BastaBugie n�645 del 01 gennaio 2020

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1 ASTRO DEL CIEL: ''LUCE DONA ALLE MENTI, PACE INFONDI NEI CUOR''
Uno dei più bei canti natalizi ci ricorda l'importanza della ragione aperta alla fede (VIDEO: Astro del Ciel - Andrea Bocelli)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 NEL NATALE DELL'800 CARLO MAGNO FU INCORONATO IMPERATORE
Nasceva così il Sacro Romano Impero e per la prima volta l'Occidente acquistava coscienza di sé (VIDEO: Gandalf incorona Aragorn)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
3 LE DELIZIE DELLA CUCINA ITALIANA DERIVANO DAL CRISTIANESIMO
Ad esempio sant'Ambrogio, il grande vescovo di Milano, era un buongustaio, per non parlare di san Francesco, san Benedetto, ecc.
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
4 WAR ROOM: LA PREGHIERA E' UN'ARMA POTENTE
Un film del 2015 permette di capire che la fiducia nella forza della preghiera pone nell'atteggiamento migliore per affrontare ogni crisi (VIDEO: trailer del film)
Autore: Franco Olearo - Fonte: Family Cinema Tv
5 SANTI INNOCENTI MARTIRI, I BIMBI UCCISI DAL RE ERODE
Nel loro dolore c'è la sofferenza di tutti quei piccoli che ancora oggi pagano l'egoismo degli adulti
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
6 SAI DIRE ESATTAMENTE COS'E' IL MODERNISMO?
San Pio X per combatterlo prescrisse il ''Giuramento antimodernista'' per poter insegnare religione e teologia, ma il giuramento fu eliminato nel 1966 (e così il modernismo riprese vita all'interno della Chiesa)
Autore: Mario lannaccone - Fonte: Il Timone
7 I POLITICI AL POTERE IN ITALIA SONO TUTTI CATTOLICI, EPPURE...
Cattolico è il presidente Mattarella, cattolico è il premier Conte, cattolica anche la nuova presidente della Corte Costituzionale (Marta Cartabia), ma viene da chiedersi cosa voglia dire ''essere cattolici''
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 DEPREDATI CUORE E FEGATO AL BIMBO SCOSSO DALLA MADRE
Perché tanta fretta nel dichiarare la morte cerebrale? Non era meglio insistere con le cure per ridurre il danno cerebrale anziché sottoporlo a test diagnostici invasivi?
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA II DOMENICA DI NATALE - ANNO A (Gv 1,1-18)
La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
10 OMELIA EPIFANIA DEL SIGNORE - ANNO A (Mt 2,1-12)
Prostratisi lo adorarono
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ASTRO DEL CIEL: ''LUCE DONA ALLE MENTI, PACE INFONDI NEI CUOR''
Uno dei più bei canti natalizi ci ricorda l'importanza della ragione aperta alla fede (VIDEO: Astro del Ciel - Andrea Bocelli)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-12-2019

Durante le celebrazioni liturgiche del Natale con ogni probabilità tutti noi abbiamo ascoltato uno dei più bei canti natalizi che io conosca: "Astro del ciel". Vi chiederete cosa c'entri con la Dottrina sociale della Chiesa cui è dedicato questo blog. Ascoltandolo, la mia attenzione si è soffermata soprattutto su questo motivo: "luce dona alle menti, pace infondi nei cuor". Qualche versione del testo parla di luce alle "genti", mentre è fondamentale che la luce del Bambino sia destinata alle "menti". Questi due concetti, la luce alle menti e la pace nei cuor, mi sono sembrati molto profondi.
La Rivelazione e la Fede parlano alle menti, alla nostra intelligenza. La fede è un atto dell'intelletto guidato dalla volontà a sua volta animata dalla grazia. La fede è anche un atto che ha a che fare con l'intelligenza, è quindi conoscenza. La fede dà luce, rischiara la nostra capacità razionale, la rianima quando è stanca, la reindirizza al vero quando devia, la conferma nel vero e quindi la rafforza quando è retta.

LUCE DONA ALLE MENTI
In questa piccola frase è condensato il rapporto tra la ragione e la fede secondo la religione cattolica, è come contenuto il concetto centrale di filosofia cristiana. Anche la ragione può contribuire a rischiarare la fede, ma la priorità è sempre della fede che riguarda ciò che non è visibile. Sembra una contraddizione che quanto non si vede dia luce a quanto si vede. Eppure è così anche per la ragione stessa: l'intelletto vede ciò che i sensi non vedono, l'intelletto vede ciò che agli occhi è invisibile e questo rende poi più efficace anche la vista. La fede vede il mistero, ma si sa che il mistero non è l'assurdo e quindi l'invisibile in quanto buio, ma è l'invisibile in quanto troppo luminoso per noi.
Il Bambino di Betlemme dà luce alle menti, e questo non può non valere anche quando le menti si occupano di come organizzare questo mondo, ossia di questioni sociali e politiche. L'agire politico rientra nell'ambito della ragione pubblica, dell'agire politico illuminato dalla morale naturale e rischiarato dalla luce della fede nella rivelazione. Se il Bambino rischiara le menti, le rischiara sempre, anche quando viviamo da cittadini credenti. L'essere credenti è fondamentale per essere anche cittadini, altrimenti da cittadini vagheremmo nel buio o nella debolezza della ragione politica abbandonata a se stessa. La luce alle menti, quindi, afferma l'importanza del ruolo pubblico della fede cattolica, la sua pretesa, i suoi diritti che la secolarizzazione le contesta. Il Bambino ha portato una luce anche intellettuale di cui non possiamo fare a meno in tutte le cose che facciamo.

PACE INFONDI NEI CUOR
Poi Egli dona anche pace nei cuor. La pace è l'obiettivo supremo della politica. Essa è la tranquillità dell'ordine, dove c'è disordine non c'è pace ma violenza. Per questo essa comporta la giustizia. La pace ha bisogno dell'intelletto perché l'ordine va conosciuto prima di essere voluto. Poi però la pace diventa anche questione di volontà e di spiritualità. In fondo tutto si decide nel cuore nell'uomo e se non c'è la pace lì, non ci sarà altrove. La pace dei cuori non nascerà dalla pace nelle strutture sociali, ma viceversa. Se nei cuori c'è il male non si potrà pretendere di vivere in istituzioni pacifiche. Senza la vita di grazia non c'è pace nella società. I Sacramenti hanno un formidabile e fondamentale impatto pubblico, il mondo lo nega, ma la Chiesa dovrebbe saperlo. Se togliamo i Sacramenti anche tutta la vita familiare, sociale, economica e politica si degrada.
"Astro del ciel" può quindi riportare le questioni di Dottrina sociale dentro la sapienza della fede, dalla quale sono spesso tirate fuori per farne solo questioni umane, troppo umane.

Nota di BastaBugie: nel video seguente (durata: 4 minuti e mezzo) si può vedere una esibizione di Andrea Bocelli, dove il tenore toscano ha interpretato, il canto Astro del Ciel.


https://www.youtube.com/watch?v=GyqbfMeounA

TESTO DI ASTRO DEL CIEL
Astro del Ciel, pargol divin, Mite agnello Redentor.
Tu che i vati da lungi sognar, Tu che angeliche voci annunziar.
Luce dona alle menti, Pace infondi nei cuor.
Astro del Ciel, pargol divin, Mite agnello, Redentor
Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior.
Luce dona alle menti, Pace infondi nei cuor.
Astro del Ciel, pargol divin, Mite agnello, Redentor.
Tu disceso a scontare l'error, Tu sol nato a parlare d'amor.
Luce dona alle menti, Pace infondi nei cuor.

DOSSIER "NATALE"
Le verità dimenticate sulla nascita di Gesù

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-12-2019

2 - NEL NATALE DELL'800 CARLO MAGNO FU INCORONATO IMPERATORE
Nasceva così il Sacro Romano Impero e per la prima volta l'Occidente acquistava coscienza di sé (VIDEO: Gandalf incorona Aragorn)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 30 Dicembre 2019

Se c'è un momento di grazia e di conversione del cuore, questo è il Santo Natale, il giorno della Natività del Signore, il giorno da cui si contano gli anni del mondo. L'atmosfera familiare del giorno di Natale intenerisce i cuori più duri. [...]
Ma la festa del Santo Natale non ha solo un significato individuale e familiare: ha anche, e ha avuto nella storia, un significato sociale. Il grande abate di Solesmes Dom Prosper Guéranger (1805-1875), nel suo Année liturgique, ci ricorda tre momenti del Santo Natale legati alla storia d'Europa, alle sue più profonde radici cristiane.

IL BATTESIMO DI CLODOVEO, RE DEI FRANCHI
Il primo di questi momenti è il battesimo di Clodoveo, avvenuto, secondo la tradizione, il 25 dicembre del 496.
Clodoveo era il re dei Franchi, un popolo ancora pagano, mentre il Cristianesimo si andava diffondendo in un'Europa in preda al caos e all'anarchia, dopo la caduta dell'Impero romano di Occidente, avvenuta venti anni prima. Egli aveva sposato una principessa cattolica del popolo dei Burgundi, Clotilde. Fu lei, con l'aiuto del santo vescovo di Reims, Remigio, a portare Clodoveo alla religione cattolica, conquistandone il cuore. Clodoveo si fece battezzare, nella notte di Natale del 496.
Lo storico dei Franchi Gregorio di Tours scrive che Clodoveo «si avvicinò al lavacro come un nuovo Costantino, per essere liberato dalla lebbra antica, per sciogliere in acqua fresca macchie luride createsi lontano nel tempo. E quando Clodoveo fu entrato nel Battistero, il santo di Dio così disse con parole solenni: 'Piega quieto il tuo capo, o si cauto; adora quello che hai bruciato, brucia quello che hai adorato'».
Il battesimo di Clodoveo fu quello di un popolo che, con lui, entrava nella storia: i Franchi. E secondo dom Guéranger il supremo Signore degli eventi volle che il regno dei Franchi nascesse il giorno di Natale per incidere più profondamente l'importanza di un giorno così santo nella memoria dei popoli cristiani dell'Europa. Clodoveo, il fiero barbaro, divenuto mite come l'agnello, fu immerso da san Remigio nel fonte battesimale della salvezza, dal quale uscì purificato per inaugurare la prima monarchia cattolica fra le monarchie nuove, quel regno di Francia, il più bello - è stato detto - dopo quello dei cieli.
 
LA CONVERSIONE DELL'INGHILTERRA
Passarono cento anni dalla conversione di Clodoveo. Salì sul trono pontificio un grande Papa, san Gregorio Magno. Nel 596, secondo quanto si ricorda, Papa Gregorio restò commosso nel vedere un gruppo di giovani biondi e belli come angeli, sul mercato degli schiavi di Roma. Chiese chi fossero. Gli fu risposto: Angli.
«Non Angli, ma Angeli», replicò il Papa, che a partire da quel momento decise di affidare ai monaci benedettini l'evangelizzazione dell'Inghilterra. Un gruppo di quaranta monaci, guidato da Agostino, poi detto di Canterbury, partì per l'isola degli Angli per propagare il Vangelo.
Agostino, dopo aver convertito al vero Dio il re Eteiredo, si diresse verso la città, già romana, di York, vi fece risuonare la Parola di vita, e un intero popolo si unì al proprio re per chiedere il Battesimo. Così allora accadeva: il battesimo del Re era quello di un popolo intero, legato al suo sovrano da vincoli di indissolubile fedeltà. Fu fissato il giorno di Natale per la rigenerazione di quei nuovi discepoli di Cristo; e il fiume che scorreva sotto le mura della città venne scelto per servire da fonte battesimale a un'armata di diecimila di catecumeni, non contando le donne e i bambini. Il rigore della stagione non arrestò i nuovi e ferventi discepoli del Bambino di Betlemme che scesero nelle acque per purificare le loro anime. «Dalle acque gelide - scrive dom Guéranger - uscì piena di gaudio e risplendente d'innocenza tutta un'armata di neofiti; e nel giorno stesso della sua nascita, Cristo contò una nazione di più sotto il suo impero». Sant'Agostino di Canterbury fu l'evangelizzatore della Britannia. Dall'Inghilterra e dall'Irlanda partirono poi, al seguito un altro grande missionario, san Bonifacio, i monaci che evangelizzarono la Germania.
 
L'INCORONAZIONE DI CARLO MAGNO
Un altro illustre evento doveva ancora abbellire l'anniversario del Natale.
Nella solennità di Natale dell'800, con l'incoronazione di Carlo Magno, a Roma, nacque il Sacro Romano Impero al quale era riservata la missione di propagare il regno di Cristo nelle regioni barbare del Nord, e di mantenere l'unità europea, sotto la direzione del Romano Pontefice.
Correva l'anno 800. Era il giorno di Natale. A Roma, nella Basilica di San Pietro, entrò un uomo maestoso, quasi sessantenne, la cui statura quasi da gigante esprimeva la forza indomabile del guerriero, mentre i bianchi capelli e la barba rivelavano una dolcezza straordinaria. Non era un uomo qualsiasi, si vedeva immediatamente. Quest'uomo era Carlo Magno, re dei Franchi, il popolo di Clodoveo, chiamato a Roma dal Papa perché mettesse la sua spada al servizio della Croce, contro i Longobardi.
Il re dei Franchi nell'anno Ottocento dopo Cristo ha già sottomesso gli aquitani e i longobardi; ha attraversato i Pirenei per domare in Spagna il potere minaccioso degli arabi; ha represso l'insurrezione dei sassoni e dei bavari; e sta in piena lotta con gli avari. Egli non è solo un guerriero. Sotto il suo influsso, le arti e le scienze fioriscono in tutta Europa. Amato moltissimo dai suoi sudditi, venerato dai suoi guerrieri, estende nelle terre che conquista la benefica influenza della Religione cattolica.
Ed ora, Carlo Magno, l'erede di Clodoveo, entra nella Basilica di San Pietro, in una notte di Natale, fredda per i rigori dell'inverno, ma calda per l'atmosfera di entusiasmo che regna nella Basilica. Il re dei Franchi si inginocchia, abbassa il capo, adorando Dio fatto uomo e implorando misericordia per i suoi peccati. Si batte il petto e ricorre all'intercessione della Vergine Maria, senza accorgersi che qualcuno gli si avvicina in silenzio rispettoso. Non è un semplice sacerdote o vescovo, è un Papa, un Papa santo. Le cronache raccontano che «nel momento in cui il re si levava dall'orazione, durante la Messa, dinanzi all'altare della confessione di San Pietro Apostolo, il Papa Leone III gli giunse vicino e pose sulla sua fronte scoperta una corona. Una corona nuova, non di Re ma di Imperatore».
Il Papa, san Leone III poneva la corona imperiale sul capo di Carlo Magno; e la terra attonita rivedeva un Cesare, un Augusto, non più successore dei Cesari e degli Augusti della Roma pagana, ma investito di quei titoli gloriosi dal Vicario di Colui che viene definito della Scrittura, il Re dei re, il Signore dei signori. Il popolo romano lo acclamò con queste parole: «a Carlo Augusto, coronato da Dio grande e pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria», mentre i franchi, battendo le lance sulle spade, levavano il grido «Natale, Natale», un grido che, dai tempi di Clodoveo, ricordava l'entrata del loro popolo nella storia.
Due giorni prima dell'incoronazione un monaco di San Saba e un monaco del Monte degli Olivi a Gerusalemme avevano offerto al re dei Franchi, da parte del Patriarca, «le chiavi del Santo Sepolcro e del Calvario e quelle della città e del monte Sion con una bandiera». Era un omaggio simbolico, una nuova aureola di santità cinta alla fronte del re che aveva steso la sua protezione oltre i mari, che doveva proteggere i cristiani di Palestina, di Siria, di Egitto, di Tunisia.

IL SACRO ROMANO IMPERO
In quel Natale, nella Cattedrale del Vicario di Cristo, nacque l'Impero Cattolico d'Occidente, pilastro della Civiltà cristiana medioevale - come 800 anni prima, nello stesso giorno, era nato in una mangiatoia il Bambino Gesù.
Fondando la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, Gesù Cristo aveva posto in essa, in seme, tutte le potenzialità per generare una grande civiltà. Con l'espansione della Chiesa, con la conversione dei popoli lungo otto secoli, il seme si sviluppò, divenne una possibilità concreta, sbocciò, infine, nell'anno 800, nell'impero di Carlo Magno, benedetto e ratificato dalle mani di un santo successore di Pietro. Si aprì un'epoca in cui, come insegna Leone XIII nella enciclica Immortale Dei, «il sacerdozio e l'impero erano legati tra di loro da una felice concordia e dallo scambio amichevole di servigi» e «organizzata in tal modo, la società civile diede frutti superiori ad ogni aspettativa».
Un altro Papa, Giovanni Paolo II, nel 1200esimo anniversario dell'incoronazione di Carlo Magno, ha ricordato che «la grande figura storica dell'imperatore Carlo Magno rievoca le radici cristiane dell'Europa, riportando quanti la studiano ad un'epoca che, nonostante i limiti umani sempre presenti, fu caratterizzata da un'imponente fioritura culturale in quasi tutti i campi dell'esperienza. Alla ricerca della sua identità, l'Europa non può prescindere da un energico sforzo di recupero del patrimonio culturale lasciato da Carlo Magno e conservato lungo più di un millennio».
Carlo Magno fu grande non solo per le sue guerre vittoriose da un estremo all'altro d'Europa, ma soprattutto per la sua opera di restaurazione giuridica, culturale ed artistica, ispirata ai principi del Vangelo. In un'epoca di decadenza e di disordine, egli può essere considerato come il fondatore dell'Europa cristiana. Con il primo imperatore cristiano l'Occidente per la prima volta acquista coscienza di sé e si presenta sulla scena della storia consapevole della propria unità cristiana e romana.
L'incoronazione di Carlo Magno è inoltre un atto pubblico e simbolico di importanza universale, destinato a esprimere, per più di un millennio, la concezione della sovranità cristiana. La fonte dell'autorità è il rappresentante di Dio in terra, perché - in terra - non esiste autorità che non provenga da Dio. In questo senso l'incoronazione di Carlo Magno può essere considerata come il Natale della Cristianità.
Quella che fu un tempo la Cristianità oggi agonizza, sotto gli attacchi dei nemici esterni e interni e noi attendiamo con trepidazione un nuovo giorno di Natale, un giorno di nascita e di risurrezione per le nostre anime e per la società intera: il giorno benedetto, annunciato a Fatima, del trionfo della Chiesa e della restaurazione della Civiltà cristiana.

Nota di BastaBugie: nella scena finale del Signore degli Anelli (il celeberrimo capolavoro fantasy di Tolkien) Gandalf incorona Aragorn imperatore. La scena ricorda l'incoronazione di Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero da parte del Papa in San Pietro nella notte di natale dell'800. Del resto Gandalf è figura del Papa: vestito di bianco e ascoltato dai buoni di tutto il mondo. Ulteriore prova di questa verosimiglianza è il fatto che la residenza estiva del Papa è Castel Gandolfo, cioè il castello di Gandalf!
In questo episodio si vede anche il matrimonio tra Aragorn e Arwen. Lei in quanto mezzo elfo (come suo padre) sceglie la condizione umana (coloro che nascono dall'unione di un elfo e un uomo possono scegliere o la natura elfica o quella umana; in questo secondo caso scelgono la condizione mortale).
Molto interessante anche l'inchino ai quattro hobbit da parte del neo proclamato re Aragorn. "Ha rovesciato i potenti dai troni, ha esaltato gli umili": questa regola enunciata da Maria nel Magnificat si realizza nell'inchino di Aragorn e di tutti ai quattro hobbit (mezz'uomini). Anche Gesù stesso aveva preannunciato: "Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà innalzato". (Fonte: FilmGarantiti.it)


https://www.youtube.com/watch?v=Ufr2d8gxWzk

DOSSIER "POLITICA & RELIGIONE"
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Fonte: Corrispondenza Romana, 30 Dicembre 2019

3 - LE DELIZIE DELLA CUCINA ITALIANA DERIVANO DAL CRISTIANESIMO
Ad esempio sant'Ambrogio, il grande vescovo di Milano, era un buongustaio, per non parlare di san Francesco, san Benedetto, ecc.
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 23 dicembre 2019

Fra i vari "comandi" lasciati da Gesù ai suoi fedeli, secondo un dotto frate domenicano di Bologna, "quello più trascurato è: 'Guardate'. La bontà dei sensi, che ci aprono al mondo creato da Dio, non è sempre stata compresa: il primo martire domenicano, fra Pietro, morì proprio per difendere la fede nel Dio buono, Creatore e Signore del cielo e della terra. Ambrogio, dal canto suo, ha scritto pagine memorabili che ci testimoniano il fatto che la bellezza della creazione e il saperla gustare sono vie di comunione con Dio".
È il domenicano fra Stefano Prina a cominciare così, sul sito dei frati predicatori di Bologna, un articolo intitolato "Buon pastore buongustaio", dedicato al grande vescovo di Milano.
Sant'Ambrogio infatti non fu solo una guida coraggiosa della sua città e una straordinaria mente teologica per la Chiesa, in lotta con le eresie e i poteri di questo mondo, ma anche - e le cose non sono affatto estranee - un palato raffinato che lodava Dio ricordando "le specie di tutti gli esseri che abitano le acque: seppie, polipi, ostriche, gamberi, granchi, e fra questi gli innumerevoli esemplari di ciascuna specie. La murena" aggiungeva "è un cibo squisito. La rana non manca d'una sua eleganza, e in bontà supera quasi tutti i cibi".
Fra Stefano menziona anche altri singolari passi gastronomici ambrosiani: "il vino bevuto con sobrietà contribuisce alla salute e accresce il discernimento ", scriveva il vescovo di Milano. Che si rallegrava con un amico perché "mi hai mandato dei tartufi, e per giunta di grana enorme, così che le loro inusitate proporzioni lasciavano a bocca aperta".
Il religioso domenicano arriva a scrivere che "il padre dell'ottimismo teologico, col suo virtuosismo retorico, ci inietta l'antidoto all'anticristo con l'ode a un buon secondo piatto: 'Nel mio elencare non lascerò senza lusinghiera menzione te, o trota Timo, cui ha imposto il nome un fiore. Cosa c'è di più soave del tuo sapore? Che cosa più fragrante del tuo profumo?".
Con questo "gusto" delle cose create - spiega il domenicano - "il decano dei dottori della Chiesa" contesta lo "spiritualismo dei buoni pensieri", cantando "la sua spassionata lode al Dio della vita " e si oppone a quelle ricorrenti eresie gnostiche le quali considerano come Male il mondo creato.

CANTICO DELLE CREATURE DI SAN FRANCESCO: UNA RISPOSTA AGLI ERETICI CATARI
Lo stesso "Cantico delle creature" di san Francesco, - col suo "quadro luminoso e amoroso del creato" - da una parte segna, come ha spiegato Franco Cardini, "una sorta di atto di nascita della cultura e delle sensibilità umanistiche", dall'altro si può considerare "alla stregua d'un efficace, serrato e appassionato manifesto anticataro", in riferimento a quei Catari che "odiavano la natura" e la materia, la cui eresia "in quel momento minacciava l'integrità della Chiesa".
Del resto - nella predicazione dei gesti tipica di san Francesco - andrebbe ricordato un commovente dettaglio alimentare delle sue ultime ore, quando scrive a madonna Jacopa de' Settesoli, a Roma, annunciandole che sta morendo e chiedendole di portargli "quei dolci che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma".
Una richiesta sorprendente, soprattutto per un uomo abituato a durissimi digiuni, protratti per mesi, ma c'è - in quel gesto, fatto in punto di morte - un grande insegnamento: di umiltà (non voleva che i suoi lo idealizzassero oltremisura) e - ancora una volta - di lode a Dio per la sua bontà di creatore delle cose terrene.
Il rapporto felicissimo del cristianesimo col cibo deriva anche dal fatto che è l'unica religione che non ha nessuna proibizione alimentare.
Gesù nega qualunque contaminazione dell'anima dall'esterno, fa il suo primo miracolo a un pranzo di nozze, paragona il Paradiso a un immenso e festoso banchetto e vuole che addirittura la sua presenza sacramentalefino alla fine dei tempi sia legata al pane e al vino, consacrati durante una cena. Che diventa "il" rito dei cristiani.
A questo proposito i famosi cesti di frutta di Caravaggio - secondo alcuni studiosi - andrebbero interpretati proprio all'interno della spiritualità di san Carlo Borromeo e del Concilio di Trento, come simbolo dei benefici del sacramento eucaristico, definiti nel Catechismo tridentino "admirabiles fructus".

I MERITI DEI MONACI DI SAN BENEDETTO
Questo incrocio di cibo, spiritualità, arte e cultura del resto è tipico del grande monachesimo benedettino che ha letteralmente salvato l'agricoltura e la cultura (l'antica letteratura classica). Costruendo lefondamenta della civiltà europea.
Si deve ai monaci l'allevamento del bestiame, "la fabbricazione della birra, l'apicoltura, la frutticoltura. Dovettero ai monaci la propria esistenza il commercio del grano in Svezia, la fabbricazione del formaggio a Parma, i vivai di salmone in Irlanda" (Thomas Woods) e tante altre cose. Come la produzione del vino e "la stessa scoperta dello champagne che si può far risalire a un monaco benedettino, Dom Perignon, dell'Abbazia di Saint Pierre a Hautvillers sulla Marna" (Woods).
Cibo, arte e cultura sono soprattutto la caratteristica dell'Italia e continuano a rappresentare le sue ricchezze proprio perché l'Italia è il paese che ha avuto per duemila anni il rapporto più intenso con la Chiesa (essendone il centro planetario), il Paese che è stato plasmato dalla spiritualità cattolica.
Accostiamo dunque due notizie recenti. La prima: "Il 2018 è stato l'anno record per il cibo italiano nel mondo. Raggiunta per la prima volta quota 42 miliardi di export".
L' Ansa ci spiega ancora: "Mai cosi tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2018 hanno raggiunto per la prima volta il valore di 42 miliardi di euro grazie all'aumento del 3%".
Seconda notizia: una ricerca Ipsos per l'Enit, di qualche mese fa, rivelava che l'Italia è la meta più desiderata al mondo: il nostro Paese attrae per la sua arte, il suo cibo e le sue città. La nostra storia è il nostro tesoro.
Dunque non solo per l'arte e il paesaggio, ma anche per la nostra civiltà alimentare, non possiamo non dirci cristiani.

Fonte: Libero, 23 dicembre 2019

4 - WAR ROOM: LA PREGHIERA E' UN'ARMA POTENTE
Un film del 2015 permette di capire che la fiducia nella forza della preghiera pone nell'atteggiamento migliore per affrontare ogni crisi (VIDEO: trailer del film)
Autore: Franco Olearo - Fonte: Family Cinema Tv

Tony ed Elizabeth Jordan sono una coppia di afroamericani benestanti. Lui è un venditore farmaceutico di successo, lei lavora in un'agenzia immobiliare, hanno una figlia deliziosa e vanno regolarmente a messa la domenica. I loro rapporti non sono buoni. Lui è tutto perso dai suoi impegni e dai suoi successi, trascura la figlia, non disdegna le conoscenze femminili che riesce a fare nelle sue numerose trasferte. Ritiene che per sua moglie sia sufficiente vivere la vita agiata che le può permettere. Elisabeth è molto demoralizzata ma nei suoi incontri di lavoro conosce una signora anziana, vedova, che le propone di fare con lei un incontro settimanale. Vuole convincerla che per risolvere il suo problema l'arma migliore è la preghiera: pregare per suo marito, pregare perché il diavolo si allontani dalla loro famiglia… La fiducia nella forza della preghiera pone la moglie tradita nell'atteggiamento migliore per affrontare la crisi.
Questo film, al suo debutto in U.S.A., nell'agosto 2015,  distribuito in solo mille sale, è risultato il secondo migliore incasso  della settimana. Costato 3 milioni di dollari, ne ha guadagnati finora 67.  Fa molto riflettere questo risultato, che dimostra chiaramente come i Christian Film siano molto apprezzati da un vasto pubblico (ma non dalla critica), anche se i produttori continuano a considerarli prodotti di nicchia.

UNA PREGHIERA INTENSA E FIDUCIOSA
I fratelli Kendrick sono la punta di diamante di questo filone; noi abbiamo seguito con costanza i loro lavori (Fireproof, Flywheel, Courageous)  e ora sono tornati sul tema della crisi coniugale, tema già affrontato in Fireproof.
Questa volta l'angolo di osservazione è diverso: il baricentro di ogni azione volta a risolvere una crisi familiare è la preghiera. Una preghiera intensa e fiduciosa che non può non tardare ad avere risvolti positivi.
Il confronto con Fireproof è determinante: nel film del 2008, l'avvicinamento alla fede di Caleb, il marito, grazie ai suggerimenti del padre che in passato aveva affrontato una situazione simile, coincideva con il riconoscimento che l'amore gratuito di Cristo per noi fino all'estremo sacrificio, diventava il riferimento primario per un amore totale e incondizionato verso la moglie.
In quest'ultimo War Room le cause della trasformazione sono in un certo senso esterne: il licenziamento di Tony, la perdita di ogni sicurezza economia, innescano una crisi generale nell'uomo che si accorge delle sue manchevolezze nei confronti della moglie e della figlia. Una conversione dove l'atteggiamento della moglie risulta risolutivo: non lo accusa per i suoi fallimenti ma lo sostiene e lo incoraggia da subito, convinta che il valore dell'unità familiare e del sostegno reciproco sono la cosa più importante. Il film è inoltre arricchito di un bell'episodio di perdono di fronte a un pentimento sincero.

FIDUCIA NELLA PROVVIDENZA
È indubbio che Fireproof era stato capace di approfondire meglio la psicologia dei personaggi, mentre in quest'ultimo film, partendo da alcune semplici caratterizzazioni, come quelle del marito avido e della moglie vittima, si evolve in base allo schema preghiera-evento esterno-crisi-conversione.
Il tono stesso è diverso dai precedenti lavori dei fratelli Kendrick, più impostati su un atteggiamento riflessivo;  questa volta vengono assunti toni trionfalistici e di orgogliosa sicurezza: una lotta decisa contro le proprie debolezze, una solida fiducia nella Provvidenza, in particolar modo  nell'impegno di diffondere la fede cristiana.
Com'è noto, i fratelli  Kendrick sono dei pastori battisti e per chi è cattolico, non può che destare stupore un film il quale, pur parlando continuamente di fede, ha una sola rapida sequenza che si svolge in una chiesa. Per i protagonisti del film la War room, cioè la stanza delle preghiere, è un piccolo sgabuzzino della casa, liberato di ogni oggetto.
Lavori come questo, così come altri Christian film apparsi sugli schermi, non possono che destare la nostra ammirazione perché propongono esempi di fede che provengono da persone laiche: una situazione molto rara nel cinema italiano.

Nota di BastaBugie
: nonostante il trailer sia in inglese, è in commercio il dvd doppiato in italiano. Per averlo, clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=mIl-XY9t_Lw

Fonte: Family Cinema Tv

5 - SANTI INNOCENTI MARTIRI, I BIMBI UCCISI DAL RE ERODE
Nel loro dolore c'è la sofferenza di tutti quei piccoli che ancora oggi pagano l'egoismo degli adulti
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 28 Dicembre 2013

Quando Erode si accorse di essere stato ingannato dai Re Magi decise di sterminare i bambini di Betlemme di Giudea, quelli dai due anni in giù e se san Giuseppe non avesse creduto all'Angelo e non fosse fuggito in Egitto, in quella strage ci sarebbe stato anche Gesù. La Chiesa celebra la memoria dei Santi Innocenti tre giorni dopo la nascita del Salvatore: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più» (Mt 2, 18).
Il vero innocente agli occhi di Dio è la creatura che non conosce malizia, non conosce menzogna, non conosce bruttura e nessuno è più innocente di un bambino che si affida totalmente, perdutamente e con amore a sua madre. Questo affidarsi ciecamente, oggi, è divenuto molto pericoloso, poiché l'Innocenza viene minata fin dal principio e non soltanto con l'eliminazione su vasta scala della persona (l'aborto), ma anche con l'eliminazione dell'integrità morale e con l'inoculazione di idee contro la Fede, contro il diritto naturale (si pensi alla teoria del gender), contro la ragione.

L'INNOCENZA SPEZZATA
Gli insegnanti saranno obbligati a seguire corsi di formazione e aggiornamento per migliorare, tra le altre, anche le competenze relative all'educazione all'affettività, alla sessualità, al «rispetto delle diversità» e delle pari opportunità di genere e al «superamento degli stereotipi di genere», come recita il decreto italiano 104/2013 «La scuola riparte». Tuttavia l'innocenza viene già spezzata fin dagli albori, quando il bimbo è posto davanti alla Tv ed è costretto a vedere telegiornali, pubblicità e spettacoli privi di vergogna e di decenza. L'innocenza viene calpestata fin da quando il minore viene messo davanti ad Internet per «navigare» e scoprire realtà perverse e contro Dio. L'innocenza viene poi massacrata quando i fanciulli vengono adottati da coppie omosessuali o sono in balia di orchi senza coscienza.
Quale consolazione dare? «Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più». Nessuna consolazione vogliono coloro che rifiutano che il peccato e lo stravolgimento della legge naturale si abbattano sull'infanzia, ma, come fecero le madri di Betlemme, tentano di fare scudo fra gli Erode contemporanei e i bambini. [...]

RIEMPIRE IL BAMBINO DEGLI ERRORI DEI GRANDI
Scriveva nel 1912 Charles Peguy nel suo Le Mystère des Saints Innocents: «Si mandano i figli a scuola, dice Dio. Io penso che sia perché dimentichino il poco che sanno. Si farebbe meglio a mandare a scuola i genitori. Son loro che ne hanno bisogno. Ma naturalmente ci vorrebbe una scuola di Me. E non una scuola di uomini. Si crede che i bambini non sappiano nulla. E che i genitori e le persone grandi sappiano qualcosa. Ora io ve lo dico, è il contrario. (È sempre il contrario). Sono i genitori, sono le persone grandi che non sanno nulla. E sono i bambini che sanno. Tutto. Perché essi hanno l'innocenza prima. Che è tutto.
Anche la vita è una scuola, dicono. Vi si impara tutti i giorni. La conosco, questa vita che comincia col battesimo e finisce con l'estrema unzione. È un'usura perpetua, un costante, un crescente avvizzimento. Si scende sempre. Si riempiono d'esperienza, dicono; guadagnano esperienza; imparano a vivere; di giorno in giorno accumulano esperienza. Singolare tesoro, dice Dio. Tesoro di vuoto e di carestia. Tesoro di rughe e di inquietudini. Quello che voi chiamate esperienza, la vostra esperienza, io la chiamo dispersione, la diminuzione, la decrescenza, la perdita della speranza. Ora è l'innocenza che è piena ed è l'esperienza che è vuota. È l'innocenza che vince ed è l'esperienza che perde. È l'innocenza che è giovane ed è l'esperienza che è vecchia. È l'innocenza che sa ed è l'esperienza che non sa. È il bambino che è pieno ed è l'uomo che è vuoto».
Oggi si vuole e si pretende che il bambino si svuoti per riempirsi di errori dei grandi, grandi soprattutto nel peccato e nell'infelicità.

Fonte: Corrispondenza Romana, 28 Dicembre 2013

6 - SAI DIRE ESATTAMENTE COS'E' IL MODERNISMO?
San Pio X per combatterlo prescrisse il ''Giuramento antimodernista'' per poter insegnare religione e teologia, ma il giuramento fu eliminato nel 1966 (e così il modernismo riprese vita all'interno della Chiesa)
Autore: Mario lannaccone - Fonte: Il Timone, n. 190 (dicembre 2019)

Quante volte abbiamo sentito sostenere da giornalisti e ideologi che la teoria del gender non esiste? Che è un'invenzione? Spesso. Eppure, abbiamo prove abbondanti che esista e sia sostenuta da un apparato teorico, mediatico, scientifico e persino legislativo. Ebbene la stessa tattica, vale a dire sostenere che non esista qualcosa che esiste, viene applicata da tempo riguardo alla vicenda secolare del Modernismo, che fu definito da san Pio X la «sintesi di tutte le eresie», in quanto movimento ereticale multiforme che mirava al cuore del cattolicesimo.
Recentemente lo storico Alberto Melloni durante il convegno L'ostinazione della carità (Bologna, 23 ottobre 2019) dedicato alla figura di don Olinto Marella (1882-1969) ha affermato che una generazione di sacerdoti fu perseguitata dalla Chiesa per un abbaglio. L'antimodernismo è «una vicenda molto singolare», ha detto, «perché è la persecuzione di una cosa che non esiste». Non basta: «Il modernismo è un'invenzione di chi lo perseguita, che vede in una serie di fermenti un grande nemico». Fu insomma un'isterica teoria del complotto, sostiene Melloni, creata dai persecutori i quali avrebbero visto nei novatori più disparati un unico movimento, colpendo per errore - tra i più noti - Alfred Loisy, George Tyrrell, Romolo Murri, Antonio Fogazzaro o Ernesto Buonaiuti, figure che si proponevano semplicemente di svecchiare la Chiesa. Eppure per ciascuno di questi personaggi citati da Melloni come vittime innocenti del sospetto antimodernista, si possono elencare esempi lampanti della critica radicale a cui sottoposero la fede cattolica, proponendo cambiamenti dottrinali e tesi palesemente eretiche.
Il Modernismo fu censurato come un'eresia unica nell'enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907) promulgata da san Pio X, enciclica opportuna perché i modernisti, che avevano posizioni più o meno radicali, mostravano un atteggiamento bellicoso nella prassi, agendo anche all'interno dei seminari. Molti di loro erano professori in contatto con giovani in formazione e giovani preti; scrivevano, dirigevano riviste e associazioni.
Alcuni erano collegati al mondo teosofico, massonico, socialista o agnostico del tempo. Fu perciò opportuno e giusto introdurre nel 1910 anche il Giuramento antimodernista, per insegnare religione e teologia. Fu un errore eliminarlo nel 1966?
Probabilmente.

LE VICENDE DI ALFRED LOISY E ROMOLO MURRI
Prendiamo Alfred Loisy (1857-1940), citato da Melloni come un innocuo prete francese. Sin dal seminario fu critico su quasi ogni aspetto della dottrina cattolica; nel momento in cui venne ordinato diacono con obbligo del celibato scrisse che con quell'ordinazione si era «consumato il grande errore della mia vita». E allora la domanda è: perché non divenne pastore protestante? Perché si fece prete, lui ammiratore di Ernest Renan? Perché il suo desiderio, come quello di molti modernisti, non era di migliorare se stesso in funzione della dottrina ma di cambiare la dottrina in funzione di sé. Il resto della vita di Loisy fu un tentativo di conciliare scienza, scienza storica e dogmatica nella logica dell'aggiornamento e dell'evoluzione, anche dell'evoluzione dei dogmi. E di operare non dall'esterno, ma in incognito dentro la Chiesa, Dunque, la sua condanna fu davvero un abbaglio?
Ancora più evidente è la vicenda di don Romolo Murri (1870-1944), sospeso a divinis nel 1907 e poi scomunicato per essere stato eletto nel partito della Lega democratica, poi vicino al fascismo, collaboratore di un ministero fascista dal 1941 al 1944 su interessamento del gerarca Dino Grandi. Le sue critiche al celibato sacerdotale lo portarono a sposare la danese Ragnhild Lund, dalla quale ebbe un figlio. Anche Murri si fece prete maturando presto l'intenzione di cambiare la missione del sacerdozio, della Chiesa, di cambiare i dogmi. Molti dei modernisti negavano la divinità e la resurrezione di Cristo, i dogmi riguardanti la Madonna, oltre a rigettare il celibato sacerdotale e molto altro.

PIÙ CHE UN ABBAGLIO ALLORA, UNA MISTIFICAZIONE OGGI
È falso che questa «grande eresia della modernità» fosse «un abbaglio», come sostiene Melloni. Chi si oppose al Modernismo tentò di arginare un potente fenomeno di gnosticismo e di protestantizzazione (non del tutto slegato dalla Massoneria) che colpì la Chiesa a fine '800. Lo fece, anche, attraverso una «commissione antimodernista» che chiedeva informazioni sui simpatizzanti modernisti che insegnavano nei seminari, nelle università cattoliche, nelle scuole dei religiosi, poté fare errori e li fece -talvolta furono sospettate persone innocenti - ma, nella sua essenza, era giusta e opportuna. Melloni, deridendolo, definisce l'antimodernista come
colui che si sentiva minacciato dal «grande mostro che andava all'assalto della Chiesa». Eppure basterebbe rileggere il Programma dei modernisti, documento che uscì in risposta alla Pascendi Dominici Gregis, tra i cui estensori figurava probabilmente un modernista di punta come il sacerdote scomunicato Ernesto Buonaiuti (1881-1946), per constatare come il Modernismo scardinasse l'ecclesiologia, la dogmatica, arrivando a introdurre forme di sincretismo religioso. Esisteva anche un fenomeno di modernismo cosiddetto sociale, forse il meno pericoloso: l'attenzione ai problemi sociali, nella Chiesa, non arrivò infatti dai modernisti ma dalla Rerum Novarum di Leone XIII.

CHI VINSE LA PARTITA?
In definitiva, chi vinse? La sicurezza di Melloni ci mostra che i modernisti a loro modo vinsero e che molte delle 65 tesi (incluse nel decreto Lamentabili, [vedi nota in fondo all'articolo, N.d.BB]) giudicate caratteristiche di questa «sintesi delle eresie», non sono morte.
Molti personaggi vicini al modernismo soffrirono, ma i più, nel tempo, fecero carriera e s'infiltrarono, letteralmente, nelle strutture direttive della Chiesa, nei seminari, nelle università. Ciò accadde dopo l'eliminazione del giuramento antimodernista e lo smantellamento dell'apparato che intendeva reprimere l'eresia.
«Come si può credere che Piccolo mondo antico andasse a detrimento della Chiesa?», chiede a un certo punto Melloni nel corso della conferenza di Bologna, citando lo scrittore modernista Antonio Fogazzaro (1842-1911). Se si sono letti i suoi romanzi, da Malombra a Il Santo, lo si può pensare, eccome. Egli credeva alla reincarnazione e in una Chiesa apocalittica, senza struttura e dogmi. Per Melloni, Fogazzaro finì nella lista dei modernisti per errore: non costituiva un pericolo. Impossibile, però, credere che non influenzasse il pubblico visto che i suoi libri intrisi di modernismo, spiritualismo, spirito filo massonico incontrarono un enorme successo. Messo all'Indice Fogazzaro si sottomise alla Chiesa ma solo formalmente, non nel cuore, arrivando ad affermare che per cambiare la Chiesa non bisognava combatterla apertamente, era necessario farlo segretamente, infiltrando appunto seminari, scuole, riviste e gerarchie. In fondo, è quello che da allora continua ad essere fatto...

Nota di BastaBugie: il Modernismo è un complesso fenomeno di critica alla Chiesa nato nel seno della Chiesa stessa. Fu sintetizzato in 65 tesi giudicate eretiche e comprese nel decreto del Sant'Uffizio Lamentabili Sane Exitu (1907) e nell'enciclica Pascendi Dominici Gregis (1910) di papa san Pio X. Per combatterlo fu istituito il giuramento antimodernista (motu proprio Sacrorum Antistitum, 1910) richiesto a preti e insegnanti di scuole e seminari. Nonostante decenni di lotta, i modernisti rimasero in gran parte ai loro posti e influenzarono tutta la cosiddetta teologia progressista - e non solo - nell'accezione che diede al termine padre Cornelio Fabro nel suo studio L'avventura della teologia progressista (1974). [Timone n. 190 dicembre 2019]
Grazie alla segnalazione di un nostro lettore precisiamo che il giuramento antimodernista e la professione di fede fino al 1965 era prescritto anche per tutti i laureandi dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Fonte: Il Timone, n. 190 (dicembre 2019)

7 - I POLITICI AL POTERE IN ITALIA SONO TUTTI CATTOLICI, EPPURE...
Cattolico è il presidente Mattarella, cattolico è il premier Conte, cattolica anche la nuova presidente della Corte Costituzionale (Marta Cartabia), ma viene da chiedersi cosa voglia dire ''essere cattolici''
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-12-2019

I cattolici possono dunque dormire tranquilli: cattolico è il presidente Sergio Mattarella, cattolico uscito dalla scuola del cardinale Silvestrini è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ora abbiamo anche una Presidente cattolica della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. Il cardinale Bassetti ripete che serve una nuova classe dirigente per il nostro Paese e una nuova classe politica cattolica. Perché lo continui a dire non si capisce, dato che c'è già.
I cattolici possono dire di occupare tutte le principali posizioni della politica italiana. Già perché non solo la Presidenza del Consiglio ma anche il Quirinale e la Presidenza della Consulta sono ormai cariche politiche. Basti pensare come il Quirinale intervenga  in modo significativo sulla composizione dei governi e come le linee di politica europea siano ormai nelle sue mani, con tutto il peso che i rapporti con l'Unione Europea oggi hanno per la politica italiana. Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, basti pensare ad alcune sue sentenze in campo bioetico, da quelle sulla fecondazione artificiale alle recenti sull'assistenza al suicidio, che hanno avuto conseguenze politiche di rilievo non solo per i loro riflessi sull'attività del Parlamento, non solo perché rispondevano di fatto alle esigenze culturali di una parte politica, ma anche perché destrutturavano e ristrutturavano importanti settori della vita pubblica: dalla procreazione alla famiglia.

SERGIO MATTARELLA
Quando fu eletto Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica non avevamo fatto salti di gioia, prevedendo che egli - dossettianamente - avrebbe dato più importanza alla Costituzione che non al diritto naturale o all'essere cattolico. Nessun fatto personale, era la coerenza con la sua ideologia politica. Dopo anni ci sembra onestamente di non esserci sbagliati. Quando la Consulta emise la sentenza conclusiva sul tema dell'aiuto al suicidio, su questo quotidiano avevamo fatto notare che era stata approvata all'unanimità, quindi anche con il voto di Marta Cartabia. Secondo il nostro parere, il riconoscimento in alcuni casi della liceità dell'aiuto al suicidio, che quella sentenza consentiva, poneva seri problemi etici e, per un cattolico, religiosi. A nostro parere lo sviluppo delle tecniche di mantenimento in vita non autorizza la sospensione dei sostentamenti vitali, che non possono essere considerati accanimento terapeutico, dato che non sono terapie.

MARTA CARTABIA
Ora Marta Cartabia è presidente della Corte: possiamo stare più tranquilli di prima?
Molte volte in passato ci è scappato di dire che forse sarebbe meglio che una nuova classe di politici cattolici non nascesse e che le attese del cardinale Bassetti andassero deluse. Questo perché per sbagliare sono sufficienti gli altri. Se andiamo a ritroso nella vita politica del nostro Paese, possiamo dire che molti cattolici si siano spesi per il bene, ma anche che dietro le scelte politiche più eticamente radicali, dietro le leggi più libertarie, dietro le norme più lesive della vita e della famiglia, dietro le celebrazioni dell'autodeterminazione più scriteriata ... ci sono stati dei cattolici, che ci hanno messo la faccia e la firma. Con le motivazioni più diverse, ma tutte ricorrenti su un punto: una cosa è il Vangelo e una cosa è la Costituzione, principio che inevitabilmente si converte nel seguente: in politica la Costituzione viene prima del Vangelo. E qui dico Vangelo in senso religioso, ben sapendo però che esso pone un rapporto di autonomia, ma non di indipendenza, della ragione politica nei suoi confronti. Non ricordo nessuno che abbia detto di non starci perché quel provvedimento o quella legge era contro il diritto naturale e quindi era violenza sulle persone, anche se consenzienti o con la maggioranza politica dalla loro parte.

NUBI NERE SUL FUTURO
Le previsioni sono solo previsioni e quindi ogni tanto è lecito giocare anche con le previsioni. Si può prevedere che se domani l'apertura concessa dalla Corte Costituzionale all'assistenza al suicidio dovesse allargarsi a seguito di una apposita legge parlamentare che vada oltre anche a quella sulle DAT, Il Presidente della Repubblica firmerebbe senza discutere quella legge e la Corte Costituzionale, ove fosse investita da un quesito di incostituzionalità, la dichiarerebbe non solo costituzionale ma costituzionalissima. Le previsioni sono solo previsioni, ma talvolta ci azzeccano.
Della situazione che ho provato a descrivere bisogna preoccuparsi, ma non c'è da meravigliarsi. Oggi dietro all'etichetta di cattolico non è più sicuro cosa ci sia. Il che significa che può esserci di tutto. Per questo la richiesta di una nuova classe di politici cattolici, oltre a suonare male perché c'è già, come Mattarella, Conte e Cartabia dimostrano, è un esercizio retorico o strumentale, almeno fino a che non si faccia un po' più di chiarezza su cosa significhi essere cattolico, e poi cattolico in politica.

DOSSIER "SERGIO MATTARELLA"
Il presidente catto-comunista

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-12-2019

8 - DEPREDATI CUORE E FEGATO AL BIMBO SCOSSO DALLA MADRE
Perché tanta fretta nel dichiarare la morte cerebrale? Non era meglio insistere con le cure per ridurre il danno cerebrale anziché sottoporlo a test diagnostici invasivi?
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 30 Dicembre 2019

Le cronache di questi ultimi giorni dell'anno hanno riportato il caso del bambino di cinque mesi scosso violentemente dalla madre, una donna di 29 anni originaria del vicentino la quale, nel tentativo di calmare il pianto del piccolo, l'avrebbe cullato troppo forte provocandogli gravissimi danni cerebrali e neurologici. In seguito alla chiamata fatta al 118 dalla madre stessa, il bimbo è stato ricoverato all'ospedale di Padova e le sue condizioni sono sembrate subito molto gravi, anche se un'Angio TAC disposta dai medici della terapia intensiva aveva riscontrato la presenza di flusso sanguigno al cervello. Purtuttavia, in tutta fretta è stata chiamata una commissione medica formata da un neurologo, un'anestetista e un medico legale con il compito di valutare la eventuale morte cerebrale del bambino. Le cronache riferiscono che dopo un secondo e approfondito esame della commissione che aveva dichiarato la morte cerebrale del piccolo, sono state staccate le macchine che lo tenevano in vita e cuore e fegato sono stati espiantati.
Come di consueto, quando si tratta di morte cerebrale ed espianto di organi le informazioni veicolate dagli organi di informazione risultano poco chiare, frammentate e contraddittorie. Del resto, la morte cerebrale è un'invenzione medico legale che non solo non ha nulla di scientifico ma che contrasta finanche col buon senso, per cui è facile cadere in veri e propri cortocircuiti logici.
Ora, gli organi vitali non possono essere prelevati da un cadavere perché altrimenti risulterebbero inservibili. È dunque necessario che la persona a cui devono essere espiantati i preziosi organi sia ancora in vita e gli stessi risultino perfettamente irrorati e ossigenati. Per cui, non corrisponde a verità che al piccolo siano stati tolti i supporti che lo tenevano in vita (ma non era già morto?) e che solo successivamente sia stato sottoposto all'operazione di espianto, ma semmai il contrario: il bambino è stato tenuto in vita fino all'operazione di espianto, dopodiché, giocoforza, è deceduto.
C'è da tenere presente che i test atti a stabilire la presunta morte cerebrale sono molto invasivi e comportano la sospensione delle cure. È pertanto probabile che la commissione si trovi ad accertare la presenza dei parametri clinici indicatori della morte cerebrale a causa della natura invasiva della stessa procedura d'accertamento e della sospensione delle cure necessarie a ridurre il danno cerebrale incorso al paziente. In altre parole, è proprio la procedura d'accertamento della morte cerebrale che può causare ulteriori danni neurologici al soggetto, danni che possono anche diventare irreversibili.
Eppure, i primi esami effettuati sul bambino indicavano la presenza di attività cerebrale. Dunque, perché tanta fretta nel chiamare la commissione deputata a dichiarare l'eventuale morte cerebrale del bambino? Non sarebbe stato più sensato insistere con le cure adeguate volte a ridurre il danno cerebrale, anziché sospenderle e sottoporre il piccolo a test diagnostici altamente invasivi e peggiorativi della sua condizione clinica?
Il contesto attuale riconosce scarso valore alla vita umana, in specie quella più innocente e indifesa, e al contempo tende ad attribuire alle scienze, in particolare a quelle mediche, la capacità di risolvere tutti i problemi dell'uomo. La pratica dei trapianti d'organi vitali si inserisce perfettamente in tale quadro culturale e finisce per togliere valore sia alla vita umana che alla vera scienza.
Ora la madre del piccolo di cinque mesi sarà indagata per omicidio colposo anziché per il reato di lesioni gravissime. Ma non è stata certo lei a porre fine alla vita del suo bambino...

Fonte: Corrispondenza Romana, 30 Dicembre 2019

9 - OMELIA II DOMENICA DI NATALE - ANNO A (Gv 1,1-18)
La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La Liturgia di questa domenica è una prolungata riflessione sul mistero ineffabile della nascita di Gesù. La Chiesa oggi ci invita a tornare ancora una volta alla grotta di Betlemme per contemplare con occhi di fede il mistero mirabile di quel Bambino. Sotto i segni della sua umanità umile, fragile, povera, noi riconosciamo lo splendore della divinità del Figlio di Dio.
Le letture bibliche della Messa esprimono senza equivoci la certezza che Gesù è realmente Figlio di Dio. L'apostolo Giovanni, nella splendida pagina del Vangelo odierno, presenta Gesù come il "Verbo" o la "Parola" del Padre. In una sintesi stupenda ma anche in modo profondo, afferma: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Il Verbo, dunque, è il Figlio di Dio, è Dio stesso, in tutto uguale al Padre; sempre presente nella sua mente, ne condivide in pienezza la sua divinità e in Lui trova tutta la compiacenza di amore e di vita. Dio ha compiuto ogni cosa per mezzo del suo Verbo e, nella pienezza dei tempi, compirà l'opera più grande: la Redenzione degli uomini. Con ispirate parole, così l'Apostolo prediletto di Gesù descrive il punto culminante del suo Vangelo e di tutta la storia della salvezza: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (ivi, 14). Il Verbo, inviato dal Padre, entra finalmente nel tempo, viene ad abitare in mezzo a noi e assume la nostra natura umana per comunicare all'uomo l'intimità della sua natura divina.
Oggi, però, sono in tanti a non credere nella divinità di Gesù. Anche tra i cristiani vi sono di quelli che affermano che Cristo è solo un uomo. Lo considerano un grande sapiente, un profeta che ha compiuto strepitosi prodigi, ma nulla di più. E' una tentazione sottile che oggi serpeggia nel cuore di molti. Questi non hanno ancora compreso che se Gesù fosse soltanto un uomo, non sarebbe diverso dai fondatori di altre religioni; non potrebbe essere, perciò, il fondatore della vera religione, né il nostro Salvatore. Un uomo, anche se il più sapiente di questo mondo, non può salvare l'uomo dai peccati, né garantirgli la vita eterna. Solo Gesù può salvarci, perché solo Lui è Dio. Dalla stupenda pagina del Vangelo odierno, l'apostolo san Giovanni ci offre una prova inconfutabile della divinità di Gesù. Egli è stato, insieme agli altri apostoli, un testimone oculare della vita pubblica di Gesù: ha condiviso con il Maestro divino fame, freddo, gioie, sofferenze; ha visto la potenza dei miracoli da Lui compiuti, la sapienza dei suoi insegnamenti, soprattutto le sue apparizioni da risorto e non esita a proclamarne la divinità. Oggi l'apostolo Paolo ci invita a pregare perché, come leggiamo oggi nella seconda lettura, "il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui" (Ef 1,17).
Ma la rivelazione di questo grande mistero non si ferma sul piano della conoscenza, è bensì finalizzata a coinvolgere gli uomini a partecipare della stessa vita divina di Gesù. Ecco, in definitiva, la ragione ultima della venuta di Dio in mezzo a noi e di tutto il mistero della salvezza: rendere l'uomo figlio di Dio. E' questa l'incredibile realtà realizzata da Dio per amore dell'uomo! San Giovanni l'afferma chiaramente nel Vangelo di oggi: "A coloro però che l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (ivi, 12); ed è quanto anche l'apostolo Paolo asserisce, ricordandoci l'eccelsa vocazione e la sublime dignità a cui siamo stati chiamati: In Gesù "siamo stati scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù" (Ef 1,4-5).
Molti cristiani, purtroppo, ignorano questa straordinaria realtà, non sanno di aver ricevuto da Gesù il grande dono di essere figli di Dio. E' nostro dovere, perciò, conoscere più a fondo questa verità, ricordandoci che non c'è al mondo dignità più sublime di questa, né Dio stesso poteva elevarci a una più grande. Anche san Pio da Pieitralcina, in un suo scritto, ci parla della straordinaria grandezza e dignità che derivano dall'essere cristiani: "Sì, il cristiano nel battesimo risorge in Gesù, viene sollevato ad una vita soprannaturale, acquista la bella speranza di sedere glorioso sopra trono celeste. Quale dignità!" (Epistolario II, p.229). Esortati dalle parole del nostro Santo, impegniamoci non solo a riflettere spesso sull'eccelsa dignità di essere figli di Dio e, quindi, partecipi della sua vita divina ed eredi delle sue eterne promesse, ma soprattutto a vivere in maniera conforme a questa vocazione, aspirando continuamente alla Patria Celeste, tenendo il nostro cuore distaccato dalle realtà di questo mondo e rinunziando per sempre a ogni forma di peccato che avvilisce e distrugge la nostra dignità di figli di Dio.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

10 - OMELIA EPIFANIA DEL SIGNORE - ANNO A (Mt 2,1-12)
Prostratisi lo adorarono
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi è la solennità dell'Epifania. La parola "Epifania" significa "manifestazione": in Cristo, luce del mondo, il Padre Celeste rivela ai popoli il mistero della salvezza. A Betlemme, quando Gesù nacque, accorsero gli umili pastori, avvisati dagli angeli del Cielo; ora, guidati da una stella misteriosa, giungono i Magi. La riflessione che viene spontanea è quella che Dio sceglie di preferenza gli ultimi. Prima scelse i pastori che erano le persone tra le più disprezzate dal popolo; dopo chiamò addirittura dei pagani, persone che comunque cercavano sinceramente la Verità. Tutti gli altri rimasero indifferenti a quella Nascita che segnò una svolta nella storia dell'umanità.
Chi erano i Magi? [...] Antiche fonti storiche ci dicono che i Magi erano una casta di sapienti di origine persiana i quali, a motivo della loro sapienza, avevano comunque un ruolo importante nella religione e nella politica del loro antico paese. [...]
I Magi furono condotti a Betlemme da una misteriosa stella sorta all'orizzonte. Secondo l'antica tradizione persiana, doveva venire in questo mondo un "Soccorritore", il quale avrebbe portato la definitiva perfezione. La sua venuta sarebbe stata indicata da un segno luminoso su nel cielo. Dio si servì di questo antico racconto, che si tramandava di generazione in generazione, per condurre quegli uomini saggi e retti a trovare finalmente la Verità che cercavano tanto ansiosamente. Il Signore, in qualche modo, si adattò alla loro mentalità e li ispirò interiormente ad intraprendere quel lungo viaggio. D'altra parte, c'è anche da dire che era ormai da secoli, dai tempi del re Ciro, che gli ebrei erano entrati in contatto con i persiani, ed era molto probabile che i Magi conoscessero le profezie riguardanti il Messia, in modo particolare quella della stella: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).
Giunti a Gerusalemme, i Magi chiesero dov'era Colui che era nato, il re dei Giudei. Il re Erode ne rimase turbato profondamente e si informò dai capi dei sacerdoti e dagli scribi ove doveva nascere il Messia. Saputo che Egli doveva nascere a Betlemme, vi mandò allora i Magi affinché si informassero accuratamente del Bambino. Il suo intento era quello di ucciderlo, ma, pur di conoscerlo, finse di volergli rendere onore. Ignari di questo inganno, i Magi si recarono a Betlemme guidati dalla misteriosa stella. Il Vangelo dice che, al vedere la stella, i Magi «provarono una gioia grandissima». È la gioia che provano tutti quelli che, nella loro vita, trovano Gesù. Solo Lui ci può rendere felici. Tutto il resto ci lascerà sempre con il cuore arido, riarso dalla sete. I Magi trovarono Gesù «con Maria sua madre». Ed è sempre così: chi trova Maria, trova Gesù. È più facile dividere la luce dal calore, piuttosto che separare la Madre dal Figlio. Lei è la stella che guida i nostri passi incontro al Signore. Seguendo Lei non possiamo sbagliare e giungeremo al porto sospirato della salvezza.
Il grande san Bernardo paragona la Madonna a una stella, e così scrive in una sua celebre Omelia: «O tu che nelle vicissitudini della vita, più che di camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria».
I Magi allora, entrati nella casa, adorarono il Bambino Gesù e gli donarono «oro, incenso e mirra». Questi sono doni profetici. L'oro simboleggia la Regalità di Gesù, l'incenso la sua Divinità, e la mirra la sua Passione dolorosa per mezzo della quale sarebbe poi culminata la salvezza del mondo. Anche noi, in qualche modo, dobbiamo offrire a Gesù questi tre doni. L'oro simboleggerà la nostra carità; l'incenso la nostra preghiera; infine, la mirra rappresenterà l'offerta dei nostri sacrifici quotidiani, dei nostri fioretti.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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