ESENZIONE A VITA DALLE TASSE PER LE MAMME DI ALMENO 4 FIGLI
In sette punti il piano del governo ungherese di Viktor Orban incoraggia a sposarsi e fare figli, così da contrastare il declino della popolazione senza ricorrere all'immigrazione
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COMPRARE UN BAMBINO? E' FACILE COME CERCARE UN'AUTO
Lo sconvolgente mercato nero dell'utero in affitto in Francia: bastano due clic e un incontro di mezz'ora per comprare un bambino
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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PER IL NUOVO SPOT GILLETTE ''IL MEGLIO DI UN UOMO'' E' ESSERE MENO VIRILE
Migliaia di uomini chiedono alla Gillette di sospenderlo, invece Famiglia Cristiana lo difende... viene il dubbio che tra poco per farsi la barba gli uomini dovranno usare... le strisce depilanti (VIDEO: lo spot Gillette)
Fonte: Gender Watch News
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PURTROPPO IL VERTICE PER LA PROTEZIONE DEI MINORI SARA' UN FALLIMENTO
Nella Sala Stampa della Santa Sede un Cardinale ha affermato cose contrarie al Catechismo (ecco la lettera aperta ai presidenti delle Conferenze episcopali da parte di Burke e Brandmuller, i cardinali superstiti dei Dubia)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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UN ATEO NON PUO' MAI ESSERE MIGLIORE DI UN CRISTIANO
L'ateo nega la logica perché non riconosce Dio creatore ed è un infelice perché incapace di dare un senso alla propria vita, mentre i credenti riescono ad essere felici anche nelle sofferenze (perché tutto ha un significato)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici Cristiane
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ABUSI INFINITI DIETRO LA DEFINIZIONE DI ''SALUTE'' DELL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA'
L'Oms definisce la salute non come assenza di malattia, bensì come benessere fisico, mentale e sociale... suona bellissimo, ma in realtà è l'origine di una serie di abusi
Autore: Silvana De Mari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA FOLLE IDEA DI LEGALIZZARE LA PROSTITUZIONE: IL GUADAGNO E' ZERO E LA MALAVITA AUMENTA
Pensare a uno Stato che fa cassa sul traffico di esseri umani è inaccettabile e meschino perché come diceva don Oreste Benzi: ''Nessuna donna nasce prostituta''
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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IL DIFFICILE RAPPORTO DELL'ISLAM CON L'ARTE E LA SCIENZA
Oggi va di moda il mito dell'arte musulmana, ma questa ha dato il meglio di sé solo al contatto con la Civiltà cristiana bizantina ed europea
Autore: Ida Rovira - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
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OMELIA VII DOM. T. ORDINARIO - ANNO C (Lc 6,27-38)
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro
Fonte: Maranatha
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ESENZIONE A VITA DALLE TASSE PER LE MAMME DI ALMENO 4 FIGLI
In sette punti il piano del governo ungherese di Viktor Orban incoraggia a sposarsi e fare figli, così da contrastare il declino della popolazione senza ricorrere all'immigrazione
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/02/2019
Un piano in sette punti per incoraggiare gli ungheresi a sposarsi e fare figli, contrastando il declino della popolazione. Il primo ministro Viktor Orban lo ha presentato domenica 10 febbraio nel suo annuale discorso sullo stato della nazione, sottolineando la diversa prospettiva del suo governo e di altri Paesi dell'Europa centro-orientale rispetto all'idea dominante nell'Europa occidentale. «In Europa nascono sempre meno bambini. Per l'Occidente la risposta è l'immigrazione: per ogni bambino mancante ce ne dovrebbe essere uno che entra e allora i numeri andranno bene», dice Orban sintetizzando l'argomento di chi lo critica: «Ma noi non abbiamo bisogno di numeri. Abbiamo bisogno di bambini ungheresi», ha chiarito il leader di Fidesz, aggiungendo che «il nostro futuro è la continuazione delle vite dei nostri genitori e nonni, salvaguardando i nostri mille anni di tradizione, difendendo la nostra economia, la nostra famiglia e la cultura cristiana».
ESENZIONE A VITA PER CHI HA DA QUATTRO IN SU Tra gli elementi chiave del piano ungherese vi è l'esenzione a vita dall'imposta personale sul reddito per le donne che hanno partorito e cresciuto quattro o più figli. Inoltre, come riassume l'Hungary Journal, ogni donna sotto i 40 anni avrà diritto a un prestito di favore al momento del primo matrimonio, previsione che già solo implicitamente tiene conto dell'importanza della stabilità familiare. Viene estesa la misura, diretta a coppie con due o più figli, sul prestito di favore per l'acquisto della casa, sia essa nuova (come da programma precedente) o soggetta a rivendita. Per le famiglie con almeno due figli è previsto anche un rimborso del mutuo pari a un milione di fiorini, circa 3.100 euro. I genitori che allevano almeno tre figli potranno accedere a una sovvenzione di 2.5 milioni di fiorini (oltre 7.800 euro) per l'acquisto di una nuova auto da sette posti a salire. Il governo promette di creare 21.000 asili nido nei prossimi tre anni (ciò ha tuttavia pure i suoi contro, nel senso che soprattutto nei primissimi anni di vita del bambino è fondamentale il tempo passato con la mamma) e, infine, si sottolinea il ruolo dei nonni poiché coloro che si prenderanno cura dei nipoti, al posto dei genitori, potranno ricevere un contributo economico. Queste misure sono state pensate appunto per invertire una rotta non più sostenibile. «I tassi di fecondità ungheresi sono al di sotto del livello di sostituzione da decenni», spiega Steven Mosher, presidente del Population Research Institute. «Il governo Orban spera di capovolgere questo, e rapidamente, premiando coloro che sono generosi nell'avere figli. Dopo tutto, queste coppie stanno provvedendo al futuro dell'Ungheria nel modo più essenziale: fornendo la prossima generazione di ungheresi». Secondo i dati dell'Onu il tasso di fecondità dell'Ungheria è iniziato a scendere sotto il livello di sostituzione, pari a circa 2.1 figli per donna, già negli anni Sessanta per risalire leggermente sopra quel livello verso la fine degli anni Settanta e crollare successivamente, fino a toccare il fondo all'inizio del terzo millennio con 1.3 figli per donna, in pratica la stessa drammatica cifra che si registra oggi in Italia (vedi i dati dell'Istat).
TASSO DI FECONDITÀ L'Ungheria, secondo l'Eurostat, è risalita a un tasso di fecondità di 1.53 nel 2016, ma è chiaro che si è ancora lontani dal garantire il ricambio generazionale. Dal 2007 al 2018 il Paese magiaro ha subito un calo della popolazione di quasi 288.000 persone, contraendosi di anno in anno. Nello stesso periodo il numero delle nascite ha seguito fasi alterne e di non semplice lettura, crescendo nel 2008, 2012, 2014, 2016 e diminuendo negli altri anni. Nell'ultimo anno con i dati completi, il 2017, il saldo tra nuovi nati e morti è stato negativo, causando una diminuzione complessiva di circa 37.000 persone e ad oggi la popolazione ungherese si aggira sui 9.7 milioni di abitanti. Eppure dal 2010, da quando cioè Orban, al suo terzo mandato consecutivo, è a capo del governo, non mancano i segnali incoraggianti, semi per un'inversione di tendenza, che non può che avere la sua base nella cellula fondamentale della società: la famiglia. Dal 2010 al 2017 - in base ai dati forniti dal ministro Katalin Novak, madre di tre figli - i divorzi sono scesi da 23.873 a 18.600, gli aborti ufficiali da 40.449 a 28.500 e nello stesso periodo i matrimoni sono aumentati di oltre il 42%, passando da 35.520 a 50.600. Miglioramenti anche sul fronte del tasso di disoccupazione, che per l'Eurostat è passato dal 10% del 2009 al 4.2% del 2007. Adesso bisognerà vedere quali effetti produrranno queste nuove sette misure (e se verranno attuate saggiamente, legandole ai reali bisogni familiari), che si aggiungono ad altre politiche con lo stesso fine messe in campo da Orban e compagni negli ultimi anni. Certo, c'è bisogno di tempo per cambiare le sorti di quella che è divenuta una crisi demografica strutturale - più o meno grave in quasi tutto l'Occidente - e poi va considerato che quando oggi un uomo e una donna pensano di metter su famiglia, aprendosi al dono dei figli, l'aspetto economico è sì importante ma non è l'unico in gioco, potendo in alcuni casi concreti essere secondario o addirittura irrilevante. È noto che nella fase di accelerata secolarizzazione che ha preceduto e seguito il Sessantotto è cambiata radicalmente la mentalità comune, le leggi su divorzio e aborto sono state introdotte come per contagio da un Paese occidentale all'altro, con ricadute immediate sull'instabilità familiare, e le nascite sono andate crollando, con effetti negativi sulla stessa economia.
RICORDARE LA BELLEZZA DI OGNI VITA CHE NASCE Perciò, bene l'aiuto economico ma facendo allo stesso tempo un imprescindibile lavoro culturale volto a ricordare la bellezza di ogni vita che nasce e in quest'opera la riscoperta del senso cristiano - di chi guarda con speranza alla vita e sa che la Provvidenza agisce nella storia dell'uomo, di una fede capace di diventare cultura, come spiegava san Giovanni Paolo II - è fondamentale. Dei segnali in questa direzione nell'Ungheria di Orban - che al di là dei suoi limiti paga agli occhi dell'establishment europeo l'accento sull'identità cristiana - ci sono, come dimostrano le parole della nuova Costituzione su vita, matrimonio e famiglia, nonché diversi discorsi tenuti dal premier, come quello del 12 ottobre 2017 quando fece diretto riferimento al Signore parlando dell'aiuto da dare ai cristiani perseguitati, o ancora un articolo del 23 dicembre dello stesso anno quando scrisse che «dobbiamo difendere la cultura cristiana», aggiungendo: «Il nostro punto di partenza, l'alfa e l'omega della nostra filosofia di vita è il valore della vita, la dignità della persona ricevuta da Dio. Senza ciò non saremmo in grado di apprezzare neanche i diritti dell'uomo e altri simili concetti moderni».
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/02/2019
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COMPRARE UN BAMBINO? E' FACILE COME CERCARE UN'AUTO
Lo sconvolgente mercato nero dell'utero in affitto in Francia: bastano due clic e un incontro di mezz'ora per comprare un bambino
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 14/02/2019
«Bastano due clic e un incontro di mezz'ora per comprare illegalmente un bambino in Francia». È la constatazione stupita del giornalista del programma Envoyé Special di France 2, che nella puntata andata in onda il 31 gennaio ha realizzato un vasto reportage sul «mercato nero dell'utero in affitto». Non negli Stati Uniti o in India o in Ucraina, ma in Francia. Partendo dalla banale ricerca su Google «trova madri surrogate» il giornalista è incappato in decine di siti e chat dove aspiranti genitori e madri surrogate si scambiano alla luce del sole domanda e offerta. Di che cosa? Bambini ovviamente. Marie, diventata sterile dopo aver concepito il suo primo figlio, e desiderandone un secondo insieme al marito, non ha impiegato molto tempo per trovare una donna disposta a farsi inseminare artificialmente per dare alla luce il «loro» figlio. «È facile come cercare un'automobile da acquistare», afferma. Il giornalista le chiede se non sia inquietante, visto che si parla di bambini e non di macchine. «Quando sei disposto a tutto pur di avere un bambino, si fa e basta», la risposta. Marie alla fine non è andata fino in fondo perché la madre surrogata ha avuto all'ultimo momento «un problema alla schiena» che richiedeva cure «incompatibili con la gravidanza. Dopo di lei, non ho trovato la giusta affinità con nessun'altra donna».
VOGLIAMO SOLO 20 MILA EURO Trovare donne disposte però è facilissimo. Il giornalista si finge partner di una coppia gay e incontra nel fast-food di un centro commerciale Caroline, madre di famiglia aspirante surrogata. Filmata con telecamera nascosta, afferma: «Io voglio donare una famiglia a chi non può averla. Perché noi possiamo e voi no? Non è giusto. So che è illegale: ma chi verrebbe mai a saperlo? Io poi adoro essere incinta». Il servizio ovviamente non è gratis ed è il compagno della donna, presente all'incontro, a fare il prezzo: «Vorremmo solo 20 mila euro. I soldi ci servono per sposarci. La contropartita economica è essenziale, ovviamente. Non troverai nessuno disposto a farlo senza adeguato compenso». Dopo un colloquio di mezz'ora l'accordo è già trovato. C'è chi cerca di comprare un figlio su internet pubblicando direttamente le informazioni dettagliate sul prezzo che è disposto a pagare: «Cerco madre surrogata. Offro 200 euro per l'inseminazione, acconto di 1.200 al quarto mese di gravidanza, saldo di 18.600 euro dopo il parto». Anche le madri surrogate si offrono esplicitamente: «Madre di famiglia da sei anni, ho tre figli e non ne voglio altri, mio marito ha un contratto a tempo indeterminato. La tariffa è di 40 mila euro». Se si pensa che per comprare un bambino con l'utero in affitto negli Stati Uniti servono anche 150 mila euro, è un affare.
FACCIO QUELLO CHE VOGLIO CON IL MIO CORPO Stephanie, che ha già concepito due bambini per altrettante coppie omosessuali, guadagnando in tutto 45 mila euro, fa professione di femminismo: «Una donna può fare quello che vuole con il suo corpo», afferma, parlando davanti alla telecamera a volto coperto, senza considerare che il bambino concepito non è un oggetto, ma un individuo con una sua propria dignità. «Io voglio donare bambini a chi non può averli». «Non lo faccio per soldi», assicura, «quelli mi servono solo a coprire le spese». Stephanie riconosce tutti i bambini che mette al mondo, poi trasferisce attraverso contratto al partner del padre biologico la potestà genitoriale, «così non devono chiedere il mio permesso per iscriverlo a scuola o portarlo dal medico». Per Stephanie non c'è niente di male in quello che fa, ma quando è incinta «per altri» a suo figlio racconta che il pancione è dovuto a una malattia e ai colleghi spiega che il bambino è morto al momento del parto. La recita è perfetta, fino a quando davanti alla telecamera non si trattiene: «È dura consegnare il bambino alla coppia appena uscita dall'ospedale. Pensare che non lo vedrò crescere, che non starò con lui tutti i giorni…». Stephanie scoppia a piangere: «Scusa. Questa scena la puoi tagliare? È complicato, però non mi sono mai pentita. Se diventerà legale, lo rifarò un'ultima volta».
L'IDEA DI COMPRARE MIO FIGLIO MI TERRORIZZAVA, MA POI... Una coppia gay, che ha ottenuto una bambina con l'utero in affitto per poche decine di migliaia di euro, spiega di aver passato momenti difficili: «Volevamo adottare all'inizio, ma non è facile. L'idea di comprare mio figlio mi terrorizzava. Poi mi sono detto: "Non farti problemi". Volevamo anche farlo negli Stati Uniti, dove è legale, ma costava troppo. Alla fine abbiamo trovato una brava ragazza. Se vorrà nostra figlia, Sarah, potrà incontrarla da grande». Il giornalista di France 2 incontra anche una donna di 43 anni, Sandrine, che è disposta a diventare madre surrogata per soli 7 mila euro. Per assicurarsi di essere contattata solo da persone davvero interessate, chiede 750 euro prima di discutere i dettagli: «Ho la mia età, ho bisogni di soldi: adesso o mai più. Mi prendo dei rischi ma ne ho bisogno».
I BAMBINI SENZA VOCE France 2 intervista anche i protagonisti di un caso famoso in Francia: Esther, madre di quattro figli, si è fatta pagare 9 mila euro per concepire un figlio per una coppia gay. Dopo il parto, li ha ingannati facendo credere che il bambino fosse morto, per poi rivenderlo a un'altra coppia. Esther aveva già venduto in questo modo altri due bambini per 56 mila euro. Il caso, che risale al 2013, è arrivato in Cassazione: la coppia gay, che le ha fatto causa, ha ricevuto una condanna di appena duemila euro (pena sospesa) per provocazione di abbandono di minore, che è il reato contestato Oltralpe a chi ricorre illegalmente all'utero in affitto. Pena lieve anche per la donna: un anno di carcere con la condizionale. Il lungo servizio televisivo si rivela alla fine uno spot per la legalizzazione della maternità surrogata, che in Francia viene chiamata Gpa (gestazione per altri). L'ultima persona a parlare è Thierry Harvey, ginecologo che vuole «inquadrare la pratica dal punto di vista legislativo così da controllarla ed evitare abusi». Quali abusi? Quelli dei committenti, che potrebbero non pagare, quelli delle madri surrogate, che potrebbero tenersi i figli o rivenderli, come ha fatto Esther. E gli abusi nei confronti dei bambini e dei loro diritti? Non vengono presi in considerazione né dai committenti, né dalle donne, né dal giornalista, né dai medici. Mai come oggi i bambini sono davvero ciò che l'etimologia del nome francese denota: Enfant, senza voce.
Fonte: Tempi, 14/02/2019
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PER IL NUOVO SPOT GILLETTE ''IL MEGLIO DI UN UOMO'' E' ESSERE MENO VIRILE
Migliaia di uomini chiedono alla Gillette di sospenderlo, invece Famiglia Cristiana lo difende... viene il dubbio che tra poco per farsi la barba gli uomini dovranno usare... le strisce depilanti (VIDEO: lo spot Gillette)
Fonte Gender Watch News, 19/01/2019
Il nuovo spot della Gillette, 20 milioni di visualizzazioni solo su Youtube, abbandona il claim "Il meglio di un uomo" per abbracciare un'idea di maschio poco virile e molto femminile. Lo spot è iniquo perché associa condotte oggettivamente riprovevoli - il bullismo e lo sfruttamento sessuale delle donne - con altre che invece appartengono lecitamente al mondo maschile: mostrare i muscoli, sentirsi cacciatore nei confronti delle donne, etc. La Gillette invece vorrebbe gli uomini più femmine: capaci di mostrare i propri sentimenti, disposti a farsi difendere dalle donne, arrendevoli, piagnucolosi, etc. Insomma, "Gillette, il peggio di un uomo". A breve per farsi la barba gli uomini dovranno usare le strisce depilanti. Inoltre secondo la Gillette solo i maschi-femmine e non i maschi-maschi sono capaci di prestare soccorso ai più indifesi. Migliaia di uomini offesi dallo spot hanno scritto alla Gillette chiedendo di sospenderlo. Lo psicoterapeuta Alberto Pellai su Famiglia cristiana condivide il contenuto dello spot: "Ecco, io penso che non è più tempo di 'Veri uomini'. Forse è arrivato il tempo di essere, e quindi diventare 'uomini veri'". Ma in realtà, per rispondere a Pellai, solo se sei un vero uomo puoi diventare un uomo vero. Per il maschio la sua umanità risplende appieno solo se davvero virile. Nota di BastaBugie: ecco il video di cui parla l'articolo.
https://www.youtube.com/watch?v=koPmuEyP3a0
Fonte: Gender Watch News, 19/01/2019
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PURTROPPO IL VERTICE PER LA PROTEZIONE DEI MINORI SARA' UN FALLIMENTO
Nella Sala Stampa della Santa Sede un Cardinale ha affermato cose contrarie al Catechismo (ecco la lettera aperta ai presidenti delle Conferenze episcopali da parte di Burke e Brandmuller, i cardinali superstiti dei Dubia)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 19 febbraio 2019
Comincia fra due giorni il Vertice per la protezione dei minori: dal 21 al 24 il Papa, i vertici delle conferenze episcopali e dei dicasteri interessati ascolteranno le testimonianze di alcuni sopravvissuti agli abusi ed elaboreranno le linee di comportamento da adottare per far fronte a questo dramma. Il Papa vuole la massima trasparenza, è il punto su cui più si è insistito ieri alla conferenza stampa di presentazione dell'evento, davanti alla folla delle grandi occasioni (la stampa si interessa della Chiesa quasi solo quando può rimestare nel torbido), e vuole fare le cose molto sul serio, come mostra anche il provvedimento da lui preso con sentenza inappellabile su McCarrick (anche se, lo ricordiamo, il suo non è un caso di pedofilia ma di abuso di giovani uomini a tutti gli effetti, sebbene in alcuni casi non avessero compiuto 18 anni). Francesco ha anche detto di non aspettarsi troppo da questo vertice. Immagino che intenda che per cambiare certe cose ci vuole tempo, non si fa con uno schiocco di dita, le cose complesse come l'affettività e la sessualità ferite si possono arginare, ma per cambiare in profondità bisogna innescare processi, per usare un'espressione di moda,
IL VERTICE PARTE MALE... E FINIRÀ PEGGIO Una cosa grossa però è successa, secondo me, già ieri, nella Sala Stampa della Santa Sede. E non una cosa bella. Un Cardinale della Chiesa cattolica ha usato un termine della propaganda lgbt, e lo ha fatto affermando una cosa che non è vera, secondo il Catechismo. Cupich, cardinale di Chicago, rispondendo alla domanda di Diane Montagna ha detto che l'omosessualità non è tra le cause degli abusi, e a supporto ha portato uno studio di una Commissione Australiana (c'è uno studio a supporto praticamente di qualsiasi tesi), Ha detto che è tutta una questione di "opportunità, occasioni, mancanza di formazione" (occasioni!!!): ma è evidente che non è così, che dalle occasioni nascono situazioni di abuso solo se c'è un problema precedente. Ha poi detto che dagli anni '60 a oggi c'è stato un drastico calo di casi segnalati, "solo" sei nell'ultimo anno, ed ha attribuito questo a una maggiore selezione all'ingresso del seminario. Sandro Magister ha dunque chiesto se per selezione si intendesse l'esclusione di candidati omosessuali (come raccomandato dal Papa), e Cupich ha detto testualmente che lo screening è importante "non per la questione dell'omosessualità ma per capire se uno ha un atteggiamento verso la sessualità non in linea con la Chiesa, perché gli abusi non hanno a che fare con un particolare orientamento sessuale". Il Cardinale dunque ha usato la terminologia della propaganda lgbt, e non lo ha fatto in modo critico, ma accogliendola in pieno. Prima di tutto non si può negare che gli abusi di cui stiamo parlando abbiano anche una relazione con l'omosessualità: l'87% delle vittime sono maschi... Fino a che non si mette a tema questa cosa, dubito che si possa trovare una soluzione, visto che il primo passo per risolvere un problema è sempre riconoscerlo, guardare i dati della realtà. C'è anche il problema del clericalismo, sicuramente, cioè della difficoltà che possono avere le vittime a denunciare persone che coprono un ruolo di autorità spirituale, quindi che mettono il minore in stato di soggezione, ma questo problema della sudditanza c'è sempre nel caso di un abuso su un minore, anche quando avviene in famiglia, o nel giro delle relazioni importanti per un bambino. Quasi sempre chi avvicina un bambino per abusarne lo fa approfittando del suo ascendente, e mettendolo in uno stato di sudditanza. E quasi sempre il bambino non denuncia. Ma il problema di primo grado non è la sudditanza, bensì l'abuso.
NON SI PUÒ NEGARE CHE SI NASCE MASCHIO O FEMMINA La cosa ancora più grave è che un Cardinale parli di "particolare orientamento sessuale", come se ce ne fossero molti possibili, e come se la Chiesa non esercitasse un giudizio chiarissimo su questo. Per la Chiesa si nasce maschio o femmina, e non ci sono "particolari orientamenti", come se fosse un termine neutro. Per la Chiesa c'è un'identità sessuale, e poi ci sono persone che "provano tendenze omosessuali profondamente radicate che sono chiamate alla castità", altrimenti sono in un "oggettivo disordine", anche se non vanno ingiustamente discriminati. La Chiesa dunque giudica con estrema chiarezza: c'è un'attrazione ordinata, e una disordinata. Se una cosa è disordinata, per sua natura, non rispetta l'ordine delle cose, le regole. Non è vero che questo sia ininfluente. Un disordine non è un ordine. Se la Chiesa non mette a tema questo problema - sì, è un problema, non è una cosa indifferente - se si fa intimorire dalla mentalità del mondo, se si fa condizionare dai padre Martin (molti, moltissimi) che usano in modo ambiguo il tema dei ponti e dell'accoglienza, se non rivela il lato oscuro dell'arcobaleno, se non grida dai tetti che quelli che ci raccontano di una sessualità gaia, gioiosa, naturale, omettono di parlare della loro profonda sofferenza (Mario Mieli docet), non solo non risolverà il problema degli abusi, ma smetterà di essere madre di queste persone che hanno bisogno di verità nell'accoglienza. Hanno un bisogno disperato di verità. Fino a qualche anno fa la Chiesa era rimasta l'unica speranza per le persone omosessuali. Adesso che si piega, così poco virilmente, così poco coraggiosamente, agli imperativi della mentalità comune, per paura di essere impopolare, ha tolto la sua maternità alle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, smettendo di chiamare le cose con il loro vero nome. Siate virili, vescovi e cardinali, fregatevene di quanto berceranno contro di voi i giornali, dite la Verità, non abbiate paura: credete di conquistare consenso, invece le lobby gay vogliono solo che voi diciate che l'omosessualità è una variante normale della sessualità umana, non sono davvero interessate a Cristo, alla Verità, a voi. Non lasciatevi usare e non permettete che usino la Chiesa, che voi servite e che non vi appartiene. Soprattutto, non togliete a chi soffre l'unica via verso la felicità: siamo felici non quando qualcuno ci dice che andiamo bene così come siamo, quando assecondiamo l'uomo carnale e obbediamo al nostro io, siamo felici quando obbediamo allo Spirito che abita in noi, e che ci annuncia la Verità. Se questo vi costerà una perdita di consenso, ammesso che ne abbiate ancora, meglio così (mi pare che il Vangelo sia di questo avviso). Nota di BastaBugie: Burke e Brandmuller, i cardinali superstiti dei Dubia, scendono di nuovo in campo con una lettera aperta ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, che da giovedì 21 febbraio si riuniscono in Vaticano per discutere sul tema degli abusi sessuali del clero. Il problema non è il clericalismo, dicono, ma nell'essersi allontanati dalla verità del Vangelo. Ecco il testo completo della "Lettera Aperta ai Presidenti delle Conferenze Episcopali": Cari Confratelli, Presidenti delle Conferenze Episcopali, Ci rivolgiamo a Voi con profonda afflizione! Il mondo cattolico è disorientato e si pone una domanda angosciante: dove sta andando la Chiesa? Di fronte alla deriva in atto, sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta. La piaga dell'agenda omosessuale è diffusa all'interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell'atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l'esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione. Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell'abuso di potere, ma nell'essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa. Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche Voi in occasione della riunione convocata in Vaticano il prossimo 21 febbraio? Siamo tra coloro che nel 2016 interpellarono il Santo Padre sui dubia che dividevano la Chiesa dopo le conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Oggi quei dubia non solo non hanno avuto risposta, ma sono parte di una più generale crisi della fede. Perciò, Vi incoraggiamo ad alzare la voce per salvaguardare e proclamare l'integrità della dottrina della Chiesa. Preghiamo lo Spirito Santo perché assista la Chiesa e illumini i pastori che la guidano. Un atto risolutore ora è urgente e necessario. Confidiamo nel Signore che ha promesso: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Walter Card. Brandmüller Raymond Leo Card. Burke
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 19 febbraio 2019
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UN ATEO NON PUO' MAI ESSERE MIGLIORE DI UN CRISTIANO
L'ateo nega la logica perché non riconosce Dio creatore ed è un infelice perché incapace di dare un senso alla propria vita, mentre i credenti riescono ad essere felici anche nelle sofferenze (perché tutto ha un significato)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici Cristiane, gennaio/febbraio 2019 (n.140)
È vero che è meglio un buon ateo che un cattivo cristiano, come talvolta si sente ripetere? No, la verità è molto diversa. La religione cattolica è vera, perché Dio esiste, perché Gesù Cristo è il Figlio di Dio, perché la Chiesa, fondata da Gesù Cristo, è l'unica istituzione che conduce l'uomo alla salvezza eterna. Al di fuori di essa, salvo eccezioni, non c'è salvezza, come afferma solennemente il Concilio Lateranense IV: «È unica la Chiesa universale di fedeli, fuori della quale nessuno assolutamente può essere salvato» (Denzinger-H, n. 802). Tra tutte le negazioni possibili: quella della Chiesa (come i protestanti), quella di Gesù Cristo (come gli ebrei e i musulmani) e quella di Dio (come gli atei), l'ultima è decisamente la peggiore, perché si oppone non solo alla Verità rivelata, ma alla stessa legge naturale che rende evidente agli occhi dell'uomo l'esistenza di Dio, principio e fine di tutte le cose. La Chiesa ha definito nel Concilio Vaticano I che l'uomo, col solo lume della ragione, può arrivare alla conoscenza certa di Dio, considerando le cose create, che sono un riflesso e una manifestazione delle perfezioni di Dio creatore (Denzinger-H, n. 3004). L'etnologia ci dimostra che non esistono popoli senza religione. Dio è stato onorato nella storia da tutti i popoli. La negazione di Dio è un'offesa alla natura dell'essere razionale. «Lo stolto pensa: Dio non c'è», dicono i Salmi, (14 (12) 1). L'ateo è un insensato, perché non riconosce in ciò che lo circonda la presenza di una Causa prima da cui tutto procede. è uno stolto perché nega la logica ed è un infelice perché è incapace di dare un senso alla propria vita.
VIVERE COME SE DIO NON ESISTESSE L'ateo è colui che afferma che non esiste Dio o che comunque vive nella pratica come se Dio non esistesse. La ragione di questa negazione, teorica o pratica, deriva più frequentemente dalla volontà dell'uomo che dal suo intelletto. Sant'Alfonso de' Liguori scrive: «È questione se ci siano o no atei d'intelletto: è certo non pertanto che ve ne sono molti di volontà, i quali, per non aver freno alle loro passioni disordinate, vorrebbero che non vi fosse Dio che li castigasse; perciò, per liberarsi da un tal timore e dai rimorsi della coscienza, questi infelici cercano di mettere in dubbio l'esistenza divina. Ma io non posso né potrò mai credere che essi giungano a persuadersi pienamente che non vi sia un Dio fattore e governatore del tutto» (Verità della fede, Tip. Luca Corretta, Monza 1831, p. 155). L'idea di un ateo moralmente buono è contraddittoria. L'ateo nega la prima tavola della Legge divina e naturale, che impone di riconoscere Dio, di non nominarlo invano e di rendergli il culto dovuto. Ma, senza questo fondamento logico e metafisico, non è possibile osservare la legge morale, che costituisce la seconda tavola della Legge. Il primo principio della legge morale afferma che bisogna fare il bene ed evitare il male. Ma quale bene potrà mai fare l'uomo, se nega o ignora Dio, sommo bene e causa e radice di ogni altro bene? «Se Dio non esiste, tutto è permesso» afferma Dostoevskij nei Fratelli Karamazov (1880). Il nichilismo filosofico e morale è la conseguenza necessaria dell'ateismo. Un ateo coerente non può che professare e praticare l'immoralità, così come un cattolico coerente non può che professare e praticare una legge morale assoluta ed universale. Naturalmente anche un ateo, fino al momento della morte, si può convertire, ma, se non si converte, è dannato e soffrirà per l'eternità l'assenza di quel Dio che ha rifiutato sulla terra. Chi invece ha la fede cattolica deve ringraziare Dio per la straordinaria grazia ricevuta, perché cammina sulla strada dell'eterna salvezza. Il battesimo cancella il peccato originale, ma non ne annulla le conseguenze. Per tutta la vita il cattolico dovrà combattere contro la carne, il mondo e il demonio. Ma egli sa che, anche se cadrà, ha l'immensa grazia della Penitenza, un Sacramento che gli permette di riconciliarsi con Dio e di ritrovare la grazia perduta.
NON ESISTONO BUONI ATEI Ci sono cattolici ipocriti che non amano né Dio né il loro prossimo? Può essere, ma si deve presumere che non sia la regola e ciò che ad essi si deve chiedere è di essere coerenti con la propria fede, di trasformare un cristianesimo esteriore in un Cristianesimo interiore, di vivere come dicono di pensare, se non vogliono finire col pensare come vivono. Il rischio che essi corrono è di diventare atei, proprio perché sono cattivi cristiani. Esistono certamente cattivi cattolici, ma esistono innanzitutto buoni cattolici, di cui i santi sono un modello. Non esistono invece "buoni atei": non esiste una "santità" laica o secolarista, come vorrebbero illuministi e massoni. Nei loro laboratori ideologici è nata la parola d'ordine secondo cui il buon ateo è meglio del cattivo cattolico. Ma a che servono tanti sforzi per osservare la legge divina, se chi non la osserva, perché non crede in Dio, è migliore di chi, per osservarla, cade e faticosamente si rialza? La tesi illuministica è che gli atei dovrebbero essere orgogliosi del loro ateismo e i cattolici vergognarsi della loro fede, perché in realtà Dio non esiste. I credenti però riescono ad essere felici anche nelle loro sofferenze, perché tutto ciò che accade per loro ha un significato, essendo permesso e voluto da Dio, Provvidenza infinita. Gli atei, al contrario, sono infelici, perché nessun bene creato è capace di appagare il desiderio di assoluto che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo. Gli atei, afferma Pio XII, «soffrono lo spasimo di un esilio, l'isolamento dall'universo, il vuoto di un deserto, a cui da sé stessi si sono condannati, accettando l'ateismo. Per loro non vi è che un rimedio, il ritorno: ritorno alla riflessione e al buon senso umano, ritorno alla ricerca profonda e serena della ragione delle cose, risalendo grado per grado la scala del Creato dall'effetto alle cause, finché non riposi pienamente appagata la mente investigatrice; ritorno infine alla umiltà e alla docilità della creatura» (Radiomessaggio natalizio del 23 dicembre 1949 in Discorsi e Radiomessaggi, vol. XI, pp. 330-331). Oggi dobbiamo pregare e combattere per il ritorno a Dio di un mondo ateo e secolarizzato, che vive sulla terra le sofferenze di chi si ostina a negare la bontà della Legge del Vangelo.
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ABUSI INFINITI DIETRO LA DEFINIZIONE DI ''SALUTE'' DELL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA'
L'Oms definisce la salute non come assenza di malattia, bensì come benessere fisico, mentale e sociale... suona bellissimo, ma in realtà è l'origine di una serie di abusi
Autore: Silvana De Mari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-01-2019
Il concetto di salute così come adottato dall'Oms nella sua carta fondativa del 1948 (salute definita come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia) suona bellissimo, ma in realtà è l'origine di una serie infinita di abusi. Permette l'abuso più mostruoso e fondamentale, permette di violare la prima regola della medicina: non nuocere. Il benessere mentale delle persone autodistruttive passa dall'autodistruggersi. La medicina quindi diventa complice dell'autodistruzione. L'autodistruzione è caratterizzata dall'odiarsi e per grandi linee possiamo averne 5 tipi. 1) Autodistruzione brutale e diretta: tossicodipendenza, alcolismo, dipendenza da pornografia, gioco d'azzardo, cutting (tagli orizzontali sull'avambraccio), binge drinking (ingestione di grandi quantità di alcolici pesanti in poco tempo), guida pericolosa, sfida al dolore e al ricovero in ortopedia, doppio salto mortale in avvitamento sull'asfalto, farsi i selfie su grattacieli, suicidio. L'aborto è una forma di odio di sé, un suicidio differito. 2) Odio il mio aspetto e/o grasso (mi odio in quanto grassa). Al momento non è ancora passata l'anoressia, la medicina non sta ancora collaborando ad aiutare un adulto a pesare 21 kg, ma permette la pericolosa e anti fisiologica operazione di liposuzione e permette di sfigurarsi con assurdi interventi di chirurgia estetica. Una persona può manifestare l'odio contro di sé con trenta interventi chirurgici , inclusa l'asportazione di sei costole, necessarie ad aumentare la sua somiglianza con la bambola Barbie. 3) Disturbo fittizio detto anche sindrome di Muchausen: persone che odiano essere sane, adorano essere malate. Simulano sintomi per procurarsi interventi chirurgici o medicine. La sindrome di Muchausen per interposta persona indica persone che fingono che i figli siano ammalati, facendo loro rischiare la vita e la salute. 4) Volere un'amputazione. Esiste l'incapacità di accettare il numero di arti, il normale numero di arti voglio dire, non sto parlando del dolore di coloro che hanno subito mutilazioni o sono nati con una focomelia. Sto parlando di individui con quattro arti e un totale di 20 dita che trovano questo sgradevole e antiestetico. Body integrity identity disorder (BIID, detta anche ampute identity disorder) o apotemnofilia è la patologia che spinge persone a desiderare l'amputazione di un arto sano, e di fingere di non averlo, intanto che cercano di risolvere il problema trovando un chirurgo compiacente. Da quando esistono le protesi al tantalio questo disturbo è esploso. 5) Rifiutare il proprio sesso. L'amputazione di un arto è infinitamente meno grave della castrazione. La rarissima apotemnofilia è ancora considerata una patologia della mente. La molto più grave incapacità ad accettare il proprio sesso, l'unico, quello genetico, quello biologico, quello iscritto in ogni nostra cellula mediante il codice XX e XY che divide gli esseri viventi sessuati in due uniche categorie maschio e femmina, è invece stata considerata una patologia del corpo, che è "sbagliato" rispetto a quella mente. Nascono un infinitesimale numero di esseri umani che per motivi fisici, organici cromosomici, genetici e/o endocrinologici, non sono riconoscibili né come maschi né come femmine. Sono casi di patologia, descritti sui testi di patologia, che nulla hanno che fare con i cosiddetti trans, esattamente come esiste un infinitesimo numero di persone che nascono privi di uno o più arti, affetti da focomelia, che nulla hanno a che fare con gli affetti da Body integrity identity disorder. Il cosiddetto trans è una persona cromosomicamente, geneticamente e endocrinologicamente normale, che vuole la chirurgia e la farmacologia per amputare le gonadi dal suo corpo e simulare le caratteristiche dell'altro sesso. Si tratta di simulazioni appunto, un vago sembrare, che si ottiene con interventi lunghi e complessi, non privi di rischi e complicane anche gravi. Non esistono interventi di cambiamento di sesso, esistono interventi, lunghi dolorosi e complessi, gravati da molti rischi, di apparente cambiamento di sesso. Ai molti rischi medici, chirurgici e anestesiologici si aggiunge anche il rischio del suicidio. Molte persone che hanno combattuto per anni con la convinzione che il cambiamento (apparente) di sesso avrebbe loro dato la serenità, quando si rendono conto che non è vero, quando cominciano a rimpiangere il proprio vero sesso, cominciano a considerare l'opzione del suicidio. Riporto le parole pubblicate sul New York Times dal transessuale Andrea Long Chu che desidera sottoporsi a un intervento di apparente cambiamento di sesso, che sta per subire un intervento erroneamente chiamato di vaginoplastica, perché la vagina non può essere imitata o costruita. La vagina è un canale estremamente complesso, quello che si ottiene in questa chirurgia è una tasca a fondo cieco. La traduzione è presa dall'ottimo blog di Sabino Paciolla. "Giovedì prossimo, mi faranno una vagina. L'operazione durerà circa sei ore, e sarò in convalescenza per almeno tre mesi. Fino al giorno della mia morte, il mio corpo considererà la vagina come una ferita; di conseguenza, richiederà un'attenzione regolare e dolorosa da mantenere. Questo è ciò che voglio, ma non c'è garanzia che mi renderà più felice. In realtà, non mi aspetto che lo faccia. Questo non dovrebbe impedirmi di ottenerla. Non sono stato sul punto di suicidarmi prima degli ormoni. Ora spesso lo sono... Le passioni negative - dolore, odio per se stessi, vergogna, rimpianto - sono un diritto umano tanto quanto l'assistenza sanitaria universale, o il cibo. Non ci sono buoni risultati nella transizione. Ci sono solo persone che chiedono di essere prese sul serio." Quest'uomo descrive benissimo il suo odio per se stesso e il suo desiderio di dolore. Uno studio svedese, condotto su 324 transgender (cioè la totalità di coloro che nel periodo 1973-2003 si sono sottoposti in Svezia all'intervento chirurgico di riassegnazione sessuale) ha concluso che dopo l'intervento chirurgico c'è un rischio di mortalità, comportamento suicidario e problemi psichiatrici significativamente superiore alla media. Questi interventi possono essere seguiti dal rimpianto. Questo succede molto più spesso di quanto si creda, e il rimpianto è atroce. Il rimpianto e il suicidio sono invece molto rari nelle persone che non hanno toccato i propri organi sessuali, come Vladimiro Guadagno e come numerose donne che hanno fatto cure ormonali a base di testosterone che hanno aumentato la loro forza fisica e causato un'ipertricosi, con barba e baffi, ma hanno conservato ovaie e utero. Queste donne possono restare incinte e portare normalmente una gravidanza. Quando un giornale scrive che un uomo sta portando una gravidanza scrive una sciocchezza, una sciocchezza che tutti vogliono sia scritta. In UK è stato proposto il termine persona incinta invece di donna incinta che potrebbe essere poco inclusivo. Analogamente nell'ultima legge fatta a New York che leva il vincolo delle 24 settimane quelle che possono abortire sono persone incinte. Ogni tipo di persona incinte. Le persone che si sottopongono a questi interventi devono poi essere circondate dalla menzogna. Questa menzogna è obbligatoria in alcune nazioni come il Canada, ancora facoltativa in Italia, ma scatena l'accusa di transfobia. La persona che si ritiene trans vive nella menzogna. E questa menzogna deve diventare universale. Vale la pena di battersi per la verità. E perché la medicina non diventi lesione grave su consenziente.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-01-2019
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LA FOLLE IDEA DI LEGALIZZARE LA PROSTITUZIONE: IL GUADAGNO E' ZERO E LA MALAVITA AUMENTA
Pensare a uno Stato che fa cassa sul traffico di esseri umani è inaccettabile e meschino perché come diceva don Oreste Benzi: ''Nessuna donna nasce prostituta''
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 16/02/2019
Legalizzare la prostituzione e offrire così il riconoscimento statale a una delle forme più gravi e odiose di sfruttamento delle donne? Se serve per fare cassa, ben venga. È il ragionamento che ha fatto il consigliere della Regione Veneto, Antonio Guadagnini. Il membro del gruppo indipendentista "Siamo Veneto" ha proposto all'attenzione del Consiglio regionale un disegno di legge che, se approvato, approderebbe a Roma come proposta di iniziativa regionale.
TASSE, PARTITA IVA E ALBI PROFESSIONALI Il consigliere regionale propone di trasformare le prostitute in lavoratrici autonome come tutte le altre, con il diritto di ricevere il dovuto compenso pattuito, l'obbligo di avere una partita Iva e di emettere fattura, pagando le spese sanitarie, previdenziali e ovviamente fiscali. «Il giro di affari è stimato in 25 miliardi di euro, con 9 milioni di clienti all'anno», fa i conti Guadagnini, come riportato dalla Stampa. «Solo in Veneto il giro d'affari potrebbe essere attorno ai 3 miliardi. Se questi 25 miliardi venissero fatturati ci sarebbero introiti miliardari per lo Stato». La proposta prevede poi che la prostituzione venga riportata dalla strada alle case chiuse, con tanto di apposito albo professionale per le prostitute. «Pensare di fare cassa sul traffico di esseri umani, pensare a uno Stato che lucra sulla terribile piaga del racket è meschino, eticamente inaccettabile e pure incostituzionale», commenta a tempi.it la proposta Giorgio Malaspina, coordinatore nazionale per la Comunità Papa Giovanni XXIII della campagna "Questo è il mio corpo". «Guadagnini inoltre dovrebbe studiare e aggiornarsi».
IN GERMANIA E OLANDA IL SISTEMA NON FUNZIONA Il 95 per cento delle donne che si prostituiscono in Italia non lo fanno per libera scelta, ma perché vittime della tratta di esseri umani e del racket della prostituzione. «Legalizzando la prostituzione non si risolve il problema dello sfruttamento», continua Malaspina. «Basta andare a leggersi gli studi fatti in Olanda e Germania, dove la legalizzazione è avvenuta: il problema non è stato risolto, tantissime restano vittime di violenze e abusi. In Germania oltre il 90 per cento delle prostitute non sono tedesche, ma vengono dalle zone più povere dei paesi dell'Est». E qui si inserisce un secondo problema: gli «introiti miliardari» sognati da Guadagnini sono un miraggio. «Continuiamo a parlare della Germania: le prostitute sono soprattutto persone che non hanno la possibilità di regolarizzarsi e di conseguenza non pagano le tasse», prosegue Malaspina. «Anche in Italia la maggior parte delle prostitute non hanno un permesso di soggiorno. Come si regolarizzano sotto il profilo lavorativo se non hanno i documenti?».
DONNE LIBERE SULLA STRADA NON CE NE SONO Dire poi che la prostituzione debba essere regolamentata perché le donne devono avere la libertà di vendere il proprio corpo, significa non conoscere la realtà sul campo. «Fin dagli anni 90, tutte le settimane la Comunità Papa Giovanni XXIII aiuta le donne sulla strada», spiega il coordinatore. «Non abbiamo mai incontrato una sola donna che abbia scelto liberamente di fare questo mestiere. Quando instauri un rapporto di fiducia con queste donne, spesso minorenni, tutte dicono la stessa cosa: sono ragazze di scarsa cultura, con storie di abusi alle spalle, ingannate e costrette a prostituirsi o dal racket o dalla povertà. Nessuna racconta a casa quello che fa. Donne libere sulla strada non ce ne sono: noi non ne abbiamo mai incontrata una».
COPIAMO SVEZIA, NORVEGIA E FRANCIA L'unico punto su cui Guadagnini ha ragione è che «oggi la legge Merlin non funziona più». Era infatti stata concepita per un altro periodo storico. A partire dagli anni Novanta la tratta delle donne straniere è aumentata nel paese, ponendo nuovi problemi. La soluzione a questi problemi c'è e non è la regolamentazione: «Dobbiamo copiare il cosiddetto modello nordico, quello adottato da Svezia, Norvegia, Islanda e recentemente anche dalla Francia», spiega Malaspina. «Si tratta di una legislazione che, come raccomandato dall'Unione Europea, mira a contrastare il traffico e la domanda, sanzionando cioè chi vuole usufruire delle prestazioni delle prostitute. I risultati finora in questi paesi sono positivi: contrasto al traffico, diminuzione della prostituzione e consapevolezza dal punto di vista culturale». Ed è proprio per spingere il governo ad adottare questo tipo di legislazione che è stata lanciata la petizione Questo è il mio corpo, di cui Malaspina è coordinatore nazionale, che ha già raccolto centinaia di migliaia di firme. «Fino a quando un uomo potrà comprare il corpo di una donna come se fosse una scatoletta di tonno, non si può parlare davvero di parità di genere. Anche le femministe cominciano a capirlo. Spero che il Veneto e il Parlamento non facciano passi indietro». Perché, come diceva don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Nessuna donna nasce prostituta».
Fonte: Tempi, 16/02/2019
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IL DIFFICILE RAPPORTO DELL'ISLAM CON L'ARTE E LA SCIENZA
Oggi va di moda il mito dell'arte musulmana, ma questa ha dato il meglio di sé solo al contatto con la Civiltà cristiana bizantina ed europea
Autore: Ida Rovira - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, dicembre 2018 (n.80)
La fede cristiana ha conosciuto nei secoli momenti di grande fioritura culturale. Tale progresso è potuto avvenire per l'essenza delle Sacre Scritture, secondo cui Dio è principio di ogni cosa. Tutto ciò che è stato da Lui creato, non avendo un carattere soprannaturale, è materia di scienza, nel senso dello studio delle cose. La scienza, per grazia di Dio, con la presenza imprescindibile della carità cristiana, è accostata alle virtù e alle capacità umane: saggezza, prudenza, istruzione, riflessione, disciplina, sapienza, gioia, ragione, lume dell'intelligenza, medicina, educazione. La Bibbia contiene inoltre gli aspetti relativi a costruire, creare, ideare, realizzare, alla cultura in generale. Tra le attività dell'essere umano, nei testi sacri si cita l'arte in vari modi: dell'intagliatore, del profumiere, di incidere sigilli, di fortificare, di ben disporre l'argomento, di suonare la cetra, di cantare inni, dell'arte, di lavorare oro e argento, di riprodurre le sembianze, di saper rendere la bellezza, della guerra, del parlare. La Bibbia tratta pure di medicina, che cura il dolore e guarisce i malati, e di musica, che serve a cantare inni sacri, a rallegrare il cuore, ad addolcire il canto e la vita.
IL DIFFICILE RAPPORTO DELL'ISLAM CON L'ARTE E LA SCIENZA Nell'Islam, invece, per arte s'intende la magia, in quanto "chi avesse acquistato quell'arte non avrebbe avuto parte nell'aldilà " (Corano, sùra 2, 2). L'arte, considerata una magia per la sua natura peccaminosa, è tentatrice degli uomini. La scienza nel Corano riguarda unicamente la conoscenza della lettura coranica. Infatti, coloro che sono "saldi nella scienza" sono i credenti musulmani. Per scienza s'intende la conoscenza del Corano, come si legge, tra gli altri, nel versetto 68 della stira 12 a proposito di Giacobbe "possedeva la scienza che Noi gli avevamo insegnato". E ancora, "la scienza è solo presso Dio " (stira 46, 23), mentre la scienza umana è quella dei maghi (stira 20, 66). Per i musulmani, ad esempio, "gli Israeliti medinesi, infatuati delle loro scritture, sono paragonati agli asini, in quanto detengono un sapere che non capiscono e che è per loro lettera morta. Agli occhi del Corano, infatti, gli ebrei si sono allontanati dall'insegnamento di Abramo, restaurato da Muhammad". Le parole "medico" e "musica" sono del tutto assenti nel Corano. Così anche il termine "architetto". Come nei vari campi del sapere, anche in architettura sono state attribuite erroneamente opere al mondo islamico, in modo univoco. Si prenda il caso della cultura ellenica, pervenuta nel vecchio continente, non tanto tramite i testi religioso-legislativi islamici quanto dalla città greco-romana di Bisanzio, denominata poi Costantinopoli durante l'Impero Romano d'Oriente. È stata questa congiuntura tra il mondo ellenico della filosofia e della scienza e la fede cristiana a creare la civiltà che oggi conosciamo.
APPROPRIAZIONI INDEBITE Molte moschee, ad esempio, sono state costruite da architetti o su santuari cristiani. Lo stile architettonico della cosiddetta Moschea della Roccia di Gerusalemme, del VII secolo, è quello di un martyrium cristiano grazie all'intervento di architetti cristiani bizantini. La cupola è una riproduzione della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, del IV secolo. La basilica romana di epoca costantiniana di Damasco, edificata nel IV secolo per ospitare le reliquie di Giovanni il Battista, è stata invece rinominata, nell'VIII secolo, Grande Moschea degli Omayyadi. Lo stesso è avvenuto per la basilica costantiniana di Santa Sofia del VI secolo, trasformata in moschea nel XV secolo da Maometto II, e poi in museo. Lo stile è infatti quello delle basiliche bizantine, come si nota dalla similitudine architettonica con la chiesa di Sant'Irene del IV secolo, dove ora è proibito celebrare liturgie, e con la basilica di Sant'Antonio di Padova, iniziata nel 1232. I dettagli architettonici della ex basilica visigota di San Vincenzo di Cordova, oggi cattedrale dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima, sono rimandi alla ex basilica romana di Damasco. La moschea, essendosi insediata due secoli dopo la costruzione della basilica di San Vincenzo, avvenuta nel VII secolo, non puntava verso la Mecca. La Puerta di San Esteban, dell'821, risente dell'influenza della scuola cordovana. Nel 1236, Ferdinando III di Castiglia riconquista Cordova e riconverte la moschea in cattedrale. Nonostante l'invasione islamica, l'interno della cattedrale rimanda all'estetica delle basiliche paleocristiane, con file di colonne lungo le navate sovrastate da capitelli romani. La disposizione delle colonne della basilica dell'Immacolata Concezione si ritrova in molte chiese precedenti alla morte di Maometto, avvenuta nel 632.
PRIMA LE TORRI CAMPANARIE E SOLO POI I MINARETI Come per le moschee, lo stesso è avvenuto con i minareti. Le prime torri ad uso religioso sono quelle campanarie. Il più antico campanile è del VI secolo, costruito con lo scopo di richiamare i fedeli alla Messa, successivamente anche di segnare le ore. Quando, nell'VIII secolo, papa Stefano II fa erigere il campanile per l'antica basilica di San Pietro in Vaticano, già molte chiese ne erano dotate. I minareti, che derivano dai campanili, nascono solo nel VII secolo con la dinastia califfale degli Omayyadi. Un altro pregiudizio vuole che la cattedrale di Santa Maria della Sede di Siviglia e il suo campanile della Giralda siano opere musulmane. Dal 1172 sul posto sorgeva la moschea di al-Moharren. Passata nel 1248 a mani cristiane, fu rimaneggiata come chiesa in stile mudéjar. A seguito di un terremoto nel 1356, questa cattedrale viene abbattuta. I lavori della nuova cattedrale, in stile gotico, iniziano quasi subito. Il primo Maestro Maggiore, così chiamato l'architetto, è Alonso Martinez. I successivi architetti che vi lavorano sono spagnoli e qualcuno fiammingo. Sono di artisti spagnoli anche le opere interne, tra cui il coro. Una parola sull'Alhambra di Granada. Sulla collina della Sabika esistevano costruzioni di epoca romana. Nel IX secolo, la comunità ebraica del quartiere adiacente di Albaicin si stabilisce sulla collina, chiamata successivamente dai musulmani Hisn al-Hamra, Fortezza rossa, per il colore dei mattoni utilizzati dai romani. La cittadella, chiamata Alhambra, si sviluppa grazie all'influente e poliedrico ebreo Samuel ibn Naghrela (993-1056). Egli fa innalzare sulle rovine degli edifici romani il suo palazzo. Suo figlio Joseph, capo della comunità ebraica andalusa e visir del Re ziride Badis ibn Habus, prosegue il progetto del padre secondo la tradizione decorativa ebraica, impiegata tra il III e VI secolo nelle sinagoghe e nelle case private di Sephoris, Tiberiade e Scitopoli. Joseph viene assassinato dai musulmani e il progetto si arena fino al XII secolo, quando viene conclusa la costruzione del palazzo di ibn Naghrela. Nel 1526, Carlo V d'Asburgo (1500-1558), imperatore del Sacro romano Impero e re di Spagna, ordina l'edificazione del suo Palazzo all'Alhambra e altre modifiche in stile gotico. Gli eredi di Carlo V proseguono il lavori fino a Carlo IV di Borbone (1748-1819). La composizione dell'Alhambra è riconducibile a templi ebraici e a fortezze medioevali cristiane. In particolare, la struttura ricorda il Tempio di Gerusalemme, iniziato nel IX secolo a. C, e i monasteri cristiani orientali nati nei primi secoli del cristianesimo. Si tratta quindi di una commistione di stili architettonici ebraico-cristiani. Per quanto riguarda il linguaggio architettonico del palazzo di ibn Naghrela, è lo stesso di quello espresso in altri palazzi cristiani. Per esempio, il Patio de los Leones è quasi identico al Patio de las Doncellas a Siviglia. Si direbbe quasi che siano stati realizzati dagli stessi architetti, artisti e artigiani, chiamati da Samuel Ha-Levi, tesoriere del re cattolico Pietro I. Nel Patio de los Leones si trova una fontana con statue in pietra raffiguranti leoni, descritti nei versi ebraici di uno dei racconti sull'Andalusia di Samuel ibn Naghrela, di epoca molto precedente alla nascita dell'Islam. La fontana, che potrebbe essere stata incorporata nel Patio, rispecchia la scuola romanica, caratterizzata da elementi provenienti dalla cultura cristiana bizantina del IV secolo. In conclusione, la presenza dell'Islam in Spagna, come in altre nazioni europee, continua a far dichiarare ad alcuni che siano stati i musulmani gli autori originari di molte opere architettoniche e artistiche. E ciò è palesemente falso. Si è trattato, in realtà, di una commistione in cui l'elemento cristiano ha fatto da ispiratore.
Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, dicembre 2018 (n.80)
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OMELIA VII DOM. T. ORDINARIO - ANNO C (Lc 6,27-38)
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro
Fonte Maranatha
L'uomo che ha creduto all'annuncio, a quello che Dio ha fatto in Gesù (kérigma), spontaneamente si chiede: Ora che cosa devo fare? Come devo vivere? La risposta è questa: ci deve essere corrispondenza tra ciò che Dio ha fatto e ciò che l'uomo deve fare. Ora la vicenda di Gesù è l'espressione storico-concreta dell'atto di amore totalmente gratuito ed universale (mentre eravamo peccatori egli, per primo, ci ha amati) con cui Dio si dona all'umanità e in cui rivela quello che è. Il cristiano perciò deve amare di un amore gratuito ed universale, «perché» Dio in Cristo ci ha amati così. La stessa capacità di amare ci è data dal fatto che prima siamo Stati oggetto di amore. Appare chiaro che il principio della vita morale del cristiano, l'amore gratuito e universale, o carità, non può essere compreso al di fuori del Vangelo. Luca, nel vangelo di questa domenica, non enuncia questo principio in forma astratta, ma in forma concreta, raccogliendo una serie di detti di Gesù. Tutti questi precetti sono delle indicazioni presentateci sotto forma drammatica per il riferimento a delle situazioni di fatto, circa la qualità e la direzione dell'agire umano in vista della sua conformazione all'agire divino («Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro». Lc 6,36). Le espressioni di Gesù fanno paura per la radicalità e l'esigenza. Noi dobbiamo ricordare che la qualità può essere presente anche in uno stadio piuttosto iniziale di realizzazione. La direzione può essere discernibile nell'atto anche quando la mèta si trova piuttosto lontana. Ma l'esigenza che la nostra azione abbia nelle situazioni concrete della vita questa direzione e questa qualità (amore gratuito ed universale) è categorica. Quanto Gesù dice nei detti raccolti in questo discorso non è un ordinamento completo della vita dei discepoli, né mira ad esserlo; quanto vi si dice è una serie di sintomi, segni, esempi di ciò che avviene quando il regno di Dio erompe in questo mondo ancora dominato dal peccato e dalla morte.
SEGNI DEL REGNO DI DIO Gesù dice in certo modo: voglio mostrarvi con alcuni esempi come è la vita nuova; e ciò che io vi mostro in tal modo voi dovrete trasformarlo in tutti i settori della vita. Voi stessi dovete essere segni del venturo regno di Dio, segni posti ad indicare che qualcosa è accaduto. Deve apparire agli occhi del mondo dalla vostra vita e da tutti i settori di essa che il regno di Dio è iniziato (seconda lettura). Se è vero che siamo solidali con l'uomo che è in noi e la cui dinamica è il peccato e la morte, è anche vero che per l'adesione al Vangelo diveniamo solidali con Cristo e con la sua dinamica di amore, vita e risurrezione.
COME INTERROMPERE LA PROLIFERAZIONE DELLA VIOLENZA Uno dei problemi più gravi oggi è la violenza. C'è un nuovo modo «magico» di considerare la realtà, di deresponsabilizzare la persona, dicendo che la causa di tutti i mali è fuori della persona, nella società, nelle strutture, nella ereditarietà, nell'inconscio collettivo. Questo è verità, ma non è tutta la verità. L'uomo resta, nonostante tutto, libero. Il male è entrato ed entra nel mondo per un atto di libertà dell'uomo. Non è vero che la persona è innocente dentro e che il male viene tutto da fuori di lui. E se è vero che non dovremo mai cessare di impegnarci per rendere le condizioni esterne di vita umanizzanti e non disumanizzanti, è anche vero che non dovremo mai cessare dal fare appello alla coscienza della persona, alla sua libertà. L'uomo è insieme vittima e assassino. La violenza, come ogni male, ha una logica, crea una catena, mette in moto una «proliferazione». Ci vuole qualcuno che spezzi l'anello, che interrompa la proliferazione, che ami per primo, che accetti di essere vittima senza essere assassino, che ami nonostante tutto, che ami senza essere amato. Cristo è la vittima innocente che ha interrotto la catena. Il cristiano, trasformato nell'intimo da Cristo, reso nuovo, inizia una nuova logica con un atto d'amore gratuito ed universale.
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