STRAGI A BARCELLONA E IN FINLANDIA: IN EUROPA C'E' CHI ACCOGLIE E C'E' CHI UCCIDE
Dobbiamo innanzitutto ricordare le nostre radici cristiane e poi combattere l'islam che ci vuole sottomettere (VIDEO: Magdi Allam spiega i versetti del Corano sulla violenza contro i non musulmani)
Autore: Magdi Cristiano Allam - Fonte: Il Giornale
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AVVENIRE: L'INFERNO NON E' ETERNO E ALLA FINE ANCHE IL DIAVOLO SARA' ACCOLTO IN PARADISO
Il quotidiano della CEI rilancia la vecchia idea dell'Apocatastasi di Origene, già condannata dalla Chiesa nel 5° Concilio Ecumenico del 553 (VIDEO: l'inferno non è vuoto)
Autore: Michelangelo Socci - Fonte: La Verità
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PAPA FRANCESCO A FAVORE DELLO IUS SOLI?
Non esattamente... tuttavia il messaggio per la giornata dei migranti entra in aspetti molto tecnici (e controversi) delle politiche di accoglienza
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ESAME DI COSCIENZA SUI VIZI CAPITALI E SULLE VIRTU' CONTRARIE
Sono chiamati capitali perché sono a capo (caput), cioè all'origine, di altri peccati: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia (pigrizia)
Fonte: Aleteia
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TRUMP CONDANNA SIA I SUPREMATISTI BIANCHI CHE GLI ANTIRAZZISTI (ED HA I SUOI BUONI MOTIVI)
La sinistra liberal vuole rimuovere i monumenti sudisti (segno della riconciliazione) e far precipitare di nuovo gli USA nel caos (una vittima e 19 feriti a Charlottesville)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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SPARATA ESTIVA DI RENZI: AIUTIAMOLI A CASA LORO
Ha detto il contrario per molto tempo, ma lui è così: rende stupide e intollerabili anche le frasi intelligenti (e che la Chiesa ha messo in pratica da sempre)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: La verità
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LA LEGGENDA DELLE PROSTITUTE FELICI
Una giornalista ha girato nei bordelli di tutto il mondo ed ha concluso ciò che don Benzi ha sempre detto: la prostituzione è schiavitù e perciò va combattuta
Fonte: Tempi
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IL TELEFONO UNAR CI COSTA 800 EURO A CHIAMATA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Trump niente trans nell'esercito, a teatro lui diventa lei e viceversa, il Gender diktat zittisce la leggenda del tennis Margaret Court
Autore: Ludovico Biglia - Fonte: Osservatorio Gender
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OMELIA XXI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 16,13-20)
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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STRAGI A BARCELLONA E IN FINLANDIA: IN EUROPA C'E' CHI ACCOGLIE E C'E' CHI UCCIDE
Dobbiamo innanzitutto ricordare le nostre radici cristiane e poi combattere l'islam che ci vuole sottomettere (VIDEO: Magdi Allam spiega i versetti del Corano sulla violenza contro i non musulmani)
Autore: Magdi Cristiano Allam - Fonte: Il Giornale, 19/08/2017
Ancora una volta tocchiamo con mano che il terrorismo islamico esplode laddove in Europa si sono persi la certezza e l'orgoglio della propria identità, finendo per odiare se stessi, accordando ai propri nemici interni ciò che è interdetto ai propri cittadini. Il sanguinoso attentato nel centro di Barcellona si consuma nel contesto della Catalogna che non vuole essere regione autonoma della Spagna ma anela a farsi fagocitare dagli Stati Uniti d'Europa; si batte strenuamente per affermare la propria identità nazionale ma si sta dissolvendo nel meticciato antropologico del multiculturalismo e del globalismo; è intollerante nei confronti di qualsiasi lesione al relativismo valoriale elevato a dogma universale ma tollera il radicalismo islamico che s'impone violentemente come l'unica verità assoluta.
MUSULMANI DI SECONDA GENERAZIONE NATI IN EUROPA I protagonisti di questa violenza sono i musulmani di seconda generazione, nati o comunque cresciuti in Europa, che conoscono bene la lingua, la cultura e le leggi dello Stato di adozione, che sono affascinati dall'i-Phone e dalla Nike, ma che rifiutano il sistema di valori che sostanzia la nostra civiltà. Amano la nostra materialità e odiano la nostra spiritualità. Ed è così che anche a Barcellona, come a Londra, sono sorti «tribunali islamici» e unità della «polizia islamica», che sanzionano i musulmani che non si comportano secondo quanto prescrive la sharia, la legge di Allah e di Maometto. Barcellona è diventata la città più islamizzata della Spagna dopo le enclave di Ceuta e Melilla che sorgono geograficamente in Marocco, simbolo dell'accoglienza con 100mila persone in piazza a favore dei profughi.
UN CORPO ESTRANEO E OSTILE Per quanto ufficialmente i musulmani in Catalogna siano solo il 6% della popolazione, pari a 450mila persone, condizionano pesantemente l'insieme della collettività perché di fatto si comportano come se fossero un corpo estraneo e ostile. Ci sono dei quartieri, a partire da quello di Raval, che sono stati trasformati in un micro-Stato islamico con la proliferazione di moschee, scuole coraniche, macellerie e negozi halal, enti assistenziali e finanziari islamici. Questa strisciante islamizzazione urbanistica e demografica ha registrato un'accelerazione con l'entrata in scena del Qatar, il principale finanziatore del movimento estremista dei Fratelli musulmani, come sponsor del Barcellona fino allo scorso giugno. Il Qatar ha ovunque condizionato i suoi finanziamenti alla costruzione di moschee. Barcellona è un esempio perfetto che ci fa toccare con mano come quando si consente ai musulmani di auto-regolamentarsi addirittura con le proprie leggi, quando noi ci auto-imponiamo di non entrare nel merito dei contenuti dell'islam e lo legittimiamo acriticamente mettendolo sullo stesso piano del cristianesimo, inevitabilmente gli estremisti e i terroristi islamici prendono il sopravvento, ci massacrano e ci umiliano. Ed è così che per i musulmani di seconda generazione diventano l'alternativa alla nostra civiltà decadente. Dobbiamo innanzitutto riscattare la certezza di chi siamo e poi combattere l'islam che ci vuole sottomettere.
Nota di BastaBugie: nel seguente link di un video di 7 minuti, Magdi Allam spiega i versetti del Corano nei quali viene citata la violenza da attuare contro chi non è musulmano. Si dibatte all'infinito se esiste un Islam moderato e un Islam estremista... in realtà esiste un solo Islam: quello che risulta dal Corano e dalla vita di Maometto. Ormai è esperienza comune che un bravo ed educato musulmano vicino di casa, che fino a ieri salutava tutti per primo e aiutava gli anziani ad attraversare la strada, improvvisamente può decidere di votarsi al martirio e farsi esplodere alla stazione colma di gente. Nessun cristiano, o ebreo, o buddista, o ateo lo farebbe... ma i musulmani sì! Clicca qui sotto per vedere il video di Magdi Allam: https://www.youtube.com/watch?v=XV866O-jNyo
IL LEGIONARIO CHE HA IMPEDITO LA STRAGE Marco Guerra nell'articolo sottostante dal titolo "Il legionario che ha impedito la strage di Cambrils" fa notare che ad impedire un bilancio ben peggiore delle azioni terroristiche in Catalogna è stato un ex legionario della Tercio, il corpo scelto dell'esercito spagnolo. Ecco la sua storia, che stona in quest'epoca di pacifismo spinto. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 agosto 2017: "Si vis pacem para bellum". Grazie una saggezza dal senso pratico la civiltà dell'antica Roma aveva presente che, al di là del buon governo e del perseguimento del bene comune, uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi. Oggi, invece, il pensiero comune occidentale esercita una continua professione di antimilitarismo che porta a credere che l'uomo in divisa sia violento e cattivo per definizione. Lo stesso Gesù è dipinto come un santone pacifista new age, mentre al contrario il suo messaggio non è affatto arrendevole e remissivo nei confronti del male e soprattutto di chi lo commette ai danni dei più deboli. Emblematico è il monito rivolto a chi commette atti contro i bambini ("Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare"). Insomma per combattere i malvagi e proteggere gli innocenti a volte è necessario rispondere con le armi e la preparazione militare. È fuori di dubbio infatti che, se si esclude qualche accanito pacifista in vena di autolesionismo, chiunque preferisce farsi guardare le spalle da un membro delle forze di sicurezza ben addestrato piuttosto che da decine di studenti che intonano Imagine di John Lennon stringendo candele tra le mani. Succede così che gli "uomini in armi" tornano ad essere apprezzati e invocati solo in occasione dei tragici attentati che, con frequenza sempre maggiore, insanguinano l'Europa. Vale la pena segnalare, infatti, che cinque terroristi islamici, facenti parte del gruppo che ha compiuto l'attentato di Barcellona costata la vita a 15 persone, sono stati fermati poche ore dopo l'attentato sul lungomare di Cambrils, dove volevano compiere una nuova strage uccidendo a pugnalate tutti coloro avessero incontrato lungo la loro folle corsa omicida. I giovani integralisti magrebini avevano anche forzato due posti di blocco e la nuova carneficina è stata evitata solo grazie alla prontezza di un ex appartenente alla Legione, corpo di elite dell'esercito spagnolo, che ha abbattuto 4 dei 5 terroristi che accoltellavano i passanti. La notizia è iniziata a circolare solo domenica, mentre in un primo momento si era parlato di una poliziotta. L'uomo è ora "l'eroe di Cambrils" per la stampa spagnola ma, secondo El Mundo, la sua identità è "protetta con il massimo riserbo". L'ex legionario è un semplice agente della polizia regionale catalana, i media spagnoli lo definiscono un "uomo tranquillo", "per niente un Rambo", che era in servizio diprotezione sul Lungomare, facendo le ore straordinarie per arrotondare lo stipendio, quando è arrivata l'Audi dei cinque terroristi inseguita dalla polizia, dopo che aveva forzato i posti di blocco. "La prontezza di riflessi dell'agente, grazie all'addestramento nella Legione - si legge ancora sulle agenzie - ha probabilmente salvato la vita a molti passanti". I terroristi, che pianificavano un massacro, hanno potuto colpire "solo" sei persone - una donna è morta poi in ospedale - prima di essere colpiti dal legionario congedato. Fin qui tutto bene, ma profeti del politicamente corretto potrebbero avere un attacco di bile se indagassero nella tradizione della Legione spagnola, anche detta Tercio, in onore dei reggimenti di fanteria della Spagna rinascimentale che tra il 1500 e il 1600 erano considerati imbattibili e si fecero valere su tutti i campi di battaglia europei. Se non bastasse, il corpo d'elite dell'esercito spagnolo ogni anno a Malaga, nel giorno del Giovedì Santo, celebra il cosiddetto "Traslado del Cristo de la Buena Muerte". Una tradizionale e commovente cerimonia, che vede i "Cavalieri" della Legione marciare tenendo in alto con le braccia una grande Cristo Crocefisso che viene traslato dal suo tempio alla casa della Fratellanza. L'inno dei legionari, cantato a squarcia gola durante la celebrazione nel piazzale antistante la chiesa di San Domingo, è "El novio de la muerte": Il fidanzato della morte. Il "Cristo de la Buena Muerte" è protettore del corpo militare dal 1930, che da quell'anno scorta in processione la statua, e il rito è considerato uno dei più affascinanti dell'intero panorama processionale iberico. Insomma ad impedire un bilancio ben peggiore delle azioni terroristiche in Catalogna è stato un "moroso della morte" e non un novello pacifista che guarda con disprezzo e derisione le tradizioni del suo Paese.
Fonte: Il Giornale, 19/08/2017
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AVVENIRE: L'INFERNO NON E' ETERNO E ALLA FINE ANCHE IL DIAVOLO SARA' ACCOLTO IN PARADISO
Il quotidiano della CEI rilancia la vecchia idea dell'Apocatastasi di Origene, già condannata dalla Chiesa nel 5° Concilio Ecumenico del 553 (VIDEO: l'inferno non è vuoto)
Autore: Michelangelo Socci - Fonte: La Verità, 18/8/2017
Ieri, "Avvenire", il giornale dei vescovi italiani, in terza pagina, ha dato una notizia clamorosa, da cui si potrebbe perfino evincere che per 2000 anni siamo stati presi per i fondelli: l'Inferno non c'è. Anzi, precisiamo, l'Inferno c'è, ma è molto simile al nostro mondo, in particolare all'Italia. Difatti i dannati "costruiscono, organizzano e i loro edifici crollano." Però non sarà così per sempre. Infatti, dopo questo breve periodo d'infelice apprendistato, ci sarà il via libera. Tutti salvi, Lucifero incluso, come se fossero stati tutti su "Scherzi a parte". L'autore dell'articolo Roberto Righetto - per questa sorprendente rivelazione - si rifà ad alcuni passi di un libro del filosofo cattolico Jacques Maritain. Certo, quella dell'intellettuale francese è solo un'ipotesi, ma esplosiva. "Poiché l'eternità consuma tutti i tempi," scrive Maritain, "bisognerà pure che a un certo momento i luoghi bassi dell'Inferno siano svuotati. Se è così, Lucifero senza dubbio sarà l'ultimo a cambiare. (...) E alla fine anche lui sarà restituito al bene."
UNA ERESIA GIA' CONDANNATA NEL 553 Meraviglioso. Come non rallegrarsi di una simile notizia che ci libera da tutte le preoccupazioni e le angosce sulla nostra salvezza eterna? Peccato che tale "ipotesi" somigli così tanto a una vecchia idea di Origene di Alessandria, del terzo secolo dopo Cristo, chiamata "Apocatastasi" e già condannata dalla Chiesa nel Quinto Concilio Ecumenico del 553. L'Apocatastasi sostiene - in aperta contraddizione con i (circa) venti passi del Vangelo sull'Inferno, dove Gesù descrive drammaticamente le pene infernali e la loro eternità - che alla fine dei tempi avverrà una redenzione universale dalla quale neanche Satana verrà escluso. Insomma, l'Inferno, stando ad "Avvenire", potrebbe essere in fin dei conti quasi una terra delle opportunità, migliore dell'America. Di certo è più facile trovarci lavoro. I dannati, si legge nell'articolo, sono "degli attivi, lavorano tutto il tempo, hanno la religione del lavoro. (...) Senza posa fanno della politica. La loro vita forse non deve essere immaginata tanto differente dalla nostra." Dunque, in fin dei conti, dei gran lavoratori, buoni diavoli. "Scherzi a parte", la sottovalutazione dell'Inferno è un tema che periodicamente fa capolino nella teologia progressista. C'è perfino chi - come Eugenio Scalfari - ha attribuito a papa Francesco strane idee in proposito. Infatti, dopo uno dei loro tanti colloqui, ha riferito quanto segue (senza essere stato smentito): "il Papa ritiene che, se l'anima d'una persona si chiude in se stessa e cessa d'interessarsi agli altri, quell'anima non sprigiona più alcuna forza e muore. Muore prima che muoia il corpo, come anima cessa di esistere. La dottrina tradizionale insegnava che l'anima è immortale. Se muore nel peccato lo sconterà dopo la morte del corpo. Ma per Francesco evidentemente non è così. Non c'è un Inferno e neppure un Purgatorio. Per le anime che non sono scomparse nel nulla c'è la beatitudine d'essere ammesse alla luce del Dio che le ha create." Contraddizione plateale con gli insegnamenti di sempre della Chiesa che nei secoli non si è mai stancata di mettere in guardia dall'immenso pericolo rappresentato dalla perdizione eterna.
I SANTI HANNO SEMPRE CREDUTO ALL'ESISTENZA DELL'INFERNO San Francesco d'Assisi scriveva: "chiunque muore in peccato mortale il diavolo rapisce l'anima di lui e tutti i talenti e il potere e la scienza e la sapienza che credevano di possedere sarà loro tolta e andranno all'Inferno dove saranno tormentati eternamente." Ad alcuni mistici è stato addirittura concesso di assistere in visione ai tremendi tormenti infernali. Santa Teresa d'Avila, ad esempio, ha così descritto il regno del Diavolo: "l'entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in uno spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire." Santa Faustina Kowalska, in un passo del suo diario del 1936, scrive che l'Inferno "è un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'Inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie." Oggi purtroppo stiamo assistendo a ciò che Benedetto XVI ha definito come "banalizzazione del male". L'uomo, che in fin dei conti si sente buono, crede che la Redenzione gli spetti di diritto. E "la presunzione di salvarsi senza merito" è proprio uno di quei "peccati contro lo Spirito Santo" che, dice il Catechismo, non possono essere perdonati. Due maestri spirituali come don Luigi Giussani e don Divo Barsotti hanno spiegato che l'esistenza dell'Inferno è la prova e la garanzia della libertà dell'uomo, che può anche rifiutare la salvezza. E hanno insegnato che se non si capisce l'Inferno non si capisce la grandezza degli atti umani e la serietà dell'amore di Dio. Scrive Joseph Ratzinger: "Dio non può semplicemente ignorare tutta la disobbedienza degli uomini, tutto il male della storia, non può trattarlo come cosa irrilevante ed insignificante. (...) L'ingiustizia, il male come realtà non può semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Solo questa è la vera misericordia". La bontà di Dio "non può mai essere in contraddizione con la verità e la connessa giustizia".
Nota di BastaBugie: nel seguente video padre Serafino Lanzetta spiega con la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione della Chiesa che l'inferno esiste, è eterno e non è vuoto. Durata della conferenza: 1 ora.
https://www.youtube.com/watch?v=uYZkEHurfjU
Fonte: La Verità, 18/8/2017
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PAPA FRANCESCO A FAVORE DELLO IUS SOLI?
Non esattamente... tuttavia il messaggio per la giornata dei migranti entra in aspetti molto tecnici (e controversi) delle politiche di accoglienza
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-08-2017
Lo stile comunicativo dei documenti di Dottrina sociale della Chiesa sta cambiando. Ne abbiamo avuto un ulteriore sintomo nel recente Messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato di papa Francesco. Sostenere che qui il Papa prende posizione per lo ius soli e in particolare per il disegno di legge italiano, come hanno fatto i giornali ieri, è eccessivo, però non c'è dubbio che il testo del Messaggio entri in aspetti anche molto tecnici (e controversi) delle politiche di accoglienza. Così aveva fatto anche la Laudato si' in ordine ai problemi scientifici del riscaldamento globale. Fino ad ora i documenti hanno sempre evitato di sposare una ricetta, sapendo di correre il pericolo di battezzare con l'acqua santa una posizione di parte, di puntare su un cavallo che domani potrebbe essere sconfessato dalla storia data la sua contingenza, di indurre a pensare che un cattolico che su quel problema ritenesse legittime altre ricette non fosse più cattolico o fosse un cattolico incoerente e, soprattutto, di sostituirsi al lavoro di pensiero dei cattolici impegnati su quel fronte del sapere e dell'operare.
LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA La Dottrina sociale della Chiesa propone principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione. Essa ha quindi anche un'indole pratica. Tuttavia, siccome la Chiesa non possiede ricette in campo sociale e politico e non ha tutte le competenze necessarie, come il magistero innumerevoli volte ha assicurato, la sua indole pratica deve soprattutto essere attuata dai laici, sulla propria responsabilità e non su quella della Chiesa. Intendiamoci, il magistero può anche intervenire su singole leggi, mettendo in guardia dall'approvarle, se queste ledono i principi fondamentali della morale naturale e divina e quindi offendono l'uomo e Dio. Non è prudente applicare questo principio, invece, alle questioni sociali e politiche che possono stare in vari modi. Già Aristotele diceva che per questi problemi va adoperata la virtù della saggezza (la prudentia cristiana). Per dirla in modo ancora più chiaro: su una legge che offende la base naturale della famiglia e, quindi, danneggia la persona e la giustizia, il magistero deve intervenire direttamente per non permettere che i fedeli siano tratti in inganno. Su una legge che disciplina una materia complessa dove non sono in gioco principi non negoziabili, invece, è prudente dare le direttive d'azione di fondo e lasciare che poi intervenga la prudenza dei laici impegnati in politica.
L'IMPEGNO DEI CATTOLICI IN POLITICA La Nota Ratzinger del 2002 sull'impegno dei cattolici in politica distingueva chiaramente tra questi due tipi di intervento. Ribadiva quali fossero gli ambiti in cui la coscienza cristiana non aveva discrezionalità, pena la perdita della coerenza tra fede e vita, e le questioni che invece potevano essere affrontate legittimamente in molti modi. Questo, spiegava la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, capita o perché si tratta di questioni complesse e articolate che non possono avere una risposta univoca, oppure perché presentano molti risvolti tecnici, oppure perché si prestano a diverse soluzioni tutte moralmente accettabili, oppure perché si possono affrontare a partire da principi di teoria politica legittimamente diversi. In tutti questi casi il magistero lascia libertà alla coscienza ben formata dei fedeli. Dietro questa dottrina c'è la distinzione della teologia morale tra gli atti intrinsecamente cattivi (o assoluti negativi) e gli atti buoni, ripresa e confermata autorevolmente dalla Veritatis splendor di Giovanni Paolo II. Se gli atti intrinsecamente cattivi non si possono mai fare, il bene invece lo si può fare in molti modi. Ora, la politica delle migrazioni appartiene a quest'ultimo genere di problemi: l'indicazione all'accoglienza è un precetto morale positivo, che dice di fare il bene, il bene però lo si può fare in molti modi, e per di più trattasi di questione complessa, con rilevanti aspetti tecnici, per cui il soggetto deputato a valutare e a scegliere è la coscienza ben formata dei laici. Bisognerà approfondire - e questo breve intervento non è il luogo più adatto - come mai ci sia una tendenza del magistero sociale in generale a non dare indicazioni chiare davanti a leggi e a politiche evidentemente contrarie all'ordine morale naturale e divino, mentre ci sia un impegno maggiore a prendere posizione diretta, scavalcando la laicità dei problemi e i laici cristiani stessi, su questioni complesse che per loro natura si prestano a più soluzione possibili e legittime. Capita sempre più spesso che il cattolico impegnato nella società si senta con le spalle scoperte quando si impegna per la vita o per la famiglia e si senta invece confortato dai "piani superiori" quando fa accoglienza agli immigrati o quando mette i pannelli solari sul tetto della parrocchia. Ma tra i due ambiti c'è un abisso di differenza.
LA NATURA DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA Da parte mia mi permetto di suggerire solo questo spunto riguardante la natura della Dottrina sociale della Chiesa. Essa è una "Dottrina" ed è "della Chiesa". Che sia una dottrina comporta che si nutra di un pensiero, che sia un corpus articolato e organico, che chiami in causa più competenze raccordate analogicamente tra loro. E' per la prassi ma non è prassi. Se si viene presi dalla spinta alla prassi, all'esserci in campo, a fare da pompiere alle emergenze perché non nella dottrina, ritenuta astratta, ma nella vita immediata si incontra l'altro e si testimonia Cristo, allora si agisce come se il corpus dottrinale della Dottrina sociale della Chiesa non esistesse. In secondo luogo essa è "della Chiesa", fa capo ad un soggetto unico, ma articolato. Se il magistero scende in campo nelle scelte politiche copre lo spazio dei laici. E questo - occorre riconoscerlo - è la cosa più strana di questo passaggio. Nel momento in cui si continua a celebrare la famosa autonomia dei laici, e la si rispetta addirittura quando essa supera i confini del lecito, ossia quando si impegna per il male rivendicandone la legittimità, si finisce poi per dare indicazioni concrete su singole norme e singole politiche, togliendo ai laici la loro legittima autonomia. Ho troppo bene in mente quante volte sono stati rimproverati i laici di un tempo perché troppo asserviti alle gerarchie ecclesiastiche e quante volte si siano criticate direttive d'azione presenti in altre encicliche, considerandole un pedaggio pagato dalla Dottrina sociale della Chiesa alle ideologie, per non sorprendermi di fronte a questo nuovo passaggio dello stile del magistero sociale.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-08-2017
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ESAME DI COSCIENZA SUI VIZI CAPITALI E SULLE VIRTU' CONTRARIE
Sono chiamati capitali perché sono a capo (caput), cioè all'origine, di altri peccati: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia (pigrizia)
Fonte Aleteia, 16 novembre 2015
I vizi o peccati capitali sono quelli a cui la natura umana caduta è particolarmente incline. Per questo è molto importante per chiunque voglia avanzare sulla via della santità imparare a individuare queste tendenze nel proprio cuore e a esaminarsi su questi peccati. Catechismo n. 1866: "I vizi possono essere catalogati in parallelo alle virtù alle quali si oppongono, oppure essere collegati ai peccati capitali che l'esperienza cristiana ha distinto [...]. Sono chiamati capitali perché generano altri peccati, altri vizi. Sono la superbia, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la lussuria, la golosità, la pigrizia o accidia". Il termine "capitale" non si riferisce alla grandezza del peccato, ma al fatto che dà origine a molti altri peccati. Secondo San Tommaso, un vizio capitale è quello che ha un fine eccessivamente desiderabile, di modo che desiderandolo un uomo commette molti peccati, tutti originati da quel vizio, che ne è la fonte principale. Ciò che si desidera o si rifiuta nei vizi capitali può essere materiale o spirituale, reale o immaginario. Abbiamo tutti una tendenza verso i peccati capitali, che dobbiamo controllare conoscendo e sviluppando le virtù contrarie a ciascuno di questi peccati.
PECCATO: SUPERBIA / VIRTÙ: UMILTÀ - Mi rendo conto e tengo sempre presente che senza Dio non sono e non posso nulla? - Do spazio a pensieri di boria, vanità e autosufficienza senza rendermi conto che tutto in me è opera di Dio? - Cerco dagli altri approvazione e riconoscimento? - Do a me stesso approvazione e riconoscimento o riferisco sempre qualità e successi a Dio? - Attribuisco davvero tutta la gloria a Dio? - Accetto e riconosco le mie mancanze quando vengo corretto? - Mi infastidisco di fronte a critiche, attacchi e umiliazioni? - Mi infastidisco per il trattamento ricevuto? - Quando servo, proietto me stesso o sono portatore di Dio? - Quando parlo, mi lascio ispirare da Dio o la fonte di ispirazione è il mio io? - Cerco di richiamare l'attenzione con la mia presunta "saggezza", il mio fisico, ecc.? - So distinguere la mia missione o mi intrometto in ciò che non mi spetta? - In che modo le mie azioni sono mescolate a orgoglio, vanità, egoismo, boria, arroganza? - Riconosco i miei errori e chiedo perdono? - Riesco ad aiutare senza comandare? - Cerco approvazione, riconoscimenti, onori e lodi? - Faccio le cose per fare bella figura? - Respingo le umiliazioni o so approfittarne come mezzo per acquisire umiltà?
PECCATO: AVARIZIA / VIRTÙ: GENEROSITÀ - Sono attaccato alle cose? - Dipendo troppo dalle finanze e dai beni materiali? - Dedico loro più tempo e preoccupazione di quanta ne richiede la prudenza? - Sacrifico tempo e denaro per servire secondo il progetto divino? - Sono generoso o egoista con i beni materiali? - So donarmi e donare? - Sono poco attento al denaro?
PECCATO: LUSSURIA / VIRTÙ: CASTITÀ - Ho cercato affettività al di fuori dell'ordine stabilito da Dio in relazione alla sessualità (il matrimonio sacramentale)? - Fantasie o atti impuri, con me stesso o con altri? - Scherzi, programmi, film erotici o pornografici, atteggiamento seducente, scarsa modestia nel vestire? - Obbedisco al progetto di Dio per la sessualità nel mio stato di vita? - Cerco di essere casto o seguo ciò che mi vende il mondo in relazione alla sessualità? - Mi sto preparando bene al matrimonio, conservando la castità che il Signore mi chiede?
PECCATO: IRA / VIRTÙ: PAZIENZA - Sono intransigente e intollerante? - Impaziente e iracondo? - Gestisco sofferenze, malattie, inconvenienti, ostacoli, contrarietà, rapporti con gli altri con pazienza o con intemperanza e ira? - Perdo facilmente la pace? - Manifesto cattivo umore quando le cose non sono come vorrei? - Restituisco con ira gli attacchi o i mali reali che subisco o che immagino? - Scarico il mio stato d'animo iracondo con chi non ha nulla a che vedere con il problema in questione? - Indulgo nell'ira dando la colpa alle circostanze?
PECCATO: GOLA / VIRTÙ: TEMPERANZA - Mangio o bevo più del necessario? - Digiuno o mi astengo dalla carne quando lo comanda la Chiesa? - Sono dipendente da alcool o droghe? - Sono maniaco ed esigente nel gusto quando mangio? - Se il cibo è freddo non lo voglio, se è un po' troppo salato o dolce lo scarto? - Stimolo la sensualità del senso del gusto attraverso il cibo?
PECCATO: INVIDIA / VIRTÙ: CARITÀ - Desidero i beni materiali, intellettuali, fisici degli altri? - Distraggo i miei pensieri in paragoni su quello che gli altri hanno che mi portano all'invidia? - Ho reclami nascosti con Dio per il benessere o le qualità altrui? - Mi risento per le qualità, i beni o i successi di un altro perché io non li ho? - Ho mai desiderato che gli altri non avessero i beni che hanno perché io non li ho? - Provo gelosia per posizioni e responsabilità di altri gruppi o persone all'interno della Chiesa?
PECCATO: ACCIDIA (PIGRIZIA) / VIRTÙ: DILIGENZA - Sono attento a compiere i miei doveri? - Riposo meno del necessario? - Rimando le cose a dopo? - Sono rapido a servire anche quando non ne ho voglia? - Ho peccato di accidia (pigrizia nei confronti delle cose di Dio)? - Sono responsabile e diligente verso i miei doveri di studio o di lavoro? [Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
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ESAME DI COSCIENZA SUI VIZI CAPITALI Schema tratto dalla penitenziale per i giovani in San Pietro alla presenza di Benedetto XVI da Libreria Editrice Vaticana https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2119
ESAME DI COSCIENZA SUI DIECI COMANDAMENTI Ho inoltre rispettato i 5 Precetti Generali della Chiesa? Sono fuggito dai 7 vizi capitali? Mi sono impegnato al massimo nei doveri del mio stato (moglie, marito, genitore, figlio, lavoratore, educatore, sacerdote, ecc.)? di Giano Colli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3570
Fonte: Aleteia, 16 novembre 2015
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TRUMP CONDANNA SIA I SUPREMATISTI BIANCHI CHE GLI ANTIRAZZISTI (ED HA I SUOI BUONI MOTIVI)
La sinistra liberal vuole rimuovere i monumenti sudisti (segno della riconciliazione) e far precipitare di nuovo gli USA nel caos (una vittima e 19 feriti a Charlottesville)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-08-2017
Come è possibile che negli Usa si verifichi uno scontro letale fra fascisti e antifascisti, in quel di Charlottesville (Virginia) con una vittima e 19 feriti? Gli Usa non hanno mai vissuto sotto una dittatura fascista, né di qualsiasi altro colore. E' semplicemente contrario alla loro storia vedere militanti che fanno il saluto romano. Tantomeno ha senso un movimento antifascista resistenziale che, per colori, simboli e slogan, scimmiotta la sua controparte italiana. Che cosa sta succedendo?
I FATTI IN BREVE A Charlottesville, a una manifestazione di estrema destra, iniziata venerdì sera, che includeva anche il Ku Klux Klan, gli antifascisti americani hanno risposto con delle contro-manifestazioni. Sabato mattina c'è stata un'escalation. Il corteo antifascista si è scontrato con militanti di destra, nonostante gli sforzi della polizia (che ha dovuto annullare i permessi di manifestare). Alla fine si sono registrati 15 feriti da entrambe le parti. Ma alle 2 del pomeriggio, ora locale, un'auto, guidata da un ventenne di nome James Fields, si è lanciata a tutta velocità contro il corteo antifascista, con il chiaro intento di provocare una strage. E' un atto di terrorismo interno. Una donna di 32 anni, Heather Heyer è la vittima. Altri 19 manifestanti sono rimasti feriti. I media puntano il dito contro Trump. Lo accusano esplicitamente di non aver condannato inequivocabilmente l'estrema destra. Considerando che la vittima era in un corteo di sinistra, questa accusa dei media a Trump è pertinente. La stampa accusa Trump anche di aver sdoganato l'estrema destra e dunque di essere, implicitamente, responsabile dello scontro letale di sabato. Ma quest'ultima è fuori luogo. La causa della violenza è precedente all'amministrazione Trump.
L'ORIGINE DELLO SCONTRO È UN MONUMENTO A Charlottesville è stato proposto di rimuovere la statua equestre del generale Robert E. Lee, comandante in capo dell'esercito del Sud, nella Guerra Civile Americana (1861-1865). Era da aprile che la destra locale protestava contro questa idea. Nella manifestazione di venerdì, la destra, riunita attorno alla sigla di Unite the Right, emanazione della Alt Right (la destra, organizzata soprattutto su Internet, che ha sostenuto la campagna di Donald Trump), aveva l'originario intento di difendere la libertà di espressione. Alla fine, però, di libertà se ne è vista poca e in compenso il corteo si è riempito di neo-nazisti, Ku Klux Klan e suprematisti bianchi. Dall'altra parte della barricata si erano dati appuntamento da tutta America movimenti di estrema sinistra e Black Lives Matter, la versione anni 2000 del Black Power. Come mai uno scontro così violento e ideologico attorno a una statua dedicata a un personaggio storico di un secolo e mezzo fa? Il visitatore europeo può rimanere molto sorpreso nel vedere così tanti omaggi ai vinti della Guerra Civile. In Italia, ad esempio, sarebbe impensabile trovare monumenti nel Centro e nel Sud dedicati ai generali pontifici e borbonici che combatterono contro i Savoia e Garibaldi. In Italia lo sforzo politico e culturale, per un secolo e mezzo, è consistito in una capillare opera di unificazione tramite rieducazione, che include la "damnatio memoriae" dei nemici del Risorgimento. Gli Usa, al contrario, sono e restano un paese federalista. Nel 1861 la federazione si lacerò sui valori fondamentali, sia sulla schiavitù (che il Sud voleva preservare), sia sui diritti degli Stati alla loro piena autonomia e autogoverno (che il Nord voleva ridimensionare, quando non sopprimere). Per ricucire la lacerazione dopo cinque anni di guerra, 650mila morti e un periodo di occupazione dura degli Stati del Sud, si giunse a una sorta di compromesso culturale. Ciascuno Stato celebra i suoi caduti. Libri e film di successo come Via col Vento e monumenti e musei dedicati alla memoria degli eroi della Confederazione, sono la manifestazione di questa pacificazione culturale. O meglio: erano.
LA SINISTRA PROGRESSISTA AMERICANA A rompere l'equilibrio è stata la sinistra progressista americana. Che ha deciso di comportarsi all'europea. Nel nome dell'antirazzismo, ha decretato la damnatio memoriae dei sudisti, la rimozione (quando e se possibile) dei monumenti a loro dedicati, mentre le bandiere confederate vengono ammainate. Non è solo la sinistra a volerlo, ma anche parte della destra segue l'esempio. Non dimenticando che fu il Partito Repubblicano quello di Lincoln, del Nord e, dagli anni '50 del Novecento, anche quello dei diritti civili contro la segregazione razziale. E' stata Nikki Haley, attuale ambasciatrice all'Onu nell'amministrazione Trump, a far ammainare la bandiera confederata di fronte al suo palazzo di governatore della South Carolina. La sinistra e i repubblicani anti-razzisti hanno però, volutamente o meno, ideologizzato la storia. Hanno trasformato la memoria della più sanguinosa guerra americana in una lotta, ancora attuale, contro il razzismo. E quindi, l'ideologizzazione promossa dalle autorità, ha permesso agli estremisti ideologici di scendere in campo. A sinistra, sul fronte dell'anti-razzismo, è nato e cresciuto il movimento nero Black Lives Matter. Obama, negli anni della sua seconda amministrazione (2012-2016) ha sempre mostrato una certa tolleranza nei suoi confronti, anche dopo le manifestazioni più violente. Nemmeno dopo l'uccisione di cinque poliziotti a Dallas, nel 2016, il presidente Obama ha condannato fermamente il clima di odio creato dagli estremisti di sinistra. E allora i media (gli stessi media che oggi condannano la condiscendenza di Trump nei confronti della destra) non ebbero nulla da contestare. Questo "clima infame" ha fatto riemergere un mostro speculare e opposto: il razzismo bianco, che pareva confinato nei libri di storia e che invece, almeno negli ultimi due anni, ha ricominciato a mobilitarsi, prima solo sul Web, poi anche nelle piazze. Così, a causa della lotta fra razzismo e anti-razzismo, gli Usa iniziano a conoscere, con quasi un secolo di ritardo, la lotta fra "fascisti" e "antifascisti". In un paese che non ha mai vissuto il totalitarismo sulla sua pelle.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-08-2017
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SPARATA ESTIVA DI RENZI: AIUTIAMOLI A CASA LORO
Ha detto il contrario per molto tempo, ma lui è così: rende stupide e intollerabili anche le frasi intelligenti (e che la Chiesa ha messo in pratica da sempre)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: La verità, 6 agosto 2017
Di ritorno dalle vacanze, apro la cassetta della posta e trovo una serie di riviste cui sono abbonato, o che mi inviano gratuitamente: Etiopia chiama; Aiuto alla Chiesa che soffre; Medicina & Missioni. Si occupano tutte di Africa e di Terzo Mondo ed invitano ad adottare bambini a distanza, a finanziare la ricostruzione di chiese e ospedali distrutti in Egitto, Iraq, Medio Oriente, oppure, come l'ultima citata, raccontano la vita dei medici che prestano lavoro gratuito in paesi in via di sviluppo. Questo perché il mondo cattolico ha a cuore i poveri, anche lontani. La missione è sempre stata questo: annuncio della Buona Novella, ed aiuto allo sviluppo, in tutti i sensi. A casa loro. Lì dove i popoli vivono, dove hanno le proprie radici, adeguandosi per quanto possibile ad usi e costumi locali, almeno a quelli non in contraddizione con lo spirito evangelico. Nei secoli i missionari hanno sradicato, dove sono riusciti, usanze inique legate alle religioni tribali: il ricorso abituale della vendetta; i sacrifici umani; la magia e la stregoneria; la poligamia... Ma non hanno mai ritenuto di dover imporre lingua, usi e costumi occidentali, convintissimi che se il buon Dio ha permesso l'esistenza di popoli, lingue, culture diverse, c'è in questo una ricchezza insostituibile.
UN FRATE FRANCESCANO... Ricordo, quando ero piccolo, un frate francescano trentino che raccoglieva l'elemosina per portare soldi in Etiopia. Girava con il bastone, i sandali e la bisaccia; il suo volto emaciato, i suoi occhi dolci e mansueti parlavano della sua profonda Carità. I miei genitori ci insegnavano a saltare qualche volta il gelato, a fare qualche fioretto: i soldi risparmiati, ci dicevano, li diamo al frate, e aiutiamo un bambino povero, a casa sua. Da grande mi sono trovato ad avere amici che hanno adottato dei bambini, sempre in Etiopia. Mi hanno raccontato che per ogni bambino concesso in adozione, e quindi destinato a lasciare il suo paese, il governo etiope chiede alle associazioni di carità un certo numero di adozioni a distanza. Questo perché un paese non può privarsi dei suoi giovani: sono il suo futuro. Spinto da questi amici, per alcuni anni ho invitato i miei alunni a rinunciare a qualcosa, per adottare a distanza un bambino etiope. Per dargli un futuro migliore nella sua terra, vicino ai suoi cari, là dove dovrà un giorno essere protagonista della vita della sua comunità. E dunque? Dunque viene da sorridere a sentire Matteo Renzi che declama: "Aiutiamoli a casa loro". Lo dice adesso, con un po' di ritardo, dopo aver detto il contrario per molto tempo, senza risultare credibile. L'uomo è così: rende stupide e intollerabili anche le frasi intelligenti. Saranno il tono, la mimica, la fiducia che ispira in chi lo ascolta quando parla. Però, sì, "aiutiamoli a casa loro" non solo è un concetto intelligente, ma è anche molto cristiano. Molto rispettoso della varietà e della ricchezza del mondo, delle culture, delle patrie.
SALVARE L'AFRICA CON L'AFRICA Proverò a dirlo con altre parole. Quelle utilizzate dall'uomo che più di tutti ha fatto per l'Africa, portandovi Vangelo, scuole, ospedali, università e molto altro: san Daniele Comboni. Lui aveva un motto preciso, ricordato recentemente anche dal cardinale africano Robert Sarah: "salvare l'Africa con l'Africa". Lo espresse nel suo celebre "Piano per la rigenerazione dell'Africa con l'Africa", presentato nel 1864 al Prefetto di Propaganda Fide, il Cardinale Alessandro Barnabò. In esso invitava tra l'altro a istituire "scuole per formare maestri neri, scuole per artisti, virtuosi e abili agricoltori, medici, infermieri, falegnami"; invitava a costruire dove possibile "piccole università teologiche e scientifiche" per creare una classe dirigente africana formata nel campo "religioso, civile, economico". Ma Comboni era un missionario vero, pronto ad affrontare interminabili viaggi, fiere, predoni, malattie... non un opinionista dell'accoglienza con la tastiera, né una tonaca ideologizzata, né un loquace politico toscano attaccato ai social come ad un respiratore, nel disperato intento di captare l'umore degli elettori.
Fonte: La verità, 6 agosto 2017
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LA LEGGENDA DELLE PROSTITUTE FELICI
Una giornalista ha girato nei bordelli di tutto il mondo ed ha concluso ciò che don Benzi ha sempre detto: la prostituzione è schiavitù e perciò va combattuta
Fonte Tempi, 19 agosto 2017
Le prostitute che scelgono liberamente di vendere il proprio corpo per guadagnarsi da vivere e sono soddisfatte del proprio "mestiere" non esistono. Sono invece tutte schiave, comprese le donne che lottano per la legalizzazione della prostituzione. A dirlo è Julie Bindel, autrice di un servizio dello Spectator che per smontare questo falso mito e raccogliere informazioni di prima mano ha girato per i bordelli di tutto il mondo per tre anni: ha condotto 250 interviste in 40 paesi e intervistato 50 sopravvissute al commercio sessuale. Molte le hanno raccontato della violenza, dell'uso di alcool e droghe che si accompagnano alla prostituzione. La conclusione a cui Bindel è arrivata è che quello che viene ipocritamente definito "il lavoro del sesso" in realtà è una nuova forma di schiavitù moderna.
IDEOLOGIA LIBERAL Una delle scoperte più inquietanti, scrive la giornalista, è stata la constatazione che chi chiede con maggior forza la legalizzazione della prostituzione sono proprio coloro che più beneficiano di questo commercio: papponi, proprietari di bordelli e clienti. Tuttavia un'ideologia liberal esasperata (promossa dalla sinistra e da una parte di sostenitori dei cosiddetti "diritti umani") difende la scelta da parte delle donne di questa "attività" e il "diritto dell'uomo" ad usufruirne. Questa posizione risale al periodo delle campagne contro l'Aids, quando i promotori della legalizzazione erano convinti che la rimozione delle sanzioni penali e la creazione di "zone di tolleranza" avrebbe spinto le prostitute a rivolgersi ad agenzie di supporto e a dotarsi di contraccettivi, e avrebbe inoltre contribuito ad abbassare i livelli di violenza. Bindel ha però constatato che queste teorie non reggono alla prova dei fatti. La legalizzazione in Germania, Olanda e Australia non ha portato a una diminuzione dell'Hiv e degli omicidi di prostitute. A Melbourne un'attivista dei diritti delle "lavoratrice del sesso" ha ammesso di essersi pentita di questa battaglia perché la legalizzazione non ha fatto alto che «dare più potere ai clienti e ai proprietari di bordelli».
FILO SPINATO Le prostitute invece non ne traggono alcun beneficio reale. Bindel ha visitato un villeggio indiano basato interamente sulla prostituzione e dove ha parlato con un uomo che vendeva il corpo della figlia, della sorella e della zia; ha intervistato i papponi dei bordelli legali a Monaco; ha assistito al turismo sessuale nel sud-est asiatico da parte di anziani inglesi in cerca di giovane compagnia. In tutti questi casi è risultato evidente che le donne e le ragazze che si prostituiscono provengono da ambienti di violenza e abuso, vivono in povertà e sono emarginate. In Nevada e in Corea del Sud Bindel afferma di aver visitato bordelli in cui le prostitute vivono ammassate e recluse, a volte prigioniere dentro un muro con del filo spinato. Se le galline da allevamento venissero trattate nello stesso modo, scrive la giornalista, gli stessi attivisti che vogliono permettere il commercio di carne umana si sarebbero aizzati per difendere dei pennuti. Ma non sono solo le donne ad essere abusate: anche la prostituzione maschile è un fenomeno rilevante. Bindel ha conosciuto uomini violentati da bambini che si sono poi lasciati convincere a commerciare il proprio corpo negli ambienti omosessuali.
COME UN HAMBURGER Alcuni clienti intervistati dallo Spectator nel Regno Unito e in altri paesi hanno spiegato che ricorrono alle prostitute perché queste «fanno tutto quello che si chiede loro. Non come le altre donne». Un altro sostiene che «non è diverso da acquistare un hamburger quando hai fame e tua moglie non ti ha preparato niente». E tutti rivendicano il diritto degli uomini disabili a cercare il piacere attraverso le prostitute. Nel 2015 è stata approvata in Gran Bretagna la legge contro la schiavitù moderna. Essa si basa sull'idea che non ci sia spazio per l'ambiguità quando si guarda alle condizioni di soggetti che questa legge si propone di tutelare. Lo stesso, scrive Bindel, dovrebbe valere per la prostituzione: non si possono dimenticare le condizioni di violenza e abuso a cui le donne sono sottoposte e la loro incapacità a liberarsi da questo gioco. Cambiare il nome da prostituzione a "lavoro del sesso" serve solo a coprire la verità e a farci sentire meno colpevoli. [leggi: L'ULTIMA INTERVISTA A DON BENZI, clicca qui, N.d.BB]
Nota di BastaBugie: Francesca Parodi nell'articolo sottostante dal titolo "Le sopravvissute alla schiavitù della prostituzione" parla della comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Bensi, che in 25 anni ha tolto dalla strada più di 7 mila donne e ragazze. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Tempi il 7 aprile 2017: Una ragazzina nigeriana, 17 anni appena compiuti, si aggira sul marciapiede di una strada di periferia in attesa di qualche cliente. È arrivata in Italia dopo che la madre l'ha abbandonata, il padre è stato ucciso e un uomo di cui si fidava le ha detto: «Ti troverò io un lavoro, là in Italia, dove potrai guadagnare e farti una vita». Le speranze della ragazzina sono presto sprofondate nel girone della schiavitù e dello sfruttamento da cui è difficile uscire, per paura o mancanza di alternative. Finché un giorno, su quel marciapiede, la ragazza viene avvicinata da un gruppetto di tre o quattro persone, di cui una donna, che iniziano a parlare con lei. Si presentano come volontari della comunità Papa Giovanni XXIII, un'associazione con l'obiettivo di salvare le ragazze dalle strade. Le chiedono la sua storia e cercano di convincerla a seguirli. Le lasciano un cellulare con cui poterli contattare, ma ritornano più volte a cercarla, perché lei è diffidente. Alla fine però, decide di fidarsi e di cambiare vita. È così che conosce Irene Ciambezi, un'operatrice della comunità Papa Giovanni XXIII, che la accoglie nella propria famiglia. «Si è subito integrata con gli altri membri e le persone, anche disabili, che ospitiamo, dimostrando una grandissima sensibilità verso la sofferenza altrui» racconta Irene a tempi.it. «Ha iniziato a studiare e a frequentare una scuola di cucina, vivendo come una qualsiasi ragazza della sua età. Ora è indipendente, ma rimaniamo molto legate e ci sentiamo regolarmente». Questa è solo una delle tre storie che Irene racconta nel suo libro Non siamo in vendita, ma l'operatrice è venuta a contatto con centinaia di altre ragazze che hanno vissuto vicende simili, prima di essere recuperate. «Le chiamiamo "le sopravvissute" perché, come questa ragazzina nigeriana, molte altre attraversano il deserto del Sahara alla mercé dei trafficanti di esseri umani e in condizioni di denutrizione, poi arrivano in Libia dove sono tenute ferme per mesi e spesso violentate, quindi affrontano i viaggi sui barconi dove rischiano la vita tra le onde, e alla fine diventano schiave della prostituzione». Per tentare di salvarle, si usa uno schema comune: «Utilizzando vetture dell'associazione (in modo che dalla targa non si risalga agli operatori) ci avviciniamo alle ragazze. La nostra comunità opera a livello nazionale e abbiamo a disposizione 24 unità di strada in tutta Italia, ciascuna delle quali comprende volontari e mediatori culturali. Spesso le ragazze negano di essere prostitute, e allora ci vuole tempo per costruire un rapporto di fiducia. Puntiamo molto sulla nostra disponibilità all'ascolto, rimanendo con loro anche di notte per dimostrare che vogliamo condividere la loro sofferenza». Quando la ragazza si lascia convincere, gli operatori ricostruiscono la sua storia migratoria, eventualmente contattano i parenti e la trasferiscono in una struttura d'accoglienza o in una famiglia lontana dal luogo in cui è stata trovata, «sia per evitare che gli sfruttatori la cerchino, sia per il suo benessere psicologico». Quindi viene inserita in un programma di recupero e di integrazione, che prevede anche la scolarizzazione e un'assistenza psicologica. In questo modo, la comunità Papa Giovanni XXIII ha salvato in 25 anni più di 7 mila di donne e ragazze dalla strada. Secondo i dati dell'associazione, in Italia sono tra le 75 mila e le 120 mila le vittime della prostituzione, di cui il 65 per cento esercita in strada e il 37 per cento ha un'età compresa tra i 13 e i 17 anni. La maggior parte di queste donne proviene dalla Nigeria, molte da Romania, Albania e paesi dell'est. La prostituzione è la terza industria illegale al mondo dopo quella di armi e droga, e il giro d'affari che questo mercato produce è di circa 90 milioni di euro al mese. Per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo a questo fenomeno di sfruttamento, la comunità ha organizzato per venerdì 7 aprile la «Via Crucis per le donne crocifisse», quest'anno alla sua terza edizione: una processione di ex prostitute, ma anche di testimonial, sfilerà per le vie del quartiere romano della Garbatella portando sulle spalle la croce. Papa Francesco, che già quest'estate aveva visitato una delle case della Papa Giovanni XXIII, ha invitato i romani a partecipare a questa iniziativa e ha esortato la comunità a proseguire nella sua missione. Non solo: l'associazione ha avviato una campagna per chiedere al parlamento italiano una legge sul modello nordico, che riconosca la corresponsabilità del cliente nello sfruttamento di queste donne e preveda una sanzione nei suoi confronti. È stato infatti rilevato, scrive la comunità sul sito, che in Germania, Danimarca e Paesi Bassi la legalizzazione ha aumentato la richiesta di prostitute, mentre in Svezia e Norvegia l'applicazione di una legge che sanziona i clienti ha fatto notevolmente diminuire il numero di prostitute (rispettivamente del 65 e del 60 per cento).
Fonte: Tempi, 19 agosto 2017
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IL TELEFONO UNAR CI COSTA 800 EURO A CHIAMATA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Trump niente trans nell'esercito, a teatro lui diventa lei e viceversa, il Gender diktat zittisce la leggenda del tennis Margaret Court
Autore: Ludovico Biglia - Fonte: Osservatorio Gender, 25 luglio 2017
Dopo il caso dei soldi pubblici diretti a finanziare le orge gay denunciato dalle "Iene" lo scorso febbraio, che hanno portato alle dimissioni il suo direttore Francesco Spano, l'Ufficio Nazionale anti-discriminazioni razziali del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio si trova nuovamente al centro di un'inchiesta giornalistica che fa luce sull'incredibile spreco di denaro pubblico che si perpetra all'interno di tale inutile ente a carico dei contribuenti italiani. Dalle colonne del Il Fatto Quotidiano, Thomas Mackinson scrive infatti come: "Il numero verde contro le discriminazioni costa oltre 800 euro a chiamata. E poco importa se qualcuno ha sbagliato a digitarlo o se lo Stato già svolge lo stesso servizio. Possibile? Sì, perché in Italia discriminare sarebbe vietato e sprecare pure, ma spesso succedono entrambe le cose. Lo certifica il servizio di Contact Center istituito due anni fa dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità in seno alla Presidenza del Consiglio, proprio quello del direttore pizzicato dalle Iene a finanziare locali per prostituti che s'è poi dimesso".
COSTI ALTISSIMI Il costo giornaliero di tale centralino è stato desunto da Mackinson dopo aver appreso i costi del servizio consultando il bando pubblicato in questi giorni per la gestione dei prossimi due anni del centralino antidiscriminazioni: "Il numero verde 800901010 è decollato nel 2015 a suon di spot governativi con la missione di raccogliere segnalazioni di potenziali vittime o testimoni di comportamenti discriminatori fondati su razza, orientamento sessuale e diritti Lgbt, disabilità, religione ed età. Attività benemerita in un Paese dove un vicepresidente del Senato paragona un ministro a un orango e gli episodi di intolleranza, bullismo e sessismo sono all'ordine del giorno. Benemerita, ma sorprendentemente costosa. Proprio in questi giorni è stato pubblicato il bando per la prossima gestione biennale del centralino che comprende ricezione, compilazione scheda, report finale e monitoraggio attività. Costo: 1,9 milioni di euro più Iva. (...)" Mackinson fa poi notare i numeri irrisori registrati dal Contact Center dell'Unar nel 2015: "Si legge, ad esempio, che nel 2015 il Contact Center dell'Unar ha gestito 2.235 chiamate delle quali 1.814 considerate poi "pertinenti", 421 no ed erano errori di chiamata o magari richieste di prenotazione di viaggi o di lettura della bolletta. In ogni caso chiamate "non pertinenti". Per un paese ad alto tasso d'insulti e intolleranza è un numero relativamente basso, segno che il "servizio" - forse - nel suo primo anno di vita e nonostante gli spot non ha ancora raggiunto l'auspicata diffusione e conoscenza tra la popolazione italiana. (...) Nel 2016 le segnalazioni sono state 2.939 e 290 sono state giudicate dalla stessa Unar "non pertinenti". Quelle effettivamente legate a episodi di discriminazione sono state grosso modo 2.600, il 64% relative a discriminazioni etnico-razziali, il 16,4% contro i disabili, l'8,5% di genere e quelle per età il 4,7.
UNO SPRECO INUTILE Numeri in aumento ma pur sempre bassi e soprattutto "cari" in rapporto ai costi del servizio: una chiamata ricevuta nel 2016 è costata 788,70 euro, 891,5 se si contano solo quelle "pertinenti". Roba che il chiamante accorto potrebbe farsi lo scrupolo tra la tutela dalla discriminazione subita e dal costo che la denuncia ha genera per la collettività". A fare lievitare i costi sono i servizi di hosting/manutenzione e soprattutto il nutrito e variegato gruppo di lavoro composto da ben 12 persone tra cui il coordinatore, 5 operatori esperti, rigorosamente uno per ciascuna categoria discriminata e cioè etnico-razziale, 1 rom Sinti e Caminanti, 1 Lgbt, uno per età e disabilità, 4 mediatori culturali, un esperto statistico e un informatico, due giuristi e, dulcis in fundo, un addetto stampa. Per di più il servizio non è attivo 24 ore come verrebbe da pensare ma come precisa il capitolato tecnico: "il centralino multilingue gratuito (per chi chiama) "è attivo quotidianamente dalle 11 alle 14 con la presenza di un operatore" e, per la restante parte della giornata, dalle 8 alle 11 e dalle 14 alle 20, attraverso la segreteria telefonica". Infine, il giornalista de "Il Fatto Quotidiano" fa notare come il servizio dell'Unar oltre ad essere un inutile e dispendioso servizio a carico dei contribuenti italiani è anche una fotocopia di un analogo servizio attivo dal 2010 presso il Ministero dell'Interno "Si chiama Oscad che sta per Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori ed è un organismo interforze incardinato nella Direzione centrale della polizia criminale. Il prefetto Antonino Cufalo che lo presiede fa sapere che dalla sua istituzione al 30 aprile 2017 sono pervenute 1.936 segnalazioni riferibili alle diverse tipologie di discriminazione, di cui 945 per reati veri e propri. I numeri sono bassi anche perché i canali per la segnalazione si limitano a mail e fax. (...) Di fatto il centralino Unar ne è una duplicazione imbellettata e aggiornata". Ci auguriamo che questo nuovo scandalo sia la volta buona per chiudere, una volta per tutte, un ente inutile e oneroso per le casse pubbliche, voluto ed imposto dalle lobby gay per promuovere la "normalizzazione" dell'omosessualità e di ogni tendenza sessuale.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
TRUMP: NIENTE TRANS NELL'ESERCITO Sui "princìpi non negoziabili" il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump tiene egregiamente e a chi i "principi non negoziabili" stanno a cuore ciò basta al di là di quel che Trump è su altre questioni. Lo ha scritto a chiare lettere Mark Bauerlein sull'autorevole mensile cattolico First Things in un articolo encomiabile che, fra coloro che negli Stati Uniti hanno a cuore i "princìpi non negoziabili", interpreta lucidamente il pensiero dei cattolici, riecheggiando le parole forti pronunciate da Trump a Varsavia il 6 luglio: «Noi vogliamo Dio». Ma il tallone di Achille di Trump è sempre stato il gender un po' per non spiacere alla figlia Ivanka, un po' per non deludere certi facoltosi suoi consiglieri. Trump però è fatto apposta per spaiare le carte e così anche sul fronte LGBT ha deciso di fare di testa propria sabotando uno dei fori all'occhiello dell'Amministrazione che lo ha preceduto. Nel 2016, infatti, l'allora ministro della Difesa, Ashton B. Carter, aveva abbattuto uno degli argini che ancora tenevano nella società americana, mettendo fine al divieto che impediva alle persone transgender di prestare servizio nelle forze armate degli Stati Uniti. Un disastro, ovviamente, per ragione morali; ma anche semplicemente sul piano della praticità e del buon senso la decisione fu una enormità. Basta solo immaginarsi cosa significherebbe avere un esercito con camerate promiscue senza più la possibilità d'intervenire, un'aviazione con omaccioni che al mattino s'infilano a forza dentro l'uniforme di un'ausiliaria, una marina con reclute donne che s'infilano nelle docce degli uomini perché si sentono più maschi che femmine, e così via. Motivo per cui il ministro Carter ha concesso un anno di tempo al Pentagono per cercare un modus vivendi prima della piena entrata in vigora della riforma. Solo che tra il dire di Carter il fare de Capi di Stato maggiore ci si è messo di mezzo un presidente inaspettato, appunto Trump, il quale, allo scadere del fatidico anno "di studio", ha deciso di cancellare tutto, riportando in auge il vecchio divieto. Già circa un mese fa, l'attuale ministro della Difesa, John Mattis, aveva chiesto più tempo per attuare la decisione del predecessore; poi, mercoledì 26 luglio, Trump ha rotto gl'indugi e, attraverso il suo canale di comunicazione preferito, Twitter, ha chiuso la questione dicendo che non se ne fa più nulla. [...] Ora, Trump non è un intellettuale. Non è uomo da ragionamenti sofisticatissimi. Sulla questione LGBT poteva già fare di più e non lo ha fatto per invertire la pericolosa tendenza imboccata da Obama. Ma nessuno può negare che abbia fiuto. Quel fiuto adesso gli dice che con la riforma Carter delle forze armate la gendercrazia che caratterizza la nostra epoca ha esagerato e che quindi va fermata. È inevitabile che avvengano gli scandali, guai all'uomo che provoca gli scandali, dice la Scrittura, ma è anche vero che gli scandali aiutano a galvanizzare la reazione. Se l'ideologia, oggi del gender, esagera, e se sul suo cammino puta caso ci sono uomini magari rozzi ma "sgamati", finisce che quella che doveva essere solo una passeggiata si trasforma in ritirata. (Marco Respinti, La Nuova Bussola Quotidiana, 29-07-2017)
A TEATRO LUI DIVENTA LEI E VICEVERSA La prossima stagione teatrale in Italia vedrà sempre più attori interpretare ruoli femminili e attrici quelli maschili. Ad esempio le due vecchiette del racconto La vecchia scorticata di Basile saranno impersonate da uomini; Medea sarà Franco Branciaroli; Riccardo II diventerà una regina e la Bisbetica domata sarà Tindaro Granata. I motivi di queste inversioni teatral-sessuali sono molteplici: sperimentalismo (ormai superato dato che come è noto per volere della regina Elisabetta le donne al tempo di Shakespeare non potevano recitare in pubblico e quindi tutti i ruoli femminili dovevano essere interpretati da uomini), voglia di stupire (ma ormai il pubblico sbadiglia di fronte a queste "novità") ed anche studiata accondiscendenza verso lo spirito contemporaneo infiltrato da dosi massicce di gender fluid. (Gender Watch News, 14/08/2017)
IL GENDER DIKTAT ZITTISCE LA LEGGENDA DEL TENNIS MARGARET COURT Il "gender diktat" si abbatte sulla leggenda del tennis Margaret Smith Court, una delle sole 3 giocatrici (assieme a Maureen Connolly e Steffi Graf) capaci di aggiudicarsi il prestigioso Grande Slam. L'australiana, oggi 74enne, vincitrice di ben 64 prove dei 4 principali tornei mondiali di tennis, Australian Open, Open di Francia (Roland Garros), Wimbledon (The Championships) U.S. Open (Flushing Meadows), si trova infatti al centro di un'autentica bufera mediatica per essersi pubblicamente dichiarata contraria al matrimonio egualitario che tra pochi giorni sarà discusso al parlamento australiano. Questa la dichiarazione incriminata della Court: "Dio ha fatto l'uomo per la donna e la donna per l'uomo per moltiplicarsi nella Terra. Ognuno ha le proprie opinioni. Non ho niente contro i gay, lo sapete che li accogliamo in chiesa e li aiutiamo. Questa è una Nazione Giudeo-Cristiana e credo che dovremmo proteggere il matrimonio". Apriti cielo. La prima a reagire è stata Samantha Stosur, tennista australiana attualmente 22esima nella classifica ATP, che ha proposto di lasciare deserto il campo che porta il suo nome ai prossimi Australian Open di Melbourne: "Tutti possono avere la propria opinione, io non concordo con la sua. Il matrimonio tra omosessuali dovrebbe sicuramente esserci. Il campo (di Melbourne, Australian Open, ndr) si chiama Margaret Court Arena per ciò che ha fatto nel tennis, ma vedremo l'anno prossimo agli Australian Open chi vorrà giocare su quel campo e chi no. Io propongo di non giocare". Alla Stosur dal Regno Unito ha fatto eco Andy Murray, numero uno al mondo, che ha così commentato sulle pagine del Sun le parole della Court: "Non vedo perché qualcuno debba avere problemi se due persone che si amano vogliono sposarsi. Che siano due uomini, due donne, è fantastico. Non capisco perché dovrebbe importare. Non sono affari loro. Tutti dovrebbero avere, a mio avviso, gli stessi diritti". Le veementi e violente reazioni nei confronti della leggenda del tennis Margaret Smith Court dimostrano ancora una volta quello che è l'humus culturale nel quale siamo, ahinoi, immersi. Prendere o lasciare, questo l'ignobile ricatto nei confronti di chi osa proferire parola contro lo scellerato pensiero unico dominante in materia di sessualità. (Ludovico Biglia, Osservatorio Gender, 3 giugno 2017)
Fonte: Osservatorio Gender, 25 luglio 2017
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OMELIA XXI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 16,13-20)
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 agosto 2017)
Sul brano del Vangelo di oggi si fonda la dottrina del "Primato dell'Apostolo Pietro". Pietro è stato scelto da Gesù come capo visibile della Chiesa, come suo fondamento, e tale primato viene trasmesso a tutti i suoi successori, che sono i Papi, fino ad arrivare all'attuale Pontefice. Gesù usa delle parole molto chiare per esprimere questa verità. Prima di tutto Egli dice: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Subito dopo aggiunge: «e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (ivi). Soltanto dove c'è questo saldo fondamento, questa solida roccia di Pietro, le forze del male non potranno trionfare. Dove non c'è Pietro la verità si mescolerà con l'errore e la menzogna, e la purezza del dogma lascerà il posto al veleno dell'eresia. Dove non c'è Pietro la stessa cristianità è messa a repentaglio, e la storia insegna che dove non si è riconosciuto il Papa come fondamento della Chiesa, il Cristianesimo ha ceduto il passo ad altre religioni o, come ai giorni d'oggi, ad un neo-paganesimo. Questo pericolo non lo corrono solo quelli che non riconoscono il Papa, ma anche tutti quelli che, praticamente, rifiutano il suo Magistero. Alla domanda di Gesù, «ma voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15), Pietro rispose a nome di tutti: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Nel dare questa risposta, Pietro fu illuminato dall'Alto, secondo le parole dette da Cristo stesso: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17). Oggi come allora, è sempre Pietro, ovvero il Papa, ad essere illuminato sulle verità di fede e ad istruirci. Ascoltando lui, non possiamo sbagliare e rimaniamo nella verità insegnata da Gesù Cristo. Tra le tante opinioni dei vari interlocutori, solo la parola di Pietro risultò secondo la verità. Così, ai giorni d'oggi, tra le tante voci discordi che tendono a prevalere sulle altre, il cristiano deve ascoltare con tutta sicurezza l'insegnamento del Papa: solo lui non può errare quando insegna in materia di fede e di morale. Inoltre, Gesù dice a Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,19). Possedere le chiavi di una casa, soprattutto un tempo, significava avere autorità su quella casa. Gesù dà a Pietro le chiavi del Regno dei cieli; ciò significa conferire a Pietro un potere e una autorità particolari, superiori a quelli dati agli altri Apostoli. Infine, Gesù dice: «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (ivi). Queste parole, nel linguaggio dei rabbini, significavano proibire o permettere, dichiarare lecito o illecito, e quindi si riferiscono al compito del Papa di insegnare in materia di morale, ovvero di istruire i cristiani su come devono comportarsi e su cosa devono evitare. Qualcuno potrebbe obiettare che tali prerogative appartenevano solamente a Pietro e non ai suoi successori. Tale obiezione si risolve molto facilmente: se la Chiesa, secondo le parole di Gesù: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), non verrà mai meno, è chiaro che le potenze degli inferi non prevarranno mai, e sino alla fine dei tempi la Chiesa con a capo il Papa sarà difesa contro tutti gli attacchi del maligno, e le prerogative di Pietro saranno estese a tutti i suoi successori. La Chiesa è quella casa fondata sulla roccia di cui parla il Vangelo. Anche se infuria la tempesta della persecuzione, se questa casa è fondata sulla salda roccia di Pietro non potrà vacillare. Il Vangelo di oggi è un invito a ripensare all'insostituibile e provvidenziale funzione del Magistero ecclesiastico, il quale trasmette fedelmente gli insegnamenti di Gesù Cristo, il suo pensiero e la sua volontà. Onorando il Magistero della Chiesa, onoriamo Cristo Maestro. Solo grazie a tale insegnamento noi possiamo arrivare alla certezza della verità rivelata e all'unità della medesima fede. Tutto quello che noi conosciamo di Gesù e degli altri misteri di fede noi lo conosciamo grazie all'insegnamento della Chiesa. Uno non potrebbe nemmeno appellarsi all'autorità suprema della Sacra Scrittura, dal momento che, in fin dei conti, noi sappiamo quelli che sono i libri ispirati che compongono la Bibbia solo grazie alla Chiesa e al suo costante insegnamento. Tra tanti libri scritti che narravano la vita di Gesù e gli atti degli Apostoli, la Chiesa ne ha scelto solo alcuni indicandoli a tutti come ispirati da Dio. Inoltre, nel comprendere questi libri ispirati che compongono la Sacra Scrittura, noi ci rifacciamo all'interpretazione accolta dalla Chiesa. Se ci manca questa "chiave di lettura" non riusciremo a intenderne il senso voluto da Dio. Da tutto ciò deriva il dovere di rimanere uniti al Papa, successore di Pietro, nella fede, nell'amore, nell'obbedienza, per costruire insieme il Regno di Dio sulla terra.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 agosto 2017)
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