BastaBugie n�668 del 10 giugno 2020

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1 LEGGE SULL'OMOFOBIA: ECCO COME I CATTOLICI HANNO GIA' OGGI PERSO LA BATTAGLIA
Non è vero che con la legge Zan sacerdoti e catechisti rischieranno la prigione perché già ora si sono chiusi la bocca da soli ben prima che la legge Zan gliela chiuda
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 TRUMP HA RAGIONE: FACEBOOK, TWITTER, YOUTUBE, GOOGLE CENSURANO LE OPINIONI SGRADITE ALLA CULTURA DOMINANTE
Anche le proteste in America di questi giorni sono violente e anticristiane: negozi saccheggiati, auto in fiamme e chiese profanate (ma per i media europei sono ''manifestazioni antirazziste e pacifiche'')
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
3 CONOSCI LA STORIA DI SANTA MARIA MADDALENA DE' PAZZI? LEGGILA E NON LA DIMENTICHERAI MAI
La vita cristiana è fatta per le anime forti e, se non lo si è, la Grazia trasforma e rende capaci di superare qualsiasi prova
Fonte: I Tre Sentieri
4 IL MITO DEL VACCINO CONTRO IL CORONAVIRUS
Si attende il rimedio miracoloso che ci libererà dal lockdown, farà rinascere l'economia, ci toglierà le mascherine (VIDEO IRONICO: Mamme, figli e mascherine)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 I MORTI A CAUSA DEL CORONAVIRUS VANNO ANNOVERATI FRA LE VITTIME DEL COMUNISMO
Invece per Bersani, ex segretario del Pd, la colpa è sempre e solo di Salvini (del resto la demonizzazione dell'avversario è tipica della sinistra)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 CORONAVIRUS: NELLA CONFUSIONE SANITARIA, POLITICA, ECONOMICA E RELIGIOSA, I CRISTIANI COME POSSONO ORIENTARSI?
Va ricordato che di fronte a Dio gli uomini non hanno diritti, ma solo doveri (e se esistono diritti dell'uomo nei confronti di un suo simile è perché questi diritti si fondano sulla legge divina)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
7 L'APP IMMUNI SVELA LA PREPOTENZA DELLE FEMMINISTE AL POTERE IN ITALIA
Laura Boldrini e altre si scagliano contro l'immagine di una mamma che tiene in braccio il figlio e il marito che lavora: il ministro Paola Pisano prontamente inverte i ruoli (VIDEO: La verità sulle app di tracciamento)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Sito del Timone
8 IL CORONAVIRUS HA MOSTRATO LA BELLEZZA DI FARE LA SCUOLA A CASA CON I GENITORI
I genitori sono i migliori insegnanti per i propri figli (molti apprezzano i vantaggi dell'homeschooling, almeno in Italia, perché all'estero invece...)
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A (Gv 6,51-58)
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LEGGE SULL'OMOFOBIA: ECCO COME I CATTOLICI HANNO GIA' OGGI PERSO LA BATTAGLIA
Non è vero che con la legge Zan sacerdoti e catechisti rischieranno la prigione perché già ora si sono chiusi la bocca da soli ben prima che la legge Zan gliela chiuda
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-06-2020

La proposta di legge Zan contro l'omofobia preoccupa. E molto. Ma non preoccupa tutti. Nemmeno tutti i cattolici. Anzi, preoccupa solo una strettissima minoranza di cattolici. Certamente non preoccupa la gerarchia ecclesiastica italiana dai sacerdoti ai vescovi. Il bello è - però - che la strategia contro la legge Zan non tiene conto di tutto questo, e ragiona come se tutti i cattolici, tutti i sacerdoti e tutti i vescovi fossero allarmati. Così non è, e questo errore di valutazione rende incerta la strategia d'azione contro la proposta di legge in quanto presuppone ciò che non c'è. È come far leva sul vuoto.
La linea argomentativa maggiormente seguita è questa: "Con la legge Zan sacerdoti e catechisti rischiano la galera". Sono parole di Costanza Miriano che prendo ad esempio e che dovrebbero suscitare allarme e mobilitazione. Ma sacerdoti e catechisti non rischiano nulla perché non insegnano per niente la dottrina della Chiesa su sessualità, omosessualità, transessualità e bisessualità. Quanti sono in Italia i sacerdoti e i catechisti che parlano o almeno accennano a questi temi? Proviamo a contarli e non raggiungeremo il numero delle nostre dieci dita delle mani. Se sacerdoti e catechisti insegnassero la vera dottrina della Chiesa sulla sessualità non si sarebbe arrivati alla legge Zan o comunque ora ci sarebbe almeno un popolo da mobilitare per contrastarla. Sacerdoti e catechisti si saranno chiusi la bocca da soli ben prima che la legge Zan gliela chiuda. Col senso di colpa di essere indietro di 200 anni, la Chiesa cerca di guadagnare il terreno perduto e limita la propria libertà prima che lo Stato gliela limiti. Lo abbiamo appena visto anche col covid-19. Vogliamo essere sempre i primi della classe agli occhi del mondo.

PRIMO ERRORE: PENSARE DI AVERE UN ESERCITO ALLE SPALLE
Nella giornata mondiale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia del maggio scorso, il Presidente Mattarella e il premier Conte hanno spudoratamente tirato la volata alla nuova legge, ma dalla Chiesa italiana non è arrivata una parola. Quando scoppiano casi di relazioni omosessuali nelle parrocchie, sia tra preti che tra educatori, ad essere allontanato è il parroco che denuncia e protesta e non i protagonisti dello scandalo, come è successo per esempio a Staranzano, in quel di Gorizia.
In Germania è già pronto il rito di benedizione in chiesa per le coppie omosessuali e per i divorziati risposati in ossequio ad Amoris laetitia, e così sarà ben presto anche da noi. Tra i lettori di queste righe c'è qualcuno che ricorda una chiara presa di posizione del proprio vescovo sull'omosessualità? Io certamente no. Ma se nemmeno nei seminari viene insegnata la corretta morale sessuale e la corretta pastorale in questi casi, come pretendere che ci siano sacerdoti e catechisti che andranno in galera? Nessuno andrà in galera perché in galera ci si sono già messi da soli.
Queste osservazioni hanno a che fare con la strategia da seguire. Quando si pensa di avere un esercito alle spalle si agisce in un certo modo. Se invece si prende atto di essere dei piccoli avamposti dalle forze limitate si agisce in altro modo. E certo un esercito di sacerdoti e catechisti che corrono il rischio di andare in galera non c'è, ed è ingenuità pensarlo. Allora la strategia deve assumere un primo criterio: la lotta non è solo contro i laicisti al governo o fuori del governo ma è anche contro sacerdoti e catechisti che si sono chiusi la bocca. Deve essere chiaro che posizionarsi contro la legge Zan significa disturbare molti dentro la Chiesa - anche in alto - e non solo fuori di essa. Se manca questa consapevolezza si finirà per rimanere spiazzati prima di tutto dai "nostri", che con gli altri si sono già "accordati". E nessuno dei nostri verrà a salvare il soldato Ryan quando egli si troverà disperso tra le linee nemiche: la trama del film "Behind Enemy Lines" con Gene Hackman e Owen Wilson non è roba da cattolici di oggi.

SECONDO ERRORE: LA LIBERTÀ DI PAROLA
Poi c'è l'altro errore di puntare solo sul diritto alla libertà di parola. Sacerdoti e catechisti - si dice contro la "legge bavaglio"- hanno diritto di parola, così come chi dice che bisessuale è bello e buono. Lo Stato dovrebbe permettere a tutti di dire la propria. Ma questa concezione dello Stato come neutro da etica e religione, e quindi come tutto tollerante e tollerante tutto, è proprio quella che conduce alla legge Zan. È lo Stato che sulla tolleranza fonda l'intolleranza, come disse Benedetto XVI: "La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa" (in Luce del Mondo). È lo Stato che vieta la libertà di espressione a chi sostiene che la verità è intollerante e che ci sono cose che non si possono tollerare. La lotta alla legge Zan basata sulla libertà di espressione di sacerdoti e catechisti è perdente. Essa deve fondarsi sulla verità e il bene e sul fatto che ci sono dei mali che l'autorità politica può al massimo tollerare a determinate condizioni ma mai approvare come forme di bene pubblico.  
I numeri in parlamento per l'approvazione della legge ci sono. Cinque stelle, PD e Italia viva - i partiti benvoluti e appoggiati dai vertici ecclesiastici italiani - litigheranno su tutto ma non su questo. Qualche avamposto cattolico militante tenterà il tutto per tutto ma, illudendosi di essere appoggiato dalla Chiesa e dal mondo cattolico, verrà poi sconfessato e abbandonato a se stesso. Questa è la situazione. Prendiamone atto e a partire da qui cominciamo a riorganizzare le cose.

Nota di BastaBugie: già sette anni fa abbiamo pubblicato un articolo di Mario Palmaro che si è realizzato punto per punto. Rileggerlo oggi fa prendere coscienza che il problema non nasce oggi, ma è stato fatto crescere piano piano.

MATRIMONI GAY: COME I CATTOLICI PERDERANNO QUESTA BATTAGLIA IN DIECI PASSI
Con le leggi sull'omofobia l'uomo viene demolito un pezzo alla volta nel trionfale plauso dei nemici della Chiesa
di Mario Palmaro
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3034

DOSSIER "LA DITTATURA GAY"

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-06-2020

2 - TRUMP HA RAGIONE: FACEBOOK, TWITTER, YOUTUBE, GOOGLE CENSURANO LE OPINIONI SGRADITE ALLA CULTURA DOMINANTE
Anche le proteste in America di questi giorni sono violente e anticristiane: negozi saccheggiati, auto in fiamme e chiese profanate (ma per i media europei sono ''manifestazioni antirazziste e pacifiche'')
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 3 Giugno 2020

Una cosa è certa: l'ordine esecutivo sui social firmato dal presidente Trump non costituisce assolutamente un attentato alla libertà di parola, anzi semmai è vero il contrario, ne costituisce una tutela. Ormai necessaria. In poche parole, non si vieta a Facebook, Twitter, Google e compagnia di pubblicare qualsiasi genere di testi, commenti, immagini, video; ma qualora decidessero di oscurarne o censurarne qualcuno, a loro sgradito, di sospendere gli utenti o di cancellare i loro post, ne risponderebbero, potrebbero cioè essere portati in giudizio, anziché godere di un libero e totale arbitrio com'è stato finora. La Fcc, l'agenzia centrale delle comunicazioni americana, è stata incaricata in questo senso di rivedere le regole di un gioco finora senza regole, ciò di cui i social hanno dimostrato di approfittare con spregiudicatezza ed eccessiva disinvoltura, ma, quel che è peggio, secondo modalità per nulla neutrali, né tanto meno imparziali. Al punto da pretendere di bollare come fake news persino un'opinione di Trump, limitatosi ad evidenziare il rischio di potenziali brogli nel caso a novembre, per le elezioni presidenziali americane, si votasse per posta causa Coronavirus, come paventato dal governatore della California, Gavin Newsom, guarda caso un democratico, immediatamente seguito da altri suoi compagni di partito.

DIFENDERE LA LIBERTÀ DI PAROLA
Trump ha subito fatto chiarezza, correttamente: «Siamo qui oggi per difendere la libertà di parola da uno dei pericoli maggiori», ha detto. I social «avevano un potere incontrollato», ma «non possiamo permettere che ciò accada», specie a fronte di un fact-check, di un controllo esercitato alla stregua di un discutibilissimo «attivismo politico» e morale quando non di una tifoseria sfacciata. Persino Mark Zuckerberg, fondatore ed amministratore delegato di Facebook, ha condiviso la decisione del presidente americano, affermando pubblicamente, nel corso di un'intervista: «Credo fortemente che Facebook non debba essere l'arbitro della verità di tutto ciò che la gente dice online. In generale, le società private, specialmente le piattaforme, probabilmente non dovrebbero essere nella posizione di farlo». Come finora, purtroppo, era invece accaduto. Come ben sanno molti, penalizzati per il solo fatto di aver espresso pareri, commenti, opinioni semplicemente fuori dal coro, "peggio" ancora se concordi con la morale cattolica.
Qualche esempio? Nel luglio scorso, in Francia, l'on. Emmanuelle Duverger in Ménard, credente praticante e pro-family convinta, si è vista bloccare arbitrariamente da Twitter il suo account e cancellare un suo tweet, semplicemente per aver "osato" criticare Greta Thunberg, dopo aver ascoltato il suo discorso tenuto presso l'Assemblea Nazionale. Di contro nessuno ha tutelato la parlamentare dalle minacce, anche di morte, ricevute proprio a seguito dell'opinione da lei espressa.
Due anni fa uno speciale dossier, pubblicato da Project Veritas, raccogliendo le testimonianze di numerosi dipendenti di Twitter, denunciò la sistematica censura attuata nei confronti degli iscritti più "conservatori", senza che questi potessero neppure accorgersene, tramite un sistema denominato «Blocco nell'ombra»: i post "sgraditi" o "scomodi" venivano semplicemente esclusi dalla rete, ad insaputa di tutti, da fantomatici «agenti di revisione dei contenuti».

CENSURA CONTRO I CRISTIANI
Anche Facebook non è esente da scivoloni su questo infido terreno: come nel 2018, quando bloccò la raccolta fondi per la pellicola pro-life «Roe vs. Wade», realizzata per raccontare la vera storia del caso giudiziario, risalente al 1970. A lanciare l'allarme, all'epoca, furono niente meno che due attori di Hollywood, il premio Oscar Jon Voight ed il produttore Nick Loeb.
Il fenomeno, comunque, non è assolutamente nuovo: già nel 2011 il rapporto dal titolo «True Liberty in a New Media Age: An Examination of the Threat of Anti-Cristian Censorship and Other Viewpoint Discrimination on New Media Platforms», commissionato dalla Nrb-National Religious Broadcasters con sede in Virginia, negli Stati Uniti, ha dimostrato la vera e propria censura attuata online nei confronti di qualsiasi contenuto cristiano od anche religioso più in generale.
In particolare, il rapporto ha segnalato la decisione, assunta da Apple nel novembre 2010, di bloccare l'app Manhattan Declaration solo per aver definito, in forza delle proprie convinzioni cristiane, immorale il comportamento omosessuale. Per lo stesso motivo, pochi mesi più tardi, nel marzo 2011, la Apple ha censurato anche l'app Exodus International, iniziativa cristiana dedita ad aiutare le persone ad abbandonare la propria vita omosessuale. Ed ancora, stessa sorte nel luglio 2011 nei confronti di Christian Values Network: Apple ha tolto iTunes dal portale, che contribuisce a finanziare le organizzazione caritative, accusato di esser troppo critico verso le iniziative pro-Lgbt. Sono finiti nella "lista nera" del rapporto anche Google, per essersi rifiutato di accettare una pubblicità cristiana pro-life (benché poi, citato in giudizio, sia stato costretto a fare marcia indietro ed a pubblicarla), Facebook, per aver cancellato commenti ritenuti anti-gender e per le partnership avviate con organizzazioni pro-Lgbt, e via elencando.

MARK ZUCKERBERG
In tutto questo marasma, v'è anche da prender atto delle scuse pubblicamente porte già nell'aprile 2018 dal gran patron di Facebook, Mark Zuckerberg, per la censura attuata dal suo social nei confronti dei contenuti cattolici. Nel corso della sua udienza dinanzi al Congresso americano, per rispondere dei milioni di dati personali ceduti a società terze a scopi elettorali e commerciali, Zuckerberg ammise che la sua azienda aveva «commesso un errore», bloccando l'annuncio di un corso di teologia cattolica, promosso dall'Università Francescana di Steubenville, "rea" solo di aver pubblicato l'immagine di un crocifisso, considerato «eccessivamente violento» e «sensazionalista». Di fronte a questo "atto di contrizione", il sen. Ted Cruz del Texas fece notare come su Facebook fossero state già «bloccate più di due dozzine di pagine cattoliche» e di contenuti conservatori, bollati come «insicuri per la comunità». Cruz chiese ironicamente se fossero stati rimossi, allo stesso modo, anche gli annunci di Planned Parenthood e di altre sigle abortiste.
Le scuse di allora rendono comunque meno sospetta e più credibile la difesa fatta oggi da Zuckerberg della linea adottata dal presidente Trump nei confronti dei social. V'è da sperare, senza illusioni, che si tratti di un percorso di fruttuosa presa di coscienza o addirittura di feconda conversione, quello iniziato dal fondatore di Facebook.
Questo breve elenco di fatti - elenco, che potrebbe, volendo, continuare a lungo - dimostra come il capo della Casa Bianca abbia ragioni da vendere nel porre argini, fissare paletti, istituire garanzie per tutti contro abusi ed arbitrii via web. L'ordine esecutivo di Trump dovrebbe essere approvato anche in altri Paesi. Ma, certo, per farlo occorrono leader con una coscienza...

Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo seguente dal titolo "Trump difende le chiese e prega. I vescovi lo attaccano" spiega la vera natura delle proteste che stanno danneggiando gli Usa stremati dal lockdown. Queste proteste mostrano la loro natura anti cristiana: diverse chiese sono profanate, perciò Trump è stato sui luoghi vandalizzati mostrando la Bibbia e pregando nel santuario di Giovanni Paolo II. Il presidente, però, non si deve difendere solo dalla stampa che mente, ma anche dai vescovi che giustificano gli anarchici e chi odia Dio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 giugno 2020:
Mentre i media e i grandi giornali americani si ostinano a chiamare "peaceful protesters" ("manifestanti pacifici") gli anarchici che ora si sentono legittimati a distruggere negozi, derubando la merce e compiendo vandalismi di ogni tipo, alcuni leader religiosi americani sono impegnati ad indignarsi per la foto che ritrae il presidente degli Stati Uniti con la Bibbia in mano, stracciandosi la tonaca per il fatto che l'altro ieri Trump si è recato a pregare con la first lady al Santuario di Washington dedicato a Giovanni Paolo II.
«Trovo sconcertante e riprovevole che qualsiasi struttura cattolica si permetta di venire così egregiamente abusata e manipolata in un modo che vìola i nostri principi religiosi...il papa san Giovanni Paolo II... certamente non perdonerebbe l'uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per zittirli, disperderli o intimidirli (i manifestanti, ndr) pur di farsi fotografare di fronte ad un luogo di culto». Sono queste le parole con cui il vescovo della capitale, Wilton Gregory, ha rimproverato il santuario diretto dai Cavalieri di Colombo.
Si potrebbe pensare ad un'attenuante, che i vescovi stiano dalla parte dei neri discriminati, facendo ingenuamente di tutto un fascio l'erba dell'omicidio di George Floyd. Si potrebbe anche credere che siano convinti dai media che Trump abbia ordinato di usare lacrimogeni contro la folla pacifica, si potrebbe pensare che non abbiano letto per intero il discorso con cui il presidente Usa condanna duramente l'assassinio di Floyd, invitando però a non sfruttare l'accaduto per distruggere l'America già provata dal recente lockdown. Ma ci sono dei fatti che non possono non essere noti ai leader religiosi. Fatti che rendono ingiustificabili le loro posizioni.
La stessa Catholic News Agency ne ha parlato: oltre ai negozi, alle vetrine, ai monumenti, i manifestanti hanno preso di mira in modo particolare le chiese del paese. È accaduto, oltre che a Washington, in California, Minnesota, New York, Kentucky, Texas e Colorado. Sui muri della cattedrale di Denver, ad esempio, i "manifestanti pacifici" hanno scritto così: «Pedofili», «Dio non esiste», «Dio è morto». Sono poi stati disegnati simboli contro la polizia e contro la fede. L'edificio è anche stato preso a sassate nell'intento di spaccare le finestre.
Perfino la splendida cattedrale di St. Patrick, nel centro di New York, è stata imbrattata, mentre a Dallas, le finestre della cappella di Saint Jude sono state distrutte. Stessa sorte è toccata alla libreria della congregazione religiosa delle "Daughters of St. Paul", chiusa dopo un attacco dei manifestanti, costringendo le suore a rimuovere il tabernacolo dalla cappella adiacente all'edificio. Non solo, la canonica della cattedrale dell'Assunta di Louisville è stata danneggiata dal lancio di massi e a Minneapolis la basilica di Saint Mary ha rischiato di essere incendiata dopo che era stato appiccato il fuoco sotto una panca. Infine, è stata imbrattata la cattedrale maronita di Nostra Signora del Libano a Los Angeles.
Ma i pastori, pur di accusare Trump, lo rimproverano per aver pregato in chiesa, inginocchiandosi in un cappella davanti alla reliquia di san Giovanni Paolo II e all'immagine della Madonna polacca di Czestochowa, o per aver mostrato la Bibbia come richiamo alle radici religiose degli Stati Uniti, difendendo invece coloro che li attaccando. Basti pensare a come padre Jonathan Austin ha giustificato i vandali dopo che la sua chiesa di Dallas è stata rovinata dai sassi: «Questi vetri non sono nulla. Il vetro si rompe continuamente, purtroppo. Ma la scorsa settimana è stata portata via la vita del signor George Floyd». Austin ha colpevolizzato anche la polizia, esortando tutti a «difendere la vera pace» contro gli «atti orribili, soprattuto avvenuti per mano delle autorità».
Anche Mariann Edgar Budde, vescovessa della chiesa episcopale di Washington, si è indignata per il fatto che Trump si sia fatto fotografare di fronte alla chiesa episcopale di Saint John giustificando invece chi, la sera precedente, aveva incendiato e vandalizzato l'edificio religioso. Eppure, è chiaro che il presidente americano volesse dichiarare guerra all'anarchia, decidendo il giorno successivo alle proteste di ripercorrere simbolicamente i luoghi usurpati dalla devastazione per contrapporre il disordine e la violenza luciferini all'ordine che nasce quando si consegna un paese a Dio.
Lo si comprende anche dal fatto che Trump aveva commentato il vandalismo contro il Lincoln Memorial, contro il World War Two Memorial, contro la chiesa episcopale, insieme all'omicidio di un ufficiale afroamericano in California, così: «Questi non sono atti di protesta pacifica. Questi sono atti di terrore interno. La distruzione della vita innocente e lo spargimento di sangue innocente sono un'offesa per l'umanità e un crimine contro Dio».
Che la stampa abbia spudoratamente mentito sulle rivolte, parlando dell'uso di lacrimogeni contro la folla pacifica, sebbene non ci fosse nulla di pacifico nelle proteste di Washington e sebbene la polizia abbia usato non lacrimogeni ma fumogeni, risulta incomprensibile il comportamento ideologico dei vescovi, che pur di remare contro il presidente sono disposti a stringere le mani a chi odia la Chiesa, la fede e Dio. Eppure non è la prima volta che accade visto che di fronte alla decisione di Trump di definire la chiese luoghi "essenziali" da riaprire dopo il lockdown (bypassando i governatori che hanno approfittato dello stato di emergenza per discriminare la fede prolungando le chiusure dei soli edifici di culto), i vescovi anziché rallegrarsi di un potere che favorisce Dio sono riusciti a rimproverare il presidente: la conferenza episcopale dello Stato di Washington, seguita dall'arcivescovo di Los Angeles, Jose H. Gomez, ha risposto a Trump che avrebbero obbedito al loro governatore piuttosto che a lui.
È questa dunque la vera fatica del presidente che, dopo aver firmato un ordine esecutivo con cui ha stanziato 50 milioni all'anno per la tutela della libertà religiosa (qualche ora dopo la visita al santuario), si è ritrovato ancora una volta contro alcuni membri della chiesa che vuole difendere dal dilagare di una cultura progressista e ferocemente avversa a Dio e alla Verità e ce per questo lo odia e ne ha il terrore. Una cultura ormai così penetrata dentro le mura cristiane da costringere chi le ha dichiarato guerra a combattere con coraggio dentro e fuori la città.


DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: Corrispondenza Romana, 3 Giugno 2020

3 - CONOSCI LA STORIA DI SANTA MARIA MADDALENA DE' PAZZI? LEGGILA E NON LA DIMENTICHERAI MAI
La vita cristiana è fatta per le anime forti e, se non lo si è, la Grazia trasforma e rende capaci di superare qualsiasi prova
Fonte I Tre Sentieri, 28 maggio 2020

Molti credono che la vita cristiana sia scelta dai codardi, dai paurosi, da coloro, cioè, che hanno quasi un bisogno maniacale di "ridurre" la propria vita. Si sa che alcuni famosi filosofi hanno detto queste cose accusando il Cristianesimo. Basterebbe citare due nomi: Feuerbach e Nietzsche.
E invece non è così. La vita cristiana è fatta per le anime forti; e se non si è forti, la Grazia trasforma e rende forti, cioè rende capaci di superare qualsiasi prova. Gesù ha detto: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua." (Luca 9,23). I gradi di perfezione sono molti, ma solitamente la teologia spirituale distingue tre tappe principali o vie: la via purgativa ("rinneghi se stesso"), la via illuminativa ("prenda la sua croce") e la via unitiva ("mi segua").
Da qui anche il senso di alcune parole di Gesù che sembrano di difficile interpretazione: "il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono." (Matteo 11,12). Solo coloro che riusciranno ad essere tanto forti da vincere le propria inclinazione al male, potranno conquistare il Paradiso.  Dunque: solo coloro che sapranno essere forti!
Tutti i santi possono servire per dimostrare ciò che abbiamo appena detto. Ma ne prendiamo uno: santa Maria Maddalena de' Pazzi. La sua storia è indicativa di quanto il rendersi docili alla Grazia possa conferire una "prospettiva di potenza" dinanzi a qualsiasi prova.

SANTA MARIA MADDALENA DE' PAZZI
Santa Maria Maddalena de' Pazzi si chiamava Caterina e nacque il 2 aprile del 1566, a Firenze, dai nobili Camillo de' Pazzi e Maria de' Buondelmonti. Già alle età di nove anni iniziò le sue pratiche penitenziali, inimmaginabili per quell'età: veglie, digiuni e rami spinosi in forma di ghirlanda sulla testa. Passava ore intere dinanzi a Gesù Sacramentato e il tempo non le pesava, anche perché ben presto fu beneficiata di visioni celesti.
Ricevette la sua prima Comunione all'età di dieci anni, in un giorno privilegiato, il 25 marzo, festa dell'Annunciazione. E già il giovedì santo successivo fece voto di verginità.
A sedici anni lasciò gli amati genitori ed entrò nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli. Alla vestizione le venne dato il nome di Maria Maddalena.
La sua vita consacrata fu immediatamente contrassegnata da doni mistici incomparabili. Nei quaranta giorni successivi alla professione religiosa, Gesù, anche più volte al giorno, la rapiva in estasi. Le fece più volte ammirare la bellezza della Sua Santissima Madre, le tolse il cuore e lo nascose nel suo Cuore, le affidò come maestro lo Spirito Santo e le diede come consiglieri sant'Agostino, santa Caterina da Siena, la beata Maria Bagnesi e il suo angelo custode.
Attraverso l'intercessione della beata Bagnesi, santa Maria Maddalena fece esperienza di una strepitosa guarigione da una malattia che l'aveva costretta a letto sin dalla sua entrata in monastero.
Con questi meravigliosi doni, il Signore le voleva, però, far capire quella che sarebbe stata la grande (ma terribile) missione a cui la preparava: soffrire per riparare l'ingratitudine umana. Aveva appena diciannove anni e Gesù le chiese di cibarsi di solo pane, eccetto nei giorni festivi, nei quali poteva prendere solo cibi quaresimali. Il Signore le ordinò di dormire soltanto cinque ore su un saccone e (due anni dopo) di alloggiare nella cella più povera, di indossare la veste più logora e finanche di fare a meno di calze e di scarpe.
Il 4 maggio del 1585 Gesù le apparve e le pose sul capo la sua corona di spine. Da allora il mal di testa fu continuo, aumentando fortemente ogni venerdì. Il 7 maggio, sempre di quell'anno, rimase 40 ore in estasi: accompagnò la Madonna al Sepolcro e tenne fra le sue braccia il Cadavere di Gesù.

LA FOSSA DEI LEONI
Ma doveva ancora arrivare la grande prova, che ella stessa definì come la "fossa dei leoni". Iniziò la Festa della Trinità del 1585 e durò ben cinque anni. La Santa visse l'esperienza dell'inferno: sentiva grida, bestemmie, risate rumorose. Vedeva i diavoli ed era oppressa da un'indicibile tristezza. Avrebbe voluto nascondersi tra le braccia di Dio, ma una forza sembrava allontanarla. Sentiva noia per la vita religiosa, avrebbe voluto scappare dal monastero, le sembravano inutili le sue fatiche, le privazioni, i dolori. Ebbe tentazioni al suicidio; e un giorno arrivò ad afferrare un coltello per togliersi la vita … ma poi lo pose nelle mani della Madonna. Tormenti non solo interiori, ma anche fisici. Satana la batteva per nottate intere e spesso la faceva precipitare dalle scale. Malgrado ciò, conservava sempre la calma nella profondità della sua anima. Affidò tutta se stessa alla Madonna, che venne continuamente in suo soccorso, infondendole coraggio e sostegno.
La mattina del 10 giugno 1590, santa Maria Maddalena fu liberata dalle persecuzioni diaboliche. La sua inaudita sofferenza fu ripagata con una grazia specialissima: la possibilità di vedere sempre Gesù al suo fianco.
Fu austera riformatrice. Si può dire che ciò che il Signore aveva rivelato a santa Teresa d'Avila per l'Ordine carmelitano, lo ispirò a lei per il monastero di Santa Maria degli Angeli. Le religiose dovevano usare lenzuola e camicie di lana. Il vitto, il letto, l'abito dovevano essere poveri e semplici. Nelle elezioni delle cariche bisognava mirare solo alla gloria di Dio e tutte le suore dovevano nutrire un tale amore vicendevole da dare finanche la vita le une per le altre. Ogni religiosa doveva rendersi continuamente vittima per tutti. Questa riforma fu accettata da tutte le consorelle.
Era maestra delle novizie, quando una voce segreta le disse che la morte si avvicinava. Sapendo che in Paradiso non si può più soffrire, con il permesso della superiora, chiese ancora sofferenza a Gesù. Gesù accettò. L'aridità invase nuovamente la sua anima e patì tutti i dolori del corpo. Per anni stette a letto con indicibili sofferenze fisiche e morali; e soleva dire: "La mia anima non è capace che della sofferenza". Morì il 25 maggio 1607.
Altro che codarda! Filosofi come Nietzsche hanno mai conosciute queste vite?

LETTERE ALLA REDAZIONE: LA STORIA DI SANTA MARIA MADDALENA DE' PAZZI MI SCONCERTA
L'articolo che avete pubblicato su questa santa non riesco ad accettarlo: mi fa male e mi sembra contrario a tutto ciò che ho appreso sul cristianesimo
di Giano Colli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6393

Fonte: I Tre Sentieri, 28 maggio 2020

4 - IL MITO DEL VACCINO CONTRO IL CORONAVIRUS
Si attende il rimedio miracoloso che ci libererà dal lockdown, farà rinascere l'economia, ci toglierà le mascherine (VIDEO IRONICO: Mamme, figli e mascherine)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-06-2020

C'è qualcosa che stona in questa attesa spasmodica del vaccino contro il coronavirus. Non entro qui nell'ambito prettamente sanitario. Abbiamo già affrontato più volte da questo punto di vista il tema del vaccino, mettendo anche in guardia dai facili ottimismi e dalle false speranze.
No, in questa sede vogliamo discutere l'atteggiamento, la posizione che stiamo assumendo davanti all'eventualità di un vaccino. Ovvero, il fatto che si sia passati lentamente dalla speranza di trovare un farmaco in grado almeno di ridurre al minimo i rischi mortali di una infezione da coronavirus, all'attesa messianica di una fiala in grado di liberarci dal male.
In questi mesi la sofferenza da Covid è stata soltanto l'origine e l'epicentro di un fenomeno di sofferenza molto più ampio: l'incertezza, la paura, l'isolamento, la depressione, i suicidi, la preoccupazione per il lavoro, le altre malattie dimenticate (anche quelle più letali del Covid); senza dimenticare il dolore e la rabbia per le Messe prima negate al popolo e ora fortemente limitate. E comunque, in misura maggiore o minore, tutti abbiamo sofferto e continuiamo a soffrire per il lockdown, per le limitazioni imposte spesso sfidando il buon senso e la ragione. Non manca neanche un profondo senso di ingiustizia: gli assembramenti se si tratta di manifestazioni di sinistra (vedi il 25 aprile e quella di ieri, clamorosa, contro il razzismo) non contano, sono ammessi, anzi pare facciano bene alla salute. Mentre invece si continua ad andare in chiesa (chi ci va ancora) come se si entrasse nel reparto infettivi dell'ospedale.

UN RIMEDIO MIRACOLOSO
Ecco, pare che da tutto questo ci libererà il vaccino. Un rimedio miracoloso, che promette non solo di fermare il virus, ma anche di liberarci dalle catene del lockdown, di far rinascere l'economia, di farci togliere le mascherine, di farci tornare ad abbracciare, di farci perfino sentire immortali (dato che da un po' di tempo pare che il Covid-19 sia l'unica causa di mortalità).
Basta leggere i giornali, sentire le dichiarazioni dei politici, i diktat del comitato tecnico-scientifico: tutti in attesa del vaccino, è lui il vitello d'oro che ci salverà. E l'uomo della strada non fa altro che ripetere: «Speriamo che arrivi presto questo vaccino».
Nessuno deve distrarci da questa attesa. Vietato farsi domande sul perché le terapie intensive si sono già svuotate e nessuno si presenta più al pronto soccorso con sintomi gravi da Covid-19 (anche senza vaccino); vietato dare pubblicità alle conoscenze nel frattempo acquisite sul virus e alle terapie che già hanno dimostrato di funzionare (anzi, queste vanno screditate e minimizzato il loro impatto). Il popolo deve attendere con trepidazione: forse è pronto per l'autunno; no, bisognerà aspettare la primavera prossima; no, non prima dell'estate 2021; aspetta, i test sono già in corso e i tempi potrebbero essere abbreviati.
Non importa, tra tre mesi o fra due anni, in ogni caso solo quando ci sarà il vaccino potremmo toglierci le mascherine, avvicinarci anche a meno di un metro, togliere ogni barriera, far risalire l'occupazione, sentirci sicuri.

FALSE CERTEZZE
Ecco, l'illusione di sentirci sicuri, di azzerare i rischi. È la vera debolezza della nostra società, che porta a costruirsi false certezze. E, come in questo caso, a confondere due piani ben distinti: la medicina, la scienza, offre delle risposte a tanti bisogni umani; combatte le malattie, permette una vita più lunga e più sana. Ma non ha una risposta al senso della vita e della sofferenza. Quando si ha a che fare con una malattia grave, certo che si spera di guarire, magari grazie a una nuova terapia, a un innovativo intervento chirurgico. Ma non sarà questo, comunque, a decidere della nostra letizia o della nostra disperazione.
L'attuale attesa per il vaccino sta assumendo invece un aspetto messianico: facciamo i sacrifici oggi in attesa dell'evento che ci libererà definitivamente. L'aspetto più drammatico è che anche l'autorità ecclesiale contribuisce a questa confusione tra i piani, al crescere di questa pericolosa illusione: si prega quasi esclusivamente perché si possa trovare presto il vaccino, quasi come ad anticipare la venuta del messia. Non solo la salute, anche la salvezza sta nel vaccino. Mai un accenno alle domande vere che affiorano naturali quando ci troviamo a dover fare i conti con la morte, a guardarla come una possibilità concreta, attuale. Mai un richiamo a tornare a Dio per allontanare le sventure che si abbattono sull'umanità. Tutte le speranze sono sulla scienza, e le nostre vite affidate nel frattempo alle indicazioni del comitato tecnico-scientifico.
È possibile invece essere liberi già oggi, pur nel rispetto delle limitazioni imposte, e senza vaccino, proprio prendendo sul serio le domande sulla vita, sul senso della sofferenza, sul mistero della morte e sul significato delle calamità, che le attuali circostanze inevitabilmente ci pongono. E scoprendo, seguendo queste domande, come la nostra vita dipenda concretamente da un Altro, da Chi ci ha voluto fin dall'eternità e che è il vero compimento della nostra attesa. Fino a poter dire con sant'Agostino: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 4 minuti e mezzo) dal titolo "Le mamme ai tempi del coronavirus" si fa un po' di ironia sulle misure da rispettare per il Coronavirus soprattutto con i bambini.


https://www.youtube.com/watch?v=eWtfx9WCkyc

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-06-2020

5 - I MORTI A CAUSA DEL CORONAVIRUS VANNO ANNOVERATI FRA LE VITTIME DEL COMUNISMO
Invece per Bersani, ex segretario del Pd, la colpa è sempre e solo di Salvini (del resto la demonizzazione dell'avversario è tipica della sinistra)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 7 giugno 2020

Venendo da una storia comunista, Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, ha sempre la propensione alla demonizzazione dell'avversario tipica della casa.
Lo si è visto nei giorni scorsi, quando, in un programma tv si è lanciato a testa bassa contro il centrodestra: "Il messaggio che in Parlamento e fuori sta dando il centrodestra è una coltellata al Paese... Questa gente qua mi viene il dubbio che se avessero governato loro non sarebbero bastati i cimiteri".
È chiaro che non è facile difendere l'operato del governo Conte, ma cercare di farlo rovesciando la frittata così è davvero un modo sgangherato di far politica. Oltretutto dopo che il presidente Mattarella aveva invitato tutti all'unità morale e alla collaborazione.
È la vecchia demonizzazione dell'avversario. A cui però Bersani aggiunge una sua personale tendenza all'autogol. Il primo dei quali è proprio l'evocazione di chi riempie i cimiteri.
A riempire veramente i cimiteri infatti è stata la Cina comunista, da dove è dilagata nel mondo la pandemia. Non a caso Trump chiama il Covid-19 "il Virus di Wuhan". Bersani dovrebbe sapere che a Wuhan non comandano né Salvini, né la Meloni, né Tajani: comanda il Partito comunista cinese.
Bisognerebbe chiedersi dunque se i 33 mila morti italiani e i quasi 400 mila morti complessivi nel mondo, a causa del Covid, non si aggiungano alla lunghissima lista delle vittime del comunismo, che si contano a milioni.

IL CARDINALE DEL MYANMAR (EX BIRMANIA)
Proprio questo ha affermato a chiare lettere, giorni fa, il cardinale card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, nel Myanmar. Già il titolo della sua dichiarazione è eloquente: "Il regime cinese e la sua colpevolezza morale sul contagio globale".
Il prelato ha ricordato la ricerca dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna, secondo la quale, se la Cina fosse stata corretta, cioè se - invece di imbavagliare e reprimere chi aveva scoperto l'epidemia - avesse agito tre settimane prima, rispetto al 23 gennaio, il numero di casi totali di Covid 19 si sarebbe potuto ridurre del 95 per cento. E anche agendo una settimana prima la pandemia sarebbe stata ridotta del 66 per cento.
Anche la recente inchiesta dell'Associated Press sui rapporti intercorsi fra regime cinese e Organizzazione mondiale della sanità, nelle prime settimane dell'epidemia, conferma i problemi.
A causa di questi ritardi del regime, che per giorni scelse il negazionismo e addirittura organizzò manifestazioni di massa a Wuhan si è "scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone", ha affermato il porporato.
Dunque, ha proseguito, per "il danno arrecato a tante vite umane nel mondo intero... c'è un governo che ha la responsabilità primaria... ed è il regime del Partito comunista cinese di Pechino".
Ovviamente "non il popolo cinese. I cinesi sono stati le prime vittime di questo virus e sono state a lungo le principali vittime del loro regime repressivo. Ma sono la repressione e le bugie del PCC a essere responsabili".
Il cardinale citava coloro che avevano capito per tempo e sono stati messi a tacere, dal dottor Li Wenliang dell'ospedale centrale di Wuhan a due giovani giornalisti della città. E ricordava i comportamenti del regime "dopo che la verità era diventata di dominio pubblico" ("il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie è stato ignorato da Pechino per oltre un mese").
Di fatto "bugie e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite in tutto il mondo". E ciò è accaduto, afferma il cardinale, perché in Cina sono abituali "la repressione della libertà di espressione" e la violazione dei diritti umani.
La conclusione del card. Bo è durissima: "con la sua gestione disumana e irresponsabile del coronavirus, il PCC ha dimostrato ciò che molti pensavano in precedenza: che è una minaccia per il mondo... questo regime è responsabile, attraverso la sua negligenza e repressione, della pandemia che oggi dilaga nelle nostre strade".

CHE NE PENSA BERSANI?
Non sarebbe il caso di parlare di questo? A dire il vero il suo compagno di partito Massimo D'Alema, nel libro che ha appena pubblicato, "Grande è la confusione sotto il cielo", arriva addirittura a elogiare la Cina e perfino per come ha gestito il dramma del coronavirus ("ha saputo fronteggiare questa prova in modo più efficace rispetto a noi", in quanto "ha fatto la differenza un grado minore di individualismo, una maggior coesione sociale e l'esistenza di reti comunitarie").
In una recente conferenza poi D'Alema si è addirittura scagliato contro quello che ha chiamato "il partito anti-cinese" che - a suo dire - "è già all'opera anche in Europa in un clima di nuova guerra fredda".
Quindi guai ad attaccare la Cina. Nelle prossime settimane però potrebbe perfino aggravarsi la responsabilità del regime di Pechino, visto quello che un personaggio di rilievo come sir Richard Dearlove, ex capo dei servizi segreti inglesi, ha dichiarato al "Telegraph": citando una ricerca di prossima pubblicazione, Dearlove ha spiegato che il virus sarebbe stato creato in laboratorio e ne sarebbe uscito per un incidente dando il via alla pandemia.
Sarà interessante sentire cosa diranno Bersani e D'Alema. Nel frattempo va detto che un altro autogol è stato fatto dallo stesso Bersani quando ha cercato di mettere una toppa alla sua incredibile dichiarazione.
Ha infatti spiegato di aver usato "un'iperbole" e ha aggiunto che ce l'aveva con Salvini che, alla manifestazione del 2 giugno, non avrebbe tenuto sempre la mascherina e non avrebbe osservato il distanziamento.
Sembra un altro autogol perché proprio un esponente di Leu, il suo partito, occupa quel ministero della salute che - come informazione sanitaria - a febbraio spiegava che "non è necessario indossare la mascherina per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie".
È lo stesso ministero che mandava in onda il famoso spot in cui si affermava che "non è affatto facile il contagio". Con tutto questo Bersani punta il dito sugli altri.

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Fonte: Libero, 7 giugno 2020

6 - CORONAVIRUS: NELLA CONFUSIONE SANITARIA, POLITICA, ECONOMICA E RELIGIOSA, I CRISTIANI COME POSSONO ORIENTARSI?
Va ricordato che di fronte a Dio gli uomini non hanno diritti, ma solo doveri (e se esistono diritti dell'uomo nei confronti di un suo simile è perché questi diritti si fondano sulla legge divina)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 1° Giugno 2020

La confusione sanitaria, politica, economica e soprattutto religiosa si è certamente aggravata negli ultimi tre mesi. Come orientarsi nei tempi di confusione qual è l'epoca del coronavirus?
Il segreto è dare le giuste priorità, che significa anche dare ad ogni cosa il suo giusto posto, ovvero recuperare una retta nozione dell'ordine delle cose.
L'ordine non è mai orizzontale, ma è sempre verticale e gerarchico. Nell'ordine c'è un alto e un basso, un più e un meno e questo avviene anche in tutti i problemi della vita, individuale e sociale.
Dare la giusta priorità per chi si fregia del nome di cristiano significa dare a Dio il primato in ogni cosa: cercare sempre e innanzitutto il Regno di Dio e la Sua giustizia. Di fronte a questo o a quel problema, in questa o in quella situazione, occorre sempre chiedersi, non quali sono i nostri interessi, ciò che ci conviene, ma quali sono gli interessi di Dio, ciò a cui Dio ha diritto.
Bisogna cercare i diritti di Dio e ricordarsi che, di fronte a Dio, non abbiamo diritti ma solo doveri. E se esistono diritti di fronte agli uomini, è perché questi diritti si fondano su di una legge divina che Dio ha inciso nella natura di ogni uomo e che perciò la nostra mente e il nostro cuore è capace di riconoscere e di amare. Ad esempio il nostro diritto alla vita si fonda sul precetto della legge naturale che proibisce di uccidere l'innocente. Una proibizione assoluta, sancita dal quinto comandamento che vale sia per gli individui che per lo Stato. Abbiamo un diritto a conservare la purezza fondato a sua volta sulla proibizione di commettere atti impuri, anche con i desideri, stabilita da due comandamenti divini, il sesto e il nono. Non abbiamo invece il diritto a trasgredire i comandamenti che proibiscono gli atti e i desideri impuri.
Allo stesso modo non abbiamo il diritto assoluto ad essere immuni da restrizioni fisiche, a meno che queste restrizioni non impediscano od ostacolino la pratica dei nostri doveri. La libertà di pensiero, di parola e di movimento, rivendicata da tanti eretici nel corso della storia, è stata condannata dalla Chiesa proprio perché pretendeva di fondarsi sull'autodeterminazione dell'uomo invece che sulla legge divina e naturale. La legge divina e naturale esige che l'uomo sia libero di osservare i precetti di Dio e della Chiesa, cominciando col rendere a Dio il culto che gli è dovuto, ma non concede questa libertà al di fuori dell'ordine stabilito da Dio.
Tutto il processo di globalizzazione di cui l'UE è parte importante, è stato costruito sul principio del diritto assoluto dell'uomo alla libertà di circolazione e di azione, condannato da Gregorio XVI nella Mirari vos e da Pio IX nel Sillabo. Lo stato totalitario non è tale perché nega la libertà ma perché, come il comunismo e il nazionalsocialismo, calpesta la Verità, che è solamente quella custodita dalla Chiesa cattolica ed è racchiusa nella legge naturale.
Ogni critica agli Stati moderni e alle lobbies rivoluzionarie che oggi dominano la società ha senso e valore solo se parte da questo principio: Dio, e non l'uomo, prima di ogni cosa.

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Fonte: Radio Roma Libera, 1° Giugno 2020

7 - L'APP IMMUNI SVELA LA PREPOTENZA DELLE FEMMINISTE AL POTERE IN ITALIA
Laura Boldrini e altre si scagliano contro l'immagine di una mamma che tiene in braccio il figlio e il marito che lavora: il ministro Paola Pisano prontamente inverte i ruoli (VIDEO: La verità sulle app di tracciamento)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Sito del Timone, 4 giugno 2020

Qualcuno svegli la ragione, che ieri evidentemente stava dormendo mentre si consumava nelle patrie stanze social l'ultimo atto del genocidio del buon senso. Chi si chiedeva se il Covid ci avrebbe reso diversi, di sicuro dovrà convenire che, almeno più intelligenti non lo siamo diventati. Con tutti i problemi che ci sono in agenda, ieri non si parlava d'altro: la sconcia e oscena immagine che accompagna - o meglio accompagnava, perché quando la situazione è seria in questo paese le cose cambiano alla velocità della luce - il varo dell'app di tracciamento Immuni.
Due piccole icone: nella prima una donna che abbraccia, avvolgendolo totalmente come una Madonna, un neonato col ciuccio. Nell'altra icona [...] il papà, nella stanza a fianco davanti a un pc che lavora. Ah... orrido sessismo! Sconcia discriminazione, hanno tuonato le vestali del politically correct. Dove sono le pari opportunità? Una donna che abbraccia a casa il suo figlioletto proteggendolo dal Covid e un maschio alfa che porta a casa la pagnotta con lo smart working. Ma dove sono i costumi di degni di un Paese di diritti?
La prima a strepitare è stata lei, la campionessa della buoncostume del pensiero unico: «La donna col bambino in braccio e l'uomo al lavoro. Un app (senza apostrofo, ndr) che dovrebbe tracciare il contagio, inquinata in partenza da insopportabili e anacronistici stereotipi», dice Laura Boldrini, la quale dopo aver lasciato la presidenza della Camera si fa notare solo quando c'è da scendere in campo con la polizia del pensiero. La crociata è poi decollata con l'intervento a gamba tesa di Paola Concia, perché non c'è battaglia più sacrosanta per i diritti in Italia se a intestarsela non è la componente gay & lesbo. L'ex deputata Pd ha fatto partire i suoi strali: «Ministra Elena Bonetti, prego gentilmente di parlare con la Ministra Paola Pisano perché questa immagine fuori dal tempo e dalla storia deve essere cambiata. Ho scritto deve, sì, perché lo dovete alle donne italiane che non meritano tutto questo».
Quali donne? Tutte? Sicure-sicure che stiamo parlando proprio di tutte? No, ovviamente perché le donne "normali", che magari dopo aver tenuto il bambino in braccio, sono anche andate in cucina a sfornare una torta - squallido retaggio sessista patriarcale - ieri erano affaccendate in tutt'altri pensieri. Ma il diktat rivoluzionario non ammette deroghe: la lotta di classe deve unire in un sol grido tutte, anche se tutte non lo sanno.
L'invito con il revolver puntato addosso della Concia ha sortito il suo scopo. Ecco che la ministra Elena Bonetti, ministra della famiglia oltre che delle pari opportunità, non ci ha pensato due volte. Eh sì che quando c'è da far valere i diritti delle famiglie, quelle vere e non quelle delle icone, la Bonetti ha brillato per la sua somma incapacità, come ammesso da lei stessa, per i fondi alle famiglie e alle scuole paritarie. Ma stavolta no, per questa battaglia di civiltà, la Bonetti si è attivata subito e ha portato all'ovile il risultato: «Cara Anna Paola Concia ho scritto ieri alla Ministra Paola Pisano e mi ha subito rassicurato sul fatto che si sta lavorando ad una modifica, che sarà rilasciata entro breve». Caspita, che solerzia!
Tempo un paio d'ore e l'immagine era già stata modificata. Come? Secondo il diktat del buonismo pariopportunistico, un rovesciamento tanto ridicolo quanto offensivo: la donna al pc e l'uomo a tenere il bambino in braccio. E adesso, vediamo chi è il discriminato? E se fossero i maschietti? Chi ci garantisce che la donna non si sta approfittando di questo ribaltamento dei ruoli con violenza? Semplice, ce lo suggerisce l'anatomopatologia di questo ridicolo e rivoluzionario siparietto di inizio giugno: Boldrini, Concia, Bonetti. Tutte donne. In nome delle donne, per conto delle donne e al posto delle donne. In questa battaglia non c'è un solo uomo che abbia avuto una sola voce in capitolo per opporsi. Dal maschio alfa alla donna alfa, il minimo comune denominatore sono le pari opportunità tanto agognate diventate "impari prepotenze". [...]

Nota di BastaBugie: Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "Il pensiero unico e il presunto razzismo imperante" parla di due casi clamorosi di persecuzione a persone che avevano detto la verità, ma in contrasto con la narrazione ufficiale del pensiero unico.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul Sito del Timone il 5 giugno 2020:
L'emergenza pandemica non è ancora rientrata, anche se almeno in Italia e in Europa segnali incoraggianti non mancano, che già è prepotentemente tornato al centro della scena un virus storico, che da decenni, indisturbato, ammorba l'Occidente: quello del pensiero unico e del politicamente corretto, in nome del quale le censure non si contano, anzi si moltiplicano in antitesi ad un razzismo spesso dubbio e, talvolta, del tutto inventato. A tale proposito, sono almeno due i casi clamorosi emersi in questi giorni.
Il primo è quello di Gran Napear, il telecronista dei Sacramento Kings che ha perso il posto di lavoro semplicemente per aver - ben stuzzicato via Twitter da DeMarcus Cousins, ex star dei Kings, affinché dicesse la sua sul dibattito e sugli scontri scatenatosi dopo l'uccisione di George Floyd - osato rispondere con tre parole: «All lives matter», tutte le vite contano. Come a dire: condivisibile la rabbia e il dolore per la morte di Floyd, ma ricordiamoci che appunto tutte le vite contano. Anche quelle delle vittime degli scontri successivi.
Un pensiero di elementare civiltà, quello di Napear, che però agli occhi di alcuni è suonato come una contestazione allo slogan caro ai movimenti di contestazione che stanno mettendo a ferro e fuoco gli Usa - «Black lives matter» -, motivo per cui, come si diceva, è stato allontanato. Un licenziamento grave e liberticida che però diventa spiegabile, se si guarda a come gli indignati per la morte di Floyd siano letteralmente coccolati dai mass media; basti pensare, per fare un esempio, agli assembramenti di questi contestatori, i soli che a quanto pare nessuno osa far notare. Ma andiamo avanti.
Un secondo caso di censura verificatosi in questi giorni - forse meno grave, ma certo non meno emblematico - è avvenuto alla Winthrop University, un ateneo pubblico della Carolina del Sud. In questa università, Mark Herring, decano dei servizi bibliotecari, a pochi giorni dalla pensione, ha visto censurato un proprio articolo sul numero di aprile di Against the Grain, storica rivista destinata principalmente ai bibliotecari. Il motivo della censura?
Eccolo: nel suo articolo, Herring, aveva in modo del tutto innocente osato chiamare il coronavirus «Wuhan virus», scelta che è stata giudicata «etnicamente offensiva»; razzista, insomma. Per questo l'intero intervento è stato cancellato. Il che è doppiamente bizzarro se si considera che il pezzo di Herring non conteneva alcun incitamento razzista né particolari bordate alla Cina per come ha gestito o, meglio, non gestito l'epidemia, almeno al suo inizio.
Semplicemente, l'articolo censurato si limitava a ricordare da dove proviene il covid-19, sottolineava che da una crisi può emergere il meglio e il peggio delle persone ed esortava ad un promemoria su ciò che davvero conta nella vita: nulla di scandaloso, insomma, anzi. Eppure quel «Wuhan virus», evidentemente, pur corrispondendo ad un incontestabile dato di realtà, è stato ritenuto inaccettabile.
Ora, pur nella loro chiara diversità le vicende di Gran Napear e Mark Herring evidenziano - come si diceva all'inizio - uno stesso paradosso tutto occidentale, ossia quello di una società che non perde occasione per incensare e sbandierare la libertà quale valore supremo, salvo poi limitare quella di espressione a chi viene preventivamente e inappellabilmente accusato di essere razzista o intollerante. Una contraddizione lampante.
Da questo punto di vista, va precisato come i casi di Napear ed Herring, purtroppo, siano solo gli ultimi d'una lunga serie. Ma ciò, sia chiaro, non legittima un atteggiamento di resa, anzi c'è da sperare che raccontare la portata grave e paradossale di simili episodi possa servire a far aprire i tanti occhi ancora distratti o chiusi. Perché è decisamente concreto il rischio che proprio chi reputa simili censure di gravità relativa possa, un domani, trovarsi a sua volta vittima di quel politicamente corretto le cui derive liberticide, oggi, vengono invece incautamente sottovalutate.


TUTTI I RISCHI DELL'APP IMMUNI
Con la scusa del virus ci tolgono la libertà. Luca Donadel nel suo video (durata: 5 minuti) dal titolo "La verità sulle app di tracciamento" ci spiega tutti i rischi.


https://www.youtube.com/watch?v=EErPz4l1rcg

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Fonte: Sito del Timone, 4 giugno 2020

8 - IL CORONAVIRUS HA MOSTRATO LA BELLEZZA DI FARE LA SCUOLA A CASA CON I GENITORI
I genitori sono i migliori insegnanti per i propri figli (molti apprezzano i vantaggi dell'homeschooling, almeno in Italia, perché all'estero invece...)
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Corrispondenza Romana, 29 Maggio 2020

«I genitori hanno il diritto di formare i loro figli, ma hanno in più il dovere di mettere la loro istruzione e la loro educazione in perfetto accordo con il fine per il quale li hanno ricevuti per beneficio di Dio. I genitori devono dunque impiegare tutte le loro forze ed un'energia perseverante per respingere ogni genere di ingiustizia in quest'ordine di cose, a far conoscere in modo assoluto il diritto che hanno di dare ai loro figli, come è giusto, l'educazione cristiana e soprattutto il diritto di rifiutarli a quelle scuole nelle quali vi è il pericolo che bevano il funesto veleno dell'empietà» (Leone XIII, 10 gennaio 1890).
Il pensiero di Papa Leone XIII è molto indicativo, specialmente oggi: a causa del Covid, milioni di studenti sono costretti a casa e molti genitori stanno iniziando a praticare l'homeschooling, ovvero l'istruzione a casa per i propri figli.
Avere la possibilità di educare i propri figli a casa, rappresenta un punto fermo per tutte quelle famiglie che non vogliono affidare i propri figli allo Stato, un'imprescindibile libertà per i genitori che desiderano trasmettere alla propria prole la fede e valori sani.

SE FAI SCUOLA A CASA SEI PIÙ PREPARATO DEGLI ALTRI
In un articolo di LifeSiteNews, un giornalista intervista una ragazza ventenne di nome Hedwig Hageböck, traduttrice in tedesco di diversi libri del Card. Robert Sarah, che è stata educata con l'homeschooling da quando con la famiglia si è trasferita in Francia a quattordici anni di età. Prima di allora aveva frequentato una scuola regolare in Germania.
La ragazza ha espresso apprezzamento per l'homeschooling sia per aver potuto passare più tempo con la famiglia sia per aver potuto creare un programma di studio personalizzato, approfondendo determinati argomenti che più le interessavano.
Lo studio delle lingue, ad esempio, veniva effettuato soprattutto grazie a lunghi soggiorni con famiglie madrelingua; per cui alla teoria si affiancava da subito la pratica.
Gli oppositori dell'homeschooling sostengono che se i bambini vengono educati a casa, cresceranno socialmente isolati.
Hageböck risponde però che tutte le famiglie i cui figli vengono educati a casa, si sforzano di fornire ai propri ragazzi molti contatti diversi, a partire dallo sport, i club musicali, i vicini e gli amici.
Inoltre, questo tipo di istruzione aiuta molto nell'auto-organizzazione ed apprendimento indipendente, fondamentali nel successivo studio universitario. "Forse, questa situazione attuale è un buon momento per fare tesoro di queste esperienze di homeschooling per aumentarne la consapevolezza in Germania come insegnanti, genitori o alunni, e chiedere la possibilità di studiare a casa", ha suggerito Hageböck.

LA PERSECUZIONE IN GERMANIA
La persecuzione verso le famiglie che scelgono l'homeschooling per i loro figli è una triste realtà in Germania: famoso è il caso della famiglia tedesca evangelica Romeikes, di nove figli, che chiese asilo agli Stati Uniti per via della persecuzione che stava affrontando in Germania per la propria scelta educativa (multe fino ad 11mila dollari, visite della polizia, minacce di sottrarre i figli ai genitori).
In un primo momento, un giudice del Tennessee aveva accolto in primo grado la richiesta di asilo, poi ribaltata dalla Corte di Appello. Infatti in Germania il divieto di educare i propri figli in casa, non è inteso come una violazione dei diritti umani.
Temendo di essere rimpatriati, i Romeikes avevano fatto appello anche alla Corte Suprema, che tuttavia non aveva accolto la richiesta. Ma la famiglia ha potuto comunque rimanere negli Stati Uniti, perché l'espulsione è rimasta "sospesa a tempo indefinito", più per motivi burocratici che legali.
In conclusione, quello che speriamo vivamente è che la situazione attuale del Covid possa portare ad un ripensamento dell'homeschooling, un diritto ed un sistema fondamentale d'istruzione che vede nei genitori i principali responsabili della formazione ed educazione dei propri figli.

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Fonte: Corrispondenza Romana, 29 Maggio 2020

9 - OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A (Gv 6,51-58)
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo donati a noi come cibo e bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato. La prima lettura parla della "manna", con la quale Dio nutrì il popolo d'Israele nel suo esodo attraverso il deserto. La manna era un pane disceso dal cielo che prefigurava l'Eucaristia. Il popolo d'Israele era in cammino verso la terra promessa; noi, in questo pellegrinaggio terreno, siamo protesi verso la Patria Celeste e siamo nutriti ogni giorno da questo Pane Celeste che è la Santa Comunione. Il cammino attraverso il deserto, da parte del popolo d'Israele, non fu privo di insidie, ma chi si mantenne fedele, nutrito da questa «manna sconosciuta» (Dt 8,16), giunse alla meta tanto desiderata. Anche il nostro cammino è difficoltoso, il deserto di questo mondo spesso ci tende delle insidie, ma, nutriti di questo celeste alimento che è l'Eucaristia, troveremo il vigore per procedere sicuri, nonostante il demonio, il mondo e la carne continuino a ostacolarci.
Nel Vangelo, Gesù dice chiaramente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Queste parole sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo. Il pensiero che Gesù vuole essere il nostro cibo che ci sostiene deve colmarci di gratitudine e di gioia. Con questa affermazione, Gesù dice apertamente che la manna che nutrì gli Israeliti nel deserto era solo un'ombra rispetto alla realtà. Il vero pane è Lui, è il Signore, e solo cibandoci di Lui avremo la Vita eterna. Poco dopo infatti afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55).
Giustamente, l'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della Consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.
Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Santa Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in carne e il vino in sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa carne e questo sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.
L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.
Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Questo aspetto è messo in luce dalla seconda lettura di oggi, quando san Paolo afferma: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.
Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.
Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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