VIETATO IN IRLANDA LO SCAMBIO DELLA PACE...
... in nome della salute per evitare una normale epidemia influenzale (VIDEO: l'assurdo mondo del salutista)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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GESU' NON ERA VEGETARIANO (INVECE HITLER SI)
Terrificante polemica perché ho confessato che mangio le rane (VIDEO: Porta a Porta contro i fasciovegani)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari
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LA SANTA SEDE PREMIA UN'ABORTISTA PRO-LGBT
Un'attivista anticattolica ha ricevuto l'onorificenza dell'Ordine Pontificio di San Gregorio Magno (no, purtroppo NON è una fake news!)
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender
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CASAPOUND: QUANDO LA DESTRA SOMIGLIA TANTO ALLA SINISTRA
Casapound è uno specchietto per allodole per attrarre voti di destra... infatti su stranieri, aborto, eutanasia, nozze gay e anticattolicesimo sembra i Radicali o il PD
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL VESTITO, MEGAFONO DEL CORPO E DELL'ANIMA
Le tre funzioni del vestito sono: materiale (coprirsi dal caldo e dal freddo), morale (custodire il pudore), di decoro (dar risalto alla bellezza e dignità della persona)
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: Alleanza Cattolica
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I SANTI CHE HANNO DATO LA VITA PER DIFENDERE IL MATRIMONIO UNICO E INDISSOLUBILE
I martiri san Giovanni Battista e san Giovanni Fisher si sono opposti ai sovrani che violavano la legge di Dio e pretendevano che tutti fossero d'accordo con loro
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
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LE SOMIGLIANZE TRA ORTODOSSI E ISLAMICI
La violenza ortodossa viene da una concezione simile ai musulmani (la complicità tra autorità civili e religiose)
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone
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EUROPA, LA VITTORIA DEL TENEBROSO ILLUMINISMO
L'unificazione europea ha sbagliato strada dimostrando il fallimento della democrazia e il disastro di Maastricht
Autore: Giampaolo Crepaldi - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuan
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OMELIA III DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,14-20)
Convertitevi e credete nel Vangelo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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VIETATO IN IRLANDA LO SCAMBIO DELLA PACE...
... in nome della salute per evitare una normale epidemia influenzale (VIDEO: l'assurdo mondo del salutista)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/01/2018
E' il momento "tana libera tutti" della messa: il preferito dai bambini, il più atteso da chi vive la celebrazione eucaristica come qualche cosa di stantio e vecchio. Parliamo dello scambio della pace, ritualità introdotta con il nuovo messale e che in pochi decenni è diventato il momento euforia della messa. Una specie di gioco aperitivo in cui dare sfogo ai propri sentimenti. Come se la messa, con la riproposizione incruenta del santo sacrificio della Croce non ne avesse a sufficienza. Ormai, di abuso in abuso, allo "scambiatevi un segno di pace", l'assemblea impazzisce come durante il trenino di San Silvestro dopo la mezzanotte. Gente che zompa di qua e di là dal proprio banco, bambini che si rincorrono e fanno a gara a chi stringe più mani. E l'euforia spesso continua anche molto dopo l'Agnus Dei che segue. E poi ci sono i "disturbatori della pace" che fanno toc toc sulla spalla del fedele assorto in ginocchio per chiedere la mano. Colpa di un lassismo che negli anni ha scambiato la pace per il momento briscola in compagnia. Ma colpa anche di tanti preti che, per primi, hanno "dato l'esempio" scodinzolando lungo la navata a stringere mani e a dar pacche sulla spalla. E se non lo fanno i preti, tocca ai chierichetti partire come per una spedizione fino ai confini della porta d'ingresso a stringere mani come in una processione infinita. Eppure anche un bambino dovrebbe capire che questo momento ha la controindicazione di distrarre il fedele in procinto di accostarsi alla comunione, che è il momento più alto dell'Incontro con Dio. Infatti alcune liturgie, come quella ambrosiana, l'hanno inserito subito dopo l'offertorio per rimarcare evangelicamente che "Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono".
COME PORVI RIMEDIO? Sia Papa Benedetto XVI prima che Papa Francesco poi hanno emanato precise disposizioni per istruire i vescovi a dare direttive consone ad una gestualità che resta ancor oggi facoltativa e questo a far comprendere quanto il gesto dello scambio della pace sia indispensabile per il buon esito della messa. Ma tant'è. Così è deciso, cosi si fa senza discutere. Quel che è curioso che lo stesso documento di Papa Francesco volto a regolamentare una situazione divenuta ormai insopportabile è stato praticamente ignorato da tutti i vescovi, ai quali pure dovrebbe essere demandato il compito di istruire i fedeli circa lo scambio della pace. Poche "regole", chiare e di buon senso, come quella di non approfittare di cerimonie come funerali o matrimoni per anticipare condoglianze o congratulazioni, o come quella che invita i fedeli a limitarsi al solo vicino di banco, che basta e avanza. O infine quella di proibire ai preti di scendere dall'altare e rimboccarsi le maniche andando a conquistare il loro quarto d'ora di celebrità. Ma le leggi della Chiesa vengono disattese così la Provvidenza ci ha pensato in altro modo a farsi ascoltare. Come? Grazie all'influenza australiana che in questi giorni sta colpendo i cittadini irlandesi. Una preoccupazione così forte, quella del virus influenzale, che ha indotto il solerte vescovo della diocesi nordirlandese di Down e Connor a sospendere lo scambio della pace durante le celebrazioni, per evitare che si possa diffondere ulteriormente il ceppo influenzale che di recente ha raggiunto anche la Gran Bretagna.
L'IDEOLOGIA SALUTISTA In un comunicato la diocesi ha spiegato che "dopo avere chiesto consigli ai medici sui rischi crescenti e l'impatto dell'influenza australiana" si è deciso di riattivare quelle misure che erano state introdotte per la prima volta nel 2009, quando da affrontare c'era la suina. "I parrocchiani sono incoraggiati a usare disinfettanti per le mani e saponi per minimizzare il rischio d'infezioni - si legge nella nota del vescovo Noel Treanor, citata dal Guardian - Nel caso in cui si qualcuno abbia sintomi influenzali, deve rimanere a casa per tutta la durata della malattia". Insomma, più che la legge della Chiesa poté l'ideologia salutista che è entrata da protagonista anche in chiesa come testimoniato dalla moda dell'autocomunione per i fedeli affetti da intolleranza al glutine. Un mondo di pulizia e di asettici comportamenti e la fobia che un virus possa diffondersi hanno avuto la meglio su anni e anni di insistenza da parte della Chiesa sul decoro nei confronti di una pratica oggettivamente fastidiosa. Eppure, in questa Chiesa da Lysoform e Amuchina, che sembra preoccuparsi più della salute fisica che di quella spirituale, qualche cosa stona. "Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". Non sono un patito dello scambio della pace, anzi, se posso mi limito al mio vicino di banco e mi butto in ginocchio per non essere disturbato, ma se il clericosalutismo prende piede, potrei considerare l'ipotesi financo del bacio della pace.
Nota di BastaBugie: Siamo continuamente influenzati, condizionati e terrorizzati da ciò che leggiamo e sentiamo ogni giorno. Siamo tempestati da numeri, dati, ricerche più o meno ufficiali. Questo video di pochi minuti fa capire quanto sia ridicolo credergli.
https://www.youtube.com/watch?v=1Ixdi-D-Kms
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/01/2018
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GESU' NON ERA VEGETARIANO (INVECE HITLER SI)
Terrificante polemica perché ho confessato che mangio le rane (VIDEO: Porta a Porta contro i fasciovegani)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari, 14/03/2017
Quando ho confessato che mangio le rane (è tipico del Piemonte e di qualsiasi zona che abbia risaie) è scoppiata su FB una terrificante polemica. La polemica riguarda il mangiare carne e quanto sia cattivo uccidere gli animali, tutti, incluse le zanzare. Gesù Cristo non era vegetariano. Chiunque affermi che essere vegetariani sia meglio che essere normali, (c'è scritto proprio normali. Esiste una norma in biologia. Noi siamo onnivori) si sta dichiarando migliore dei suoi antenati, cacciatori raccoglitori, della nonna che faceva l'arrosto per Natale, del Cristianesimo, si sta dichiarando migliore di Gesù Cristo. Se voi siete contenti di essere vegetariani, vi trovate bene mi fa piacere per voi, ma che sia eticamente superiore per favore eliminiamolo. Non fate fare diete criminali ai vostri figli che sono onnivori, ai vostri cani e gatti che sono carnivori.
LE VOLPI MANGIAVANO LE NOSTRE GALLINE E NOI MANGIAVAMO LORO Tra l'altro: sono nata negli anni 50. Noi gli orsi ce li mangiavamo. Loro si mangiavano le nostre pecore e noi ci mangiavamo loro. A spezzatino con i chiodi di garofano. Anche le volpi ci siamo mangiati. Loro mangiavano le nostre galline e noi mangiavamo loro. Avete mai visto un pollaio attaccato dalle volpi? Non è vero che l'animale uccide solo per mangiare, uccide anche per il piacere di uccidere. Quando la volpe entra uccide tutte le galline e se voi siete un contadino, quello vi ha annientato. La mamma di Red? Me la sono mangiata io, sempre a spezzatino, ma senza chiodi di garofano. L'irrazionalismo di considerare gli erbivori migliori, eticamente superiori rispetto a chi mangia la carne nasce dai film di cartoni animati con umanizzazione degli animali e da una precisa corrente di anti umanesimo, di odio per l'uomo visto come bestia infestante per il pianeta. È una delle cause della catastrofe emotiva attuale, la perdita di identità, inclusa l'identità umana, creatura onnivora, appartenente a una civiltà che viene rinnegata come cattiva. Non è amore per gli animali, è odio per l'uomo e anche analfabetismo scientifico incapace di capire il concetto di ecosistema, dove i carnivori sono importanti quanto gli erbivori, quanto i saprofiti e nessuno muore di vecchiaia perché appena non riesce più a scappare viene sbranato. La morte fa parte della vita, chi odia la vita è talmente terrorizzato dalla morte che anche schiacciare una zanzara sembra troppo. Noi ci relazioniamo con cani e gatti che sono carnivori perché la capacità di relazione si crea sulla predazione. Gli erbivori brucano l'erba, ognuno per conto suo, e non si relazionano gli uni con gli altri. La comunicazione nasce nella caccia e noi non siamo erbivori, non siamo vegetariani, chiunque lo sia sta negando la sua umanità, sta negando la sua biologia, si sta creando la posizione di essere il più buono del reame così da compensare le sue insicurezze.
SIETE VEGETARIANI? TENETEVELO PER VOI Siete vegetariani? Tenetevelo per voi. E ricordatevi di prendere del ferro. Non venite a dirmelo su questa pagina. Questa è una pagina di una persona che non solo non è vegetariana, ma che ha opinioni sempre più perplesse in merito. Cristo non era vegetariano e Hitler si vantava di esserlo. Voi siete più buoni e più etici di Gesù Cristo? Non scrivetelo qui. Levatemi l'amicizia e andate su pagine più adatte a voi. Avete pianto più lacrime per il gorilla piuttosto che per 11.500 cristiani massacrati in Nigeria negli ultimi due decenni, il leone Cecil vi ha commosso più dei bambini dello Zimbabwe, due o tre l'anno, che muoiono sbranati dai leoni? Non ditemelo, non lo voglio sapere e prendiamo tutti serenamente atto che questa pagina non è per voi e cercatene una più consona. Per inciso: anche i batteri sono creature viventi. Quando incidete un ascesso e buttate fuori il pus, ne uccidete milioni. E l'antibiotico? Mica ne avete preso? Comunque, mi dispiace calunniare un morto, ma pare quelli del National Geographic abbiano in mano un documentario dove Cecil, il leone il compianto, sbrana uno gnu neonato. Le gazzelle del Serengeti hanno raccolto firme per dare il Nobel della pace al dentista, per il quale un esercito di pacifisti contrari a qualsiasi violenza ha invocato la pena di morte. Gli allevamenti intensivi sono sbagliati. Deve essere vietata la fecondazione eterologa per le vacche e una gallina deve essere libera di becchettare, e questa è una causa giusta per cui è necessario battersi, ma non scrivete cose insensate. Se con mezzi naturali si fermassero le zanzare, la malaria non esisterebbe, non esisterebbero le innumerevoli malattie anche mortali trasmesse da zanzare e zecche e pidocchi, malattie che sono state fermate grazie agli insetticidi. Qualsiasi medico abbia lavorato in Africa e abbia avuto a che fare con la malaria non ama i protettori delle zanzare. Voi non le uccidete? È una scelta vostra.
L'APPARENTE COMPASSIONE DIVENTA ODIO PER L'UOMO Ne L'ultimo elfo Yorsh è vegetariano e molto compassionevole perché non è umano. Per diventare un uomo mangia carne e così acquisisce l'umanità. Voi siete uomini e donne. Noi siamo la nostra violenza, la nostra compassione, la nostra vigliaccheria, il nostro coraggio e anche la nostra ferocia. Non rinnegare nessuna parte della mistura. Un istinto negato diventa patologia. Amate l'uomo, perché ha capacità di sofferenza infinita. Amate gli animali. Amate la natura. Se mangiare carne ricordate che un animale è stato ucciso, quindi è un gesto sacro. Ringraziate e pregate prima di mangiare e dopo e poi guadagnatevelo. La vostra vita è costata la morte quindi non può più essere vuota, non può più essere sprecata, non può più essere buttata via. Mangiare è una gesto sacro, come sacra deve essere l'unione di un uomo e una donna, sacra l'uccisione di un animale, perché il dolore e la morte non devono essere sprecati. Ma nemmeno negati, perché altrimenti la vita si ferma e l'apparente compassione diventa odio per l'uomo.
Nota di BastaBugie: imperdibile video con Giuseppe Cruciani che si scaglia contro i "fasciovegani" nella puntata di Porta a Porta del 21.9.2017.
https://www.youtube.com/watch?v=LGAwoiKBDSQ
Fonte: Blog di Silvana De Mari, 14/03/2017
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LA SANTA SEDE PREMIA UN'ABORTISTA PRO-LGBT
Un'attivista anticattolica ha ricevuto l'onorificenza dell'Ordine Pontificio di San Gregorio Magno (no, purtroppo NON è una fake news!)
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender, 13 gennaio 2018
Sta facendo in queste ore il giro del web, suscitando incredulità e scalpore tra i fedeli cattolici, la notizia diffusa dal Lepanto Institute, del conferimento dell'onorificenza pontificia dell'Ordine Equestre di San Gregorio Magno a Lilianne Ploumen, ex Ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo olandese, un personaggio noto più per il suo attivismo a favore dell'aborto e della causa LGBT+, piuttosto che per il servizio reso alla Chiesa cattolica. In un'epoca caratterizzata dal prolifere di fake news si stenterebbe a dare credito ad una notizia del genere se, a conferma della veridicità della notizia, non fosse stato pubblicato un breve clip video in cui è la stessa Ploumen a mostrare orgogliosa la prestigiosa insegna ricevuta dalla Santa Sede. Ma che cosa ha fatto per la Chiesa cattolica la Ploumen, per meritare l'onore di entrare a far parte dell'Ordine cavalleresco di San Gregorio Magno, fondato da papa Gregorio XVI il 1º settembre 1831, uno dei cinque ordini pontifici della Chiesa cattolica, il cui motto recita "Pro Deo et Principe" (Per Dio e per il sovrano)? Come si legge nell'Istruzione sul conferimento di Onorificenze Pontificie della Città del Vaticano del 13 maggio 2001 il conferimento di tale "premio" è infatti riservato a uomini e donne di religione cattolica in riconoscimento per il loro servizio alla Chiesa, per impieghi straordinari, in supporto alla Santa Sede e per il loro buon esempio presso le comunità e nel paese: "I Vescovi diocesani possono proporre il conferimento di una onorificenza pontificia ad ecclesiastici e laici, in segno di apprezzamento e riconoscenza per il servizio prestato. [...] La richiesta, accompagnata dal curriculum vitae dei candidati (età, professione, condizione familiare e sociale, con descrizione accurata delle benemerenze acquisite nei riguardi della Chiesa), dovrà essere inviata alla Nunziatura Apostolica, che la farà pervenire - corredata dal proprio nulla osta - alla Segreteria di Stato."
IL SUO CURRICULUM A scorrere il curriculum della Ploumen verrebbe da dire, che cosa non ha fatto. La sua carriera politica è infatti costellata di iniziative e dichiarazioni volte a promuovere l'agenda abortista e omosessualista internazionale. Una vera e propria paladina della militanza anti cattolica. Nel gennaio 2017, dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva ripristinato la cosiddetta Mexico City Policy con la quale venivano bloccati i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali pro aborto, la Ploumen ha lanciato una nuova ONG intitolata She Decides per sostenere con ingenti somme finanziarie tutte le organizzazione abortiste colpite da tale provvedimento governativo, arrivando a raccogliere ben 300 milioni di dollari. Dopo aver definito la "Mexico City Policy" una "Global Gag Rule," la Ploumen ha infatti sottolineato come l'intenzione della sua Ong, She Decides fosse quella di garantire il supporto e la continuità dei programmi esistenti delle maggiori organizzazioni abortiste internazionali come United Nations Population Fund (UNPFA), International Planned Parenthood Federation e Marie Stopes International, dichiarando: "Questi sono programmi efficaci e di successo: supporto diretto, distribuzione di preservativi, sicureza che le donne siano accompagnati alla nascita e sicurezza che l'aborto sia sicuro se non hanno altra scelta". Intervistata dal New York Times sulla vicenda della"Mexico City Policy" la Ploumen aveva spiegato come la decisione di Trump l'avesse lasciata del tutto sorpresa e "allibita": "Ovviamente sono stata profondamente delusa e un po scioccata poiché, sai, siamo nel 2017. Ti aspetteresti che nel 2017 i diritti delle donne e delle ragazze di essere le padroni dei loro corpi e delle proprie vite sessuali siano un dato di fatto acquisito". Nel mese di ottobre del 2017, in un articolo pubblicato sul Financial Times, l'ex Ministro olandese aveva esortato i paesi europei a denunciare le politiche statunitensi in materia di aborto scrivendo: "le politiche regressive dell'America sull'aborto sono una calamità per i diritti delle donne e delle bambine che il resto del mondo deve contrastare". Sempre in materia di aborto, il curriculum della Ploumen attesta che dal 2004 al 2007 è stata direttrice dei programmi di Cordaid, la Caritas olandese, accusata di distribuire contraccettivi e fornire fondi a Planned Parenthood, la multinazionale americana degli aborti.
PRO LGBT Oltre l'aborto, il secondo fronte di battaglia, che ha visto in questi anni la Ploumen combattere in prima linea, è stato quello dei "diritti" LGBT+. Nel settembre del 2017, la Ploumen, in qualità di "Ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo" olandese, ha infatti partecipato al Core Group LGBTI delle Nazioni Unite e come primo oratore dell'evento ha specificato come "i diritti LGBTI sono diritti umani", esortando i partecipanti a impegnarsi per favorire il processo di "normalizzazione" dell'omosessualità: "Non possiamo essere compiacenti. [Oggi] in oltre 70 paesi l'omosessualità è ancora criminalizzata ... lo stigma contro le persone LGBT continua in tutto il mondo. (Il mio invito a tutti voi è di tenere alta la conversazione, sebbene vediamo un sacco di progressi, soffriamo anche di battute di arresto. Abbiamo bisogno di lavorare insieme, consigliarci gli un gli altri e assisterci dove possibile". Nel 2014, la politica olandese, sempre in qualità di "Ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo" ha messo fine agli aiuti stranieri del suo paese nei confronti dell'Uganda dopo la firma da parte del presidente Yoweri Museveni della legge che ha messo al bando la sodomia e il "matrimonio" omosessuale. Dulcis in fundo, nel febbraio del 2010, la Ploumen ha rivolto un appello agli attivisti LGBT, invitandoli a scendere in piazza per interrompere la messa nella Cattedrale di San Giovanni Battista di Den Bosch, sventolando triangoli rosa con le parole "Gesù non esclude nessuno". Il tutto per protestare contro l'insegnamento morale della Chiesa riguardo all'omosessualità.
CATTOLICA? D'altra parte la Ploumen ha una concezione tutta sua dell' "essere cattolico", da lei stessa esposta nell'intervista sopracitata al New York Times. Alla domanda del giornalista, su come potesse conciliare il suo impegno "pro aborto" con il suo essere "cattolica", la neo "Cavaliere del Gran Ordine di Sna Gregorio Magno" risponde infatti, esponendo con tale significative parole la sua personalissima idea di "cattolicità": "Si. Alcune persone pensano che quando sei cattolico tu fai solamente quello che ti dicono di fare. Ma essere cattolico vuol dire semplicemente formare la propria coscienza attraverso certe norme e regole. Mia madre mi ha sempre insegnato che la tua coscienza è la tua cornice basilare di riferimento". In sostanza, quello che conta non è l'insegnamento oggettivo di sempre della Chiesa cattolica quanto il "sentire" soggettivo di oggi e di ciascuno, secondo coscienza. E' ad una campionessa di tale pensiero anti cattolico che la Santa Sede ha conferito il glorioso riconoscimento dell'Ordine equestre Pontificio di San Gregorio Magno.
Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "Se in Vaticano si scopre una lobby abortista" riflette sull'accaduto. Putroppo è sempre più evidente che al di là delle mura leonine vi sono personalità ben inserite nelle alte sfere che appoggiano l'omosessualismo e l'abortismo. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 gennaio 2018: La vicenda della onorificenza dell'Ordine Pontificio di san Gregorio Magno concessa alla leader abortista olandese Lilian Ploumen ha raggiunto livelli di assurdità tali che a questo punto è difficile evitare di parlare di una vera e propria lobby abortista all'interno della Santa Sede. Anche perché, come già detto nei giorni scorsi, questo è soltanto l'ultimo di una serie di "incidenti" sempre più imbarazzanti su cui sarebbe più che opportuno un chiarimento definitivo. Torniamo al caso Ploumen, reso noto nei giorni scorsi da Michael Hichborn del Lepanto Institute. Come abbiamo già raccontato, la Ploumen, che è ministro dello Sviluppo dell'Olanda, è una super-attivista sia per l'aborto sia per i diritti Lgbt e, in materia, ha un palmares da fare invidia a Emma Bonino. Non si capisce perciò come sia stato possibile concederle un'onorificenza che viene assegnata a chi si è distinto per il suo servizio alla Chiesa. A chiederlo al portavoce della Santa Sede ha provato il vaticanista Marco Tosatti che il 15 sera ha ricevuto un breve comunicato firmato da Paloma Garcia Ovejero, vice del portavoce Greg Burke, secondo cui l'onorificenza è stata consegnata alla signora Ploumen nel giugno scorso in occasione della «visita dei Reali olandesi al Santo Padre» e «risponde alla prassi diplomatica dello scambio di onorificenze fra Delegazioni in occasione di visite ufficiali di capi di Stato o di governo in Vaticano». Tale onorificenza, conclude il comunicato, «non è quindi minimamente un placet alla politica in favore dell'aborto e del controllo delle nascite di cui si fa promotrice la signora Ploumen». È evidente il tentativo di minimizzare l'accaduto, ma la risposta – se possibile – peggiora invece il quadro. A dar retta al comunicato si potrebbe pensare che in occasione delle visite di delegazioni di governi e stati, la Santa Sede prepari su un vassoio un po' di medaglie corrispondenti ai diversi ordini cavallereschi che poi gli ospiti prendono un po' a caso. Ma non è così, le onorificenze vengono date ad personam e dopo aver vagliato i "meriti" del candidato. La motivazione poi accompagna la consegna della croce simbolo dell'onorificenza. Cosa peraltro confermata dalla stessa Ploumen nel video da cui è stata tratta la notizia. Dice infatti che il suo attivismo per l'aborto «non è menzionato», ma «è interessante che è menzionato quello che è per le risorse per la società»; e comunque lei lo vede «come una conferma di ciò che sta facendo per le ragazze per l'aborto», confessando che in questi anni ha fatto una lunga azione di lobby in Vaticano per cooperare in alcune aree nei paesi in via di sviluppo. Dunque nessun premio casuale, in Vaticano si doveva sapere bene chi è e cosa fa la Ploumen, tanto più che alcuni anni fa si era decisa una stretta sulle onorificenze dopo un altro scandalo che aveva interessato ancora una volta l'Ordine di San Gregorio Magno. Nell'autunno 2012 in Inghilterra venne infatti alla luce che il presentatore della BBC Jimmy Savile, morto l'anno prima, era stato un molestatore seriale di donne e minorenni, e anche lui era stato insignito dell'Ordine di San Gregorio Magno. In quel caso però l'onorificenza era stata consegnata prima che venisse alla luce la verità su quel personaggio e i meriti erano legati alla generosa beneficienza elargita negli anni. «Basta onorificenze facili», fu la parola d'ordine in Segreteria di Stato e da allora i controlli sulle onorificenze sono più stretti. Ben più grave il caso della Ploumen: qui si sa benissimo quali sono le battaglie "civili" che il ministro olandese porta avanti, non si sa invece quali meriti gli riconosca la Santa Sede; oltretutto non è stato neanche interpellato il cardinale olandese Ejik, che ha tenuto a sottolinearlo con un comunicato pubblicato il 15 gennaio. Il comunicato vaticano - che copre e non spiega – è dunque scandaloso quanto l'assegnazione dell'onorificenza. Comincia a essere ormai chiaro che nelle alte sfere vaticane c'è chi sta approfittando di questo pontificato per portare avanti agende che nulla hanno a che vedere con il magistero della Chiesa cattolica. Sulla questione aborto, bisogna riconoscere che papa Francesco nelle parole è sempre stato molto chiaro, anche se non interviene a influenzare il dibattito politico sul tema, come fa invece su altri argomenti: «L'aborto è un crimine, è un male assoluto», aveva detto ad esempio nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Messico, il 18 febbraio 2016. Si è però contornato di personaggi che evidentemente cercano di portare la Chiesa su un'altra strada, dove la promozione dell'agenda Lgbt, con tanto di unioni gay, l'apertura alla contraccezione e l'occhio strizzato all'aborto marciano di pari passo. È dunque ora, anzi è urgente, che ci sia un intervento chiaro del Papa che ponga fine a questa deriva, perché in questo caso - lo si voglia o meno - il silenzio diventa complicità.
Fonte: Osservatorio Gender, 13 gennaio 2018
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CASAPOUND: QUANDO LA DESTRA SOMIGLIA TANTO ALLA SINISTRA
Casapound è uno specchietto per allodole per attrarre voti di destra... infatti su stranieri, aborto, eutanasia, nozze gay e anticattolicesimo sembra i Radicali o il PD
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-01-2018
C'erano una volta i «comunisti da salotto», come li chiamava George Orwell (che se ne intendeva). Adesso, con il crollo del progetto Unione Europea, la marea populista e l'emergere, qua e là, di parolacce quali «interesse nazionale», s'avanza a destra uno strano personaggio: il fascista da salotto. Si tratta del fascismo più rassicurante che si sia mai visto: Casa Pound. Andiamo subito ai temi caldi, quelli che fanno emergere una identità «contro». L'immigrazione, ad esempio. Come la pensa Casa Pound? «CPI è un movimento xenofobo? Assolutamente no. CPI non ha "paura" di ciò che è "diverso". [...] Crede, inoltre, che i popoli in difficoltà vadano aiutati a casa loro». Aiutiamoli a casa loro, insomma. «In nessuno dei nostri interventi, dei nostri manifesti, delle nostre magliette, c'è traccia di odio nei confronti degli immigrati. [...] Noi siamo contro l'immigrazione come fenomeno indotto dal fondo monetario internazionale e affini, non siamo contro l'immigrato che si veste diverso o che prega un altro Dio». Contro il complotto pluto-massonico; ma nessun problema se l'immigrato prega un altro dio (maiuscolo).
PRINCIPI NEGOZIABILI E l'omosessualità? «Il fatto che due esseri dello stesso sesso si amino e desiderino vivere liberamente la loro sessualità non ci turba minimamente. Certo, non tutti vivono tale condizione con equilibrio e buon gusto, ma questo vale anche per troppe coppie etero e comunque il buon gusto fa parte dello stile, non può certo essere imposto per legge. Allo stesso modo non vediamo il problema nel fatto che tali unioni abbiano un riconoscimento di tipo civile e amministrativo, con l'attribuzione di determinati diritti e doveri alla coppia». «Noi siamo per una legge che attribuisca diritti e doveri alle coppie di fatto, anche omosessuali. E l'abbiamo messo per iscritto, è verificabile». L'aborto, allora... «[...] è giusto che la legge riconosca la possibilità di abortire a chi opera una scelta in questo senso». «[...] chi vuole abortire deve poterlo fare gratis e in strutture pubbliche». L'eutanasia? «L'eutanasia dovrebbe essere un diritto e non un delitto. Si tratta di libere scelte individuali che la legge dovrebbe garantire a tutti». «[...] chi si vuole togliere la vita deve poterlo fare». Magari la pena di morte? Giusto per dire qualcosa di forte? «Contrari». Figuriamoci...
UNICO NEMICO: IL MODELLO TALEBANO (CIOÈ I CATTOLICI) Insomma... dei piddini o dei radicali che amano una certa iconografia fascista? «Ma non vogliamo tornare indietro». Tranquilli, è solo una questione estetica... Anche la violenza (manganello e bombe a man) fa parte di questa estetica? «La ripudiamo». «CPI fa politica, non teppismo. Non è interessata a mostrare i muscoli. Vuole la forza tranquilla». Ma insomma... questi di Casa Pound qualche nemico ce l'avranno... «Non può invece aderire a CPI chiunque creda di poter perseguire sotto le nostre insegne una politica di stampo confessionale, bigotto, reazionario, lobbistico». La Nuova Bussola Quotidiana, insomma... Già, perché il loro nemico è il «modello talebano». Insomma... una destra «da salotto», praticamente innocua. L'ideale per attrarre voti «di destra» e neutralizzarli, anzi: usarli contro chi persegue «una politica di stampo confessionale, bigotto, reazionario». Siete scontenti dell'immigrazione? Volete aiutare i migranti «a casa loro»? Non vi piacciono i complotti di Soros e siete stufi dell'Unione Europea? Votate Casa Pound (piuttosto che altri)! Sarà per questo che viene dato loro così tanto spazio, in televisione, on-line, sui quotidiani e sulle riviste? Soprattutto di sinistra?
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-01-2018
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IL VESTITO, MEGAFONO DEL CORPO E DELL'ANIMA
Le tre funzioni del vestito sono: materiale (coprirsi dal caldo e dal freddo), morale (custodire il pudore), di decoro (dar risalto alla bellezza e dignità della persona)
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: Alleanza Cattolica, maggio 2017
La moda esiste da quando esiste l'uomo. Da secoli, da millenni, fino ai nostri giorni, uomini e donne comunicano mediante l'abbigliamento: alla funzione materiale del vestito (coprirsi dal caldo e dal freddo) e a quella morale (custodire il pudore), si affianca da sempre quella terza finalità che il ven. Papa Pio XII (1939-1958) indicava come «decoro» nel senso che «risponde all'esigenza innata, dalla donna maggiormente sentita, di dar risalto alla bellezza e dignità della persona, coi medesimi mezzi che provvedono a soddisfare le altre due». Questa dimensione estetica del vestito è multiforme, come spiegava il pontefice: «ad esso la gioventù chiede quel risalto di splendore che canta il lieto tema della primavera della vita ed agevola, in armonia coi dettami della pudicizia, le premesse psicologiche necessarie alla formazione di nuove famiglie; mentre l'età matura dall'appropriato vestito intende ottenere un'aura di dignità, di serietà e di serena letizia» (Discorso all'Unione Latina Alta Moda, 8 novembre 1957). In altre parole, il vestito è il primo messaggio estetico che inconsapevolmente comunica chi siamo, a noi stessi e agli altri: ogni mattina aprendo l'armadio, abbinando capi e colori, scegliamo cosa dire di noi; non tutto, certamente, ma molto e per tutta la giornata - a differenza della buona musica o di un'opera d'arte o di una bella tavola, che occupano la nostra attenzione solo in dati momenti.
L'ABBIGLIAMENTO RIVELA LA PERSONALITÀ Nel Medioevo i diversi capi di vestiario ci avrebbero rivelato anche mestieri e professioni; oggi accade più di rado, ma sempre l'abbigliamento rivela una personalità, talvolta caratterizzata da ordine, armonia, eleganza, oppure seduzione, talaltra da trasandatezza o ribellione. E pur vivendo in un'epoca di "crisi" della divisa, possiamo dire, però, che ciascuno finisce per assumerne una propria: le persone che conosciamo hanno tutte un modo di vestire più o meno riconoscibile - al di là di casi eclatanti, come l'imprenditore Steve Jobs (1955-2011), che si dice avesse centinaia di maglioni dolce vita neri (anche d'estate?), con funzione allo stesso tempo pratica (limitare il decision fatigue mattutino) e soprattutto identificativa. Difficilmente vedremo l'amico che veste "classico", con un paio di jeans strappati; mentre il ragazzino dai capelli "a cresta" e i pantaloni in stile "casa allagata" non indosserebbe neanche sotto tortura una giacca o una cravatta - peccato, però: l'abito non solo comunica, ma ci plasma, e tutti possono migliorare... Il potenziale comunicativo dell'abito è evidenziato in negativo dall'uniforme dei prigionieri, la cui condizione è sottolineata dal non poter scegliere come vestirsi. Al contempo non tutte le uniformi sono...uniformi! Se quella dei detenuti è una "moda piatta" (forzatamente) e quella attuale è una "moda liquida" - il cui minimo comun denominatore consiste, cioè, nell'assenza di elementi comuni - almeno nell'ambito ecclesiastico e militare resta in gran parte valida quella "moda organica", tipica di una gerarchia viva, visibile nei dipinti medievali che identifica ogni categoria, o status, dall'abbigliamento, non per standardizzare, bensì per esaltarne e ricordarne la funzione. L'abito del militare parla, dicendoci se è un soldato o un carabiniere o un paracadutista e indicandocene il grado. Così l'abito del sacerdote, del vescovo, del cardinale: a tale proposito ricordo un pretino molto anziano, dall'abito clericale semplice e dimesso e una gran croce pendente al collo a testimonianza di una vita consumata e di una fede testimoniata a caro prezzo tra le "carezze" del comunismo, come mi descrisse in un paio di colloqui che ebbi con lui. E provai una certa commozione - e sano orgoglio per averlo conosciuto - vedendolo in tv qualche tempo dopo, cambiato d'abito e rivestito di rosso: era il cardinal Ernest Simoni e quella porpora che indossava parlava ancora di lui, del sangue versato quale martire vivente del regime comunista albanese.
L'ABITO DICE CHI SIAMO ANCHE A CHI NON CI CONOSCE L'abito parla, grida chi siamo, anche a chi non ci conosce. Anzi, chi non ci ha mai visto né sentito parlare, intuisce qualcosa della nostra personalità proprio dal nostro modo di vestire. L'abito ci esprime e ci plasma, nella misura in cui definisce il nostro ordine (o disordine) interiore, i nostri sentimenti e atteggiamenti. Nel suo celebre saggio Le porte regali (trad. it., Adelphi, Milano 2009), lo studioso e sacerdote russo Pavel Aleksandrovič Florenskij giunge ad affermare che «"La carne e il sangue non ereditano il Regno di Dio", ma il vestito eredita» (p. 131), fino a definirlo «un megafono che proclama e amplifica la parola della testimonianza, pronunciata intorno alla propria idea dal corpo» (p. 132). E, per concludere con la propria idea del corpo, sarà un caso che proprio ai nostri tempi si vada diffondendo quella moda unisex che vorrebbe eliminare dall'abito la primordiale e complementare distinzione tra linee maschili e femminili, per adattarsi ad un corpo indistinto? Se «la bocca parla dalla pienezza del cuore» (Mt 12, 34), le "parole" che fuoriescono dal nostro armadio esprimono in qualche modo, nel bene e nel male, la condizione spirituale dei singoli e delle società.
Fonte: Alleanza Cattolica, maggio 2017
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I SANTI CHE HANNO DATO LA VITA PER DIFENDERE IL MATRIMONIO UNICO E INDISSOLUBILE
I martiri san Giovanni Battista e san Giovanni Fisher si sono opposti ai sovrani che violavano la legge di Dio e pretendevano che tutti fossero d'accordo con loro
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 10/01/2018
Nella Professione delle verità immutabili riguardo al matrimonio sacramentale dei vescovi Tomasz Peta, Jan Pawel Lenga, Athanasius Schneider, alla quale hanno aderito monsignor Luigi Negri, monsignor Carlo Maria Viganò, il cardinale Janis Pujats, monsignor Andreas Laun, non solo vengono portati a modello confessori e martiri, conosciuti e sconosciuti, dell'indissolubilità del sacramento matrimoniale, ma vengono anche menzionati quattro nomi precisi: san Giovanni Battista, san Giovanni Fisher, san Tommaso Moro, la beata Laura Vicuña. [...]
SAN GIOVANNI BATTISTA San Giovanni Battista, nato nella Giudea (secondo la tradizione ad Ein Kerem) alla fine del I secolo a.C. e morto a Macheronte nel 30 d.C., come si evince dai Vangeli, perse la vita a causa della sua denuncia pubblica dell'adulterio di Re Erode Antipa e di Erodìade, sua amante, oggi detta, secondo il linguaggio marxista, «compagna». Erode, tetrarca, dipendente dai Romani, della Galilea e della Perea, durante un suo soggiorno proprio a Roma conobbe e intrecciò una relazione con Erodìade, moglie di suo fratello Erode Filippo. Quando fu il momento di ripartire per la Galilea portò con sé la cognata e la sposò. Tutto ciò destò grande scandalo pubblico: la legge mosaica proibiva unioni adulterine. Erode, inoltre, era sposato con la figlia del Re nabateo Areta IV, il quale gli intimò guerra e lo sconfisse. Il proconsole Vitellio si mosse per punirlo di aver violato la pace romana, ma alla notizia della morte di Tiberio (37 d. C.) tornò indietro, e Areta continuò a regnare indisturbato. «Erode […] aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non è lecito tenere la moglie di tuo fratello". Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri» (Mc 6, 17-20). Erodìade, attraverso la figlia, che ballò al banchetto di compleanno di Erode invaghendolo a tal punto da prometterle qualsiasi dono, ricevette la testa del Battista su di un vassoio. San Giovanni ha tentato, fino al martirio cruento, di togliere dallo stato di dannazione Erode ed Erodìade, non solo per salvare ciascuna delle loro anime, ma anche per offrire esemplarità sociale: il peccato, infatti, non contamina solo la persona che lo causa, ma anche il proprio prossimo, a maggior ragione chi detiene un'autorità pubblica. Tale rilevanza è esposta nella stessa recente Professione dei vescovi del 31 dicembre scorso, Festa della Sacra Famiglia, nell'anno del centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima: «Essendo i vescovi nel loro ufficio pastorale "cultores catholicae et apostolicae fidei" (cf. Missale Romanum, Canon Romanus), siamo coscienti di questa grave responsabilità e del nostro dovere dinanzi ai fedeli che aspettano da noi una professione pubblica e inequivocabile della verità e della disciplina immutabile della Chiesa riguardo all'indissolubilità del matrimonio. Per questa ragione non ci è permesso tacere. […] Non è lecito (non licet) giustificare, approvare o legittimare né direttamente, né indirettamente il divorzio e una relazione sessuale stabile non coniugale tramite la disciplina sacramentale dell'ammissione dei cosiddetti "divorziati risposati" alla Santa Comunione, trattandosi in questo caso di una disciplina aliena rispetto a tutta la Tradizione della fede cattolica e apostolica».
SAN GIOVANNI FISHER Queste sono le stesse convinzioni che hanno mosso il martire Giovanni Fisher ad opporsi al divorzio di Enrico VIII Tudor (1491-1547) con Caterina d'Aragona (1485-1536) per sposare Anna Bolena (1501/1507-1536). Figlio di un ricco mercante, nacque nel 1469 a Beverly nello Yorkshire; entrò a 14 anni a Cambridge, dove concluse brillantemente i suoi studi, conseguendo anche il dottorato in teologia. Nel 1491 venne ordinato sacerdote a York e nominato vicario di Northallerton; nel 1497 la contessa Margherita Beaufort (1443-1509), nonna del futuro Enrico VIII, lo scelse come cappellano e confessore personale. Docente all'Università di Cambridge, fu promosso fra i dignitari dell'Ateneo, acquisendo il titolo di Cancelliere nel 1504, lo stesso anno che venne nominato Vescovo di Rochester, con diritto di sedere nella Camera dei Lord. La sua azione a favore della vita intellettuale fu determinante per lo sviluppo di Cambridge: finissimo latinista, a 48 anni iniziò a studiare greco e, passata la cinquantina, l'ebraico. Conferì una cattedra ad Erasmo da Rotterdam (1466/1469-1536) che prese come consigliere quando gli si presentò l'evenienza di dover rappresentare l'episcopato inglese al Concilio Lateranense del 1512, al quale, però, non vi si poté recare. Dal 1523 al 1533, lanciato nella lotta contro la Riforma, moltiplicò i suoi scritti antiluterani. Fu allora che, nell'affare del divorzio di Enrico VIII, oppose alle pretese del sovrano un deciso «non possumus». Vista fallire una sua proposta conciliante sul giuramento di fedeltà al Re «fin dove lo consenta la legge di Cristo», dice no all'Atto di Supremazia del 1534, che impone sottomissione completa del clero alla corona, e dice no al divorzio, contro la legge di Dio. Quello stesso anno il Parlamento, inibito dal sovrano, approva l'Act of Treason (Atto sui Tradimenti). Questa legge rese il rinnegamento dell'Atto di Supremazia una forma di tradimento, punibile con la morte. Il vescovo Fisher e Sir Thomas More furono giustiziati in virtù di questi atti. Il destino ultimo di Fisher è legato strettamente a quello di More, con il quale venne arrestato il 13 aprile del 1534 con l'accusa di lesa maestà per la quale era prevista la pena di morte. Entrambi i prigionieri vennero arrestati nella Torre di Londra. Il 17 giugno 1535 venne emessa nei loro confronti la sentenza di morte per decapitazione. Sperando di risparmiare la vita del Vescovo, Papa Paolo III lo creò Cardinale del titolo di San Vitale nel concistoro del 22 giugno di quell'anno, offrendogli la possibilità di trascorrere il resto dei suoi giorni a Roma, in esilio. Ma Enrico VIII non lo permise. Così, i due prossimi martiri, da cella a cella e senza potersi vedere, vivono pacifici e sereni in Cristo, nella difesa della verità e nell'amore per la Chiesa di Roma. La loro antica amicizia si consolida nella sofferenza, scambiandosi lettere di eccelsa spiritualità e facendosi doni vicendevoli: dell'insalata verde, del vino francese, un piatto di gelatina, un mezzo dolce… regali di un loro comune amico italiano, Antonio Bonvini, commerciante in Londra e umanista. La sentenza di san Giovanni Fisher viene eseguita alle ore 10 del 22 giugno 1535 nella Torre di Londra. Il martire proclama davanti al popolo: «Sono venuto qui a morire per la fede nella Chiesa cattolica e nel Cristo». Il suo corpo nudo rimase esposto per tutto il giorno sul patibolo e verrà seppellito senza cerimonie in una tomba anonima del cimitero di Ognissanti. In seguito sarà traslato nella cappella di San Pietro in Vincoli nella Torre. La sua testa fu esposta su una picca all'ingresso del ponte di Londra fino al 6 luglio, quando venne gettata nel Tamigi e sostituita con quella di san Tommaso Moro. Sarà annoverato fra i cinquantaquattro martiri inglesi proclamati beati da Leone XIII il 29 dicembre del 1886 e sarà canonizzato da Papa Pio XI il 19 maggio 1935. Nella sua lotta contro Lutero, Enrico VIII ebbe come suoi migliori alleati proprio il Vescovo teologo John Fisher e il giurista laico Thomas More. Infatti, al De capti vitate babilonica Ecclesiae praeludium dell'eresiarca tedesco, il sovrano d'Inghilterra, assistito dai futuri martiri, oppose la sua opera di confutazione, scritta in latino, l'Assertio Septem Sacramentorum del luglio 1521. Come ricompensa, Leone X insignì il Re del titolo di Defensor fidei. Fisher e More furono gli stessi uomini che quel Defensor Fidei trovò sul suo cammino quando la sua ostilità si volse contro la Regina Caterina e contro Papa Clemente VII, che rifiutò di annullare il suo matrimonio. Quando Enrico VIII lacerò l'unità della Chiesa, fu la sposa di Cristo che egli ripudiò insieme alla consorte. [...]
Nota di BastaBugie: il re d'Inghilterra Enrico VIII con l'Atto di Supremazia si autoproclama capo della Chiesa di Inghilterra; si opporranno il Cancelliere del Regno Tommaso Moro e l'arcivescovo John Fisher. Su questa storia fu tratto nel 1966 il bellissimo film "Un uomo per tutte le stagioni", vincitore all'epoca di sei premi Oscar, tra cui Miglior film, Miglior attore, Miglior regista. Oggi il film è disponibile in dvd rimasterizzato. Per informazioni sul film e per vedere il trailer, clicca nel link sottostante http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=4
Fonte: Corrispondenza Romana, 10/01/2018
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LE SOMIGLIANZE TRA ORTODOSSI E ISLAMICI
La violenza ortodossa viene da una concezione simile ai musulmani (la complicità tra autorità civili e religiose)
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2017 (n. 166)
Ci indignano, giustamente, molti aspetti barbarici e liberticidi dell'Islam. Ma pochi sanno di un cristianesimo assimilabile, in certi aspetti concreti, al comportamento di chi segue ciecamente il Corano. Nella Russia degli zar, cioè sino al 1917, le conversioni al cattolicesimo costituivano un reato gravissimo, paragonabile alla diserzione in guerra e al parricidio. L'abbandono della tradizione ortodossa per qualunque altra religione - anche per una confessione cristiana - era punito dallo Stato con il sequestro di tutti i beni, la perdita dei diritti civili e dei titoli nobiliari, per chi ne aveva, e prevedeva la reclusione a vita in un monastero o l'esilio in quella Siberia da cui ben pochi tornavano vivi. Tra i russi, anche illustri, soggiornanti all'estero si verificarono numerose conversioni al cattolicesimo o (seppur di rado) al protestantesimo: questo significava il non poter più tornare in patria, per non essere arrestati già alla frontiera, ma significava anche rappresaglie penali sulla famiglia del "traditore". Non siamo lontani, dunque, dalle condanne a morte dei musulmani per chi lasci la umma, la comunità islamica, la "chiesa" dei credenti in Muhammad ultimo profeta.
ORTODOSSI E ISLAMICI: LA STRETTA UNIONE TRA STATO E CHIESA La violenza ortodossa viene da una concezione simile a quella dei maomettani, cioè la stretta unione tra Stato e Chiesa, l'intreccio inestricabile, la complicità tra autorità civili e religiose. Lo scisma orientale è figlio di Bisanzio, dove non esisteva distinzione tra Cesare e Dio. Non si dimentichi che i Concili erano voluti, convocati, indirizzati se non diretti dagli imperatori di Costantinopoli. A questi è stata subordinata la Chiesa degli inizi. Questo schema è stato applicato anche dagli Zar di Mosca e poi di San Pietroburgo, capi anche religiosi, abituati a dare ordini alla gerarchia ortodossa, fino al punto di ottenere da essa la rottura del segreto del confessore se il peccatore gli aveva confidato cose che potevano nuocere alla monarchia assoluta. Ci si è meravigliati perché, alla caduta dell'Unione Sovietica, la Chiesa russa non ha chiesto conto ai comunisti della terribile persecuzione religiosa che portò, tra l'altro, all'uccisione di almeno 20.000 sacerdoti e alla distruzione del 90 per cento delle chiese. Il fatto è che quando il regime sovietico (dopo Kruscev, bonario nell'aspetto, in realtà sanguinario persecutore di quel che restava della Chiesa) quando il regime, dunque, abbandonò il programma della estirpazione totale di ogni religione, quel poco che restava dell'ortodossia riprese la sua tradizione millenaria. Quella, cioè, di essere docile scudiera del potere politico del tempo. Se, alla caduta dell'Urss, non ci furono rese di conti con il regime caduto, fu proprio perché le autorità religiose erano legate strettamente ad esso. Tutta la gerarchia era stata nominata dalle autorità comuniste e ad esse obbediva. Non era certo possibile chiedere conto dei massacri e delle terribili persecuzioni da parte di coloro da cui il brandello superstite di Chiesa dipendeva, servendo i despoti, con fedeltà a tutta prova. Ora, secondo la sua vocazione e la sua storia e senza neppure accennare al suo tragico passato sotto i soviet, la chiesa russa si è intrecciata con Vladimir Putin e lo sarà certamente con i potenti che seguiranno. Non siamo dunque lontani, anche qui, dalla prospettiva islamica, dove non c'è distinzione tra religione e politica, tra fede e Stato.
L'INTOLLERANZA DEI PROTESTANTI ANABATTISTI Abbiamo visto quale fosse l'intolleranza degli Zar e della loro Chiesa verso chi non aderisse o abbandonasse il culto di Stato. Visto che siamo in tema, vale la pena di dar conto di quanto trovo su un ritaglio che mi viene per mano. È un episodio storico non sospettabile di manipolazione apologetica cattolica: in effetti, sta su Riforma, il settimanale ufficiale della Comunità Valdese e di quella Metodista. Si parla degli Anabattisti, coloro che, radicalizzando la predicazione dei primi tempi del protestantesimo, rifiutavano il battesimo dei bambini perché ritenevano che potesse essere amministrato solo a chi fosse in grado di assumere consapevolmente un impegno di fede. Sul piano logico, non avevano torto: se, come affermavano Lutero e Calvino, la salvezza veniva unicamente dalla scelta per Cristo e dalla fedeltà al suo insegnamento, come si poteva pretendere questa adesione da dei neonati? Questi predicatori "eretici" per gli altri protestanti (che si erano affrettati a creare una copia della aborrita Inquisizione cattolica) si caratterizzavano anche, stando ai loro proclami, per pacifismo e non violenza: rifiutavano di portare armi ed erano contrari a ogni guerra. Ma, lo si sa, i buoni sentimenti, quando sono messi in pratica, non portano necessariamente a buoni risultati. Lasciamo così la parola alla pastora protestante che, sul giornale che dicevo, rievoca i fatti di quel tempo: "Mentre l'anabattismo iniziava a diffondersi in maniera significativa, proprio degli anabattisti abbandonarono la nonviolenza e si impadronirono con la forza di Münster, città cattolica della Renania, dove fu imposto il battesimo a tutti i cittadini adulti. Coloro che rifiutarono questa violenza vennero cacciati dalla città, come anche lo furono quelli che non volevano condividere i propri beni con gli altri cittadini o leggere libri diversi dalla Bibbia, unico testo che non fosse bruciato". Gli storici parlano di "sevizie abominevoli" per i cattolici dissidenti e ricordano che, avendo proclamata la poligamia, il capo degli anabattisti, dicendo di avere avuto il permesso dal Cielo attraverso una visione (esattamente come aveva fatto Maometto a proposito di mogli: al massimo quattro per tutti gli islamici, soltanto per lui, per una speciale concessione di Allah, un numero illimitato sia di consorti che di concubine), volle per sé ben quattordici donne, ovviamente scelte tra le più giovani e belle della sventurata città. Insomma, qui pure, una sorta di scenario "islamico".
Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2017 (n. 166)
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EUROPA, LA VITTORIA DEL TENEBROSO ILLUMINISMO
L'unificazione europea ha sbagliato strada dimostrando il fallimento della democrazia e il disastro di Maastricht
Autore: Giampaolo Crepaldi - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuan, gennaio 2018
Lungo la sua storia, il processo di unificazione europea ha preso strade sbagliate, ma ha anche avuto le occasioni per fare ammenda e rimettersi sulla giusta strada. In modo particolare ciò è accaduto dopo il disfacimento dell'impero comunista nell'Est europeo. Eravamo agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso. Qualunque fosse stata la strada di unificazione percorsa fino allora dai Paesi europei, qualunque fossero stati i passi giusti e quelli sbagliati, in quel momento c'erano tutte le condizioni per una radicale registrazione della rotta. Quell''occasione storica, però, è andata perduta. L'Europa poteva cominciare a respirare a due polmoni, dall'Est potevano arrivare alle stanche società del benessere occidentali stimoli umani e spirituali, Papa Giovanni Paolo II si dedicava all'Europa come ad uno dei temi principali del suo pontificato e instancabilmente, a cominciare dall'enciclica Centesimus annus e dal Sinodo sull'Europa, lavorava per risvegliare nel continente la piena consapevolezza delle proprie ragioni d'essere, giungendo anche a chiedere espressamente che il riferimento a Dio fosse inserito nella Costituzione europea, documento con cui agli inizi degli anni Novanta si voleva, giustamente nelle aspirazioni ma inadeguatamente nei metodi adoperati, ridisegnare i fondamenti del processo di unificazione.
IL DISASTRO DI MAASTRICHT In realtà nulla cambiò e si procedette con un allargamento della cooptazione di nuovi Paesi dentro un concerto dalle deboli convinzioni morali e religiose. Si stipulò il Trattato di Maastricht (1992) e si scelse di dar vita all'Unione europea, ma le sua basi dottrinali, valoriali e religiose erano troppo fragili, quando non asservite ad una ideologia occidentalista più che ad un Occidente che trova le sue radici nel cristianesimo. Prevalse l'Europa dei Lumi, prevalse la "ragione strumentale", prevalse il convenzionalismo dei diritti umani, prevalse l'accentramento e la normalizzazione dall'alto, anziché la sapienza politica della costruzione articolata e sussidiaria dal basso. E questo è continuato anche in seguito, anche con l'ingresso dei nuovi Paesi dell'Europa orientale, creando oggi una nuova frattura all'interno dell'Unione. Originariamente l'ideale europeo nacque dopo un immane conflitto per congedarsi dagli Stati ideologici. Era un segnale positivo in un momento in cui - eravamo negli anni Cinquanta del secolo scorso - nelle nazioni europee si combatteva ancora una guerra ideologica non guerreggiata. La guerra fredda usava tutti i mezzi e non solo la deterrenza nucleare o lo spionaggio. La guerra fredda si combatteva anche nelle nostre piazze, nelle nostre fabbriche, nelle nostre aule universitarie. L'ideale europeo, allora, risuonò forte e stimolante. E' vero che in questi decenni il continente europeo non ha conosciuto più guerre ideologiche, ma non si può dire che non abbia più conosciuto lo Stato ideologico, dato che spesso proprio le istituzioni europee - che non sono uno Stato ma che talvolta sembrano voler essere un super-Stato - hanno esercitato una forte pressione, se non una oppressione, proprio di natura ideologica.
LA LUGUBRE VITTORIA DEL BUIO ILLUMINISMO Questa Unione europea, caratterizzata dalla prevalenza dell'ideologia dei Lumi, dal predominio della nomenklatura intellettuale e politica secondo l'ideologia del "Manifesto di Ventotene", da una concezione astratta dei diritti senza una visione condivisa dei doveri, ritiene di essere tenuta insieme dalla democrazia e dalla libertà, e pensa addirittura di poter espandere nel mondo la propria democrazia e la propria libertà, quando invece proprio su questo punto essa non è riuscita a vincere su se stessa. Il fallimento delle illusioni europee riguarda proprio il fallimento della sua concezione della democrazia e della libertà, riguarda quindi la sua essenza. L'errore di fondo è di aver pensato di aver vinto le ideologie del XX secolo con la democrazia formale, procedurale, tollerante tutto fino ad essere intollerante con chi dica che non si può tollerare tutto. E questo errore di fondo continua ad essere presente, anzi si irrobustisce, segno di una insipienza che continua nel tempo. E' qui che l'Europa dimostra di essere ancora una illusione. Non è certo se sia una illusione finita, è certo che siamo davanti alla fine delle illusioni.
Nota di BastaBugie: il presente articolo è un estratto della Presentazione al Nono Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, curato dall'Osservatorio Card. Van Thuan, del quale Mons Crepaldi è Presidente. Il Rapporto sarà presentato a Roma il 9 febbraio alle 16.45 in piazza Pia 3.
Fonte: Osservatorio Card. Van Thuan, gennaio 2018
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OMELIA III DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,14-20)
Convertitevi e credete nel Vangelo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21 gennaio 2018)
Le letture di questa domenica ci invitano a una profonda conversione interiore. Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'incarico che Dio diede al profeta Giona di andare a Ninive, una grande città pagana, per predicare e rivolgere a tutti l'appello alla conversione. I niniviti, pur essendo pagani, ascoltarono docilmente le parole di Giona e diedero segni di conversione. «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta» (Gio 3,4), proclamava il profeta, e – continua il testo – «i cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli» (Gio 3,5). Allora «Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia» (Gio 3,10) e non li castigò. Questo appello alla conversione risuona anche nella predicazione di Gesù. Il Maestro Divino, iniziando la sua predicazione in Galilea, disse con forza: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Queste parole sono rivolte a ciascuno di noi, a noi che ogni domenica andiamo alla Messa, che tante volte pensiamo di essere dei buoni cattolici. Ogni giorno possiamo e dobbiamo convertirci. Non ci sarà mai un momento nel quale potremo dire di aver raggiunto il nostro obiettivo: ci sarà sempre da migliorare. Per alcuni sarà una conversione dal peccato alla vita di grazia; per altri, una conversione dalla mediocrità al fervore; per i più generosi si tratterà di una conversione da una vita di fervore alla santità. La vita cristiana è un po' come risalire la corrente di un fiume: se non si rema si torna inevitabilmente indietro. Alla stesso modo, se non ci si converte continuamente, se non si cerca in tutti i modi di migliorare, inevitabilmente si torna indietro verso la mediocrità e il peccato. Pertanto, le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi. Ogni giorno dobbiamo ripetere quelle belle parole del Salmo: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri» (Sal 24,4). Tante volte noi sentiamo l'ispirazione e il desiderio di migliorare, ma commettiamo il grande errore di rimandare a domani ciò che possiamo fare oggi, e così passano i mesi e gli anni e noi rimaniamo sempre quelli di prima, anzi, torniamo sempre più indietro. San Paolo pertanto ci dice: «Fratelli, il tempo si è fatto breve [...] passa la figura di questo mondo» (1Cor 7,29-31). Con queste parole, l'Apostolo delle genti ci invita a usare con prudenza e moderazione i beni che passano, per non perdere i beni eterni. Come abbiamo potuto notare, sia nella prima lettura che nel Vangelo, la conversione dei niniviti e la conversione dei primi Discepoli di Gesù è iniziata dall'ascolto della predicazione della Parola di Dio. Non c'è conversione se non vi è ascolto; e non c'è ascolto se non vi è predicazione. La predicazione illumina le menti affinché esse possano conoscere la verità tutta intera, senza menomazioni di sorta. Per questo motivo, san Francesco scrisse nella sua Regola che i frati dovevano predicare semplicemente, parlando dei vizi e delle virtù, della pena e della gloria. Le anime hanno il diritto di conoscere la verità interamente, senza compromessi e accomodazioni. Ai giorni d'oggi, forse, si tende a tacere alcune verità "scomode" come quelle che riguardano i Novissimi, in particolare il Giudizio e l'inferno, per non spaventare i fedeli. San Francesco non era di questo parere e voleva che si annunciasse semplicemente la verità in modo integrale, per il bene di tutti fedeli. Per questo motivo così egli esortava: «Il piacere è breve: la pena eterna. La sofferenza è poca: la gloria infinita... tutti saremo giudicati. Fratelli, finché abbiamo tempo, operiamo il bene». Il tempo passa e noi ci avviciniamo inesorabilmente al giorno del nostro Giudizio. Viviamo su questa terra senza perdere di vista questa verità che è l'unica cosa certa della nostra vita. Predicando e invitando tutti alla conversione, Gesù chiamò i suoi primi Discepoli. Chiamò Andrea e suo fratello Simone, e chiamò i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni. La cosa che colpisce in modo particolare è la prontezza di questi uomini nel lasciare tutto per seguire il Signore. Di Andrea e Simone, il Vangelo dice che «subito, lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18); di Giacomo e Giovanni, il testo dice che «essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui» (Mc 1,20). La risposta dei primi Discepoli è stata davvero generosa, e Gesù promette loro qualcosa di molto grande: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17). Seguire Gesù significa diventare suoi collaboratori nell'opera della Redenzione. Preghiamo dunque affinché ci siano sempre numerose e sante vocazioni, per la salvezza e il bene delle anime.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21 gennaio 2018)
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