BastaBugie n�602 del 06 marzo 2019

Stampa ArticoloStampa


1 AMARE L'UMANITA' E' FACILE, INVECE AMARE IL PROSSIMO...
Chesterton diceva: ''Noi scegliamo gli amici e i nemici, ma è Dio a scegliere il nostro vicino di casa''
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Radio Roma Libera
2 L'UMILIAZIONE DEL PARROCO: DA PADRE A... DIRETTORE DI FILIALE, AMMINISTRATORE, GESTORE
Le liturgie domenicali senza sacerdote saranno la morte del cristianesimo come disse Benedetto XVI nel 2011
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 FINALMENTE UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLA SINISTRA COOPERATIVA DEL FORTETO
Le responsabilità della sinistra che per trent'anni ha impedito che emergesse la verità su centinaia di minori seviziati (VIDEO: discorso alla camera dei deputati)
Autore: Giovanni Donzelli - Fonte: Libertà e Persona
4 I SENATORI ANTI-TRUMP GIUSTIFICANO L'INFANTICIDIO DI CHI SOPRAVVIVE ALL'ABORTO
I democratici, abusando della regola numero 22 del senato, bloccano la legge che vietava l'uccisione di bambini vivi (VIDEO: fa nascere il figlio anche se era stata violentata)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
5 PER GLI ABUSI SESSUALI LA CHIESA NON PUO' TROVARE UNA SOLUZIONE NELLA GIUSTIZIA CIVILE
Ad es. una delle due presunte vittime del cardinale Pell nega di aver subito molestie e 20 testimoni l'hanno scagionato... ma il tribunale l'ha condannato lo stesso
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 ENNESIMA BUFALA SU OMOFOBIA E RAZZISMO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): salta incontro con la ex lesbica, in biblioteca un trans legge storie ai bambini, il sentimento non cambia la natura
Autore: Antonio Righi - Fonte: Libertà e Persona
7 SI AVVICINA LA SERA E IL GIORNO E' AL TERMINE
Nuovo libro del cardinale Robert Sarah, prefetto al Culto divino, sulla crisi spirituale, morale e politica (VIDEO: omelia del 2018 del card. Sarah)
Fonte: Sito del Timone
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: FORMIGONI VA DIFESO?
Le reazioni dei nostri lettori alla condanna al carcere per l'ex governatore della Lombardia
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA I DOMENICA QUARESIMA - ANNO C (Lc 4,1-13)
Il Signore, Dio tuo, adorerai
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - AMARE L'UMANITA' E' FACILE, INVECE AMARE IL PROSSIMO...
Chesterton diceva: ''Noi scegliamo gli amici e i nemici, ma è Dio a scegliere il nostro vicino di casa''
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Radio Roma Libera, 24/01/2019

Iniziamo con la citazione di un famoso scrittore cattolico inglese che è Chesterton, il quale così scrive: "Noi scegliamo i nostri amici e i nostri nemici, ma è Dio a scegliere il nostro vicino di casa, ed eccolo arrivare vestito di tutti gli incuranti orrori della natura, strano come le stelle, sprezzante e indifferente come la pioggia. Egli è l'uomo la più terribile delle bestie. Ecco perché le antiche religioni e l'antica lingua delle scritture davano prova di una saggezza tanto sottile, quando parlavano non del dovere dell'uomo verso l'umanità, ma del dovere dell'uomo verso il suo vicino. Il dovere verso l'umanità può spesso assumere la forma di una scelta personale o addirittura piacevole. Quel dovere può essere un passatempo, può addirittura essere una dissipazione. Possiamo lavorare nell'East End perché siamo particolarmente adatti a lavorare nel East End o perché pensiamo di esserlo; possiamo lottare per la causa della Pace internazionale perché amiamo molto lottare. Il più atroce martirio, l'esperienza più ripugnante possono essere il risultato di una scelta o di una sorta di inclinazione, possiamo essere fatta in maniera tale da amare particolarmente i folli o avere uno speciale interesse per la lebbra. Possiamo amare i negri perché sono neri o i socialisti tedeschi perché sono pedanti. Ma", conclude Chesterton, "dobbiamo amare il nostro vicino perché è lì: una ragione molto più allarmante per un'operazione molto più seria. È il campione di umanità che ci è capitato in sorte. Egli è tutti proprio perché potrebbe essere chiunque. È un simbolo perché è un caso".

NON AMARE L'UMANITÀ IN GENERALE, BENSÌ IL PROSSIMO IN PARTICOLARE
Chesterton dice una cosa molto vera su cui non ci soffermiamo abbastanza. È una cosa che non dice esplicitamente, ma che fa ugualmente capire in maniera chiara. Gesù Cristo non ci ha detto di amare l'umanità, bensì di amare il prossimo. L'umanità è un concetto e l'amore di Dio è rivolto alla persona concreta, è interpersonale e non tende alla concettualizzazione, all'astrazione.
Ora, servendomi di queste parole di Chesterton, voglio far capire un'altra cosa anche se è simile. L'uomo è chiamato da Dio ad amare veramente e non astrattamente. L'uomo non può amare l'ideale astratto, piuttosto deve amare la realtà concreta che gli è dinanzi e che coinvolge fattualmente la propria vita. Per l'uomo, e diciamolo francamente per tutti quanti noi, è più o meno facile amare il proprio simile in quanto essere umano generalmente e astrattamente inteso. Diventa molto più difficile amarlo quando questo uomo, generalmente inteso, si trasforma in vicino cioè in prossimo. È allora che cerchiamo di giustificare tra virgolette la nostra pigrizia in mille modi. Un po' come succede per quei tizi, e sono tanti e diciamolo francamente siamo tanti, che si autoconvincono che la propria inazione si debba non a se stessi, ma sempre a causa dell'esistenza di qualcosa che non funziona.

UN MANIFESTO CONTRO LA MODERNITÀ IDEOLOGICA E UTOPICA
Soffermiamoci ora sulle parole della citazione, cioè della frase di Chesterton, quando a un certo punto lui dice così: "Il vicino è il campione dell'umanità che ci è capitato in sorte". Sono parole che, non esagero, possiamo considerare un manifesto contro quello che è un tratto tipico della modernità, che è la dimensione ideologica e utopica. La modernità è nell'abbandono del realismo filosofico, un abbandono che la modernità decide di operare, perché esso, il realismo filosofico, è troppo vincolato all'accettazione del reale e pertanto costringe l'uomo nel suo limite, nella sua dipendenza, quindi nel suo essere creatura. La dimensione biologica e utopica sostituisce il reale vero con un reale immaginario, che si conforma ai propri desideri. Da qui la sostituzione per esempio delle libertà concrete con l'astratta Libertà, con la L maiuscola, della realizzazione e della giustizia concreta con l'astratta Giustizia, con la G maiuscola, fino ad arrivare alla sostituzione dell'uomo concreto, vicino e con i suoi reali bisogni, con l'Uomo, con la U maiuscola. Con la modernità, i diritti dell'uomo sono diventati i protagonisti. Tutti ne parlano. In un certo qual modo sono vessillati su tutte le bandiere eppure, mai come negli ultimi secoli, sono stati così fortemente calpestati. Il ventesimo secolo è stato il secolo che ha fatto più morti ammazzati, più di tutti i secoli precedenti. Per non parlare del fatto che più si parla di diritti dell'uomo e più le legislazioni li disconoscono, arrivando a legalizzare ciò che vi è di più ingiusto: l'uccisione di tanti bambini innocenti nel grembo delle proprie madri.

E ALLORA DOV'È LA SPIEGAZIONE?
La spiegazione è proprio in ciò che ci ha detto Chesterton. Rileggiamo un passaggio. Lo scrittore inglese ci dice: "dobbiamo amare il nostro vicino perché è lì: una ragione molto più allarmante per un'operazione molto più seria. Questi è il campione di umanità che ci è capitato in sorte. Egli è tutti proprio perché potrebbe essere chiunque. È un simbolo perché è un caso". Allora dobbiamo concludere in questo modo: oggi si parla tanto di carità, di amore in favore di chi è più in difficoltà, si organizzano convegni, raccolte fondi, attività varie per lenire le indigenze di chi è lontano. Ma il vicino? Il vicino della porta accanto che può essere il bambino, che non ha il pancino gonfio come i bambini africani, ma che soffre perché i genitori si stanno separando. Che può essere il bambino che sta ancora nel grembo di una madre, la quale sta pensando seriamente di sbarazzarsene. Che può essere il proprio padre che è troppo anziano, la propria madre che è troppo anziana, il nonno e la nonna che non sono più autosufficienti, che vanno curati, a cui bisogna cambiare il pannolone. Questi no, a questi non pensiamo più.
L'amore, che noi oggi amiamo, non è l'amore vero, quello che si lascia giudicare dalla verità, ma è una sorta di idea di amore, un'idea che costruiamo noi lasciandoci guidare dai nostri gusti. Un'idea di amore che acquistiamo con il nostro pensiero e che ci servirà come il bel vestito che abbiamo acquistato per la cerimonia di rito.
Tutto questo è il controsenso di un tempo che ha dimenticato tutto, perché ha dimenticato la Verità. Di un tempo così paradossale che non ha tanto modificato l'amore in odio, quanto svuotato l'amore trasformandolo in ideologia. E da questo punto di vista possiamo ben concludere che il buon Chesterton aveva pienamente capito questa grande questione.

Fonte: Radio Roma Libera, 24/01/2019

2 - L'UMILIAZIONE DEL PARROCO: DA PADRE A... DIRETTORE DI FILIALE, AMMINISTRATORE, GESTORE
Le liturgie domenicali senza sacerdote saranno la morte del cristianesimo come disse Benedetto XVI nel 2011
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/12/2018

Tra le risposte dei nostri lettori alla nuova campagna #salviamolamessa è arrivata anche una lunga lettera di un diacono dell'Arcidiocesi di Modena-Nonantola, che spezza una lancia in favore delle celebrazioni della Parola domenicali, sostitutive della S. Messa; ovviamente in alcune precise situazioni. È una lettera che merita un'ampia risposta. Anzitutto diamo la parola al nostro diacono, che ci presenta un po' il quadro in cui offre il suo servizio pastorale: "Il territorio nel quale opero è sui primi contrafforti dell'Appennino, da 500 a 900 metri sul livello del mare; è molto esteso. Fanno parte del vicariato 21 parrocchie che vanno da 150 a 2500 anime ed è diviso in 3 unità pastorali [...] I sacerdoti che hanno incarichi pastorali nel vicariato sono quattro, rispettivamente di 77, 89, 91 e 45 anni. Cercano di resistere sulla breccia nonostante gli acciacchi. Il clero è formato inoltre da due diaconi permanenti: 76 e 50 anni. Dalla Curia, la domenica, è inviato qualche sacerdote per assicurare la celebrazione eucaristica in quasi tutte le chiese distanti tra loro svariati chilometri percorribili su strade di montagna, a volte, non asfaltate. Dove non è possibile, anche per questioni di salute, di partecipazione ad attività pastorali (campi estivi giovani e ragazzi, esercizi spirituali...), il diacono celebra la Liturgia della Parola". Questa è dunque la situazione del Vicariato di Serramazzoni, che comprende le parrocchie ai piedi del Cimone. Oltre a conoscere queste zone, conosco bene anche la realtà appenninica, perché anch'io vivo a oltre 800 m. di altitudine, sul crinale dell'Appennino bolognese. Moltissime frazioni, alcune abbarbicate non si sa dove, ognuna delle quali ha la sua chiesina, pochi abitanti e sacerdoti ridotti al lumicino.
Il diacono fa notare che in queste aree della nostra Italia che stanno vivendo uno spopolamento, dovuto da un lato al crollo generale delle nascita e dall'altro alla "fuga" in città delle persone, "la comunità che si stringe attorno alla chiesa e al piccolo cimitero è l'unico legame che unisce ancora alla terra d'origine i pochi abitanti che si ritrovano insieme a pregare e familiarizzare la domenica, e le altre feste e novene; si forma così quell'aggregato sociale che permette di agire e operare per il bene comune". Dunque tenere aperte queste chiese, in cui trovarsi per pregare, è quasi l'unico fattore che permette alle persone di rimanere; ed avere la possibilità della presenza di un diacono è un ulteriore fattore di coesione. Ho collaborato per due anni con un diacono della mia zona, insegnando catechismo ai bambini, e posso dire che è vero.

LA MESSA VALE UN PO' DI FATICA
Il mio dissenso inizia però quando questi fattori importanti diventano ragione per preferire celebrazioni non eucaristiche alla S. Messa. Posso capire che "i fedeli non apprezzano la celebrazione della Messa da parte di sacerdoti con cui non possono neppure colloquiare in quanto immediatamente in auto per celebrare a 20 chilometri un'altra Eucaristia"; ma qui il problema non è colloquiare con il sacerdote, ma di unire noi stessi a Gesù Cristo, nel suo atto di perpetua offerta al Padre, che si rende presente nella Messa. L'unione all'offerta di Cristo è il senso della nostra vita: ciò che non è "preso" da Lui e presentato al Padre, è destinato a dissolversi: "chi non raccoglie con me, disperde (Mt. 12, 30). La Messa è il senso di ogni cosa: del mondo, della nostra vita, delle nostre pene. Tolta quella, è tolto tutto. Allora non è corretto preporre l'aspetto umano della presenza del sacerdote, al sigillo sacramentale che gli è stato conferito e che lo abilita ad offrire la Vittima divina e noi stessi in persona Christi capitis.
Il punto chiave della questione, su cui non possiamo essere disposti a mollare, è che se passa l'idea che la Messa domenicale non vale un viaggio di 20, 30, 50 minuti, un'ora, allora è finita. È finita in quanto questa mentalità toglie linfa alle vocazioni sacerdotali, perché il sacerdote è anzitutto l'uomo del Sacrificio eucaristico, dei sacramenti. Ma se la Messa non vale un po' di fatica e disagio, perché dare tutta la propria vita per celebrarla? Le idee non passano solo perché si dicono certe cose o se ne tacciano altre, ma anche e soprattutto perché si crea un modus vivendi. Dunque, la moltiplicazione di queste celebrazioni sostitutive delle Messe domenicali diffonde sempre di più quel virus letale della subordinazione di Dio e del culto che gli è dovuto ad altro, compreso il nostro agio: è questo il terreno che ha inaridito le vocazioni sacerdotali, fino quasi ad estinguerle. Queste "messe senza prete", nelle condizioni in cui siamo noi, che è sì di disagio, ma non di impossibilità, diventeranno la morte del sacerdozio e peggioreranno la situazione a vista d'occhio, anziché contenerla. È il sacrificio per Dio ad essere fecondo, a generare vocazioni, ad attirare grazie. Ed è questo che non vogliamo capire.
Il problema della comunità legata alla sua chiesa può essere risolto in altro modo; per esempio, attraverso la preghiera comune del Santo Rosario, o dei Vespri; valorizzando il mese di maggio, la festa del Patrono, organizzando delle Novene in preparazione alle maggiori Solennità o Feste. Ancora, la domenica, e altri giorni della settimana, si può prevedere l'adorazione del Santissimo Sacramento ed anche la benedizione, se è presente il diacono (o solo l'esposizione, se è presente un accolito). Ma tutto questo prende forza dalla Messa e ad essa spinge. Non si tratta perciò di sottolineare la vita di preghiera comunitaria a scapito della Messa, ma di dare a ciascuna il suo posto ed il suo valore.

IL TEMPO DI DEDICARSI ALLA SANTIFICAZIONE DELLE ANIME
Nella lettera, il nostro lettore fa anche notare che "quando viene il presbitero, dovrebbe fermarsi, confessare, visitare gli ammalati per l'Unzione degli infermi, partecipare alla responsabilità dei catechisti e parlare con i ragazzi del catechismo... e non partire con la lingua in fuori per arrivare in tempo altrove". Siamo d'accordo; ma, se non c'è il tempo materiale per farlo di domenica, si può e si deve fare in un altro giorno. E qui mi arrischio a toccare un nervo scoperto: che cosa ci fanno dei sacerdoti negli uffici delle curie, otto ore al giorno, dal lunedì al venerdì, a fare cose che potrebbero fare anche dei laici? Cosa ci fanno dei sacerdoti continuamente in riunione, vuoi per quella del clero, vuoi per quella vicariale, vuoi perché è membro di svariati uffici pastorali? Cosa ci fanno dei sacerdoti a perdere tempo a organizzare feste, meeting, giornate dello sport e quant'altro? Questo è il secondo problema: i sacerdoti ormai fanno (e, a volte, sono costretti a fare) di tutto e di più, ma poi non hanno il tempo di dedicarsi alla santificazione delle anime. Oltre alla svalutazione della Messa, è anche la corrispondente svalutazione del sacerdozio che sta svuotando i seminari; ma sembra che i Vescovi siano contenti così.
Anche la figura del parroco è stata colpita al cuore. Il parroco "padre" è stato sostituito dal parroco "direttore di filiale", amministratore, gestore. Complice di questo restiling è anche la nostra Conferenza Episcopale, che ha stabilito in nove anni la durata della nomina di parroco; e ci è pure andata bene: dalle altre parti si propende per un sessennio. Ora, non bisogna essere dei fenomeni per capire che un parroco "a tempo determinato" difficilmente sviluppa una vera paternità, che per sua natura, ha durata illimitata verso gli stessi figli e fedeltà illimitata alla stessa sposa. Una volta un parroco prendeva possesso della parrocchia per rimanervi: ogni volta che celebrava un funerale per un parrocchiano e lo portava al cimitero, sapeva che lì sarebbe stato sepolto anche lui. E se non era così, era perché ne aveva combinato una così grossa da meritare di essere spostato chissà dove. Si smussava lui e si smussavano i fedeli, i quali in fondo sapevano che, simpatico o meno, il parroco era sempre là e non smetteva mai di fare le stesse cose, quelle che forgiano un cristiano: la Messa, l'assoluzione delle colpe, la predicazione, la catechesi. Quelle che giustamente il nostro diacono lamenta che non vengono più fatte.
Allora, giù il cappello alla generosità di diaconi come il nostro lettore, ma la diffusione di queste celebrazioni sta tutta nell'incomprensione del valore della Santa Messa e della vocazione sacerdotale. È la sparizione del primato di Dio.

Nota di BastaBugie: cos'è più importante la comunità o il primato di Dio? La campagna della Nuova BQ #salviamolamessa sull'uso di ricorrere con sempre più superficialità alle liturgie della Parola in luogo della Santa Messa ha messo in evidenza, attraverso le segnalazioni dei lettori, un problema ormai sotto gli occhi di tutti: la comunità viene messa al primo posto e pazienza se non si celebra la messa. Ma come stanno le cose? Che comunità cristiana ci può mai essere se le viene tolta la principale fonte di sostentamento e di attrattiva rappresentata dall'Eucarestia? E' evidente che bisognerebbe iniziare a ricentrare tutta la questione per poter inquadrare anche il fenomeno delle liturgie domenicali senza sacerdote nel giusto ambito, rappresentato da uno stato di necessità oggettivo e non da una scomodità più o meno accertata.
In questo senso ci viene in soccorso uno scritto recente di Papa Benedetto XVI che nel 2011 aveva già inquadrato la problematica denunciando l'inversione tra il primato di Dio e la comunità. Un'inversione che possiamo vedere anche nell'uso di celebrare le messe in maniera sciatta o nell'abuso di chiese utilizzate per altri scopi da quelli cultuali. Questo capitolo intitolato "Liturgie domenicali senza sacerdote" e pubblicato nel libro di Joseph Ratzinger "Teologia della liturgia. La fondazione sacramentale dell'esistenza cristiana" (Libreria Editrice Vaticana, 2011, pp 287 - 291) può contribuire a chiarire le idee.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29-12-2018:
Sono due i princìpi che, conseguentemente alle nostre riflessioni, devono guidare il nostro agire nella prassi.
1. Vale la priorità del Sacramento sulla psicologia. Vale la priorità della Chiesa sul gruppo.
2. Col presupposto di quest'ordine gerarchico, le Chiese locali devono cercare la risposta giusta alle rispettive situazioni, sapendo che il loro compito essenziale è la salvezza degli uomini (salus animarum). In tale orientamento di tutto il loro lavoro si ritrovano sia il loro vincolo che la loro libertà.
Guardiamo ora ambedue i princìpi più da vicino. Nelle terre di missione, nella diaspora, in situazioni di persecuzione, non vi è nulla di nuovo nel fatto che di Domenica la Celebrazione eucaristica sia irraggiungibile e che allora si debba tentare, nella misura del possibile, di sintonizzarsi interiormente con la celebrazione domenicale della Chiesa. Da noi il calo delle vocazioni sacerdotali suscita sempre più sensibilmente situazioni di tal genere che finora ci erano in gran parte insolite. Purtroppo, la ricerca della soluzione giusta è spesso offuscata da ideologie d'impronta collettivista che sono piuttosto di ostacolo che non di aiuto alla reale esigenza. Si è detto, per esempio: ogni chiesa che prima aveva un parroco o comunque una regolare celebrazione domenicale, deve continuare ad essere luogo di adunanza festiva della comunità locale. Soltanto così la chiesa rimarrebbe il punto centrale del paese; soltanto così la comunità rimarrebbe viva come comunità. Per questo motivo sarebbe più importante per essa riunirsi proprio lì ascoltando e celebrando la Parola di Dio, che non approfittare della possibilità, di per sé esistente, di partecipare alla Celebrazione eucaristica stessa in una chiesa situata nelle vicinanze.
In quest'argomentazione ci sono molti elementi plausibili e, indubbiamente, anche buone intenzioni. Ma vengono dimenticate le valutazioni fondamentali della fede. In tale visione, l'esperienza dello stare insieme, la cura della comunità del paese, sta al di sopra del dono del Sacramento. Senza dubbio, l'esperienza dello stare insieme è più direttamente accessibile e più facilmente spiegabile di quanto non lo sia il Sacramento.
Viene quindi spontaneo ripiegare dalla dimensione oggettiva dell'Eucaristia verso quella soggettiva dell'esperienza, dalla dimensione teologica verso quella sociologica e psicologica. Ma le conseguenze di un simile anteporre la condivisione vissuta alla realtà sacramentale sono gravi: la comunità in tal caso celebra se stessa. La chiesa diventa un veicolo per uno scopo sociale; per giunta, in questo modo si rende schiava di un romanticismo che nella nostra società caratterizzata dalla mobilità è alquanto anacronistico.
Certo, all'inizio le persone, piene di gioia, si sentono valorizzate dal fatto che ormai celebrano esse stesse nella loro chiesa, che possono «farlo da sé». Ma ben presto si accorgono che ora non c'è altro se non quello che fanno esse stesse; che non ricevono più nulla, ma celebrano se stesse. In quel caso, però, tutto diventa una cosa di cui si può anche fare a meno, poiché ora il culto domenicale, in sostanza, non va più al di là di ciò che si fa di solito e sempre. Non tocca più un ordine diverso; è anch'esso ormai solo «produzione propria». È quindi impossibile che gli possa essere insito quell'«obbligo» assoluto di cui la Chiesa ha sempre parlato.
Tale valutazione, però, si estende poi con intrinseca logica anche all'autentica Celebrazione eucaristica. Poiché se la Chiesa stessa sembra dire che l'assemblea è più importante dell'Eucaristia, allora anche l'Eucaristia è, appunto, solo «assemblea» - altrimenti, infatti, l'equiparazione non sarebbe possibile; allora l'intera Chiesa si abbassa al livello del «fai da te» e alla fine si dà ragione alla triste visione di Durkheim, secondo cui religione e culto non sono altro che forme di stabilizzazione sociale attraverso l'autopresentazione della società. Ma non appena si diventa di ciò consapevoli, tale stabilizzazione non funziona più, giacché essa si realizza solo quando si pensa che ci sia in gioco qualcosa di più. Chi eleva la comunità a scopo diretto, è proprio lui che ne dissolve le fondamenta. Ciò che inizialmente appare tanto pio e plausibile, è in realtà un rovesciamento delle valutazioni e degli ordini, che tocca le radici, e con cui, dopo qualche tempo, si ottiene il contrario di quanto si era voluto.
Solo se conserva il suo carattere del tutto incondizionato e la sua assoluta priorità su ogni finalità sociale e su ogni intenzione di spirituale edificazione, il Sacramento crea comunità ed «edifica» l'uomo. Anche una celebrazione sacramentale psicologicamente meno ricca e dal punto di vista soggettivo piuttosto priva di splendore e noiosa, è alla lunga (se ci si può esprimere in modo così utilitaristico) anche «socialmente» più efficace che non lo sia l'auto-edificazione psicologicamente e sociologicamente ben riuscita della comunità. Si tratta, infatti, della questione fondamentale, se qui avvenga qualcosa che non proviene da noi stessi, o se invece siamo soltanto noi a progettare e a plasmare un'atmosfera di comunione. Se non esiste «l'obbligo» superiore del Sacramento, diventa insulsa la libertà che ora ci si prende, perché resta priva del suo contenuto.
In modo completamente diverso stanno invece le cose quando si tratta di un caso di vera necessità. Allora, infatti, non è che con una celebrazione senza sacerdote ci si riduca nella sfera solamente umana; in quel caso essa rappresenta piuttosto il gesto comune con cui ci si protende verso il «dominicus», la Domenica della Chiesa. Con questa azione ci si aggrappa allora al comune dovere e volere della Chiesa, e quindi al Signore stesso.
La domanda decisiva è: dove corre il confine tra volontà personale e vera necessità? Questo confine certamente non può essere tracciato in modo astrattamente univoco e sarà anche nel dettaglio sempre fluttuante. Esso deve essere trovato nelle singole situazioni dalla sensibilità pastorale degli interessati, in sintonia con il Vescovo. Esistono delle regole che possono essere utili. Che non sia lecito ad un sacerdote celebrare di Domenica più di tre volte, non è una fissazione positiva del diritto canonico, ma corrisponde ai limiti di ciò che è realmente eseguibile. Questa è una disposizione dal punto di vista del celebrante; per quanto riguarda i fedeli, bisogna porsi la questione della ragionevolezza delle distanze da superare e della raggiungibilità delle celebrazioni in tempi convenienti. Di tutto ciò non si dovrebbe troppo costruire una casistica prefabbricata, ma lasciare spazio alla decisione coscienziosa in considerazione delle esigenze.
L'essenziale è che si rispetti l'ordine giusto del grado di importanza e che la Chiesa non celebri se stessa, ma il Signore che essa riceve nell'Eucaristia al quale va incontro nelle situazioni in cui la comunità senza sacerdote si protende verso il dono che Egli costituisce.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/12/2018

3 - FINALMENTE UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLA SINISTRA COOPERATIVA DEL FORTETO
Le responsabilità della sinistra che per trent'anni ha impedito che emergesse la verità su centinaia di minori seviziati (VIDEO: discorso alla camera dei deputati)
Autore: Giovanni Donzelli - Fonte: Libertà e Persona, 02/03/2019

Meglio tardi che mai, finalmente oggi il Parlamento ha detto sì alla commissione d'inchiesta sul Forteto. Una commissione che è indispensabile. Da sette anni chiedevamo il commissariamento della cooperativa e la commissione d'inchiesta: adesso arriveremo fino in fondo alla verità.
Dopo anni di battaglie contro tutto e contro tutti questo strumento potrà provare a restituire un briciolo di verità e giustizia alle centinaia di vittime a cui è stata rubata la vita.
Più volte ho sentito dire che non bisogna strumentalizzare la vicenda. E allora io dico che prima di tutto non si può insabbiare, perché per anni c'è chi ha coperto questo sistema: anche lo scorso governo ha raccontato delle falsità sul Forteto ed ha gravi colpe.
Dopo anni di silenzi e censure dobbiamo prima di tutto lavorare per inchiodare alle proprie responsabilità chi ha protetto gli orchi e capire perché, ma anche per avanzare proposte per cambiare le leggi ed evitare che fatti simili possano accadere di nuovo.

Nota di BastaBugie: in fondo potete vedere il video dell'intervento di Giovanni Donzelli alla camera dei deputati il 27 febbraio 2019.
Inoltre qui sotto ecco il link al dettagliato articolo sul Forteto che abbiamo pubblicato su BastaBugie l'11 luglio 2014 e di cui consigliamo caldamente la lettura (o la rilettura).

L'INFERNO DEL ''FORTETO'' CHE NEMMENO RENZI CHIUDE: STUPRI, RAPPORTI OMOSESSUALI E BOTTE A NON FINIRE
La storia della comunità toscana dove per trent'anni sono stati seviziati centinaia di minori con la copertura di Fassino, Pisapia, Di Pietro, Livia Turco, Susanna Camusso, Rosy Bindi...
di Luigi Santambrogio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3339


https://www.youtube.com/watch?v=rM14XiI_a5A

Fonte: Libertà e Persona, 02/03/2019

4 - I SENATORI ANTI-TRUMP GIUSTIFICANO L'INFANTICIDIO DI CHI SOPRAVVIVE ALL'ABORTO
I democratici, abusando della regola numero 22 del senato, bloccano la legge che vietava l'uccisione di bambini vivi (VIDEO: fa nascere il figlio anche se era stata violentata)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 27/02/2019

Pensavamo che la giustificazione sociale dell'infanticidio non fosse un obiettivo facilmente raggiungibile. Che l'equiparazione logica dell'aborto prima della nascita con la soppressione di un bambino dopo la nascita fosse cosa da eugenisti di là da venire - questo per lo meno dopo le critiche mosse dai Democrats for Life of America al provvedimento del governatore democratico dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che il mese scorso ha posto la sua firma sotto un provvedimento che consente l'aborto fino al nono mese di gravidanza. Ci sbagliavamo: diventato l'aborto un diritto della donna, era chiaro che il bambino diventasse un diritto degli abortisti. E non è tanto una questione filosofica (l'incapacità di riconoscere una persona nel bambino non nato che diventa incapacità di riconoscerla anche dopo la nascita del neonato), quanto di business e calcolo politico, il più criminale e vigliacco.

SI PARLA DI NEONATI, NON DI FETI
Bambini di carne, ossa, sangue che respirano, di questo si è parlato al Senato degli Stati Uniti il 25 febbraio: «Esorto i miei colleghi ad immaginare un bambino che è già nato, che è fuori dal grembo ansimante in cerca di ossigeno. Questa è l'unica cosa su cui stiamo votando oggi. Stiamo parlando di bambini che sono già nati. Niente in questo disegno di legge tocca l'accesso all'aborto». Eppure all'esortazione del senatore repubblicano Ben Sasse, promotore del Born-Alive Abortion Survivors Protection Act, i democratici hanno risposto in modo inequivocabile: le uccisioni dei bambini nati vivi, dopo essere sopravvissuti a un aborto, possono continuare.
Ha ragione da vendere Donald Trump quando commenta che «questo sarà ricordato come uno dei voti più scioccanti nella storia del Congresso». In Senato non è stata trovata la maggioranza dei due terzi necessaria per portare avanti un disegno di legge che garantisse assistenza medica ai neonati venuti al mondo dopo la procedura abortiva. Nulla a che vedere con i diritti riproduttivi e la libera scelta delle donne, eppure va da sé, alla stregua di quanto accaduto a New York, sono stati questi gli argomenti sbandierati dai senatori democratici (elogiati da Leana Wen, presidente di Planned Parenthood, per avere combattuto «bugie e disinformazione», non votando una legge che è «un attacco diretto alla salute e ai diritti delle donne»), secondo i quali il disegno avrebbe costretto i medici a fornire cure non necessarie o addirittura «dannose». Ma dannose per chi?

LA NECESSITÀ DI UNA LEGGE
La necessità del Born-Alive Abortion Survivors Protection Act non è affatto campata per aria: nel 2002 il presidente George W. Bush firmò il Born-Alive Infant Protection Act, che definisce ogni bambino nato vivo dopo un tentativo di aborto indotto «persona, essere umano, bambino, individuo», e gli riconosce tutti i diritti umani. La legge tuttavia non menziona sanzioni penali nel caso in cui il personale della clinica abortiva non fornisca cure mediche a questi bambini. Il Born-Alive Abortion Survivors Protection Act, bloccato in Senato il 25 febbraio, avrebbe risolto esattamente questo problema: il testo del disegno di legge, come ben spiegato dal National Review, implicava, per esempio, che ogni bambino nato vivo dovesse essere trasportato in ospedale invece di rimanere in carico alla clinica abortiva. Richiedeva ad operatori sanitari e impiegati di segnalare violazioni e istituiva pene per l'omicidio intenzionale di questi bambini, multe e fino a cinque anni di reclusione.
Sollevava inoltre da ogni responsabilità e garantiva che la madre non fosse perseguibile in caso non fossero state prestate cure al suo bambino. Cosa c'entra tutto questo con l'aborto, i diritti delle donne e la libertà procreativa? Nulla dal punto di vista legislativo, molto dal punto di vista della logica, se è vero che siamo arrivati a questo punto, fino a tenere dibattiti sull'infanticidio.

GOSNELL NON È UN MOSTRO ISOLATO
I democratici si sono riparati dietro al paravento della casistica: i nati vivi da aborto sono così rari da ritenere trascurabile una legislazione che li protegga. Falso: il Centers for Disease Control and Prevention indica come causa di morte infantile in 588 casi, avvenuti tra il 2003 e il 2014, la cessazione di gravidanza, e per 143 di questi (ed è una sottostima) specifica che si tratta di un aborto indotto. Tutti in America conoscono il caso del serial killer Kermit Gosnell, il ginecologo che dirigeva la Women's Medical Society a Philadelphia praticando a centinaia di bambini l'aborto a nascita parziale (una metodologia orribile che consiste nel recidere con le forbici il midollo spinale appena sono nati). Gosnell è stato condannato all'ergastolo il 13 maggio 2013 per l'omicidio colposo di una donna e per tre omicidi di bambini nati vivi nella sua struttura. Ma il problema è tornato prepotentemente alla ribalta nel corso di una recente indagine del Congresso sull'industria del traffico dei tessuti fetali. Secondo le indagini, le aziende del biotech pagano fior di quattrini le cliniche per alterare le procedure abortive fino alla nascita dei bambini, così da consegnare alla ricerca un cadavere intatto e con tutti i suoi preziosissimi organi sviluppati inalterati. Un bambino a fine gestazione vale molto più di parti, organi o tessuti fetali a uno stadio precedente.

FATTI A PEZZI CON LE FORBICI
Nei video girati sotto copertura che hanno avviato le indagini del Congresso, i medici di Planned Parenthood (Pp) hanno ammesso di non trattare i feti con la digossina, un veleno iniettato nel feto in grembo che serve a ucciderlo prima di estrarlo dall'utero materno, perché il tessuto non contaminato è molto più utile per i ricercatori e quindi vale più denaro. Tempi aveva già dedicato ampio spazio al mega scandalo Planned Parenthood e a quella lunga galleria degli orrori e di immagini vietate ai minori: colazioni di lavoro in cui si discute con disinvoltura di quantità e qualità di fegati, cuori, polmoni, reni, braccia e gambe "prodotti" in serie dalle cliniche affiliate a Pp. Battute su Lamborghini pretese in premio per gli ottimi accordi strappati o su teste intere di bambini abortiti inviate ai laboratori di ricerca per garantire la conservazione del tessuto neurale richiesto («così aprono la scatola e fanno: "Oddio!"»).
Manager che sorseggiano vino e gustano insalatine mentre spiegano di avere «fatto un 17 settimane proprio stamattina». O che discettano delle tecniche abortive più adatte alla conservazione degli organi. Testimoni che ricordano casi di bambini nati vivi e fatti a pezzi con le forbici. Intermediari di tessuti fetali che raccontano di ordini da «50 fegati a settimana» e di "prodotti del concepimento" letteralmente «caduti fuori» dalle pazienti.
Sempre all'interno dell'indagine un testimone di Planned Parenthood ha ammesso alla commissione del Congresso che «nessuno dei nostri centri fornisce cure ostetriche. Nessuno sa farlo (...), non sanno come gestire un bambino a fine termine o un prematuro». In pratica nelle cliniche deputate, qualora fallisse un aborto non ci sarebbe personale addestrato a prendersi cura del bambino. Ma nel paese in cui da oggi il diritto all'aborto equivale al diritto di infanticidio si tratta di un'eventualità del tutto trascurabile.

Nota di BastaBugie: la maggioranza al senato degli Stati Uniti è repubblicana, ma i democratici hanno fatto ostruzionismo, abusando della regola numero 22 del senato che permette ai senatori di parlare quanto vogliono a meno che 60 senatori non impongano la fine della discussione, approfittando quindi del fatto che i repubblicani non hanno 60 senatori. Ringraziamo il nostro fedele lettore Giacomo che ci ha segnalato il motivo preciso dell'ostruzionismo dei democratici (come si vede, ben poco democratici).
Altra storia, altra battaglia prolife (persa). Jennifer è rimasta incinta dopo essere stata violentata da uno sconosciuto e di comune accordo con il marito ha deciso di allevare il bambino. Questa è la sua testimonianza del 20 marzo 2018 al parlamento dell'Iowa a favore di una proposta di legge per impedire gli aborti dopo la comparsa del battito fetale (ovvero alla sesta-settima settimana di gestazione). La legge è stata approvata ma è stata giudicata incostituzionale dalla corte suprema dello Stato.


https://www.youtube.com/watch?v=VtxIG39pgg4

Fonte: Tempi, 27/02/2019

5 - PER GLI ABUSI SESSUALI LA CHIESA NON PUO' TROVARE UNA SOLUZIONE NELLA GIUSTIZIA CIVILE
Ad es. una delle due presunte vittime del cardinale Pell nega di aver subito molestie e 20 testimoni l'hanno scagionato... ma il tribunale l'ha condannato lo stesso
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/03/2019

Nel discorso di papa Francesco a conclusione del recente summit in Vaticano sugli abusi sessuali è passato quasi inosservato un elemento che pure aveva colto di sorpresa tutti gli osservatori. Gran parte del suo intervento era infatti centrato non sulla vicenda ecclesiale ma sulla piaga degli abusi sui minori a livello globale. Così, spiegava il Papa, dai dati delle organizzazioni internazionali scopriamo che «chi commette gli abusi (...) sono soprattutto i genitori, i parenti, i mariti di spose bambine, gli allenatori e gli educatori». Inoltre, proseguiva Francesco, «secondo i dati Unicef del 2017 riguardanti 28 Paesi nel mondo, su 10 ragazze che hanno avuto rapporti sessuali forzati, 9 rivelano di essere state vittime di una persona conosciuta o vicina alla famiglia». L'elencazione dei dati proseguiva: ogni anno negli Stati Uniti 700mila minori sono vittime di violenze e maltrattamenti, e un bambino su 10 è vittima di violenze sessuali. E poi ancora: l'Italia (il 68,9% degli abusi sui minori è all'interno delle mura domestiche), il turismo sessuale, i bambini soldato.
Lo scopo di questa panoramica non era minimizzare lo scandalo nella Chiesa, ma porlo nel giusto contesto. Per poi dire sostanzialmente: noi, come Chiesa, stiamo facendo e faremo tutto il possibile per eliminare questa piaga al nostro interno, ma molto di più deve essere fatto a livello globale.
In effetti, se solo ci fermiamo ai dati americani notiamo che i casi accertati di abusi sessuali di preti nei confronti di minori sono nell'ordine di diverse migliaia nell'arco di 70 anni (6.700 secondo il dettagliato rapporto del John Jay College pubblicato nel 2004, mentre il recente Rapporto del Gran Jury della Pennsylvania parla di oltre mille casi solo in quello stato). Se invece guardiamo al fenomeno nel suo complesso, i dati nazionali parlano solo per gli abusi sessuali di 65mila casi l'anno. Come si vede l'incidenza dei "casi in parrocchia" sul totale potrebbe essere definita addirittura marginale. Ma l'immagine che scaturisce dai media si direbbe opposta alla realtà dei numeri: ormai nell'immaginario collettivo la Chiesa cattolica sembra la centrale internazionale di crimini contro i minori.

FORTE PREGIUDIZIO ANTI-CATTOLICO
È inevitabile porsi delle domande sul perché magistratura e media si concentrino sui casi di abusi nella Chiesa cattolica e ignorino tutto il resto. Le risposte possono essere diverse: sicuramente certi abusi fanno più rumore quando riguardano una istituzione religiosa e morale come la Chiesa; è vero anche che la Chiesa è l'unica istituzione ad aver affrontato direttamente il problema al suo interno e questo richiama l'attenzione. Ma nessuna risposta può essere soddisfacente se non si prende in considerazione il forte pregiudizio anti-cattolico che ormai domina l'Occidente e il cui unico scopo sembra essere quello di cancellare ogni traccia del cristianesimo, soprattutto nella sua versione cattolica.
Il paradosso è che proprio la crisi provocata dall'emergenza degli abusi sessuali dei preti sta spingendo la Chiesa a consegnarsi allo Stato. Lo si è percepito con chiarezza anche dalla preparazione e dalle conclusioni del recente summit in Vaticano. Di fronte alla difficoltà a contrastare questo fenomeno, sembra che in molti sperino oggi che siano i giudici civili a fare piazza pulita di chi abusa dei minori. Lo stesso papa Francesco ha ribadito l'impegno a «consegnare alla giustizia» chiunque sia responsabile di tali delitti.
Se si intende la giustizia civile, si tratta di un'affermazione gravida di conseguenze. Un conto è il diritto delle vittime a rivolgersi alla magistratura, oltre che ai tribunali ecclesiastici, un altro conto è che sia la Chiesa stessa ad aprire le porte ai giudici. Intanto perché il rischio del giustizialismo è più che reale: il caso della recente condanna del cardinale australiano George Pell ne è un clamoroso esempio [vedi articolo alla fine di questo, N.d.BB]. È stato ritenuto colpevole di abusi, malgrado per il caso contestato non ci siano testimoni né riscontri oggettivi e, anzi, le circostanze in cui l'abuso sarebbe avvenuto sono più che improbabili. Il forte sentimento anti-cattolico che si respira in Australia, le guerre interne alla Chiesa e l'effettivo coinvolgimento dei preti in molti casi di abusi, hanno fatto sì che il cardinale facesse da capro espiatorio. Senza considerare che questo porta dritto alla messa in discussione del sacramento della Confessione e del segreto a cui il prete è tenuto. Anche un intellettuale progressista come Massimo Faggioli ha recentemente definito «calamitoso» questo sviluppo, questa resa della Chiesa alla «giustizia secolare». Significa accettare che sia lo Stato a interferire nella vita della Chiesa fino al punto che, come già avviene nella politica, potranno essere i giudici a interferire nella scelta dei vescovi e del Papa.

LA CHIESA COME UN'ORGANIZZAZIONE CRIMINALE
Uno scenario da incubo è quello degli Stati Uniti dove già aleggia la possibilità che la magistratura ricorra alla legge antimafia per perseguire i preti responsabili di abusi. In questo modo i procuratori tratterebbero la Chiesa nel suo insieme come un'organizzazione criminale: la conseguenza sarebbe una Chiesa distrutta dai risarcimenti miliardari, con tutte le sue opere - educative, sanitarie, ecc. - azzerate.
C'è però un altro aspetto più grave dal punto di vista della fede: questa resa alla giustizia terrena è anche conseguenza dell'incapacità di parlare della giustizia divina, di giudicare la realtà nella prospettiva della vita eterna, che pure dovrebbe essere il "core business" della Chiesa. In qualche modo questa è anche una causa dei preti-molestatori: quando si perde la consapevolezza del giudizio di Dio, la mentalità del mondo entra anche in casa cattolica. Ad ogni modo la preoccupazione della Chiesa è sempre stata quella della conversione del peccatore, anche del criminale: niente a che vedere con il "perdonismo", sia chiaro. Nel passato il sacerdote accompagnava il condannato a morte per salvare la sua anima, non faceva le manifestazioni contro la pena di morte. Però il massimo della giustizia è la conversione. Per questo non era raro una volta che i criminali trovassero riparo nei conventi, dove avevano la possibilità di convertirsi ed espiare le proprie colpe vivendo una vita di preghiera e penitenza. Oggi invece si profila la possibilità che siano proprio i conventi a consegnare i religiosi alle patrie galere. Per qualcuno sarà la vendetta agognata, ma per tutti è un di meno di speranza.

Nota di BastaBugie: Leone Grotti nell'articolo seguente dal titolo "Il cardinale Pell condannato per abusi sessuali, ma il processo è pieno di falle" racconta quando l'allora arcivescovo di Melbourne avrebbe abusato di due ragazzini in sacristia. Una delle due presunte vittime, morto nel 2014, disse di non avere subito molestie. Oltre 20 testimoni l'hanno scagionato, eppure il tribunale...
Ecco l'articolo completo pubblicato su Tempi il 27 febbraio 2019:
Il cardinale George Pell è stato condannato in Australia per abusi sessuali su due minori. Il verdetto è stato emesso a dicembre 2018, ma mantenuto segreto fino ad ora a causa di un secondo processo a carico dell'ormai ex tesoriere vaticano. Ora che quest'ultimo processo è caduto, l'ordine da parte della Corte australiana ai media di mantenere la riservatezza è stato rimosso. L'entità della condanna si conoscerà il 13 marzo, nel frattempo Pell, che ricorrerà in appello, è stato portato in carcere. «Per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermato le le misure cautelari già disposte nei confronti del Cardinale. Ossia il divieto in via cautelativa dell'esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età», ha dichiarato ieri il portavoce vaticano Alessandro Gisotti.
Il cardinale australiano è accusato di avere commesso abusi sessuali nel 1996, quando era arcivescovo di Melbourne, e negli anni Settanta, quando serviva come sacerdote a Ballarat. Le accuse riguardanti il periodo di Ballarat sono cadute perché inconsistenti, mentre quelle che riguardano il periodo di Melbourne hanno portato alla condanna in primo grado. Il caso è ampiamente controverso e non solo perché la difesa di Pell sostiene che le accuse siano «ridicole e destituite di qualsiasi fondamento».
I PRESUNTI ABUSI IN SACRISTIA
L'accusa ritiene che l'allora arcivescovo dopo la messa delle 10:30 nella cattedrale di Saint Patrick di Melbourne abbia abusato sessualmente di due ragazzini del coro di 13 anni in sacristia, costringendo uno dei due a un rapporto orale, dopo averli trovati a bere il vino destinato alle funzioni. Tutti e tre indossavano, a detta di una delle due presunte vittime, i paramenti liturgici. Una delle due presunte vittime, inoltre, sarebbe stata assalita in un corridoio anche il mese successivo. Pell era stato inizialmente accusato di avere stuprato oralmente anche il secondo ragazzino, ma l'accusa è stata ridimensionata in «assalto indecente» dopo che la prima vittima ha testimoniato di non avere visto quanto accaduto all'amico.
Le accuse sono state portate avanti solo da una delle due vittime dal momento che la seconda è morta di overdose nel 2014. Prima della sua morte l'uomo, che non ha mai denunciato nulla, interrogato esplicitamente dalla madre ha dichiarato due volte di non essere mai stato abusato sessualmente. Le accuse contro Pell, che allora aveva 55 anni e oggi 77, sono state sollevate per la prima volta nel 2017 dalla giornalista Louise Milligan in un suo libro sul cardinale.
OLTRE 20 TESTIMONI SCAGIONANO PELL
Secondo Milligan l'abuso sarebbe avvenuto nel 2017, mentre il pubblico ministero ha identificato un periodo che va dall'agosto al dicembre 1996. In quel periodo la cattedrale di Melbourne era sotto lavori di restauro e solo due volte Pell vi ha celebrato la messa delle 10:30, durante la quale cantava il coro. Un sacerdote, interrogato nel 2017, ha dichiarato alla polizia di essere sempre stato insieme al cardinale prima e dopo le messe in Cattedrale e che in nessuna occasione Pell avrebbe potuto trovarsi da solo insieme a ragazzini del coro in sacristia.
Durante il predibattimento del processo, secondo fonti della Catholic News Agency, l'allora direttore del coro, Peter Finigan, ha dichiarato che nel periodo incriminato, dopo la messa delle 10:30, si svolgevano le prove per il concerto di Natale e che mai è stata registrata l'assenza di un ragazzo. Se fosse successo, ha aggiunto, ce ne saremmo accorti. Un altro testimone, Rodney Dearing, ha dichiarato alla Corte che Pell si faceva sempre aiutare per svestirsi dei paramenti liturgici e che non avrebbe potuto esporre i suoi genitali da solo senza prima toglierseli. Altri testimoni hanno spiegato come la sacristia della cattedrale sia un luogo aperto ed esposto al pubblico e che il presunto abuso sarebbe avvenuto mentre centinaia di persone stavano uscendo dalla chiesa. Un altro testimone ancora ha dichiarato che durante una delle due messe celebrate da Pell, il cardinale si è accompagnato con degli ospiti prima e dopo la funzione. In totale, più di 20 testimoni hanno fornito versioni che scagionano Pell.
LE DUE GIURIE
Dopo il predibattimento del marzo 2018, riporta l'Associated Press, oltre la metà delle accuse rivolte a Pell sono cadute. Ad agosto il processo è cominciato ed è durato per quattro settimane. Il 20 settembre la giuria incaricata di giudicare Pell è stata esonerata, non essendo riuscita a trovare un accordo sul verdetto da emettere dopo oltre cinque giorni di camera di consiglio. Secondo la Cna, 10 giudici su 12 erano favorevoli a scagionare Pell.
Il 7 novembre una nuova giuria di 12 membri ha ripreso il processo e l'11 dicembre ha emesso unanimemente un verdetto di colpevolezza nei confronti del cardinale, che potrebbe essere condannato fino a 50 anni di carcere. Il padre della seconda vittima morta di overdose nel 2014 ha dichiarato che alla fine del processo farà causa a Pell per la morte del figlio.
«SEI UN MOSTRO. BRUCERAI ALL'INFERNO!»
Il caso ha ricevuto un'enorme eco in Australia e nel mondo, dove la Chiesa è sotto la lente di ingrandimento della stampa per i casi di abusi sessuali. Pell infatti è la più alta carica della gerarchia vaticana mai accusata di pedofilia. Il prefetto della segreteria per l'Economia della Santa Sede, scelto da papa Francesco per prendere in mano uno dei dossier più importanti del suo pontificato, si trova in Australia dal luglio 2017 per difendersi dalle accuse. L'11 dicembre, fuori dalla corte dello Stato di Victoria che l'aveva appena condannato, Pell è stato insultato da una folla a favore di telecamera: «Sei un mostro. Brucerai all'inferno!».
UN CLIMA DA CACCIA ALLE STREGHE
Gli avvocati del cardinale, Paul Galbally e Robert Ritcher, hanno fatto notare ai giornalisti che delle oltre 20 accuse contro Pell, solo cinque sono rimaste in piedi: una per penetrazione sessuale di un ragazzino sotto i 16 anni e quattro per atto indecente con o in presenza di minore. Il cardinale si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che «una simile condotta vile e disgustosa va contro tutto ciò in cui credo e va contro gli espliciti insegnamenti della Chiesa, in rappresentanza dei quali ho dedicato tutta la mia vita». Ritcher ha dichiarato che «solo un pazzo» si sarebbe comportato in quel modo in pubblico e che in alcun modo l'allora arcivescovo avrebbe potuto liberare i suoi genitali senza levarsi prima i paramenti.
Di conseguenza l'avvocato ha chiesto alla Corte di «non trattare Pell come un capro espiatorio per tutti gli errori della Chiesa cattolica in Australia» sul tema degli abusi sessuali. Una Commissione di inchiesta ha infatti scoperto che oltre 4.400 persone hanno affermato di aver subito abusi da membri della Chiesa cattolica tra il 1980 e il 2015. Dalla Commissione sono scaturite proposte per la lotta alla pedofilia radicali, come l'abolizione per legge del segreto confessionale.


DOSSIER "SACERDOTI ALLA GOGNA"
Accusati ingiustamente, poi assolti

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/03/2019

6 - ENNESIMA BUFALA SU OMOFOBIA E RAZZISMO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): salta incontro con la ex lesbica, in biblioteca un trans legge storie ai bambini, il sentimento non cambia la natura
Autore: Antonio Righi - Fonte: Libertà e Persona, 21/02/2019

Siamo da anni assediati da false denunce contro falsi omofobi e falsi xenofobi (del resto le stesse parole "omofobia" e "xenofobia" sono dei falsi...). Repubblica racconta, brevissimamente, l'ennesimo caso: "Jussie Smollett, uno degli attori protagonisti della serie tv Empire, è stato arrestato con l'accusa di aver finto di essere stato vittima di una aggressione per motivi omofobi e razziali. Smollett avrebbe simulato tutto, organizzando una finta aggressione nei suoi confronti e per questo motivo la polizia di Chicago lo ha arrestato giovedì mattina. Dalla conferenza stampa che stanno tenendo gli agenti proprio in questo momento è venuto fuori che l'attore avrebbe inscenato tutto perché "insoddisfatto del compenso" ricevuto per il ruolo nella serie Empire (serie tuttora in fase di produzione). Smollett comunque continua a sostenere di essere stato vittima di un vile attacco e di non avere simulato niente. Ora rischia fino a tre anni di carcere, con l'accusa di falsa testimonianza alla polizia".

Nota di BastaBugie
: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).

A BIELLA SALTA INCONTRO CON LA EX LESBICA DELLA VALLE
Nausica della Valle, giornalista e volto noto della trasmissione Quinta Colonna, aveva tempo fa fatto coming out al contrario, dichiarando che era diventata una ex lesbica. Nel 2017 a Televisione Cristiana la della Valle aveva affermato: «Una mattina ero a casa e ho detto al Signore che volevo studiare la parola e Lui mi parlò con voce udibile e mi disse che Lui era maschio e femmina e che aveva creato l'uomo e la donna e che quindi tutto ciò che era al di fuori della sua creazione è un inganno della menzogna, Satana».
La della Valle doveva tenere una conferenza, dal titolo "Perché non sono più lesbica" il 2 marzo a Biella presso l'auditorium di Città Studi e il responsabile della struttura prima ha accettato di ospitare l'evento, ma poi ha fatto marcia indietro appena sono scoppiate le polemiche. Ancora una volta hanno vinto le solite lobby Lgbt.
(Gender Watch News, 25 febbraio 2019)

TEXAS: IN BIBLIOTECA C'È UN TRANS CHE LEGGE STORIE AI BAMBINI
Nelle biblioteche pubbliche di Huston in Texas è decollata un'iniziativa che si chiama "Ora della storia raccontata da una Drag Queen": un transessuale racconta favole ai bambini in età prescolare. Il gruppo "Seguaci di Cristo" ha intentato causa ad una biblioteca, ma il giudice ha rigettato il ricorso sostenendo che i ricorrenti non avevano dato prova di aver avuto qualche danno da questa iniziativa, anche perché, così sostiene il giudice, non erano stati presenti alla lettura della favole (sic).
Sul sito ufficiale dell'iniziativa si spiega che lo scopo primario dell'iniziativa è sviluppare "l'immaginazione e il gioco della fluidità di genere nell'infanzia" e che l'iniziativa cerca di dare ai bambini "modelli affascinanti, positivi e sfacciatamente omosessuali. In spazi come questo i bambini sono in grado di vedere persone che sfidano rigide restrizioni di genere e possono immaginare un mondo dove le persone possono presentarsi come desiderano".
Un altro abuso dell'infanzia con il beneplacito dei genitori.
(Gender Watch News, 8 gennaio 2019)

IL SENTIMENTO NON CAMBIA LA NATURA, NÉ IL MIO CORPO
Noi apparteniamo al postmoderno, e la caratteristica del postmoderno è che il sentimento vale più della realtà. L' importante è come ti senti. Il Signor Vladimir Guadagno si sente una donna, la signora Fedeli si sente laureata, io mi sento una strafiga imperiale e poi soprattutto, sì, io di questo sono certissima, sento di avere la taglia 42. Sono andata a comprarmi una giacca e ho detto alla commessa mi serve una giacca blu taglia 42. La commessa mi ha detto "Signora… 48/50!" Allora sono andata dal mio avvocato e perché volevo denunciarla per discriminazione e istigazione all'odio razziale. Il mio avvocato mi ha detto: " Dottoressa, prenda 10 gocce di Valium, respiri lungo… vedrà che si sente meglio e la pianta di dire fesserie!"
Aveva ragione il mio avvocato! Noi dobbiamo restare attaccati alla realtà. La realtà dei nostri figli è di essere maschi o femmine; fanno eccezione a questa regola alcune persone - fortunatamente un numero bassissimo - una percentuale dello 0,00000qualche cosa, che a causa di danni cromosomici, genetici, endocrinologici o anatomici non possono identificarsi in nessuna delle due possibilità, ma sono casi rarissimi, sono malattie esattamente come abbiamo bambini che non hanno 4 arti e 20 dita o che hanno due teste: in realtà fratelli siamesi col corpo in comune. Dato che noi siamo natura e cultura il bambino deve essere addestrato ad essere maschio e la bambina addestrata ad essere femmina, con i modelli: il modello genitoriale e soprattutto con la stima tra i due genitori. Se papà e mamma si insultano, il bambino poi non è sicuro che vuole essere maschio e la bambina non è sicura che vuole essere femmina, cominciamo a fare disastri. Il secondo modello: le narrazioni. Le fiabe, principalmente, esprimevano il ruolo maschile femminile, a volte anche accentuato in maniera quasi caricaturale, come deve essere nelle cose che hanno una funzione didattica. Raccontiamo ai nostri figli che lo scopo degli uomini è amare le donne e lo scopo delle donne è amare gli uomini, e lo scopo di entrambi è amare i bambini che hanno messo al mondo.
Quando il processo di identificazione col proprio sesso non ha funzionato, allora si ha la sensazione che la mente e il corpo non coincidano. I cromosomi non sbagliano. L'errore è della mente, ed è la mente che deve essere guarita. Occorre identificare i traumi che hanno impedito il processo di identificazione e risolverli, per arrivare all'armonia. Nella stragrande maggioranza dei casi oltre l'80%, la cosiddetta disforia di genere del bambino si risolve da sola alla pubertà con l'arrivo degli ormoni sessuali. Bloccare la pubertà quindi è un errore medico, un abuso di minore lo definiscono i pediatri americani.
Sottoporre un corpo sano ad amputazione, bombardamenti ormonali, interventi dolorosissimi e irreversibili, che, secondo le statistiche, moltiplicano i rischi di suicidio, esula dall'obbligo della medicina di non nuocere.
(Silvana De Mari, La Nuova Bussola Quotidiana, 26 gennaio 2019)

Fonte: Libertà e Persona, 21/02/2019

7 - SI AVVICINA LA SERA E IL GIORNO E' AL TERMINE
Nuovo libro del cardinale Robert Sarah, prefetto al Culto divino, sulla crisi spirituale, morale e politica (VIDEO: omelia del 2018 del card. Sarah)
Fonte Sito del Timone, 17/02/2019

Con un post su Facebook il cardinale Robert Sarah, prefetto al Culto divino, annuncia l'uscita del suo prossimo libro Le soir approche et déjà le jour baisse (Si avvicina la sera e il giorno è ormai al termine).
Si tratta, annuncia il porporato, «dell'ultimo volume del trittico che volevo scrivere». Anche questo libro, che uscirà in Francia il prossimo 20 marzo, è stato scritto da Sarah con il giornalista francese Nicolas Diat, come i precedenti Dio o niente (2015) e La forza del silenzio (2016).
«Questo libro», spiega il cardinale, «sarà il più importante. Perché considero che la decadenza del nostro tempo abbia tutte le caratteristiche di un pericolo mortale». Se il primo, Dio o niente (Ed. Cantagalli 2015) era una conversazione sulla fede, e il secondo un lungo colloquio sull'importanza del silenzio come elemento fondamentale per l'ascolto del linguaggio divino, questo terzo volume «si concentrerà sulla profonda crisi spirituale, morale e politica del mondo contemporaneo».
Il titolo di questo lavoro si riferisce al brano del Vangelo di Luca in cui due discepoli incontrano Gesù sulla via di Emmaus. «Quando [i due] furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro». (Lc 24, 28-29)
I due precedenti libri sono stati veri e propri bestseller dello spirito, pubblicati in diverse lingue. Benedetto XVI dopo aver letto il primo scrisse a Sarah dicendogli di aver «letto Dio o niente con grande profitto spirituale, gioia e gratitudine» e che «tutto ciò che Lei ha scritto riguardo la centralità di Dio, la celebrazione della liturgia e la vita morale dei cristiani è particolarmente rilevante e profondo. Le Sue coraggiose risposte ai problemi della teoria gender mettono in chiaro, in un mondo obnubilato, una fondamentale questione antropologica».
Il papa "emerito" ha scritto poi la prefazione al secondo libro, La forza del silenzio (Cantagalli, 2017): «Il cardinale Sarah è un maestro dello spirito che parla a partire dal profondo rimanere in silenzio insieme al Signore, a partire dalla profonda unità con lui, e così ha veramente qualcosa da dire a ognuno di noi».
Di questo terzo libro non è ancora nota la data di pubblicazione in lingua italiana. Comunque, se venisse rispettata la famosa regola del "non c'è due senza tre", forse potremmo anche aspettarci un nuovo intervento di Benedetto XVI.

Nota di BastaBugie: ecco il link a una sintesi di una stupenda omelia del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, pronunciata nella cattedrale di Chartres il 21 maggio 2018 (traduzione a cura di Miguel Cuartero Samperi).
A seguire il video dove l'omelia del cardinale è doppiata in italiano.

IL CORAGGIO DI ANDARE CONTROCORRENTE
A volte dovremo lottare contro il vento dominante, sopportare il disprezzo e le prese in giro del mondo, ma non siamo qui per compiacere il mondo
da Blog di Costanza Miriano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5198


https://www.youtube.com/watch?v=OhnfuK4gqOw

Fonte: Sito del Timone, 17/02/2019

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: FORMIGONI VA DIFESO?
Le reazioni dei nostri lettori alla condanna al carcere per l'ex governatore della Lombardia
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 05/03/2019

Spettabile redazione di BastaBugie,
vi leggo e condivido molto di quanto pubblicato. Alcune cose invece mi lasciano perplesso ed altre non le condivido proprio.
Nel merito della condanna del sig. Formigoni ad esempio mi viene da osservare che questa buona sanità lombarda è valida per chi ha i soldi. Prestazioni entro un giorno a pagamento ed anche oltre un anno con la mutua.
Bisogna viverle le cose per poter fare delle affermazioni. Sicuramente meglio che in meridione, ma non è tutto oro ciò che luccica.
Inoltre questo signore, non voglio giudicare, ma per essere un cristiano aveva dei modi di vita che richiamano quanto diceva Gandhi sui cristiani. Poi sempre arrogante, presuntuoso. Il Signore ci chiama ad esser servi, felici e pronti al prossimo...
Giustissima la condanna per un ladro ed un ipocrita.
Cordialmente.
Luigi

Gentile redazione,
vi mando la mia considerazione personale in merito all'articolo sulla condanna di Formigoni. In pratica state dicendo che Formigoni è stato condannato perché cristiano? Forse anche l'autore dell''articolo è "cristiano" alla stregua di Formigoni, visto quello che sostiene. Per i Cristiani vale la regola "non rubare" (direttamente e/o indirettamente). E questo vale per tutti gli "pseudo cristiani" che sono in politica o cercano posti di prestigio per "il potere, l'arricchimento loro e degli amici, e la sistemazione di parenti e famigliari". Sembravate più seri, ma come vedo il danaro ed il potere affascinano più di Gesù.
Cordiali saluti.
Raffaele

Spettabile redazione,
leggo sempre con piacere i vostri articoli ed anzi attendo con trepidazione ogni settimana l'arrivo della mail che mi annuncia una nuova edizione. Ovviamente non sempre sono d'accordo con tutto, ma del resto questo mi è di stimolo vista la stima che nutro per voi.
Mi permetto con questa mia mail di integrare l'articolo che avete pubblicato questa settimana su Formigoni con alcuni estratti da un articolo del sito Riscossa Cristiana che propone, a mio parere, alcune interessanti considerazioni che mi piace condividere con voi:
"Non si processa una storia! ha tuonato qualcuno. Infatti hanno processato dei reati. Hanno voluto colpire il modello di governo della Lombardia, ha scritto qualcun altro. Niente affatto, tanto è vero che gli elettori lombardi negli ultimi anni per due volte - prima con Maroni e ora con Fontana - hanno eletto presidenti e governi di Centro-destra. Quindi, se mai ci fosse stato un complotto della "magistratura rossa" per portare al governo della Lombardia le Sinistre, questo è clamorosamente fallito. La gente continua a scegliere imperterrita il Centro Destra - in particolare la Lega - ma non il Celeste, che d'altra parte l'anno scorso, alle elezioni politiche, ottenne una solenne bocciatura. Sic transit gloria mundi. [...] Se da una parte è comprensibile che antichi sodali vogliano prendere le difese di un proprio amico, dall'altra interventi come questi, tutti tesi a dimostrare quanto di buono ha fatto Formigoni nella sua carriera politica, perdono di vista completamente il punto focale della questione, e possono creare in chi li legge, soprattutto nelle persone del movimento, l'idea che Formigoni sia un martire cristiano. Ricordiamo invece che Formigoni non è finito sotto processo per aver cercato, ad esempio, di impedire le derive sul gender o sulle unioni tra persone dello stesso sesso (battaglie che si è sempre ben guardato dal fare), ma per reati riguardanti forme di appropriazione indebita di denaro. Questo travisamento può portare a mascherare anche un'altra realtà, che è invece da anni evidente: Formigoni non è un caso eccezionale, anche se è il più eclatante per via dell'importanza del personaggio. Ci sono state decine di politici di CL inquisiti e condannati per reati di questo tipo, dalla corruzione alla turbativa d'asta. Tentati e sedotti da Mammona. [...] Se è vero che non si processa una storia, è vero che però la si deve giudicare. L'emotività può offuscare il giudizio. CL dovrebbe riconoscere i propri errori, i propri peccati, come dice Davide, peccatore pentito: il mio peccato io lo riconosco, il mio errore mi è sempre dinnanzi. Chi non riconosce i propri errori - e i propri peccati - è destinato a ripeterli."
Per me che da anni non vado a votare (lo trovo semplicemente inutile, visto che mi trovo d'accordo con chi sosteneva che "se votare cambiasse qualcosa, non ce lo lascerebbero fare") è una conferma: nessun politico, almeno in Italia, sta difendendo le posizioni veramente cattoliche per cui è meglio non prendere le difese di nessuno in questo momento (certo che se avessimo san Luigi IX, o anche solo Orban non pretendo poi molto, il mio discorso sarebbe diverso...).
Grazie per il lavoro di informazione che fate e continuate così.
Affezionatissimo
Giovanni

Cari lettori,
abbiamo pubblicato alcune mail che ci sono giunte in risposta all'articolo "La condanna di Formigoni è un avvertimento al mondo cattolico". In questo articolo si sosteneva (come dice il sottotitolo) che l'ex governatore della Lombardia ha applicato la sussidiarietà, creato il miglior sistema sanitario d'Italia, favorito la libertà di educazione e difeso la vita... ma dava fastidio che fosse un convinto cattolico. L'autore dell'articolo è Peppino Zola che scrive su La Nuova Bussola Quotidiana.
Non ci sentiamo di prendere posizione né a favore, né contro l'ex governatore della Lombardia. Pregi e difetti si mescolano quando si giudica una persona e lasciamo volentieri a Dio il compito di dare un giudizio definitivo. Del resto è stato Lui a dirci di "non giudicare" visto che questo arduo compito se l'è voluto riservare per sé stesso. E noi siamo quindi ben lieti di lasciarglielo (anche perché Lui legge i cuori, noi appena qualche articolo di giornale...).
Abbiamo pubblicato quell'articolo solo perché spiace vedere un accanimento contro un pensionato ormai al termine della carriera politica e anche della vita. Il carcere a Formigoni pare davvero eccessivo quando abbiamo visto terroristi pluricondannati fare la bella vita in Francia o in Brasile. Solo questo è il motivo della nostra solidarietà a Formigoni e lasciamo a voi lettori la libertà di giudicare questo politico per le sue scelte nel gestire la regione Lombardia.

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 05/03/2019

9 - OMELIA I DOMENICA QUARESIMA - ANNO C (Lc 4,1-13)
Il Signore, Dio tuo, adorerai
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Siamo giunti alla prima domenica di Quaresima e il Vangelo di oggi ci presenta uno degli episodi più misteriosi della vita di Gesù: le tentazioni a cui fu sottoposto nel deserto da parte del demonio. Questo episodio ci insegna innanzitutto che il demonio esiste, che abbiamo un nemico delle nostre anime, il quale continuamente attenta al nostro bene. Il demonio fa di tutto per non essere scoperto, ci fa credere che lui non esista, per poter agire indisturbato. Dobbiamo dunque aprire bene gli occhi e difenderci con le armi della preghiera.
Gesù è tentato. Si tratta solo di tentazioni esterne, non di quelle interne, dovute alla concupiscenza. Era comunque impossibile che Gesù potesse soccombere a quelle tentazioni del demonio. Egli ha voluto comunque fare sue le nostre tentazioni per donarci la sua vittoria.
Inizialmente, il demonio disse a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane» (Lc 4,3). Ma Gesù rispose: «Non di solo pane vivrà l'uomo» (Lc 4,4). Con questa prima tentazione, il demonio induce tante volte l'uomo a ricercare unicamente il benessere materiale e a disinteressarsi completamente del bene della sua anima. Impariamo da Gesù a ricercare principalmente il Regno dei Cieli e la sua giustizia, pensando che Dio è un Padre provvidente che non lascerà mancare nulla a coloro che in Lui confidano.
Il demonio tentò Gesù una seconda volta e gli disse mostrandogli tutti i regni della terra: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria [...]. Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo» (Lc 4,6-7). Questa tentazione ha come scopo quello di indurre l'uomo a mire ambiziose, ad aspirazioni al potere, al successo, alla gloria umana. Ma dietro queste aspirazioni, tante volte, si nasconde l'insidia di satana. L'uomo, pur di arrivare a queste mete, tante volte è disposto a scendere a compromesso con il peccato e a dare gloria non a Dio ma al maligno. Gesù allora rispose: «Sta scritto: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Lc 4,8), insegnandoci così a non lasciarci ingannare dal luccichio della gloria mondana.
La terza volta il demonio disse a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui» (Lc 4,9), presumendo che gli angeli lo avessero portato sulle loro mani. Fu una tentazione di presunzione, la tentazione di avere un Dio a nostro capriccio; la tentazione che Dio faccia la nostra volontà, invece del contrario. è la tentazione di disporre dei miracoli a proprio piacimento, di pretendere che Dio si faccia vedere; la tentazione addirittura di giudicarlo. Gesù rispose con queste parole: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo» (Lc 4,12). Gesù ci fa comprendere come siamo noi a dover compiere l'adorabile Volontà di Dio. In questo consiste la nostra felicità: nell'obbedire a Dio.
L'episodio delle tentazioni del deserto ci fa riflettere su quelle che sono le nostre tentazioni. A differenza di Gesù, noi tutti siamo inclinati verso il male e dobbiamo continuamente lottare contro i nostri vizi. Dobbiamo difenderci con le armi che abbiamo a nostra disposizione. Le armi sono quelle dell'umiltà, della carità e della preghiera.
Prima di tutto dobbiamo avere l'umiltà di non presumere di noi stessi, l'umiltà di allontanare le occasioni prossime di peccato, l'umiltà di ricorrere senza indugio al consiglio spirituale di un buon direttore spirituale e l'umiltà di manifestare sinceramente le nostre colpe al sacerdote nella Confessione.
Poi abbiamo la carità che mette letteralmente in fuga il demonio. Durante questa Quaresima facciamo dei propositi generosi di spendere un po' del nostro tempo nel soccorrere chi è nel bisogno, nel riconoscere, amare e servire Gesù nella persona del nostro prossimo.
Infine, abbiamo la preghiera che ci fa superare le nostre debolezze e ci riveste della fortezza di Dio. Al primo apparire della tentazione dobbiamo subito ricorrere all'orazione, confidando pienamente che Dio non ci abbandonerà.
La nostra preghiera avrà un'efficacia particolare se ci ricorderemo di invocare con fiducia la Vergine Santissima, Colei che è la Vincitrice sul demonio e su tutte le sue tentazioni. Il Signore si è servito di Lei per schiacciare la testa al serpente infernale, proprio per la sua profonda umiltà. Ed è sempre grazie a Lei che si superano le prove. Quando sorgono dunque delle tentazioni, invochiamola e tornerà presto il sereno.

DOSSIER "QUARESIMA"
Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.