BastaBugie n�605 del 27 marzo 2019

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1 FIUMI DI ODIO E MENZOGNE SUL CONGRESSO DI VERONA
La De Mari si difende dalle fake news, mentre Salvini con poca coerenza da Barbara D'Urso a Domenica Live ha sostenuto la liceità morale delle ''famiglie'' arcobaleno
Autore: Silvana De Mari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA STORIA DEL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE DAL 1997 AD OGGI
Da Madrid a Sidney, passando per Tiblisi, Mosca e quest'anno Verona, il Congresso cerca di formare una rete di leader che promuovano la cellula fondamentale della società (domanda: ma i vescovi dove sono?)
Autore: Brian Brown - Fonte: Il Timone
3 STORIA DI UNA PICCOLA TOMBA
Una mamma racconta la pietosa sepoltura del corpicino di suo figlio che l'ospedale non voleva dargli (eppure la legge italiana permette il seppellimento anche sotto le 20 settimane!)
Fonte: Confederazione Triarii
4 PADRE JACQUES HAMEL, MARTIRE DELL'ISLAM
Si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione del sacerdote francese sgozzato da due islamici nel 2016 mentre stava celebrando Messa
Fonte: Tempi
5 LA NAUSEA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO
Il politically correct è una lente ideologica che altera la realtà per cui la natura, la famiglia e la civiltà occidentale sono sbagliate e quindi vanno distrutte
Autore: Marcello Veneziani - Fonte: La Verità
6 SARA' APERTO L'ARCHIVIO SEGRETO DI PAPA PIO XII... MA NON CI SARA' NESSUNA SORPRESA
Tutti pensano chissà cosa, ma ''segreto'' vuol dire solo ''privato''... urgente è invece riscoprire il suo insegnamento di dottrina sociale per capire la differenza tra vera o falsa democrazia (VIDEO: Pio XII e gli ebrei)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 L'ITALIA NON E' PIU' ITALIANA
Il nuovo libro di Mario Giordano spiega come i nuovi predoni stanno rubando il nostro Paese (VIDEO: Serva Italia)
Autore: Mario Giordano - Fonte: Libero
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: VERGOGNOSO STOP ALLA SCUOLA DI DOTTRINA SOCIALE
Il diktat del vescovo di Udine blocca la lodevole iniziativa dell'Osservatorio Van Thuan in Friuli Venezia Giulia
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA IV DOM. DI QUAR. - ANNO C (Lc 15,1-3.11-32)
Bisognava far festa e rallegrarsi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FIUMI DI ODIO E MENZOGNE SUL CONGRESSO DI VERONA
La De Mari si difende dalle fake news, mentre Salvini con poca coerenza da Barbara D'Urso a Domenica Live ha sostenuto la liceità morale delle ''famiglie'' arcobaleno
Autore: Silvana De Mari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-03-2019

Diceva la buonanima di Winston Churchill "se nessuno ti odia non ti sei mai battuto per nessuna causa". Da qui si deduce il secondo assioma: battiti per una causa solo se sei in grado di resistere all'odio, e battiti per una causa importante da cui dipendono la felicità e la vita di migliaia di persone solo se sei in grado di resistere a fiumi di odio. In questo momento fiumi di odio si stanno riversando sul Congresso Mondiale delle Famiglie che si terrà a Verona da venerdì 29 a domenica 31 marzo.
Non è vero che vogliamo inchiodare le donne alla maternità. Scusate, ma per curiosità, come sarebbe possibile? Vogliamo che le donne abbiano la possibilità di diventare madri, che possano avere un numero di mesi decente di astensione dal lavoro, almeno dodici, che possano avere un solido aiuto economico. Scusate, ma una giovane donna di venticinque anni disoccupata ha la libertà di abortire, garantita da tutti inclusi i sindacati, ma ha la libertà di diventare madre? Questa libertà non ha valore? Siamo certe che ogni donna possa essere chirurgo o amministratore delegato: vogliamo solo avvertirla che la potenza arcaica e totale della maternità è 1000 volte più grande dell'essere chirurgo o amministratore delegato, vogliamo dirglielo prima che sia troppo tardi.
Vogliamo che ogni bambino abbia un padre e una madre, e se possibile i suoi,  perché è la situazione che maggiormente gli garantisce equilibrio psicologico, fisico, spirituale ed emotivo. La sua mamma può allattarlo e questo moltiplica la sua salute, il suo papà con la sua presenza diminuirà la sua ansia. Vogliamo dire alle coppie che non hanno figli: non comprate un bambino mai, non comprate la malattia che si chiama sindrome di iperstimolazione ovarica di una donna povera che ha venduto gli ovuli, non comprate le vene varicose, il dolore del parto, nove mesi di gestazione di una donna povera che ha affittato l'utero, non create un bambino figlio di genitori che lo hanno venduto.

IL RELATORE PIÙ BERSAGLIATO SONO IO
Il mio nome è ovunque, fiumi di minacce e insulti stanno arrivando. Sto di nuovo evitando i luoghi affollati. Al congresso si parlerà di famiglia, non di altro, ma sono le mie dichiarazioni precedenti che, a quanto pare, annullano per sempre la mia libertà di parola, Quindi cominciamo a chiarire che molte cose che mi vengono attribuite sono platealmente false. Fake news per usare un termine aggiornato.
Non ho mai né scritto né pronunciato la frase che mi viene attribuita dai contrari al congresso di Verona: «L'atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo», frase completamente senza senso. Sto prendendo in considerazione l'idea di querelare. Ho detto che la penetrazione dell'ultima parte del tubo digerente, essendo molto dolorosa, è usata in alcune iniziazioni sataniche, come raccontato in un video reperibile su YouTube dall'attrice Angelina Jolie. E come spiegato anche nel concetto di magia sessuale da Aleister Crowley, che possiamo considerare il fondatore del satanismo contemporaneo.
La mia affermazione è vera, motivo per cui è stata assolta al processo del 14 dicembre 2018.
Per quanto riguarda l'affermazione sul fatto che i cosiddetti omosessuali maschi, in particolare passivi, abbiano un quantitativo di malattie sessualmente trasmissibili molto più alto del resto della popolazione, questa affermazione è tragicamente vera, tragicamente dimostrata aldilà di ogni ragionevole dubbio, come è stato anche riconosciuto nel processo che ho subito a Torino. Ho sempre affermato che le malattie sessualmente trasmissibili in queste persone colpiscono circa 20 volte di più che nel resto della popolazione. Anche su queste affermazioni sono stata completamente assolta perché sono vere al di là di ogni ragionevole dubbio. Digitate su google gli acronimi STDs (malattie sessualmente trasmesse, in inglese) e MSM (uomini, men, che fanno sesso con altri uomini) e arriverete alle migliaia di file sull'argomento. Ci sono solo io che lo dico? Pare di sì. In realtà lo dice purtroppo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e le sue tragiche statistiche, io sono l'unica che questi dati li tira fuori dagli ambienti medici. Non sarò l'unica a cui queste persone premono sul serio? Ho l'impressione di sì.

E INTANTO I GAY CONTINUANO A MORIRE
Porto nel cuore i pazienti morti di AIDS, forse gli altri non hanno questo nella memoria. Ricordo a tutti le parole del mio amico ex gay Joseph Sciabra: «Tutti sono capaci di fare i liberal, ma tanto sono i gay che continuano a morire». Joseph Sciabra (seguite il suo imperdibile blog). Aggiunge Sciabra ripensando al suo periodo gay, lui era una pornostar, che era un periodo terribile, che è rinato. Anche Nausicaa Della Valle, cui è stato impedito di parlare a Biella qualche giorno fa, che è ex lesbica, ex bulimica e ex allergica parla di un equilibrio ritrovato.
Ripeto quello che ho sempre detto: amo profondamente le persone che si dichiarano omosessuali. Amo anche gli altri se è per questo. Amo le persone che si chiamano omosessuali, al punto tale da rischiare un linciaggio tutti giorni per affermare che il loro stile di vita è biologicamente perdente, e quello stile di vita è assolutamente reversibile: se cambia lo stile di vita vivranno infinitamente più sereni, come possono testimoniare tutti gli ex gay.
Non ho mai detto l'immane sciocchezza che la (cosiddetta) omosessualità sia una malattia. La tubercolosi è una malattia, il cancro è una malattia, la SLA è una malattia. Una malattia ha un quadro anatomopatologico, un'eziologia, una fisiopatologia, ma soprattutto un quadro anatomopatologico. La cosiddetta omosessualità è un comportamento, un comportamento che si apprende e che si può disapprendere, presente per periodi più o meno lunghi in molte vite, lo spiega benissimo l'ex gay psicoterapeuta Richard Cohen, nel suo libro "Riscoprirsi normali", titolo che scandalizzerà molti benpensanti, ma che il dottor Cohen rivendica.
Ho detto che è un comportamento biologicamente perdente, comportamento da cui si può uscire, da cui ci si può emancipare, oppure, se il termine non vi scandalizza troppo, si può guarire. Si guarisce anche da un comportamento.
Quello che ho detto e me ne assumo la responsabilità, e sono pure fiera di averlo detto. è la verità che la (cosiddetta) omosessualità non è né genetica né irreversibile, che non esistono studi scientifici che lo dimostrano e che gli ex gay sono un esercito e tutti dichiarano di vivere meglio da ex. Secondo voi invece è una forma di normalità? Io non sono d'accordo che si possa considerare normale qualcosa dove gli organi sono usati non secondo la loro fisiologia, quindi io mi tengo la mia idea e voi la vostra, ma in una nazione appena decente tutti devono avere libertà di parola, e siamo ancora una nazione decente.

Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Salvini e le famiglie omosex, poca coerenza logica" racconta del ministro dell'Interno Salvini che nel salotto tv di Barbara D'Urso è stato intervistato anche a proposito del Congresso mondiale delle Famiglie. Cercando di salvare capra e cavoli ha sostenuto la liceità morale delle cosiddette famiglie arcobaleno, ma non la loro legittimità giuridica. Una posizione insostenibile.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 marzo 2019:
Matteo Salvini è intervenuto due giorni fa a Domenica Live, il programma di intrattenimento di Canale 5 condotto da Barbara D'Urso. La presentatrice ha rivolto al Ministro dell'Interno una serie di domande, tra cui alcune riguardanti le cosiddette famiglie arcobaleno e il Congresso Mondiale delle Famiglie che si terrà a fine marzo a Verona. [...]
La D'Urso, superfluo a dirsi, fa il tifo per le coppie omosessuali perché "basta l'amore", come si suol dire.
Inizialmente Salvini ha affermato che la famiglia è solo quella composta da papà, mamma e figlio. Poi ha aperto anche alle "famiglie" composte da single (o si riferiva solo allo stato di vedovanza?), successivamente ha affermato che non ha problemi ad accettare anche le "famiglie" arcobaleno. "Nessuno vuole andare a smontare quello che c'è" ha detto Salvini in merito alle coppie omosessuali, però poi ha aggiunto: "Altro paio di maniche se tu mi domandi se è questo che mi auguro per il futuro del nostro Paese. [...] Il bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà, ha diritto ad essere adottato se ci sono una mamma e un papà". Infine sulle relazioni omosessuali il Ministro dell'Interno ha detto che basta che i due lo facciano bene e che si divertano.
In breve un colpo al cerchio e un colpo alla botte: liceità morale dell'omosessualità, della "famiglia" arcobaleno e dunque dell'omogenitorialità, ma non legittimità giuridica di queste tre realtà. Una tesi insostenibile. Infatti se le relazioni omosessuali possono venire qualificate come nuclei familiari dal punto di vista morale, non si vede il motivo per non riconoscerle anche dal punto di vista giuridico. Idem per quanto riguarda la filiazione omosessuale. Data la premessa (erronea) di carattere morale, per coerenza logica sarebbe doveroso accettare anche le relative conclusioni di natura giuridica (altrettanto erronee). Se la prassi è da benedire, ne consegue che anche il diritto si adeguerà.
Ovviamente queste argomentazioni sono state così articolate da Salvini per non scontentare nessuno. Vero è che l'ordinamento giuridico può lecitamente tollerare alcune condotte moralmente riprovevoli, ossia considerarle eticamente non buone e dannose per il bene comune ma non tanto da intervenire con strumenti sanzionatori, ma Salvini non ha espresso un giudizio negativo su omosessualità, convivenze omosex e omogenitorialità, bensì positivo.
Ma c'è poi un altro corno del problema che riguarda l'intervista rilasciata alla D'Urso. Se Salvini è realmente contrario al riconoscimento giuridico della "famiglia" arcobaleno e dunque della filiazione omosessuale, dovrebbe battersi per abrogare la legge sulle unioni civili. Infatti questa legge ha legittimato il "matrimonio" omosessuale (le differenze tra unioni civili e matrimonio sono quasi inconsistenti) e dunque ha riconosciuto giuridicamente la "famiglia" omosessuale. Perlomeno dovrebbe intervenire per evitare che il comma 20 dell'art. 1 della legge possa venire interpretato dai giudici come passepartout per aprire alle adozioni a favore di coppie gay (e così è quasi sempre stato interpretato dai magistrati).
Nella intervista di due giorni fa, in cui si vedeva che Salvini era in difficoltà su queste tematiche perché tentava di far quadrare il cerchio, pareva che in merito al tema famiglia e omosessualità l'unica cosa da evitare sia l'utero in affitto. Il resto ben venga. Ma l'utero in affitto è solo l'esito ultimo di premesse antropologiche e dunque anche giuridiche aberranti. In breve è abbastanza sterile ammonire di non mangiare alcuni frutti velenosi quando si è deciso che non si vuole sradicare la stessa pianta che produce tali frutti.
Salvini interverrà al prossimo Congresso Mondiale delle Famiglie. Sarà prevedibile che, visto l'uditorio, si spingerà ben oltre dal dichiarare che la maternità surrogata è una follia. Ecco noi vorremmo coerenza intellettuale in tutto e sempre: prima, durante e dopo le varie kermesse mondiali sulla famiglia.



https://www.youtube.com/watch?v=0mWChevwbfs

DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-03-2019

2 - LA STORIA DEL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE DAL 1997 AD OGGI
Da Madrid a Sidney, passando per Tiblisi, Mosca e quest'anno Verona, il Congresso cerca di formare una rete di leader che promuovano la cellula fondamentale della società (domanda: ma i vescovi dove sono?)
Autore: Brian Brown - Fonte: Il Timone, marzo 2019 (n. 182)

La storia del Congresso Mondiale delle Famiglie, un progetto di International Organization for the Family, inizia con una visita del nostro fondatore, Allan Carlson, a Mosca, nel gennaio del 1995. Carlson venne invitato da alcuni membri del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Lomonosov per un confronto sulle cause della crescente crisi della famiglia in Russia: il calo brusco dei matrimoni e della fertilità da un lato, i fallimenti familiari dall'altro, innalzamento dell'età media e preoccupanti segni di disfunzione tra i bambini. La domanda a cui si cercava risposta era: quanto di tutto questo è la conseguenza di decenni di comunismo in Russia e quanto invece è legato alla rinuncia dell'idea del matrimonio e dei figli così evidente anche nel mondo occidentale? Cosa può essere concretamente fatto per ripristinare un ordine incentrato sulla famiglia?

A PRAGA LA PRIMA VOLTA
Carlson offrì il suo contributo frutto della sua esperienza derivata dagli studi sul declino della fertilità e i cambiamenti della famiglia, nacque così l'idea di radunare in un Congresso studiosi ed esperti che potessero confrontarsi su queste tematiche su larga scala. Carlson organizzò quindi un primo incontro, che si tenne nel maggio del 1997 a Praga, in Repubblica Ceca, dove parteciparono più di 700 persone. Nella primavera del 1998 un Comitato scelto di trenta persone si incontrò a Roma per redigere una chiamata formale per il Secondo Congresso Mondiale delle Famiglie che si sarebbe tenuto a Ginevra, in Svizzera. A supporto di questa chiamata, il gruppo stilò una definizione della famiglia naturale, che sarebbe servita come manifesto d'intenti del Congresso: "La famiglia naturale è l'unità fondamentale della società, iscritta nella natura umana e fondata sull'unione libera e volontaria tra uomo e donna nell'unione indissolubile del matrimonio. La famiglia naturale è definita dall'unione coniugale, dalla procreazione e, in alcune culture, nell'adozione. Famiglie libere, sicure e stabili sono necessarie per una società sana. Una società che abbandona la famiglia e le sue norme è destinata al caos e alla sofferenza". Più di 1500 delegati parteciparono alla sessione di Ginevra.

UN'AGENDA POSITIVA
Il Congresso Mondiale delle Famiglie stilò inoltre un'agenda positiva, focalizzata su tutto quello che andava valorizzato, piuttosto che su cosa contrastare:
- Celebriamo la presenza di famiglie numerose come doni speciali per le terre in cui vivono (invece di limitarsi a opporsi al cosiddetto "controllo della popolazione")
- Valorizziamo la famiglia naturale come fonte di rinnovamento e progresso sociale (invece di opporsi semplicemente alle cosiddette "nuove forme di famiglia")
- Dichiariamo l'ortodossia religiosa fonte di valori umani e progresso culturale (invece di contrastare unicamente la secolarizzazione).
A questo secondo seguirono altri nove Congressi: Mexico City (2004), Varsavia (2007), Amsterdam (2009), Madrid (2012), Sidney (2013), Salt Lake City (2015), Tiblisi (2016), Budapest (2017), Moldavia (2018) e poi ci sarà l'appuntamento di Verona a fine marzo.

NUOVI LEADER
Abbiamo realizzato che dobbiamo crescere e costruire una nuova generazione di leader. Le nostre scuole, e spesso le nostre chiese, danno ai ragazzi messaggi falsi. Per questo attraverso i Congressi Mondiali abbiamo iniziato a creare una rete di giovani pro family che sono attivi nelle realtà della nostra società civile e sui social media, oltre 400 giovani si sono uniti al Programma dei Leader Emergenti, ma c'è ancora molto da fare. Abbiamo incontrato e messo in rete giovani da tutto il mondo che vogliono alzarsi in piedi per la famiglia, nonostante il contesto difficile. Questi leader ispirano i loro coetanei ad alzarsi in piedi per la famiglia mostrando che questi non sono soltanto valori vetusti dei loro genitori, ma la verità su quello che è il meglio per ogni individuo e la società.  Oltre alla spinta nella formazione di una rete giovani leader, il Congresso promuove l'Iniziativa Articolo 16, che si riferisce all'articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che stabilisce che la famiglia naturale è il fondamento della società, che raduna tutte le attività che il Congresso svolge alle Nazioni Unite che vanno dalla valorizzazione del matrimonio sulla convivenza, alla lotta alla pornografia, all'educazione. Infine c'è il Giornale della Famiglia Naturale, una pubblicazione internazionale di ricerca che è uno strumento fondamentale per la formazione di studiosi, ricercatori e politici.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "È guerra contro la famiglia, vescovi non reclutati" spiega come quella di Verona si sta delineando come una guerra per distruggere la famiglia. Eppure i vescovi non si rendono conto che una guerra è stata dichiarata. E quando c'è una lotta bisogna combattere non auspicare buonismo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 marzo 2019:
La rivoluzione non è un pranzo di gala e la lotta contro la famiglia non si affronta con gli scappellotti da oratorio. Serve anzitutto la consapevolezza che la guerra è in atto. Ci sono santi che l'avevano capito.
E poi ci sono vescovi di oggi che si limitano ad auspicare che tutto a Verona «si svolga con argomenti di interesse comune». O altri, come il vescovo Bassetti che si raccomandano sulla famiglia «unione e non terreni di scontro». Invece lo scontro c'è, è in atto con ferocia e determinazione e gli episodi di questi ultimi giorni lo testimoniano.
Vogliamo aggiungere al catalogo i più recenti, dopo il boicottaggio degli alberghi? Un traduttore, che si fregia del titolo altisonante di Interprete di Che tempo che fa addirittura sta dando la caccia ai colleghi che si metteranno le cuffie nella tre giorni veronese. "Sarebbe fantastico che nessun interprete si prestasse a tradurre le scempiaggini di questa gente che si riunirà a Verona. Se così non fosse qualcuno mi dia i nomi di chi stava dentro le cabine". Se un signor nessuno, ma comunque più protetto di altri professionalmente e pagato con soldi pubblici dalla Rai lancia dalla sua pagina Fb una caccia alle streghe di questo tenore, vuol dire che attaccare la famiglia è ormai diventato uno sport comodo e remunerativo.
Questo, un vescovo, un comandante in capo lo deve denunciare. Non deve limitarsi soltanto ad auspicare che non si litighi, perché la posta in gioco è la dignità dell'uomo, non è il trofeo del torneo di palla avvelenata della festa di fine oratorio.
Ma dalle parole dei vescovi - pochi - che sono intervenuti si percepisce comunque una sorta di fastidio non tanto per le reazioni sguaiate e liberticide delle Boldrini e delle Cirinnà, ma proprio nei confronti degli organizzatori del Congresso. Il segretario di Stato, Cardinale Parolin prende le distanze dal metodo anche se l'unico metodo che abbiamo visto all'opera è stato quello comunisteggiante degli oppositori arrivati come abbiamo visto persino alla caccia alle streghe. Il metodo degli organizzatori, tra cui Toni Brandi e Jacopo Coghe, in realtà l'abbiamo visto all'opera mentre incassavano con perfetta letizia tutto e contemporanemente replicavano punto su punto alle falsità sul conto dei relatori internazionali, svillaneggiati da un Paese che dovrebbe ospitarli invece li ha presi a pesci in faccia. Una volta eravamo almeno maestri di ospitalità, noi italiani.  
Il vescovo di Verona Zenti invece ci sarà. Onore al merito. Nell'intervista rilasciata alla Stampa si limita a auspicare che tutto si svolga in un clima di "grande libertà espressiva, con argomenti di interesse comune e si elaborino itinerari culturali, sociali e legislativi capaci di focalizzare l'insieme delle criticità e delle prospettive sulla realtà famiglia istituzione".
Finalmente arriva anche il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il vescovo Gualtiero Bassetti che, intervistato dal Giornale, ha detto che "la famiglia non è terreno di scontro, ma ha bisogno di politiche strutturali". Sarebbe bello fosse così, purtroppo invece lo scontro è in atto e bisogna soltanto capire chi ha dichiarato guerra. Ma dalle frasi successive sembra che il capo dei vescovi italiani non abbia alcuna voglia di chiedersi chi sia l'aggressore. "Il vero problema - ha detto a Stefano Filippi - come mi sembra evidente anche nel caso dell'appuntamento di Verona, è che trasformiamo la famiglia in un'occasione di scontro e non di incontro. Da una parte chi la usa per legittimare le discriminazioni e le divisioni, dall'altra chi la considera ormai superata e retrograda".
A questo punto verrebbe da chiedere a sua eccellenza da che parte stanno gli organizzatori? Sono forse tra coloro che legittimano le discriminazioni quando ribadiscono che la famiglia si basa sul matrimonio tra maschio e femmina? Dunque, il messaggio che passa è che comunque gli organizzatori del Congresso un po' di colpe ne hanno. Infatti Palazzo Chigi ha inviato la diffida ad utilizzare il logo del governo, ma questo ai vescovi deve sembrare un messaggio unificante, mentre Regioni come il Friuli Venezia Giulia hanno deciso di essere presenti con un delegato.
E' chiaro che finché non si riconoscerà che lo scontro sulla famiglia è in atto, che la guerra è al massimo del suo clangore, nessun intervento di alti prelati volto alla pace potrà essere utile. Perché se non si riesce a vedere che la guerra è in corso, anche gli appelli cadranno nel vuoto sommersi dalla retorica buonista di un paternalistico "fate i bravi, se potete". E poi perché la pace si ottiene dopo aver combattuto. Se non si combatte al massimo si chiede un armistizio, o una resa, ma non certo una pace.   
Sull'altro versante della barricata intanto, non stanno a guardare. A Milano alcuni studenti di Azione universitaria sono stati letteralmente sloggiati da antagonisti di Milano mentre all'interno di un bar parlavano di aborto. Sloggiati senza tanti complimenti tanto che il barista che ospitava l'evento si è sentito in dovere di dissociarsi dalle idee di questi "studenti fascisti". Colonizzazione ideologica pura e asservimento totale al potere conformista. Di fronte a questo è legittimo ammettere che è in atto una lotta all'ultimo sangue o dobbiamo continuare ad auspicare che tutto si svolga dentro i confini del bon ton e dell'unità?
Che abisso rispetto alla consapevolezza di un Papa come Giovanni Paolo II che sull'attacco alla famiglia aveva le idee decisamente più chiare. Non aveva paura a chiamare il nemico con il suo nome e la situazione presente una lotta. Come quando disse che "attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell'uomo". Infatti lottava con i denti. Adesso ci si limita ad auspicare...



https://www.youtube.com/watch?v=0mWChevwbfs

DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

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Fonte: Il Timone, marzo 2019 (n. 182)

3 - STORIA DI UNA PICCOLA TOMBA
Una mamma racconta la pietosa sepoltura del corpicino di suo figlio che l'ospedale non voleva dargli (eppure la legge italiana permette il seppellimento anche sotto le 20 settimane!)
Fonte Confederazione Triarii, 12 febbraio 2019

"Non c'è battito"... Speravo che non avrei più sentito quelle parole.
E invece in un attimo sono ripiombata indietro nel tempo. Come stavolta anche allora era gennaio, avevo freddo, un freddo innaturale a ripensarci, e mi sentivo spersa su quel lettino. Avevo voglia solo di cercare gli occhi di mio marito e le sue braccia.
"Signora, succede spesso...", "Su, su, non si piange per queste cose...", "Era piccolo, più piccolo di quanto doveva, c'era qualcosa che non andava, è stato meglio così...".
Stavolta tante parole mi sono state risparmiate. In compenso gli sguardi compassionevoli si sono fatti vitrei quando ho detto, con voce ferma: "Vorrei fare richiesta di seppellimento". "Non credo sarà possibile".
"Sì, lo è. C'è la legge e lo chiedo ufficialmente".
Il volto di mio marito era l'unico, in quel gruppo di volti presenti davanti all'ecografo, che nel dolore manifestava la mia stessa risolutezza: "Informatevi e poi fateci sapere, adesso la porto a casa", le sue parole ferme.
La legge italiana permette alle famiglie di scegliere il seppellimento anche sotto le 20 settimane di gestazione, su richiesta dei genitori (D.P.R. 10/09/1990 n. 285 art. 7). Sette anni fa non lo sapevo e quando feci la stessa richiesta mi accontentai della prima risposta... Dio sa quante lacrime quando mi resi conto che solo per ignoranza mio figlio era stato buttato via come "rifiuto ospedaliero".

ATTENDERE UN BAMBINO
In poche settimane scopri di attendere un bambino, lo sogni, lo pensi: fa parte della tua vita. E se l'attesa si interrompe così presto succede che chi hai intorno non ti può aiutare, perché magari nemmeno aveva fatto in tempo a sapere che aspettavi un bimbo... è così difficile curare la ferita del lutto, quando sembra che la tua gioia non ci sia mai stata, che tutto sia scomparso in quella sala operatoria, finito chissà dove, lontano dal tuo grembo e dalle tue braccia...
Per la mamma, e per la coppia che ha immaginato il figlio per settimane, è molto importante avere la possibilità di difendere la dignità del suo corpicino, per quanto grande pochi millimetri, anche nell'ultimo atto di saluto definitivo. La morte non cambia il suo doloroso pungiglione con il seppellimento, ma la sofferenza può assumere un altro significato se può essere affrontata nel rispetto degli atti di pietà che il nostro cuore suggerisce.
Sette anni fa tutto questo ci è stato negato. Ma stavolta abbiamo insistito, perché sapevamo, e non avevamo intenzione di farci ingannare. E alla fine, davanti ad un articolo di legge scritto nero su bianco, hanno dovuto cedere loro. E dopo la sufficienza e l'incredulità dei medici, abbiamo riposato nello sguardo compassionevole dei necrofori, avvezzi evidentemente più dei primi a distinguere la vita e la morte.

LA PERDITA DI UN FIGLIO
La nostra croce si è trasformata: un dolore "che non si può dire" ha preso i contorni del dolore per la perdita di un figlio.
Poiché quasi nessuno capisce, questo è un dolore che non si può dire. Pare che non "stia bene" piangere, perché se si può piangere, e seppellire, e pregare... allora diventa evidente che quello è un figlio e non un grumo di cellule, un bambino e non un rifiuto ospedaliero: non si può più negare che sia un'anima salita in cielo. È questo passaggio che nessuno vuol fare. E per questo non lo dicono.
L'abbiamo salutato in un pomeriggio freddissimo. Il sacerdote ha benedetto una cassettina di legno minuscola, che i nostri figli, a turno, portavano fra le mani. Un vaso di fiori viola, una croce di legno, con la data e il nome. Rispetto all'altra volta un epilogo diverso, che profuma di Paradiso.
Le famiglie sappiano che, se succede quello che nessuno si augura mai, la legge c'è e deve essere applicata: perché nessun bambino perda, insieme alla vita, anche la dignità di una tomba, dal momento che è sentimento della Chiesa da sempre che l'anima venga infusa da Dio al momento del concepimento.

Nota di BastaBugie: il tema del seppellimento dei bambini morti prima della nascita lo avevamo già rilanciato nel 2011 con i seguenti articoli che si possono leggere cliccando sul link.

DEGNA SEPOLTURA PER I BIMBI NON NATI
E' per legge un diritto dei genitori, ma pochi lo richiedono perché non lo sanno (eppure è un gesto umano di pietà)
di Francesco Agnoli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1892

GARANTIRE LA SEPOLTURA DI TUTTI I BAMBINI NON NATI E' UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'
Avere un luogo dove reincontrare il bambino abortito è una possibilità importante per la donna di elaborare il suo lutto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1875

Fonte: Confederazione Triarii, 12 febbraio 2019

4 - PADRE JACQUES HAMEL, MARTIRE DELL'ISLAM
Si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione del sacerdote francese sgozzato da due islamici nel 2016 mentre stava celebrando Messa
Fonte Tempi, 12 marzo 2019

Il 9 marzo si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione di padre Jacques Hamel. Il sacerdote di 85 anni è stato barbaramente ucciso il 26 luglio 2016 mentre stava celebrando Messa nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, in Normandia, da due estremisti islamici, che l'hanno sgozzato sull'altare. Lo ha annunciato l'arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun. Papa Francesco aveva concesso la dispensa per aprire, pochi mesi dopo la sua morte, il processo di beatificazione. [...]
Annunciata il Giovedì santo, 13 aprile 2017, la fase diocesana della causa di beatificazione si è aperta ufficialmente il 20 maggio 2017, e si è conclusa lo scorso 9 marzo, con la sessione di chiusura nella cappella Notre Dame de l'Annonciation dell'Arcivescovado di Rouen. Durante questa fase si sono tenute 66 udienze, durante le quali sono stati ascoltati i cinque testimoni dell'omicidio, 51 testimoni convocati e 5 testimoni ex officio. Le questioni principali vertevano sull'omicidio, sulle condizioni del martirio, sulla vita di padre Hamel e su come ha vissuto le virtù cristiane, come anche sulla sua fama di santità e sulle grazie attribuite alla sua intercessione. Due teologi, secondo il comunicato diffuso dall'Arcidiocesi, hanno esaminato gli scritti di padre Hamel pubblicati sui notiziari parrocchiali e i testi delle sue omelie, circa 650 in tutto. Il dossier completo, ora inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi, comprende 11.496 pagine più alcuni allegati.
Nel marzo 2018 la sorella Roseline Hamel aveva dichiarato: «Il martirio di mio fratello rappresenta, ancor più nella Settimana Santa, un messaggio per tutti, credenti e non, un messaggio di speranza che testimonia la forza della fede e al tempo stesso la speranza. A tutti i martiri va reso omaggio, ma quanti sono stati uccisi in odio alla fede, meritano ancor più il nostro rispetto. In loro vi è infatti qualcosa di sacro impossibile da ignorare, anche per chi non crede. Nessuno ha potuto rimanere impassibile di fronte al martirio di quest'uomo di fede che fino all'ultimo respiro ha pregato per la pace e comunicato appassionatamente la Parola di Dio».

Nota di BastaBugie
: ecco i link agli articoli che abbiamo pubblicato nel 2016 subito dopo l'uccisione di padre Jacques Hamel da parte di due islamici.

GUERRA DI RELIGIONE: NEANCHE IL SACERDOTE SGOZZATO IN CHIESA DAGLI ISLAMISTI RISVEGLIA I POLITICI EUROPEI
Islam religione di pace? Eppure l'arcivescovo di Mosul un anno fa ci aveva avvertiti: ''Se non capite in tempo la minaccia, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra''
di Riccardo Cascioli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4311

IL SACERDOTE SGOZZATO E' UN MARTIRE CHE DA' FASTIDIO
La Francia ha nutrito un mostro che ora le si ritorce contro
di Massimo Viglione
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4319

Fonte: Tempi, 12 marzo 2019

5 - LA NAUSEA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO
Il politically correct è una lente ideologica che altera la realtà per cui la natura, la famiglia e la civiltà occidentale sono sbagliate e quindi vanno distrutte
Autore: Marcello Veneziani - Fonte: La Verità, 28/02/2019

Ma quando finirà la dittatura del politicamente corretto? Passano gli anni, cambiano i governi, insorgono i popoli. Ma da Hollywood a Sanremo, dalla tv ai premi letterari, dai fatti di cronaca alla storia adattata al presente, la dominazione prosegue incurante della vita, della verità e della realtà. Il copione si ripete, all'infinito.
Serpeggia da tempo la nausea verso quella cappa asfissiante, a volte la parodia prende il posto del canone. Lo deplorano in tanti, il politically correct, persino i suoi agenti, quelli che somministrano ogni giorno i suoi sacramenti; e questo è il segno che invecchia, scricchiola, si fossilizza. Ma alla fine, la dominazione resta e il vero mistero a questo punto è l'assenza di alternative: la rabbia c'è ma non ci sono mai opzioni diverse. Eppure basta cercarle. [...] Ma gli oscar vanno solo al nero, razzismo-nazismo-negritudine, più omosex e me-too. E ricadiamo nel politically correct.
Ma cos'è poi il Politically correct, proviamo a darne una definizione e un contenuto preciso. Per cominciare, il politically correct è la pretesa di dire agli altri come devono essere, cosa devono dire, come devono comportarsi. Presuppone dunque un punto di superiorità di chi giudica.

UNA LENTE IDEOLOGICA
Il politically correct è poi una lente ideologica che altera la vista di uomini, idee e cose secondo un pregiudizio indiscusso e indiscutibile, assunto a priori come porta della verità, del bene e del progresso. Nasce dalla convinzione che tutto ciò che proviene dal passato sia falso e superato. La realtà, la natura, la famiglia, la storia, la civiltà come l'avete finora conosciute, vissute e denominate, sono sbagliate, vanno ridefinite e corrette. Così nasce il politically correct, questo busto ortopedico applicato alla mente e alla vita. Il politicamente corretto è il moralismo in assenza di morale, il razzismo etico in assenza di etica, il bigottismo clericale in assenza di religione. Il politically correct è il rococò della rivoluzione, come la posa residua del caffè. Non riuscendo a cambiare il mondo, si cambiano le parole. Il linguaggio politicamente corretto è lessico bollito e condito con la mostarda umanitaria. Inoltre è oicofobia, dice Roger Scruton, è rifiuto della casa, primato dell'estraneo e dello straniero sul nostrano e sul connazionale. E, infine, è riduzionismo: la varietà del mondo e dei suoi problemi è ridotta all'ossessione su due-tre temi.
Dove nasce il politically correct? La prima risposta è in America, laboratorio globale del futuro e capitale mondiale dell'Impero dei segni. È famoso il saggio di Robert Hughes (un australiano, peraltro), La cultura del piagnisteo (Adelphi), sul bigottismo progressista. Prima di lui Tom Wolfe denunciò già nel 1970 l'artefice del politically correct, il radical chic. Un testo importante sul vizio progressista è "La chiusura della mente americana" di Allan Bloom. E potremmo citarne altri. Ma non si esaurisce negli States la matrice del politically correct. Qualcosa del genere ha serpeggiato nel nord Europa, nelle socialdemocrazie scandinave, elette per decenni a modello progressista di emancipazione. La Svezia è la sua vera patria, sostiene Jonathan Friedman in Politicamente corretto (ed.Meltemi). L'autore è stato toccato da vicino, perché sua moglie, ricercatrice, fu accusata di razzismo solo perché ha documentato, dati alla mano e analisi rigorose, che in Svezia è stato un fallimento il multiculturalismo e la politica di accoglienza dell'immigrazione.

DAL PERBENISMO AL PERBUONISMO
Ma il P.C. non nasce in un luogo bensì in un'epoca: nasce sulle ceneri del '68, diventa il catechismo adulto di quelli che da ragazzi furono iconoclasti. Dopo aver processato l'ipocrisia del linguaggio cristiano-borghese e autoritario-patriottardo, gli ex-sessantottini adottarono quel nuovo lessico ipocrita e quel galateo manierista. Dal perbenismo al perbuonismo.
Il politically correct nasce quando finisce l'effetto del marxismo, tramonta l'idea di rivoluzione, si perdono i riferimenti mondiali del comunismo. Lo spirito liberal e radical rifluiscono nel codice progressista globale. Si passa dall'Intellettuale Collettivo al Demente Collettivo, il conformista dai riflessi condizionati; il comunista si fa luogocomunista, giudica per stereotipi prefabbricati, riscrive la storia, il pensiero e i sentimenti ad usum cretini. C'è una ricca letteratura che denuncia il politically correct: l'ultimo è Politicamente corretto di Eugenio Capozzi (ed. Marsilio), che lo ritiene l'erede di tutti i progressismi. Per passare la censura del politically correct è necessaria la presenza di almeno uno o più ingredienti d'obbligo di ogni narrazione, reportage o fiction: il nero, il migrante, il rom, l'omosessuale, la femminista, il disabile e l'ebreo. Sempre vittime o eroi, comunque personaggi positivi per definizione in ogni storia o trama.
La ditta del politicamente corretto fabbrica pregiudizi seriali, in dosi liofilizzate; la loro applicazione esime dal ragionare, risparmia la fatica del giudizio critico. E infonde a chi lo usa una sensazione di benessere etico, una presunzione di superiorità sugli altri. Quando ci libereremo da questa cappa, da questa cupola ideologico-mafiosa? E qui il problema si sposta nell'altro campo: l'assenza di alternative, la mancata elaborazione di strategie, culture e linguaggi, il silenzio e la rassegnazione. Dopo il rigetto, urge il progetto.

Fonte: La Verità, 28/02/2019

6 - SARA' APERTO L'ARCHIVIO SEGRETO DI PAPA PIO XII... MA NON CI SARA' NESSUNA SORPRESA
Tutti pensano chissà cosa, ma ''segreto'' vuol dire solo ''privato''... urgente è invece riscoprire il suo insegnamento di dottrina sociale per capire la differenza tra vera o falsa democrazia (VIDEO: Pio XII e gli ebrei)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-03-2019

Papa Francesco apre l'archivio segreto di Pio XII e tutti pensano chissà che cosa. E' quella parola, «segreto», che evoca misteri vaticani alla Dan Brown, come se il venerabile Pio XII («venerabile» vuol dire che il processo di beatificazione ha riconosciuto le sue virtù cristiane vissute «in grado eroico») avesse qualcosa di inconfessabile da nascondere e la Chiesa con lui. Ma nel linguaggio curiale «segreto» vuol dire solo «privato» e l'apertura a scatto ritardato sta a significare che un archivio richiede di essere catalogato e ordinato prima di venire messo a disposizione degli studiosi.
Che cosa ci sarà di nuovo in quell'archivio? Niente, perché quel che si doveva sapere sul pontificato di Pio XII è noto da tanto tempo. Infatti, uno studioso come Giordano Bruno Guerri ha scritto su «Il Giornale» (5 marzo 2019), in prima pagina, che è «inutile» quell'archivio. Intendendo forse, anche, che i giudizi ideologici proferiti in tutti questi anni rimarranno identici, e gli antipatizzanti di Pio XII (se non della Chiesa tutta) non cambieranno idea.

UN'OPERAZIONE A TAVOLINO DEI SERVIZI SEGRETI COMUNISTI
Pur essendo noto che l'inizio della campagna sui «silenzi» di Pio XII sul nazismo risale al dramma teatrale Il vicario di Rolf Hochhuth del 1963, un'operazione a tavolino dei servizi segreti comunisti per dare addosso al papa che aveva osato fulminare di scomunica il comunismo, l'ultima volta che la Chiesa ha usato quest'arma. Per esempio, nel suo articolo il Guerri ricorda che Pio XII, da poco asceso al soglio pontificio, in un radiomessaggio si congratulava con la Spagna la cui guerra civile si era conclusa con la vittoria di Franco. «Nazione eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica».
Ecco fatto: Pio XII filo-fascista. E che cosa avrebbe dovuto fare, il capo dei cattolici, sorvolare sui 16.200 e rotti tra vescovi, preti, frati e suore ammazzati dai rojos repubblicani tra il 1936 e il 1939? Senza contare i semplici laici trucidati spesso in modo efferato perché trovati con un crocifisso al collo, le migliaia di chiese incendiate, le processioni blasfeme, le statue di Cristo ritualmente fucilate, le tombe di religiose sventrate ed esposte al ludibrio. Se non avesse vinto Franco, il cattolicesimo sarebbe stato spazzato via dalla Spagna, e con l'aiuto di Stalin (e del «compagno Ercoli»).
Di più: la vittoria delle sinistre avrebbe trascinato la Spagna nella seconda guerra mondiale, cosa che Franco, invece, ebbe il merito di evitare. E i ministri spagnoli tornarono a giurare sui Vangeli e in ginocchio davanti al Crocifisso. Un papa non avrebbe dovuto gioirne? Continua Guerri: «Quando Germania e Italia attaccarono l'Unione Sovietica il Vaticano e l'Osservatore Romano non nascosero la soddisfazione per l'aggressione». Poveri tapini, quei sovietici «aggrediti», che poco prima avevano spartito proprio con Hitler la Polonia e dal 1917 non facevano che sterminare cristiani.

OTTOCENTOMILA EBREI  SALVATI GRAZIE A PIO XII
A Pio XII viene rimproverato anche l'avere stigmatizzato «i falsi profeti della lotta di classe e della dittatura del proletariato» (il 13 giugno 1943, rivolgendosi ai lavoratori cattolici). Ohibò, non avrebbe dovuto? Ciò avrebbe fatto, dice Guerri, «sostanzialmente schierandosi a favore del corporativismo fascista». Questo si chiama processo alle intenzioni; in ogni caso, ci sarebbe da aprire un bel discorso sul corporativismo, ma non è qui la sede. Infine, viene chiamato in causa Dino Buzzati, e pazienza se non è un'autorità in merito. Avrebbe sentenziato: «Pio XII  doveva levare la voce in una definitiva condanna, rischiando qualsiasi cosa: anche che lo fucilassero e con lui tutti i cardinali. Anche che bruciassero il Vaticano. Avrebbe salvato la Chiesa e avremmo creduto tutti».
È arcinoto che quando i vescovi olandesi condannarono il nazismo ottennero solo un ulteriore massacro e i nazisti se la presero anche con le suore cattoliche (santa Edith Stein e sua sorella finirono ad Auschwitz). E gli ottocentomila ebrei  salvati grazie a Pio XII? Chissenefrega, dice l'ideologizzato, quel che conta è il principio. Ma il realismo non è opportunismo, checché ne dica Buzzati. Al quale non so, in verità, quanto davvero importasse della «salvezza» della Chiesa.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 34 minuti) dal titolo "La verità su Pio XII" don Stefano Bimbi risponde alle critiche che la cultura dominante rivolge ingiustamente a papa Pio XII.


https://www.youtube.com/watch?v=bDvKk9HV1Wg

PIO XII E LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Pio XII, il grande dimenticato della Dottrina Sociale della Chiesa" parla dell'oblio in cui è stato relegato il suo insegnamento sociale, molto importante per comprendere la differenza tra vera o falsa democrazia.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 marzo 2019:
Pochi giorni fa ricorreva la data dell'elezione di Pio XII al trono papale, avvenuta il 2 marzo 1939. Molti lo hanno ricordato in questi giorni, anche se l'attenzione si è concentrata da parte dei principali media quasi esclusivamente sulla questione degli ebrei. Da parte mia vorrei ricordarlo dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa. Prima di tutto per constatare l'oblio in cui il suo insegnamento sociale è caduto. Quasi sempre si salta da Pio XI a Giovanni XXIII, dalla Quadragesimo anno (1931) alla Mater et magistra (1961). È vero che sul piano formale Pio XII non ha scritto encicliche sociali nello stretto senso del termine, ma come tutti sanno, ha pronunciato dei memorabili Messaggi natalizi radiofonici che valgono come delle encicliche sociali. Vale la pena rileggere soprattutto quelli del 1941 e del 1944. Del resto, l'epoca da lui vissuta - con la guerra, i totalitarismi, le democrazie - è stata caratterizzata da sconvolgimenti sociali e politici di primo piano, che hanno segnato poi le epoche successive: il suo pensiero andrebbe riconsiderato solo a partire da queste semplici constatazioni.
Invece così non è. Una possibile spiegazione, da parte cattolica, consiste ancora una volta nella cosiddetta "svolta conciliare", che sarebbe stata anticipata e poi iniziata da Giovanni XXIII, svolta che avrebbe coperto con il panno dell'oblio il magistero precedente e soprattutto quello di Pio XII, così carico di valenze preconciliari. Sì, qualche enciclica sociale preconciliare viene considerata, ma prevalentemente come anticipazione del magistero sociale conciliare o postconciliare, come "preistoria" di una storia che sarebbe cominciata dopo. Cosa si ricorda, infatti, della Quadragesimo anno di Pio XI? Si ricorda solo il principio di sussidiarietà esposto nel paragrafo 80 e l'accusa contro il potere internazionale della finanza. Tutto il resto è stato dimenticato. La stessa Rerum novarum viene eletta come anticipazione di sviluppi moderni. Così, credo, è accaduto anche per Pio XII e i suoi Messaggi natalizi.
Nell'occasione di questo 80mo anniversario dell'elezione di Pio XII vorrei almeno ricordare alcune sue riflessioni sulla democrazia contenute nel Messaggio natalizio del 1944, mentre si andava verso la conclusione della guerra. Il Papa osserva che dopo la tragica esperienza della guerra si è diffusa tra i popoli l'idea che, se fosse stato possibile sindacare e correggere il potere, il "mondo non sarebbe stato trascinato nel turbine disastroso della guerra". Non c'è quindi da meravigliarsi se "la tendenza democratica investe i popoli".
Egli ricorda che nell'enciclica Libertas del 1888, Leone XIII aveva chiarito due cose a proposito della democrazia: la prima è che "non è vietato preferire governi temperati di forma popolare, salva però la dottrina cattolica circa l'origine e l'uso del potere pubblico"; la seconda è che "la Chiesa non ripudia nessuna delle varie forme di governo, purché adatte per sé a procurare il bene dei cittadini". In altri termini c'è una vera democrazia e c'è una falsa democrazia.
Pio XII spiega la differenza tra vera e falsa democrazia in due tempi. Prima di tutto distingue tra "popolo" e "massa": "il popolo vive e si muove di vita propria; la massa è per sé inerte, e non può essere mossa che dal di fuori". Di essa, abilmente maneggiata, può servirsi lo Stato, il quale può ridurre la massa a una semplice macchina. In questo senso "la massa è nemica radicale della democrazia". Su due concetti la falsa democrazia può prevalere sulla vera democrazia: il concetto di libertà e quello di uguaglianza. La libertà da dovere morale della persona diventa "una pretensione tirannica di dare libero sfogo agli impulsi"; l'uguaglianza degenera in livellamento meccanico. A questo ultimo proposito, Pio XII ricorda che "tutte le ineguaglianze, derivanti non dall'arbitrio, ma dalla natura stessa delle cose... non sono affatto un ostacolo all'esistenza e al predominio di un autentico spirito di comunità e di fratellanza".
In un secondo momento egli spiega la differenza tra vera e falsa democrazia con riferimento al fondamento dell'autorità. C'è un "ordine assoluto degli esseri e dei fini" su cui si fonda l'autorità: se la democrazia significasse il rifiuto di questo ordine assoluto, allora la democrazia sarebbe inaccettabile. Quell'"ordine assoluto - spiega Pio XII - alla luce della sana ragione e segnatamente della fede cristiana, non può avere altra origine che in un Dio personale, nostro Creatore"... e ne consegue che "la dignità dell'uomo è la dignità dell'immagine di Dio, la dignità dello Stato è la dignità della comunità morale voluta da Dio, la dignità dell'autorità politica la dignità della sua partecipazione all'autorità di Dio". La democrazia, in altre parole, è vera o falsa nella misura in cui adempie o non adempie alla "missione di attuare l'ordine voluto da Dio". Con il che, come si vede, nessuna democrazia attuale può salvarsi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-03-2019

7 - L'ITALIA NON E' PIU' ITALIANA
Il nuovo libro di Mario Giordano spiega come i nuovi predoni stanno rubando il nostro Paese (VIDEO: Serva Italia)
Autore: Mario Giordano - Fonte: Libero, 29 gennaio 2019

L'Italia è stata venduta. Pezzo a pezzo. E, se non cambierà qualcosa in fretta, se non metteremo un freno, tra poco il nostro amato Paese non ci sarà più. Non a caso, mentre stavo scrivendo questo libro, nel pieno del dibattito sulla manovra economica (un classico d'autunno, come le castagne e il beaujolais) è spuntata fuori la ricetta per l'Italia della Bundesbank, la banca centrale tedesca: «Voi doffere fare subito nuova tassa, voi doffere fare patrimoniale del 20 per cento su tutti ffostri risparmi».
Bella idea, no? Se venisse mai applicata, la nostra economia crollerebbe e l'opera di spoliazione sarebbe definitivamente conclusa. Si porterebbero via tutto ciò che resta. È quello che vorrebbero a Parigi e Berlino. Altro che Unione europea. (...)

BYE BYE ITALIAN LIFE
Una volta, se trovavi una cimice nel piatto, denunciavi il ristorante. Adesso, invece, il ristorante vince un premio. Una menzione d'onore. Una citazione da Guida Michelin. Perché la cimice nel piatto è alla moda. Chic. Trendy. E pure ecologicamente corretta. Rassegnatevi: dal 1° gennaio 2018, in materia di cibo, abbiamo compiuto un altro fondamentale passo in avanti. Infatti, grazie a una direttiva Ue (e te pareva) si possono portare sulla tavola degli italiani gli insetti.
Basta con spaghetti e pizza, addio carbonara e quattro stagioni. Arrivano locuste al vapore, grilli al curry, tarantole fritte, zuppa di zanzare, cavallette al cioccolato, vermi giganti, camole, millepiedi e naturalmente un po' di cimici in salsa di soia. E avanti, tutti a ingurgitare certa roba che, a vederla, si direbbe destinata a uscire dal corpo. Mica a entrarci. Ma che ci volete fare? Questo è l'ultimo passo del famolo strano, anzi famolo straniero, a tavola. C'è chi scommette che tra qualche decennio sarà normale abboffarsi di locuste e vermicelli, come lo è già per molte culture asiatiche. Dicono che diventerà il cibo del futuro, e che questo sarebbe un bene per tutti.
Storcete il naso? Probabilmente lo avreste fatto anche quarant'anni fa, quando aprivano i primi sushi giapponesi o i primi ristoranti cinesi con annesso involtino primavera. Adesso, invece, la cucina etnica dilaga: nel 2018, secondo una ricerca Nielsen Trade, 14 milioni di italiani hanno tradito le tagliatelle di nonna Pina per un piatto esotico. Sono il doppio rispetto a cinque anni fa. Il doppio. Quasi un italiano su due (il 42 per cento, per l'esattezza) quando esce alla sera, sempre secondo la ricerca Nielsen, sceglie un ristorante non italiano. Più di uno su due (il 52 per cento) lo consuma abitualmente fra le mura domestiche. Proprio così: stiamo dimenticando come si cucinano i tajarin, però non perdiamo l'occasione per rimpinzarci di nachos e tacos. Come stupirsi se, tra un po', ci aggiungeremo il contorno di zanzare fritte? (...)

ITALIA SAUDITA
Avete presente il Bosco Verticale di Milano, progettato dall'architetto Stefano Boeri, quello che ha vinto premi su premi come miglior grattacielo del mondo?
È di proprietà del Qatar. E la Torre Solaria, che sta lì accanto, con i suoi 143 metri di altezza, il palazzo residenziale più alto d'Italia? Pure quella è del Qatar. E gli altri 23 edifici di Porta Nuova, il cuore della nuova Milano, una delle zone più chic e moderne della metropoli? Tutti del Qatar. E il Westin Excelsior di via Veneto a Roma, l'hotel simbolo della Dolce Vita, quello amato dai Kennedy e dai principi di Monaco, da Paul Newman ed Elizabeth Taylor, da Frank Sinatra e Liza Minnelli? È del Qatar. E il Palazzo della Gherardesca di Firenze, capolavoro dell'architettura rinascimentale toscana? È del Qatar. E lo storico Grand Hotel Baglioni, sempre a Firenze? È del Qatar. E Palazzo Gritti, meraviglia del Trecento affacciata sul Canal Grande, che oggi ospita uno dei più rinomati hotel di Venezia? Rassegnatevi: pure quello non è più nostro. È del Qatar.
Siamo partiti dalla Sardegna, ma la Sardegna, purtroppo, non è l'eccezione. È solo la parte più visibile dell'Italia venduta agli emiri di Doha. I soldi qatarini, infatti, si stanno comprando l'intera Penisola. Pezzo a pezzo. Le bellezze di ieri e quelle di oggi. Le compagnie aeree. Le banche. Le aziende. Tutto sta finendo nelle mani di questo Paese, che è grande all'incirca come la Basilicata, ma ha tanto gas naturale e tanto denaro da sommergere l'intero pianeta. Per ricchezza pro capite è il primo al mondo. Ha a disposizione fondi praticamente illimitati. E un amore particolare per il Vecchio Stivale dove negli ultimi anni ha fatto uno shopping furioso, buttandosi su ogni pezzo in vendita come le massaie si buttano sulla verdura quando c'è il tre per due al Carrefour.
Ci manca solo che compri direttamente Palazzo Chigi, Montecitorio e il Quirinale (tanto vengono via per poco) e poi potremmo finalmente cambiare la Costituzione: l'Italia è una Repubblica (non più) democratica fondata sul Qatar. (...)

SIAMO NEL PALLONE
Il 23 aprile 2016 è una data fondamentale per il calcio italiano. Si è giocata Inter-Udinese. No, non state a sforzarvi con la memoria: non è stata una partita epica, non sono stati assegnati trofei importanti, nessun campione ha rivelato il suo talento. È stata una normalissima partita, finita 3 a 1 per i nerazzurri. Niente di che. Epperò è stata la prima partita della storia del nostro (nostro: si fa per dire) campionato di Serie A in cui sono scesi in campo, fin dall'inizio, 22 calciatori tutti stranieri. Tutti, proprio tutti. C'erano uno sloveno, un giapponese, sei brasiliani, due colombiani, un croato, tre francesi, un argentino, un montenegrino, un greco, un franco-maliano, uno svizzero, un ghanese, un serbo e un portoghese. Nemmeno un italiano.
Nemmeno per sbaglio.
Ma se gli italiani non giocano nei loro club, come possono poi giocare in Nazionale?, si sono chiesti molti. Sarà un caso, ma meno di un anno e mezzo dopo quel match, l'Italia ha subito la clamorosa onta dell'eliminazione dai Mondiali. Sconfitta dalla Svezia. A casa dalla Russia.

Nota di BastaBugie: il precedente articolo è stato ricavato da ampi stralci del nuovo libro di Mario Giordano "L'Italia non è più italiana - Così i nuovi predoni ci stanno rubando il nostro Paese", edito da Mondadori nel 2019 (pp. 184, 19 euro).


https://www.youtube.com/watch?v=Jhbt-uv9MT0

Fonte: Libero, 29 gennaio 2019

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: VERGOGNOSO STOP ALLA SCUOLA DI DOTTRINA SOCIALE
Il diktat del vescovo di Udine blocca la lodevole iniziativa dell'Osservatorio Van Thuan in Friuli Venezia Giulia
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 26 marzo 2019

Spettabile redazione di BastaBugie,
sono un vostro affezionato lettore e vi scrivo in merito alla sospensione e rinvio della Scuola di Dottrina sociale della Chiesa del Friuli Venezia Giulia che doveva iniziare il 23 marzo.
L'Osservatorio che ha organizzato l'evento ha diramato un comunicato con il quale afferma che: "Prendiamo questa decisione, nonostante il nostro Osservatorio sia una associazione di diritto civile non canonicamente né pastoralmente dipendente da alcuna diocesi (...) nonostante non condividiamo le motivazioni trasmesseci dal vescovo di Udine per indurci a sospendere la nostra iniziativa. Lo facciamo per evitare contrapposizioni, in spirito di umiltà e servizio alla Chiesa."
Quando si ragiona in questo modo si ha già perso in partenza!
I cristiani che hanno fatto la storia, come per fare un nome Sant'Atanasio, non si sarebbero comportati così: i modernisti hanno su di noi soltanto il potere che concediamo loro!
E come si può sperare che abbondino i buoni sacerdoti coraggiosi che fanno sentire la loro voce se anche i semplici fedeli si comportano da pecore di fronte ad un prelato, dimostrando essi stessi di essere a tal punto ricolmi di clericalismo da sacrificare ad esso un evento meritorio ed organizzato da tempo? La priorità non è più il Regno sociale di Cristo ma "evitare le contrapposizioni"?
Chi pecora si fa il lupo se la mangia!
Uno dei membri dell'Osservatorio, Silvio Brachetta, ha commentato: "Questi sono i nostri tempi. Tanta fatica calpestata. Come dice Shakespeare: chi sopporterebbe il merito paziente calpestato dal mediocre?".
Direi che ha proprio ragione.
Inoltre faccio notare che l'arcidiocesi di Udine, di cui Mazzocato è arcivescovo, è una Chiesa tra le più luteranizzate e secolarizzate d'Italia e questo certamente non da oggi ma da alcuni decenni a questa parte. In quella realtà, visto che oramai gran parte delle espressioni tradizionali sono state demonizzate, ci si "scandalizza" se un seminarista indossa una cotta con il pizzo e si fa guerra ad un diacono se, in Cattedrale per la sua ordinazione, vuole un camice preconciliare. Già da decenni non pochi suoi chierici hanno simpatie verso la teologia della liberazione e le chiese sudamericane più originali e antitradizionali. Oramai non è rimasto quasi più nulla di un tempo e quindi qualsiasi lontano ricordo che possa riportare al detestato passato viene aborrito. L'arcivescovo Mazzocato, non essendo friulano, non avrebbe questi orientamenti ma, tant'è, si adatta all'andazzo prevalente della Chiesa di cui è pastore. E con queste premesse perché meravigliarsi di quanto è accaduto?
Alberto

Caro Alberto,
la situazione che si è venuta a creare è veramente spiacevole ed esprimiamo solidarietà all'Osservatorio  Internazionale Cardinale Van Thuân di cui siamo amici e di cui condividiamo idee e soprattutto l'azione che fin qui l'ha caratterizzato per la promozione e riscoperta della Dottrina Sociale della Chiesa. Quella vera, non quella annacquata di cui si sente parlare in ambiente ecclesialmente corretto.
Le scuole di Dottrina Sociale promosse dall'Osservatorio hanno avuto il merito di rimettere al centro l'insegnamento dei papi e delle encicliche. Chi fosse interessato può ancora iscriversi a quella organizzata un paio di anni fa dalla Bussola Quotidiana per vedere i video di mons. Crepaldi. Ecco il link per iscriversi:
http://lanuovabq.it/it/catalogo-online/videocorsi
Per completezza di informazione per i nostri lettori riporto integralmente qui di seguito il comunicato ufficiale dell'Osservatorio Van Thuan in merito alla spiacevole vicenda della cancellazione della scuola del Friuli Venezia Giulia.

COMUNICATO UFFICIALE DELL'OSSERVATORIO VAN THUAN
Domani 23 marzo, alle ore 15,30, avrebbe dovuto iniziare la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa del Friuli Venezia Giulia, organizzata dall'Osservatorio Cardinale Van Thuân insieme a sei associazioni e centri culturali operanti in Regione. Era stata fatta un'ampia promozione attraverso vari canali mediatici,  erano state già raccolte le iscrizioni e preparati tutti gli strumenti tecnici e organizzativi. La Regione Friuli Venezia Giulia aveva dato il patrocinio e alla prima lezione il Presidente del Consiglio Regionale, dott. Piero Mauro Zanin, avrebbe portato il suo saluto.
Per l'opposizione del vescovo di Udine, Mons. Andrea Bruno Mazzocato, siamo ora costretti a sospendere l'iniziativa e a rimandarla al prossimo autunno, in un luogo diverso e secondo un calendario che verrà comunicato a suo tempo. Siamo convinti che sarà ancora più partecipata.
Prendiamo questa decisone, nonostante il nostro Osservatorio sia una associazione di diritto civile non canonicamente né pastoralmente dipendente da alcuna diocesi, nonostante la nostra legittima autonomia di fedeli laici battezzati ci autorizzi e ci stimoli ad agire sotto la nostra responsabilità per "ordinare a Dio le cose temporali", nonostante non condividiamo le motivazioni trasmesseci dal vescovo di Udine per indurci a sospendere la nostra iniziativa. Lo facciamo per evitare contrapposizioni, in spirito di umiltà e servizio alla Chiesa.
Ringraziamo tutti coloro che si sono dati da fare per l'organizzazione e la buona riuscita della Scuola. Un grazie particolarmente sentito al Presidente del Consiglio Regionale dott. Zanin che avrebbe dovuto portare il suo saluto in occasione della prima lezione sabato 23 marzo, con il quale ci scusiamo per l'inconveniente.
Diamo appuntamento alla riedizione della stessa Scuola nel prossimo autunno.
Trieste, 22 marzo 2019


DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 26 marzo 2019

9 - OMELIA IV DOM. DI QUAR. - ANNO C (Lc 15,1-3.11-32)
Bisognava far festa e rallegrarsi
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La parabola del figliuol prodigo è una delle più belle pagine della Sacra Scrittura, che ci parla della Misericordia di Dio per noi peccatori. Il padre è Dio e il figlio è l'uomo. Per quanto grande possa essere il peccato dell'uomo, molto più grande, infinitamente più grande, è la Misericordia di Dio. Giuda ha commesso due peccati molto grandi: il primo è stato quello di tradire il Signore; il secondo quello di disperarsi, di non credere alla Misericordia di Dio. Di certo, molto più grande è stato il peccato di disperazione. Se avesse confidato in Dio, nella sua Bontà, e avesse chiesto perdono, certamente Dio lo avrebbe perdonato.
Un giorno san Luigi Orione fu invitato in una parrocchia a predicare. Il tema della predicazione era quello della Misericordia di Dio. Volendo dare un esempio della Bontà di Dio, sempre pronto al perdono, ad un certo punto gli venne in mente di dire che, se anche uno avesse ucciso la propria madre mettendo del veleno nel piatto dove mangiava, se veramente pentito di questo enorme peccato, Dio lo perdonerebbe. Al termine della funzione, lasciò quella parrocchia e andò alla stazione ferroviaria per tornarsene a casa. Alla stazione fu raggiunto da una persona sconvolta. Quell'uomo gli disse: «Lei, padre, certamente mi conosce!». «No – rispose –, non l'ho mai vista!». «Eppure lei mi deve conoscere – continuò l'uomo – perché ha parlato proprio di me nella predica: io sono quell'uomo che ha avvelenato la propria madre. Ma veramente Dio mi può perdonare?». L'uomo spiegò che vent'anni prima aveva compiuto quell'orribile peccato e che dopo si era amaramente pentito, ma non credeva di poter essere perdonato. Aveva trascorso vent'anni di disperazione, ma finalmente quel giorno scoprì, come il figliuol prodigo, l'immensa Misericordia di Dio. Si confessò, lì alla stazione, da san Luigi Orione, e ritrovò finalmente la pace.
Nel brano del Vangelo che abbiamo letto ci sono dei particolari da cui possiamo ricavare dei preziosi insegnamenti.
Lontano da casa e sperperati tutti i suoi averi, il figliuol prodigo fu costretto «a pascolare i porci» (Lc 15,15). Desiderava sfamarsi con le carrube, ma nessuno gliene dava. Il peccato ci priva del bene più grande che è la grazia di Dio e noi diventiamo le creature più miserabili. Inoltre, il peccato, a volte, porta anche alla miseria materiale. Dove c'è miseria, sovente ci sono dei peccati alla base, propri o altrui. La povertà è una virtù evangelica; la miseria è una piaga da combattere e si combatte eliminando prima di tutto i peccati, in modo particolare la bestemmia, le profanazioni delle feste e i peccati contro la vita.
Allora il figliuol prodigo rientrò in se stesso e disse: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (Lc 15,18). Dio visita i nostri cuori con i rimorsi di coscienza: dobbiamo essere solleciti a levarci, a rialzarci dopo la caduta, ad andarci subito a confessare. Se brutto è il peccato, più brutto è lo scoraggiamento che ci impedisce di tornare a Dio.
«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). La Misericordia di Dio ci insegue fino al letto di morte e aspetta il momento del nostro pentimento. La sua grazia previene e accompagna sempre il nostro ritorno a Lui.
Una volta tornato a casa il figlio, il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi» (Lc 15,22). Non è il padre a rivestire il figlio, ma sono i servi. E così Dio si serve dei suoi servi, dei sacerdoti, per rivestire i peccatori, per ridare loro la veste nuova della grazia. Ecco dunque la Confessione. Dio ci perdona subito dopo il nostro pentimento, ma dobbiamo andare dal sacerdote per essere rivestiti, per essere assolti con il sacramento della Riconciliazione, e solo dopo aver fatto questo possiamo prendere parte al banchetto dell'Eucaristia.
Il testo del Vangelo continua dicendo che il figlio maggiore, udite la musica e le danze, «si indignò, e non voleva entrare» (Lc 15,28). È questo un peccato di invidia, un peccato contro lo Spirito Santo. Quante volte anche noi, senza pensarci, invidiamo la grazia altrui e ci rattristiamo per i benefici che Dio largisce al nostro prossimo. Se grande è stato il peccato del figliuol prodigo, ancor più grande è stato il peccato del figlio maggiore.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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