E SE FOSSE ELETTO PAPA UN DICIOTTENNE?
Lo ''Young Pope'' non è stata un'idea originale della serie televisiva di Paolo Sorrentino del 2016, perché un Papa giovane c'è già stato ed è stato il peggior Papa della storia (come disse san Roberto Bellarmino)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
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LA TURCHIA SCHEDA I NEMICI EUROPEI DELL'ISLAM... CON I SOLDI DELL'UE
Il ''Rapporto 2018'', preparato da una fondazione turca fondamentalista vicina al presidente Erdogan, serve per colpire chiunque osi esprimersi in maniera critica nei confronti dell'islam (anche BastaBugie tra i ''cattivi'')
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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TUTTO QUELLO CHE NON CI HANNO DETTO SUL MEDIOEVO
L'uomo del Medioevo non era mai solo (non esisteva la depressione), fin da bambino era educato a graduali responsabilità ed era libero poiché ricopriva con soddisfazione il suo ruolo sociale (VIDEO: Il Medioevo)
Autore: Luciano Leone - Fonte: Notizie Provita & Famiglia
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JOKER, IL PESSIMO FILM SUL NEMICO DI BATMAN
Il messaggio anti-politico e anti-psichiatrico è fuorviante e apre alla Rivoluzione Globalista prossima ventura... molto meglio il Joker di ''Batman, il cavaliere oscuro''
Autore: Giulio Lanza - Fonte: L'Occidentale
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RAGAZZA SANA CHIEDE A 23 ANNI L'EUTANASIA
Intanto l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria dichiara leciti i manifesti di Pro Vita & Famiglia sull'eutanasia (tra cui una 24enne che potrebbe ottenere la ''dolce morte'')
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Corrispondenza Romana
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DIECI COSE DA NON FARE DI FRONTE ALLE BALLE ECOTERRORISTICHE DI GRETA
Al vertice ONU sul clima a Madrid (Cop 25) il cattolico non deve cadere nel millenarismo, molto più simile a un culto pagano che ad una politica basata sulla scienza
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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PER QUALE SCOPO DIO CI HA CREATI?
Il Catechismo di San Pio X chiarisce che Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita, e per goderLo poi nell'altra in Paradiso
Autore: Pierfrancesco Nardini - Fonte: I Tre Sentieri
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LETTERE ALLA REDAZIONE: SONO PREOCCUPATO PER QUELLO CHE STA SUCCEDENDO
O meglio, sono preoccupato per quello che NON sta succedendo nel mondo e nella Chiesa
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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OMELIA III DOMENICA AVVENTO - ANNO A (Mt 11,2-11)
Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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E SE FOSSE ELETTO PAPA UN DICIOTTENNE?
Lo ''Young Pope'' non è stata un'idea originale della serie televisiva di Paolo Sorrentino del 2016, perché un Papa giovane c'è già stato ed è stato il peggior Papa della storia (come disse san Roberto Bellarmino)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 4 Dicembre 2019
Chi è stato il peggior Papa nella storia della Chiesa? Molti ritengono che sia stato Alessandro VI, un Papa criticato oltre misura, ma secondo san Roberto Bellarmino fu Giovanni XII (937-964), che definisce «omnium pontificum fere deterrimus», «quasi il peggiore di tutti i pontefici». Alberico II dei conti di Tuscolo, princeps di Roma dal 932 al 954, qualche giorno prima di morire si fece portare in San Pietro e sulla tomba dell'apostolo, alla presenza del papa Agapito, fece giurare ai nobili romani che alla scomparsa del Papa in carica avrebbero eletto al soglio pontificio il proprio figlio, al quale aveva posto il nome augurale di Ottaviano. Quando il Papa morì, nel dicembre 955, Ottaviano fu eletto con il nome di Giovanni XII, quantunque non avesse l'età canonica per diventarlo, essendo solo diciottenne. Secondo la concorde descrizione delle fonti, il giovane Papa fu un pontefice dissoluto, che non interruppe la vita di sfrenati piaceri cui si era abbandonato fino all'elezione al Soglio pontificio. Nell'autunno del 960, essendo entrato in conflitto con il marchese Berengario di Ivrea, che si era proclamato re d'Italia, e con il figlio di questi Adalberto, il nuovo Papa invocò l'aiuto di Ottone I, re di Germania. Ottone scese in Italia a capo del suo esercito, sconfisse Berengario ed Adalberto e proseguì verso Roma, dove il 2 febbraio 962, giorno della Candelora, fu solennemente incoronato Imperatore dal Pontefice. Questa incoronazione fu l'atto di fondazione di quello che sarà chiamato "Sacro Romano Impero della Nazione Germanica". A questo atto seguì, una settimana dopo, la concessione del cosiddetto Privilegium Ottonis, di cui si custodisce ancora copia negli Archivi Vaticani. Il documento, se da una parte confermava tutte le concessioni territoriali fatte alla Santa Sede da Pipino il Breve e da Carlo Magno e altre ne aggiungeva, costituendo di fatto lo Stato della Chiesa, dall'altra imponeva alla Santa Sede di sottoporre le elezioni pontificie all'approvazione preventiva della persona dell'Imperatore e dei suoi successori. Ottone rientrò quindi a Pavia, ma Giovanni tradì il giuramento di fedeltà fatto ad Ottone e strinse una opposta alleanza con l'antico avversario Adalberto.
UNA LUNGA LISTA DI CRIMINI In un celebre testo recentemente riprodotto in una versione filologicamente accurata, Liutprando, vescovo di Cremona, racconta il conflitto che contrappose il papa e il sovrano negli anni 960-964 (De Iohanne papa et Ottone imperatore, a cura di Paolo Chiesa, Edizioni del Galluzzo, Firenze 2018). Il curatore del volume ha riportato in appendice anche altri documenti che contribuiscono a fornire un quadro più completo di quegli eventi, a cominciare dalle pagine dedicate a Giovanni XII dal Liber pontificalis (pp. 97-100 dell'appendice). Quando seppe che il Papa aveva stretto alleanza con Adalberto, l'imperatore Ottone riunì un Sinodo in San Pietro, a cui presero parte i vescovi e gli arcivescovi del suo seguito, gli ecclesiastici e i curiali romani, i maggiorenti della città e i rappresentanti del popolo. Giovanni XII però si allontanò dalla Città Eterna. Quando l'imperatore chiese le ragioni della sua assenza, i romani risposero che esse andavano cercate nell'immoralità del Papa, che si esprimeva in una lunga lista di crimini; simonia, sacrilegi, blasfemia, adulterio, incesto, astensione dai sacramenti, pratica delle armi, traffico col demonio. Tutti, chierici e laici, dichiararono che «aveva reso il santo palazzo un autentico bordello», «aveva accecato Benedetto, suo padre spirituale, che era morto poco dopo; aveva ucciso Giovanni cardinale suddiacono amputandogli i genitali, appiccava incendi, si cingeva di spada e si armava di elmo e di corazza: di tutto questo diedero testimonianza. Che brindasse alla salute del diavolo lo gridarono tutti, ecclesiastici e laici; dissero che al gioco dei dadi invocava l'aiuto di Giove, di Venere e degli altri demoni; che non celebrava il mattutino e le ore canoniche, e che non si faceva il segno della croce» (p. 15). Dopo che gli accusatori confermarono le loro dichiarazioni con un solenne giuramento, il 6 novembre 963 Ottone, a nome del Sinodo, mandò una lettera a Giovanni, chiedendogli di venire di persona a discolparsi. «Sappiate dunque che siete stato accusato - non da pochi, ma da tutti, laici ed ecclesiastici - di omicidio, di spergiuro, di furto di oggetti sacri, di incesto con vostre parenti e con due sorelle. Vi rivolgono anche un'altra accusa, orribile anche solo a sentirla: che abbiate brindato alla salute del diavolo, e che nel gioco dei dadi abbiate invocato l'aiuto di Giove, di Venere e degli altri demoni. Vi preghiamo fermamente, padre, di non opporre rifiuto a venire a Roma e a difendervi da tutte queste accuse» (p. 19).
CONDANNATO E DEPOSTO Giovanni rifiutò però di comparire davanti all'assemblea. I romani chiesero allora all'imperatore di deporlo e di sostituirlo con un nuovo Papa di alta levatura morale. «Una piaga inaudita va estirpata con un cauterio inaudito. Se, con i suoi costumi corrotti, fosse di danno solo per sé stesso e non per tutti, lo si potrebbe in qualche modo sopportare. Ma quanti che erano casti si son depravati per desiderio di imitarlo! Quanti probi si sono pervertiti per l'esempio che dava! Chiediamo perciò alla vostra maestà imperiale che codesto mostro, che nessuna virtù ha potuto redimere dai suoi vizi, sia cacciato dalla santa Chiesa di Roma» (p. 23). Il 4 dicembre 963 Giovanni venne condannato e deposto e Ottone chiese al Sinodo di eleggere il successore. Il clero e il popolo romano scelsero, con il nome di Leone VIII (963-965), un laico, capo della cancelleria del Laterano, che dopo essere stato ordinato, lo stesso giorno, diacono, sacerdote e vescovo, ebbe l'approvazione dell'Imperatore e fu consacrato a San Pietro. Quando Ottone partì, Giovanni, il Papa deposto, rientrò a Roma e costrinse Leone VIII alla fuga. Giovanni XII convocò un nuovo Concilio con il quale scomunicò Leone e iniziò a vendicarsi su coloro che lo avevano abbandonato, facendo tagliare a uno (Azzone) la mano destra; a un altro (Giovanni) il naso, la lingua e due dita. Mentre l'imperatore si apprestava a tornare a Roma, il 7 maggio 964, Giovanni XII ebbe un colpo apoplettico provocato, secondo Liutprando, dal diavolo durante un peccato sessuale, e morì otto giorni dopo, il 14 maggio 964 senza ricevere i sacramenti. Aveva ventisette anni e fu sepolto in San Giovanni in Laterano. Il Liber pontificalis, lo qualifica come infelicissimus, perché totam vitam sua in adulterio et vanitate duxit, «passò tutta la sua vita in adulteri e frivolezze» (p. 99).
LO SPIRITO SANTO? PAPI E CARDINALI POSSONO IGNORARLO Chi ritiene che lo Spirito Santo elegga e guidi infallibilmente ogni pontefice è smentito dai fatti e rischia di rendere un pessimo servizio alla Chiesa. Lo Spirito Santo non abbandona mai la sua Chiesa ma al suo influsso, in quel secolo oscuro, corrisposero con maggiore pietà i laici che i Papi. Malgrado le proteste di Giovanni XII contro l'illegittimità canonica della sua deposizione, la Chiesa nella sua cronologia ufficiale annovera come suo legittimo successore Leone VIII. L'aureola della santità circondò il trono di Ottone I, che san Roberto Bellarmino definisce "pius imperator". Sua moglie era santa Adelaide; sua madre santa Matilde, che dopo essere rimasta vedova si ritirò nell'abbazia di Quedlinberg da lei fondata; san Bruno, arcivescovo di Colonia, era suo fratello. Il nipote di Ottone I e suo terzo successore, sant'Enrico imperatore, sposò santa Cunegonda; la sorella di Enrico, santa Gisella, andò sposa a santo Stefano I, re d'Ungheria e fu madre di sant'Emmerico. Questa rete familiare di santi fu all'origine dell'Europa cristiana del Medioevo, in un'epoca in cui il Papato attraversava un periodo di grave decadenza. Poi, un secolo dopo, partì da Cluny il grande movimento di riforma della Chiesa che culminò con il pontificato di san Gregorio VII e con l'epopea delle crociate inaugurata dal beato Urbano II. La Chiesa, come sempre, avanzava vittoriosa nella tempesta.
Fonte: Corrispondenza Romana, 4 Dicembre 2019
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LA TURCHIA SCHEDA I NEMICI EUROPEI DELL'ISLAM... CON I SOLDI DELL'UE
Il ''Rapporto 2018'', preparato da una fondazione turca fondamentalista vicina al presidente Erdogan, serve per colpire chiunque osi esprimersi in maniera critica nei confronti dell'islam (anche BastaBugie tra i ''cattivi'')
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-11-2019
Nei confronti della Turchia di Erdogan, l'Unione Europea fa da un lato la voce grossa, indignata per la repressione degli oppositori e della libertà di stampa o per l'invasione anti-curda in Siria; dall'altro, continua invece a cedere su tutti i fronti, avallandone persino le strategie di assalto culturale, oggi principalmente incentrate sull'utilizzo manipolatorio della cosiddetta "islamofobia". Prodotto dei pensatori fondamentalisti contemporanei appartenenti ai Fratelli Musulmani, il concetto d'"islamofobia" viene utilizzato come clava per colpire chiunque in Europa, e in generale nel mondo occidentale, osi esprimersi in maniera critica nei confronti della componente di religione e cultura islamica. Anche le critiche espresse in maniera civile e razionale - che invocano il rispetto dei diritti umani e delle donne, della libertà religiosa e di espressione - vengono equiparate a forme di razzismo, intolleranza e xenofobia, malgrado l'oggettiva refrettarietà di ambienti come quelli influenzati dai Fratelli Musulmani ad accettare valori, principi, usi e costumi dei paesi europei.
UNA TRAPPOLA PER GLI INGENUI OCCIDENTALI Una trappola, insomma, rivolta agli ingenui occidentali, soprattutto se progressisti e di sinistra, in cui anche Bruxelles è caduta in pieno, come dimostra il finanziamento da parte dell'UE del "Rapporto 2018 sull'islamofobia europea", elaborato dalla "Fondazione per la ricerca politica, economica e sociale" (SETA), pensatoio di punta del partito fondamentalista AKP di Erdogan. Quest'ultimo, che dei Fratelli Musulmani si considera il leader politico mondiale, si è molto prodigato per diffondere l'applicazione distorta del concetto d"islamofobia" tra gli accademici e gli addetti ai lavori in tutto il continente europeo, promuovendo la collaborazione con centri di studio turchi di matrice islamista. Il Rapporto, pubblicato annualmente da SETA, è il frutto di tale collaborazione, e coinvolge "esperti" provenienti da ognuno dei 28 stati membri dell'UE, più un numero di paesi partner nei Balcani e nel Caucaso. La scheda sull'Italia, elaborata da due sociologi "impegnati" presso le università di Ferrara e Torino, è un esempio perfetto della convergenza tra l'agenda dei Fratelli Musulmani e l'agenda progressista. Se la prima si serve del concetto d'"islamofobia" per farsi largo nel tessuto sociale, culturale, religioso e politico italiano (dinamica in atto ovunque in Europa), la seconda vede con favore e promuove l'avanzare e il sovrapporsi di tutto ciò che è "altro" rispetto alla cultura, all'identità e alle tradizioni connaturate al paese e alla sua storia, in nome della "diversità" e del "multiculturalismo", da applicare naturalmente solo in Italia (e in Europa), non certo in Turchia. I due sociologi, rispettando rigorosamente gli schemi che presiedono all'uso strumentale dell'"islamofobia", non operano la distinzione tra le discriminazioni in cui i musulmani incorrono in Italia (un fenomeno senza dubbio da combattere e prevenire con nuove politiche in ambito culturale ed educativo), dalle critiche legittime che andrebbero considerate con spirito costruttivo, al pari di quelle che possono ricevere gli atei, gli agnostici e i fedeli di qualunque altra religione. Di conseguenza, partiti come Fratelli d'Italia, nonché organi di stampa come Il Giornale, La Verità e Libero, sono stati categorizzati come di "estrema destra", mentre il PD e persino l'ANPI come bastioni della lotta al razzismo e, appunto, all'islamofobia.
UN MODO PER COLPIRE INTELLETTUALI, SCRITTORI E PERSONALITÀ PUBBLICHE I due sociologi concludono la loro disamina stilando una serie di raccomandazioni, tra cui quella di "creare un sistema [...] efficiente di raccolta dei dati degli eventi [di natura] islamofobica, razzistica e discriminatoria", nel quale molto probabilmente schedare come esponente di "estrema destra" chiunque abbia un'opinione "non allineata": un modo per colpire intellettuali, scrittori e personalità pubbliche, laiche e moderate, come accaduto e continua ad accadere in diversi paesi del mondo arabo e musulmano, Turchia inclusa. Risale allo scorso luglio, ad esempio, la pubblicazione, da parte sempre del "think tank" SETA, di una lunga lista di proscrizione con i nomi, i profili biografici e i volti di oltre 200 giornalisti, sia turchi che stranieri, basati in Turchia e sgraditi al regime di Erdogan. Come se non bastasse, i due sociologi delle università di Ferrara e Torino propongono di "rafforzare la rete anti-discriminazione tra Ong, associazioni, sindacati e partiti di sinistra, soprattutto a livello locale, dove è possibile promuovere più efficacemente uguaglianza e giustizia". Si tratta di un piano d'azione vero e proprio, che in Italia è già in corso di realizzazione come nel resto d'Europa. A sostegno della diffusione del fondamentalismo dei Fratelli Musulmani nel continente, il Sultano sta sfruttando abilmente come "cavallo di Troia" i portatori insani del pensiero unico dominante di una certa sinistra, che continua a ispirare l'operato suicida dell'Unione Europea. Se queste sono le conseguenze della collaborazione con gli accademici italiani promossa dalla Turchia di Erdogan, quali saranno allora i frutti dell'Accordo di cooperazione in ambito culturale e scientifico che il Senato si appresta a ratificare con il Qatar, che dei Fratelli Musulmani è il principale sponsor e sostenitore?
Nota di BastaBugie: per leggere il precedente articolo sul "Rapporto sull'islamofobia in Europa" dove si sottolineava che anche BastaBugie è stato inserito tra i ''cattivi'', clicca qui!
L'ISLAMOFOBIA È UN CAVALLO DI TROIA Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Da Durban a oggi, l'islamofobia è un cavallo di Troia" spiega che il termine islamofobia appare per la prima volta nel 2001 in un documento ONU firmato dai leader di quasi 200 paesi nel mondo. È un pretesto per chiudere la bocca a chi cerca di risvegliare un Occidente in declino. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana L'8 novembre 2019: Nel pensiero comune, gli allarmi sull'islamofobia nascono dopo gli attentati terroristici negli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, quando le minoranze islamiche nei paesi occidentali hanno cominciato ad essere viste con diffidenza se non aperta ostilità. Niente di più errato. Il termine islamofobia ha una genesi precedente, sin dagli anni '90 del XX secolo, e accompagna la rinascita islamica che si impone come fenomeno globale e che supera le divisioni e le differenze interne alla comunità musulmana. Ma soprattutto si impone alla comunità internazionale in occasione della Conferenza internazionale dell'ONU sul razzismo, svoltasi a Durban (Sudafrica) dal 31 agosto all'8 settembre 2001, pochissimi giorni prima dell'attentato alle Torri Gemelle. Per la prima volta a una Conferenza dell'ONU è stato possibile assistere a questa sfida aperta dei paesi islamici contro l'Occidente. Argomento principale si rivelò il Medio Oriente, per il quale il blocco dei paesi islamici chiedeva con forza la condanna di Israele e di equiparare il sionismo al razzismo. Fu una battaglia durissima, al punto che le delegazioni degli Stati Uniti e di Israele abbandonarono la Conferenza. L'Unione Europea decise invece di restare, sperando - invano - in un compromesso dell'ultimo minuto. I paesi islamici andarono avanti compatti fino alla fine, una situazione sorprendente e inedita per chi - come il sottoscritto - era presente e aveva esperienza delle Conferenze ONU. Due i motivi: primo, malgrado le grandi divisioni interne al mondo musulmano, sia politiche sia religiose, nell'occasione i paesi islamici fecero blocco, unendosi nella comune sfida all'Occidente: si percepiva in questi paesi, un senso di grande sicurezza e di consapevolezza della propria forza, ben decisi a usarla. Secondo, la determinazione ad andare avanti con la loro agenda senza scendere ad alcun compromesso, la ricerca del quale era invece prassi in tutte le Conferenze internazionali dell'ONU. Il mondo islamico, dunque, riuscì a Durban a dettare la propria legge in barba alle consuetudini internazionali. Potendo contare anche sulla debolezza dei paesi occidentali, Unione Europea in testa. È in questo contesto di prova di forza che il termine islamofobia entra nella Dichiarazione finale di Durban, prima volta che compare in un documento dell'ONU, firmato da quasi duecento paesi. Appare in due paragrafi della Dichiarazione finale: al no. 61, che recita: «Riconosciamo con profondo rincrescimento l'aumento dell'Antisemitismo e dell'islamofobia in varie parti del mondo». E al n° 150 che richiama gli Stati a «opporsi a ogni forma di razzismo, e a contrastare «l'antisemitismo, l'anti-arabismo e l'islamofobia a livello mondiale». Un vero e proprio assurdo storico, se si considera che eventuali episodi di discriminazione contro musulmani erano minimi e comunque condannati dalla stessa società occidentale. E comunque è un nulla in confronto alla sistematica discriminazione e persecuzione sofferta dai non musulmani, cristiani in primis, nei paesi islamici. Anche l'attentato alle Torri Gemelle, avvenuto appena tre giorni dopo la conclusione della Conferenza di Durban, va situato in questo contesto di "rinascita islamica". Questo non vuol dire che tutti i paesi islamici vadano ritenuti responsabili del terrorismo, ma è giusto osservare che il fenomeno terrorista ha anche un brodo di coltura che lo rende più forte. Così dopo l'11 settembre l'accusa di islamofobia viene sistematicamente usata per tappare la bocca a chiunque ponga anche solo qualche riflessione critica sul mondo islamico. Fino ad arrivare al Rapporto sull'Islamofobia in Europa pagato dall'Unione Europea, di cui si parla in questi giorni, altro segnale inequivocabile che l'Europa politica ha scelto il suicidio.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-11-2019
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TUTTO QUELLO CHE NON CI HANNO DETTO SUL MEDIOEVO
L'uomo del Medioevo non era mai solo (non esisteva la depressione), fin da bambino era educato a graduali responsabilità ed era libero poiché ricopriva con soddisfazione il suo ruolo sociale (VIDEO: Il Medioevo)
Autore: Luciano Leone - Fonte: Notizie Provita & Famiglia, n. 79 (novembre 2019)
Nelle società antiche, fino a tutto il Settecento, ogni bambino viene presto educato a graduali responsabilità e, in rapporto alle sue attitudini e alle possibilità economiche della famiglia, viene presto avviato ad apprendere un mestiere o a studi corposi. Nell'anno 999 Gerberto d'Aurillac, eletto al soglio pontificio, per il quale assume il nome di Silvestro II, in una lettera all'Imperatore Ottone III ricorda con gratitudine che, paggio di umili origini, aveva potuto intraprendere studi superiori grazie alla generosità dell'Imperatore Ottone I, buon giudice nel valutare le doti del giovinetto, e nonno di Ottone III. Montgisard, 25 novembre 1177: da qualche tempo Saladino è penetrato nelle terre del Regno Latino di Gerusalemme (Cristiano) e, come consuetudine islamica, le sta depredando e violentando con il suo esercito di 26 mila uomini, per lo più costituito da migliaia di cavalieri, compresi quelli della sua guardia personale. L'esercito dei Crociati, che dispongono soltanto di 375 cavalieri, intercetta e affronta gli islamici a Montgisard, nelle vicinanze di Ascalona. Baldovino IV, Re di Gerusalemme, guida la carica di questi 375, i quali ottengono una strepitosa vittoria sulle orde islamiche, che lasciano sul campo migliaia di caduti. Baldovino IV ha 16 anni (ed era malato di lebbra). Agosto 1561: Maria Stuart assume la corona di regina di Scozia; ha 19 anni e, negli anni seguenti, ventenne, guiderà più volte l'esercito in guerra.
DONNE E ISTRUZIONE Scuola Medica Salernitana: fondata nel IX secolo, celebre anche per il De mulierum passionibus, trattato Sulle patologie delle donne, laureava medici e medichesse. Federico Il di Svevia (1194-1250), noto per la sua cultura, ma soprattutto, presso chi sia ben informato, per la sua malvagità (torturò ed assassinò l'Arcivescovo di Ancona, suo alleato il famigerato Ezzelino da Romano), volle riformarne gli statuti allungando a dismisura gli anni di studio. Si assistette allora a un crollo della presenza femminile presso la Scuola, poiché le medichesse avrebbero conseguito la laurea in età adatta allo zitellaggio: le famiglie previdentemente preferirono accasare le figlie. Saltiamo direttamente agli anni Cinquanta del XX secolo: il corso di laurea in Medicina e Chirurgia era di cinque anni, le specializzazioni tipicamente di due anni. Nei decenni successivi la medesima laurea saliva a sei anni, una specializzazione in genere a quattro anni e poi a cinque anni. Ecco i quesiti che si pongono: è necessario dedicare il primo anno a esami come fisica e chimica, che gli studenti dovrebbero già aver appreso alle scuole superiori? Lo scibile medico si era così accresciuto da richiedere il passaggio da sette a ben undici-dodici anni di studi? Contemporaneamente i corsi di laurea di altre Facoltà da quattro sono passati a cinque anni, costituiti da tre anni per la laurea breve con tesi, ed altri due anni per la laurea magistrale con tesi; per approntare prima e seconda tesi è possibile che il laureando impieghi sette anni anziché i teorici cinque.
PERSONA E RAPPORTI SOCIALI L'uomo nelle società pre-rivoluzione francese non è mai solo. Nella società Cristiana ben strutturata la persona è sostenuta dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla corporazione d'arti e mestieri, dalla confraternita, e le autonomie locali vengono accuratamente custodite a vari livelli. La depressione non esiste: l'uomo ha le "spalle larghe", non cova fantasie fittizie di un mondo piacevole e senza dolori, è quindi pronto ad affrontare le avversità della vita; atti di autolesionismo estremo come il suicidio sono ignoti. Il matrimonio è visto non come un sogno romantico, ma come l'assunzione di responsabilità tra due persone che si amano e si dispongono ad affrontare solidali quanto la vita riserverà loro. San Luigi IX, Re di Francia, ama teneramente la moglie Margherita di Provenza, persino a dispetto di quella impicciona di sua madre Bianca di Castiglia: è però costante nei suoi doveri di sovrano e organizza ben due Crociate. Questo inquadramento della società perdura sino alla nefasta rivoluzione francese ed alla esportazione napoleonica del dissesto, causato da uno stato accentratore, da una cosiddetta democrazia anonima, da enti locali avulsi dal contesto sociale. La persona, ridotta a "cittadino" viene invitata a fornire un voto da analfabeta (una croce su una scheda prestampata da partiti politici) e viene poi esautorata sino alla successiva tornata elettorale. L'uomo si trova sempre più isolato, e la sua solitudine viene amplificata da enti anonimi e oggi persino da enti virtuali, invisibili, intangibili come quelli che si annidano in internet. Esperienza comune a tutti la difficoltà di interagire con gli operatori telefonici, l'imposizione da parte di molteplici enti pubblici, rivolta anche a pensionati novantenni, di comunicare dati via internet. Viene insidiato anche il rifugio privato della famiglia (le donne sono costrette a lavorare, non si fanno figli, si torna la sera in una casa vuota), con una bella spinta verso la depressione e il suicidio.
STATO MEDIEVALE E STATO MODERNO Il Re medievale è costantemente in rapporto con i suoi collaboratori e con i corpi sociali. Se vuole o deve programmare un intervento pubblico, contratta con essi i termini dell'imposizione fiscale relativa. Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, i Re Cattolici, ad esempio, riuniscono le cortes e contrattano con esse. Lo stato rivoluzionario, erede del dispotismo che si avvia con il Re di Francia Luigi XIV (l'état c'est moi), viene amplificato durante il cosiddetto illuminismo, culmina con Napoleone, dispone a proprio piacimento dei beni delle persone, definite "contribuenti". Con la rivoluzione francese compare la coscrizione obbligatoria: il "cittadino" è lieto di essere strappato alla sua famiglia, alla sua attività, alle sue aspirazioni, per essere irregimentato nelle gloriose armate rivoluzionarie prima, napoleoniche poi, per affrontare gli eserciti dei confinanti e imporre anche lì libertè, egalitè, fraternitè. Ovviamente il generale rivoluzionario per vincere non ha problemi a lasciare sul terreno un gran numero dei suoi, sia perché non si fa scrupolo alcuno, sia poiché potrà "rifornirsi a volontà" di nuovi coscritti. Napoleone nella sola campagna di Russia "sacrificherà" mezzo milione di coscritti: pazienza... Il tipo di libertà recata dagli eserciti rivoluzionari è magistralmente descritto da Massimo Viglione, da Elena Bianchini Braglia, da Lorenzo del Boca, da Lucio Martino, da Fulvio lzzo e da tanti altri storici seri, detti revisionisti. È manifesta la mistificazione storica, che tutti tendiamo a subire, persino nel titolo attribuito a periodi e a fatti storici: il Medioevo sarebbe soltanto un oscuro periodo interposto tra Classicità e Umanesimo-Rinascimento; il Rinascimento reca questo bel nome, pur essendo caratterizzato da molte infiltrazioni di paganesimo, che porteranno alla rivoluzione protestante e alla devastazione culturale e materiale del Nord Europa (devastazione che persino Lutero e Melantone sono costretti a constatare!). L'Illuminismo sarebbe il trionfo della luce, mentre segna la secolarizzazione della società e prelude ai cruenti disastri della rivoluzione francese e napoleonica. Il nostro Risorgimento, sotto la maschera dell'Unità d'Italia, che inganna anche tanti Cristiani, amplifica i dissesti napoleonici e distrugge gli Stati preunitari, la cui "colpa" è di essere Stati ancora tradizionali: la rivoluzione doveva quindi distruggerli anziché consentire la pacifica creazione di una Confederazione Italiana. «Nel Medioevo non c'era democrazia, non c'era libertà»: obiezione fittizia. Intanto, qual è la definizione di democrazia e di libertà? L'uomo medievale partecipa a elezioni, cioè viene ascoltato e vota, ma vota all'interno di un sistema a lui ben conosciuto, quello della sua corporazione o della sua confraternita; se è un frate, all'interno del suo convento per l'elezione dell'abate e del priore. L'uomo medievale è libero, poiché ricopre con soddisfazione il suo ruolo sociale sia che resti nel suo casolare o nella sua città, sia che decida di avviarsi ad uno dei piccoli o grandi pellegrinaggi, di cui quest'epoca è piena. Ben lo descrive Régine Pernoud nel suo indimenticabile Luce del Medioevo. Un uomo di valore come Gerberto d'Aurillac o Guglielmo il Maresciallo può essere apprezzato e "fare carriera" probabilmente meglio che nel mondo odierno. Nel Medioevo la donna, liberata dal Cristianesimo (Gesù si rivolge a uomini e a donne; e San Paolo esplica: «Non c'è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna», Galati 3,28) non è meno rispettata dell'uomo: Giustiniano, imperatore di Costantinopoli, associa nella dignità imperiale Teodora; Matilde di Canossa è celebre come la potente e rispettata Grancontessa; Santa Ildegarda di Bingen, come ogni badessa, è signora del suo convento, e viene ascoltata per i suoi pareri da Imperatori e Principi; le monache benedettine conoscono il latino così come i monaci; Dhuoda indirizza al figliolo un Liber manualis di ammaestramenti; anche Muriel, Eloisa, Rosvita di Gandersheim sono letterate apprezzate. Nota di BastaBugie: per leggere la seconda parte dell'articolo, che descrive la ben diversa situazione di oggi rispetto alla situazione nel Medioevo, si può cliccare nel seguente link. Le due parti dell'articolo si illuminano a vicenda per cui, per una visione d'insieme, consigliamo di leggerli entrambi.
UNA GENERAZIONE DI ORFANI La maggior parte dei genitori, distratti dal lavoro o purtroppo in rotta tra loro, lasciano i figli in ampia balia di se stessi, della scuola, del cellulare, dei coetanei, ecc. di Luciano Leone https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5930
VIDEO: IL GLORIOSO MEDIOEVO di Massimo Viglione Nel seguente video (durata: 1 ora e 39 minuti) il professore Massimo Viglione tratta con linguaggio semplice e frizzante il Medioevo, considerato dalla propaganda anticristiana un'epoca buia, ma nella realtà un periodo luminosissimo e straordinario.
https://www.youtube.com/watch?v=lJI35b8nSus
Fonte: Notizie Provita & Famiglia, n. 79 (novembre 2019)
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JOKER, IL PESSIMO FILM SUL NEMICO DI BATMAN
Il messaggio anti-politico e anti-psichiatrico è fuorviante e apre alla Rivoluzione Globalista prossima ventura... molto meglio il Joker di ''Batman, il cavaliere oscuro''
Autore: Giulio Lanza - Fonte: L'Occidentale, 7 Novembre 2019
Un grande successo di pubblico ha consacrato la popolarità di Joker, il film hollywoodiano realizzato magistralmente e presentato per la prima volta lo scorso 31 agosto al 76esimo Festival Internazionale del Cinema di Venezia, dove è stato riconosciuto meritevole del premio più alto, il Leone d'Oro. Un grande cast, a partire dal protagonista Joaquin Phoenix, del quale è superfluo evidenziare la strepitosa interpretazione. Robert De Niro ha un ruolo secondario ma di fondamentale importanza per lo sviluppo della storia. Molte scene riprendono film di Martin Scorsese, come quando in "Taxi Driver" proprio De Niro simulava di parlare con sconosciuti mentre era da solo nella propria squallida stanza. Una colonna sonora che si nota, potente e ricca di toni bassi, sia quella originale (pezzi come Confession o Call Me Joker), sia fatta di vecchi brani quali My Name Is Carnival, White Room, Smile, Everybody Plays the Fool, o pezzi di Frank Sinatra quali That's Life e Send in the Clowns. L'epoca in cui si svolge il film è imprecisata, con elementi anni '70 e '80 prevalenti, ma anche elementi della cosiddetta epoca d'oro del capitalismo americano, all'inizio del XX secolo (a un certo punto i ricchi del film - l'élite o establishment che apertamente attribuisce al proprio merito la ricchezza e il potere ottenuti - sono riuniti in un vecchio teatro per vedere "Tempi Moderni" di Chaplin), quando le differenze tra ricchi e poveri divennero esorbitanti: detto per inciso fu l'epoca in cui venne ideata la psichiatria di comunità dagli industriali che volevano rappresentare i problemi dei lavoratori come medici anziché sindacali; prima di allora la psichiatria era limitata agli ospedali psichiatrici e le persone non andavano a trovare uno psichiatra in ambulatorio; prima di allora lo psichiatra veniva associato non alla persona comune ma solo ai matti.
LA PSICHIATRIA COME ULTIMA POSSIBILITÀ DI SALVEZZA Nel film i "padri" di Joker sono due celebrità della TV: Robert De Niro, conduttore TV, e uno degli uomini più ricchi della città che si candida a sindaco, rappresentato dai media di Gotham City come l'unico che possa salvare una città in forte crisi e in piena decadenza. La madre ha un ruolo edipico che resta imprecisato, in parte perché non si riuscirà a capire nemmeno alla fine se i suoi fossero deliri o se ci fosse stata invece una macchinazione del ricco uomo per il quale lavorava (il futuro candidato sindaco) in modo da farla convenientemente rinchiudere in manicomio anche se sana, falsificando le carte. Robert De Niro in questo film è, tanto per cambiare, perfetto: è un famosissimo conduttore di Talk Show americano, cinico e a suo modo saggio al tempo stesso. Si capisce da una delle scene iniziali che viene visto da Joker come il padre che non ha mai avuto: mentre guarda la TV dal letto su cui siede con la madre Joker immagina che la celebrità TV sarebbe disposta a mollare tutto il baraccone dello show e della celebrità pur di avere un figlio come lui. Un altro elemento è il rapporto con un altro personaggio famoso, che forse è il padre biologico di Joker, il ricchissimo finanziere che si vuole presentare come sindaco di Gotham (nomignolo ottocentesco per l'urbe di New York City, riutilizzato poi nei fumetti di Batman), una città oscura e popolata di super-ratti, come dice in modo quasi divertito il telegiornale cittadino. Il politico è rappresentato come spietato, cinico, indifferente alle sofferenze del popolo: ricchezza e politica nel film vengono accomunate. La psichiatria è rappresentata invece come l'ultimo barlume salvifico che i cattivi politici tagliano senza pietà per i poveri della città, a cui oltre alla televisione è rimasto poco altro: Joker assume 7 diversi farmaci, si presume tutti e 7 psicotropi. In parte nel film è presente una psichiatria de-medicalizzata, in cui una assistente sociale di colore vede Joker una volta a settimana per porgli svogliatamente ogni volta le stesse domande da brava burocrate.
POLITICA CATTIVA, PSICHIATRIA BUONA Il film riesce a porsi come opera quasi filosofica o ideologica, avvantaggiandosi del fatto che la follia e la malattia mentale sono state per decenni, almeno a partire dagli anni '80 del secolo scorso, rappresentate come malattie organiche come tutte le altre, il cervello un organo come tutti gli altri, la psichiatria una specialità medica come tutte le altre. Joker si rivela come un film sorprendente, facendoci in certo modo riscoprire - o quantomeno riflettere - sulle origini in buona parte psicologiche e sociali di ciò che identifichiamo comunemente come disturbi mentali o, secondo la terminologia del film, "condizioni" (il biglietto che Joker allunga o cerca di allungare allo sconosciuto di turno quando ride in modo discontrollato spiega infatti come lui non abbia una malattia o una diagnosi ma una "condizione"). In realtà' si potrebbe vedere, all'inverso, come sorprendente il fatto che per decenni la narrazione dominante ci abbia fatto quasi dimenticare di questa dimensione. Solo qualche anno fa usciva ad esempio un libro, "Madness is Civilization" che aveva per sottotitolo "quando la diagnosi era sociale": la narrazione dominante ha prima quasi impedito di pensare che la diagnosi possa avere elementi culturali o sociali, per poi quando il momento lo richieda, ovvero adesso, "scoprire" questa dimensione che così risulta sorprendente. Il film senza dubbio alcuno stigmatizza la follia e la malattia mentale, accomunandole terribilmente, a dispetto delle campagne globali in corso per la de-stigmatizzazione dei disturbi mentali, a una criminalità che si fa spietata e, in modo crescente nel corso del film, senza una motivazione esterna; le motivazioni che inizialmente appaiono esterne e "comprensibili" nella loro causalità, anche se non giustificabili (ma lo spettatore è quasi portato a pensare che siano giustificabili), sempre più si interiorizzano e ci spingono a cercarne la causa in processi mentali quasi imperscrutabili. Nel fare questo la narrazione ci trascina dal mondo esterno a quello interiore, che è precisamente uno dei maggiori effetti esercitati dal film sullo spettatore.
DA FUORI A DENTRO Joker fa identificare lo spettatore con un personaggio rappresentato come folle, malato, criminale, in cui anche gli "spettatori" che si trovano dentro il film, il popolo che si vede nel film, sempre di più sembrano riconoscersi. I media nel film presentano Joker come un folle criminale che si veste come un clown, mentre il popolo quasi per istinto lo vede come un eroe che vendica le ingiustizie che tutti subiscono. ll film sembra presentare allo spettatore una visione del popolo esattamente come l'establishment vuole che il popolo diventi e come vuole che venga rappresentato e come vuole che il popolo stesso si senta: liberato dalla propria inutile razionalità, orgoglioso della propria follia, apolitico e depoliticizzato, pronto per l'intervento dei due pilastri dell'ordine pubblico e della tecnica psichiatrica. In due occasioni nel film questi elementi appaiono chiaramente: quando Joker è nell'ascensore dell'ospedale psichiatrico e un paziente legato alla barella viene accompagnato da un poliziotto e da un uomo in uniforme bianca, probabilmente un infermiere, così come in una delle scene finali in cui l'auto della polizia e l'ambulanza si scontrano per diventare il set di una festa folle e che non dura, l'insurrezione del popolo jokerizzato, selvaggio, criminale, folle. Quando Joker finalmente va in TV allo show di De Niro, è lui stesso a smentire che ci sia qualcosa di politico in quello che ha provocato in tutta Gotham. Interessante notare come poche settimane fa in Italia il comico e commediante Beppe Grillo si sia presentato in video con il trucco da Joker a un meeting politico di un partito di governo.
IL MODERNO ERETICO È IL PAZZO L'ideologia che sottende il film ha una logica precisa ed è interamente declinata dal punto di vista delle élites: insomma, a mio modo di vedere, è un film profondamente anti-democratico e addirittura anti-politico. Il popolo è pazzo e va criminalizzato e psichiatrizzato (non demonizzato, quella era l'era del potere anche temporale legato alla religione). Il moderno eretico è il pazzo. Il modo per arginarlo non è più spirituale, un esorcismo ad esempio, ma tecnico: il contenimento attraverso la diagnosi e i farmaci. Nel rappresentare il popolo come impazzito e orgoglioso della propria follia, persino finalmente liberato attraverso questa, si avvalora l'idea che il cittadino sia irrazionale, fuori controllo. Chi affiderebbe i destini di una nazione o del mondo a qualcuno con queste caratteristiche? Solo un altro pazzo, appunto. Il campo del cittadino e del popolo non è più la cittadinanza politica: nell'ambito di questa infatti, come un bastone, i termini psichiatrici possono essere usati nel modo più stigmatizzante possibile contro l'avversario politico; l'unica speranza resta dunque diventare pazienti, in ogni senso, sperando che i servizi psichiatrici vengano graziosamente forniti in modo sufficiente. La de-stigmatizzazione della diagnosi psichiatrica al di fuori della politica e dentro il contesto clinico è la carota. Diventa paziente e qualcosa ti sarà concesso, come minores trattati si spera bene. Rifiutati e verrai contenuto comunque ma in modo più duro. A Nord di Hollywood, dalla Silicon Valley, la cosiddetta ideologia californiana ha lavorato da almeno due decenni per unire l'iperindividualismo libertariano e persino randiano al collettivismo marxista nei suoi aspetti di pretesa scientificità: nel nostro isolamento individuale sono le macchine, i software e gli algoritmi digitali a fare di tutti coloro che sono connessi in rete una collettività coordinata.
LA PSICHIATRIA POLITICA IN UNIONE SOVIETICA Viene anche alla mente il nome di Bogdanov, il medico e psichiatra fondatore con Lenin del bolscevismo, che scrisse la prima utopia di era sovietica, Stella Rossa, e ideò la disciplina della tectologia, una sorta di scienza generale dell'organizzazione che fu usata per la pianificazione economica in URSS e anticipò molti aspetti della cibernetica, fondamento della attuale rivoluzione dell'automazione. Proprio in URSS, mezzo secolo dopo, con l'era Breznev, la cosiddetta psichiatria politica divenne preponderante: la dissidenza vissuta, prima ancora che rappresentata, come follia. I dissidenti non erano solo o semplicemente sani fatti passare per matti, ma li si vedeva come clinicamente irrazionali. Si parlava di "schizofrenia latente" e di "deliri di riforma". D'altra parte, come si fa a non pensare che in un sistema perfetto un dissidente con speranze di cambiamento possa essere del tutto normale? Anche Andreotti a suo modo scherzò con la famosa battuta secondo cui ci sono due tipi di pazzi, quelli che si credono Napoleone e quelli che pensano di poter riformare le Ferrovie dello Stato. Joker sancisce a livello di cultura popolare globale il cittadino che si fa paziente, orgoglioso di questo, che si sente liberato finalmente dal peso della razionalità e delle regole, quasi la fondazione di un partito anarco-individualista transnazionale schizofrenici. Assistiamo all'interiorizzazione da parte del popolo di spettatori proprio di come le élites vedono il popolo, pronto a reclamare al modo del suddito l'aiuto psichiatrico di cui ha disperato bisogno, senza più pretesa alcuna di sovranità. La psichiatra di colore della scena finale viene fatta fuori, come si può presumere dalle impronte di sangue che Joker lascia dietro di sé negli ultimi fotogrammi. In questo senso il film è anche anti-psichiatrico: il cattivo in cui il popolo si riconosce fa fuori la psichiatra buona, forse l'ultima possibile salvezza per chi ha perso completamente il senno, il controllo di sé, e ha sposato una volontà criminale e malata. Joker è uno di quei film [...] a mio modo di vedere il cui messaggio antipolitico che veicola è devastante e fuorviante: il messaggio della Rivoluzione Globalista prossima ventura. Da rinviare al mittente in toto e senza esitazione alcuna.
Per approfondire cosa sia l'antipsichiatria a cui si allude durante il film Joker e quali danni ha fatto e sta facendo si possono andare a leggere gli articoli da noi pubblicati nel 2010 e nel 2018 cliccando sui seguenti link.
IL DISASTRO DELLA LEGGE BASAGLIA CHE CHIUSE I MANICOMI Quarant'anni fa (nel 1978) in Italia si sono scontrate 3 ideologie, una peggio dell'altra: la psichiatria positivista, l'antipsichiatria di stampo comunista (di Basaglia & co.) e il potere dei Radicali di Roberto Marchesini https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5181
LA CHIUSURA DEI MANICOMI E I DANNI DELL'IDEOLOGIA DELL'ANTI-PSICHIATRIA Il movimento antipsichiatrico ha ispirato la legge Basaglia che ha abolito i manicomi mettendo i malati mentali in mezzo alla strada, gettando nella disperazione loro e i loro famigliari di Ermanno Pavesi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=410
Fonte: L'Occidentale, 7 Novembre 2019
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RAGAZZA SANA CHIEDE A 23 ANNI L'EUTANASIA
Intanto l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria dichiara leciti i manifesti di Pro Vita & Famiglia sull'eutanasia (tra cui una 24enne che potrebbe ottenere la ''dolce morte'')
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Corrispondenza Romana, 31 ottobre 2019
Una ragazza belga di 23 anni di nome Kelly, ha dichiarato al Daily Mail che vuole porre fine alla sua vita con l'eutanasia, a causa di alcuni problemi mentali da cui è affetta. La ragazza infatti, «ha tentato il suicidio, è stata ricoverata in ospedale, ha sofferto di disturbi alimentari ed ha iniziato a praticare l' autolesionismo». Lei stessa ha affermato: «Era più sopportabile il dolore da autolesionismo che il dolore alla testa. Almeno il dolore da autolesionismo scompare, a differenza del dolore all'interno che è sempre presente». Sempre secondo il Daily Mail: «I pazienti con problemi mentali rappresentano circa il tre per cento delle 17.000 persone uccise da quando la legge è stata modificata in questo paese di 11 milioni di cittadini. Ci sono stati 2.357 decessi l'anno scorso - dieci volte in più rispetto al primo anno in cui l'eutanasia era legale in Belgio...». Kelly apprese che era possibile richiedere l'eutanasia da uno psicologo dell'ospedale dove si trovava in cura. Nonostante i suoi piani già definiti, non ha mai raccontato ai genitori con cui vive, alla sorella gemella o ai fratelli più piccoli, di voler porre fine alla sua vita, fino a quando non ha trovato psichiatri che le hanno confermato che il suo dolore mentale è "insopportabile e incurabile". Quando finalmente lo disse alla sua famiglia, racconta: «Mio padre era molto scioccato, piangeva e l'ho stretto a me. Stavo quasi piangendo anch'io. Era molto commovente ma anche doloroso vederlo così». Come hanno sottolineato molti psichiatri, le condizioni delle persone che soffrono di problemi di salute mentale può migliorare nel tempo con le cure. Offrire la morte come "soluzione" alla sofferenza, non allevia l'angoscia mentale del malato, ma semplicemente pone fine alla sua vita. Non c'è da stupirsi sull'impennata di persone che richiedono la "dolce morte": una volta che un Paese (come il Belgio, in cui per di più non si fa distinzione tra dolore mentale e fisico) accetta l'idea che alcune vite non sono degne di essere vissute, ecco che la morte si manifesta come volontà delle persone più fragili, che soffrono molto e lo Stato preferisce "toglierle di mezzo" piuttosto che curarle. Un caso simile era capitato a Noa Pothoven [leggi: NOA, LA 17ENNE OLANDESE CHE HA CHIESTO E OTTENUTO L'EUTANASIA, clicca qui, N.d.BB]. [...] Non a caso, Noa Pothoven aveva denunciato il fatto che nel suo Paese non esistevano cliniche specializzate nel curare disturbi mentali nell'età adolescenziale. A queste povere vittime, la morte dunque appare come unica soluzione.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Eutanasia, la campagna pro life può proseguire" parla dell'udienza del Gran Giurì dell'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria chiamato a rispondere sulla liceità morale dei manifesti di Pro Vita & Famiglia. Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 5 dicembre 2019: Nel settembre scorso avevano mandato in isteria le anime belle del politicamente corretto. Ma i manifesti di Pro Vita & Famiglia in realtà non violavano nessun codice di regolamentazione pubblicitaria e men che meno, offendevano la morale o il buongusto. Certo, forti erano forti, ma proprio questo era l'intento di Toni Brandi e Jacopo Coghe che avevano concepito la campagna proprio per scuotere le coscienze sul tema eutanasia. «Marta, 24 anni, anoressica, potrà farsi uccidere. E se fosse tua sorella?», «Alessandro, 18 anni, bullizzato. Potrà farsi uccidere». E così via, il tutto accompagnato dall'hastag #noeutanasia per una campagna che invece è stata fin da subito osteggiata. Invece la parola definitiva è arrivata martedì sera al termine dell'udienza del Gran Giurì dell'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria chiamato a rispondere sulla liceità morale di quei manifesti. Qualche tempo prima era successo che all'IAP erano giunte diverse segnalazioni di protesta che avevano costretto il comitato di controllo ad aprire un fascicolo e poi a trascinare la Onlus romana davanti ai giudici. I quali, martedì hanno sostanzialmente dato il via libera ai manifesti che ora potranno essere affissi in tutt'Italia. Pro Vita & Famiglia canta vittoria: «Ha vinto la verità, i nostri manifesti sono legittimi», ha spiegato Coghe dopo l'udienza che si è svolta a Milano. «Contraria al decoro e al buon senso è la dittatura del politicamente corretto invece e di chi vuole violare il diritto inalienabile alla vita. Ora si sappia che le nostre affissioni di manifesti-denuncia a Roma e Milano e poi in altre città italiane erano regolari, si tratta di una comunicazione onesta, veritiera e corretta caro Cappato e cari radicali e non c'è una "esagerazione della problematica sociale" né si tratta di "richiami choccanti», hanno ribadito. Il giorno dopo al Timone, Coghe non ha nascosto la sua soddisfazione: «I testi che abbiamo mostrato sono testi che ricordano un pericolo reale: quello che potrebbe accadere se il nostro Parlamento legiferasse in materia di eutanasia e suicidio assistito. E' una prospettiva che in altri Paesi, purtroppo, ha già preso forma con l'auto-eliminazione dei depressi, dei fragili, dei deboli dalla società". Non restano che le scuse secondo Coghe, da parte di quei parlamentari e i sindaci dei Comuni «che ci hanno fatto una guerra ideologica impedendoci il diritto di opinione e la libertà di pensiero». C'è poi un dettaglio che rende ancora più dolce la vittoria pro life: «È la terza volta che ci chiamano in causa con l'Istituto di Autodisciplina pubblicitaria - ha proseguito Coghe -. La prima è stata con la campagna di CitizenGo sul Bus della libertà nel quale avevamo dato "scandalo" dicendo che "i bambini sono maschi e le bambine sono femmine". La seconda era una campagna di affissioni contro l'utero in affitto in cui dicevamo che "due uomini non fanno una madre" nella quale raffiguravamo dei bambini sul carrello della spesa. Entrambe le vote ci hanno dato ragione». E con questa fanno tre.
Fonte: Corrispondenza Romana, 31 ottobre 2019
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DIECI COSE DA NON FARE DI FRONTE ALLE BALLE ECOTERRORISTICHE DI GRETA
Al vertice ONU sul clima a Madrid (Cop 25) il cattolico non deve cadere nel millenarismo, molto più simile a un culto pagano che ad una politica basata sulla scienza
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-12-2019
Come dovrebbe essere l'atteggiamento cattolico nei confronti di un evento come il Vertice delle Nazioni Unite sul clima in corso a Madrid (Cop 25)? PRIMA DI TUTTO dovrebbe essere rispettoso del livello del problema. Sulle cause antropiche del riscaldamento globale non c'è per niente accordo tra gli scienziati. E non c'è accordo, di conseguenza, nemmeno sulla opportunità o necessità di indurre costosi cambiamenti nei comportamenti umani, dato che non sono questi le causa dei cambiamenti climatici. Una piccola variazione di calore nell'Oceano Pacifico ha un impatto sul clima del pianeta infinitamente più alto di tutti gli interventi umani. La fede induce il cattolico ad adoperare la ragione, quindi a non scavalcare la scienza e non farle dire quello che non dice. SECONDARIAMENTE, il cattolico dovrebbe essere realista e non oscurare il fatto che gli ipotizzati interventi umani per ridurre il riscaldamento globale avrebbero un costo altissimo. È lecito pensare che ci siano quindi interessi notevoli dietro la spinta a deliberare questi investimenti. Se si condanna la speculazione economica di imprese di un settore, bisogna fare altrettanto per quelle di un altro settore. La green economy non è celestiale per essenza. IN TERZO LUOGO, il cattolico non dovrebbe abbandonarsi ad allarmismi terroristici: ieri Avvenire titolava "Ultima chiamata per il mondo". Il millenarismo degli ecologisti è noto da tempo e non si contano le previsioni da loro fatte in passato circa il collasso cui sarebbe stato ridotto il nostro pianeta, soprattutto, per la sovrappopolazione. Previsioni poi non avveratesi. Il cattolico non dovrebbe adeguarsi a queste previsioni catastrofiche, soprattutto se non hanno basi scientifiche. IN QUARTO LUOGO, la posizione cattolica, soprattutto quella espressa dalla Santa Sede o da Conferenze episcopali, non dovrebbe mai appiattirsi su decisioni politiche. Bisognerebbe astenersi, per esempio, dalla fretta di fare proprie le decisioni del vertice sul clima di Parigi o di quello di Katowice dell'anno scorso. Sono decisioni politiche, riguardano scelte contingenti e complesse, si corre il pericolo di essere considerati di parte. La Chiesa dovrebbe proporre i grandi principi, non aderire alle soluzioni politiche che dividono il campo tra "buoni" e "cattivi". Non lo fa più in tanti altri settori perché dovrebbe farlo in questo? IN QUINTO LUOGO, il cattolico non dovrebbe mai adoperare l'espressione "Madre Terra", soprattutto con le lettere maiuscole, e non dovrebbe aderire a documenti che usino questa espressione gnostica, esoterica e idolatrica. Né vale appellarsi per questo uso a san Francesco e al suo Cantico delle Creature, che con l'esoterismo non aveva niente a che fare. Purtroppo, invece, molti documenti ecclesiali adoperano ormai l'espressione, sicché capita che di Cristo non si parli, ma della Madre Terra sì. IN SESTO LUOGO, il cattolico non dovrebbe mai equiparare immediatamente l'ONU al Bene, e qualsiasi conclusione di un vertice ONU a un dovere assoluto per persone responsabili. Ormai sappiamo con grande certezza che le agenzie dell'ONU portano spesso avanti percorsi ideologici, contrari al vero bene dell'uomo. La Chiesa, in particolare, non può appiattirsi sulle Nazioni Unite e condividerne il linguaggio. Per esempio non dovrebbe far proprio acriticamente il programma di sviluppo dell'ONU fino al 2030. Ai vertici del Cairo o di Pechino degli anni Novanta del secolo scorso, la Chiesa era critica verso queste posizioni. Dovrebbe esserlo ancora. IN SETTIMO LUOGO, i governi non dovrebbero mai accettare ordini imperativi da entità sovra-statali su queste tematiche, perché dietro le "direttive" degli organismi politici sovra-statali, come per esempio l'Unione Europea, si nascondono visioni del rapporto tra uomo e natura che possono essere sbagliate. IN OTTAVO LUOGO, il cattolico - e tantomeno la Chiesa - non dovrebbe farsi abbagliare da manifestazioni di piazza spesso guidate occultamente e altrettanto finanziate, anche quando si tratta di manifestazioni giovanili. Con gli slogan pilotati e con gli studenti precettati a scendere in piazza si può diventare famosi ma non giusti. IN NONO LUOGO, quando si parla di ecologia ambientale la Chiesa e i cattolici dovrebbero sempre pretendere che si parli anche di ecologia umana. Le due cose non solo non vanno separate ma l'ecologia umana deve avere sempre il primato su quella ambientale. Se non si parla anche di lotta all'aborto diventa non solo riduttivo ma anche fuorviante parlare di lotta per la biodiversità. IN DECIMO LUOGO, mai i cattolici dovrebbero parlare della natura senza chiamarla "creato" e mai dovrebbero parlare del creato senza parlare del Creatore. Mancherebbe la prospettiva decisiva e sarebbe come dire che le cose possono andare bene anche senza Dio. Cosa del resto in contrasto con quanto si dice oggi nella Chiesa, ossia che esista il peccato di "ecocidio". Si dice questo però non si parla mai del Salvatore quando si accenna ai problemi ambientali.
Nota di BastaBugie: Massimo Martelli nell'articolo seguente dal titolo "Climategate: la scienza truccata per tenerci nella paura" ricorda che il 17 novembre di 10 anni fa, nell'università di East Anglia, un pirata informatico pubblicò email scandalose: il locale centro di ricerca sul clima aveva truccato gli studi e nascosto i dati contrari alle proprie conclusioni. Tutto per aumentare l'allarmismo sul riscaldamento globale. La lezione non è servita: dieci anni dopo ci troviamo Greta sul pulpito con le solite balle ecoterroristiche. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 novembre 2019: Oggi, 17 novembre, ricorre il decimo anniversario dello scandalo "Climategate", la scoperta di migliaia di email da e per gli scienziati del clima che stavano (e tuttora stanno) collaborando e colludendo per creare una crisi climatica artificiale che esiste nelle loro menti e nei modelli di computer, ma non nel mondo reale. Lo scandalo avrebbe dovuto porre fine al catastrofismo climatico. Invece, è stato accuratamente sepolto da politici, scienziati, attivisti e finanzieri interessati, che raccoglieranno trilioni di dollari dalle esagerazioni e dalle frodi, mentre si esentano dal danno che stanno infliggendo alle famiglie tutti i giorni. Poche persone conoscono i fatti inopportuni sulla presunta responsabilità dell'uomo sul cambiamento del clima e sui fenomeni "critici" ed "estremi". Ad esempio, dal 1998, le temperature globali medie sono aumentate di pochi centesimi di grado (per un certo periodo, sono persino leggermente diminuite). Continuiamo a sentire che l'innalzamento dei livelli atmosferici di anidride carbonica provoca un aumento delle temperature globali. Ma i dati satellitari non mostrano nulla del genere. In effetti, le previsioni dei modelli di computer per il 2019 sono quasi mezzo grado Celsius al di sopra delle misurazioni satellitari effettive. Eppure, ogni volta che uno scienziato solleva domande sulla presunta crisi, viene denunciato come "negazionista del cambiamento climatico". Un'importante fonte di dati a sostegno della tesi sul riscaldamento causato dalla CO2 prodotta dall'uomo venne dall'unità di ricerca sul clima (CRU) dell'Università dell'East Anglia nel Regno Unito. Però la mattina del 17 novembre 2009, come se si fosse aperto un vaso di Pandora, venne alla luce una grandissima quantità di informazioni imbarazzanti, una vera esplosione sulla scena mondiale. Un pirata informatico penetrò nel sistema dei computer dell'università e prelevò 61 Megabyte di materiale che dimostrava come il CRU dell'Università dell'East Anglia stava manipolando informazioni scientifiche per far sembrare che il riscaldamento globale fosse colpa dell'umanità e della CO2 industriale. Scandalo tra gli scandali, le scioccanti email trapelate mostrarono che l'allora direttore del CRU, il professore Phil Jones, si vantava di usare "trucchi" statistici per rimuovere le prove del calo osservato delle temperature globali. In un'altra email, si vantò di aver cancellato dei dati piuttosto che fornirli a scienziati che non condividevano il suo punto di vista e avrebbero potuto criticare le sue analisi. Gli scienziati che si oppongono agli allarmisti dovettero invocare le leggi britanniche sulla libertà di informazione per ottenere i dati veri. Jones fu in seguito sospeso e l'ex cancelliere britannico Lord Lawson chiese un'indagine governativa sull'imbarazzante scoperta. L'affare divenne noto come "Climategate" e un gruppo di studenti della American University pubblicò persino una canzone su YouTube, "Hide the Decline", prendendo in giro il CRU dell'Università dell'East Anglia e il modellista del clima Michael Mann, del quale viene citata la frase "nascondi il declino" nelle temperature. Frase e informazioni tutte trovate nelle email compromesse. Dieci anni prima del "Climategate" Michael Mann pubblicò un grafico generato dal computer nel quale pretendeva di mostrare l'andamento delle temperature globali negli ultimi 1500 anni. Il suo grafico misteriosamente fece scomparire il periodo caldo medievale (950-1350), la piccola era glaciale (1350-1850) e gli anni estremi del Maunder (1645-1715), mentre le temperature planetarie si innalzano improvvisamente negli ultimi due decenni del Ventesimo secolo. È il famoso grafico chiamato "mazza da hockey", proprio per la forma che prende, diventato famoso in tutto il mondo e preso come modello dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Tra i tanti scienziati sospettosi, due in particolare - Steven McIntyre e Ross McKitrick - screditarono completamente il programma informatico di Mann e la sua storia revisionista. Ovviamente, ciò non ha impedito all'ex vicepresidente americano Al Gore di utilizzare il grafico screditato nel suo film catastrofista An Inconvenient Truth. Le email del CRU della East Anglia hanno anche rivelato scambi tra Mann e Jones, in cui si discuteva su come intimidire i direttori delle riviste che volevano pubblicare opinioni scientifiche contrarie alle loro. In una email, Jones espresse il desiderio di sbarazzarsi del "fastidioso Direttore" della rivista Climate Research per aver osato pubblicare opinioni diverse. Il direttore fu in effetti licenziato. Quando il professore dell'Università del Colorado Roger Pielke Jr. chiese al CRU i documenti originali riguardanti le temperature, gli fu detto che i dati erano stati (opportunamente) persi. Guarda caso. Ma se l'anidride carbonica industriale non è stata la causa del recente riscaldamento globale, cosa è stato? Un gruppo di ricerca danese, guidato dal Prof. Henrik Svensmark, ha trovato una corrispondenza molto credibile tra i livelli di attività delle macchie solari (gigantesche tempeste magnetiche) sul nostro Sole e le temperature globali negli ultimi millecinquecento anni. Questo meccanismo naturale sembrerebbe più vicino alla realtà, ma tutto ciò è terribilmente scomodo per gli allarmisti. I raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo incidono costantemente sull'atmosfera superiore della Terra e producono nuvole. Più nuvole possono intrappolare il calore, ma causano anche un raffreddamento globale perché la stessa luce solare, schermata dalle nubi, non colpisce la Terra. Più macchie solari significano uno scudo magnetico più forte, vale a dire che meno raggi cosmici raggiungono la Terra, quindi meno copertura nuvolosa e più riscaldamento globale. Il Sole è attualmente in un periodo quasi record di bassa attività delle macchie solari. Tutte informazioni che però non vengono fatte passare sui media. Quando è esploso lo scandalo del "Climategate", l'attivista per la "giustizia climatica" degli Amici della Terra (Friends of the Earth) Emma Brindal disse senza mezzi termini: "Una risposta al cambiamento climatico deve avere a cuore una ridistribuzione della ricchezza e delle risorse". Forse è qui la chiave di tutto: ridistribuire ricchezza e risorse, è l'obiettivo che certe élite al potere decidono sia "socialmente giusto ". La vera giustizia sociale invece si realizza facendo sì che tutti abbiano accesso a un'energia abbondante, affidabile e conveniente. Pensiamo in particolare all'elettricità nell'uso quotidiano, industriale e domestico, universalmente importante. Pensare di ottenerla dalle turbine eoliche e dai pannelli solari, che sono costosi, intermittenti e dipendenti dal clima, è pura utopia. Lo scandalo del Climategate e il silenzio che ne è seguito ci devono spingere a fare sì che la verità sul clima non venga soppressa. Solo così si potrà evitare ad attivisti rumorosi e radical chic di frenare lo sviluppo economico, e di distruggere posti di lavoro. Oggi ancor più di dieci anni fa è necessario smascherare i diffusori di menzogne e paure che agiscono per realizzare i loro progetti anti-umani e si nascondono dietro la falsa "ridistribuzione della ricchezza".
DOSSIER "GRETA THUNBERG" L'adolescente sfruttata dalle lobby ecologiste Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-12-2019
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PER QUALE SCOPO DIO CI HA CREATI?
Il Catechismo di San Pio X chiarisce che Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita, e per goderLo poi nell'altra in Paradiso
Autore: Pierfrancesco Nardini - Fonte: I Tre Sentieri, 10 dicembre 2019
Qual è il fine principale della vita dell'uomo, di ogni uomo sulla terra? Molti a questa domanda rispondono la felicità, la soddisfazione, la famiglia, altro. Son tutte cose comunque da cercare, sempre in riferimento a Dio e con mezzi leciti. Sono però scopi accidentali. Quel che non si deve fare è farle diventare l'unico scopo della vita, l'idolo a cui assoggettarsi. Il Dragone nel suo commento porta un esempio che rende bene l'idea: «un missionario domandò a un povero pagano cinese perché era sulla terra. "Per magiare riso", rispose». Poi commenta: «quanti, anche tra i cristiani, a una simile domanda risponderebbero che sono sulla terra per mangiare, bere, godere!». Cristo spiega chiaramente quale deve essere il fine principale di ogni uomo, quello per cui Dio lo ha creato, quando risponde allo scriba che il primo e più importante comandamento è quello di amare Dio con tutto noi stessi (Mc 12, 28-32).
IL CATECHISMO DI SAN PIO X San Pio X in questo numero scrive "conoscerLo, amarLo e servirLo" non a caso, ma secondo un ordine preciso. In sostanza, non mette prima il conoscere senza un motivo particolare. Il marito sposa la moglie dopo averla conosciuta nel fidanzamento, dopo averne apprezzato il suo modo di essere, di pensare, di fare. L'amore che ha per lei nasce, cresce e si mantiene perché la conosce. Il Dragone scrive che «per amare bisogna prima conoscere. L'amore nasce dalla conoscenza dell'oggetto amato e porta a servire la persona amata» (commento al n. 13). Così, se non conosciamo bene Dio, non riusciremo mai ad amarLo veramente, con tutto noi stessi. La normale propedeuticità è quella della conoscenza seguita dall'amore. È infatti difficile amare qualcuno o qualcosa se non si conosce. È chiaro che a volte ci sono situazioni personali che anticipano l'amore a Dio, in un modo per così dire istintivo, prima di conoscerLo. Questo però dovrà comunque - sempre - essere poi approfondito e mantenuto saldo con la conoscenza. Preme chiarire che qui non si tratta di intellettualismo, di una fede intellettuale, dove la ragione, l'intelletto è unico padrone della scena lasciando da parte la volontà e l'amore. In questo caso diventerebbe infatti una fede sterile. Ma Royo Marin spiega che «la volontà in se stessa è senza dubbio inferiore all'intelletto, perché la volontà è potenza cieca» (Teologia della perfezione cristiana, n. 254). Senza la ragione, l'amore potrebbe essere indirizzato anche in modo errato o, meglio, verso l'errore. L'intelletto permette, con la conoscenza, di comprendere cosa è giusto amare.
COSA VUOL DIRE CONOSCERE DIO? Questa è una domanda più importante di quel che molti pensano, perché dalla risposta scaturiscono atteggiamenti diversi verso Nostro Signore. Conoscere Dio significa imparare tutti i suoi aspetti (non solo quelli che fanno comodo) come la carità, l'amore. E, soprattutto, comprenderne il vero significato. La carità ai nostri giorni viene intesa come amore simile a compassione umana, ma è invece amore a Dio e, per amore a Dio, amore anche al prossimo (la cosa cambia radicalmente). Oggi invece son molti quelli che non conoscono appieno Nostro Signore, ma lo guardano solo parzialmente, dimenticando gli aspetti che non piacciono. Quante volte abbiamo sentito dire "credo in Dio, ma..."? Anche da questo scaturiscono i modi diversi di intendere la fede cattolica che oggi ci troviamo ad affrontare. Una volta che si conosce interamente Dio, non si può non amarlo e, se non lo si ama, si contravviene ad uno degli obblighi principali che l'uomo ha per la sua vita terrena. Lo si ama, tra le altre cose, perché è Colui che ci ha creati dal nulla e gratuitamente, per puro amore; che ci sostiene e ci dà il necessario per vivere, che ci attende paziente fino alla fine dei nostri giorni, che ci ama in modo perfetto. Così come è spontaneo o, almeno, dovrebbe esserlo, per i figli servire i genitori per l'amore che hanno per loro, a maggior ragione dovrebbe esserlo verso Dio, per tutti i motivi appena ricordati. Servire Dio significa soprattutto rendergli gloria in terra e restare in stato di grazia, rispettando tutta la sua Legge, tutti i suoi Comandamenti. Significa quindi rispettarLo e onorarLo, mettendoLo in primo piano nella nostra vita e non relegandoLo all'angolo del nostro tempo residuo. Significa pregare e avere fiducia in Lui, affidarsi a Lui. Significa difendere la nostra fede. Anche questo, però, come è evidente, si può fare bene solo conoscendo in modo chiaro e integrale tutta la sua Legge, tutto quel che Lui vuole. Una conoscenza parziale o volutamente settaria porta a non riuscire a servirLo come dovremmo. [...] Se Dio è anche Giustizia perfetta, ma noi sappiamo, consciamente o meno, che invece sia solo Misericordia perfetta, riusciremo a servirLo bene? In conclusione, rifacciamoci alla riflessione del Dragone, per cui «il buon cristiano agisce sempre conforme al fine per il quale è stato creato», e impegniamoci a conoscere Dio meglio possibile per poterLo amare e servire bene su questa terra e ottenere il premio conseguente: goderLo nella vita eterna in Paradiso.
Fonte: I Tre Sentieri, 10 dicembre 2019
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LETTERE ALLA REDAZIONE: SONO PREOCCUPATO PER QUELLO CHE STA SUCCEDENDO
O meglio, sono preoccupato per quello che NON sta succedendo nel mondo e nella Chiesa
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 11 dicembre 2019
Spett.le redazione di BastaBugie, sono un semplice fedele un po' preoccupato per quello che sta succedendo ai nostri giorni o, meglio, sono preoccupato per quello che non sta succedendo. Mi spiego. Non ho la presunzione (sono solo 5 anni che ho ritrovato la fede), né tanto meno le conoscenze teologiche o storiche, per dire che i nostri giorni siano gli ultimi o meno, però mi sento di affermare che siamo nel momento peggiore della storia da un punto di vista del rapporto tra libertà e possibilità di difendersi. Nella storia ci sono stati molti periodi apparentemente più duri di oggi, basti pensare le due guerre mondiali del '900, oggi però oltre a essere schiavizzati da una democrazia demoniaca, non abbiamo vie di fuga per colpa della tecnologia/burocrazia di cui siamo schiavi e dipendenti. Oggi ci sono innumerevoli "gruppi" (islam, lobby LGBT, ambientalisti, animalisti, ecc.) che si adoperano per la distruzione della Chiesa e degli insegnamenti di nostro Signore Gesù Cristo. Per questo sono preoccupato per quello che stanno mettendo in atto (sostituzione razziale, aborto, eutanasia, gender, ecc.). Ma, come anticipato, sono ancora di più preoccupato per come la Chiesa e quindi noi cristiani stiamo reagendo, anzi non reagendo, a questi eventi. Mentre i nemici della Chiesa che ho citato prima sono coesi tra di sé, determinati a portare avanti le proprie idee con fermezza e determinazione, fregandosene di tutto e tutti, al contrario, noi cristiani che dovremmo difendere i valori sotto attacco, non stiamo facendo proprio niente. A parte rari casi, come il vostro sito, i cristiani in generale "timbrano" il cartellino domenicale andando alla Santa Messa e con quello si sentono a posto o, nel migliore dei casi, frequentino con convinzione una parrocchia o un movimento cristiano, magari pregando ogni giorno (cose fondamentali nella vita di un cristiano), quando poi sono "nel mondo", si comportano come tutti gli altri. Allora mi chiedo a cosa serva pensare diverso dagli altri se poi si fanno le stesse cose. Parlando con altri fedeli di queste mie preoccupazioni mi sento rispondere che, visto che la Chiesa è voluta da nostro Signore Gesù Cristo, non c'è niente di cui preoccuparsi e che tutto andrà bene... Ovviamente lo so anch'io che la Chiesa non verrà mai distrutta, ma questo non toglie che ci vuole chi la difenda a cominciare dal mettere in pratica i suoi veri insegnamenti, ma, come ho già detto, partendo dalle alte sfere del clero, oggi sono in pochi a comportarsi come si deve. Credo ciecamente in Dio e nel suo progetto, ma ho alcuni dubbi su di noi che non ci comportiamo come dovremmo e sono ancora più preoccupato per le generazioni future, per l'eredità che lasceremo loro. Se non capiamo che l'unico modo per contrastare il male che avanza è unirci, seriamente, in comunità vere che collaborano e si aiutano tra di sé, un unione tra più famiglie che collaborano per un unico obbiettivo (l'opzione Benedetto per capirsi), credo che quando nostro Signore Gesù Cristo tornerà sulla terra sarà difficile che trovi ancora la fede... cioè esiste il pericolo concreto che non ci sia nessuno ad aspettarlo. Con la convinzione e la fede che tutto vada secondo la volontà di Dio, vi ringrazio per tutto quello che fate ormai da più di 10 anni. Un saluto da un anonimo fedele.
RISPOSTA DEL DIRETTORE
Caro anonimo fedele, in effetti la situazione attuale non può spingerci a facili ottimismi. Una cosa è certa: le cose non si risolveranno automaticamente da sole e, del resto, l'intervento divino è necessario, ma da solo non sufficiente in quanto Dio ha deciso di intervenire nella storia con l'aiuto di alcuni uomini da lui designati di volta in volta. Già per l'Incarnazione ha chiesto il permesso e richiesto la collaborazione della vergine Maria. Per liberare la Francia dall'invasore inglese il Dio degli eserciti è intervenuto con la mediazione di Santa Giovanna d'Arco, la pulzella d'Orleans. Per riparare la Chiesa Gesù si è servito dell'opera di San Francesco, il poverello d'Assisi. Insomma Dio vuole la collaborazione di anime buone che acconsentano alla sua divina volontà per ristabilire l'ordine sulla terra e nella Sua Chiesa. Il nostro compito è quello di preparare con la nostra preghiera e la nostra azione il suo glorioso ritorno. Credo che in questo momento storico l'Opzione Benedetto sia la risposta a questo problema. Occorre uscire dal sistema Stato e cominciare a ricostruire dal basso una società a misura d'uomo e soprattutto una società cristiana. Vanno costituiti villaggi e comunità in grado di resistere in silenzio, ma decisamente al degrado odierno. Un po' come fece san Benedetto rendendosi conto che rimanendo in città non poteva seguire gli insegnamenti di Gesù. Qui trovi alcuni link ad articoli che abbiamo nel tempo pubblicato su tale importante e decisivo argomento.
INTERVISTA A ROD DREHER: L'OPZIONE BENEDETTO E LA DIFESA DEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI La dittatura del relativismo vuole distruggere la legge naturale, ma non ci riuscirà (VIDEO: l'Opzione Benedetto spiegata da un monaco benedettino) di Francesca Romana Poleggi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5340
COME INIZIARE DA SUBITO L'OPZIONE BENEDETTO NELLA PROPRIA FAMIGLIA Nessuno deve essere esentato dai lavori domestici (i figli vanno abituati gradualmente ai loro compiti senza accampare la scusa dello studio) di Luisella Scrosati https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5861
L'AUTORE DI OPZIONE BENEDETTO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI Rod Dreher partendo dalla profezia di Ratzinger del 1969 e preso atto della crisi delle realtà ecclesiali, afferma che è necessario ripartire da piccole comunità in cui si viva realmente il vangelo e si trasmetta almeno ai propri figli di Costanza Miriano https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5325
OPZIONE BENEDETTO: NON UN CONSIGLIO, MA UN FATTO (DI CUI TENERE CONTO) Leggi, politiche, programmi scolastici, gender, pubblicità, ecc. spingono sempre più gruppi cristiani ad organizzarsi per salvare il salvabile di Stefano Fontana https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5297
L'OPZIONE BENEDETTO SPIEGATA DAL SUO AUTORE Intervista a Rod Dreher: ''Noi cristiani dobbiamo essere il sale della terra, ma è inutile sperare che siano i pastori o i politici a salvarci... ora tocca a noi muoverci'' di Rodolfo Casadei https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5282
DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE" Le risposte del direttore ai lettori Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Redazione di BastaBugie, 11 dicembre 2019
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OMELIA III DOMENICA AVVENTO - ANNO A (Mt 11,2-11)
Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo
Fonte Il settimanale di Padre Pio
La terza Domenica d'Avvento è detta anche "Domenica della gioia". È detta così perché il Natale è ormai vicino e la Liturgia ci invita a prepararci con rinnovata esultanza a questo mirabile evento. Il Vangelo di oggi ci presenta un episodio un po' difficile da comprendere. Giovanni Battista è in carcere per aver ripreso apertamente Erode Antipa a motivo della sua scandalosa relazione con Erodiade. Egli già in precedenza aveva indicato ai suoi discepoli che Gesù era il Messia atteso dalle genti, Colui che toglie il peccato del mondo (cf Gv 1,29-34; Mt 3,11-12). Dal carcere ove ora si trova, il Battista manda i suoi discepoli a domandare se Egli è veramente il Messia. Come mai li manda, dopo aver in precedenza chiaramente riconosciuto in Gesù il Messia? A questa domanda sono state date diverse risposte dagli studiosi della Sacra Scrittura. La risposta più convincente sembra essere la seguente: non era tanto il Battista ad avere dubbi in proposito, ma i suoi discepoli. Essi si attendevano un Messia diverso, un Messia austero e vigoroso che avesse sferzato con forza i peccatori recalcitranti. Non si attendevano di certo un Messia mite e misericordioso. Per questo motivo, il santo Precursore li manda da Gesù affinché si rendano conto che devono seguire il Maestro di Nazareth e non più lui, ormai condannato a morire. La domanda dei discepoli è la seguente: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3). «Colui che deve venire» è un'espressione tipica dell'Antico Testamento e indica il Messia promesso da Dio. Gesù risponde loro rimandandoli a quanto essi "ascoltano" e "vedono". In poche parole, rispondono le opere stesse compiute da Gesù. I Profeti, infatti, parlavano dei segni che avrebbero accompagnato il Messia: «Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35,5-6). Ecco allora che Gesù risponde ai discepoli del Battista in questo modo: «Andate a riferire a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (Mt 11,4-5). Le parole di Gesù si concludono con questa frase: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo» (Mt 11,6). Queste parole significano che sono beati quelli che non trovano nel comportamento umile e misericordioso di Gesù un ostacolo a credere in Lui e ad accettare di divenire suoi discepoli, rinunciando a sogni e a speranze troppo umane. Molti, infatti, erano quelli che si attendevano un Messia ben diverso, un Messia umanamente vittorioso. Come ho detto prima, anche i discepoli del Battista si aspettavano un Messia austero e severo, un Messia che avesse rimproverato aspramente tutti i peccatori. Per questo motivo, san Giovanni Battista, al termine della sua esistenza terrena, invia i suoi discepoli da Gesù, affinché comprendano la sua lezione di misericordia e il suo appello alla conversione. Il discorso di Gesù termina con un elogio nei riguardi del Precursore. Egli dice che il Battista è più che un profeta (cf Mt 11,9). Con queste parole, Gesù vuole indicare che Giovanni è proprio il messaggero inviato da Dio a preparare la strada al Messia. Infine Gesù dice: «In verità io vi dico: fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,11). Ciò significa che Giovanni è come il confine tra l'Antico e il Nuovo Testamento. Egli è il vertice dell'Antico ed arriva alle soglie del Nuovo. Quindi, egli è il più grande dei Profeti, ma non possiede ancora la pienezza della Rivelazione, per cui noi, alla luce del Vangelo, conosciamo di Dio molto più di lui. Ciò significano le parole: «Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Veniamo ora a noi. Domandiamoci cosa ci attendiamo da Gesù. Molti ebrei si attendevano un liberatore politico; i discepoli del Battista aspettavano un Messia severo e austero; e noi? Ognuno lo vorrebbe a sua immagine e somiglianza, ma pochi sono quelli disposti ad accoglierlo per quello che è veramente. Tutti lo vogliono, ma come vogliono loro. Il messaggio di questa terza Domenica penso possa essere proprio questo: accogliere Gesù per quello che è e per quello che insegna, e non per quello che noi vorremmo; fare nostro il suo modo di pensare, di parlare e di agire. Tutto questo lo otterremo solo pregando molto e meditando assiduamente il suo Santo Vangelo, ove impariamo la sua Sapienza. Solo in questo modo potremo essere autenticamente felici.
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