BENIGNI A SANREMO 2020 RIDUCE LA BIBBIA A UN MANIFESTO DEL SESSO LIBERO
Un discorso pieno di banalità e falsità dove il comico toscano deforma il Cantico dei Cantici... fino ad esaltare anche l'omosessualità
Autore: Miguel Cuartero - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LO SPORT HA UN RUOLO INSOSTITUIBILE
È un'importante metafora della vita e richiama il senso profondo dell'esistere (con i problemi, le ansie, i desideri di vittoria e di realizzazione)
Fonte: I Tre Sentieri
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LA SALVEZZA IN UN CROCIFISSO
Alexandra: ''L'amore di Gesù ha portato via molta amarezza e tutto l'odio che avevo dentro di me'' (VIDEO: Alexandra racconta la sua storia)
Fonte: Sito del Timone
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TRUMP, IL PRIMO PRESIDENTE A PARTECIPARE ALLA MARCIA PER LA VITA
Il presidente più pro-life della storia americana ha dichiarato che ogni bambino è un dono di Dio (VIDEO: Discorso di Trump alla Marcia per la Vita 2020)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL PIANISTA EBREO CONVERTITO DAL SANTISSIMO SACRAMENTO
La storia di Hermann Cohen, allievo di Liszt, musicista di successo, che dopo le dissolutezze cambia la sua vita e anche quella dei suoi cari
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
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SAI DIRE ESATTAMENTE COS'E' LA SIMONIA?
Facciamo un esempio: la Conferenza Episcopale tedesca è ricca grazie alla tassa che lo Stato riscuote per lei (chi non paga viene ingiustamente privato dei sacramenti)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
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IL RACCONTO CHOC DI UNA DONNA CRESCIUTA CON IL PADRE TRANSESSUALE
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): numero verde anti-gender, assorbenti nei bagni maschili, Checco Zalone e il politicamente corretto (VIDEO: Checco Zalone canta ''Gli uominisessuali'')
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia
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IN CINA LA CHIESA E' CONTROLLATA DAL GOVERNO
Dal 1° febbraio tutte le organizzazioni religiose dovranno essere guidate da un'assemblea nominata dallo Stato
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 5,17-37)
Avete inteso che fu detto agli antichi...
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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BENIGNI A SANREMO 2020 RIDUCE LA BIBBIA A UN MANIFESTO DEL SESSO LIBERO
Un discorso pieno di banalità e falsità dove il comico toscano deforma il Cantico dei Cantici... fino ad esaltare anche l'omosessualità
Autore: Miguel Cuartero - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-02-2020
Dopo un ingresso trionfale sul palco dell'Ariston per la settantesima edizione del Festival di Sanremo, Benigni ha spiegato di voler dedicare il suo monologo a un libro della Sacra Scrittura: il Cantico dei Cantici. In quel momento la metà degli spettatori ha iniziato ad annoiarsi per partito preso, il resto del pubblico si è annoiato nei successivi secondi per le banalità e le falsità esposte dal comico toscano. Benigni ha spiegato di aver scelto il Cantico dei Cantici perché non c'è niente di meglio, in un festival della canzone, che parlare della "canzone delle canzoni" (che infatti in inglese si dice Song of the Songs). «Mi sono messo a cercare la canzone più bella che sia mai stata fatta. Alla fine l'ho trovata: è la canzone delle canzoni. È il Cantico dei Cantici che sta nella Bibbia». Fin qui tutto perfetto. Di per sé l'idea di introdurre un libro della Bibbia in uno spettacolo mondano come il Festival di Sanremo può apparire di certo audace, ma Benigni non smentisce le aspettative e riesce, col suo monologo, a trasformare il Cantico dei Cantici (una vera perla letteraria, come lui stesso afferma) in nient'altro che un inno all'amore carnale. Come se il pubblico dell'Ariston avesse bisogno della Bibbia (e di Benigni) per trovare il coraggio di fare sfoggio delle proprie fantasie sessuali. In pochi minuti Benigni riesce con la sua tipica parlata entusiasta ed entusiasmante a ridurre il testo biblico a un manifesto del sesso libero, perché - afferma - l'invito è rivolto «a tutte le coppie che si amano, gli uomini con le donne, le donne con le donne, gli uomini con gli uomini...». Per Benigni, dopo aver ascoltato il Cantico dei Cantici, il pubblico avrebbe dovuto rispondere con una grande orgia sul palco di Sanremo: «Io sarei per metterci qui tutti quanti, e fare l'amore, qui sul palco, anche l'orchestra... sarebbe una serata bellissima». Perché «siamo nati per l'amore e per fare l'amore», e l'amore è un «frammento di infinito», uno strumento per raggiungere l'immortalità.
UNA LETTURA PERSONALE E FUORVIANTE Secondo il comico, il CdC è entrato per sbaglio nel canone biblico, in un momento di "distrazione" dei teologi (sic!) i quali - sostiene Benigni - «ce lo volevano togliere» per paura del messaggio d'amore che trasmette. Certo, perché dopo tanto sangue e violenza, dopo tante guerre e assassini, l'Antico Testamento trova finalmente l'amore nel Cantico dei Cantici che sarebbe dunque - a dire di Benigni - il libro «più importante della Bibbia». Inoltre potrebbe essere stato scritto da una donna, il che tradirebbe secoli di misoginia espresse dalla cristianità. Per neutralizzare e tenere nascosto il potente messaggio di amore (umano e sessuale) contenuto nel CdC, la Chiesa, imbarazzata, avrebbe inventato le interpretazioni allegoriche, per ingannare i lettori e distoglierli dal significato prettamente sessuale del testo; per questo si è cominciato a dire che il libro parlava simbolicamente «dell'amore tra Dio e la Chiesa». Fin qui Benigni. Una lettura del tutto personale di un testo che - in quanto Parola di Dio, testo sacro per milioni e milioni di persone - avrebbe meritato un minimo di rispetto e di preparazione. Un testo che avrebbe tanto da dire agli uomini e alle donne di oggi, se solo non si lasciassero catechizzare da qualsiasi improvvisato esegeta. È vero che il CdC rivela chiaramente una verità che molti, nella loro ignoranza e malafede, faticano a credere: ossia che Dio benedice l'amore umano, anche quello carnale (leggere la storia biblica di Tobia e Sara). Di conseguenza anche la religione ebraica e il cristianesimo, nonostante le accuse di sessuofobia, hanno da sempre considerato l'amore umano e l'atto sessuale tra l'uomo e la donna come un evento sublime, in cui - nel dono reciproco e totale di sé - gli uomini collaborano all'opera creatrice di Dio. Nessuna strabiliante novità, nessuna nuova scoperta, dunque.
NESSUNA ANOMALIA Altro errore di Benigni è quello di considerare il CdC un'anomalia all'interno della Bibbia. In primo luogo sposando il pregiudizio (che giustamente non rende contenti i fratelli ebrei) secondo cui l'Antico Testamento sarebbe un libro horror, pieno di cattiveria, violenza, guerre, infedeltà, assassini, massacri e altre terribili disgrazie. Leggendolo, si scopre invece che si tratta di una storia di salvezza, di alleanza, di amore, di promesse e di fedeltà (in risposta all'infedeltà). Una storia stupenda di cui andare fieri e non un libro da addomesticare con imbarazzo. Il CdC non è dunque un'anomalia. Forse lo è dal punto di vista letterario, [...] ma dal punto di vista dei contenuti si inserisce perfettamente in un contesto, quello biblico, che dà ampio spazio al tema dell'amore, umano e divino. L'amore sponsale come paradigma dell'amore di Dio per il Suo popolo è infatti uno dei filoni che percorre trasversalmente le Scritture, dalla Genesi all'Apocalisse di San Giovanni (e di cui il libro di Osea è un esempio eclatante, mediante un'interpretazione sponsale dell'alleanza). Non un'anomalia, dunque, ma un poema d'amore che canta l'incontro e il legame inscindibile tra Dio e la Sua sposa, Israele, tra Cristo e la Chiesa, tra il Creatore e ogni amina umana. L'amato e l'amata come cantava il mistico Giovanni della Croce. L'interpretazione allegorica non è dunque frutto dell'imbarazzo o del timore di fronte a un messaggio "dirompente", ma nasce con il testo stesso: il CdC è il compimento delle promesse, il vino nuovo annunciato dai profeti, la Gerusalemme Celeste cantata da Tobia, la Terra Promessa vista da Mosè. Ridurre il CdC a un'anomalia, a una (in)felice svista dei teologi, è una deformazione della realtà frutto di una decontestualizzazione del testo e di una lettura superficiale dell'opera. Infine, utilizzare la Bibbia per sventolare la bandiera arcobaleno, beh... questo si poteva di certo evitare, perlomeno per un fatto di rispetto, non tanto verso i fedeli (che non cambieranno idea né scenderanno in piazza per una lezioncina di pochi minuti) quanto verso sé stessi, poiché un altro oratore avrebbe evitato una così spudorata strumentalizzazione a fini politici del testo sacro. Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Sanremo, è il festival del cristianesimo calpestato" spiega come mai dopo Roberto Benigni, Achille Lauro e Fiorello al Festival di Sanremo la religione cristiana ne esce svilita, vilipesa e falsificata. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 8 febbraio 2020: Agatha Christie ebbe a dire una volta: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». I nostri tre indizi, trovati lungo le serate del Festival di Sanremo, hanno altrettanti nomi: Roberto Benigni, Achille Lauro e Fiorello. I tre indizi provano che... ve lo sveliamo dopo. Iniziamo da Roberto Benigni che ha recitato e prima spiegato il Cantico dei Cantici. [...] Benigni ci spiega che il Cantico ha destato sempre molto imbarazzo in ambito ecclesiale e dunque per occultarne il vero significato lo hanno rivestito di significati simbolici. In realtà è tutto molto più semplice: Dio ha creato l'uomo e la donna attratti naturalmente l'uno verso l'altra. Una realtà, quella della sessualità, dunque buona agli occhi della Chiesa. Non è dello stesso avviso il Roberto nazionale quando dichiara che «l'amore fisico veniva considerato come il più grave dei peccati», precipitando così nei soliti stereotipi anti ecclesiali. L'attrazione tra i due amanti nel Cantico dei cantici assume significati polivalenti: è la celebrazione dell'amore umano, ma anche divino. Se siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, anche nell'attrazione sessuale si riverbera questa somiglianza. E così illustrare il mutuo desiderio di due giovani serve per spiegare il legame sponsale di Cristo con la Sua Chiesa, l'unità della Santissima Trinità, il desiderio della nostra anima di congiungersi con Dio e molto altro: una cosa non esclude le altre. Inoltre per Benigni un'altra fonte di imbarazzo sta nel fatto che nel Cantico la protagonista è una donna. Il solito cliché della Chiesa misogina, proprio lei che riconosce in una donna - Maria - la più perfetta tra tutte le creature. Ma a monte viene da rispondere al comico toscano: se la Chiesa fosse stata imbarazzata dal Cantico, perché, a suo dire, libro «inaudito, scandaloso», non faceva prima a non inserirlo nella Bibbia? [...] Secondo indizio: la performance di Achille Lauro che canta "Me ne frego", però senza accenti fascisti. Il cantante, dopo qualche battuta musicale e altrettanti inciampi nell'intonazione, si spoglia di una lunga veste damascata e rimane con un costumino paillettato color carne alla baywatch che impietosamente aderisce alle sue non avvenenti grazie. Il rimando implicito è a San Francesco quando si spogliò davanti al padre, rinunciando ad ogni avere. Terzo indizio già da noi analizzato qualche giorno fa (clicca qui): Fiorello vestito da sacerdote che apre il Festival. Come si diceva poc'anzi, i tre indizi fanno una prova: il tema religioso serve per costruire presentazioni, monologhi e performance musicali. In tutti e tre i casi però la religione cristiana ne esce svilita, vilipesa, strumentalizzata, falsificata e derisa, però - si badi bene - senza cattiveria, senza malanimo. Ma per quale motivo così tanto interesse per le tematiche religiose? Proviamo ad azzardare qualche risposta. In primo luogo perché è necessario scandalizzare altrimenti passi inosservato. E quindi o ti spogli o parli male/irridi qualcuno o qualcosa (Achille Lauro ha puntato su entrambi i tavoli da gioco). Se spari contro i cattolici vai sul sicuro dato che questi, nella maggior parte dei casi, ti applaudiranno. Nella migliore delle ipotesi ripeteranno belanti i soliti ritornelli: bisogna trovare del buono anche in chi ci critica, occorre aprirsi al dialogo e al confronto e via sbadigliando. Il cecchinaggio del cattolico è pratica venatoria quasi obbligatoria perché tutte le altre specie faunistiche sono ormai protette: il povero, la donna, l'extracomunitario, l'appartenente ad altre religioni, il disoccupato, il sovrappeso, il politico di sinistra. Inoltre questi sono individui in genere irascibili. Il cattolico è invece animale mite che si fa catturare senza problemi. Gli butti lì un'esca avvelenata al sapore della solidarietà o della condivisione e il gioco è fatto. In secondo luogo l'assenza nella società del fatto religioso fa da contraltare alla presenza dello stesso sul palco dell'Ariston. Vogliamo dire che il vuoto di fede offre l'occasione per svaligiare indisturbati i tesori preziosi del cattolicesimo e portarseli via. Così come quando i padroni di casa sono usciti e i ladri ne approfittano per rubare. Lasciati abbandonati per strada, come un cane in autogrill quando si parte per le vacanze, la dottrina, i sacramenti, la storia cristiana, le tradizioni di fede, i principi morali ecco che il primo Fiorello o Achille Lauro che passa li prende e ne fa quello che vuole. Sta a noi custodire i gioielli di famiglia, presidiarli a costo della vita. In terzo luogo il dileggio a danno del cattolicesimo nasce dall'ignoranza che si presenta con due volti. Il primo volto è quello dell'ignorante cattolico che non conosce le ragioni della fede e della morale e quindi pur credendo in alcuni principi non riesce a difenderli. Ne consegue che ad ogni attacco batte in ritirata e si rifugia in un atteggiamento remissivo. Il secondo volto è quello dell'ignorante a tutto tondo, cioè di colui che ignora le verità cattoliche e dunque non solo non le difende, ma rema contro, ossia disprezza e plaude chi, come lui, disprezza. Ultima motivazione per spiegare questa moda di pescare nel sacro che è fiorita sul palco di Sanremo: il cattolicesimo così come viene presentato dalla maggioranza degli uomini di Chiesa ha la consistenza di una pappetta per anziani senza dentiera, un insieme di fervorini sbiaditi, incolori e soprattutto prevedibilissimi, oppure una storiella puerile, quasi fiabesca, già risibile di suo (figuriamoci nelle mani di un comico). Se dunque l'identità pubblica del cattolicesimo è così priva di nerbo, così indefinita e scialba, così malleabile, diventa facile per chiunque usarla a proprio piacimento, trasformarla, come una barbapapà, in ciò che si desidera: uno sketch per Fiorello, un monologo un po' spinto per Benigni, una performance naturista per Lauro. Si obietterà: colpa solo dei cattolici se accade tutto ciò? Ovviamente no, il mondo fa la sua parte, ma chi non crede logicamente porta l'acqua al mulino del relativismo, del secolarismo e di altri ismi. Insomma, ci dobbiamo stupire che Fiorello si vesta da prete e Benigni offra una lettura laica della Bibbia?
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-02-2020
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LO SPORT HA UN RUOLO INSOSTITUIBILE
È un'importante metafora della vita e richiama il senso profondo dell'esistere (con i problemi, le ansie, i desideri di vittoria e di realizzazione)
Fonte I Tre Sentieri, 31 gennaio 2020
Viviamo in contesto culturale di evidente relativismo, cioè di negazione della verità oggettiva. Da qui quella che viene definita "la morte dei valori". "Valore" viene da "valeo", che significa "esser forte". Dunque, è valore ciò che è forte dinanzi al tempo e al divenire. Valore è ciò che dura, che rimane stabilmente, che non cambia, che non subisce modifiche. Perciò, se tutto è relativo, se non esiste una verità oggettiva perenne, viene meno la ragione metafisica del valore. Relativismo filosofico e valori sono incompatibili. Delle due, l'una. O si accetta il relativismo filosofico e si rinuncia ai valori o il contrario. Tertium non datur, non c'è una terza possibilità. Quello che oggi si nota non è solo la frequenza della trasgressione, ma soprattutto la perdita del senso della trasgressione. Molti scelgono comportamenti immorali senza porsi il problema del reato e della immoralità. Per dirla cristianamente: si pecca senza più preoccuparsi di peccare; cioè si è perso il senso del peccato. Ed anche qui c'entra il relativismo. In un'atmosfera di questo tipo, bene e male sono divenuti categorie intercambiabili: non esiste un bene che possa essere riconosciuto oggettivamente come tale e non esiste un male che possa anch'esso essere riconosciuto oggettivamente come tale. Ciò che è bene oggi potrà non esserlo domani e ciò che era male ieri può non esserlo oggi. Il relativismo è un cancro; è una malattia gravissima che mina tutto l'uomo: il suo modo di ragionare e il suo comportamento. Da qui il dovere di adottare delle terapie. La prima è quella di ricostruire la consapevolezza del proprio limite. Una consapevolezza però appassionante. L'uomo non solo deve riscoprirsi limitato, ma deve anche appassionarsi a questo limite. Deve capire che se il limite è un dramma (nel senso che pone "drammaticamente" la questione tra il desiderio di infinito e la constatazione della propria finitudine) non è però una tragedia. E' senz'altro una questione, un problema; ma non è l'occasione della disperazione. Al limite c'è la risposta, c'è la risposta dell'apertura del cuore al mistero, c'è la risposta religiosa. In questo lavoro di ricostruzione, lo sport può avere un ruolo importantissimo, soprattutto per gli adolescenti. Un ruolo addirittura "insostituibile". Lo sport ha avuto successo proprio perché è metafora della vita. La sua universalità sta proprio in questo. Lo sport richiama il senso profondo dell'esistere, con i problemi, le ansie, i desideri di vittoria e di realizzazione. Lo sport è importante in questa opera di ricostruzione soprattutto per due motivi: 1) Perché si fonda sul concetto di "ordine". 2) Perché si fonda sul concetto di "agonismo".
1) LO SPORT SI FONDA SUL CONCETTO DI "ORDINE" L'elemento dell'ordine non è un'optional nello sport, ma è sostanza. Non c'è sport senza regole, senza un regolamento ben preciso. E queste regole non vengono decise di volta in volta a piacimento, ma devono essere oggettivamente accettate. L'atleta non costruisce le sue regole al momento, bensì deve attenersi a ciò che è stato precedentemente deciso. Altro che relativismo e soggettivismo! Altro che uomo che si crede fondamento di tutto! L'uomo dallo sport impara cos'è la vita. Impara ad accettare un reale che gli si impone e che non può ricostruire a piacimento. Impara ad accettare un giudizio al di sopra di sé. L'allora cardinale Joseph Ratzinger, riferendosi al gioco del calcio, scrisse: "Il calcio insegna uno scontro pulito in cui la regola comune alla quale il gioco si sottomette continua ad essere ciò che unisce e vincola anche nella posizione di avversari. (...) La libertà vive della regola, della disciplina che impara l'agire congiunto e lo scontro corretto, l'essere indipendente dal successo esteriore e dall'arbitrarietà, e in questo modo arriva ad essere realmente libero". [per il testo completo del discorso del card. Ratzinger vedi i link in fondo a questo articolo]
2) LO SPORT SI FONDA SUL CONCETTO DI "AGONISMO" L'agonismo rimanda alla "gara", alla "vittoria". Lo sport non è pura esibizione. La vita vera, infatti, non è "spettacolo", ma sfida, gara. Ci due frasi tanto famose quanto "stupide". La prima è quella del noto drammaturgo tedesco Bertold Brecht (1898-1956) quando dice: come sarebbe bello un mondo che non avesse bisogno di eroi. Frase stupida, perché non solo è il contrario, cioè è bello un mondo che abbia bisogno di eroi, ma inoltre è umanamente vero che ogni uomo debba tendere verso l'eroismo, perché questo è aspirazione all'ideale e, senza l'ideale, l'uomo si costringe nella pochezza mortificante della quotidianità, del "volare basso" che è tutt'altro rispondente al desiderio che alberga nel cuore. Il mondo ha bisogno degli eroi (i veri eroi sono i Santi). Si potrebbe però obiettare: Gesù esalta i miti. Verissimo. Attenzione però: essere miti non vuol dire essere pusillanimi. A differenza del pusillanime che riduce codardamente la propria vita in una vile resa, il mite sceglie la pacificità e la pazienza nella e per la sequela del Cristo; e così, con Cristo, volontariamente accetta il sacrificio. Il pusillanime fugge, il mite accetta. Il pusillanime indietreggia, il mite testimonia. Il pusillanime nasconde il volto, il mite porge il volto agli insulti. Il pusillanime si blocca per la paura, il mite agisce costi quel costi. Come l'atleta vero che dona tutto se stesso nella gara, che profonde tutte le sue energie per raggiungere il traguardo desiderato. La seconda frase - e qui torniamo più specificamente in argomento - è quella celebre di Pierre de Coubertin (1863-1937), il creatore dei Giochi Olimpici moderni: l'importante non è vincere, ma partecipare. Ebbene, è una frase, questa, che a differenza di ciò che solitamente si dice suona come una sorta di tradimento dello sport. Certo, dipende anche da come la si interpreta. Se per sport si intende il fatto che nessuno si deve sentire escluso e che già partecipare è molto importante, una frase di questo tipo va anche bene. D'altronde la frase di de Coubertin, ripresa dal vescovo episcopaliano Ethelbert Talbot (1848-1928), prosegue così: la cosa essenziale non è la vittoria, ma la certezza di essersi battuti bene. Ma se a questa frase si dà un'interpretazione massimalista, quasi di svilimento della tensione agonistica, quasi come se l'agonismo fosse secondario, allora diviene di fatto un tradimento dell'essenza dello sport. D'altronde la vita è così: o ci si realizza o si fallisce, o si vince o si perde. Chi fallisce la sua vita, difficilmente potrà consolarsi di aver solo partecipato. Vi immaginate se le anime dell'inferno dicessero: beh! Abbiamo comunque partecipato... Loro che, in quello stato di eterna dannazione, desidererebbero non esser mai nate o sprofondare nel nulla.
L'UOMO HA BISOGNO DI VINCERE Nel Libro di Isaia (45,22) è scritto: "Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza!" Dunque, l'uomo deve aspirare alla vittoria; certamente e immancabilmente con il Signore, ma non può non aspirare alla vittoria. Il desiderio di vittoria va inteso nel senso che non si può parlare di ricerca della felicità che non sia anche desiderio di vittoria. L'uomo non è un "pezzetto" di un tutto che dovrebbe convincersi dell'illusorietà della propria individualità (come affermano le concezioni monistiche e panteistiche di quelle religioni orientali che tanto affascinano l'uomo contemporaneo), ma una realtà organica di spirito e di corpo in cui l'individualità è elemento sostanziale. Nell'antropologia naturale e cristiana l'uomo rimarrà individuo per l'eternità. La felicità completa, che si otterrà in Paradiso, è la piena realizzazione della persona. Ora, la realizzazione non può prescindere dal dominio di due categorie: quella del tempo e quella della concupiscenza. Il dominio del tempo vuol dire conquistare l'eterno, convincersi cioè che ciò che accade nel divenire temporale non verrà irrimediabilmente perso; che il proprio esistere, il proprio pensare, i propri affetti, tutto il proprio umano saranno conservati in eterno... sempre che si vincerà, cioè sempre che si conquisterà la vita eterna beata. Il dominio della concupiscenza vuol dire vincere se stessi rimanendo se stessi, anzi facendo trionfare il vero 'sé' su ciò che si è aggiunto successivamente a contaminare la propria natura: la concupiscenza, infatti, è una delle conseguenze del peccato originale. Entrambi questi domini hanno bisogno di un desiderio di vittoria, cioè di conquista... e quindi di una necessaria spiritualità di militanza. Il cristiano non solo può ma deve combattere. Non si può essere cristiani senza il desiderio di affrontare coraggiosamente l'avventura della vita, che è poi avventura della prova. Il Signore Gesù lo dice chiaramente: "Il Regno dei Cieli patisce violenza e solo i violenti potranno ereditarlo" (Matteo 11,12). Senza violenza sulla propria concupiscenza non si può andare in Paradiso. Sant'Ignazio di Antiochia diceva che ogni mattina, scendendo dal letto, sapeva di entrare nell'arena; e lui poi nell'arena offrì la sua vita per Cristo. Da questo punto di vista molto significativo era lo "sport" (utilizziamo naturalmente le virgolette per l'uso antistorico del termine) nel medioevo. I palii e le giostre non conoscevano il riconoscimento del secondo, del terzo e così via. Veniva premiato solo il primo. Gli altri, dal secondo in poi, risultavano tutti ultimi. Il secondo non poteva pavoneggiarsi nei confronti del terzo, perché arrivare secondo o arrivare ultimo era la stessa cosa. Anche questo era metafora di una mentalità in cui forte era la fede nell'escatologia cristiana. La vita è fatta per conquistare il Paradiso.
IL CRISTIANESIMO È LA RELIGIONE CHE HA MEGLIO CAPITO IL VALORE EDUCATIVO DELLO SPORT Non è un caso, quindi, che il Cristianesimo sia la religione che meglio abbia capito il valore dello sport per l'educazione, perché - come abbiamo già detto - è la religione che più si fonda sul concetto di "agonismo". Basti pensare all'importanza della libertà personale, all'importanza che l'uomo meriti la vita divina in sé (la Grazia) e all'esito ultraterreno che dipende dalle scelte che l'uomo compie. Lo sport infatti non ammette deleghe: deve essere l'atleta a gareggiare, è lui che deve sentirsi il peso e l'onore della gara, è a lui che compete lo sforzo per raggiungere un traguardo che si configura come dono, cioè come qualcosa che va ad arricchire la vita. Lo stesso afferma il Cristianesimo allorquando concepisce l'uomo libero dinanzi alla scelta morale, ben sapendo che poi, relativamente a questa scelta, ne verranno le conseguenze: la beatitudine eterna se si sceglie il bene, la dannazione eterna se si sceglie il male. Quanta differenza rispetto al fatalismo precristiano o a certo fatalismo presente in maniera più o meno accentuata in un cristianesimo spurio come quello protestante, nell'Islam stesso o - con ancor più evidenza - nelle cosiddette religioni orientali. Per i "maestri di spirito" cristiani la vita è una "battaglia spirituale", bisogna lottare e prepararsi continuamente al sacrificio e alla responsabilità personali. L'autentica vita cristiana non tollera deleghe. Proprio come lo sport.
DOSSIER "GIOCO DEL CALCIO" I preziosi insegnamenti dello sport Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: I Tre Sentieri, 31 gennaio 2020
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LA SALVEZZA IN UN CROCIFISSO
Alexandra: ''L'amore di Gesù ha portato via molta amarezza e tutto l'odio che avevo dentro di me'' (VIDEO: Alexandra racconta la sua storia)
Fonte Sito del Timone, 30 dicembre 2019
La storia di Alexandra ci parla di una realtà forse più comune di quanto si pensi. Quella di giovani che non riescono a dare un senso vero alle loro giornate, magari feriti, magari superficiali, magari accecati. A volte la via d'uscita è in un piccolo segno, come il crocifisso di Alexandra, un segno a cui occorre dire un piccolo "sì" per poi veder cambiare tutto. «Non ho mai conosciuto mio padre e ho perso mia madre molto presto. Ha ceduto alla sua dipendenza da alcol e droghe. Cercavo risposte e ho trovato rifugio nelle serate con musica elettronica. Uscivo molto e mi sono anche drogata. Per molto tempo ho cercato una via di fuga, per capire le ragioni di tutto ciò senza riuscirci. Ho incontrato il padre di mio figlio durante una di queste serate. Dopo la nascita del nostro bambino, ha iniziato a picchiarmi. Ho letto negli occhi di mio figlio: "Mamma, salvaci, salvaci!". Da quel momento sono fuggita e ho sentito un bisogno molto forte, più forte di ogni altra cosa, un bisogno inspiegabile, di comprare la piccola croce che ancora oggi indosso al collo. Credevo fermamente che questa croce mi avrebbe protetto. Sono andata a rifugiarmi nelle chiese, in molte chiese. In una di queste in particolare, nella mia parrocchia, la chiesa più vicina a casa mia: Sainte-Marie des Batignolles, ho sentito molto, molto amore. Tanta comprensione. Ho sentito tutto l'amore che c'era dentro questa chiesa. Mi sembrava di essere abbracciata da qualcuno. Sono crollata, ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo, tutte le lacrime che potevo e mi sono sentita consolata. Tutto il peso che avevo sulle spalle lo affidai a Gesù, perché solo lui poteva capirlo, accompagnarmi e calmarmi. Quando mi sono rifugiata tra le sue braccia ho finalmente capito e mi sono sentita capita. Alla fine avevo trovato qualcuno che mi aiutasse ad andare avanti, avevo trovato Dio. Finalmente sarei stato in grado di andare avanti. Mi ha completamente trasformato questa esperienza, mi ha liberata, ha fatto emergere la persona che era dentro di me. Una persona che non ha ricevuto l'amore che le era dovuto, l'amore che sperava dai suoi genitori. Ho trovato pace e serenità, mi sento riconciliata con me stessa. Questo amore ha portato via molta amarezza e tutto l'odio che avevo dentro di me. Ora, ogni mattina, quando prego e quando ascolto e partecipo alle lodi, ricevo un'energia folle. Posso iniziare la giornata con tanto amore, sole nella mia vita, gioia, compassione, e mi dico che la mia giornata trascorrerà sotto il segno di questo immenso amore».
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) Alexandra racconta la sua storia. Il video è in francese.
https://www.youtube.com/watch?v=jjW9F76KiWo
Fonte: Sito del Timone, 30 dicembre 2019
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TRUMP, IL PRIMO PRESIDENTE A PARTECIPARE ALLA MARCIA PER LA VITA
Il presidente più pro-life della storia americana ha dichiarato che ogni bambino è un dono di Dio (VIDEO: Discorso di Trump alla Marcia per la Vita 2020)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-01-2020
"È per me un grande onore essere il primo presidente della storia che partecipa alla Marcia per la Vita". Così Donald Trump ha incominciato il discorso alla 47ma manifestazione nazionale pro-life, a Washington, a cui quest'anno hanno partecipato più di 100.000 persone, più della metà delle quali giovani sotto i 30 anni. Trump ha fatto la storia perché è il primo inquilino alla Casa Bianca che si espone così tanto in difesa del diritto alla vita. Ma non tutti i media hanno apprezzato o voluto comprendere l'importanza di questa scelta e, a parte la prevedibile diretta di Fox News, colossi della televisione come Cnn e Msnbc hanno fatto passare la notizia in sordina (e hanno anche trovato il tempo di criticarla). La candidatura di Trump nel 2016 aveva suscitato ben più di un dubbio nell'elettorato cristiano, soprattutto per la sua ambiguità sull'aborto. Pro-choice dichiarato prima di entrare nell'arena politica, aveva dichiarato di essersi pentito, ma comunque pareva più opportunismo elettorale che una sincera conversione alla causa della difesa del diritto alla vita.
OPPORTUNISMO ELETTORALE O VERA FEDE? Nonostante tutti i dubbi iniziali, il suo discorso era intriso di un profondo spirito religioso. "Tutti noi comprendiamo - ha dichiarato - una verità eterna: ogni bambino è un dono prezioso e sacro di Dio. Assieme, noi dobbiamo proteggere, amare e difendere la dignità e la santità di ogni vita umana". "Quando vediamo l'immagine di un bambino nel grembo materno, vediamo la maestosità della creazione di Dio. Quando teniamo un neonato tra le braccia, conosciamo l'amore infinito che ogni bambino porta in una famiglia. Quando guardiamo crescere un bambino, vediamo lo splendore che si irradia da ogni anima umana. Una vita cambia il mondo". E anche in conclusione: "...soprattutto, sappiamo che ogni anima umana è divina e ogni vita umana, nata e non nata, è fatta a immagine santa di Dio Onnipotente. Insieme, difenderemo questa verità in tutta la nostra magnifica terra. Libereremo i sogni della nostra gente. E con una speranza determinata, attendiamo con impazienza tutte le benedizioni che verranno dalla bellezza, dal talento, dallo scopo, dalla nobiltà e dalla grazia di ogni bambino americano". Parole simili possono essere dettate dal solo opportunismo elettorale? O è vera fede? Sono i fatti a parlare, comunque. E finora l'amministrazione Trump non si è mai tirata indietro, quando si è trattato di difendere il diritto alla vita. Sin dalle prime settimane di amministrazione, Trump ha varato una lunga serie di provvedimenti per limitare l'aborto, de-finanziare i programmi abortisti, nominare giudici potenzialmente pro-life, agire anche a livello internazionale contro la pianificazione familiare. Attualmente viene considerato il presidente più pro-life della storia americana. Misure che ha elencato, a lungo, nel suo discorso, non solo in difesa della vita, ma anche della libertà di religione "che è sotto attacco in tutto il mondo e, chiaramente, fortemente sotto attacco nella nostra nazione. Lo vedete meglio di chiunque altro. Ma lo stiamo fermando. E ci occupiamo di medici, infermieri, insegnanti e gruppi come le Piccole Sorelle dei Poveri".
I DEMOCRATICI VOGLIONO L'ABORTO FINO AL 9° MESE Trump ha contrapposto le sue politiche a quelle dei Democratici, mai così abortisti come in questi ultimi tre anni. "Quando si tratta di aborto - e lo sapete, avete visto cosa è successo - i Democratici hanno abbracciato le posizioni più radicali ed estreme prese e viste in questo paese per anni e decenni, e potete anche dirlo, per secoli. Quasi tutti i principali Democratici del Congresso ora supportano l'aborto finanziato dai contribuenti fino al momento della nascita. L'anno scorso, i legislatori di New York hanno applaudito con gioia il passaggio della legislazione che avrebbe permesso a un bambino di essere strappato dal grembo materno fino al parto. Quindi, abbiamo avuto il caso del governatore democratico nello Stato della Virginia, il Commonwealth della Virginia. E noi vogliamo bene al Commonwealth della Virginia, ma cosa sta succedendo in Virginia? Il governatore ha dichiarato che avrebbe ucciso un bambino dopo la nascita. Ve lo ricordate. I Democratici del Senato hanno persino bloccato la legge che avrebbe fornito assistenza medica ai bambini sopravvissuti ai tentativi di aborto. Ed è per questo che ho invitato il Congresso - due dei nostri grandi senatori qui, così tanti dei nostri membri del Congresso qui - a difendere la dignità della vita e ad approvare una legge che proibisca l'aborto tardivo a bambini che possono sentire dolore nel grembo materno". [...] Di tutto ciò certi grandi media americani paiono non essersi neppure accorti. La Cnn ha dedicato un servizio alla Marcia per la Vita quando il discorso del presidente era già finito. Jake Tapper, dallo studio ha dichiarato che Trump "sta facendo la storia", ma non abbastanza da meritare una diretta, evidentemente. Sul campo, la corrispondente Kristen Holmes ha definito "divisivo" il discorso. [...]
Nota di BastaBugie: nel seguente video si può ascoltare il discorso di Donald Trump alla marcia per la vita. Riportiamo anche il link ad alcuni interessanti articoli sul presidente degli Stati Uniti più prolife della storia.
TRUMP INTERVIENE ALLA MARCIA PER LA VITA 2019: ''OGNI VITA HA UN SENSO E MERITA DI ESSERE PROTETTA'' Il presidente userà il veto sulle leggi contro i nascituri, bloccando così i democratici che cercano di sfruttare lo shutdown per far passare misure pro aborto (VIDEO: Trump e Mike Pence alla Marcia per la Vita) https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5521
SVOLTA STORICA E DURATURA: TRUMP ROVESCIA LA MAGGIORANZA ALLA CORTE SUPREMA Con il cattolico Kavanaugh, pro-life e pro-family, dopo 45 anni di dominio democratico, al massimo tribunale USA finalmente c'è una maggioranza duratura che ha la possibilità di limitare l'aborto e proteggere la famiglia di Alessandra Nucci https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5368
CORTE SUPREMA E LIBERTA' RELIGIOSA: DUE CLAMOROSE DECISIONI DI TRUMP CHE PASSERANNO ALLA STORIA Siamo all'inizio di una svolta epocale che avrà ripercussioni benefiche in tutto il mondo? di Marco Respinti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5260
IL DISCORSO NATALIZIO DEL PRESIDENTE TRUMP RIMETTE GESU' AL CENTRO DELLA FESTA Quando in Europa sentiremo pronunciare un discorso come quello del presidente degli Stati Uniti? (VIDEO: Trump riconosce Gesù come il nostro Salvatore) di Gianfranco Amato https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5021
DISCORSO DI TRUMP ALLA MARCIA PER LA VITA 2020
Nel seguente video (durata: 13 minuti) si può ascoltare il discorso di Donald Trump alla marcia per la vita dal canale YouTube ufficiale della Casa Bianca. Ovviamente è in inglese e sono disponibili i sottotitoli inglesi cliccando nell'icona "sottotitoli" in basso. Per chi ha problemi con l'inglese si può selezionare la traduzione automatica in italiano cliccando sull'icona "impostazioni" in basso.
https://www.youtube.com/watch?v=w5T4NCsbRFk
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-01-2020
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IL PIANISTA EBREO CONVERTITO DAL SANTISSIMO SACRAMENTO
La storia di Hermann Cohen, allievo di Liszt, musicista di successo, che dopo le dissolutezze cambia la sua vita e anche quella dei suoi cari
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, gennaio 2020 (n. 191)
Se andate su Wikipedia scoprirete che di Hermann Cohen ce ne sono due e tutti e due tedeschi. Uno era un filosofo kantiano, nato nel 1842 e morto a Berlino nel 1918. L'altro era un pianista di vent'anni più vecchio, ed è quello che qui ci interessa. Hermann Cohen era ebreo figlio di ebrei, padre e madre. Era uno dei quattro figli di David Abraham Cohen e Rosalie Benjamin. Cognome classico: Cohen, in ebraico «sacerdote». Suo padre - altro classico - era un ricco banchiere. Lui nacque ad Amburgo nel 1821, appena dopo la bufera napoleonica. Fu messo in uno dei migliori collegi, come da tradizione delle famiglie facoltose. Eccelleva nelle lingue, ma si accorsero subito che era un prodigio al pianoforte. A sette anni già teneva concerti a Altona e Francoforte.
UN TALENTO, TANTI VIZI Hermann Cohen, portato in palmo di mano quale promessa, appena dodicenne si trasferì in quella che allora, grazie anche a Napoleone, era la capitale cultural del mondo: Parigi. Fu sua madre a prendere l'iniziativa: gli affari dei Cohen declinavano e lei puntò le sue carte su quel figlio prodigio. Si trasferì coi figli a Parigi. Il piccolo Hermann fu messo alla sua scuola dell'ungherese Franz Liszt. Non tardò a diventare il migliore allievo di cotanto maestro, che prese a considerarlo il suo pupillo e, addirittura, ad affibbiargli il vezzeggiativo Putzig, che in tedesco vuol dire «carino». Il Cohen in poco tempo divenne un concertista affermato e conteso. Il suo maestro frequentava il bel mondo, e pure il giovanotto tedesco era sempre presente nei migliori salotti, vezzeggiato dalle dame della nobiltà e perfino da scrittrici affermate come George Sand. Quando Liszt andò a Ginevra con la sua ultima fiamma, la contessa Marie d'Agoult, il giovane fu della partita. Qui nel 1835 la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso gli organizzò un concerto. Esibizioni, applausi, ricevimenti, la stella del giovane Cohen era in ascesa e ascese senza interruzioni fino a finire nella spirale del vizio. In questo caso, quello del gioco, che portò l'astro nascente a non sapere come ripianare i debiti che in pochi anni aveva accumulato. Fu a Londra, dove suonò più volte, poi ad Amburgo per cercare prestiti. A Parigi strinse una relazione con una donna sposata. Insomma, non si faceva mancare nulla.
IL SANTISSIMO GLI CAMBIA LA VITA Ma il successo gli aveva dato alla testa, tanto che nel 1841 riuscì a litigare anche col suo maestro, Liszt, che lo accusò di essersi appropriato dei fondi dei concerti tenuti a Dresda. Non si parlarono più per vent'anni. Si distrasse con una artista di circo, Celeste Mogadar, ma la cosa finì presto. Aveva ventisette anni quando accadde (strano, il vostro Kattolico aveva la stessa età - e stesso segno zodiacale - quando accadde a lui). Chiamato a sostituire il direttore del coro in una chiesa parigina, aveva visto la cerimonia della benedizione col Santissimo. Lui, che prima del collegio aveva frequentato solo la scuola rabbinica, non capiva. Ma avvertì una particolare attrazione verso quell'oggetto. Ogni venerdì prese a tornare in quella chiesa per rivivere il singolare episodio. E lo riviveva, in effetti, tanto da cadere in ginocchio ogni volta. Ne parlò col prete e quello gli presentò Theodor Ratisbonne, ebreo convertito e ora prete cattolico, fratello di quel celebre Alphonse a cui era apparsa la Madonna nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma nel 1842. Era il 1847 e il Cohen dovette recarsi a Ems, in Germania, per un concerto. La domenica entrò in una chiesa cattolica e segui la messa. Gli amici che lo avevano accompagnato erano abituati, sì, alle stranezze d'artista, ma rimasero lo stesso di stucco quando videro il famoso Hermann Cohen, gagà, playboy, viveur, giocatore ed ebreo, sciogliersi in lacrime durante il rito. Tornato a Parigi si fece battezzare col nome di Augustin nella chiesa di Nostra Signora di Sion fondata dal Ratisbonne per gli ebrei convertiti. Poi, prima comunione e cresima dalle mani dell'arcivescovo Denis-Auguste Affre. Quest'ultimo morì l'anno dopo, colpito da una pallottola, mentre cercava di pacificare gli animi durante la rivoluzione che nel 1848 abbatté la Monarchia di luglio (quella liberale di Luigi Filippo d'Orléans, che nel 1830 aveva a sua volta detronizzato Carlo X, l'ultimo re «unto») e instaurò la Seconda Repubblica (poi fatta fuori da Napoleone III). Per i due anni seguenti la vita pubblica del Cohen non cambiò: doveva pagare i debiti e non poteva smettere di accettare ingaggi. Ma il tempo libero lo dedicava alla sua nuova passione: il Santissimo. Alla fine del 1848, passata l'ennesima rivoluzione francese e in attesa della successiva, insieme ad altri devoti ideò l'adorazione eucaristica notturna nella chiesa parigina di Notre Dame des Victoires. Scelta non casuale. La chiesa, oggi basilica, era stata fatta edificare da Luigi XIII come ex-voto. Quel re non riusciva a sconfiggere i calvinisti ugonotti, aiutati dall'Inghilterra, e chiudere per sempre la triste stagione delle guerre di religione in Francia. Nel 1628 finalmente cadde La Rochelle, ultima roccaforte protestante (all'assedio c'erano anche i letterari Tre Moschettieri) e il re fece costruire la chiesa dedicandola alla Madonna delle Vittorie. Liniziativa eucaristica notturna di Hermann Cohen si diffuse ben presto in altre chiese parigine e, da lì, in tutta la Francia. Ma il pianista aveva anche altro in mente, qualcosa di più radicale. Nel 1849 si fece frate carmelitano nel convento di Brussey col norne di Augustin du Très Sacré Sacrement. Nel 1851 venne ordinato sacerdote.
LE SCUSE E LA NUOVA VITA Quando pronunciò la sua prima omelia, nella chiesa parigina di Saint-Sulpice, la platea era composta soprattutto da curiosi. Infatti, la conversione e addirittura l'entrata in convento con annesso sacerdozio di uno dei più celebri musicisti d'Europa (e, a quel tempo, del mondo) aveva fatto scalpore e molti erano quelli venuti da ogni dove per vedere l'ex damerino e stella dei concerti adesso con la chierica carmelitana e vestito da prete papista. Nella predica, esordì col chiedere scusa alla città per gli scandali della sua vita dissipata. Poi disse chiaro che aveva cercato la gioia nel successo, gli svaghi, le amicizie altolocate. Ma non l'aveva trovata. Solo Cristo era stato capace di procurargliela. Il suo esempio finì col contagiare la sorella Henriette, che nel 1852 volle farsi battezzare da lui. Intanto in Francia il regime cambiava per l'ennesima volta. Il 2 dicembre, con un colpo di Stato, il presidente della repubblica Luigi Napoleone prendeva il potere per sempre. Ancora barricate, ancora morti, ancora repressioni, liste di proscrizione, deportazioni alla Cajenne. Il Secondo Impero fu proclamato nello stesso giorno del Primo. Fu dunque sotto Napoleone III che Henriette Cohen volle far battezzare anche suo figlio Georges che aveva pochi anni. Ma il padre di quest'ultimo non la prese bene e per tutta risposta chiuse il figlioletto in un collegio protestante. L'ostinazione di questo ragazzino nel voler restare cattolico, però, convinse Albert, fratello di Hermann, a farsi battezzare pure lui. Intanto, fra Augustin si dava da fare. Nel 1859 fu lui a riaprire, dopo decenni di rivoluzioni, il Carmelo di Lione. Ebbe anche la fortuna di visitare Jean-Marie Vianney, il famoso Curato d'Ars, pochi mesi prima che questi morisse. Nel 1862 andò a inaugurare un convento a Londra, dopo che il governo inglese aveva finalmente allentato i divieti nei confronti dei «papisti». Nel 1864 fu ammirato dal Times per avere affrontato da solo la folla che inveiva contro sei marinai cattolici che stavano per essere impiccati a Newgate e ai quali stava dando gli ultimi sacramenti. Nel 1868, quasi cieco per un glaucoma, si portò a Lourdes, dove ottenne la grazia della guarigione. Nel 1870 la sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana lo costrinse, in qualità di tedesco, a emigrare in Svizzera, a Montreux. Nell'esilio svizzero fu il cappellano di quelli che, come lui, dalla Francia erano dovuti scappare. Ma c'era un altro gregge, e più numeroso, senza pastore. Così, passò a Spandau, dalle parti di Berlino. Qui c'erano migliaia di prigionieri di religione cattolica. Lui ne fu il pastore ma finì per essere contagiato di vaiolo, malattia che lo portò alla morte nel 1871.
Fonte: Il Timone, gennaio 2020 (n. 191)
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SAI DIRE ESATTAMENTE COS'E' LA SIMONIA?
Facciamo un esempio: la Conferenza Episcopale tedesca è ricca grazie alla tassa che lo Stato riscuote per lei (chi non paga viene ingiustamente privato dei sacramenti)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 29 Gennaio 2020
La Conferenza Episcopale tedesca [...] è l'azienda più ricca e privilegiata di tutta la Germania. Questa ricchezza deriva dalla Kirchensteuer, una tassa che lo Stato devolve alla Chiesa, trattenendo dal reddito dei cattolici tedeschi, una cifra che ammonta all'8-9% del loro carico fiscale complessivo. Il prelievo fiscale però è obbligatorio, a differenza di altri paesi, dove le chiese sono finanziate dalla generosità dei fedeli che scelgono liberamente di versare ad esse una parte del loro reddito. In Germania, chi vuole essere esentato dalla Kirchensteuer deve firmare una dichiarazione di abbandono della Chiesa (Kirchenaustritt) che, come conseguenza, lo priva dei sacramenti. Il 20 settembre 2012, i vescovi tedeschi hanno decretato che quanti hanno chiesto di non essere più registrati per evitare di pagare la tassa ecclesiastica, non potranno più confessarsi, fare la comunione o la cresima e, al momento della morte, non potranno ricevere un funerale cattolico; non potranno nemmeno fare volontariato in un'associazione cattolica, né tanto meno lavorare in un'istituzione della Chiesa come una scuola o un ospedale. In un'intervista sulla Schwäbische Zeitung del 17 luglio 2016, l'arcivescovo Georg Gänswein, ha denunciato in questi termini tale clamorosa contraddizione: «Come reagisce la Chiesa cattolica in Germania con chi non paga la tassa per la Chiesa? Con l'automatica esclusione dalla comunità ecclesiale, il che significa: scomunica. Ciò è eccessivo, incomprensibile. Si possono mettere in dubbio i dogmi e nessuno viene cacciato fuori. Forse che il non pagamento della Kirchensteuer è un'infrazione più grave che non le trasgressioni contro le verità di fede? L'impressione è che, finché c'è in gioco la fede, non sia così tragico, quando però entra in gioco il denaro, allora non si scherza più». Se lo slogan dei coloni americani nel XVIII secolo era: «No taxation without representation», lo slogan dei vescovi tedeschi oggi è «No Sacraments without taxation». Se paghi ricevi i sacramenti, se non paghi ne sei privato. La ricchezza della chiesa tedesca è fondata, in una parola, sulla simonia.
LA SIMONIA E IL NICOLAISMO La simonia è un peccato che ha accompagnato la storia della Chiesa nel corso dei secoli, associandosi spesso al cosiddetto "nicolaismo", il concubinato dei preti. I primi sinodi di san Gregorio VII (1073-1085), il grande papa riformatore del Medioevo, furono proprio dedicati alla lotta contro i vescovi tedeschi simoniaci e trasgressori del celibato ecclesiastico. Una piaga molto più grave della vendita delle indulgenze che offrì il pretesto alla Rivoluzione di Lutero. Il termine simonia deriva da Simon Mago del quale si legge che «offrì denaro agli apostoli» (Atti, 8, 18) per acquistare un potere spirituale. San Tommaso d'Aquino, che dedica un'intera questione della Summa Theologica alla simonia (q.100, II-II), spiega che simoniaci sono sia quelli che comprano, sia quelli che vendono le cose spirituali: «Quelli che vendono le cose spirituali assomigliano a Simon Mago nelle intenzioni, mentre quelli che le comprano gli assomigliano nelle azioni» (q. 100, a. 1). Secondo san Tommaso «ricevere il denaro per la grazia spirituale dei sacramenti è un peccato di simonia che non può essere giustificato da alcuna consuetudine: poiché "la consuetudine non può mai pregiudicare la legge naturale o divina"» (q. 100, art. 2, resp.). «Se quindi per consuetudine si esigesse qualcosa come compenso di un bene spirituale, con l'intenzione di comprare o di vendere, si commetterebbe simonia; specialmente poi se lo si esigesse contro la volontà del contribuente» (art. 2, ad 4). Essendo la Kirchensteuer estorta contro la volontà del contribuente, la dichiarazione di uscita dalla chiesa tedesca (Kirchenaustritt) sottoscritta da chi vuole evitare il pagamento, è priva di valore di fronte alla Chiesa.
CONDIZIONI PER L'ABBANDONO DELLA CHIESA CATTOLICA Il Pontificio Consiglio per i testi legislativi della Santa Sede, in un documento del 13 marzo 2006, ha spiegato che l'abbandono della Chiesa cattolica, perché possa essere validamente configurato come un vero actusformalisdefectionis ab Ecclesia deve concretizzarsi nei seguenti elementi: a) decisione interna di uscire dalla Chiesa cattolica; b) l'attuazione e manifestazione esterna di questa decisione; c) recezione diretta da parte dell'autorità ecclesiastica competente di tale decisione. Ogni atto che non nasca da una motivazione interna, ma sia obbligato, non può essere considerato come una libera decisione interna di uscire dalla Chiesa cattolica ed è invalido. Inoltre, il parroco dovrebbe constatare se c'è veramente la volontà di abbandonare la Chiesa, il che mai avviene in Germania. Il cattolico tedesco che firma la Kirchenaustritt non deve dunque temere di essere scismatico, se non ha la reale intenzione di abbandonare la Chiesa, ma vuole solo separarsi dal perverso sistema finanziario che lo lega alla Conferenza Episcopale. [...] Molti cattolici tedeschi criticano la Kirchensteuer, ma affermano di non potere fare a meno di pagarla per non essere privati dei sacramenti. [...] Ma sarà veramente impossibile in Germania e fuori di essa trovare sacerdoti e vescovi disposti ad amministrare i sacramenti agli obiettori di coscienza della Kirchensteueur? Non lo crediamo, anche perché nulla è impossibile a chi cerca prima di tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia (Mt 6,33). [...] Ciò che io oggi temo di più sono i cattolici rassegnati e rinunciatari. Chi sono i cattolici rinunciatari? Quelli che sono convinti che c'è una sproporzione di forze tra noi e i nostri avversari (il che è vero) e che non possiamo far altro che accettare la situazione de facto (il che non è vero). I cattolici rinunciatari criticano in privato la Kirchensteuer, ma pensano che sia inutile criticarla pubblicamente, perché tanto nulla cambierà. [...] L'Europa secolarizzata ha bisogno di eroismo, non di rassegnazione.
Nota di BastaBugie: della tassa tedesca sul culto ne avevamo già parlato nel 2014 nel seguente articolo.
QUELLA STRANA TASSA IMPOSTA DAI VESCOVI TEDESCHI Il potere civile riconosce come ovvie prassi di buon senso che la Conferenza Episcopale Tedesca cerca di smantellare di Mauro Faverzani https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3543
Fonte: Corrispondenza Romana, 29 Gennaio 2020
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IL RACCONTO CHOC DI UNA DONNA CRESCIUTA CON IL PADRE TRANSESSUALE
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): numero verde anti-gender, assorbenti nei bagni maschili, Checco Zalone e il politicamente corretto (VIDEO: Checco Zalone canta ''Gli uominisessuali'')
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia, 08/02/2020
Oggi vi raccontiamo una storia a dir poco scioccante: quella di Denise Shick, cresciuta negli Stati Uniti con un padre "transgender" che il 24 marzo scorso ha raccontato alla Corte Suprema americana le ossessioni di suo padre transessuale e la sua infelicità, anche dopo aver ottenuto quello che desiderava. Una storia che descrive un'infelicità profonda: quella di padre e figlia insieme, motivo per il quale la donna chiamata a raccontare la sua storia dai giudici federali, si è opposta alla legalizzazione dei matrimoni tra persone omosessuali. Denise ha raccontato quando, all'età di 9 anni, per la prima volta, sentì dire da suo padre che voleva diventare una donna e di quanto questo, man mano, cominciò a scatenare in lui un atteggiamento compulsivo e disorientante.
UN MISERABILE CHE VOLEVA CHE TUTTI CONDIVIDESSERO LA SUA MISERIA Nella mente dell'uomo, infatti, non sembrava esserci spazio per altri pensieri: cominciò a vestirsi e comportarsi da femmina, sua figlia lo ricorda come «un miserabile che voleva che tutti intorno a lui condividessero la sua miseria. Non ricordo un giorno in cui mi sembrò felice o che sorridesse. Risa e gioia semplicemente non facevano parte della sua vita». In più, aveva una grandissima dipendenza dall'alcol che lo portava a diventare violento, prendendo Denise a frustate. Ma il peggio arrivò quando cominciò a palpeggiare sua figlia, nell'illusione di sentirsi donna, come lei. Tutto questo provocò nella ragazza disorientamento, al punto che adolescente cominciò a bere e, per colmare il suo profondo desiderio di amore maschile e di attenzioni che non avevo ricevuto da padre, cominciò a flirtare con tutti quelli che le rivolgevano attenzioni e alla fine delle scuole medie arrivò a collezionare 13 fidanzatini. Piano piano la sua esistenza cominciò ad avviarsi verso la dissolutezza, fra alcol e uomini, accarezzò anche l'idea del suicidio. A salvarla fu la frequentazione della casa di un amico, che poi diventerà suo marito e da cui imparò cosa fosse una famiglia e chi fosse un padre.
PERSINO IL GIORNO DELLE NOZZE Persino il giorno delle nozze, mentre Denise stava per raggiungere l'altare, «mio padre mi disse che voleva essere al mio posto, per sopravvivere feci finta di non sentire. Mi rubò il mio "giorno speciale" accentrando tutto su di lui e sul suo desiderio egoista». Insieme a Denise, diversi adulti cresciuti con coppie dello stesso sesso hanno testimoniato la loro infanzia dolorosa di fronte alla Corte Suprema. «Noi non pretendiamo di dire che tutti i genitori omosessuali o i genitori transessuali agiranno in modo abusivo», ha affermato Denise, ma, anche se le coppie «dello stesso sesso hanno intenzioni buone e buoni curriculum, non sono in grado di fare l'impossibile: come può un uomo fare da modello femminile a una bambina?». Perché «un uomo non è un donna, anche se pensa di esserlo. E se questa Corte cercherà di cancellare il sesso, questo progetto inutile nel lungo periodo non avrà migliori risultati di quelli che ha qualsiasi tentativo di far finta che la natura non esista. La realtà ha dei limiti che la fantasia e l'irresponsabilità semplicemente non possono superare. Pertanto i cittadini di ogni Stato hanno il diritto, e anche una responsabilità, di proteggere la salute pubblica, il benessere generale e il bene dei bambini non estendendo il matrimonio al di là della sua definizione tradizionale, naturale e sana».
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio). NUMERO VERDE ANTI-GENDER Dal 6 febbraio è attivo il numero verde 800 94 24 83 voluto da Pro Vita & Famiglia per contrastare le derive gender soprattutto nelle scuole. In un comunicato stampa dell'associazione possiamo leggere: «Giù le mani dai nostri figli! Da oggi sarà attivo il numero verde 800 94 24 83, dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle ore 17.30, per segnalazioni e aiuto relativi a progetti o iniziative ispirate alla teoria gender». Toni Brandi, presidente dell'associazione, ha aggiunto: «A rispondere saremo direttamente noi che passeremo il caso ad esperti psicologi, pedagogisti e insegnanti che raccoglieranno informazioni e valuteranno il pericolo o meno di trovarsi di fronte a un'emergenza educativa. Il problema comprende sia i contenuti di certi libri di testo sia il disagio scolastico rispetto a certe iniziative che si inseriscono nella sfera intima degli alunni. I bambini vengono sempre più "erotizzati" senza il consenso delle famiglie e questa prassi negativa deve finire». Ha concluso Jacopo Coghe vice presidente di Pro Vita & Famiglia: «Questo numero sempre attivo servirà a contrastare episodi di disagio che vengono colti durante il percorso educativo degli studenti e che sempre più ci vengono segnalati dalle famiglie, preoccupate che certe iniziative possano essere fonte di malessere per i propri figli». (Gender Watch News, 8 febbraio 2020)
ASSORBENTI NEI BAGNI MASCHILI L'American Civil Liberties Union (ACLU) ha chiesto che anche nei bagni maschili di tutto il Paese siano presenti gratuitamente assorbenti femminili per le persone transessuali. Gli assorbenti servirebbero per quelle donne che si sentono maschi e quindi vanno nei bagni maschili, oppure per quegli uomini che pur sentendosi donne si recano nei bagni maschili e che, avendo subito una operazione chirurgica, hanno emorragie a seguito della stessa. L'ACLU ha sostenuto, riferendosi alle donne che si credono uomini, che non è un "ritratto completo o accurato" affermare che solo le donne "mestruano, rimangono incinte o allattano al seno": si tratta di "equità mestruale". Ha aggiunto che "gli uomini che rimangono incinta e partoriscono sono uomini". È proprio vero che la prima caratteristica di qualsiasi ideologia è non riconoscere la realtà per quello che è e a volte le conseguenze sono tragicomiche. (Gender Watch News, 28-12-2019)
CHECCO ZALONE E IL POLITICAMENTE CORRETTO L'attore Checco Zalone viene intervistato dal Corriere. «Purtroppo non si può dire più nulla - dichiara Zalone -. Se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, tipo quella di Giuliano dei Negramaro, mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali». Poi però l'anticonvenzionale Zalone si allinea anche lui al politicamente corretto. Aldo Cazzullo infatti osserva che «Lei non scherniva gli omosessuali, ma coloro che li scherniscono» e l'attore così ribatte: «È evidente; anche se forse non a tutti. L'unica cosa atroce qui è la psicosi del politicamente corretto. C'è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende». Più avanti Zalone ricorda un episodio legato ad una edizione del Festival di Sanremo: «Volevo prendere in giro Povia, che aveva fatto una canzone agghiacciante, "Luca era gay e adesso sta con lei"; come se l'omosessualità fosse una malattia da curare. L'idea era salire sul palco dell'Ariston con una medicina in mano, il Frociadil 600, ovviamente una supposta. Gli autori mi fecero capire che non era il caso». Insomma un colpo al cerchio e una alla botte per essere irreverente ma non troppo. (Gender Watch News, 30-12-2019)
VIDEO DI CHECCO ZALONE: GLI UOMINISESSUALI Nel seguente video (durata: 4 minuti) Checco Zalone in un suo famoso film canta in un locale gay la sua canzone "Gli uominisessuali".
https://www.youtube.com/watch?v=kJJAfXTG88U
Fonte: Provita & Famiglia, 08/02/2020
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IN CINA LA CHIESA E' CONTROLLATA DAL GOVERNO
Dal 1° febbraio tutte le organizzazioni religiose dovranno essere guidate da un'assemblea nominata dallo Stato
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 6 febbraio 2020
Il 1° febbraio sono entrati in vigore in Cina nuovi regolamenti cui tutte le religioni dovranno attenersi per non diventare fuorilegge. Come già scritto, si tratta di un ulteriore inasprimento del controllo che lo Stato eserciterà su tutte le organizzazioni religiose. Queste non potranno più fare nulla (celebrazioni, raduni, progetti) senza l'esplicita approvazione del dipartimento per gli Affari religiosi del governo e saranno costrette ad «aderire alla leadership del Partito comunista cinese, aderire al principio di indipendenza e di auto-governo», che per la Chiesa cattolica significa obbedire a Pechino invece che al Papa, e «attuare i valori del socialismo».
POSSIAMO ANCORA CHIAMARCI CHIESA CATTOLICA? C'è però anche un'altra norma che rischia di minare alla base l'identità della Chiesa cattolica. Ogni religione, infatti, dovrà essere guidata al massimo vertice da un'assemblea nominata dallo Stato. Il principio è chiaramente in contraddizione con la dottrina cattolica, come nota padre Li, sacerdote dell'Hebei intervistato da Ucanews: «Così non si abolisce forse il tradizionale modello della Chiesa guidata dai vescovi? Se la Chiesa non ha una guida cattolica, si può ancora chiamare Chiesa cattolica?». L'obiettivo del Partito comunista è «chiaro», continua il sacerdote: «Trasformare la Chiesa cattolica in un gruppo che appartiene al Partito. Questi nuovi regolamenti mettono in serio pericolo la Chiesa cinese e da quando sono stati introdotti non abbiamo avuto che persecuzione, chiese demolite, il divieto di vendere Bibbie online, oltre all'arresto di centinaia di cristiani per incitamento alla sovversione del potere statale». Hau Baolu, che gestisce una parrocchia nello Shaanxi, reagisce allo stesso modo: «Ora sono gli atei a gestire la Chiesa. Mi chiedo come il governo possa pretendere di essere più importante di Dio e del Vaticano in materia di fede e morale». Secondo Wang Baoen, cristiano dello Shaanxi, «i nuovi regolamenti intendono privare i vescovi e i preti della loro autorità e portare la Chiesa sotto il controllo totale dello Stato, che non esiterà a sopprimerla».
NON SEGUIREMO QUESTE REGOLE, NOI SUORE SIAMO PRONTE AL MARTIRIO Una suora cattolica, che guida un convento nell'Hebei, ha dichiarato sempre ad Ucanews che non rispetterà le norme appena entrate in vigore: «Noi abbiamo le nostre regole e la nostra gestione del convento. Se seguissimo quelle del governo, non saremmo più un gruppo di suore cattoliche. Non possiamo cambiare la nostra natura». I nuovi regolamenti sono in netto contrasto anche con l'accordo provvisorio tra Cina e Vaticano firmato nel settembre 2018. Per quanto il testo sia segreto, la Santa Sede ha più volte ribadito che il governo comunista ha riconosciuto il ruolo di papa Francesco come capo della Chiesa cattolica in Cina. Come si concilia questo riconoscimento con la nascita di un'assemblea nominata dallo Stato, e che sicuramente non includerà i vescovi ancora non riconosciuti dal governo, che avrà il compito di decidere tutto riguardo alla vita e agli insegnamenti della Chiesa? Come stanno insieme l'autorità del Papa e il riconoscimento del «principio di indipendenza e di auto-governo» della Chiesa cinese? Queste domande, per ora, rimangono senza risposta.
Fonte: Tempi, 6 febbraio 2020
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OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 5,17-37)
Avete inteso che fu detto agli antichi...
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Il brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato è ricco di spunti per la nostra riflessione ed è difficile approfondire ogni tema in una sola omelia. Cercheremo di riassumere tutto nel modo più semplice. Gesù insegna ai suoi discepoli e dice: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Poi, a conferma di tutto ciò, afferma che non passerà un solo "iota" o un solo "trattino" della Legge. Lo "iota" era la più piccola lettera dell'alfabeto ebraico e i "trattini" erano dei segni posti per distinguere bene le lettere simili. In poche parole, Gesù afferma che il Nuovo Testamento non è contro l'Antico Testamento, ma lo perfeziona. Durante l'esodo, Dio aveva dato la Legge ad Israele per mano di Mosé. Ogni israelita era pienamente consapevole di questo: Dio è l'autore della Legge mosaica. Ora, con la predicazione di Gesù, avviene qualcosa di molto importante. Gesù, infatti, afferma più volte in questo brano di Vangelo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai [...]. Non commetterai adulterio [...]. Non giurerai il falso [...]. Ma io vi dico [...]». Con questa affermazione: «Ma io vi dico», Gesù voleva chiaramente perfezionare la Legge che Dio aveva dato a Mosé e intendeva chiaramente insegnare che Lui è Figlio di Dio, quindi Dio stesso. Solo Dio, infatti, può portare a perfezione ciò che Lui stesso ha dato. Quale uomo potrebbe presumere tanto? Questo piccolo particolare è un chiaro insegnamento riguardante la Divinità di Gesù: Egli è il Figlio di Dio. In che cosa ha perfezionato la Legge antica? In questo discorso riportato dal brano evangelico di oggi, Gesù perfeziona il quinto, il sesto e il secondo Comandamento. Il quinto Comandamento dice: «Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio» (Mt 5,21). Gesù porta a compimento questo comando di Dio facendoci comprendere che si calpesta questo precetto non solo uccidendo materialmente qualcuno, ma anche con l'odio e il rancore. Spesso si sente dire: «Io sono a posto, non ho ucciso e non ho rubato». A parte il fatto che i Comandamenti non sono due ma sono dieci, rimane da dire che tante volte non si uccide con una pistola o una spada, ma con la propria lingua, seminando calunnie e cattiverie contro il nostro prossimo. Giustamente si dice che ne uccide più la lingua che la spada. In poche parole, alla luce dell'insegnamento di Gesù, per osservare il quinto Comandamento non basta non uccidere e non odiare, bisogna amare anche i nostri nemici e pregare per loro. Il sesto Comandamento dice: «Non commetterai adulterio» (Mt 5,27). Gesù porta alla perfezione questo comando, dicendo: «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,28). Per osservare bene questo Comandamento, dunque, bisogna evitare gli sguardi pericolosi e bisogna combattere contro i pensieri molesti. I pensieri si possono paragonare a delle mosche fastidiose: l'importante è cacciarle sempre via pregando e distogliendo la mente. Il "sentire" non è l'"acconsentire"; e, finché si combatte, non si è ancora caduti. Gesù, inoltre, ci dà un grande insegnamento per riuscire ad osservare il sesto Comandamento: bisogna fuggire le occasioni prossime di peccato. Così devono essere interpretate le esigenti parole di Gesù: «Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te...» (Mt 5,29). Non sono parole da prendere alla lettera, ma da interpretare nel senso che dobbiamo essere decisi ad allontanare dalla nostra vita tutto ciò che è di pericolo per la purezza del nostro cuore. Pensiamo a certe false amicizie, a certi divertimenti pericolosi, a certi spettacoli indecenti, ecc. Se uno scherza con il fuoco si brucia anche senza volerlo. San Filippo Neri insegnava che questa battaglia – la battaglia per la purezza – si vince fuggendo, ovvero allontanando tutte le occasioni pericolose. Il secondo Comandamento insegna di non pronunciare invano il Nome del Signore. Da ciò si capisce che giurare il falso va contro questo precetto, dal momento che giurare significa prendere Dio come testimone di ciò che si sta dicendo. Gli ebrei erano consapevoli di questo e consideravano un grande peccato giurare il falso. Gesù però dice: «Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra [...]. Sia invece il vostro parlare: sì, sì, no no; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,34-37). La Chiesa insegna che è un peccato grave giurare il falso e che è un peccato veniale – comunque sempre un peccato – giurare il vero in cose di poco conto. Giurare è qualcosa di molto serio e può essere fatto, secondo l'insegnamento costante della Chiesa, solo per cose molto importanti, pensando che, in quel momento si prende Dio come testimone. Da ciò si comprende come sia brutto giurare per cose da poco; o, peggio ancora, per cose false. Ecco l'insegnamento di questa pagina di Vangelo. Esso ci insegna a non limitarci ad una osservanza solo esteriore, ma a purificare profondamente il nostro cuore. Maria Santissima, la prima Discepola di Gesù suo Figlio, ci insegni ad essere fedeli a queste parole.
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