BastaBugie n�572 del 15 agosto 2018
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INTERVISTA AL MINISTRO DELL'INTERNO MATTEO SALVINI
Sono attaccato da Famiglia Cristiana, Avvenire e una parte della gerarchia cattolica e non capisco il perché
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IN COSA SBAGLIA SALVINI: CONSULTA PER L'ISLAM, SERVIZIO MILITARE, ECC.
La Consulta tenderà a farsi ingannare da falsi moderati (in realtà islamici molto fanatici), mentre il servizio militare e civile sono poco utili e sanno di imposizione
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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L'OPZIONE BENEDETTO SPIEGATA DAL SUO AUTORE
Intervista a Rod Dreher: ''Noi cristiani dobbiamo essere il sale della terra, ma è inutile sperare che siano i pastori o i politici a salvarci... ora tocca a noi muoverci''
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
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SE OGGI CAMBIA IL CATECHISMO SULLA PENA DI MORTE, DOMANI POTRA' CAMBIARE QUELLO SULLA OMOSESSUALITA'
Clamoroso cambio magisteriale sugli assoluti morali (atti intrinsecamente malvagi) per cui l'adulterio a certe condizioni si può fare (tra poco anche i gay avranno via libera?), mentre non è mai lecita la pena di morte
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COSA FARE SE LA FIDANZATA HA POCA FEDE
Quanto sarà duro vivere da solo l'esperienza di fede nel matrimonio?
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani
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LE CINQUE MOSSE DI CHI VUOLE CREARE IL RAZZISMO IN ITALIA (VISTO CHE PER ORA NON C'E')
Invece la Dottrina sociale della Chiesa deve assumersi il compito di valutare l'islam dal punto di vista politico e dire se esso sia compatibile con una società dalle caratteristiche che essa propone
Autore: Alessandro Benigni - Fonte: Libertà e Persona
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IL CARD. BIFFI, LA COSCIENZA E LA VERITA'
A tre anni dalla sua morte, ricordiamo il cardinale Giacomo Biffi con un brano del suo piccolo grande capolavoro quanto mai attuale oggi: ''Il quinto evangelo''
Autore: Giorgio Carbone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LEZIONI DI GENDER AI BAMBINI DI CINQUE ANNI: IL SESSO LO DECIDI TU (E TI AIUTO IO, SENZA DIRLO AI TUOI GENITORI)
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): facebook censura post su trans-efebofilo, Ungheria pro family e no gender, gay nominato responsabile dei Dipartimento diritti umani del Pd
Fonte: Tempi
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OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,51-58)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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INTERVISTA AL MINISTRO DELL'INTERNO MATTEO SALVINI
Sono attaccato da Famiglia Cristiana, Avvenire e una parte della gerarchia cattolica e non capisco il perché
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-08-2018
«Gli attacchi di Avvenire e Famiglia Cristiana? Francamente non me li so spiegare, ma tanti preti e vescovi mi esortano ad andare avanti», «Il miglior antidoto al razzismo è un'immigrazione sotto controllo», «Il mio obiettivo è arrivare alla fine di questo governo con l'approvazione del quoziente famiglia, ma intanto cominciamo ad abbassare le tasse», «Come ministro dell'Interno bloccherò in ogni modo qualsiasi tentativo di legittimare l'utero in affitto». Sono queste alcune delle dichiarazioni del ministro dell'Interno Matteo Salvini in questa ampia intervista rilasciata alla Nuova Bussola Quotidiana. Salvini non solo è il politico più in vista di questo governo, su cui si concentrano le attenzioni degli osservatori nazionali e internazionali (nei giorni scorsi anche la BBC online gli ha dedicato uno speciale), ma suo malgrado ha polarizzato anche le diverse anime del mondo cattolico. A una ostilità manifesta e senza precedenti di una parte della gerarchia ecclesiastica italiana, sintetizzata dagli attacchi continui e velenosi di Famiglia Cristiana e Avvenire, fa da contraltare un certo entusiasmo - con aspettative probabilmente esagerate - di gran parte dell'associazionismo pro-life e pro-family. Lo abbiamo raggiunto al telefono dopo la giornata trascorsa a Foggia, dove si è recato in seguito all'incidente stradale costato la vita a 12 immigrati e che ha portato l'attenzione sullo sfruttamento di cui questi immigrati sono vittima nel settore dell'agricoltura. Ministro Salvini, non possiamo non cominciare proprio dalle accuse di razzismo e xenofobia che ormai quotidianamente le vengono rivolte in toni durissimi da Avvenire, Famiglia Cristiana e più in generale dall'establishment cattolico. Come risponde? Partendo dalla vita reale. Qui a Foggia sono i ragazzi africani che vogliono un aiuto dal ministro dell'Interno per essere liberati dal caporalato, dallo sfruttamento, dalla schiavitù. A me interessa la sostanza, e il punto è che una immigrazione sotto controllo garantisce i diritti sia degli italiani sia degli immigrati. L'immigrazione degli anni scorsi porta invece caos, razzismo e scontro sociale. L'unico antidoto al razzismo - e gli italiani sono tutt'altro che razzisti - è riportare il rispetto delle leggi, delle regole, controllare chi entra e chi esce da questo Paese. Sembrerebbe una politica di buon senso, a suo tempo anche il Pd rimproverava al governo Berlusconi di non riuscire a fermare l'immigrazione clandestina. Ma allora perché secondo lei Avvenire e Famiglia Cristiana ce l'hanno tanto con lei? Sinceramente non so spiegarmelo, tanta virulenza mi lascia molto perplesso. Qualche giorno fa, il quotidiano La Verità avanzava l'ipotesi che ci sia un timore da parte della gerarchia cattolica per certi dossier che sarebbero sulla sua scrivania, relativi a corruzione finanziaria, otto per mille e preti pedofili... No, no, no, io non ho neanche mezzo fascicolo. Fosse così, almeno ci sarebbe una spiegazione. Non ho né fascicoli, né dossier. E neanche mi accodo a coloro che ritengono che vogliano proteggere quella parte minoritaria del mondo cattolico che sull'immigrazione ci ha costruito un business. Non voglio pensare che sia così. C'è però un pregiudizio di fondo evidente che non mi spiego, ma me ne faccio una ragione. Il bello è che dopo la copertina di Famiglia Cristiana e gli attacchi di Avvenire mi hanno scritto una marea di uomini e donne di Chiesa, con nome, cognome, indirizzo, invitandomi ad andare avanti così. Anche preti e vescovi, però la cosa che mi ha colpito è questa: tutti si sono firmati – anche perché le lettere anonime non le prendo neanche in considerazione - ma tutti con preghiera di riservatezza per evitare problemi. Questo mi ha davvero sorpreso. In politica ci sono abituato, ma in un mondo che dell'apertura, del dialogo, della sobrietà fa un suo modo d'essere, non mi aspettavo ci fosse un clima di questo genere. A proposito dei suoi rapporti col mondo cattolico, le è stato molto rimproverato quel comizio a Milano in cui ha esibito il rosario... Guardi, a qualche mese di distanza posso dire che è stata una cosa né studiata né preparata. Quel rosario mi era stato regalato da un prete che cerca di salvare dalla strada le ragazze straniere, era un rosario fatto da una di queste ragazze vendute ai mercanti di sesso. Me lo porto sempre con me, e siccome era un comizio nella mia Milano, in piazza Duomo, dove più di una volta gli islamici si sono radunati in modo non rispettoso, mi è venuto spontaneo sotto la Madonnina prendermi un impegno a difendere i nostri valori. Mi sembrava una cosa normale. Ma lei oltre a esibirlo, lo prega anche il rosario? No, devo essere sincero, solo raramente. Mi faccio il segno della croce quando mi alzo e quando vado a dormire. Visto che ha toccato il tema dell'islam, si moltiplicano gli avvertimenti riguardo ai jihadisti che approfittano dell'immigrazione clandestina, e ai foreign fighters di ritorno. Anche su questo mi davano dell'esagerato, del razzista, ma è ormai provato da Interpol e dai servizi di paesi nordafricani che con i barconi sono partiti e dai barconi sono sbarcati uomini affiliati al terrorismo, e poi c'è il fenomeno dei combattenti islamici che sono partiti dall'Italia e che stanno tornando. Ma aldilà della lotta al terrorismo che è sacrosanta, anche la difesa dei nostri valori e della nostra identità passa attraverso il controllo della presenza islamica e delle organizzazioni islamiche in Italia. È evidente che l'interpretazione fanatica del Corano è incompatibile con i nostri valori di libertà e con i valori cristiani. Essendo un papà, ho conosciuto personalmente situazioni scolastiche di mamme a cui viene impedito di imparare l'italiano, viene impedito di lavorare; di bambine a cui è impedito di fare ginnastica coi maschietti o andare a feste di compleanno coi maschietti, e così via. Qui non c'è alcuna intenzione di integrarsi, di dialogare. Un certo tipo di islam purtroppo si autoghettizza ed è incompatibile con la nostra società. E mi stupisce che qualcuno delle gerarchie cattoliche faccia finta di non capire. In questi giorni ha fatto notizia la legge che vieta il niqab (velo integrale) in Danimarca, con conseguenti proteste dei musulmani. In Italia ci sarebbe già una legge che per motivi di sicurezza vieta di girare con il volto coperto, ma non si fa rispettare. In effetti la legge c'è già, in Regione Lombardia l'abbiamo ribadita all'interno degli ospedali e dei locali pubblici. Però aldilà dei motivi di sicurezza, che sono sacrosanti, c'è anche un motivo culturale perché il velo integrale è una forma di sopraffazione sulla donna che è inaccettabile. [...] Un'ultima questione legata più in generale all'immigrazione: il problema dei rimpatri, che richiede la collaborazione dei Paesi di provenienza degli irregolari. Non sembra che la cosa stia funzionando. Occorre lavorare molto, fare ciò che altri non hanno fatto in passato. La situazione è che attualmente ci sono accordi solo con quattro Paesi, e bene ne funziona soltanto uno, con la Tunisia verso cui ci sono due voli charter alla settimana. Qualcosa funziona con la Nigeria, per il resto quasi nulla. Ci sono situazioni assurde, vedi paesi come Bangladesh e Pakistan, da cui arrivano migliaia di irregolari. Lì il rimpatrio è previsto uno ad uno. Cioè dovremmo metterli sui voli di linea uno alla volta, ognuno con due poliziotti di scorta. Una follia. Quindi bisogna lavorare, viaggiare, parlare con questi Paesi, rinnovare gli accordi, farne di nuovi: sono già stato in Libia ed Egitto, ora ho in programma di andare in Marocco, Tunisia e Algeria. Poi il ministro della Giustizia ha iniziato a dialogare con gli omologhi stranieri anche per il rimpatrio dei detenuti, che sono 20mila e sono un costo non indifferente. Avete più volte invocato anche l'intervento dell'Unione Europea. L'Europa si deve dare una svegliata anche sui rimpatri. L'Europa stringe accordi commerciali con quasi tutti questi Paesi, offre sostegno economico, agricolo, culturale. Io ho chiesto che ogni nuovo accordo preveda una clausola di rimpatrio sugli immigrati irregolari. Io compro i tuoi prodotti, ti mando degli aiuti però se ci sono immigrati irregolari te li riprendi. Passiamo ad altri temi, che a noi stanno molto a cuore, i cosiddetti temi antropologici. Nella passata legislatura sono state approvate leggi pessime, che ora fanno il loro corso. Da questo punto di vista la "moratoria" sui temi etici non può essere vista come una tregua. Lo so. Quella tra Lega e 5 Stelle è un'alleanza nata in maniera particolare: movimenti diversi, storie diverse, culture diverse. È un'alleanza di cui sono pienamente soddisfatto, che rifarei domattina, con un contratto di governo che su alcuni temi sensibili non ha scritto nulla perché abbiamo posizioni diverse. La Lega è per la libertà di educazione, per il diritto alla vita, per la difesa della famiglia naturale. Ma siccome i nostri alleati su questo non sempre la pensano come noi, accontentiamoci che non vengano fatti altri danni. In certi campi meglio non fare niente che fare danni. Poi nella suddivisione del governo, abbiamo scelto il ministero della Famiglia e della disabilità; il ministero dell'Interno, che si occupa anche di discriminazioni e tematiche gender; il ministero dell'Istruzione per dare una chiara impronta alla libertà di educazione e al rispetto di alcuni princìpi. Quindi nei limiti del contratto, rispettando le sensibilità diverse, cerchiamo di tenere alti alcuni princìpi. Però, come dicevo, il problema non si limita all'approvazione delle leggi. Abbiamo visto ad esempio, che ci sono comuni che sfidano direttamente il governo e il Parlamento trascrivendo all'anagrafe bambini acquistati all'estero con la pratica dell'utero in affitto. A suo tempo, il ministro Alfano ingaggiò un braccio di ferro con i Comuni per la trascrizione dei matrimoni gay. Finora da lei non è arrivata alcuna risposta. Ci stiamo lavorando, ho chiesto un parere all'avvocatura di Stato, ho dato indicazione ai prefetti di ricorrere. La mia posizione è fermamente contraria. Per fare un esempio: la settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell'Interno, sui moduli per la carta d'identità elettronica c'erano "genitore 1" e "genitore 2". Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione "madre" e "padre". È una piccola cosa, un piccolo segnale, però è certo che farò tutto quello che è possibile al ministro dell'Interno e che comunque è previsto dalla Costituzione. Utero in affitto e orrori simili assolutamente no. Anche certe ambiguità della legge sulle unioni civili generano sviluppi, ad esempio nel senso delle adozioni per le coppie gay. È vero, ma difenderemo la famiglia naturale fondata sull'unione tra un uomo e una donna. Eserciterò tutto il potere possibile. A dire il vero ci ha lasciati sconcertati anche l'iniziativa del Consiglio regionale della Lombardia che impegna la Regione a distribuire gratuitamente contraccettivi nei consultori. Anche i consiglieri della Lega hanno votato a favore. Ho avuto qualche perplessità anch'io. Mi hanno giustificato la decisione con la necessità della tutela della salute, perché purtroppo tanti giovani sono tornati a sottovalutare il rischio delle malattie sessualmente trasmissibili, per cui in età molto giovane fanno sesso non protetto. Però, oltre all'aspetto morale, ormai c'è abbondante letteratura scientifica che dimostra come questo approccio sia controproducente. Ad esempio, profilattici che danno un falso senso di sicurezza inducono ad avere maggiori comportamenti a rischio, con tutte le conseguenze del caso. Sì, sono in buona parte d'accordo con questa analisi. Si deve soprattutto cercare di educare. A proposito di educazione, c'è un fronte aperto anche sul tema droga. Sono ben consapevole che questo fenomeno dei negozi di marijuana che stanno aprendo in ogni dove è molto pericoloso sempre nell'ottica della diseducatività. Devo dire che nel contratto di governo, sulla droga si è bloccata qualsiasi ipotesi di legalizzazione e liberalizzazione che pure era stata proposta negli scorsi mandati. Quindi non se ne fa nulla. Poi certo, anche questi negozi sembrano come i centri massaggi cinesi, che mascherano dei veri e propri bordelli. L'ho detto al ministro della Salute, che ha una posizione diversa: lavoreremo per trovare una mediazione. La famiglia si difende anche con l'economia, soprattutto attraverso il fisco. In questi mesi si sta parlando tanto di flat tax, ma si ragiona sempre in termini di individui, la famiglia sembra esclusa dal discorso. L'obiettivo che mi pongo da qui fino a fine governo è introdurre il concetto di quoziente familiare, in modo da premiare la natalità e la scommessa sul futuro. Intanto il primo obiettivo è sostenere la parte produttiva attraverso un abbassamento delle tasse: se già riusciamo ad aiutare le partite Iva, i produttori, i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori, è un primo passo. Anche loro sono padri e sono madri, un euro di tassa in meno è un euro in più per i figli. Certo non è risolutivo, l'obiettivo - come dicevo - è quello di rendere il nucleo familiare un soggetto fiscalmente riconosciuto. Però già per il 2018 l'obiettivo è ridurre le tasse a un bel po' di gente e questo sarà mantenuto. Lunedì scorso il ministro della Famiglia e delle disabilità, Lorenzo Fontana, ha mandato un segnale chiaro: «O a questo ministero verranno date le risorse oppure ne trarrò le conseguenze». E ha fatto bene a dirlo. Non basta l'etichetta, servono risorse. Peraltro un ministero dedicato alla disabilità è stata una mia precisa battaglia e un investimento della Lega che riguarda 4 milioni di persone. Abbiamo come modello le regioni dove governiamo. In Lombardia, ad esempio, garantiremo in questo anno scolastico l'asilo nido gratuito a 15 mila famiglie, e siamo la regione che investe di più in assistenza ai disabili, soprattutto i disabili gravi. Mi piacerebbe che questo modello fosse portato a livello nazionale. Quindi è un ministero che ha bisogno di quattrini e faremo in modo di farglieli avere. Quindi dobbiamo aspettarci che la prossima legge di bilancio... Certo, si dovrà intervenire anche in legge di bilancio. Ci sono ad esempio un milione di invalidi civili che percepiscono in media 278 euro al mese, che sono un'infamia. Quindi, non dico a mille euro come diceva qualcuno, ma portarle almeno al livello delle pensioni minime mi sembra un atto di civiltà.
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana, nell'articolo seguente dal titolo "Salvini, tre cose buone dopo la ribellione del 4 marzo" commenta l'intervista alla Nuova BQ in cui il ministro Salvini ha toccato tre punti cari alla Dottrina sociale della Chiesa: immigrazione con criteri, incompatibilità culturale con l'Islam e ricentratura dei temi antropologici. Una novità rispetto al panorama a cui siamo abituati, ma ancora condizionata dalla ribellione del voto del 4 marzo, dalla quale non può nascere qualcosa di organico e di ben definito. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 agosto 2018: Ieri il ministro degli Interni Matteo Salvini ha concesso una lunga intervista al direttore Cascioli, toccando molti punti politici cari ai cattolici che possono essere valutati dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa. Bisogna però tenere presente la situazione generale da cui è nato questo governo e che ne ha determinato natura e composizione. L'esito delle elezioni del 4 marzo è il frutto di una ribellione nei confronti di un sistema ormai opprimente che aveva nel Partito democratico il suo perno politico. Si trattava di un consociativismo sistemico di cui facevano parte Confindustria, sindacati, Unione Europea, grande stampa, RAI, opinion leaders del mondo dello spettacolo, preti e cattolici progressisti, Avvenire e Famiglia Cristiana. Da una ribellione non può nascere qualcosa di organico e di ben definito. Si è potuto respirare qualcosa di nuovo che prima sarebbe stato soffocato dagli interventi coordinati di Saviano, Repubblica, Giovanna Botteri, don Ciotti, Cirinnà, Calabresi, Boldrini e Calenda. Ma il nuovo è ancora incerto. In questo quadro va anche collocata l'intervista a Salvini di ieri che conteneva cose buone e addirittura molto buone. E che però non vogliono dire che la Lega, e men che meno questo governo, le appoggi convinta. Salvini ha detto che "La Lega è per la libertà di educazione, per il diritto alla vita, per la difesa della famiglia naturale". Ma proprio qualche giorno fa il portavoce della Lega in Sicilia ha schierato il partito contro l'omofobia e sappiamo tutti cosa questo voglia dire. Fatte queste precisazioni, va detto però che l'intervista di Salvini ha toccato tre punti di grande interesse per la Dottrina sociale della Chiesa, ove questa non venga ideologicamente stravolta. Il primo riguarda il governo dei flussi migratori. Ha senso importare immigrati clandestini per poi farli sfruttare nella raccolta di pomodori a due euro al giorno? La Dottrina sociale della Chiesa dice che le immigrazioni devono (devono, non possono) essere governate da chi ha autorità politica nell'ottica del bene comune, ossia di tutti e di ciascuno. Tra questi tutti e questi ciascuno ci sono gli immigrati stessi, come ci sono gli italiani poveri. Da un'accoglienza senza criteri e fondata su una misericordia senza giustizia non può derivare nessun beneficio né per loro né per noi. Sempre nell'argomento immigrazione, Salvini ha poi toccato un altro punto caro alla Dottrina sociale della Chiesa. Del bene comune da proteggere fanno parte anche i beni immateriali come la propria identità culturale, la propria storia, la religione professata, tutti quegli elementi, in altre parole, che hanno richiesto secoli per consolidarsi e fruttificare e, se ignorati o negati, comportano la morte di un popolo e un depauperamento per l'umanità intera. C'è spesso una grande superficialità su questo punto e non si considera che una immigrazione incontrollata e massiccia può uccidere l'anima di una nazione. Non c'è bene comune senza una cultura nazionale che esprima una identità spirituale tesa a dare risposta al problema di Dio e dell'uomo. Collegato al problema immigrazione c'è poi la questione Islam, cui pure si è riferita l'intervista a Salvini. E' un tema urticante ma che va affrontato, non impedendo sistematicamente che le vere notizie sull'Islam in Europa vengano alla luce, ma guardando in faccia i fatti e soprattutto guardando in faccia l'Islam. Se guardiamo l'idea di convivenza umana che emerge dalla Dottrina sociale della Chiesa e la paragoniamo a quella che emerge dalla religione islamica riscontriamo incompatibilità molto profonde, vere e proprie faglie. Questo dipende, come affermano i più grandi conoscitori dell'Islam, da Brague alla Urvoy, da Lewis a Padre Samir, da Huntington a Ratzinger dal fatto che il Dio cattolico è un Dio dal volto umano mentre il Dio del Corano non ha volto. I monoteismi non sono tutti uguali. Il Dio del Corano non è una Essenza ma una Volontà e non c'è una logica veritativa che lo colleghi con il creato e, quindi, con l'uomo. Ne derivano conseguenze diversissime per la vita sociale e politica, per la fondazione del diritto e del potere, per la concezione di persona e di famiglia e così via. Stupisce la leggerezza con cui si pensa ad una impossibile integrazione e con cui ci si illude su un Islam "europeo". Un terzo e ultimo punto dell'intervista di Salvini tocca le corde della Dottrina sociale della Chiesa ed è la questione antropologica. Vita, famiglia, gender, omosessualismo, fecondazione eterologa, eutanasia, utero in affitto. C'è tutto un mondo cattolico che cavalca spavaldamente questi temi non volendo perdere il treno della moda che esso chiama "segni dei tempi". Ma c'è tutto un mondo prolife e pro family che ha giustamente paura e che non vuole essere rieducato a vincerla. La questione antropologica è in verità una questione teologica. Se l'uomo ha una natura può venirci in mente che sia a somiglianza divina, ma se all'uomo la sua natura gliela diamo noi, a nessuno, guardandolo in faccia, verrà in mente Dio. Ogni battaglia sull'uomo è una battaglia su Dio. Non so se nella sua intervista Salvini avesse in mente tutti questi retroscena, anche se ha dato prova di avere una consistenza non solo politica. Non so, come dicevo all'inizio, se queste cose potrà portale a compimento. E' comunque positivo che in questa epoca successiva alla ribellione del 4 marzo e quindi ancora molto instabile, qualcuno con grandi responsabilità dica queste cose e tocchi questi temi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-08-2018
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IN COSA SBAGLIA SALVINI: CONSULTA PER L'ISLAM, SERVIZIO MILITARE, ECC.
La Consulta tenderà a farsi ingannare da falsi moderati (in realtà islamici molto fanatici), mentre il servizio militare e civile sono poco utili e sanno di imposizione
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-08-2018
Matteo Salvini ha manifestato la volontà di creare una consulta per l'islam italiano, quell'organismo del Ministero dell'Interno di carattere consultivo costituito da figure appartenenti al mondo musulmano ritenute influenti e maggiormente rappresentative nel nostro paese. Se è opportuna la necessità di stabilire intese tra lo Stato e i musulmani in Italia, lo è ancor di più tenere a mente che trattasi di un'impresa tutt'altro che agevole. Deve essere da monito l'esito che ebbe la Consulta istituita l'ultima del precedente governo, nel 2016, dall'ex ministro Angelino Alfano. Quell'esperienza rivelò come non esista un islam italiano né tantomeno ci siano referenti per l'islam. Al contrario, esistono alcune associazioni che rappresentano solo i propri adepti. E dietro alcune di queste associazioni ci sono il Fratelli Musulmani, di cui una frangia consistente è criminale e legata al terrorismo islamista, ad Al Qaeda e all'Isis, il cui progetto a lungo termine è conquistare l'Occidente. L'atteggiamento di questi gruppi, e tipico dei fondamentalisti islamici, generalmente non è palese. Personaggi di tale natura sono molto bravi a ricorrere alla "taqiyya", ossia al camuffamento delle proprie azioni e alla moderazione nel linguaggio, arrivando addirittura a rinnegare esteriormente la fede e a non praticare i riti previsti dalla religione islamica. Trattasi di figure ingannevoli che si presentano come islam moderato, ma che in realtà sono radicali legati al Qatar, ovvero ai finanziatori dei più rilevanti gruppi terroristici a livello mondiale. Con questi individui non solo ci si è seduti allo stesso tavolo, rendendoli i principali interlocutori di una comunità che non rappresentano affatto, ma sono stati stretti anche degli accordi. In Italia i musulmani sono all'incirca un milione e mezzo, ed è importante che non siano rappresentati da una minoranza non eletta e, di conseguenza, non rivelativa del loro pensiero. Anche perché a pagarne le spese, come al solito, sarebbero i musulmani moderati, totalmente intergrati, i laici o semplicemente i cittadini. Se non si fa attenzione questa sarà senz'altro un'ennesima occasione per ricreare quell'ambiente radicale che ha egemonizzato tutto il dibattito interno all'islam. Non bisogna più dar voce a questa cerchia di persone che giustifica episodi di intolleranza come quelli verificatisi all'interno del centro per lʼimpiego di Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, compiuti da chi ancora si rifiuta ancora di parlare alle operatrici in quanto donne. Solo l'ultimo di un'infinita serie. I musulmani moderati, e nel nostro paese sono tanti, sono quelli che si ribellano alla diseguaglianza. L'islam non può essere rappresentato da un partito, meno che mai poteva esserlo dalla sinistra che ha usato e manipolato le minoranze che ha detto di voler tutelare, solo per avere blocchi di voto influenti. Atteggiamento tipico quello di incoraggiare il pensiero di gruppo, permettendo agli addetti ai lavori, di dubbia indole, di accumulare status rappresentando le loro comunità fittizie.
Nota di BastaBugie: Rino Cammilleri nell'articolo seguente dal titolo "Come perdere un anno e l'educazione facendo il militare" parla della proposta del ministro dell'Interno di reintrodurre per alcuni mesi il servizio militare e il servizio civile. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 agosto 2018: «Vorrei che oltre ai diritti tornassero a esserci i doveri». Di fronte ai casi di mancanza di educazione e senso civico, «facciamo bene a studiare i costi, i modi e i tempi per valutare se, come e quando reintrodurre per alcuni mesi il servizio militare, il servizio civile per i nostri ragazzi e le nostre ragazze, così almeno impari un po' di educazione che mamma e papà non sono in grado di insegnarti», ha detto il vicepremier Matteo Salvini in visita a Lesina in Puglia. Per un cattolico non buonista, ma anche per un moderato amante dell'ordine, l'accento sui doveri è buona musica. Tuttavia, il ventilato ritorno alla naja quale inculcatrice di educazione e senso del dovere lascia un attimo perplessi. Infatti, bisognerebbe studiare non solo i costi e i tempi, ma anche - anzi no, soprattutto - i modi. Sì, perché c'è naja e naja, e Salvini, data la sua età, non l'ha sopportata. Va detto subito che si tratta di un vecchio arnese napoleonico inventato dalla Rivoluzione francese: i regni europei si videro aggrediti da milioni di soldati cittadini-in-armi e, per difendersi dalle armate giacobine, dovettero adeguarsi. Il risultato fu lo stesso delle guerre precedenti, con la sola differenza di qualche centinaio di migliaia di morti in più. Da quel momento la guerra non fu più la stessa e i civili tornarono ad essere bersaglio come ai tempi dei barbari. Ci vollero le ecatombi del Ventesimo secolo, ma soprattutto il balzo in avanti della tecnologia, per rendere obsoleti gli eserciti carne-da-cannone. L'avvento delle guerre asimmetriche, delle guerriglie e del terrorismo organizzato costrinsero le scuole di strategia e tattica ad adeguarsi, e soprattutto a prendere atto del dato che il cittadino-soldato era ormai più d'impaccio che di vantaggio. Ma, al solito, le legislazioni arrivarono per ultime. In Italia, il ritardo fu dovuto anche a quella palla al piede che era il Pci, la cui ideologia ottocentesca lo faceva ragionare in termini di «masse». Il sottoscritto fu uno degli ultimi fessi a vestire la divisa, in qualità di cittadino di sesso maschile. Appartenendo alla generazione del baby-boom degli anni Cinquanta, la cartolina-precetto non arrivava per ranghi stracolmi. Per non svegliare il can che dorme non feci nemmeno la domanda da ufficiale, cui avrei avuto diritto in quanto laureato. Risultato: la cartolina arrivò che avevo già ventotto anni. Soldato semplice in mezzo ai diciottenni. Una volta recluta, feci domande su domande per almeno imparare qualcosa: a usare le armi, a guidare mezzi pesanti, a condurre treni. Niente. Mi assegnarono a un comando di stazione ferroviaria, dove passavo il tempo a certificare i ritardi dei treni per i soldati che tornavano dai permessi o dalle licenze. L'attività speciale era lavare il pavimento dell'ufficio e spolverare la scrivania. Alloggiato all'ospedale militare, dove il pranzo era alle undici e la cena alle diciassette. Da recluta l'unico addestramento era l'attenti-riposo e marciare con degli inutili Garand americani (pesantissimi fucili a retrocarica) dell'ultima guerra. La dotazione era di materiale scadente (le scarpe da ginnastica erano di gomma, quella dei palloni da calcio per bambini), e chissà chi aveva lucrato gli appalti relativi. Il nonnismo era a volte davvero pesante e le risse per futili motivi non infrequenti. La bestemmia era considerata virile e la pornografia pure: quando i camerati si accorsero che ero un cattolico convinto non tardarono a inondarmene. Insomma, un anno e mezzo buttato, anche perché avevo dovuto lasciare il lavoro (che non ritrovai più) per adempiere gli obblighi di leva. Ho imparato l'educazione? No, lì per sopravvivere dovevi perdere quella che avevi. Ebbene, se il ritorno alla naja auspicato da Salvini è un semplice ritorno al passato, non mi sento di condividerlo. Più realistico, e proficuo, sarebbe rendere più allettante (tramite stipendi e benefits) l'arruolamento volontario in un esercito motivato ed efficiente. E' anche così che gli americani fanno fronte alla disoccupazione giovanile. Meglio, da noi, i lavori socialmente utili.
Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Quella moratoria sui princìpi non negoziabili" parla dell'astensione della Lega sulla proposta di istituzione di una nuova Commissione parlamentare sui diritti umani che si occupi anche di utero in affitto e cristiani perseguitati la dice lunga sul patto che rende possibile la sopravvivenza di questo governo. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 luglio 2018: Prima delle elezioni i cattolici, almeno quelli che sanno riconoscere che ad esempio l'aborto è tematica moralmente più rilevante dell'immigrazione e che credere in Cristo è la libertà più importante di tutte, vivevano nell'angoscia pre-voto. Chi votare tenendo fisso come criterio ispiratore la tutela dei principi non negoziabili? Ora abbiamo un governo con Alberto da Giussano coronato da 5 stelle. E' noto che nel contratto stipulato dalle due parti i principi non negoziabili sono rimasti fuori sia in senso negativo che positivo. Tradotto: voi leghisti non provate a modificare la Cirinnà e voi pentastellati non provate a varare una legge sulla cosiddetta omofobia. Pare proprio che i due contraenti stiano mantenendo le promesse. A confermarlo c'è un episodio di carattere politico. Il 10 luglio scorso si vota in Senato per l'istituzione di una Commissione straordinaria per i diritti umani, erede della vecchia Commissione dei diritti umani. Fratelli d'Italia, partito che ha le mani libere perché non vincolato da nessun patto, propone, per iniziativa della senatrice Isabella Rauti, un ordine del giorno teso a definire la mission di questa commissione. La Rauti innanzitutto ricorda che la precedente Commissione operava a senso unico - un senso che guardava solo a sinistra - e che i soli diritti umani oggetto del suo impegno erano quelli dettati dall'agenda del politicamente corretto: "pena di morte nel mondo, la tutela dei diritti fondamentali del fanciullo, il cyberbullismo, la lotta alla tratta degli esseri umani, la battaglia contro le discriminazioni, l'omofobia, la xenofobia". Poi l'esponente di FdI chiede che la nuova Commissione si occupi anche – incredibile dictu - "dei diritti dei nascituri, della tutela della vita dal concepimento alla morte naturale". Negli obiettivi della vecchia Commissione "manca qualunque riferimento ai diritti del nascituro, il diritto primario. Manca [...] qualsiasi riferimento alla maternità surrogata. Bisogna infatti fare attenzione perché, al di là di come la si pensi, si tratta di una pratica che sfrutta il corpo delle donne e che genera anche la più odiosa delle discriminazioni, quella dei ricchi contro i poveri, di quelli cioè che si possono permettere di affittare l'utero di una donna povera contro quelli che non possono. Si tratta dunque di una pratica da vietare, a nostro avviso, come criminale mercificazione, come reato". Dalla bioetica si passa alla libertà religiosa per i cristiani: "Manca ancora completamente - continua la Rauti - il diritto alla libertà religiosa e di culto perché manca completamente nelle attività svolte il riconoscimento delle persecuzioni dei cristiani nel mondo, contro i sacerdoti, contro i fedeli e contro le chiese. Non c'è percezione del clima di intolleranza e di odio che esiste nel mondo contro la fede cristiana. Sono state date delle cifre, non le ripeterò, ma voglio ricordare le persecuzioni delle minoranze. Boko Haram stermina la minoranza cristiana in Nigeria. Ricordo anche le uccisioni in Siria e in Iraq totalmente dimenticate, bambini compresi e, ancora, l'esodo di quelle minoranze cristiane costrette a scappare. Insomma, un crimine contro l'umanità di cui non c'è traccia nelle attività della Commissione". L'on. Rauti così conclude: "Fratelli d'Italia chiede che la Commissione si estenda e si occupi in modo esplicito dei diritti del nascituro e della maternità surrogata come reato e che ci si impegni contro le persecuzioni dei cristiani nel mondo". Naturalmente scoppia la bagarre in Senato perché i prog e i liberals sono disposti a morire per le idee degli altri a patto che coincidano con le proprie. Si passa alla votazione dell'ordine del giorno proposto dalla Rauti. 61 voti contro provenienti da Pd e Leu. Prevedibile. Astenuti: 198 voti tra cui tutti i leghisti. Il motivo? Quello accennato sopra: il contratto con il M5S che prevede di non metter becco in questioni spinose e divisive che potrebbero minare l'unità della coalizione o, per esprimerci in altri ma equipollenti termini, mettere a rischio il posto prenotato in Parlamento e al Governo. L'astensione aumenta il suo peso specifico in termini di valutazione politica se teniamo conto che il voto a favore avrebbe sì conferito alla neo Commissione un certo orientamento, ma non avrebbe impegnato il Governo e il Parlamento ad avvallare le decisioni della Commissione, proprio perché l'ultima parola, banale a dirsi, in materia di esecutivo spetta al Governo e in materia legislativa al Parlamento.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-08-2018
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L'OPZIONE BENEDETTO SPIEGATA DAL SUO AUTORE
Intervista a Rod Dreher: ''Noi cristiani dobbiamo essere il sale della terra, ma è inutile sperare che siano i pastori o i politici a salvarci... ora tocca a noi muoverci''
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 10/07/2017
Tutto cominciò nel 1969, quando il teologo Joseph Ratzinger così parlò: «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell'esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede». Dodici anni dopo, nel 1981, fu il filosofo Alasdair MacIntyre a scrivere: «Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l'imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all'epoca incipiente di barbarie e oscurità. Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita intellettuale e morale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. (...) Questa volta, però, i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno già governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costruire parte della nostra difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro san Benedetto, senza dubbio molto diverso». Ispirato da questi e altri interventi, Rod Dreher, editorialista di The American Conservative, dieci anni fa ha cominciato a parlare di Opzione Benedetto. L'anno scorso, incoraggiato da molti, ha deciso di scrivere un libro sull'argomento. A gennaio è uscito nelle librerie americane The Benedict Option - A Strategy for Christians in a Post-Christian Nation, un testo di 272 pagine. «Il libro doveva essere molto più lungo, e io chiedevo di poter avere almeno due anni a disposizione per scriverlo», spiega Dreher. «Ma l'editore si è impuntato che doveva uscire poco dopo le elezioni presidenziali: erano convinti che le avrebbe vinte Hillary Clinton, e che i cristiani impauriti sarebbero corsi in libreria a comprare il libro per approntare una difesa di emergenza. Ma la mia Benedict Option non nasce dalla paura, bensì dall'amore per Cristo e per il prossimo. Come dice nel libro il mio amico Marco Sermarini della Compagnia dei Tipi Loschi (un'associazione laicale della diocesi di San Benedetto del Tronto, ndr), "non facciamo questo per salvare il mondo, ma per nessun'altra ragione che amiamo il Signore e che sappiamo di avere bisogno di una comunità e di una regola di vita per servirLo pienamente"». Sia come sia, The Benedict Option ha venduto finora 35 mila copie negli Stati Uniti ed è stato definito dal New York Times «il più discusso e il più importante libro religioso del decennio». Molti lo hanno criticato senza averlo letto, compreso il filosofo MacIntyre. L'intervista che segue può essere un buon antipasto alla lettura senza pregiudizi del libro. Che per ora esiste solo in inglese. L'Opzione Benedetto che lei propone, sulle orme di quanto ha scritto più di trentacinque anni fa Alasdair MacIntyre, è stata criticata perché assomiglierebbe a un ghetto cristiano. I cristiani dovrebbero essere il sale della terra, ma lei sembra voler ritirare il sale dalla terra e raccoglierlo in una saliera. Cosa risponde a questa critica? È una critica errata, che proviene da persone che non hanno letto il libro. I cristiani sono chiamati a evangelizzare, a essere il sale della terra, è vero. Ma oggi questo sale è diventato insipido. Se dobbiamo essere per il mondo secondo la volontà di Cristo, dobbiamo allontanarci dal mondo per approfondire la preghiera, la vita di comunità fra noi e la comprensione della Bibbia. Ci siamo assimilati al mondo: la gente non vede differenze fra un cristiano e un non cristiano. Prendiamo un monastero come quello dei benedettini a Norcia: offrono assistenza spirituale a tantissime persone che si rivolgono a loro, ma se la loro porta non fosse mai chiusa, se non dedicassero la maggior parte del loro tempo alla preghiera e al digiuno separati dal resto del mondo, non potrebbero poi essere di aiuto a nessuno. Lo stesso vale per noi laici. Prendiamo una scuola: se si potesse sempre andare e venire e lasciare entrare chiunque in qualunque momento, gli studenti non ne avrebbero alcun giovamento. La scuola ha bisogno di un tempo di separatezza. È sbagliato istituire un'alternativa fra la completa separazione e la completa assimilazione. Dobbiamo essere nel mondo ma senza essere del mondo. In Geremia 29 Dio dice agli ebrei di sistemarsi a Babilonia e di pregare per la pace della città, e questo dobbiamo farlo anche noi oggi. Ma poi nel libro di Daniele troviamo tre ebrei ministri fedeli del re di Babilonia, ai quali a un certo momento viene chiesto di inginocchiarsi davanti agli idoli. A quel punto loro, che erano integrati al sistema di Babilonia, si rifiutano di servire falsi dèi e vengono messi a morte. Come cristiani di oggi dobbiamo chiederci che cosa avevano quei tre ebrei che diede loro il coraggio di scegliere la morte piuttosto che l'apostasia. È qualcosa che dobbiamo recuperare oggi. Lei cita una frase di Philip Rieff: «L'uomo religioso nasceva per essere salvato. L'uomo psicologico nasce per essere contento». Leggendo il suo libro si ha l'impressione che oggi l'uomo religioso e l'uomo psicologico coincidano in molte chiese e comunità cristiane, a vantaggio dell'uomo psicologico. È così? Purtroppo sì. Oggi molti cristiani sono in realtà adepti del Dmt, Deismo moralistico terapeutico: si tratta di essere gentili con tutti, come chiedono tutte le religioni, di sentirsi bene con se stessi ed essere felici, e alla fine Dio ci accoglierà tutti in Cielo. Non c'è alcuna comprensione del fatto che la vita cristiana richiede sofferenza e sacrificio. La gente oggi va in chiesa come si va all'ospedale, in cerca di una guarigione. Ma la maggioranza chiede solo di essere liberata dalla sofferenza. Accettano una pillola o un'iniezione che tolgono il dolore, ma non guariscono. La vera guarigione richiede una chirurgia spirituale che è dolorosa, ma che dà per risultato l'autentica guarigione. Sono venuto a Cristo da adulto, all'età di 25 anni. Anche prima volevo Cristo, ma non volevo rinunciare alla mia libertà sessuale. O Cristo è il Signore della tua vita al cento per cento, o non è il Signore della tua vita. Alla fine mi sono arreso a Cristo grazie all'intercessione della Vergine Maria, e ho intrapreso il cammino della castità. Sono stati tre anni duri e difficili di traversata del deserto, sorretto solamente dalla preghiera e dal sacramento della Confessione. Non ho trovato sostegno in nessun prete, tranne uno che stava a Roma: Giovanni Paolo II. Ma era necessario che io morissi a me stesso, Dio ha riversato la guarigione nel mio cuore attraverso quella ascesi, e solo grazie ad essa sono stato in grado di riconoscere la bontà che era nel cuore della donna che sarebbe diventata mia moglie. Faccio un altro esempio personale. Ho scritto un libro intitolato Come Dante può salvarvi la vita, perché Dio ha usato la Divina Commedia per farmi scoprire i miei peccati e pentirmene. Nessuno arriva in Paradiso senza passare attraverso l'Inferno e il Purgatorio, questa è una grande verità. Oggi troppi cristiani desiderano e offrono il Paradiso senza Inferno e Purgatorio, e non funziona. Penso che questo cristianesimo "fake" non durerà: il cristianesimo senza la croce è falso. L'uomo di oggi non vuole la croce: questa è la differenza fra l'uomo psicologico e l'uomo religioso. La vera misericordia richiede il pentimento. Lei scrive che se i cristiani non sviluppano un modo di vita controcorrente, condannano i loro figli all'assimilazione. Cosa la rende certo di questo? Mi guardo intorno, e dappertutto nel mio paese di solito si nota molta poca differenza fra i cristiani e gli altri. Anche le scienze sociali dicono la stessa cosa: il cristianesimo sta crollando fra le giovani generazioni, e i ragazzi che continuano a dirsi cristiani credono cose che non sono ortodosse. Quando parlo coi docenti di università cattoliche e protestanti, mi dicono che i loro studenti non sanno quasi nulla del cristianesimo. Questo è certamente colpa della catechesi scadente, ma ancora di più è colpa della cultura cristiana indistinta di oggi. Non abbiamo la garanzia che l'edificazione di piccole comunità cristiane impegnate salverà la fede delle giovani generazioni, ma cosa altro possiamo fare? Lei sottolinea che la sua proposta è rivolta ai cristiani ortodossi con la "o" minuscola, cioè tutti i cristiani, Cattolici, Protestanti e Ortodossi, che mantengono intatta la tradizione della Chiesa apostolica per quanto riguarda liturgia, teologia e dottrina. Ma esiste anche il cristianesimo liberal. Non sono questi i giorni della rivincita del cristianesimo liberal, specialmente nel mondo cattolico? Lei scrive di Secoli Bui (Dark Age) incombenti, ma oggi c'è molto ottimismo riguardo all'apertura e al rinnovamento della Chiesa sulla base di standard liberal. Non è questo il futuro del cristianesimo? No. Perché un albero può dare frutti solo se ha radici profonde. Il cristianesimo liberal è un fenomeno moderno, che taglia le radici del passato. Ciò che caratterizza l'ortodossia con la "o" piccola è il riconoscimento che c'è una verità al di sopra di noi. Mentre il cristianesimo liberal pensa che possiamo arrangiare le cose come piace a noi per soddisfare i nostri bisogni di oggi. Non dobbiamo credere alla Tradizione o alla Bibbia se confliggono con ciò che desideriamo nel presente. Ma negli Stati Uniti le comunità cattoliche più fiorenti sono quelle fedeli alla tradizione: sono capaci di sfidare i loro stessi preti. Spesso noi cristiani conservatori ci lamentiamo di come viene fatto male il catechismo e di quello che viene detto nelle omelie. Ma dovremmo pensare che oggi abbiamo un catechismo formidabile come quello della Chiesa cattolica, che possiamo procurarci una montagna di buoni libri e crearci una biblioteca che san Tommaso si sarebbe sognato di avere. Smettiamola di lamentarci e di pretendere che sia la Chiesa istituzionale a salvarci. Muoviamoci noi in prima persona. Approfondiamo la Tradizione, e ci troveremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Senza dimenticare le opere di misericordia corporale, senza le quali rischiamo di cadere nell'intellettualismo. Lei sottolinea anche che i cristiani non possono confidare nel potere politico come baluardo contro la scristianizzazione e le tendenze anticristiane, e che il cristianesimo sarà attraente se saprà mostrare la sua bellezza fuori dall'ambito politico. Ma come può fiorire la vita cristiana se ogni cittadino, professionista, giornalista, insegnante, psicologo, eccetera in Occidente è costretto a sottomettersi alla cultura dominante? Se sei costretto a parlare in pubblico solo in base agli standard del politicamente corretto, se sei costretto a insegnare l'ideologia del gender nella tua scuola, l'Opzione Benedetto resta priva di senso. Non abbiamo bisogno di un qualche tipo di politica che protegga la libertà di essere diversi? Che difenda la libertà religiosa che permetterebbe di attuare l'Opzione Benedetto? Sì, non possiamo abbandonare la politica completamente, se non altro per difendere la libertà religiosa. Ma si tratta di mettere nel giusto ordine le cose che amiamo. Molti cristiani negli Stati Uniti pensano che il nemico è alle porte, e che se metteremo i politici e i giudici giusti al posto giusto, le cose andranno a posto. Ma non è così. Negli ultimi trent'anni i conservatori spesso sono stati al potere in America, qualcosa di buono per la Chiesa che altrimenti non sarebbe stato fatto l'hanno combinato, ma nello stesso tempo ha avuto luogo il grande declino della fede fra i giovani. La libertà religiosa non può essere fine a se stessa, deve essere uno strumento per la vita in Cristo. Se conserviamo la libertà religiosa, ma non la usiamo perché crescano veri cristiani, è inutile. Alcuni conservatori mi criticano dicendo che l'Opzione Benedetto coincide con la resa politica dei cristiani. Rispondo loro che dobbiamo essere pronti a essere sconfitti a livello politico e a vivere in condizioni di oppressione, che è ciò che hanno fatto i cristiani sotto il comunismo e stanno facendo sotto i regimi islamici. La cultura che creiamo non può dipendere dall'esistenza di una democrazia liberale favorevole al cristianesimo. Dobbiamo lottare in ambito politico per quanto possiamo, ma se la dittatura del relativismo si instaura, dobbiamo vivere ugualmente come cristiani coraggiosi che sfidano il sistema. L'Opzione Benedetto risponde a questo genere di situazione. Per concludere parliamo un po' dell'America. Nel suo libro Cosa significa essere americani Michael Walzer scrive che «si dimostra il proprio americanismo vivendo in pace con tutti gli altri "americani", cioè concordando nel rispetto della molteplicità sociale». Dopo aver letto The Benedict Option ci si convince che questo non vale più. L'America sembra sull'orlo di un nuovo totalitarismo, nel quale le persone sono ricattate perché portino un distintivo pro-Lgbt, e sull'orlo di una guerra civile razziale e di classe. Le cose vanno veramente così male? Sì e no. Non siamo sull'orlo di una guerra civile, ma il paese si sta disgregando. I cosiddetti liberal tolleranti hanno preso il potere nelle istituzioni culturali, ed esercitano un'egemonia senza misericordia: non sono né liberali né tolleranti. MacIntyre aveva capito cosa sarebbe successo negli Stati Uniti già trent'anni fa: quando la gente perde la base dei suoi valori culturali, questi declineranno sia a livello politico che a tutti gli altri livelli. Quello americano è stato un cristianesimo di facciata per molto tempo, e adesso ne vediamo i risultati. Il movimento per i diritti civili degli afro-americani è stato l'ultimo movimento popolare cristiano della storia degli Stati Uniti: aveva idee cristiane espresse in un linguaggio cristiano. Oggi il movimento Lgbt si presenta come la versione aggiornata del movimento per i diritti civili dei neri: è una falsità, ma a livello di cultura popolare l'idea ha fatto breccia. Oggi dei cristiani che si oppongono al matrimonio fra persone dello stesso sesso sono visti come gli eredi del Ku Klux Klan. Le cose si metteranno molto male per noi. Ma ci sono altre cose preoccupanti. Oggi abbiamo presidente un Donald Trump perché le élite dei partiti democratico e repubblicano hanno ignorato i poveri e la classe operaia. Gli americani oggi sono incoraggiati dalla cultura popolare a pensare a se stessi sulla base della propria identità individuale e non delle cose più grandi che ci uniscono. Ma senza una religione comune non vedo come possiamo restare insieme. John Adams, uno dei padri fondatori, diceva che la Costituzione americana avrebbe funzionato solo con un popolo religioso e dotato di alti standard morali. Se è vero quanto lui diceva, si capisce perché io tema che siamo all'inizio di una Dark Age.
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Fonte: Tempi, 10/07/2017
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SE OGGI CAMBIA IL CATECHISMO SULLA PENA DI MORTE, DOMANI POTRA' CAMBIARE QUELLO SULLA OMOSESSUALITA'
Clamoroso cambio magisteriale sugli assoluti morali (atti intrinsecamente malvagi) per cui l'adulterio a certe condizioni si può fare (tra poco anche i gay avranno via libera?), mentre non è mai lecita la pena di morte
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-08-2018
Bisognerebbe cambiare il catechismo, diceva qualche mese fa padre James Martin, noto difensore della causa Lgbt nella Chiesa, perché la condanna dell'omosessualità spinge al suicidio tanti giovani Lgbt. L'idea che nelle saune frequentate dalla comunità Lgbt si possano trovare copie stropicciate del Catechismo della Chiesa cattolica è indubbiamente suggestiva, ma francamente poco probabile. Però la sortita di padre Martin, nominato dal Papa nell'aprile 2017 consultore della Segreteria per la Comunicazione e chiamato come relatore al prossimo Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, non è certo estemporanea. Come abbiamo già avuto modo di documentare le grandi manovre della lobby gay nella Chiesa per l'assalto al Catechismo sono in corso già da tempo, e vale la pena notare che tale assalto è fiancheggiato anche dal quotidiano dei vescovi italiani Avvenire. Basta questo per capire quale conseguenze possa avere la decisione di papa Francesco di cambiare l'articolo del Catechismo sulla pena di morte. L'irreformabilità della dottrina, l'impossibilità di catechismi che si contraddicono sono stati finora il baluardo perché la Chiesa, annunciatrice di ciò che è eterno, non abdicasse all'effimero, alla mentalità mondana. Ora questo baluardo è stato abbattuto. «La dottrina della Chiesa può cambiare», annuncia festoso il New Ways Ministry, sito americano che raccoglie le istanze degli Lgbt nella Chiesa. Ed è la grande notizia per cui la lobby gay nella Chiesa sta lavorando da tempo. Non c'è dubbio che il cambiamento del Catechismo sulla pena di morte darà un grande impulso alla lobby gay nella Chiesa, ed è proprio New Ways Ministry a spiegarne i motivi. Ne riassumo i principali: primo, si tratta di un «chiaro, esplicito esempio contemporaneo di un cambiamento nella dottrina della Chiesa, e anche di come può essere fatto: con un cambiamento del catechismo da parte del Papa». Secondo, per arrivare al cambiamento sono stati necessari decenni di discussioni e dibattiti teologici. Questo vuol dire che gli attuali dibattiti ecclesiali in chiave Lgbt hanno una grande possibilità di arrivare al medesimo risultato. Ovvia l'indicazione: intensificare il dibattito teologico ed ecclesiale. Terzo, la violazione della dignità umana è l'argomento alla base della condanna della pena di morte; è lo stesso argomento fondamentale su cui si basano le rivendicazioni Lgbt. E ancora, questione molto importante: la lettera di spiegazione che accompagnava la decisione del Papa riguardo al cambiamento del Catechismo, «spiega che una delle ragioni per il cambiamento della dottrina è il nuovo contesto sociale che ha una nuova comprensione del senso della punizione». Ma nella società oggi è ancora più forte il cambiamento di atteggiamento rispetto all'omosessualità, e quindi allo stesso modo ci si può aspettare un cambiamento del Catechismo laddove considera gli atti omosessuali intrinsecamente disordinati. Dunque oggi la vera domanda è se papa Francesco sia in totale sintonia con i sostenitori della causa Lgbt così come lo è con la Comunità di sant'Egidio che da tanti anni ha fatto della battaglia contro la pena di morte una sua ragione d'essere. Diversi pronunciamenti molto chiari sul matrimonio e sull'ideologia gender farebbero pensare di no, ma allo stesso tempo certi gesti, certe battute e tante nomine suscitano molti dubbi al proposito. A maggior ragione dunque l'Incontro mondiale delle famiglie di Dublino sarà un test decisivo per capire l'orientamento in materia. Come abbiamo già avuto modo di dire, a un tale incontro non è concepibile la presenza di padre James Martin come relatore né sarebbe accettabile la parata di "tutti i tipi di famiglie" all'incontro con il Papa. Lasciare padre Martin nel programma e procedere nella presentazione dei vari tipi di famiglie sarebbe un segnale chiaro nella direzione omosessualista. Allo stesso modo non è più tollerabile che a presiedere il Dicastero per la famiglia, la vita e i laici resti il cardinale Kevin Farrell, la cui miracolosa carriera ecclesiastica - come giustamente ricostruita da Sandro Magister - è strettamente legata soprattutto a quel cardinale Theodore McCarrick, responsabile di una sfrenata attività omosessuale e di abusi sessuali su adulti e minori, e con cui il cardinale Farrell ha convissuto per diversi anni a Washington. Soltanto per prudenza, senza neanche indagare sulla moralità personale di Farrell, si dovrebbe evitare che a difendere la famiglia ci sia un personaggio come minimo facilmente manipolabile da quel circolo omosessuale che ha assunto un così grande potere nella Chiesa. Le parole non bastano, soltanto i fatti ci diranno quale è l'indirizzo che il Papa intende dare in materia.
Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Assoluti morali: esce l'adulterio, entra la pena di morte" parla del clamoroso cambio magisteriale di Papa Francesco che fa rientrare la pena di morte nel novero dei mala in se, azioni intrinsecamente malvagie che non tollerano eccezioni. Curiosamente a seguito delle indicazioni dell'Amoris laetitia l'adulterio non è più un assoluto morale, perché in alcune condizioni l'adulterio pare essere lecito e dunque esce dalla categoria dei mala in se. Dunque l'adultero e l'assassino sono sempre vittime dei loro atti liberi, mai colpevoli perché a loro nulla può essere imputato. Ergo l'adultero può accedere alla Comunione e il reo non deve essere punito. Se sparisce la colpa deve sparire anche la giustizia. C'è solo misericordia. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 agosto 2018: Torniamo a riflettere sulla decisione di Papa Francesco di cambiare il Catechismo laddove parla di pena di morte. Come spiegato qualche giorno or sono il punto focale dell'intervento del Pontefice riguarda la specie morale della pena di morte: da atto considerato lecito, nel rispetto di alcune condizioni, dal Magistero precedente, ad atto sempre illecito per il presente Magistero. Ogni atto riceve la sua specie morale - il "che cosa è" dal punto di vista etico e dunque se l'atto è buono o malvagio - dal fine prossimo perseguito. L'atto materiale di dare la morte ad una persona rea di colpe gravissime è atto moralmente lecito se persegue il fine di irrogare una giusta pena o se il fine è la tutela della collettività (ordinariamente questi due fini si accompagnano l'uno con l'altro). La pena capitale, al pari di tutte le altre sanzioni, affinchè sia giusta occorre che soddisfi i fini propri, ossia il fine retributivo, quello pedagogico e quello dissuasivo. Come abbiamo avuto già modo di spiegare la pena capitale riesce a soddisfare tutte queste tre finalità. In merito invece alla finalità difensiva, una condizione per la sua liceità (condizione che deve essere soddisfatta per tutte le azioni che perseguono un fine buono) è quella che la difesa deve essere proporzionata all'offesa. E dunque se esistono mezzi diversi di contenimento della violenza del reo devono essere adottati. Mettere a morte una persona quando non è necessario, sarebbe un atto sproporzionato e quindi contro ragione. Ora invece il Magistero dichiara esplicitamente che la pena di morte è sempre e comunque illecita perché contraria alla dignità personale. In merito alla replica a questa motivazione rimandiamo all'articolo di qualche giorno or sono. Ciò che vogliamo qui sottolineare sta nel fatto che affermare che una certa condotta è sempre malvagia, significa farla rientrare nel novero dei mala in se, azioni intrinsecamente malvagie che non tollerano eccezioni, atti che mai dovrebbero essere assunti, quindi in nessuna circostanza e per nessun fine ulteriore buono. Dunque la pena di morte, dopo questo pronunciamento pontificio, non può più essere qualificata come specie morale "pena" e/o "difesa", bensì è stata identificata con la specie morale dell'assassinio, un assassinio di Stato. Il salto è sbalorditivo. Curiosamente a seguito delle indicazioni dell'Amoris laetitia l'adulterio non è più un assoluto morale, perché in alcune condizioni l'adulterio pare essere lecito, e dunque esce dalla categoria dei mala in se. All'opposto fa il suo ingresso in questo insieme concettuale la pena di morte, la quale fino a ieri era un dovere affermativo contingente, ossia un'azione eticamente lecita, ma non sempre obbligatoria. La sua doverosità scattava al verificarsi di alcuni condizioni, tra cui la prima era l'extrema ratio. Quindi nell'adulterio le condizioni hanno avuto il potere di cancellare la condotta dalla categoria dei divieti negativi assoluti, quando invece non possono avere tale potere, e di contro nella pena di morte le condizioni (es. extrema ratio) perdono ogni potere di rendere lecita la scelta e diventano ininfluenti, proprio perché la condotta è sempre illecita. Parrebbe alla fine cosa di poco conto che eccita i nervi solo degli addetti ai lavori perché sia la questione dei divorziati risposati che dei condannati alle pena capitale sembrerebbero marginali, dato che numericamente sia i primi che i secondi sono insignificanti. Ed invece, come appena accennato, la questione è di enorme rilevanza da un punto di vista morale ed anche ecclesiale. Infatti questi due casi incidono sulla retta comprensione del concetto di dignità umana e di dignità morale. Da una parte l'adulterio può essere atto consono all'intima preziosità della persona, dall'altra la pena di morte non è mai scelta adeguata a tale preziosità. Ciò vuol dire che non si comprende più perché l'uomo è così prezioso e perché dunque l'adulterio è sempre condotta malvagia e la pena di morte può esserlo solo a volte. E non si comprende più cosa significhi "dignità" perché si è mandata in soffitta la metafisica, ossia concetti come natura umana, sostanza razionale, forma predicamentale, teleologismo, legge naturale, legge eterna, dignità morale, etc. Non solo ora è cambiato il giudizio sulla dignità naturale, ma anche sulla dignità morale. La prima indica la preziosità della persona che deriva dalla sua natura razionale ed è dunque indipendente dalle azioni compiute. In questa prospettiva Stalin e Madre Teresa hanno pari dignità. Diversamente la dignità morale indica il valore della persona relativamente alle azioni compiute. E così se io ho un rapporto sessuale con una donna sposata che non è mia moglie sarò adultero, se uccido una persona innocente sarò un assassino. In tale prospettiva Stalin e Madre Teresa hanno dignità diverse. Il tema della dignità morale è dunque connesso con i concetti di responsabilità morale, di imputabilità e di colpa. Nel nuovo corso dottrinale non solo si è assegnata una nuova veste alla dignità morale - veste cucita secondo la sensibilità della massa - ma si è giudicata irrilevante la dignità morale. E dunque l'adultero e l'assassino sono sempre vittime dei loro atti liberi, mai colpevoli perché a loro nulla può essere imputato. Ergo l'adultero può accedere alla Comunione e il reo non deve essere punito. Se sparisce la colpa deve sparire anche la giustizia. E dunque torna un leitmotiv di questo nuovo corso dottrinale: solo misericordia senza giustizia, dimentichi del fatto che la misericordia senza giustizia non è vera misericordia.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-08-2018
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COSA FARE SE LA FIDANZATA HA POCA FEDE
Quanto sarà duro vivere da solo l'esperienza di fede nel matrimonio?
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani, 14.04.2018
Caro Padre Angelo, Sono cattolico "abbastanza" praticante, in quanto vado non spessissimo alla Santa Messa e mi confesso troppo di rado. Tuttavia ritengo di avere consapevolezza del messaggio cristiano in quanto leggo la Bibbia e riconosco l'importanza "soprannaturale", cioè divina, della preghiera in tutte le sue forme. In particolare, al momento sto cercando di comprendere il pieno significato dei dieci Comandamenti, al fine di applicarli alla mia vita. Da pochi mesi sto vivendo una relazione sentimentale con una ragazza che crede in Dio, riconosce l'importanza di Gesù ed i suoi insegnamenti, tuttavia non crede alla Chiesa come istituzione - pur avendole io chiarito che la stessa è lo strumento che Gesù stesso ha voluto - in quanto, come lei stessa sostiene «non è possibile che Dio abbia voluto questa Chiesa così corrotta». Ritiene inoltre che la convivenza possa essere una giusta soluzione (pur preferendo per se stessa il matrimonio cattolico). Insomma, io in lei vedo confusione anche per altri aspetti che ora non sto ad elencare, ma mi limito a dire che è anni che non va a Messa. La sua esigenza di nascondere la sua fede, ritenendola estranea alla vita di coppia, mi fa stare male in quanto mi fa porre mille dubbi sulla riuscita del rapporto. Pur volendomi appoggiare nella futura ed eventuale scelta del matrimonio cattolico, del battesimo (in cui di fatto non crede) degli eventuali figli, della loro educazione cristiana eccetera, io sono certo del fatto che lei lo farebbe quasi solo per facciata. Io ho bisogno di sostanza e non solo di forma. Vorrei avere certezze sulla sua scelta di vita cristiana, ma ogni volta che apriamo l'argomento, questo è spesso motivo di discussione. Eppure io cerco sempre di essere molto cauto. In definitiva, lei crede in Dio, nella educazione - a suo modo- cristiana, ma rifiuta di volersene avvicinare come io stesso sto facendo. Questa parziale/assente condivisione della fede mi fa sentire solo. Per cui mi chiedo, come è possibile condividere una felice vita di coppia, se il cattolicesimo è realmente voluto solo da me? Dovrei forse darle tempo, oppure evitare di "sprecare" il mio, nella preghiera che il Signore mi conceda una nuova possibilità con un'altra donna? La ringrazio di cuore per il suo preziosissimo tempo. La saluto e ringrazio nuovamente.
RISPOSTA DEL SACERDOTE Carissimo [...] parto da un'affermazione della tua mail: "Questa parziale/assente condivisione della fede mi fa sentire solo". Ebbene il matrimonio è stato istituito da Dio proprio perché l'uomo non rimanesse solo: "E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»" (Gn 2,18). Inoltre se la fede fosse qualche cosa di periferico per una persona, come il tifare per una squadra di calcio piuttosto che per un'altra, non inciderebbe più di tanto in un rapporto di coppia. Ma se tocca l'orizzonte di fondo della propria vita, se ne va di mezzo l'impostazione della propria famiglia e dell'educazione dei figli, se è così importante per poter seguire le vie di Dio e vivere in grazia allora la parziale o totale assenza di fede di uno dei coniugi può compromettere l'intero bene del matrimonio. Gli antichi esperti del diritto ecclesiastico asserivano che il matrimonio celebrato tra un battezzato e un non battezzato non sarebbe stato neanche un vero sacramento, perché il matrimonio deve essere segno e impegno vicendevole ad amarsi l'un l'altro come Dio ama l'uomo e come Cristo ama la sua chiesa. Per questo dicevano che il matrimonio non può zoppicare (matrimonium non potest claudicare). Ora quando si zoppica è più facile inciampare e cadere. Fuori di metafora, quando in un coniuge mancano le ragioni della fede i motivi di sfasciare il matrimonio diventano ancor più numerosi. Per questo ti consiglio di ricuperare in maniera molto più intensa la tua vita cristiana. Riparti dalla confessione sacramentale, impegnandoti a confessarti spesso, anche quindicinalmente e sempre dal medesimo confessore, in modo che questi facilmente diventi il padre della tua anima, come diceva don Bosco. Inoltre vivi costantemente in grazia sia partecipando alla Messa festiva sia vivendo con grande purezza o castità la tua vita affettiva. Quest'ultimo punto (purezza o castità) sarà la cartina di tornasole che permetterà di decifrare se il rapporto con la tua ragazza sia coltivabile o meno. Se la trovi disponibile a questo percorso, tutto è possibile perché vorrà dire che è capace di anteporre il tuo bene integrale (compreso il tuo rapporto con Dio) e la tua felicità alla sua. Diversamente opporrà un rifiuto e questo metterà fine alla vostra storia senza inutili perdite di tempo. Coltiva molto anche la preghiera. Il Signore ha detto "senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). Coinvolgi gradualmente anche lei in quest'esperienza perché si apra all'azione della divina grazia perché rimane sempre vero che "se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori" (Sal 127,1). Ti accompagno con la mia preghiera, ti auguro ogni bene e ti benedico.
Nota di BastaBugie: ecco i link a due precedenti articoli sul tema della convivenza con le risposte di Padre Angelo da noi pubblicati.
CHE FARE SE IL MIO RAGAZZO MI PROPONE LA CONVIVENZA? Lui dice che è per rendere più sicuro il nostro amore, ma... di Padre Angelo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4469
UNA CATECHISTA PUO' ANDARE A CONVIVERE? Una lettrice ci chiede: ''Vorrei sposarmi, ma la mamma vuole che finisca l'università quindi, per non violare il 4° comandamento, scelgo la convivenza: faccio bene?'' di Padre Angelo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5195
Fonte: Amici Domenicani, 14.04.2018
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LE CINQUE MOSSE DI CHI VUOLE CREARE IL RAZZISMO IN ITALIA (VISTO CHE PER ORA NON C'E')
Invece la Dottrina sociale della Chiesa deve assumersi il compito di valutare l'islam dal punto di vista politico e dire se esso sia compatibile con una società dalle caratteristiche che essa propone
Autore: Alessandro Benigni - Fonte: Libertà e Persona, 5 agosto 2018
Tecniche di manipolazione di massa: 1) denuncio ogni giorno "attacchi razzisti" - quando evidentemente non lo sono; 2) trascuro ed ignoro sistematicamente gli attacchi quotidiani agli italiani ad opera di extracomunitari; 3) minimizzo i gravissimi crimini commessi nei confronti degli italiani, anche i più efferati; 4) sbeffeggio, insulto, denigro in ogni modo i cittadini che non si riconoscono nel programma di immigrazione coatto; 5) ottengo - prevedibilmente - reazioni scomposte. Tra queste, le teste calde perderanno inevitabilmente il senso del limite e sfogheranno la loro frustrazione con sbotti "razzisti", magari sui social network (in modo che possano essere facilmente ripresi dagli "osservatori" più "attenti" ed adeguatamente propagandati come "ulteriori episodi di razzismo" - a conferma della tesi iniziale che si voleva dimostrare). Et voilà, il gioco è fatto: si ripetano i 5 punti in modo costante, aumentando di volta in volta la percezione sociale di ciò che viene così creato artificialmente dal nulla. Così, con un po' di marketing e retorica, abbiamo creato il razzismo vero.
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Che fare con l'Islam? La dottrina sociale dia risposte" parla della Dottrina sociale della Chiesa che è chiamata in questa fase a svolgere un nuovo compito: studiare la presenza dell'islam in Europa partendo dal volto di Dio e non passando dall'antislamismo al laicismo. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 agosto 2018: La Dottrina sociale della Chiesa è chiamata in questa fase a svolgere un nuovo compito. Non mi sembra che la cosa sia avvertita e per questo mi prendo la briga di segnalarla. La presenza dell'islam in Europa, sia nella forma del fondamentalismo terroristico, sia nella forma della conquista per via demografica e culturale sostenuta dai fenomeni immigratori, sia per gli investimenti di alcuni Paesi arabi e soprattutto l'Arabia Saudita, è destinata entro breve tempo a creare una situazione esplosiva che molti osservatori, a dire il vero, preannunciano inascoltati da molto tempo. Ora, di fronte a questa situazione la Dottrina sociale della Chiesa deve assumersi il nuovo compito di valutare l'islam dal punto di vista politico e dire se esso sia compatibile con una società dalle caratteristiche che essa propone. Questo lavoro finora la Chiesa non l'ha ancora fatto, anzi non l'ha nemmeno iniziato. È in corso un dialogo interreligioso con l'islam. Su di esso qui non mi pronuncio, noto solo che è altra cosa rispetto alla valutazione dell'islam dal punto di vista politico. Il dialogo religioso è di tipo pastorale o, anche se ambiguamente, di tipo teologico, ma non concerne l'islam politico in rapporto alla visione cattolica della vita sociale e politica. L'islam è studiato poi da alcune specifiche discipline, come la teologia delle religioni, ma anche in questo caso l'ambito è molto diverso. Tutti vediamo che l'islam porta con sé una visione dello Stato, dei diritti umani, della donna, della famiglia, del rapporto tra sacro e profano, della morale e del diritto, dell'economia e della politica, del ruolo pubblico della religione e della democrazia. Tutti vediamo che quando entrano in Italia immigrati di religione mussulmana non entra solo una religione ma una civiltà, un blocco unico di concezioni dentro cui si colloca anche l'islam politico. Tutti vediamo che ormai in molti Paesi d'Europa si sono formati - e ancor più si formeranno in futuro - partiti politici islamici che daranno rappresentanza e concretezza alle concezioni politiche dell'islam. Tutti vediamo che si tratta di concezioni molto diverse rispetto a tante che circolano in occidente. Qualcuno dice che sono talmente diverse da impedire l'integrazione. Il tempo stringe, ma i cattolici non si sono ancora mossi su questa strada utilizzando la Dottrina sociale della Chiesa. Quando si decideranno a farlo (ammesso che si decidano, superando la loro attuale ideologia scioccamente integrazionista), a mio avviso dovranno tenere presente due aspetti fondamentali. Il primo è di non perdersi nelle questioni periferiche ma andare al nocciolo, ossia al volto di Dio nell'islam, tutto il resto ne deriva in modo molto coerente. Per questo dovranno tornare alla lezione di Benedetto XVI a Regensburg. Il Dio dell'islam è assolutamente trascendente, egli supera ogni categoria umana che non gli si può applicare nemmeno in via analogica. Egli non è una essenza ma una volontà e non è tenuto a rispettare nessuna legge razionale. Egli non parla all'uomo se per "parlare" all'uomo si intende esprimere una verità ed entrare in una relazione dialogica. Egli emette i suoi dettami e non chiede all'uomo di consultarsi con se stesso nel valutarli. Egli, del resto, li ha comunicati non guardando ad un suo Logos ma in modo imperscrutabilmente oscuro. Nell'islam non si può parlare di una morale naturale né di un diritto naturale. Bene è ciò che è prescritto da Dio tramite il Corano e il suo Profeta, male è quanto è vietato. La morale ha una essenza religiosa e legalistica. La legge civile si fonda sulla sharia, la legge islamica, e sul fiqh, il diritto islamico. Dovendo quindi - auspicabilmente - valutare l'islam politico alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, è da qui che si dovrà cominciare: dal volto di Dio. Il secondo aspetto da tenere presente consisterà nel non confondere il modello di società occidentale con quanto proposto dalla Dottrina sociale della Chiesa. Se non dovesse fare questa distinzione, il cattolico impegnato su questo fronte rischierebbe di schierare la Dottrina sociale della Chiesa al servizio del liberalismo occidentale. Dato che l'islam spesso associa occidente e cristianesimo, sarebbe prestare il fianco. Prendiamo per esempio i diritti umani. L'islam ha una visione molto diversa da quella che prevale oggi in occidente. Ma anche la Dottrina sociale della Chiesa ne ha una molto diversa. Non si deve quindi criticare la padella della visione islamica dei diritti umani per cadere nella brace della visione nichilista occidentale dei diritti umani. Possiamo fare anche l'esempio della laicità. Questo concetto è ignoto all'islam, ma anche la Dottrina sociale della Chiesa non sposa per niente - anche se così oggi molti credono - la visione sostanzialmente atea della laicità come neutralità dagli assoluti morali e religiosi. Sarebbe un errore contraddire l'islam rivendicando un concetto di laicità che non è poi quello cattolico ma è quello illuminista. Il confronto dei cattolici con l'islam ha quindi bisogno dell'utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa, intesa come un corpus organico di verità sulla convivenza umana da applicarsi con rigore conoscitivo e valutativo, senza sconti sull'altare di una integrazione vuota di contenuti.
Fonte: Libertà e Persona, 5 agosto 2018
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IL CARD. BIFFI, LA COSCIENZA E LA VERITA'
A tre anni dalla sua morte, ricordiamo il cardinale Giacomo Biffi con un brano del suo piccolo grande capolavoro quanto mai attuale oggi: ''Il quinto evangelo''
Autore: Giorgio Carbone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-07-2018
Tre anni fa il cardinale Giacomo Biffi concludeva il suo pellegrinaggio terrestre. Ed esattamente cinquanta anni fa «mentre don Giussani e don Lattanzio nuotavano nel mare di Senigallia, io sotto l'ombrellone scrivevo. Mentre loro due guardavano alla televisione l'allunaggio, io continuavo a scrivere. Ero alle prese con Il quinto evangelo» così amava ricordare il card. Biffi con un po' di compiaciuta ironia. E così ci piace ricordarlo, arguto e pungente, dissacrante e con una fede semplice e granitica. Il quinto evangelo è un piccolo testo, non arriva a 100 pagine, che gioca tutto sull'artificio letterario dell'ironia «che si affida - forse un po' troppo - all'intelligenza del lettore». L'antefatto è costituito da una scoperta: il commendator Migliavacca - personaggio di fantasia nel quale possiamo riconoscere molti "cattolici adulti" - nel corso di un pellegrinaggio in Terra Santa, scopre alcuni frammenti di un vangelo che avrebbe sempre voluto ascoltare. Al di là della finzione letteraria questi 30 frammenti "scoperti" sono slogan che nel '68 iniziavano a diffondersi e che oggi sono acriticamente accolti da molti. Biffi li mette in parallelo con i versetti dei Vangeli canonici e li commenta. Ne diamo un piccolo esempio. Il tema è quello attualissimo della coscienza morale.
Il Vangelo secondo Matteo recita: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Matteo 19,17). Il quinto vangelo dice: «Se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i dettami della tua coscienza».
GIACOMO BIFFI COSÌ COMMENTA «Questo frammento formerà senza dubbio la gioia dei moralisti contemporanei, i quali tendono ogni giorno di più a semplificare il loro compito con l'appello alla coscienza del singolo. Soprattutto darà una chiara giustificazione biblica all'idea, sempre più diffusa tra i cristiani, che non va ricercata nessun'altra regola di moralità al di fuori del sentimento interiore del bene e del male. Per la verità non si tratta di una nuova dottrina: da sempre la morale cristiana ha insegnato che la norma prossima dell'agire per l'uomo concreto è la sua coscienza personale, che egli deve sempre seguire, qualunque cosa comandi o proibisca. La novità consiste piuttosto in una rinnovata concezione della coscienza e delle sue funzioni. La mentalità antica riteneva che la coscienza fosse soltanto l'altoparlante interiore in grado di trasmettere la legge di Dio: era perciò essenziale ad essa la capacità di restare in sintonia con la voce divina; senza di che, diventava inservibile come una radio ricevente che non riuscisse più a mantenere il collegamento con l'emittente voluta. In questa visione, il primo compito imposto dalla coscienza non era di rinvenire dentro di sé i suoi contenuti, ma di ricercarli nei comandi del Signore. Il primo imperativo della coscienza era di scrutare la legge. Secondo l'opinione che oggi si generalizza invece, la coscienza non pare debba uscire da se stessa: stia attenta ai propri desideri, alle proprie ritrosie, ai propri entusiasmi, ai propri languori, e non avrà bisogno d'altro. La conoscenza delle norme oggettive le è estranea e quindi indifferente. E così si è finalmente venuti a capo di un equivoco: si era fino a questo momento pensato che la coscienza fosse un mezzo dato da Dio per far conoscere la sua volontà; si è adesso capito che essa è in realtà un regalo molto più prezioso: è un mezzo per dispensare l'uomo dall'incomodo di conoscere la volontà di Dio. Tutto è così reso più facile: la coscienza è l'abolizione della legge. È la liberazione dalla schiavitù dei precetti e della casistica. L'imperativo morale è perfettamente semplificato: - sono leciti i rapporti prematrimoniali? segui la tua coscienza; - come devo compilare la denuncia dei redditi? segui la tua coscienza; - mi è lecito compiere un aborto, se ho già tre figli da mantenere? segui la tua coscienza. La quale non va affatto informata, ma solo seguita. E non è appena il mestiere di moralista a venire in tal modo agevolato, è anche quello più impegnativo di uomo. Tanto più che, nonostante le apparenze, non c'è nulla di più arrendevole della coscienza che non si raffronti continuamente con la legge divina. All'uomo che obbedisce alla coscienza senza preoccuparsi affatto di conoscere il parere di Dio, la ricompensa è immanente: la coscienza finisce sempre per obbedire all'uomo senza recargli più nessun disturbo. Anche colui che ha preso l'abitudine di avvelenare di tanto in tanto le proprie zie per ottenerne in anticipo l'eredità, al funerale della quarta troverà che la sua coscienza, come la zia, non ha nessuna protesta da fare».
Nota di BastaBugie: il precedente brano è tratto da Giacomo Biffi, Il quinto evangelo, undicesima edizione, Edizioni Studio Domenicano, Bologna. Per leggere l'introduzione de Il quinto evangelo, clicca nel seguente link: https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1316
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-07-2018
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LEZIONI DI GENDER AI BAMBINI DI CINQUE ANNI: IL SESSO LO DECIDI TU (E TI AIUTO IO, SENZA DIRLO AI TUOI GENITORI)
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): facebook censura post su trans-efebofilo, Ungheria pro family e no gender, gay nominato responsabile dei Dipartimento diritti umani del Pd
Fonte Tempi, 7 agosto 2018
La scuola pubblica scozzese insegnerà dall'anno prossimo ai bambini a partire dai cinque anni che l'essere maschio o femmina non dipende dalla biologia, ma «da ciò che decidi». È quanto stabilito dalle nuove linee guida redatte dal Servizio sanitario ed educativo nazionale scozzese, alle quali gli insegnanti dovranno riferirsi. Come riportato dallo Scotsman, nelle linee guida si legge: «Il tuo sesso è quello che ti viene assegnato dal medico alla nascita. Alla maggior parte delle persone viene assegnato il sesso maschile (bambino) o femminile (bambina) quando nasce». E ancora: «Le persone potrebbero pensare di conoscere il tuo genere perché ti vesti in un certo modo o perché ti piace fare determinate cose. Ma tu sei una persona unica, solo tu sai chi sei». L'idea del governo di inculcare nelle menti dei bambini fin dalla scuola primaria che il sesso è fluido e non ha radici biologiche e che il genere è una mera costruzione sociale non convince neppure la portavoce del ministero dell'Educazione, Liz Smith, parlamentare del partito conservatore scozzese: «È giusto insegnare ai bambini il significato dei termini e della diversità di genere. Ma molti genitori potrebbero pensare che a cinque anni i loro figli sono troppo giovani per certi discorsi». Una mamma è meno diplomatica: «Anch'io penso che gli stereotipi siano dannosi, ma se incoraggiamo i bambini giovanissimi a credere che la realtà fisica del corpo è mutevole, rischiamo di creare problemi di salute fisica e mentale devastanti». È quello che pensa la psicologa infantile scozzese, Amanda Gummer: «Fino agli otto anni per un bambino le cose sono bianche o nere. Molti non hanno le abilità cognitive per capire queste cose e per la maggior parte di loro questi non sono problemi». Si apre così un nuovo contenzioso tra il governo, la scuola scozzese e molte famiglie. Il Christian Institute, infatti, ha già deciso di fare causa all'esecutivo che ha «consigliato» agli insegnanti della scuola pubblica di non informare i genitori nel caso i loro figli manifestino il desiderio di cambiare sesso e di guidarli nella transizione senza coinvolgere le famiglie.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
FB CENSURA POST SU TRANS-EFEBOFILO Stephen A. Ricciardi (nella foto) è stato condannato nel 2006 per aver aggredito sessualmente un ragazzo di 13 anni e una ragazza di 14 anni. Trattasi quindi di un caso di efebofilia. Ricciardi è anche diventato trans ed ora si aggira in un quartiere di Wappingers Falls (New York). I genitori allarmati hanno pubblicato dei post su Facebook per avvertire tutti di prestare attenzione a questo individuo. Facebook ha censurato i post perché ritenuti transfobici. Fosse stato un prete pedofilo FB avrebbe girato la notizia ai principali media. (Gender Watch News, 5 agosto 2018)
UNGHERIA PRO FAMILY E NO GENDER Il premier ungherese Victor Orbán in un recente discorso, tenuto il 29 luglio a Băile Tuşnad, ha dichiarato: "ogni paese ha il diritto di difendere il modello tradizionale della famiglia e ha il diritto di affermare che ogni bambino ha il diritto di avere una madre e un padre". La difesa della famiglia naturale (l'aggettivo è più corretto di quello "tradizionale") sta portando i suoi frutti in Ungheria: meno divorzi e aborti, più matrimoni e nascite. (Gender Watch News, 6 agosto 2018)
GAY NOMINATO RESPONSABILE DEI DIPARTIMENTO DIRITTI UMANI DEL PD Sergio Lo Giudice, noto attivista omosessuale, è stato nominato responsabile del Dipartimento tematico dei diritti civili del Pd. La nomina sta spaccando il partito perché Lo Giudice non solo è a favore della pratica dell'utero in affitto, ma anche perché con il suo compagno vi ha fatto ricorso due volte. Francesca Marinaro, ex parlamentare europea e ex senatrice, ha dichiarato: «Ho aderito al Pci nel 1976 perché difendeva la dignità umana che per me è stata sempre la priorità Ora devo prendere atto che non è più così». Marinaro, Francesca Izzo e Licia Conte, tra le fondatrici del Pd, hanno scritto al segretario Maurizio Martina: «Constatiamo con dolore che il nostro partito, sciogliendo ogni precedente ambiguità, ha fatto la sua scelta con l'affidare il Dipartimento diritti civili a una figura che ha fatto della battaglia per la legalizzazione dell'utero in affitto la propria bandiera identitaria. È stato inviato in tal modo agli iscritti, agli elettori e ai cittadini un messaggio inequivocabile: il Pd ritiene che una pratica inaccettabile rientri nel novero dei diritti civili». Fanno bene le tre militanti del Pd ad alzare la voce, ma, date alcune premesse da loro sposate, sono incoerenti. La donna non è libera di autodeterminarsi decidendo cosa fare con il proprio corpo come nel caso dell'aborto, della contraccezione, della vendita di ovociti nell'eterologa e della prostituzione? Se queste tre signore accettano la fecondazione artificiale eterologa perché negare una sua variante che è la maternità surrogata? Se il trio plaude alle relazioni omosessuali, non riconoscere a queste il "diritto" ad un figlio non è discriminatorio? Di chi progressismo ferisce di progressismo perisce. A margine: perché quando si tira in ballo l'utero in affitto nessuno mai parla di chi ci sta dentro quell'utero? (Gender Watch News, 2 agosto 2018)
Fonte: Tempi, 7 agosto 2018
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OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,51-58)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Il Vangelo di questa ventesima domenica del Tempo Ordinario prosegue il lungo discorso che Gesù fece a Cafarnao, discorso che è riportato dal capitolo sesto del Vangelo di Giovanni e che si incentra sul tema dell'Eucaristia. Gesù proclama solennemente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per vita del mondo» (Gv 6,51). I Giudei non compresero il senso di queste parole. Allora Gesù continuò dicendo: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,54-55). Queste parole si riferiscono alla verità della Presenza reale di Gesù nell'Ostia consacrata. Anche noi mangiamo la Carne di Gesù e beviamo il suo Sangue, accogliendo in noi la Vita eterna, ogni volta che riceviamo degnamente la Santa Comunione. La prima lettura anticipa questo discorso sul "pane di vita" parlando del sontuoso banchetto preparato dalla Sapienza, la quale invita tutti a mangiare il pane e a bere il vino: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato» (Prv 9,5). In queste parole dell'Antico Testamento si vede chiaramente prefigurato il mistero dell'Eucaristia. L'Eucaristia è il dono più grande che possiamo ricevere sulla terra, dopo di che non c'è che il Paradiso. Nel brano del Vangelo, Gesù dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56). Queste parole ci devono riempire di gioia e di consolazione, al pensiero di una grazia così grande. Se si pensasse veramente a queste parole sentiremo molto forte il desiderio di intrattenerci con Gesù subito dopo la Comunione. Per circa un quarto d'ora, ovvero fino a quando perdurano in noi le specie del pane e del vino, Gesù è presente dentro di noi, nel nostro cuore, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Lui in noi, e noi in Lui. Non c'è momento più bello e prezioso della nostra giornata. La Chiesa, pertanto, raccomanda di fare il Ringraziamento dopo la Comunione. Guardiamo all'esempio dei Santi: Padre Pio era inesorabile verso tutti quelli che trascuravano di fare il Ringraziamento, e a un sacerdote che diceva essere per lui quasi impossibile, dal momento che subito dopo la Messa doveva riprendere a confessare, Padre Pio rispondeva: «Guarda bene che il non potere non sia il non volere!». I nostri Ringraziamenti devono essere proprio un "rimanere con Gesù", per parlargli familiarmente di tutto ciò che ci sta a cuore. Quante grazie vanno perdute perché manca da parte nostra questo colloquio pieno di amore e confidenza! Rimaniamo con Gesù! San Giovanni Maria Vianney affermava che dopo la Comunione noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e che alimentano una stessa fiamma. Al momento della Comunione, quando il Signore entra nel nostro cuore, la nostra preghiera si unisce a quella di Gesù, come l'acqua di un piccolo fiume che sfocia nel fiume più grande. Allora la nostra preghiera diventa molto, molto potente e possiamo ottenere tutto ciò che è bene per noi. Le più grandi grazie le riceveremo durante i Ringraziamenti ben fatti. Non sciupiamo un tempo tanto prezioso. Gesù continua il discorso affermando: «Colui che mangia me, vivrà per me [...] chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,57-58). Con l'Eucaristia noi abbiamo un pegno della gloria futura. Si racconta che san Piergiuliano Eymard, poco prima di morire, a chi gli chiedeva un consiglio spirituale, disse: «Avete l'Eucaristia, avete tutto!». Se abbiamo Gesù, con Lui abbiamo ogni grazia, e nulla ci potrà mancare. Se ci nutriamo assiduamente dell'Eucaristia dobbiamo anche ben assimilare l'insegnamento che Gesù ci dona nel suo Vangelo. San Paolo, nella seconda lettura, così ci esorta: «Fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi» (Ef 5,15). Non sarebbe infatti lodevole ricevere spesso l'Eucaristia se da parte nostra non ci fosse anche l'impegno a fare nostro il Vangelo, ad incarnarlo nella nostra vita. Sono due cose che devono andare sempre assieme. La meditazione del Vangelo sarà un'ottima preparazione alla Comunione. In questo modo Gesù ci trasformerà interiormente, e noi diventeremo sempre più simili a Lui. Chiediamo alla Madonna, a Colei che per prima accolse il Figlio di Dio al momento dell'Annunciazione, la grazia di ricevere sempre degnamente Gesù nel nostro cuore.
Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito http://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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