalle militanti del Pd che tengono l'ombrello ai compagni maschi. A nulla vale la dichiarazione di una studentessa che teneva l'ombrello e affermava di non sentirsi affatto offesa: quell'immagine addirittura metterebbe terrore, secondo Valeria Parrella, autrice del primo degli articoli, che per me ha il grave limite di mettere tutto sullo stesso piano: il fertility day e chi fa firmare le dimissioni in bianco alle lavoratrici per cautelarsi in caso di gravidanza. Si tratterebbe di un modo di trattare le donne come un contenitore. Un modo così ideologico di procedere non aiuta nessuno. Il fertility day è stata una campagna, magari discutibile nei toni, ma comunque volta a sollevare un problema oggettivo: le donne italiane sono quelle che fanno meno figli in assoluto in tutto il mondo, meno ancora che in Giappone [leggi: PREGI E DIFETTI DEL FERTILITY DAY, clicca qui, N.d.BB].
Le dimissioni fatte firmare sono prima di tutto un reato, e un'offesa contro le donne e i loro bambini.

LE DONNE ITALIANE VORREBBERO FARE PIÙ FIGLI
Il problema dunque non è la cultura maschilista: chi fa firmare le dimissioni in bianco non è un maschilista ma il più delle volte un evasore fiscale e uno che non vuole farsi carico della maternità. Il problema non è il maschilismo ma il fatto che della maternità dovrebbe occuparsi la previdenza totalmente, e che tutti i contratti dovrebbero essere regolari (questa sì che sarebbe "dire qualcosa di sinistra"). Le donne non vogliono liberarsi dei figli, solo che di solito se ne rendono conto solo a un certo punto della vita, dopo essersi bevute i falsi miti del femminismo, della liberazione sessuale, dell'autonomia lavorativa. I fatti dicono che quasi tutte le donne italiane vorrebbero fare più figli di quanti in realtà ne fanno, e spesso si accorgono di questo quando è troppo tardi, perché la donna non è un contenitore, ma nemmeno si può totalmente autodeterminare: la natura ha delle regole. I fatti dicono che siamo le mamme più vecchie del mondo. Abbiamo quasi tutte il primo figlio dopo i trenta anni, quando la medicina impone di scrivere sulla cartella clinica "primipara attempata". Questa è scienza, questo è un fatto. A una certa età la fertilità precipita, aumentano in modo esponenziale i rischi di problemi al bambino, sia genetici che legati a complicazioni della gravidanza. È la natura che ci tratta come contenitori, che non tiene conto delle nostre emozioni e dei sentimenti? È la natura, e basta. È un fatto.

LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Se, poi, secondo l'inchiesta de l'Espresso, è un atteggiamento maschilista quello dell'obiettore che nega la pillola del giorno dopo a una ragazzetta di sedici anni, vorrei far notare che:
1) sono tantissime le ginecologhe e anche le farmaciste, femmine a tutti gli effetti, che fanno obiezione di coscienza, e non perché maschiliste, ma perché amano le donne e le madri;
2) almeno la metà dei figli uccisi in grembo alla madre sono bambine. Loro chi le difende?
È profondamente sleale mettere sullo stesso piano chi difende la vita, e le bestie che fanno sesso con le schiave sulle nostre strade. È sleale, e ancora una volta non tiene conto della realtà. Io forse avrò un punto di vista parziale, anzi, sicuramente è così. È il mio punto di vista soggettivo, ma io conosco quasi solo donne che amano gli uomini, che cercano di valorizzarli, che non se ne sentono sfruttate, che sono grate ai loro uomini che le hanno rese madri e che continuano a prendersi cura dei figli. Che fanno fatica, certo, perché è difficile capirsi, accettarsi, volersi bene, ma non è questione di rivendicazioni.
Quanto all'emergenza della violenza sulle donne è roba per telegiornali, non è la verità, e non è confermato dalle statistiche. La violenza c'è, certo. Ma non è in aumento, anzi per fortuna in diminuzione [leggi: FEMMINICIDIO INVENZIONE DI REGIME GLI UOMINI UCCISI SONO IL QUADRUPLO, clicca qui, N.d.BB].
Sebbene anche un solo caso sia troppo, un solo uomo che uccide merita già tutto il dolore e la condanna, non è vero che i casi siano in aumento, e siamo comunque il fanalino di coda in Europa, e per una volta essere ultimi è una bella cosa. Nei paesi scandinavi, i pionieri della parità di genere, le violenze sessuali e le violenze tout court sono molto, molto più frequenti. Per forza: non è scendendo sul piano della misurazione dei rapporti di forza che se ne esce, perché l'uomo è innegabilmente più forte fisicamente e reagisce con la forza fisica - sbagliando, sottolineo mille volte - alle manifestazioni di dominio femminile, che sono in un'altra sfera, non quella fisica ma quella psicologica (la donna l'uomo se lo rigira come vuole, se vuole essere maliziosa e sleale).

LA VOSTRA BATTAGLIA NON È QUELLA DI TUTTE LE DONNE
È solo uscendo da questa logica di chi comanda che si può imparare a essere reciprocamente al servizio. "Il vero problema è che non cambia mai nulla" fa eco la Saraceno qualche pagina dopo. A parte che non mi pare. A forza di berciare, di ottenere il diritto di uccidere figli, a forza di cercare di convincere le donne che stare otto ore al giorno chiusa in qualche posto alle dipendenze di un lavoro sia comunque, a prescindere da tutto, necessariamente e sempre, meglio che fare la madre, le italiane sono quasi definitivamente cadute nell'inganno. Quindi non mi pare che non cambi niente. Ma se qualcosa resiste, se qualcosa rimane "ancora da cambiare", magari è perché la vostra battaglia non è quella di tutte le donne. Se ci sono donne come me e come tutte le mie amiche e conoscenti che non hanno rivendicazioni da fare, che sono contente, magari, se serve, di rammendare calzini tra un aereo e l'altro, senza complessi, è perché prenderci cura è la cosa che ci piace di più fare. È perché amiamo le persone che abbiamo intorno, o cerchiamo di amarle meglio che possiamo.
Ecco, perché la Aspesi, che scrive il solito articolo contro il potere maschile, che definisce inconcludente e verboso - condivido - perché una volta non scrive anche per difendere le tante tantissime donne (la maggioranza?) che vorrebbero scegliere quanto tempo dedicare alla famiglia? Perché tutte dovremmo desiderare una vita come la sua, che non ha avuto figli, ma una luminosa, stupenda carriera? [...]

NOI RIFIUTIAMO FERMAMENTE LE RIVENDICAZIONI FEMMINISTE
Ecco, forse è ora di uscire da questa logica maschi femmine. Noi rifiutiamo fermamente le rivendicazioni femministe. Il sessismo non c'entra niente. Siamo diversi, e abbiamo desideri diversi. La Parrella e la Aspesi e la Saraceno e le altre devono sapere, almeno, che non rappresentano tutte le donne. Non me. Non le donne in carne e ossa che incontro tutti i giorni. Rappresentano una elite intellettuale, che fa bene a rivendicare i suoi desideri, perché anche quelli hanno diritto di cittadinanza. Solo che non sono i nostri.
Noi desideriamo imparare ad amare sempre più, sempre meglio, convinte che la capacità di fare spazio all'altro non sia affatto debolezza, ma al contrario forza. Non vogliamo difenderci dagli uomini, ma difendere loro dal loro egoismo. Vogliamo essere difese da loro nella nostra fragilità. Sappiamo di avere bisogno gli uni delle altre, e sappiamo che il bisogno non è un male, è semplicemente la nostra verità. Noi vogliamo difendere la vita sempre, comunque, quando è piccolissima e fragile, anche quando è inopportuna, perché siamo certe che dalla cavità che ci riempie saremo capaci di tirar fuori la forza per sostenere qualsiasi vita ci sarà chiesto di nutrire, anche quando "non è il momento". Ecco, che le femministe facciano le loro battaglie. Solo, sappiano che non sono quelle di tutte le donne.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 24 luglio 2017

3 - DIO AMA LE FAMIGLIE NUMEROSE, EPPURE OGGI...
All'annuncio del primo figlio nonni e zii festeggiano, all'arrivo del secondo anche, ma con meno entusiasmo; al terzo si preoccupano, al quarto rimproverano, se arriva il quinto si disperano, al sesto gli sposi sono considerati irresponsabili, privi di ragione e di cuore
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05-08-2017

Padre Serafino Tognetti, già superiore generale della Comunità dei Figli di Dio (fondata da don Divo Barsotti), nella presentazione al libro di cui parleremo scrive che, oggi come oggi, anche persone buone e motivate, che frequentano i sacramenti e si sforzano di essere buoni cristiani, si «turbano e si scandalizzano» quando sentono di famiglie che progettano numerosi figli.
«Di solito all'annuncio dell'arrivo del primogenito nonni e zii festeggiano, all'arrivo del secondo anche, ma con meno entusiasmo; all'annuncio del terzo cominciano a preoccuparsi, a quello del quarto rimproverano, se arriva il quinto si disperano, se annunciano il sesto gli sposi sono considerati degli irresponsabili, dei pazzi, privi di ragione e di cuore.
Nel caso di Settimio e Licia, oggi, all'annuncio del ventunesimo figlio avrebbero chiamato la neuro e sarebbero stati portati via con la camicia di forza». E chi sono Settimio e Licia? E' più noto uno dei loro figli, l'ultraottantenne Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell'Immacolata. A questi due genitori, di cui è in corso il processo di beatificazione, ha dedicato un libro Giuseppe Brienza: Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli (Giuliano Ladolfi Editore, pp. 70, €. 10).

DIO AMA LE FAMIGLIE NUMEROSE
Un tempo si diceva che Dio ama le famiglie numerose, e lo si diceva anche perché queste erano feconde fornitrici di vocazioni religiose. Sull'antico esempio dei santi. Padre Tognetti ricorda, per esempio, che santa Caterina da Siena aveva una gemella e che sua madre, monna Lapa, aveva sfornato in tutto ventiquattro rampolli. E in casa di san Luigi Maria Grignion de Montfort i figli non erano diciotto? E non è nemmeno un caso che le famiglie prolificissime di una volta avessero delle forti motivazioni religiose.
Per esempio, in casa Manelli la sera si recitava il rosario, che mamma Licia recitava reggendo in braccio un pargolo, e il padre, Settimio (nome che indica, a sua volta, un cospicuo numero di fratelli), in ginocchio. Quantunque laureato (cosa rara all'epoca) e insegnante. Ecco un ricordo di quelli che restano per sempre nella mente di un figlio: il papà che dice il rosario inginocchiato. Domanda: che cosa ti ha lasciato in eredità tuo padre, una villa con piscina? un conto in banca con molti zeri? No: la fede.

CANDIDATI AGLI ONORI DEGLI ALTARI
Si sposarono il 15 luglio 1926, Settimio e Licia, e mai avrebbero immaginato di finire candidati agli altari come i coniugi Martin (genitori di santa Teresina), i Beltrame Quattrocchi, i Gheddo, gli Amendolagine, i Bernardini. Settimio (1886-1978) e Licia (1907-2004) erano terziari francescani e figli spirituali di Padre Pio. Uno dei loro figli, Stefano Maria, da sacerdote francescano conventuale uscì dall'ordine per fondare i Francescani dell'Immacolata, cui unì subito dopo un ramo femminile.
Si tratta della famiglia religiosa che ha conosciuto, più di ogni altra recente, una crescita tumultuosa e un'espansione intercontinentale di tutto riguardo. Epperò, dal 2013 è stata sottoposta dal Vaticano a regime di commissariamento, una misura che ha fatto (e continua a far) discutere e di cui non sono ancora chiari i contorni. Ma sappiamo che Dio non abbandona i «cattolici conigli» e i loro rampolli, perciò l'ultima parola non è ancora detta.

Nota di BastaBugie: sul tema dell'apertura alla vita delle famiglie numerose abbiamo pubblicato i seguenti articoli

OLTRE I DUE FIGLI LA VITA CAMBIA... IN MEGLIO!
Incontro tante donne che avrebbero voluto avere più figli... e nessuna che si lamenti di averne avuti ''troppi''
di Lindsay Boever
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3099

LE 20 FRASI PIU' STUPIDE CHE VENGONO DETTE ALLE FAMIGLIE ''NUMEROSE''
Ecco come rispondere in modo ironico oppure pacato
di Sandra Sanchez
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3715

A SANREMO GLI ANANIA CON I LORO 16 FIGLI
Intervista al padre: ''Siamo una famiglia straordinariamente normale'' (VIDEO: la famiglia Anania a Sanremo)
di Chiara Rizzo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3627

BONUS BEBE' DI 2.000 EURO IN UNA PARROCCHIA TOSCANA: INTERVISTA AI CONIUGI CHE LO HANNO RICEVUTO
L'assegno per il battesimo dal terzo figlio in poi, alle coppie italiane sposate in chiesa
di Marco Brogi (VIDEO: intervista di Tv2000)
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3884

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05-08-2017

4 - IL PROGRAMMA AKTION T4 CON CUI HITLER INTRODUSSE L'EUTANASIA IN EUROPA E' TORNATO DI MODA PER UCCIDERE CHARLIE GARD E TANTI ALTRI
Nella Germania nazista più di 5.000 bambini con disabilità fisica o disturbi mentali furono uccisi... ovviamente per il loro bene (VIDEO: Testamento biologico, di Mario Palmaro)
Fonte Enciclopedia dell'Olocausto (USHMM), 04/08/2017

Il termine "eutanasia" (che letteralmente significa "dolce morte") generalmente si riferisce alla scelta di procurare una morte senza dolore ai malati cronici o terminali destinati altrimenti a soffrire inutilmente. Nel contesto del periodo Nazista, però, la parola "eutanasia" venne usata come eufemismo per indicare il piano segreto per l'uccisione sistematica dei pazienti disabili ospitati negli istituti di cura sia della Germania sia dei paesi che le erano stati annessi. Questo programma costituì la prima vera politica di sterminio di massa della Germania nazista. Gli ideatori del programma "eutanasia" - così come coloro che più tardi pianificarono il genocidio degli Ebrei - intendevano creare una società pura dal punto di vista razziale, da difendere poi con leggi specifiche sulla riproduzione umana; per far sì che tale visione divenisse realtà, essi utilizzarono metodi radicali con cui eliminare di tutti coloro giudicati inadatti a farne parte.

AKTION "T4"
Il 18 agosto 1939, il governo tedesco emanò un decreto con il quale obbligava tutto il personale sanitario a registrare sia i neonati che i bambini al di sotto dei tre anni affetti da qualche forma di disabilità. Nell'ottobre del 1939, le autorità cominciarono a fare pressioni sui genitori di tali bambini affinché li affidassero alle cliniche pediatriche, le quali in realtà erano dei veri e propri centri di sterminio dove lo staff medico eliminava i piccoli pazienti o attraverso overdose letali oppure facendoli morire di fame. Questa particolare politica di sterminio venne estesa fino ad includere tutti i giovani fino ai 17 anni d'età e, ben presto, anche agli adulti ricoverati in istituto per gli stessi motivi. Nell'autunno del 1939, Adolf Hitler firmò segretamente un documento con cui si proteggeva da qualunque conseguenza legale il personale sanitario coinvolto nel programma. Il nome in codice di questo piano segreto fu "T4" e nel suo ambito vennero anche costruiti 6 centri dove i pazienti venivano eliminati con il gas. Entro poche ore dall'arrivo, le vittime venivano uccise dal monossido di carbonio, nelle camere a gas camuffate da locali doccia. I funzionari del T4 bruciavano poi i cadaveri nei forni crematori, mentre altri addetti trasferivano le ceneri dai forni - dove avevano formato un unico mucchio - in urne da mandare ai parenti, insieme a un certificato in cui veniva indicata una causa di morte fittizia.

UNA FINTA RETROMARCIA
Quando la notizia dell'esistenza di questo programma si diffuse tra l'opinione pubblica, le proteste furono tali che Hitler ne ordinò la sospensione, nell'agosto del 1941. Ciò nonostante, nell'agosto del 1942, il personale sanitario tedesco riprese le uccisioni. In questa seconda fase, buona parte del lavoro venne affidata alle autorità locali, mentre i pazienti cominciarono ad essere eliminati con metodi più difficili da individuare, come la morte per fame o le iniezioni letali. Nella zona orientale europea occupata dai Tedeschi, le SS e le unità di polizia uccisero anche decine di migliaia di pazienti disabili tramite fucilazioni in massa o all'interno di furgoni trasformati in camere a gas. Gli ideatori della "Soluzione Finale" si ispirarono, per l'eliminazione degli Ebrei, proprio alle camere a gas e ai forni crematori realizzati nell'ambito del programma T4, mentre il personale che vi aveva partecipato e che aveva dimostrato di essere particolarmente affidabile, ebbe poi un ruolo centrale nei centri di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka. Il programma eutanasia continuò fino agli ultimi giorni della guerra, espandendosi fino ad includere i pazienti geriatrici, le vittime dei bombardamenti e gli stranieri che precedentemente erano stati mandati ai lavori forzati. Gli storici calcolano che il programma "eutanasia" causò in tutto la morte di 200.000 persone.

Nota di BastaBugie: Giacomo Bertoni nell'articolo sottostante dal titolo "Charlie Gard e l'apparente vittoria di Lord Voldemort" applica all'attualità i drammatici fatti della Germania hitleriana.
Ecco dunque l'articolo pubblicato sul blog di Costanza Miriano il 29 luglio 2017:
È il 6 febbraio 1943. Il dottor Ernst Illing, psichiatra responsabile di un ospedale del Terzo Reich, scrive ai genitori di un bambino ricoverato: «Devo comunicarvi il mio rammarico nell'informarvi che il bambino è morto il 22 gennaio 1943 per infiammazione delle vie respiratorie... Egli non aveva fatto alcun tipo di progresso durante il suo soggiorno qui. Il bambino non sarebbe certamente mai diventato utile alla società ed avrebbe anzi avuto bisogno di cure per tutta la vita. Siate confortati dal fatto che il vostro bambino ha avuto una dolce morte».
Nella Germania nazista più di 5000 bambini e adolescenti con disabilità fisica o disturbi mentali furono uccisi in reparti speciali, come quello del dottor Illing.
Dopo una prima fase, atrocemente "limitata" ai malati inguaribili, si passò alla mattanza: anni di eutanasia selvaggia che coinvolsero dai portatori di malattie ereditarie anche non gravi a semplici malati di broncopolmonite, dai neonati deboli agli anziani fragili. Un mantra attraversava il cielo della Germania: "vita indegna di essere vissuta" (lebensunwertes Leben). Oggi, mentre il piccolo Charlie Gard viene trasferito in un hospice segreto dove verrà ucciso per soffocamento, perché la sua è una "vita indegna di essere vissuta", assistiamo impotenti al raggelante silenzio dei grandi della Terra. Ancora una volta l'uomo si erge a divino artefice della vita degli altri uomini. Li categorizza, li etichetta, distribuisce loro diverso valore in base alla loro probabile produttività. Poi scarta i più deboli, elimina dalla vista del mondo questi corpi magari immobilizzati dalla malattia. Perché su questi corpi ci sono due occhi che feriscono, che bucano l'anima con la loro pura fierezza.
Fissare questi occhi significa scoprirsi deboli, significa riconoscersi profondamente umani, tutti segnati dai limiti, dalla possibile malattia, dal certo decadimento. Dove aumenta la debolezza, aumenta l'umanità. Ci riconosciamo umani, fratelli, compagni anche sofferenti di una strada condivisa. Ma la storia è ciclica e l'ideologia si ripresenta. [...]


VIDEO: RU486 E TESTAMENTO BIOLOGICO di Mario Palmaro
Interessante conferenza del 28 maggio 2010 che ha avuto come titolo "Vite da buttare: dalla RU486 al testamento biologico". Durata dell'incontro: 1 ora e 13 minuti.


https://www.youtube.com/watch?v=dsUUkhTSbAk

Fonte: Enciclopedia dell'Olocausto (USHMM), 04/08/2017

5 - SE FOSSI ALBERGATORE CHIEDEREI IL CERTIFICATO DI MATRIMONIO
Inoltre favorirei le famiglie numerose... altro che ''gay friendly'' e ''children free''!
Autore: Stefano Fontana - Fonte: Vita Nuova Trieste, 07/08/2017

E' estate. Fa caldo. I neuroni sono bloccati. E allora affidiamoci alle notiziole da spiaggia. Due in particolare mi hanno colpito in questi giorni di 40 gradi di temperatura percepita.
La prima è che la Duchessa di Cambridge e moglie del principe William di Inghilterra, Kate, ha espresso il desiderio di avere un terzo figlio. Subito una associazione ambientalista le ha scritto una lettera aperta: la Duchessa è stata invitata a non procreare oltre i due figli perché l'equilibrio ambientale ne risentirebbe. Molti altri potrebbero prendere esempio dalla regale coppia e allora per il pianeta sarebbe la fine. Fanfaluche, naturalmente, ma danno bene il termometro dell'impazzimento ecologista.

ALBERGHI E AGRITURISMI CHILDREN FREE
La seconda è che un albergo ha deciso di non ammettere le coppie gay. Discriminazione? A dire il vero è quantomeno la reazione ad una vera discriminazione: l'aumento degli alberghi e degli agriturismi "Children free", senza bambini. Perché mai sarebbe discriminante non accettare in albergo coppie gay e non sarebbe discriminante non accettare famiglie con bambini? Forse perché, come nel caso dei principi inglesi, i bambini inquinano?
Un tempo - ormai molti anni fa - gli alberghi verificavano se uomo e donna che chiedevano insieme una camera fossero sposati. Anche gli alberghi, un tempo, avevano una dignità. C'era anche gli alberghi "a ore", ma proprio per distinguersi da questi, gli alberghi seri davano le stanze solo a coppie sposate. I gestori avevano un senso morale e non intendevano incentivare la promiscuità fine a se stessa. Oggi si va negli alberghi, in montagna o al mare, e si vedono coppie giovanissime, eterosessuali intendiamoci, però piuttosto precoci. A loro nessuno chiede nulla: hanno di che pagare? questo basta.

DA QUALCHE PARTE BISOGNA COMINCIARE
Se proprio devo essere sincero fino in fondo, io sarei più duro ancora di quegli albergatori che non vogliono le coppie gay in casa loro. Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza. Vadano da un'altra parte. I soldi non sono tutto nella vita.
Anzi, oltre a chiedere il certificato di matrimonio della coppia, favorirei le famiglie numerose, altro che "Children free"! Dal terzo figlio in poi gratis. Un sacco di bambini nella hall e in soggiorno. Un caos che non ti dico durante il pranzo, però "che ritmo Baby!".
Ma così andresti in malora! E chi lo dice? Può essere che molte famiglie cerchino proprio questo: un ambiente veramente familiare. Può darsi che le famiglie numerose, che ora non possono andare in vacanza perché i prezzi degli alberghi non sono "Family friendly", poi ci vadano. Può darsi che qualche Comune controcorrente decida di finanziare non le case alle coppie omosessuali ma le vacanze alle famiglie numerose. Può darsi che la sterilità non sia più celebrata ma ritorni in voga la fertilità. Chissà!". Da qualche parte comunque bisogna cominciare e io comincerei dal mio albergo "Life friendly".

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana, autore del precedente articolo, in quello sottostante dal titolo "Il Comune esce dal cartello della propaganda Lgbt" racconta che la Giunta di Trieste ha deliberato l'uscita dalla rete Re.a.dy, che riunisce enti della pubblica amministrazione contro la discriminazione. Quindi la giunta Dipiazza è per la discriminazione? Per Arcigay, certamente sì. In realtà proprio la Re.a.dy era discriminante ed esserne usciti è segno di giustizia e di vera tolleranza perché era il volano per l'inserimento a tappeto nelle scuole della propaganda gender ed omosessualista. Fondamentale il ruolo decisivo, di stimolo culturale, svolto da cattolici impegnati che hanno "addestrato" consiglieri e assessori.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 30 luglio 2017:
La Giunta comunale di Trieste ha deliberato l'uscita dalla rete Re.a.dy, che riunisce enti della pubblica amministrazione contro la discriminazione. Quindi la giunta Dipiazza è per la discriminazione? Per Davide Zotti, dell'Arcigay, certamente sì. Anche per Antonella Grim, triestina, coordinatore regionale del PD. Ed anche per la giunta regionale della Serracchiani la quale, proprio nello stesso giorno e in aperta polemica con la decisione della giunta triestina, è entrata in una analoga rete antidiscriminazione. Si è ripetuto quanto successo per lo striscione su Regeni: quando il comune ha tolto lo striscione dal palazzo comunale, la Serracchiani si è fatta riprendere mette lo faceva appendere sul balcone del palazzo regionale con vista mare. Trieste, città internazionale, cade spesso in questi provincialismi.
Che la giunta Dipiazza-Roberti (è il caso di citare anche il vicesindaco perché la Lega ha svolto un ruolo di primo piano nella vicenda) non sia per la discriminazione deriva dal fatto che, invece, proprio la Re.a.dy era discriminante ed esserne usciti è segno di giustizia e di vera tolleranza. Come è ormai arcinoto, quella Rete interna alla pubblica amministrazione era il volano per l'inserimento a tappeto nelle scuole della propaganda gender ed omosessualista. Era quella Rete a garantire i finanziamenti e i contatti tra enti pubblici (Regione, Comuni, Asl soprattutto...) ed associazionismo Lgbt, a cui venivano appaltati i corsi di educazione sessuale o all'affettività con gli esiti perversi che tutti conosciamo. Ad essere discriminata era la realtà rispetto all'ideologia, erano le famiglie rispetto ad istituzioni educative che pretendevano che i figli fossero loro.
La scelta del comune triestino è quindi importante, supera il livello locale e indica la possibilità di una controtendenza. Si trattava di un punto preciso del programma con cui l'anno scorso il centro-destra ha vinto le elezioni sull'ex sindaco Roberto Cosolini, che si era messo in evidenza in tutt'altro senso: registrazione di matrimoni gay contratti all'estero (prima della legge Cirinnà) e istituzione del Registro delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), che tra l'altro era stato anche un flop dato che vi finora hanno partecipato poco più di un centinaio di cittadini. Ora quell'impegno, assieme al ritiro del "Gioco del rispetto" dalle scuole comunali, è stato onorato e questo fa onore alla politica che di solito queste cose se le dimentica strada facendo.
E' bene però collocare la decisione della giunta nel suo preciso contesto. Sia chiaro: al momento dell'insediamento della nuova giunta molti assessori non sapevano nemmeno cosa fosse la Re.a.dy. Alla politica sono quindi arrivati input provenienti da altri luoghi della società civile. Con un editoriale del direttore, Il settimanale diocesano "Vita Nuova" aveva chiesto molti anni fa - si era ancora nell'era Cosolini, ossia in pieno governo della sinistra - che il Comune di Trieste uscisse dalla Re.a.dy. La questione era stata posta quindi già in epoca non sospetta. Lo stesso settimanale diocesano ha tenuto sveglia l'attenzione sul tema gender nelle scuole con una focalizzazione assidua. Dai famosi opuscoli UNAR fino allo scandalo dei finanziamenti del ministero delle pari opportunità ai centri di pratica omosessuale, il settimanale non ha perso un colpo. Ha perfino redarguito il nuovo sindaco quando la giunta ha gettato la spugna nella concessione della Sala matrimoni del comune alle celebrazioni delle unioni civili.
In precedenza era scoppiato il caso del "Gioco del Rispetto" che un genitore, Amedeo Rossetti, aveva fatto salire alla ribalta della cronaca nazionale. Sono nati anche molti comitati di genitori in difesa dei loro figli. Da tre anni, infine, si svolge a Trieste la Scuola diocesana di dottrina sociale della Chiesa che su questi punti è molto precisa e decisa. Alcuni partecipanti alla Scuola sono ora presenti in Consiglio comunale.
Tutto questo non ha certamente determinato direttamente le decisioni della giunta, ma senz'altro ha creato a Trieste un ambiente nuovo: alla nuova giunta sono arrivate sollecitazioni precise su alcuni punti del programma, la vita della politica sui temi etici è sotto osservazione, nella società civile vari soggetti pungolano e si fanno sentire. Se quindi all'inizio molti assessori non sapevano nemmeno cosa fosse la Re.a.dy, in seguito le cose sono cambiate. La politica è fragile e quindi non bisogna farsi tanti illusioni. Ma se c'è una società civile, anche con la presenza intelligente dei cattolici sensibili a queste problematiche (che sono pochi ma possono are molto), che agisce, contatta, propone, controlla, stimola... le cose possono cambiare.
Ne è stata prova quando la stessa giunta voleva sì uscire dalla Re.a.dy ma alla chetichella, per non creare scompiglio politico. Bastava far scadere l'iscrizione e si sarebbe stati fuori senza dirlo e quindi senza polemiche. Ma ecco un nuovo editoriale sul settimanale diocesano che diceva no a questa operazione in sordina, l'uscita doveva essere un chiaro atto politico e simbolico e andava fatta alla luce del sole. Come alla fine è stato.

Fonte: Vita Nuova Trieste, 07/08/2017

6 - PERCHE' LA CINA SOSTIENE LA COREA DEL NORD?
Uno Stato-cuscinetto che permette di tenere lontano dalle frontiere cinesi potenziali nemici, ma se Kim Jong-un sfuggisse al controllo di Pechino potrebbe causare un effetto domino di reazioni militari imprevedibili
Autore: Luca Hofer - Fonte: Corrispondenza Romana, 26/07/2017

Sono trascorsi quasi settant'anni dal termine del conflitto che insanguinò la penisola di Corea, ma da allora le aspre tensioni politiche e militari che dividono territorialmente la Corea al celebre 38° parallelo in due Paesi non si sono mai risolte. Dal termine della seconda guerra mondiale ad oggi la divisione tra Corea del Nord e del Sud rappresenta una linea del fronte sempre in armi, perché su quella linea si gioca una cruciale disputa politica, militare ed economica che ha per oggetto l'assetto geopolitico dell'intero pianeta.
Nel 1950 il dittatore Kim Il Sung, che aveva preso il potere nel nord del Paese al termine della Seconda Guerra Mondiale instaurando un regime totalitario di impronta ideologica comunista, forte dell'appoggio politico militare dell'Unione Sovietica, scatenò l'aggressione della metà meridionale della penisola, che a sua volta si era costituita in Repubblica democratica sotto la protezione degli USA.
La risoluzione delle Nazioni Unite che autorizzò gli Stati membri al ricorso all'uso della forza armata per respingere l'aggressione militare nordcoreana vide l'intervento di un'ampia coalizione internazionale, guidata dagli USA, a cui parteciparono i principali Stati europei, Italia compresa, che ricacciò le truppe comuniste nordcoreane oltre il 38° parallelo, giungendo fin quasi al confine del Paese del freddo mattino (la Corea del Nord) con la neonata Repubblica popolare cinese guidata dal regime comunista di Mao Zedong.
La mobilitazione dell'esercito cinese, intervenuto in massa a fianco delle truppe di Kim Il Sung, permise al regime nordcoreano di sopravvivere all'offensiva delle truppe dell'ONU. Il conflitto si concluse con l'armistizio di Panmunjeon nel 1953, stabilizzando il fronte di guerra e la frontiera tra i due Stati sul 38° parallelo.

PERCHÉ LA CINA SOSTIENE IL REGIME NORDCOREANO
Perché la Cina comunista intervenne allora a fianco del regime di Pyongyang e continua oggi a sostenere uno tra i sistemi politici al mondo più tirannici e criminali, al primo posto nelle liste internazionali nella persecuzione di chi pratichi la fede religiosa cristiana? Si potrebbe pensare ragionevolmente che la medesima natura ideologica di matrice marxista di questi due regimi sia alla base dell'alleanza tra Pechino e Pyongyang: ma questa è una risposta solo parzialmente vera, che è stata superata nel tempo dallo sviluppo economico spettacolare della Cina in virtù di quello sconcertante modello politico economico adottato dopo la morte di Mao, che coniuga i dettami di una spietata dittatura veteromarxista con le logiche altrettanto spietate del più disinvolto liberismo economico nelle relazioni internazionali.
In verità la Cina di oggi si confronta con il mondo occidentale, per il primato della leadership economica e politica sull'intero pianeta, e la Corea del Nord è una delle tante pedine che la Cina cerca di muovere strumentalmente per ottenere questa leadership. La Cina è un gigante politico ed economico, ma militarmente soffre una situazione geopolitica di oggettivo accerchiamento territoriale, in quanto i suoi confini sono di fatto delimitati da Stati alleati con gli USA o comunque assai poco disposti a sottomettersi all'influenza del suo dispotico regime.
Ad est ed a sud-est la Cina ha di fronte a sé il Giappone e la Corea del Sud, due tra i più fedeli alleati della potenza USA; lo Stretto di Malacca a sud, che permette il flusso di materie prime alla Cina dall'Africa e dal Medio Oriente è sotto lo stretto controllo della flotta navale USA. Da anni la Cina è in duro conflitto con i Paesi rivieraschi del Mar Cinese meridionale, perché aspira a vantare pretese sovrane su tale porzione di mare.
Ad ovest il regime di Pechino si confronta con il suo forse più ostile nemico, l'India, che aspira alla leadership dell'Asia centrale in virtù di una popolazione che in pochi anni supererà demograficamente la Cina stessa, e non ha mia fatto mistero di contrapporsi al regime comunista di Pechino, riconoscendo ed ospitando il governo in esilio del Dalai Lama, il sovrano del Tibet occupato militarmente dalla Cina dagli anni cinquanta.

UNO STATO-CUSCINETTO CON IL RISCHIO DI UN EFFETTO DOMINO
In questo quadro complesso, la Corea del Nord rappresenta per la Cina uno Stato-cuscinetto, che permette al regime del presidente Xi Jinping di tenere lontano dalle frontiere cinesi potenziali nemici ostili alla propria politica di penetrazione dello scacchiere in Estremo Oriente: la Cina infatti è ben consapevole che il suo modello di società poliziesca fortemente gerarchizzata secondo i criteri della fedeltà al dettato ideologico del Partito Comunista al potere non attira assolutamente gli Stati confinanti: una prova è data dalle dure contestazioni al governo di Pechino che la popolazione di Hong-Kong ha manifestato nei giorni scorsi in occasione dei vent'anni della riunificazione della ex-colonia britannica alla Cina.
In realtà sembra che sia proprio Pechino a pungolare e dietro le quinte la bellicosità militare nucleare nord-coreana per mettere in guardia tutte le controparti, USA in testa, contro i rischi cui potrebbero andare incontro se non permettessero alla Cina di sviluppare la sua politica di potenza su tutto il continente asiatico: il rischio concreto tuttavia è che il regime nordcoreano di Kim Jong-un possa sfuggire al controllo occhiuto di Pechino, determinando un effetto domino di reazioni militari imprevedibili. Le due guerre mondiali sono scoppiate proprio a causa di analoghi giochi di guerra tra potenze.

Fonte: Corrispondenza Romana, 26/07/2017

7 - AVEVAMO RAGIONE NEL DIRE CHE ESISTE UNA COMMISSIONE ''SEGRETA'' PER RENDERE LECITA LA CONTRACCEZIONE
Su Avvenire monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nega l'esistenza della commissione e parla di ''manipolazioni mediatiche'', ma dopo 20 giorni arriva la conferma ufficiale di ciò che vi avevamo detto noi
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/07/2017

Il 4 luglio scorso sul quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, rilasciava un'intervista a Luciano Moia.
Il giornalista impegnatissimo sul fronte del rinnovamento della teologia morale instaurato da Amoris laetitia, chiedeva al prelato se certe «manipolazioni mediatiche» a proposito di «una commissione segreta per la "revisione" di Humanae vitae», l'enciclica di papa Paolo VI sulla contraccezione e l'amore umano, corrispondessero a realtà. Non solo, Moia citava anche un «presunto elenco di esperti e di teologi - da Pierangelo Sequeri a Gilfredo Marengo - che sarebbero coinvolti in questo progetto». E poi la domanda fatidica: «C'è qualcosa di vero in tutto questo?»
«Proprio nulla», rispondeva Paglia, anzi «è un tempo opportuno perché la Chiesa aiuti tutti a reinventare la forza della generatività mentre il mondo rischia sterilità».

DOPO 20 GIORNI LA VERITÀ VIENE A GALLA
Trascorsi una ventina di giorni su Radio Vaticana, la sorpresa. Monsignor Gilfredo Marengo, proprio lui, quello indicato da certi "manipolatori mediatici" come coordinatore di una commissione di studio incaricata di "aggiornare" la ricezione di Humanae vitae, concede un'intervista dove si dichiara che sì, c'è «un gruppo di ricerca sull'Enciclica, in vista del 50° anniversario». Non solo, guarda caso i suoi collaboratori impegnati «in queste ricerche di archivio» su Humanae vitae, sono proprio quelli che i famigerati "manipolatori mediatici" avevano indicato: monsignor Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, il prof. Philippe Chenaux, docente di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense e mons. Angelo Maffeis preside dell'Istituto Paolo VI di Brescia.
Viene spontaneo domandare a monsignor Paglia se il 4 luglio non fosse a conoscenza di questo "gruppo di studio", perché altrimenti non si comprende bene la sua risposta alla domanda di Moia, il quale a sua volta era evidentemente all'oscuro di tutto. Altrimenti ci sarebbe da chiedersi chi manipola cosa e perché. Comunque, finalmente, le tante illazioni e dicerie sulla presunta "commissione" o "gruppo di studio" per l'approfondimento di Humanae vitae hanno trovato risposta: il gruppo c'è e sta lavorando all'archivio, soprattutto ai documenti della commissione incaricata da Paolo VI per approfondire il problema e che, come è noto, era decisamente aperturista sulla contraccezione, almeno in certi casi.

"AGGIORNARE" L'HUMANAE VITAE?
Monsignor Marengo dichiara a Radio Vaticana che con questo lavoro «sarà possibile mettere da parte molte letture parziali del testo», purtroppo non rivela in modo chiaro quali siano queste letture parziali. Dice però che «tutta la vicenda complicata della Pontificia Commissione, che lavorò dal 1963 al 1966, e che alla fine non riuscì a dargli [a Paolo VI, nda] quello che gli era utile per poter procedere ad elaborare l'Enciclica. Cosicché Paolo VI quasi ha dovuto re-iniziare da solo, con l'aggravante che in quegli anni c'era un'opinione pubblica ecclesiale non solo polarizzata tra favorevoli e contrari alla pillola, ma analoga contrapposizione era anche molto presente nella comunità dei teologi di allora». Tra le righe sembra quasi che il beato Paolo VI, vista la polarizzazione, e vista la difficoltà della Commissione, dovette un po' arrangiarsi da solo e quindi non riuscì a esprimere tutto il discernimento necessario per affrontare la questione. Inutile ricordare che la risposta di Humanae vitae è un no chiaro e limpido alla contraccezione, in perfetta continuità con la tradizione e il magistero della Chiesa.

SI VOGLIONO RENDERE LECITI PILLOLA E PRESERVATIVI?
Peraltro, proprio il giornalista Luciano Moia, che certamente non era a conoscenza dell'esistenza di questo "gruppo di studio", in un suo editoriale sull'inserto mensile di Avvenire "Noi famiglia&vita" aveva scritto che l'esortazione Amoris laetitia riapre lo spazio per uno «sguardo buono e non giudicante sulla sessualità umana», uno spazio che risalirebbe alla costituzione pastorale del Vaticano II Gaudium et spes. Mentre il magistero successivo, sostiene Moia, avrebbe privilegiato «un contesto più legato al diritto naturale, da cui deriverebbe come insuperabile l'inscindibilità tra amore e procreazione». Si dà il caso che proprio sull'inscindibilità di amore e procreazione, tra finalità unitiva e procreativa dell'atto sessuale, si fondi l'enciclica di Paolo VI di cui il gruppo di studio si sta occupando.
Torna così di attualità una domanda che circola nell'underground ecclesiale. Ora però possiamo porla alla luce del sole anche all'eminente gruppo di studio impegnato ad approfondire Humanae vitae. La svolta della teologia morale che Amoris laetitia avrebbe introdotto in ambito pastorale può forse prevedere qualche forma di eccezione sull'unità inscindibile tra significato unitivo e procreativo dell'atto coniugale? E quindi, quali prospettive si aprono in materia di contraccezione?

Nota di BastaBugie: per rileggere l'articolo con cui avevamo denunciata la presenza di una commissione segreta, prima smentita e poi confermata da Avvenire, clicca sul seguente link

LA COMMISSIONE ''SEGRETA'' CHE VORREBBE DISTRUGGERE LA MORALE SESSUALE DELLA CHIESA
Una volta cancellata la dottrina dell'Humanae Vitae di Paolo VI, sarà la prassi a indicare le linee di azione?
di Roberto de Mattei
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4775

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/07/2017

8 - PROPAGANDA LGBT: LA COMPAGNIA AEREA OLANDESE KLM SI DA LA ZAPPA SUI PIEDI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): candidato alla segreteria provinciale del PD finisce alla gogna per una battuta sui gay, il Consiglio d’Europa chiude il fascicolo Italia, Inghilterra donazioni di sangue rischiose, Ferrovie olandesi addio a ''Signore e signori''
Autore: Ludovico Biglia - Fonte: Osservatorio Gender, 12 agosto 2017

La compagnia aerea olandese KLM, da sempre in prima linea nella promozione della causa LGBT+, questa volta si è data la cosiddetta "zappa sui piedi".  Lo "spiacevole" ed involontario episodio si è infatti verificato in occasione della campagna lanciata per il Gay Pride di Amsterdam, dove l'account Twitter della KLM ha pubblicato un post recitante "non importa con chi fai clic. Happy #PrideAmsterdam", accompagnato da un immagine con 3 cinture di sicurezza arcobaleno di cui due con estremità uguali, a simboleggiare l'amore gay e quello lesbico, e una terza invece con le estremità diverse, ovvero normali a significare l'amore etero.
Tuttavia, guardando la foto è evidente come il clic di cui si parla nel tweeet sia possibile unicamente in una delle 3 soluzioni erroneamente proposte come equivalenti, ossia quella normale e complementare "maschio/femmina", dove le fibbie si incastrano alla perfezione. Nel caso delle 2 fibbie identiche, gay e lesbo, il clic non lo farai mai!

LE REAZIONI DEL WEB
L'immagine dei "clic impossibili" è divenuta in breve tempo virale, scatenando il popolo della Rete che ha immediatamente fatto notare il clamoroso paradosso della foto scelta per promuovere la normalità e l'equivalenza di ogni tipo di unione al di là dei sessi dei componenti.
Tantissimi sono stati infatti i tweet goliardici di risposta, volti a sottolineare il grossolano errore di propaganda commesso dalla KLM, di cui ne riportiamo di seguito alcuni:
"Grazie per aver dimostrato di nuovo che LGBT è assurdo";
"Fly Royal Dutch Airlines, dove la tua unica possibilità di sopravvivere ad un crash è allacciare la cintura di sicurezza in modo eterosessuale";
"Felice di vedere che per la KLM in natura e nel mondo spesso c'è solo uno schema che funziona per lo scopo voluto";
"Una involontaria lezione di realtà dalla KLM";
"Il tuo subconscio conosce la verità".

IL "CLIC" DELLA LEGGE NATURALE
In conclusione, osservando l'immagine pubblicata dalla KLM, accompagnata dal tweet "non importa con chi fai clic", salta immediatamente all'occhio l'effettiva anormalità e incompatibilità delle unioni contro natura.
Per rispecchiare quella che è la vera realtà dei fatti, il tweet andrebbe aggiornato, correggendolo in "non importa se non fai clic", dal momento che per gli ideologi del gender quello che conta infatti non è fare clic, ovvero riconoscere e seguire la legge naturale, ma unicamente assecondare, in maniera cieca, i propri istinti e pulsioni, piegando la realtà ai loro, personalissimi e sempre mutevoli, gusti e desideri.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

CANDIDATO ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PD FINISCE ALLA GOGNA PER UNA BATTUTA SUI GAY
Fabio Ragni quattro anni fa gira con il telefonino una scenetta comica per gli amici dove finge di essere un ragazzo rifiutato dalle donne, ma poi spruzzandosi l'acqua di colonia "Acqua di frogio" diventa omosessuale e conquista molti uomini. A distanza di quattro anni il filmato viene ripescato dalla rete e Ragni finisce alla gogna. Il giovane 25enne è iscritto ai Giovani Democratici, nonché aspirante candidato alla segreteria provinciale del Partito democratico di Ancona e pensa che qualcuno abbia tirato fuori il filmato che lui stesso aveva cancellato da Youtube a febbraio perché lo voglia "bruciare" per la candidatura alla segreteria.
Ovviamente Ragni è stato subito accusato di omofobia e di essere un nemico del popolo, accusa che merita la morte politica e sociale. Silvia Fregolent, responsabile Pari opportunità e diritti civili del Pd, commenta «Deridere, per passatempo o per gioco, l'orientamento sessuale delle persone è un atto ignobile, ancora più grave se commesso da chi è iscritto al Pd e si candida oggi ad assumere ruoli dirigenziali nel partito».
Lui, come ormai vuole il processo di rieducazione gender, si è scusato pubblicamente ed ha ammesso che ha anche pianto: «Ho sbagliato, però voglio dire che non sono omofobo, assolutamente no, la mia era una goliardata scema e chiedo scusa a chi si è sentito offeso. Tuttavia rivendico il diritto all'ironia, anche su certi temi, altrimenti vuol dire che non siamo più un Paese libero».
Poveraccio, viene da commentare, proprio lui che si era battuto anche per le unioni civili. Ma si sa, il Grande Fratello Gay non accetta i dissenzienti perché sono certamente sono anche dissidenti.
(Gender Watch News, 31 luglio 2017)

GENDER DIKTAT: IL CONSIGLIO D'EUROPA CHIUDE IL FASCICOLO ITALIA
L'Italia si è adeguata e il caso si può dire chiuso. Questo in sostanza il giudizio del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa che ha messo nello scaffale il fascicolo sull'Italia, dopo che il nostro paese ha "ubbidito" ai suoi dettami, introducendo nel suo ordinamento la legge sulle unioni civili tra partner dello stesso.  
Decade dunque la condanna del luglio 2015 della Corte europea dei diritti umani con la quale i giudici di Strasburgo avevano stabilito che l'Italia aveva violato i diritti di tre coppie omosessuali perché "la protezione legale disponibile a coppie dello stesso sesso non solo non garantisce i bisogni fondamentali per una coppia che sia in una relazione stabile, ma non dà neanche sufficienti certezze".
Da qui il diktat della Corte che aveva intimato all'Italia ad introdurre il riconoscimento legale per le coppie gay. Ora il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ha diramato una nota in cui prende atto che l'Italia ha "adottato un quadro legislativo che garantisce il riconoscimento e la protezione delle coppie dello stesso sesso legate da una relazione stabile attraverso l'unione civile".
Tale vicenda mette in luce, ancora una volta, il determinante ruolo svolto dalle istituzioni comunitarie nel processo di diffusione dell'ideologia omosessualista all'interno degli Stati membri.
(Osservatorio Gender, 10 giugno 2017)

INGHILTERRA, DONAZIONI DI SANGUE RISCHIOSE
Fino ad oggi in Inghilterra la persona omosessuale poteva donare il sangue solo dopo un anno dall'ultimo rapporto. Dal 2018 il tempo di attesa scenderà a soli tre mesi. La decisione sembra presa per motivi ideologici.
Infatti Ethan Spibey, fondatore del gruppo di campagne Freedom To Donate, afferma: «È un cambiamento di rilevanza mondiale per gli uomini gay e bisessuali e gli altri gruppi precedentemente limitati». Le associazioni LGBT commentano «le regole correnti erano intrusive e disonorevoli. Era necessaria una riforma».
Anche il ministro per le donne e le pari opportunità Justine Greening si muove sulla stessa frequenza d'onda: «Questo governo è impegnato a costruire una società inclusiva che funziona per tutti, non importa quale sia il loro genere o la sessualità e sta per intraprendere il prossimo passo avanti».
Una decisione quindi a favore delle persone omosessuali, ma assai pericolosa per tutti gli altri.
(Gender Watch News, 25 luglio 2017)

FERROVIE OLANDESI: ADDIO A SIGNORE E SIGNORI, IL NUOVO SALUTO SUI TRENI È CARI VIAGGIATORI
Dopo l'addio a "Ladies and Gentleman" della metropolitana londinese, seguita a ruota anche dalla metro della città di Amsterdam, arriva ora anche quello delle ferrovie olandesi che hanno appena annunciato come a partire dal 10 dicembre sostituiranno il loro storico saluto di cortesia "Signore e signori" con il più moderno e neutrale «Beste reizigers» ossia "Cari viaggiatori".
Il tutto, ovviamente, per essere "rispettosi" e non discriminare i viaggiatori che non si sentono né maschio né femmina.
Roger van Boxtel, direttore della Sederlandse Spoorwegen (Ns) ha spiegato così le ragioni dell'iniziativa: «È un piccolo cambiamento ma significativo, perché non dovremmo chiamare le persone quello che sono per noi? Cioè dei cari viaggiatori. Il nostro personale vuole che tutti si sentano benvenuti. E poi Signore e signori era diventato un po' troppo formale ormai».
La notizia ha suscitato lo scontato entusiasmo della comunità rappresentata dal sempre più lungo ed indecifrabile acronimo Lgbtqai (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, asessuali, intersessuali) che attraverso Marco Altena, portavoce dell'organizzazione Trainbow, ha applaudito l'innovazione delle ferrovie olandesi, sottolineandone il «grande valore simbolico».
Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella del leader del Partito della Libertà (Pvv) Geert Wilders che su Twitter ha chiesto il licenziamento del direttore delle Ns suggerendo di destinare il suo stipendio a migliorare il servizio delle ferrovie: «L'azienda ha perso completamente il buon senso. Perché non si occupa di far arrivare i treni in orario invece di pensare alla neutralità della comunicazione? Che follia».
Il "gender diktat" avanza dunque prepotentemente e, giorno dopo giorno, cambia le regole e il linguaggio della nostra società al fine di sdoganare la nuova delirante visione politically correct che prevede la negazione della naturale dicotomia maschio/ femmina e la promozione di infiniti generi e combinazioni sessuali.
(Luca Romani, Osservatorio Gender, 31 luglio 2017)

Fonte: Osservatorio Gender, 12 agosto 2017

9 - OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 15,21-28)
Donna, grande è la tua fede!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20 agosto 2017)

Gesù si recò verso la zona di Tiro e Sidone, fuori da Israele, e ascoltò la preghiera di una donna pagana, una Cananea, la quale gridò con fiducia: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molta tormentata da un demonio» (Mt 15,22). Inizialmente sembrava che Gesù non volesse ascoltare la supplica di quella donna; il Vangelo dice che Gesù non le rivolse neppure una parola (cf Mt 15,23), e furono i Discepoli ad implorare il Signore di ascoltarla. In un primo momento non vennero ascoltati neppure i Discepoli, e, alla ulteriore insistente richiesta della donna che si paragonava ad un cagnolino che mangia le briciole che cadono dal tavolo dei padroni, Gesù esclamò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri» (Mt 15,28).
Questo episodio è ricco di insegnamenti. Per prima cosa ci insegna a non desistere nella preghiera. Anche se sembra che la nostra supplica non venga esaudita, non dobbiamo perderci d'animo. Imitiamo l'insistenza della donna Cananea e non temiamo di essere importuni.
Un secondo insegnamento riguarda l'intercessione dei Santi e dei fratelli nella fede. I Discepoli supplicavano Gesù di ascoltare la preghiera di quella donna, in un certo senso, essi intercedevano per lei presso il Cuore del Salvatore. Così, per noi intercedono gli Angeli e i Santi, pregano le anime buone che su questa terra elevano al Cielo suppliche per i vivi e per i defunti, e, soprattutto, intercede la Beata Vergine Maria, nostra amatissima Madre. La preghiera di intercessione è una meravigliosa grazia che Dio mette nelle nostre mani: anche noi possiamo beneficare tanti nostri fratelli, pregando per loro.
Un terzo insegnamento, il più bello, riguarda la bontà del Cuore di Gesù. Egli non esaudisce la nostra preghiera perché noi siamo santi – la donna Cananea era addirittura una pagana – ma perché Lui è buono e desidera ardentemente farci del bene. Ma, per far questo, Egli vuole vedere una condizione: quella dell'umiltà e del riconoscimento della nostra miseria. La donna Cananea riconobbe candidamente la sua miseria e si paragonò ad un cagnolino indegno di cibarsi alla tavola, ma che si sfama con quanto cade per terra.
L'episodio della donna Cananea ci insegna inoltre che Dio vuole che tutti conoscano il Vangelo e giungano alla salvezza. Gesù si reca appositamente fuori da Israele, in pieno territorio pagano, per far comprendere che tutti i popoli sono chiamati a far parte della Chiesa da Lui fondata. Per gli ebrei, questo, era un discorso un po' ostico da comprendere; essi credevano di essere i soli ad avere questo privilegio e rimanevano chiusi nel loro nazionalismo.
Gesù insegna agli Apostoli ad uscire dal loro angusto guscio e ad aprirsi all'universalità della salvezza. Di questo fu pienamente convinto san Paolo, il quale, nella seconda lettura di oggi, si proclama «apostolo delle genti» (Rm 11,13), ovvero colui che è stato mandato ad annunciare ai pagani il lieto annuncio della salvezza. Egli desiderò ardentemente che tutti conoscessero Gesù, l'unico Salvatore del mondo, e ricevessero il dono del Battesimo.
Già nella prima lettura di oggi troviamo questo messaggio di speranza. Il profeta Isaia, parlando degli stranieri, ovvero di coloro che non appartenevano al popolo d'Israele, diceva: «Li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera» (Is 56,7).
Ma come potranno i pagani udire il Vangelo se nessuno lo annuncia a loro? Per questo motivo è necessario che ci siano i missionari. Ogni cristiano è missionario per il Battesimo; ma alcuni lo sono in modo speciale in forza di una chiamata particolare da parte di Dio. San Paolo avvertì chiaramente questa chiamata da parte del Signore e consumò la sua vita per illuminare i popoli, annunziando loro il Vangelo della salvezza. Egli intraprese diversi viaggi missionari sospinto dall'ansia di portare a Cristo i fratelli. Sulla sua scia, lungo i duemila anni della Chiesa, numerosi missionari hanno percorso le vie di questo mondo animati dallo stesso zelo per la salvezza delle anime.
Dio, il quale vuole la salvezza di tutti, certamente chiama molti alla vita missionaria, ma purtroppo sono sempre pochi quelli che rispondono a questo appello. Uno dei più grandi missionari è stato san Francesco Saverio. Egli raggiunse l'estremo oriente, ove morì nel tentativo di raggiungere la Cina, dopo aver evangelizzato il Giappone. Egli era tormentato dal pensiero che in Europa molti giovani sciupavano la loro vita inutilmente, mentre avrebbero potuto essere molto utili nell'opera missionaria. Lo stesso pensiero lo possiamo fare anche noi oggi: la messe è molta, ma gli operai sono pochi. Non ci rimane che pregare, affinché molti giovani ardimentosi ascoltino la chiamata del Signore, divengano zelanti missionari del Vangelo e, sull'esempio di san Paolo Apostolo delle genti e sull'esempio di tanti Santi missionari, sappiano lasciare tutto per guadagnare a Cristo i fratelli.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 20 agosto 2017)

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