BastaBugie n�574 del 29 agosto 2018

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1 LA VERITA' SUI MIGRANTI DELLA NAVE DICIOTTI
Salvini, l'Europa, la Bonino, la CEI... e intanto in Spagna il governo di sinistra manda 800 soldati a respingere i migranti sparando proiettili di gomma (lo sapevate?)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 I CLAMOROSI RETROSCENA DELLO SCANDALO MCCARRICK COPERTO DA PAPA FRANCESCO
Il pontefice non risponde (e intanto inizia la campagna di fango contro Viganò) eppure arrivano i riscontri alla versione dell'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti
Autore: Marco Tosatti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LE BUGIE DI MARTIN ALL'INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE SULLE PRESUNTE COLPE DELLA CHIESA
Il gesuita è un lupo travestito da agnello che esalta la cultura lgbt (e così condanna gli omosessuali a non uscire più dal disturbo che li tormenta)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
4 SE ABOLIAMO IL SACRO NON VALE LA PENA VIVERE
Sto per fondare la brigata ''due più due fa quattro'', dove combatteremo fino alla morte per difendere l'ovvio (VIDEO: due più due fa quattro)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: La Verità
5 QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE, ALTRIMENTI... 24 COLPI DI PISTOLA
La tragica storia di Concetta Della Corte (che ricorda quella di Santa Maria Goretti) ci mostra cosa siano il coraggio, la coerenza e la fede
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: La luce di Maria
6 ALCIDE DE GASPERI SANTO? NEMMENO PER SOGNO
Le scelte che fece da presidente del consigli furono discutibili; non morì in odore di santità; non fu intermediario di miracoli... in compenso servì la DC, ma non la Chiesa (e nemmeno l'Italia)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
7 OPZIONE BENEDETTO: NON UN CONSIGLIO, MA UN FATTO (DI CUI TENERE CONTO)
Leggi, politiche, programmi scolastici, gender, pubblicità, ecc. spingono sempre più gruppi cristiani ad organizzarsi per salvare il salvabile
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: IL GIUSTO MOTIVO DELLA MANCATA BENEDIZIONE AL DRAPPELLONE DEL PALIO
Va ripreso e valorizzato con coraggio il discorso sulla bellezza, che è oggettiva e non soggettiva
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA XXII DOM.T.ORD.-ANNO B (Mc7,1-8.14-15.21-23)
Dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA VERITA' SUI MIGRANTI DELLA NAVE DICIOTTI
Salvini, l'Europa, la Bonino, la CEI... e intanto in Spagna il governo di sinistra manda 800 soldati a respingere i migranti sparando proiettili di gomma (lo sapevate?)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 25/08/2018

Sul caso della nave Diciotti c'è stata molta disinformazione e bisogna fare un po' chiarezza con alcune domande.
La prima, che si ripropone ad ogni tentato sbarco, è questa: se - come dice Boeri e con lui tutta la sinistra e i media - questi migranti vengono qui da lontani paesi dell'Asia e dell'Africa smaniosi di poterci pagare le pensioni e farci vivere nel lusso, perché nessuno dei paesi europei sgomita per accaparrarseli?
Perché non approfittano di questa straordinaria opportunità per assicurare il futuro dei loro pensionati? Perché fanno il fuggi fuggi?
Perché oppongono un rifiuto totale e vogliono ad ogni costo regalare all'Italia e alla sola Italia, questo privilegio? Possibile che siano così masochisti? Rischiano di far saltare la UE pur di costringere l'Italia ad accettare questo straordinario regalo: un caso estremo di altruismo, si direbbe.

POLEMICHE A SENSO UNICO
I nostri famosi "altruisti", quelli che fanno i solidali, ma col portafoglio dello Stato, cioè degli italiani, quelli che sono accorsi a Catania, ma non si sono visti ai funerali di Genova (tranne Martina che è stato fischiato), né si vedono nei luoghi del terremoto: perché tutti costoro hanno inveito contro Salvini che non vuole far sbarcare i migranti e non hanno detto una sola parola sui paesi europei che vengono meno agli impegni presi e si rifiutano di prendersi anche quote minime di questi migranti?
Riescono solo a mettere all'indice i governi sovranisti di Visegrad (con cui Salvini è alleato) e che rifiutano le quote.
E' ciò che anche ha ripetuto Massimo Cacciari in tv, pensando così di sfoderare un formidabile argomento contro il ministro dell'Interno.
Solo che Salvini aveva già risposto andando oltre la ripartizione in quote. Infatti ha spiegato: "Stop invasione. Il mio obiettivo è bloccare barconi e barchini, è organizzare nei Paesi africani degli sportelli che decidano chi ha diritto di partire e chi no, seguendo il modello australiano. Basta col businnes per gli scafisti".
Poi il ministro ha aggiunto la descrizione del "nostro progetto di investimenti per aiutare veramente i paesi africani, dopo anni di nulla cosmico targato PD".

INTANTO IN SPAGNA...
Proprio negli stessi giorni in cui si è svolta la vicenda Diciotti, sono accaduti dei fatti nell'enclave spagnola di Ceuta, dove c'è un'alta barriera per impedire ai migranti africani di entrare in Europa (a proposito di muri e di blocco navale).
Infatti il governo progressista spagnolo mercoledì scorso ha mandato la polizia a scontrarsi coi migranti. Gli 800 agenti della Guardia Civil spagnola hanno sparato proiettili di gomma e usato getti d'acqua. Alla fine diversi sono stati i feriti, ma un centinaio di migranti sono riusciti a entrare.
Però il giorno dopo, giovedì, le 116 persone che ce l'avevano fatta sono state rispedite oltre il confine, in Marocco, dalla Guardia Civil.
Fra l'altro El Paìs, citando fonti della polizia, scrive che ci sono "le mafie dietro gli assalti dei migranti alle frontiere di Ceuta e Melilla".
Ecco dunque la domanda: perché nessuno dei "solidali" che sono accorsi a Catania (dove i migranti vengono nutriti e curati e non certo presi a sberle) ha protestato contro il trattamento durissimo delle forze dell'ordine spagnole (e prima di quelle francesi)?
Perché non si è vista nessuna maglietta rossa? Perché UE, Onu, Amnesty Internazional, Ong, Emergency, Vaticano, don Luigi Ciotti, Saviano eccetera non hanno emesso vibrate proteste?
Se fosse l'Italia - e in particolare il ministro Salvini - a erigere barriere di filo spinato, a mandare la polizia che spara proiettili di gomma e getti d'acqua contro i migranti per ricacciarli oltre la frontiera e a sostenere che ci sono "le mafie dietro gli assalti dei migranti alle frontiere" cosa accadrebbe?
Giustamente ieri il ministro dell'Interno (solo lui) ha commentato: "Dopo aver superato il confine spagnolo a Ceuta e aggredito gli agenti di pattuglia, questi signori sono stati rimandati in Marocco (...). Se lo fa la Spagna va bene, ma se lo propongo io allora sono razzista, fascista e disumano".
Viene anche da chiedersi anche perché gli spagnoli non vogliono saperne di queste masse di migranti desiderose di pagare le loro pensioni. Com'è che solo gli italiani dovrebbero abboccare a questa storiella?

SCIOPERO DELLA FAME?
Infine a proposito del presunto sciopero della fame che alcuni ospiti della Diciotti avrebbero iniziato, Salvini ieri ha ricordato che "in Italia (dati 2017) vivono 5 milioni di persone in povertà assoluta (1,2 milioni di bambini)" e costoro "lo sciopero della fame lo fanno tutti i giorni, nel silenzio dei buonisti, giornalisti e compagni vari".
E' dunque incomprensibile che questi ospiti della nave Diciotti, a cui è offerto lo stesso cibo che è offerto al personale italiano, lo rifiutino.
C'è anche da chiedersi come davvero stanno le cose a bordo della nave. Perché ieri, in un'intervista, il comandante della Diciotti Massimo Kothmeir ha descritto una situazione del tutto diversa da quella che in questi giorni hanno rappresentato i media.
In sintesi ha detto: "A bordo non avevamo bambini. Non c'è emergenza sanitaria, la situazione è più che soddisfacente, i migranti mangiano, stanno bene. E non hanno la sensazione di essere sequestrati dal governo".

VERITÀ NON DETTE
C'è infine da porsi una domanda (la quarta) sulla provenienza di questi migranti che sono partiti da Eritrea, Siria, Bangladesh, Egitto e Isole Comore.
Se si prende un carta geografica si vedrà che si tratta di luoghi lontanissimi dall'Italia: l'Eritrea è davanti alla ricchissima Arabia Saudita, molto a sud della Mecca, le isole Comore sono nell'Oceano Indiano, nell'altro emisfero e il Bangladesh è più lontano da noi della Cina.
Qualcuno ci spieghi cosa c'entra l'Italia con loro. Perché ce li ritroviamo a Catania? Com'è che questa gente arriva sulle nostre coste? Dai loro paesi e assurdo e difficilissimo arrivare qua, oltretutto sono lontanissimi anche per mentalità, storia e cultura da noi. Chi, come e perché vuole convogliare migranti da tutto il mondo sulle coste italiane? Quali interessi ci sono in gioco?
Anche per coloro che fuggono come profughi da situazioni di guerra (per esempio i siriani) è assurdo che arrivino sulle coste italiane.
Gianandrea Gaiani ha scritto che "in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 nessuno di coloro che sono arrivati in Europa illegalmente avrebbe diritto ad asilo o altre forme di accoglienza" perché "la Convenzione prevede l'obbligo di asilo per chi fugge direttamente da Stati in preda a guerra e violenze, ma impone che le domande di asilo vengano stilate nei campi profughi dei paesi confinanti con quelli in cui la loro vita è in pericolo".
Dunque per le Convenzioni internazionali neanche i profughi (e sono una piccola minoranza fra i migranti) possono scegliere questo o quel paese a loro piacimento con l'obbligo - per quello da lui deciso - di accoglierlo e mantenerlo.
Perciò, prima di invocare i trattati internazionali, sarebbe bene che i nostri buonisti si informassero.

EMMA BONINO
Fra costoro va citata Emma Bonino che ieri ha rilasciato a "Repubblica" un'intervista furibonda contro Matteo Salvini. Un'intervista che suscita due considerazioni.
Primo: il suo movimento si chiama "Più Europa" e invece di protestare contro i Paesi della Ue che - sulla nave Dicioti - se la sono data a gambe facendo perdere le tracce (quindi "meno Europa" fino a sparire), la Bonino arriva a dire: "i nostri partner europei ci guardano allibiti".
Come se a scandalizzare fossimo noi italiani e non loro. Così trasforma gli imputati in nostri giudici e l'Italia - che ha il merito di aver salvato la vita di questi migranti - nell'imputata.
Secondo: l'intervista inizia con questa frase: "la vita altrui non vale più niente". E' proprio sicura di poter pontificare sul diritto alla vita l'on Bonino, simbolo della lotta per l'aborto? La vita dei bambini (i più indifesi) nel grembo delle madri quanto vale?

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "La CEI in politica, per integrare senza evangelizzare" spiega che la CEI non è uno Stato sovrano. Si è offerta di prendersi in carico i richiedenti asilo della Diciotti, che non perdono perciò la qualifica di clandestini e che quindi rimarranno in Italia. Tutto questo non ha niente a che fare con l'integrazione. E neppure con la missione delle diocesi che è quella dell'evangelizzazione.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 agosto 2018:
L'inserimento diretto della CEI - Conferenza Episcopale Italiana - nella trattativa e nella conclusione della vicenda della "Diciotti" è qualcosa di nuovo. Risolve qualche problema ma ne pone altri. Non si era ancora mai verificato che i vescovi italiani si inserissero in una decisione istituzionale e politica di spettanza del governo italiano, dei governi di altri Paesi coinvolti, e dell'Unione Europea. Le persone sbarcate dalla "Diciotti" sono state affidate all'Albania, al Irlanda e... appunto alla CEI, che però non è uno Stato come gli altri due. Potrà in futuro ripetersi la cosa? E la CEI chiedere ancora che il governo accolga immigrati affidandoli poi alla Chiesa italiana? E potrà farlo solo la CEI o anche altre realtà religiose presenti in Italia? Potrà farlo anche l'UCOII? Potranno farlo anche altri soggetti non religiosi della società civile? Non esiste più, quindi, il diritto dovere dello Stato di difendere i confini e di decidere in ultima istanza su chi entra? So bene che la decisione politica non è stata presa dalla CEI, ma dal governo italiano, e che si è trattato di uno stratagemma per risolvere una questione che stava diventando sempre più spinosa, ma il governo l'ha presa perché la CEI si era resa disponibile. Chi altri in futuro avrà titolo per rendersi disponibile? E il governo dovrà sempre tenere conto di queste disponibilità? Un atto in apparenza così semplice crea una situazione complessa.
Del resto, alla fine i nuovi ospiti vivranno in Italia, perché la Conferenza episcopale italiana non è sovrana su un territorio, vive in Italia, con tutte le sue diocesi e parrocchie. Quindi, di fatto, sono stati accolti in Italia a tutti gli effetti, tranne quello economico, almeno sembra. Allo stato attuale non è infatti chiaro se la CEI manterrà i nuovi arrivati con i fondi dell'otto per mille o altri fondi propri oppure se li farà rientrare nelle quote a carico delle Caritas diocesane. In questo caso a mantenerli sarebbe ancora lo Stato italiano e non la CEI. In ambedue i casi, comunque, gli immigrati vivranno in Italia e qui faranno le domande di asilo per ottenere la qualifica di profughi e per tutte le altre pratiche cui gli immigrati che sono in territorio italiano senza un permesso devono sottoporsi.
Tutto questo non ha niente a che fare con l'integrazione. La CEI, che non è uno Stato sovrano, si è offerta di prendersi in carico delle persone le quali non perdono perciò la qualifica di clandestine e che quindi rimarranno in Italia, per un periodo più o meno lungo in attesa di una vaglio della loro situazione da parte delle autorità. Fare questo non significa integrare, significa solo accogliere facendosi carico delle spese.
Non c'è dubbio che la CEI abbia agito con sagacia dal punto di vista dell'immagine. Passa per il protagonista "buono" del gioco in questione, fingendo di accogliere presso di sé e accogliendo di fatto in Italia: ha fatto accogliere gli immigrati a Salvini senza che Salvini possa essere accusato dai suoi di accogliere gli immigrati. Però ha anche impedito che si addivenisse ad un chiarimento tra i veri soggetti politici della questine e in particolare l'Europa. Ha anche impedito che l'Unione Europea facesse fino in fondo la gran brutta figura che già stava facendo. Un soggetto non politico si è inserito in una faccenda politica impedendone il chiarimento politico.
Bisognerà anche vedere se questa intromissione diretta in politica, perché di questo si tratta, sia positiva anche da altri punti di vista e nel lungo periodo. Perché la CEI non è intervenuta anche in passato per casi politici (ed umanitari) ben più gravi? Una volta si diceva che la Chiesa non fa politica diretta ma attraverso i laici e le persone di buona volontà che essa forma: non è più valido? Questo intervento è stato motivato dicendo che in questo modo la Chiesa favorisce l'integrazione. Ma è vero che le diocesi stanno svolgendo questo compito? Eppoi: è questa la finalità che la Chiesa deve direttamente perseguire?
E' da molto tempo che non sentiamo più parlare di evangelizzazione nei confronti degli immigrati. A meno che non si considerino tali le varie "Feste dei Popoli" che diocesi e parrocchie organizzano nel periodo di Pentecoste. Il compito di evangelizzare è stato sostituito con quello di integrare? Dimenticando forse che evangelizzare è anche il modo migliore per integrare. Se ci si impegna a integrare non perciò si evangelizza. Se si evangelizza si finisce anche per integrare. È l'annuncio ad avere sempre la precedenza nella missione della Chiesa. Allora, conviene veramente alla Chiesa italiana diventare soggetto politico, sostituendosi agli Stati? Farlo solo su alcuni temi politicamente corretti? Presentarsi come un soggetto operativo che integra senza evangelizzare? Non sarebbe meglio che la Chiesa educasse ad accogliere e ad integrare secondo i principi della sua Dottrina sociale e si concentrasse sulla evangelizzazione?

Fonte: Libero, 25/08/2018

2 - I CLAMOROSI RETROSCENA DELLO SCANDALO MCCARRICK COPERTO DA PAPA FRANCESCO
Il pontefice non risponde (e intanto inizia la campagna di fango contro Viganò) eppure arrivano i riscontri alla versione dell'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti
Autore: Marco Tosatti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/08/2018

La testimonianza pubblicata domenica mattina da La Verità in Italia, e da siti spagnoli e americani, firmata dall'arcivescovo Carlo Maria Viganò, nunzio negli Stati Uniti dal 2011 al 2016, e in precedenza Segretario dello Stato della Città del Vaticano, ha provocato finora una risposta evasiva ed elusiva da parte del Pontefice e l'attivazione di una macchina del fango senza precedenti da parte dei media più vicini al Pontefice.
Il nodo forse più importante fra le tante cose scritte da Viganò riguarda un colloquio avuto con il Papa il 23 giugno 2013. È opportuno citarlo: "Il papa mi chiese con tono accattivante: 'Il card. McCarrick com'è?' Io gli risposi con tutta franchezza e se volete con tanta ingenuità: 'Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c'è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza'. Il papa non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento. In realtà McCarrick fu per anni un grande consigliere del papa in cose americane: "Le nomine di Blaise Cupich a Chicago e di William Tobin a Newark sono state orchestrate da McCarrick, Maradiaga e Wuerl. Anche la nomina poi di McElroy a San Diego fu pilotata dall'alto". E, afferma Viganò, "Anche McElroy ben sapeva degli abusi commessi da McCarrick, come risulta da una lettera indirizzatagli da Richard Sipe il 28 luglio 2016".

LA BOMBA
La bomba è esplosa mentre era in corso il viaggio in Irlanda, terminato domenica sera. Da quanto ci è stato detto dai colleghi che erano sull'aereo, c'è stato un tentativo da parte della Sala Stampa di limitare domande e colloquio con i giornalisti al viaggio. Un tentativo che non ha avuto successo. Riportiamo una traduzione della notizia pubblicata dalla Catholic News Agency. A domanda, il Pontefice ha detto: "Ho letto la dichiarazione stamattina e devo dirvi sinceramente, devo dire questo, a lei e a tutti quelli che sono interessati: leggete attentamente la dichiarazione e formatevi il vostro giudizio"; e ha aggiunto. "Non dirò una sola parola su questo".Papa Bergoglio ha detto di credere nella "capacità giornalistica di trarre le proprie conclusioni", definendolo un "atto di fiducia". "Quando passerà un po' di tempo e avrete tratto le vostre conclusioni, potrò parlare. Ma vorrei che la vostra maturità professionale facesse il lavoro per voi. Sarà un bene per voi", ha detto ai membri della stampa. Einterrogato in una domanda di follow-up di quando avesse saputo delle accuse di abusi contro McCarrick, Papa Francesco ha risposto: "Questo fa parte della dichiarazione. Studiatelo e poi dirò".
I commenti di vari organi di stampa sottolineano la debolezza di questa risposta. Scrive il Wall Street Journal: "Accuse secondo cui papa Francesco ha contribuito a coprire misfatti sessuali, a cui finora ha rifiutato di rispondere, si sono diffuse nella Chiesa cattolica lunedì, minacciando di minare la sua credibilità sugli abusi sessuali e di limitare in generale il suo pontificato".
E sul Corriere della Sera Massimo Franco ha commentato, fra l'altro: "L'attacco, pubblicato dal quotidiano La Verità, getta una luce inquietante sulla nomenklatura vaticana. E non serve chiedersi quanto siano nobili o meschini i motivi per cui è scattato.Il problema è che si insinua l'immagine di un Papa al corrente degli abusi; e incline a sottovalutarli per ragioni di realpolitik. A dilatare l'eco è quanto è avvenuto negli ultimi mesi in Cile. Bergoglio ha difeso vescovi colpevoli di abusi sessuali, liquidando come «calunnie» le accuse".
E Maurizio Belpietro, direttore de "La Verità": "I giornalisti fan di Bergoglio non sperino di cavarsela ignorando il memoriale del monsignore o gettando ombre sulle sue intenzioni. Non importa la ragione che lo ha spinto a parlare, quel che dovrebbe contare è solo la realtà dei fatti elencati. Sono veri oppure no?".
Un testimone dei fatti, l'allora Primo consigliere di Nunziatura a Washington, Jean-François Lantheaume ha parlato con la Catholic News Agency. Ha lasciato la carriera dioplomatica, e ha scelto di fare il prete in parrocchia. "Viganò ha detto la verità. Questo è tutto", ha risposto.

UNA STRATEGIA COLLAUDATA
E invece, come vediamo, tutta la galassia dei giornalisti più o meno direttamente legati al Vaticano e alla Cei, per ragioni finanziarie o professionali, invece di chiedersi, e chiedere, se quello raccontato da Viganò è vero, si accaniscono a inventare complotti planetari, inesistenti lotte di potere interne al Vaticano (che se ci sono riguardano, eventualmente, il posizionamento dei sotto-clan bergoglianti in vista di un futuro conclave), o a screditare la figura morale e umana dell'arcivescovo.
Il massimo (o il minimo, se vogliamo) è stato raggiunto da un sito che era finanziato fino a qualche tempo fa dal Vaticano, che è andato a pescare un articolo del 2013 relativo a un conflitto familiare di Viganò; e il link è stato prontamente ripreso e rilanciato su Twitter da Massimo Faggioli, esponente di esportazione della scuola di Bologna e del progressismo ecclesiale senza se e senza ma. Tanto per far capire che non si arretra davanti a nulla.
Temiamo che non sia solo un riflesso di servilismo, ormai automatizzato, quello a cui assistiamo. È la strategia, collaudata, di un leader che non può e non vuole dare una risposta chiara, che lo inchioderebbe. E gioca sul tempo, nel frattempo sguinzagliando contro i critici o i fastidiosi le sue mute massmediali. Abbiamo visto questa stessa strategia in atto quando si è trattato dei Dubia. E lì il silenzio dura ancora.
Qui però, il problema è diverso. Non si parla di dottrina o di teologia, che, in fondo possono scaldare gli animi solo di una percentuale piccola o grande, ma sempre percentuale, di credenti. Il nodo da sciogliere qui riguarda un fatto concreto. È vero o non è vero che il Pontefice il 23 giugno 2013 è stato informato del fatto che McCarrick aveva a suo carico un grosso dossier alla Congregazione per i vescovi? Che aveva rovinato generazioni di seminaristi e giovani preti? Che era stato sottoposto a un regime di sanzioni da parte di Benedetto? È vero o non è vero? Se non è vero, è facile dire: Viganò si sbaglia, ricorda male, mente. (Ma forse c'è il timore che esista qualche documento...).
Se invece è vero, si tratta di spiegare perché McCarrick, fino al 2018, quando è esploso un caso di giustizia civile, ha potuto fare quello che voleva. Per quanto difficile possa essere spiegare, e duro trarre le conseguenze. Ma in questo caso, più che mai, il silenzio non si addice al successore di Pietro. Una non risposta avvalora la denuncia; il silenzio può temporaneamente salvare l'uomo, ma è devastante per il ruolo e l'immagine del Papa e la credibilità della Chiesa.

Nota di BastaBugie: per leggere il testo integrale del lunghissimo documento in cui l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, monsignor Carlo Maria Viganò, svela tutti i retroscena dello scandalo McCarrick e accusa papa Francesco di aver coperto questi crimini, clicca nel link qui sotto
http://www.lanuovabq.it/it/mccarrick-come-cosi-il-papa-mi-ha-teso-la-trappola

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/08/2018

3 - LE BUGIE DI MARTIN ALL'INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE SULLE PRESUNTE COLPE DELLA CHIESA
Il gesuita è un lupo travestito da agnello che esalta la cultura lgbt (e così condanna gli omosessuali a non uscire più dal disturbo che li tormenta)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 27/08/2018

Avevo appena cliccato salva quando il plin del cellulare mi ha distratto. E' un sms del mio amico x, che sta facendo un cammino di guarigione, per delle sofferenze che hanno messo in crisi - passeggera ma dolorosa - la sua identità sessuale. "Carissima amica - mi scrive - in tutta questa confusione soffro molto, nuovi dubbi si fanno strada dentro di me. Soprattutto in questi giorni in cui Martin e seguito fanno tremare la terra sotto i piedi alle persone "come me". Ciò che mi rincuora è sapere che la Verità abita il nostro cuore, anche il mio. Di fronte alla confusione del mondo e della Chiesa posso incontrare la Verità in me stesso, come insegna sant'Agostino".
Ecco, caro padre Martin, lupo travestito da agnello, lei è responsabile della sofferenza del mio amico, e le mie viscere materne ribollono. Lei finge di avere pietà del mio amico, ma il mio amico non se ne fa niente del suo abbraccio, di essere accolto in parrocchia e abbracciato e magari di avere qualche ruolo, tipo leggere dall'altare o dirigere il coro. Queste soddisfazioni da quattro soldi non interessano nessuno, se le tenga pure. Il mio amico vuole l'amore e una vita piena e feconda, vuole sapere chi è.
Io voglio molto bene al mio amico, quasi come a un figlio, ed è per lui che mi arrabbio da morire con Martin, con chi lo ha fatto parlare e con chi gli ha dato un ruolo in Vaticano (lo dico serenamente, anche i predecessori di Papa Francesco hanno preso delle cantonate clamorose nella scelta dei collaboratori).

LE SOFFERENZE DEI GAY
Martin usa le sofferenze delle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso per perseguire i suoi fini ideologici, cioè costringere la Chiesa a dire che l'omosessualità è una semplice variante normale della sessualità umana. La vuole costringere col solito vecchio trucchetto: finora la Chiesa è stata crudele con gli omo, e loro stanno male per colpa della Chiesa. Martin non vuole ammettere che la sofferenza delle persone che provano, o meglio credono di provare, attrazione verso lo stesso sesso è una sofferenza interiore e radicata, e preferisce invece dare la colpa alla condanna sociale. Ma siccome gli ultimi ad avere il coraggio di dire che l'ASS è un disordine sono rimasti ALCUNI cattolici, sempre di meno, e il Catechismo della Chiesa Cattolica, l'equazione è presto fatta: la Chiesa deve smettere di essere cattiva e così quelle persone saranno finalmente felici.
Lo ha detto, nella sostanza, anche a Dublino, e lo ha fatto impunemente, nella sua relazione che gli è stata scandalosamente consentita davanti a una platea di famiglie che hanno bisogno di tantissimo sostegno e conforto e aiuto - sono le famiglie le vere emarginate della società - per di più in un momento in cui la questione dell'omosessualità nella Chiesa è deflagrata con incredibile potenza.
La sua narrazione è sempre quella, e da uno che appartiene a un ordine che rappresentava la crema intellettuale della Chiesa ci aspettavamo più raffinatezza. Il ritornello, variamente declinato, si ripete. Poverini gli omosessuali. Soffrono perché sono emarginati. Piangono. Si sentono esclusi. Sono vittime di stragi (peccato che quella di Orlando su cui ha scritto un libro è stata ad opera, si è poi scoperto, di un frequentatore del locale gay). Sono giudicati. Sono tagliati fuori (peccato che sono tantissimi nella Chiesa, e fanno carriere fulminanti, occupano seminari, hanno siti di incontri per preti gay pubblici, diventano cardinali).
La realtà è esattamente opposta a questa narrazione, e più gli omosessuali prendono potere nella Chiesa, più bisogna oscurare questa realtà ripetendo più e più volte la bugia che loro sono normali e la Chiesa è cattiva.

LA COLPA PIÙ GRAVE
La cosa più grave della relazione di Martin, la colpa di coloro che lo stanno appoggiando, è che le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso soffrono davvero. Se anche la Chiesa smette di dire loro la verità, non ci sarà via di uscita alla loro sofferenza. C'è in loro una ferita, e la loro attrazione è una risposta a quella ferita. Quelli come padre Martin li incoraggiano a stare in pieno nella loro ferita, invece che a cercare un percorso, a far passare attraverso quella ferita, nella castità e in un rapporto sempre più vero e reale con l'unico che ci ama in modo perfetto, un fiume di amore vero che risani e porti alla felicità. Quelli come padre Martin incoraggiano le persone a buttarsi, spesso con voracità, in relazioni false, incapaci di compiere il desiderio e la sete del loro cuore.
Secondo lui l'omosessualità è una condizione innata, e invoca la scienza a conforto di questa sua posizione. Ma non si può negare che sulla questione della genesi dell'omosessualità non ci sia unanimità. Allora perché a Dublino è stato invitato a parlare di questo solo un prete, con grande probabilità parte in causa nella questione, e non un qualche esperto, uno psichiatra, che sostenesse anche l'opinione contraria, cioè quello che dice il catechismo? Ce ne sono, ce ne sono molti. Perché almeno non si è fatto un contraddittorio?
Caro, tenerissimo amico x, ricordati: nella Chiesa, nonostante le gerarchie e i padri Martin, i cardinali stupratori seriali e i seminari teatri di orge, la Verità rimane custodita, ferma e salda, e voi non siete soli. Troverete sempre dei fratelli pronti ad accompagnarvi nel cammino verso la cima, e non a darvi, come fanno i pastori bugiardi, una spinta perché cadiate definitivamente nell'abisso.

Nota di BastaBugie: Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "Non tingete la Chiesa di arcobaleno" commenta l'intervento del gesuita James Martin all'incontro mondiale delle famiglie.
Ecco l'articolo completo pubblicato nel suo blog il 25 agosto 2018:
Troppo, per me. Ho più volte provato a leggere l'intervento del gesuita James Martin al World Meeting of Families, ma per me è troppo una relazione in cui il lessico arcobaleno surclassa quello cristiano (l'acronimo «Lgbt» ricorre 96 volte, parecchie di più di «Gesù», 26, e di «Cristo», nominato appena 3 volte, come fosse un refuso) e in cui soprattutto si fa una gran confusione. Mi spiego. Può essere capitato, anzi sarà senz'altro capitato, che dei battezzati, pure dei religiosi, abbiano assunto atteggiamenti di pregiudizio, se non peggio, verso persone con tendenze omosessuali, ma questo che significa? Che sono stati sbagliati quei singoli atteggiamenti, o che è sbagliato l'insegnamento morale della Chiesa? Padre Martin non arriva a dirlo apertamente, il coraggio non è il suo forte, ma è chiaro che è sulla seconda ipotesi che vuole andare a parare.
Inoltre, nel suo intervento affastella imprecisioni e bufale. Per esempio quando lascia intendere che l'orientamento omosessuale delle persone sia del tutto innato (cosa mai dimostrata) o quando afferma il legame tra suicidi di soggetti con tendenze omosessuali e religiosità familiare (cosa non dimostrata, infatti Martin parla di «uno studio», uno solo, e manco riporta quale). Ma soprattutto mi ha infastidito l'espressione, ripetuta allo sfinimento, «cristiani Lgbt», per il semplice fatto che, credo non l'unico, io sono un cattolico disorientato, uno spesso infedele, uno troppo spesso peccatore, ma un «cattolico etero» proprio no. Quest'insistito categorizzare infatti mi spaventa non solo perché risulta poco evangelico, ma perché è molto diabolico dato che il diavolo è proprio colui che divide. Ecco, fossi a Dublino chiederei a padre Martin perché al divisore e tentatore non ha fatto il minimo accenno, anzi no. Il gesuita ha già straparlato abbastanza.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 27/08/2018

4 - SE ABOLIAMO IL SACRO NON VALE LA PENA VIVERE
Sto per fondare la brigata ''due più due fa quattro'', dove combatteremo fino alla morte per difendere l'ovvio (VIDEO: due più due fa quattro)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: La Verità, 19/08/2018

Tra i doni chiesti otto mesi fa a Natale a Gesù Bambino: la pace per i cristiani perseguitati, una casa per i terremotati nel gelo, nel gelo più totale, più assoluto, nel gelo di governo che di certo non li ha amati, e per noi il coraggio, un coraggio infinito, perché è quello che adesso ci vuole per non essere travolti.
Molti pastori hanno abbandonato, hanno tradito, si sono venduti, le pecore sono sole davanti ai lupi.
Chiediamo il coraggio a Cristo di diventare i cani da pastore, quelli che difendono il gregge dalle menzogne più totali, la prima delle quali è la perdita del sacro, la perdita dello sguardo di Dio, la riduzione del messaggio di Cristo a un molto selettivo pauperismo.
Perso il senso del sacro si spampana la distinzione tra bene e male, giusto e sbagliato, vero e falso. La perdita del sacro è la perdita della via che Cristo è venuto ad aprire.
Il senso del sacro vuol dire svegliarsi e sapere che Dio sa che ci sei, camminare, scrivere, mettere in ordine la cucina e sapere che sei nello sguardo di Dio.
Il senso del sacro vuol dire che ogni istante ha una luce dorata.
Il senso del sacro vuol dire che mai farai passare un giorno senza pregare perché sarebbe un giorno perso, dato che quando preghi la luce dorata diventa più calda e scintillante, penetra il tuo essere.
Il tempo del cristianesimo gratuito è finito. Ora cominciamo a rischiare le nostre vite, la nostra libertà, il nostro denaro.
Il coraggio è divertente. Cristo ama i coraggiosi. Ama i peccatori, è venuto a salvarli, attraverso il coraggio della redenzione e del pentimento, la sua misericordia è infinita, ma non low cost.
E Cristo ammonisce i tiepidi e i vili: vuole il loro coraggio.

Nota di BastaBugie: in un precedente articolo (clicca qui) Silvana De Mari aveva scritto "sto per fondare la brigata 'due più due fa quattro', dove combatteremo fino alla morte per difendere l'ovvio". Questo concetto è espresso nel seguente video (durata: 7 minuti) dal titolo "L'aritmetica del pensiero unico, la persecuzione di chi difende l'evidenza è già in atto".


https://www.youtube.com/watch?v=NoO5lhHiEuE

FRASI CHIAVE DEL VIDEO

Professore: "Non pensare. Non hai bisogno di pensare"
Alunno: "Due più due fa quattro! Ha sempre fatto quattro! Come può fare cinque? Tu lo sai che fa quattro, perché non lo dici?"
Compagno: "Stai zitto! Ci farai finire tutti nei guai!"

Fonte: La Verità, 19/08/2018

5 - QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE, ALTRIMENTI... 24 COLPI DI PISTOLA
La tragica storia di Concetta Della Corte (che ricorda quella di Santa Maria Goretti) ci mostra cosa siano il coraggio, la coerenza e la fede
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: La luce di Maria, 16/05/2018

Certe storie minori hanno da insegnare ai posteri più di tanti eventi ritenuti per mille ragioni importanti e significativi. Nelle pieghe della storia umana e nei suoi dettagli più infimi si trovano a volte delle situazioni e degli accadimenti i quali, in ciò che hanno di buono e di cattivo, di ottimo o di pessimo, possono farci riflettere a lungo.
Chi conosce per esempio la tragica storia di Concetta Della Corte, nata nel 1935 e morta ammazzata nel 1959?
Quasi nessuno credo, tranne forse nei paesi in cui si svolse la sua breve e bella esistenza. La sua vita però ci offre uno spaccato della lotta del bene e del male, quale raramente accade nelle biografie degli uomini più noti e illustri della storia. Tutti i dati che riportiamo sono tratti da un minuto libretto che abbiamo reperito casualmente, o provvidenzialmente (cf. Ornella Chiara Brocchi, Ventiquattro colpi di pistola, edizioni Tabor, Roma, 1959, con imprimatur).

CONCETTA DELLA CORTE
Il 3 marzo del 1935, Concetta nacque a Villa di Briano in provincia di Caserta. Fu chiamata Concetta per la devozione della mamma, Angelina Petrillo, all'Immacolata Concezione di Maria. Il padre, l'agricoltore Bartolomeo, la cullava teneramente. La bambina si mostrava sveglia e precoce e "in tenerissima età già sapeva rispondere alle domande del catechismo di Pio X" (p. 4) con cui allora si educavano i fanciulli alla fede e ai sacramenti.
"Anche quando, a distanza ciascuno di due anni, vennero a rallegrare la casa Giuseppe, Emilia, Giacomina e Antonietta, la primogenita che chiamavano col grazioso diminutivo di Titina, rimase la prediletta del padre" (p. 5). Fin da piccola, Concetta-Titina sviluppò una pietà e una devozione assai pronunciata, sostenuta in particolare da due zie molto devote che divennero poi religiose.
A 6 anni iniziò la scuola e Concetta si istruì ben bene, ricevendo a tempo debito la Prima Comunione e la santa Cresima. "Fin da piccina come Angioletto appartenne all'Azione Cattolica. Iscritta anche all'Apostolato della Preghiera, non mancò mai di offrire le sue giornate per le grandi intenzioni proposte dall'Associazione" (p. 9).
Adolescente si mantenne riservata, molto pia e costantemente di buon umore: era stimata da tutti in famiglia e in paese.
"Era dunque una vita tranquilla e serena quella di Concetta Dalla Corte e tutto poteva far pensare che sarebbe continuata con quel ritmo eguale e quasi monotono. Invece non fu così" (p. 14).

DOMENICO O SILVIO?
Un giovane, di nome Domenico si innamorò follemente della bella fanciulla e questa passione cieca e non regolata dalla ragione, rese rara, tristissima ma anche edificante la storia della nostra Concetta.
Domenico apparteneva ad una famiglia di agricoltori, ma tra i suoi familiari più di uno aveva avuto problemi con la legge. Lo stesso padre del ragazzo era finito in carcere per ignobili motivi.
Fatto sta che durante la primavera del 1956, il giovane innamorato si presentò a casa Della Corte per chiedere la mano della figliola, come era uso nei paesi di mezza Europa fino a mezzo secolo fa. Allora infatti i giovani fidanzati si frequentavano assai meno di oggi: i matrimoni però duravano molto di più...
Poco dopo, un secondo spasimante di nome Silvio si recò dal padre di Concetta. E questo, contrariamente al primo, fu ben accetto sia alla giovine che alla famiglia.
Ma questo Silvio, saputasi la cosa in paese, fu minacciato duramente da Domenico e dai suoi fratelli. Sembra di assistere alle pretese di don Rodrigo o dell'Innominato sulla Lucia dei Promessi Sposi, ma qui siamo nella realtà non nel romanzo!
Nel mezzo di questa disputa, Concetta decise di ritirarsi in un convento, presso cui viveva sua zia suor Giuseppina, per cambiare aria e per vederci più chiaro circa il suo avvenire. Così, "Il 20 ottobre del 1957 il convento delle Ancelle del Sacro Cuore di Meta di Sorrento aprì le sue porte per ricevere la povera fuggiasca. Tra quelle ottime religiose così affettuose e comprensive, Concetta si sentì sicura e confortata" (p. 18).

IL RITORNO E LA TRAGEDIA
Dopo un paio di mesi, Concetta volle far ritorno al suo paese natale. "Purtroppo la giovane ebbe ad accorgersi assai presto che la passione ardeva ancora nel cuore di Domenico Cantile e così viveva senza gioia e senza tranquillità" (p. 20).
Domenica 3 maggio del 1959, Domenico assieme a suo fratello Isidoro, mentre la famiglia Dalla Corte si stava recando a messa, cercò in un agguato di rapire la giovane. Con le pistole in mano i due delinquenti terrorizzarono i genitori di Concetta e cercarono di farla salire nella loro macchina. Ma lei resistette come un leone, e fece infuriare ancor di più i suoi aguzzini. Domenico, che era uscito da poco dal carcere e che si era ben meritato il nomignolo di Mimì Giuda, usò le maniere forti.
E assieme al fratello sparò, contro Concetta e il padre Bartolomeo, 24 colpi di pistola.
Con linguaggio forse desueto ma sempre toccante, il nostro libriccino commenta così la morte della giovane: "La vittima della purezza ebbe il petto squarciato da sette proiettili. Sono ora, e per tutta l'eternità, sette rose splendenti" (p. 24).
Poco tempo dopo gli assassini furono arrestati e messi in prigione.
"I funerali di Concetta Della Corte sono stati quasi una apoteosi. Una folla immensa, venuta anche dai paesi circonvicini e tale che Villa di Briano non aveva mai veduta, venne a pregare in quella chiesa dove la giovane che preferì morire ma non peccare, si era tante volte inginocchiata" (p. 24).
Morire, ma non peccare è il classico motto dei santi. Qui il peccato sarebbe stato quello di accettare passivamente, per timore di violenza, di salire in quella macchina e di subire i soprusi che l'innamorato folle avrebbe certamente fatto patire alla sua vittima.

IL CORAGGIO, LA COERENZA E LA FEDE
Cosa insegna al lettore di oggi la remota vicenda sintetizzata qui sopra?
Che nella vita il coraggio, la coerenza, la fede e la fedeltà alla propria coscienza sono i migliori ideali da perseguire, costi quel che costi. La devozione cristiana poi, lungi dall'essere come a volte dicono i mondani, qualcosa per vecchiette, stupidoni e donnicciuole, è al contrario altamente formativa e ottimo lievito di forza, libertà morale, onore e senso della propria dignità.
Da ultimo, aggiungo qualcosa di più personale. A volte, chi scrive molti articoli, è fatale che si interroghi sottovoce: Cui prodest? Ovvero, a che giova? Ore ed ore di studio, di ricerca, di redazione e di pubblicazione per un pubblico ristretto e specie oggi, piuttosto svogliato di letture e di riflessione... Non si ha tempo neppure per il Tg serale, figuriamoci se lo si avrà per la lettura e la formazione personale.
E invece no. Anche un libretto di una poco conosciuta Ornella Chiara Brocchi, peraltro autrice di molte opere di spiritualità, può per vie inattese, e anche oltre mezzo secolo dopo, spronare persone a cui non era minimamente indirizzato, ad una vita più virtuosa e cristiana.
Fare del bene ha sempre dei risvolti profondi e inattesi per qualcuno. Fare del male idem.

Nota di BastaBugie: la tragica storia di Concetta Della Corte ricorda quella di Santa Maria Goretti. Per approfondire questa stupenda santa ecco il link a due articoli che parlano di lei.

SANTA MARIA GORETTI FU DEFINITA DA PAPA PIO XII ''LA PICCOLA E DOLCE MARTIRE DELLA PUREZZA''
Preferì la morte terrena anziché peccare con il suo carnefice, il quale poi si convertì e, dopo 27 anni di carcere, entrò in convento (VIDEO: Santa Maria Goretti)
di Giovanni Alberti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5253

SANTA MARIA GORETTI E LA PUREZZA OGGI
Non può esistere un serio combattimento contro i nemici della civiltà cristiana se la purezza non è posta a fondamento
di Plinio Corrêa de Oliveira
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=641

Fonte: La luce di Maria, 16/05/2018

6 - ALCIDE DE GASPERI SANTO? NEMMENO PER SOGNO
Le scelte che fece da presidente del consigli furono discutibili; non morì in odore di santità; non fu intermediario di miracoli... in compenso servì la DC, ma non la Chiesa (e nemmeno l'Italia)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 25/07/2018

L'onda dell'interesse sui miti politici dello Stato laico è crescente da parte della Chiesa. L'attenzione che viene posta, per esempio, a determinate personalità della Democrazia Cristiana è assai rischiosa per l'immagine sempre più sbiadita di Pastori che si occupano di politica in maniera troppo ravvicinata, trascurando senza ritegno la cura delle anime.
Dopo aver parlato del caso La Pira [leggi: IL SINDACO CATTOCOMUNISTA GIORGIO LA PIRA, clicca qui, N.d.BB] e del caso Aldo Moro [leggi: ALDO MORO SANTO? NO GRAZIE, clicca qui, N.d.BB] su Corrispondenza Romana, questa settimana ci occupiamo di Alcide De Gasperi (Pieve Tesino, 3 aprile 1881 - Borgo Valsugana, 19 agosto 1954), la cui causa di beatificazione si aprì nel 1993 nella diocesi di Trento.
Lo scorso 12 luglio Avvenire ha pubblicato un articolo di Luciano Moia dal titolo eloquente: Dopo La Pira, anche Sturzo e De Gasperi? Quei politici con l'aureola.
Dopo aver citato i nobili casi del martire san Tommaso Moro, ucciso atrocemente per mano della corona inglese anglicana, e la Regina beata Maria Cristina di Savoia, qui si cerca di giustificare l'ingiustificabile attraverso giri di parole, un metodo assai utilizzato da coloro che hanno tradito l'essenza della Fede: «Non si tratta di "santificare" la politica ma, al contrario, di indicare che anche in un settore in cui l'arte della mediazione può diventare ad ogni istante immorale compromesso, esistono figure luminose capaci di far prevalere l'esercizio della carità sulla tentazione del potere, della corruzione, degli interessi di parte. Se per chi fa politica è indispensabile "sporcarsi le mani", cioè accettare il confronto con la concretezza di situazioni anche delicate e imbarazzanti, non è però obbligatorio "sporcarsi l'anima", ossia oscurare i valori per far prevalere le logiche contrarie al bene comune».
Primo Presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana, firmatario della Costituzione, erede di don Luigi Sturzo, fondatore della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi collaborò con Palmiro Togliatti per la vittoria antimonarchica, con i ben noti brogli, al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, ed è considerato uno dei padri dell'Unione Europa, quella anticristiana e tecnocrate.

DE GASPERI CONTRO GUARESCHI
Alcide De Gasperi è anche colui che aprì la DC a sinistra, già prima di Aldo Moro, atto sciagurato secondo alcuni, fra cui l'irreprensibile Giovannino Guareschi, che pubblicò il 31 gennaio 1954 sul settimanale Candido, da lui diretto, due lettere, risalenti a dieci anni prima, mentre era in corso la seconda Guerra mondiale, firmate proprio da De Gasperi e dirette al generale britannico Harold Alexander, comandante delle forze alleate in Italia, chiedendo il bombardamento di alcuni punti nevralgici di Roma, come l'acquedotto, «per infrangere l'ultima resistenza morale del popolo romano» nei confronti di fascisti e truppe tedesche.
De Gasperi denunciò Guareschi per diffamazione e lo mandò in carcere, al San Francesco di Parma, dove rimase dal 26 maggio 1954 al 4 luglio dell'anno dopo.
L'autore cattolico e monarchico non ricorse in appello e De Gasperi, che era stato in prigione a motivo della sua lotta antifascista, commentò la sentenza dichiarando: «Sono stato in galera anch'io e ci può andare anche Guareschi».
Una brutta storia davvero, visto che il 17 dicembre 1958 i giudici dichiarano estinto per amnistia il reato di falso e assolsero Enrico De Toma, che era stato la fonte delle lettere, dall'accusa di truffa per insufficienza di prove, con l'ordine di distruggere i documenti.«Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione» aveva affermato Guareschi alla vigilia del suo ingresso in carcere, dove si presentò con la stessa sacca della prigionia avuta nei campi tedeschi come internato militare italiano dopo l'8 settembre del 1943.
De Gasperì morì il 19 agosto 1954, mentre Guareschi scontava la condanna. Lascia scritto il padre di Don Camillo e Peppone: «Mi ha invece rattristato la morte improvvisa di quel poveretto. Io, alla mia uscita, avrei voluto trovarlo sano e potentissimo come l'avevo lasciato: ma inchiniamoci ai Decreti del Padreterno».

DE GASPERI E LA CHIESA
Alcide De Gasperi ha più volte masticato amaro di fronte a certe direttive del magistero della Chiesa e ciò lo si evince persino in un libro recentemente curato dalle figlie Maria Romana e Paola De Gasperi, De Gasperi scrive (San Paolo), libro proposto per capire e rilanciare il progetto europeo, come sostiene Angelino Alfano, l'ex ministro degli Esteri, il quale, da quando ha rinunciato a ricandidarsi, ha scelto il silenzio stampa e si è dedicato all'attività della Fondazione Alcide De Gasperi.
Egli ha detto: «Le rivoluzioni le fanno i popoli, ma ci sono personalità straordinarie che possono forgiare il destino dei popoli stessi. Dobbiamo restituire progettualità all'azione comunitaria, anche con gli opportuni avanzamenti istituzionali per dare basi più solide alle conquiste di questi 60 anni, bisogna andare avanti con l'Europa provando tutte le strade», anche quella della santità laica, ghiotto strumento per offrire riferimenti sia ai credenti, sia ai non credenti.
La storia dell'Italia post-bellica ebbe inizio nella notte del 4 gennaio 1947, quando il Presidente del Consiglio De Gasperi si imbarcò sull'aereo che lo condusse negli Stati Uniti per trattare con il Presidente degli Stati Uniti Truman: un viaggio diplomatico che segnò un cambiamento epocale per l'Italia distrutta dalla guerra; ma che, secondo molti studiosi, quel viaggio sarebbe anche all'origine di una storia nazionale di sovranità limitata, di misteri, di intrighi, di verità non rivelate, di poteri forti e occulti che hanno tramato contro lo Stato e contro la cultura cattolica nel senso pieno della parola.
Poniamo una semplice domanda, al di là di tutti i casi giudizialmente irrisolti dell'Italia di quegli anni (pensiamo al clamoroso caso Enrico Mattei), perché la DC decise di lasciare in appalto alle sinistre tutto il campo della cultura (artistica, letteraria, cinematografica...) e dell'istruzione? Forse una merce di scambio per barattare con qualcos'altro? Forse un compromesso fra DC, PSI, PCI? Forse un ricatto? Forse un'incapacità, da parte della DC, di offrire intellettuali all'altezza di quelli lanciati e intraprendenti della sinistra? Forse disinteresse? O forse le sirene delle avanguardie progressiste avevano concentravano l'attenzione degli stessi democristiani comunque già nati con una forte simpatia per il dialogo con il mondo rivoluzionario? Comunque sia la risposta sappiamo per certo che il prezzo è stato altissimo e pesantissimo, un prezzo che anche la Chiesa ha pagato e sta pagando tuttora. E in tutto questo Alcide De Gasperi, con i suoi amici e collaboratori di partito e di idee, è stato responsabile.
Molto significativo risulta l'incidente diplomatico incorso nel 1952 fra Papa Pio XII e De Gasperi. Per il timore di un'affermazione in Italia delle posizioni marxiste, il Vaticano avallò per le elezioni amministrative del comune di Roma l'iniziativa che prospettava un'ampia alleanza elettorale che coinvolgesse, oltre ai quattro partiti governativi, anche il Movimento Sociale Italiano e il Partito Nazionale Monarchico: la Santa Sede dell'epoca non avrebbe accettato che la capitale, sede della Cristianità Cattolica, potesse essere amministrata da un sindaco comunista. Tuttavia De Gasperi si oppose nettamente a questa ipotesi non solo per il suo essere antifascista, ma anche per sostenere la sua visione profondamente laica dello Stato.
Affermò con decisione: «Se mi verrà imposto, dovrò chinare la testa, ma rinunzierò alla vita politica» (in I. Montanelli, I protagonisti, Rizzoli Editori, Milano 1976, pp. 136-139). A cedere non fu il politico laico, bensì il Sommo Pontefice, il quale aveva persino inviato al leader della DC il noto predicatore dell'epoca, Padre Riccardo Lombardi Sj, nel vano tentativo di persuaderlo. Ma non ci fu nulla da fare. Quell'anno Pio XII non ricevette in Vaticano, in occasione del trentennale delle nozze, la coppia Alcide De Gasperi e Francesca Romani.

NESSUNA FAMA DI SANTITÀ
De Gasperi non è santo perché non risponde ai parametri della santità cattolica. Le scelte pubbliche che egli fece sono discutibili; non morì in odore di santità (presupposto fondamentale); non si è diffusa una fama di santità; non fu intermediario di miracoli. La fama di santità non può essere costruita a tavolino da chi lo desidera, per ragioni politiche ed ideologiche, innalzato all'onore degli altari.
Buono? Di animo gentile? Religiosamente praticante? Se anche si rispondesse affermativamente a tali quesiti, essi non potrebbero mai e poi mai essere caratteri sufficienti per essere dichiarati santi poiché il giudizio di santità è questione assai seria e rigorosa per la Chiesa di Cristo. Le tre virtù teologali e le sette virtù cardinali devono essere tutte praticate e tutte devono eccellere: «La virtù eroica dei santi è [...] l'indizio più eloquente della divinità della Chiesa. E di solito, questo indizio è esso stesso autentificato, riceve il sigillo della Chiesa che si porta garante della sua propria santità: è la canonizzazione, atto solenne con cui il sommo pontefice, giudicando in ultima istanza ed emettendo una sentenza definitiva, dichiara la virtù eroica di un membro della Chiesa» (cfr. Don Jean Michel-Gleize, in Courrier de Rome, febbraio del 2011, Anno XLVI n° 341 (531), pp. 1-7).
Fra le molteplici e severe qualità che giustamente una Chiesa di Roma credibile pretende da un vero santo e non da un mito di un gruppo di potere, c'è quella di essere servitori della Chiesa: De Gasperi servì la DC, non la Chiesa di Cristo. Con le elezioni del 18 aprile 1948 la Democrazia Cristiana da lui guidata ottenne il 48% dei consensi, con una tale maggioranza il suo partito era in grado di governare da sola, ma il politico trentino non volle e sollecitò la collaborazione di laici liberali, socialdemocratici e repubblicani anticlericali.
Secondo Montanelli, ancora nel suo libro I protagonisti (ivi, p. 138), «De Gasperi li aveva imbarcati nel suo ministero appunto per sottrarre il suo partito al pericolo di diventare vassallo della Chiesa e per sottrarre la Chiesa alla tentazione di servirsi del partito per governare l'Italia come una parrocchia».

Fonte: Corrispondenza Romana, 25/07/2018

7 - OPZIONE BENEDETTO: NON UN CONSIGLIO, MA UN FATTO (DI CUI TENERE CONTO)
Leggi, politiche, programmi scolastici, gender, pubblicità, ecc. spingono sempre più gruppi cristiani ad organizzarsi per salvare il salvabile
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/02/2018

Sulla "opzione Benedetto" è in atto una promettente discussione e ci sono già delle realtà cattoliche che vi fanno riferimento, se non in senso letterale almeno come spunto. Come è noto, si tratta della proposta di Rod Dreher contenuta nel libro The Benedict Option uscito negli USA nel 2017 e ora in Francia con un titolo un po' diverso.
I gesuiti della Civiltà Cattolica lo hanno però già criticato paragonandolo all'eresia donatista dei primi secoli cristiani. Lo ha fatto padre Andreas Gonçalves Lind nel numero 4022 della rivista. La proposta viene condannata come arrogante, fondata sulla pretesa di creare comunità di perfetti, rigide dottrinalmente e carenti di umiltà e misericordia. Molto diversa, notano i gesuiti, è la proposta di Papa Francesco che dice non di ritirarsi ma di uscire e collaborare con tutti.
A mio parere, però, c'è qualcosa che anche alla Civiltà Cattolica sta sfuggendo e a cui l'opzione Benedetto dà espressione. Dreher si riferisce a Benedetto da Norcia. Ma molti intendono la proposta anche nel senso di Benedetto XVI-Joseph Ratzinger che, come è noto, previde che la Chiesa si ridurrà di molto e che il suo futuro dipenderà proprio dall'esistenza di piccole comunità creative veramente convinte.

LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO E I MONACI BENEDETTINI
Nella devastazione e desolazione successive alla caduta dell'impero romano, in un mondo ostile, i monaci benedettini costituirono delle piccole comunità in cui conservare ciò che conta della fede cristiana e in cui seminare la civiltà di domani. Secondo Dreher la nostra situazione è la stessa o lo diventerà entro breve. Vengono in mente qui certe realistiche constatazioni di Benedetto XVI sulla fede cristiana che sta per spegnersi come una fiammella che non trova più alimento. Il paragone con i tempi di San Benedetto, però, regge fino ad un certo punto, nel senso che i nostri tempi rischiano di essere peggiori. A quei tempi, pur nella penuria materiale, nelle solitudini territoriali, nella precarietà generale, i riferimenti impliciti alla natura umana esistevano ancora.
La nostra epoca, invece, è ampiamente postnaturale o postumana. Come ha ben documentato Leo Moulin, i monaci benedettini, raccolti in piccole comunità, conservarono l'umano tramite la conservazione della fede. Per dirla con Benedetto XVI ai Bernardins, dissodavano le anime sapendo che questo avrebbe prodotto anche il dissodamento del suolo incolto. Ma questo era possibile perché l'umano c'era ancora e perché la fede, in questo modo, dimostrava la propria umanità, il suo essere - ed è ancora Benedetto XVI ad averlo detto - "dal volto umano".
Quando Dreher parla della sopravvivenza del cristianesimo in un mondo ostile e con ciò intende qualcosa di simile all'epoca del V secolo, pecca per difetto: oggi il mondo è molto più ostile di allora al cristianesimo, essendo ostile all'uomo. La devastazione oggi è più sistematica, più cinica, più spregiudicata, perfino più indifferente, data ormai per normale.
Ecco perché i cristiani - ma mi verrebbe da dire i cattolici - oggi sono sempre più costretti a ritrarsi, a preparare sotterraneamente qualcosa di alternativo, a conservare gelosamente quanto il mondo ci vuole rubare. L'ostilità si fa porta a porta. Le leggi, le politiche, i programmi scolastici, i progetti sulla sessualità nelle scuole, la pubblicità... sempre di più gruppi e comunità di cattolici, genitori, laici, famiglie, sentono l'aggressione sistemica e cercano di organizzarsi per salvare il salvabile. Di questi non so quanti abbiano letto il libro di Dreher, è certo però che la situazione si sta muovendo così. Per ora non sono molti, ma lo saranno entro beve.

IL LIVELLO È COLMO
Quando sento un genitore che mi dice di essere disposto anche a trasferirsi di città e a trovare un nuovo lavoro pur di salvare suo figlio mettendolo in una scuola parentale cattolica, vuol dire che il livello è colmo. C'è però anche un altro aspetto che sta spingendo in questo senso, ed è interno alla Chiesa stessa. I fedeli che si sentono frastornati e spiazzati dai nuovi comportamenti pastorali, spesso contraddittori e talvolta scandalosi, l'accelerazione verso affermazioni contrarie alla tradizione (termine che uso qui nel senso modesto e terra a terra di "quello che mi hanno insegnato mia mamma e il mio parroco da piccolo"), le sparate teologiche disarmanti senza che nessuno dall'alto precisi, la dissacrazione non certo generalizzata ma ben disseminata in tanti piccoli ma numerosissimi casi che quotidianamente leggiamo in internet (non sui giornali che non ne parlano) fanno capire a molti che bisogna riorganizzarsi, tirarsi su le maniche, mettersi insieme, concentrarsi sui fondamentali.
C'è una certa percezione di non essere più custoditi e garantiti. Anche in questi casi non so chi abbia letto Dreher e chi no, ma è certo che l'opzione Benedetto ha colto una esigenza e insieme un processo in atto. Il punto decisivo è se queste comunità che, ormai è certo, stanno nascendo in molte parti e in molte forme diverse, si chiuderanno in se stesse o se manterranno il loro "sentire cum Ecclesia". La Civiltà Cattolica accusa la proposta dell'opzione Benedetto di autoreferenzialità e chiusura. Ma non è detto che sia così. Nulla esclude che proprio queste comunità mantengano invece in modo profondo il senso ecclesiale, magari più di altri ambienti in cui normalmente si pensa che questo senso ecclesiale ci sia. Che lo mantengano o no dipenderà da esse stesse, ma anche dalla Chiesa.

DOSSIER "OPZIONE BENEDETTO"
Come ricostruire l'Europa

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/02/2018

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: IL GIUSTO MOTIVO DELLA MANCATA BENEDIZIONE AL DRAPPELLONE DEL PALIO
Va ripreso e valorizzato con coraggio il discorso sulla bellezza, che è oggettiva e non soggettiva
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 29/08/2018

Gentile Redazione,
intervengo per alcune riflessioni in merito all'articolo dove si parla della mancata benedizione dell'Arcivescovo al Palio del 16 agosto 2018.
Premesso che sono perfettamente d'accordo con quanto ha fatto (o non fatto) Monsignor Buoncristiani, per dovere di cronaca tuttavia non posso fare a meno di ricordare che la benedizione dello stesso fu concessa, nonostante le proteste che voi ricordate, al Palio del 2010, nella forma rispettoso dell'iconografia tradizionale della Vergine di Provenzano, ma ben più blasfemo nel significato e nella sostanza di quanto, almeno per ciò che è dato vedere, non lo sia stato l'ultimo Palio.
Anche la presa di posizione odierna dei Correttori delle Contrade, che ricordo fu imbarazzante nel 2010, si basa su un presupposto erroneo, puntando l'attenzione sul cavallo raffigurato in braccio a Maria, a loro dire al posto di Gesù. Ma la tradizionale immagine di Maria Assunta, che dovrebbe comparire nel drappellone di Agosto, non prevede affatto che la Vergine sia raffigurata con il suo Divino Figlio in braccio. E volendo approfondire questo aspetto, non è tanto nel cavallo che la Madonna tiene in braccio lo scandalo di questa immagine (siamo abituati a vederla rappresentata mentre stringe tra le mani, in segno di protezione e amore, anche altre cose. Ad esempio, per restare a Siena, l'immagine della città, con tanto di mura intorno...), ma nell'oggettiva disarmonia del volto, nelle mani orrendamente scheletrite, nel beffardo girasole dietro la testa. Insomma in un mix di elementi irrispettosi e brutti.
Il discorso sulla bellezza, che è oggettiva e non soggettiva, è quello da riprendere e valorizzare con coraggio, perché Dio è Bellezza Assoluta, così come Sua Madre. Ben ha fatto quindi l'Arcivescovo, e sebbene pure le Chiese moderne non manchino di opere "d'arte" inquietanti per bruttezza, da qualche parte, meglio tardi che mai, si deve cominciare. Ma con gli argomenti giusti, altrimenti si presta il fianco a facili strumentalizzazioni.
Cordialmente.
Benedetta

Gentile Benedetta,
non posso che condividere il suo commento all'articolo che abbiamo pubblicato la settimana scorsa [leggi: PALIO DI SIENA: IL VESCOVO NON BENEDICE IL DRAPPELLONE, clicca qui].
Ribadisco ciò che avevamo scritto nella nota a tale articolo e cioè proprio il riferimento al precedente episodio a cui lei fa riferimento: "anche nel 2010 il drappellone aveva causato polemiche per la mezzaluna posta sopra la Madonna di Provenzano. Ci fu una polemica a cui seguirono le precisazioni del Vescovo, il quale consigliava alla committenza di chiedere una consulenza prima di dare il via libera al bozzetto delle future opere in modo da evitare inutili polemiche. Purtroppo il suo consiglio è stato fatto cadere nel vuoto, come i fatti di questi giorni hanno dimostrato".
Ecco gli articoli che abbiamo rilanciato nel 2010.

LA MEZZALUNA ISLAMICA SOPRA IL CAPO DELLA MADONNA A CUI E' DEDICATO IL PALIO DI SIENA
Eppure per secoli i senesi avevano ringraziato la Madonna per aver salvato l'Europa dall'islamizzazione...
di Antonio Socci
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=77

IL VESCOVO DI SIENA PRECISA LA SUA POSIZIONE RISPETTO ALLA POLEMICA SUL DRAPPELLONE
In un comunicato-stampa, critica il Palio (dedicato alla Madonna) che presentava Maria secondo il Corano
di Mons. Antonio Buoncristiani
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=69

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 29/08/2018

9 - OMELIA XXII DOM.T.ORD.-ANNO B (Mc7,1-8.14-15.21-23)
Dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La prima lettura di questa domenica ci insegna l'importanza di osservare la santa Legge di Dio. Mosè disse al popolo: «Ascoltate le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi [...] le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza» (Dt 4,1.6).
Da questo impariamo che è fondamentale osservare i Comandamenti di Dio, se veramente vogliamo entrare in possesso della Vita eterna in Paradiso. Il Salmo responsoriale dice che dimorerà nella Casa del Signore solo «colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnia con la sua lingua [...] non fa danno al suo prossimo [...] non lancia insulti al suo vicino [...] non fa usura [...] colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre» (Sal 14,1-5). Meditiamo su queste parole e rinnoviamo il nostro proposito di rimanere sempre fedeli alla Legge di Dio che è legge di vita.
Se ci capita la disgrazia di cadere in peccato grave, ricorriamo con fiducia al sacramento della Riconciliazione: se ci confesseremo con vero pentimento e con sincero proposito riceveremo certamente il perdono di Dio e la grazia per vivere da veri cristiani.
Il Vangelo di oggi ci fa comprendere qualcosa in più: ci fa capire che non basta una osservanza solo esteriore della Legge divina e dei Precetti della Chiesa, ma ci vuole soprattutto una adesione interiore. Le parole di Gesù sono molto chiare: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (Mc 7,6). Queste parole sono una decisa condanna dell'ipocrisia. L'ipocrisia era il peccato dei farisei. Essi ostentavano la perfezione davanti agli altri, ma tale perfezione era solo apparente. Gesù paragonò i farisei a dei sepolti imbiancati, belli all'esterno, ma che all'interno contengono solo putridume.
A volte rischiamo anche noi di essere degli ipocriti, quando facciamo vedere esteriormente di essere delle persone perbene, ma, dentro di noi, si nascondono i vizi più brutti e innominabili. A volte siamo anche noi come dei sepolcri imbiancati, rispettabili all'esterno, ma dal nostro cuore escono «impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,21-22). Le parole di Gesù sono un richiamo ad una conversione e purificazione interiore.
Anche per noi valgono le parole del Vangelo, nel senso che abbiamo sempre il nome di Dio sulla bocca, mentre il nostro cuore è lontano da Lui. Ci sentiamo a posto e non ci accorgiamo dell'incredibile durezza del nostro cuore.
Un giorno due donne andarono a chiedere dei consigli spirituali ad un santo eremita. Una donna era una grande peccatrice che si era sinceramente pentita dei suoi innumerevoli peccati; l'altra era una donna perbene, la quale si sentiva a posto. L'eremita diede un incarico a tutte e due: alla peccatrice disse di andare a prendere una grossa pietra; alla donna perbene ordinò di portargli un sacco pieno di sabbia. Dopo diverso tempo, le due donne tornarono. Allora il santo disse: «Chi di voi due ha fatto più fatica?». Evidentemente tutte e due avevano fatto fatica. Pertanto, l'eremita disse alla donna che si era convertita da una vita di peccato: «La pietra simboleggia il tuo grande peccato», mentre, alla donna perbene, disse: «Il sacco di sabbia raffigura i tuoi molti peccati di superbia e d'orgoglio». La lezione venne compresa molto bene. La donna peccatrice se ne tornò a casa finalmente libera dal peccato; e anche l'altra donna tornò a casa umile e pentita.
Buttiamo via il nostro sacco fatto di tanta superbia, di tanta vanità, di tanto disprezzo del prossimo, e di tante mancanze alla carità, nei nostri giudizi, nelle nostre parole e nelle nostre opere. Questo sacco ci impedisce di camminare speditamente incontro al Signore e, tante volte, blocca il nostro cammino. Gettiamo via questo sacco e, come dice san Giacomo nella seconda lettura, mettiamo in pratica la Parola di Dio che è stata seminata in noi (cf Gc 1,21-27).
In modo particolare, l'apostolo san Giacomo ci esorta a camminare nella carità con queste parole: «Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo» (Gc 1,27). In poche parole bisogna fare il bene ed evitare il male. Non basta solamente evitare il male, ciò è troppo poco, bisogna anche fare il bene. San Giacomo parlava di visitare gli orfani e soccorrere le vedove. Queste due opere sono solo un piccolo esempio: davanti a ciascuno di noi si apre un campo sconfinato di bene da compiere. Non lasciamoci sfuggire questa grazia di poter far qualcosa per la gloria di Dio e il bene dei fratelli. Sia questo il nostro proposito.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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