SETTE SATANICHE CHE ABUSANO E UCCIDONO BAMBINI IN ITALIA, MA NESSUN TG NE HA PARLATO
Oltre ai video di torture e omicidi (abusi sessuali, organi estrapolati, arti amputati, olio bollente sui corpi di neonati) le autorità italiane hanno scoperto due sette, ma giornali e tv non ne parlano... e così il satanismo dilaga (VIDEO: Un racconto terribile oltre ogni immaginazione)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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L'INCENDIO ALLA CATTEDRALE DI NANTES E L'ODIO CONTRO I CRISTIANI
In Francia due chiese al giorno vengono vandalizzate e, guarda caso, in zone ad alta concentrazione musulmana
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
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SANTA SOFIA TRASFORMATA IN MOSCHEA: ERDOGAN VUOLE RESTAURARE L'IMPERO OTTOMANO
La Basilica di Santa Sofia, voluta dall'imperatore Costantino nel IV secolo, è stata per oltre mille anni una chiesa cristiana, poi nel 1453 Maometto II la trasforma in moschea e nel 1935 Ataturk la converte in museo
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL GOVERNO REGALA 4 MILIONI DI EURO ALLE ASSOCIAZIONI LGBT
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): sospeso il prete che ha celebrato in comune le ''nozze'' lesbo, lgbt aggrediscono un gay in nome della libertà
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
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PER L'UNIONE EUROPEA L'ITALIA E' UNA MUCCA DA MUNGERE
I cosiddetti aiuti a fondo perduto in realtà andranno anch'essi restituiti con l'aumento delle nostre quote al bilancio dell'Unione Europea (dove noi ci dobbiamo accollare pure gli sconti fatti ai paesi nordici)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
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MATRIMONI E FUNERALI CELEBRATI DAI LAICI?
Il nuovo documento è stato presentato da tv e giornali come una svolta storica... ma, come sempre, la realtà è ben diversa (nulla di nuovo rispetto alle norme già in vigore, semmai è una frenata alle libere interpretazioni)
Autore: Nico Spuntoni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL CORONAVIRUS HA PERMESSO LA SVOLTA TOTALITARIA DEI GOVERNI DEMOCRATICI
Grazie alla propaganda della paura e del sospetto sono stati imposti: gli arresti domiciliari all'intera popolazione, il divieto di protestare pubblicamente, reclusione sanitaria obbligatoria per i recidivi, ecc.
Autore: Guido Vignelli - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân
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GRAZIE CORONAVIRUS CHE HAI FATTO SPARIRE LA RIDICOLA GRETA THUNBERG DA TV E GIORNALI
Inoltre Shellenberger, ''Eroe dell'Ambiente'' per il Time, si è scusato per l'allarmismo climatico (anche) da lui alimentato negli ultimi trent'anni con colossali bugie e che tanti danni ha causato
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
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OMELIA XVII DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,44-52)
Trovata una perla di grande valore, va, vende tutto e la compra
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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SETTE SATANICHE CHE ABUSANO E UCCIDONO BAMBINI IN ITALIA, MA NESSUN TG NE HA PARLATO
Oltre ai video di torture e omicidi (abusi sessuali, organi estrapolati, arti amputati, olio bollente sui corpi di neonati) le autorità italiane hanno scoperto due sette, ma giornali e tv non ne parlano... e così il satanismo dilaga (VIDEO: Un racconto terribile oltre ogni immaginazione)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-07-2020
Torture di bambini piccolissimi, organi estrapolati, arti amputati, olio bollente versato sui corpicini dei piccoli abusati e poi uccisi dai loro predatori. Tutto con la collaborazione di cittadini italiani che interagivano con gli aguzzini assistendo ad atti che solo la furia luciferina può istigare. Sono questi i risultati di due indagini, una partita dal Piemonte e l'altra dalla Toscana, emerse nelle ultime due settimane e che raccontano rituali del tutto simili a quelli descritti da chi, fuoriuscito o scappato dalle sette, ha visto bambini sacrificati sugli altari del diavolo. L'indagine piemontese, svolta dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online e dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino, ha portato a 50 arresti per detenzione di materiale pedo-pornografico ma non solo. Come riporta il sito del Corriere della Sera in un articolo apparso in fondo all'home page si parla di «contenuti raccapriccianti di abusi su minori, ritraenti vere e proprie pratiche di sadismo dove le vittime erano anche neonati». La Repubblica, senza parlare dei contenuti del reato definiti solo come materiale pedo-pornografico, si limita invece a parlare del fatto in poche righe della cronaca locale torinese, spiegando che «gli indagati hanno tra i 19 e i 50 anni, sono impiegati, professionisti, disoccupati o studenti. Alcuni di loro hanno una famiglia e dei figli, tutti conducono una vita normale quando non si nascondono dietro lo schermo dei loro pc». Normale? Gente che sevizia i bambini e li tortura può avere una vita normale? Tutte domande a cui non si tenta neppure di dare una risposta. Dopo la pubblicazione della notizia, che sarebbe dovuta apparire sulle prime pagine di ogni testata e posta in apertura di tutti i Tg nazionali, non è seguita alcuna inchiesta d'approfondimento. Non si sa, infatti, chi siano le persone arrestate, a chi fossero legate, come si erano incontrate fra loro e perché, oltre alla depravazione sessuale più tremenda, agli atti perversi, si legassero fenomeni sadici.
MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO DI EFFERATA VIOLENZA A spiegare che cosa si intenda con "fenomeni sadici" legati all'abuso di minori, è la seconda indagine, emersa questa settimana e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siena, con il coordinamento della Procura dei Minori di Firenze. L'operazione "Delirio" vede imputate 25 persone fra cui alcuni minorenni adolescenti, residenti in 13 province italiane. Pure in questo caso l'accusa si limita al reato di diffusione e detenzione di materiale pedopornografico e di istigazione a delinquere. Eppure gli ispettori hanno parlato di «immagini di efferata violenza, anche in situazioni "live", in cui agli utenti che sono riusciti ad accedere a questi ambienti reconditi» veniva «consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti». Antonio Sangermano, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, ha aggiunto che il "deep web" è «caratterizzato da diversi livelli di accessibilità di cui l'ultimo» è «caratterizzato da pedo-pornografia e tortura, non solo alimentata da video realizzati chissà dove, ma anche da condotte "live" con compartecipazione concorsuale di alcuni utenti paganti». Diverse testate hanno descritto l'esistenza di un "listino prezzi" per vedere i video registrati, con costi altissimi per assistere in diretta a sevizie che terminano con la morte del bambino. Si parla appunto di amputazioni di arti, smembramenti, omicidi, estrapolazioni di organi «a danni di bambini piccolissimi (anche di 2 anni, ndr)». Risultano poi video associati al simbolismo pagano.
TORTURA SATANICA DI NEONATI E così il fenomeno diabolico, ma spesso censurato come "fake news" o "complottismo", sebbene denunciato da diverse vittime e da autorità del campo come don Fortunato Di Noto, sta ormai mostrando la sua realtà anche se si tende a non approfondirla. Infatti, sorge la domanda su come sia possibile che dei minorenni siano stati in grado di accedere ad un "deep web" impossibile da raggiungere senza essere a conoscenza di processi dettagliati e chiavi di accesso ben precise, e ci si chiede dove trovassero i soldi per permettersi gli accessi costosi alle torture, agli abusi e agli omicidi in diretta. Ma persino in questo caso né la stampa né la politica paiono intenzionate a rispondere. Così, mentre l'informazione fa congestione di ammazzamenti di ogni tipo, con la preferenza per gli uomini che uccidono le donne, facendo intendere che l'origine del male è nella natura maschile, sulla violenza (ben peggiore e più abominevole) della pedofilia e della tortura satanica di bimbi e neonati si tace. Certo la notizia fa cascare il castello fuorviante dietro cui la cultura dominante nasconde la vera origine del male, così da non permettere che le sue vere radici siano riconosciute. Certo è che se il mondo mediatico e politico non si muove in blocco contro quanto sta avvenendo, c'è da pensare che per mantenere il potere e stare in equilibrio certi cuori siano disposti davvero a tutto. Anche all'umanamente inaccettabile, mentre si fingono ipocritamente impegnati a combattere il razzismo.
Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Benedetta Frigerio, nell'articolo seguente dal titolo "Scovata una setta che torturava i bambini, ma qualcosa non torna" rivela che nel giro di due mesi, oltre ai video delle torture, gli abusi e gli omicidi anche di neonati, le autorità italiane hanno scoperto due sette. Una coinvolgeva adolescenti, l'altra bambini in rituali violenti. Dietro determinati rituali c'è il satanismo che opera sempre allo stesso modo. Non parlarne lo ha fatto dilagare. Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 luglio 2020: Dopo le due indagini da parte delle forze dell'ordine italiane che sono risultate in decine di arresti di italiani coinvolti in veri e propri rituali compiuti su bambini piccolissimi, anche neonati, torturati, abusati e poi uccisi, la polizia di Novara e la Squadra Mobile di Torino, ha dato notizia ieri della scoperta di una setta che abusava di bambini, operante da oltre trent'anni fra Novara, Milano e Pavia. A far partire le indagini dell'Operazione Dioniso, circa due anni fa, una vittima reclutata da bambina che, fuoriuscita dalla setta e dopo un percorso di recupero, era riuscita a raccontare quanto avveniva all'interno del gruppo. Ma in realtà i particolari rilasciati ieri mattina dalle forze dell'ordine sono troppo generici (come in tutti i recenti casi di cronaca collegati alle torture e abusi di bambini), motivo per cui è difficile comprendere le vere ragioni che muovevano gli adepti. Si sa solo che a capo della setta vi era un libero professionista di 77 anni, che attirava bambine e giovanissime per poi decidere in che percorsi studi avviarle, in modo da metterle a capo di una serie di attività legate al gruppo: si fa riferimento innanzitutto ad un vero e proprio centro psicologico, ad una casa editrice, ad alcune scuole di danza, ad una scuola di "Spada Celtica", a diverse erboristerie e ad una bottega di artigianato. Le autorità non hanno però fatto nomi né dei responsabili né delle attività. Il che è gravissimo perché il pubblico ha diritto di sapere se in qualche modo è mai venuto a contatto con il capo della setta o con una di queste attività. Ancora una volta un caso di criminalità gravissimo operante da anni su un territorio vastissimo, che avrà reclutato decine (se non centinaia) di bambini in difficoltà, non solo viene chiuso come se fosse un fatto isolato che coinvolge qualche maniaco sessuale, ma viene accolto dal pubblico senza che particolari necessari ad esso siano rivelati. Soprattutto viene archiviato senza porre attenzione su particolari molto importanti come questo: «Le psicologhe - hanno continuato gli investigatori - facendo leva su uno stato di fragilità emotiva delle "prede", avviavano un meticoloso percorso di indottrinamento fatto apparentemente di attenzioni, di premure ma in realtà consistente in un vero e proprio "lavaggio del cervello"». Inoltre, «questo programma di indottrinamento e di reclutamento» prevedeva «abusi sessuali... estremamente dolorosi, delle vere e proprie torture come qualcosa addirittura di magico... le giovani ragazze o le bambine arrivano a pensare che determinate pratiche sessuali per quanto dolorose servivano perché erano una pratica magica». Ma come, si fa cenno a riti "magici" che hanno rovinato la vita a chissà quante persone e non se ne indaga la natura? In che modo si spiega poi il fatto che per anni diverse persone siano riuscite a vivere torturando crudelmente dei piccoli indifesi? Come credere che con delle normali sedute di psicoterapia le "adepte" riuscissero a convincere i bambini a farsi torturare? Soprattutto quando le forze dell'ordine hanno ammesso che le «pratiche magiche... vere e proprie torture», servivano, «nella logica impartita dal leader, ad annullare "l'io pensante", "accendere il fuoco interiore" ed entrare in un "mondo magico, fantastico e segretissimo"». È difficile accontentarsi così, soprattutto se si conoscono i racconti di alcune vittime di rituali satanici che prevedono sedute di ipnosi e abusi sessuali di minori e bambini piccoli. Per questo sorge il dubbio che quella di Torino, definita come "psico-setta", fosse in realtà qualcosa di peggio. [...] Per questo motivo forse non ha fatto molto scalpore il fatto che a giugno sia stata scoperta a Firenze una setta diretta da un giovane di 23 anni che reclutava minorenni (fragili psicologicamente, esclusi o bullizzati) per seviziarli e compiere riti sessuali e orge sataniche. Anche qui si prometteva alle vittime la guarigione psicologica e un potere di riscatto. La stampa però ha letto il fatto semplicemente come il crimine di un giovane mitomane che per schiavizzare sessualmente minorenni li convinceva di avere «capacità e poteri sovrannaturali», mentre «i suoi seguaci... al fine di acquisire più poteri, sarebbero stati costretti a rituali di ogni genere». È così che oggi, pur scandalizzandoci di queste sette o dei video dove i bambini vengono seviziati e poi uccisi, riusciamo ad archiviare i fatti come fenomeni isolati e legati alla depravazione sessuale, lasciando che il male continui a diffondersi sulla pelle di migliaia (come dimostrano gli arresti in tutta Europa) di bambini. Se infatti le reti di pedofili che coinvolgono gli innocenti (anche neonati) crescono, è anche perché da anni ci si ostina a non capire, a non indagare a fondo o a parlare dei fatti a metà. [...] Da oltre trent'anni centinaia di vittime raccontano cose simili: sette sataniche, lavaggi del cervello tramite ipnosi, omicidi, abusi con personaggi noti coinvolti. La cronaca parla poi di video con bambini torturati e uccisi, ma oggi come allora si stenta a credere. E dove i fatti sono inoppugnabili si relega tutto alla follia umana di qualche perverso. Così l'orrore procede, anzi cresce, dilaga, senza ulteriori inchieste. [...]
UN RACCONTO TERRIBILE OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE Intervista a don Fortunato Di Noto nel servizio di Matteo Viviani della trasmissione Le Iene.
https://www.youtube.com/watch?v=nE7T-4wX3kU
TOP TEN 2020 Gli articoli più letti dell'anno Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-07-2020
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L'INCENDIO ALLA CATTEDRALE DI NANTES E L'ODIO CONTRO I CRISTIANI
In Francia due chiese al giorno vengono vandalizzate e, guarda caso, in zone ad alta concentrazione musulmana
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 19 luglio 2020
Secoli di fede, di storia e di arte che vanno in cenere: così va in cenere la nostra anima, la nostra identità. Stavolta il fuoco ha colpito la cattedrale gotica di Nantes. Dopo l'incendio che ha devastato Notre Dame a Parigi nell'aprile 2019 è un altro colpo durissimo alla millenaria cristianità francese. E se per Notre Dame si è escluso l'attentato (ma si aspettano altre convincenti spiegazioni), nel caso di Nantes si indaga sulla pista dolosa. Prima c'era già stato l'incendio nella famosa chiesa di Saint Sulpice, sempre a Parigi e di molte altre chiese cattoliche. Secondo i dati ufficiali del ministero dell'Interno, nel 2018 sono stati censiti 1.063 'fatti anticristiani' e nel 2017 erano stati 1.038. Si tratta di chiese bruciate, vandalizzate, saccheggiate o profanate in Francia. Un'enormità! Ma nessuno parla di cristianofobia e nessuno fa leggi per proteggere i cristiani. Eppure è evidente l'attacco alla Chiesa e la volontà di distruzione di ogni traccia della cristianità. È chiaro che il cattolicesimo è oggi bersaglio di un odio violento che porta a profanazioni, saccheggi, distruzioni di statue, devastazione di tabernacoli, dispersione di ostie e scritte tracciate con le feci. C'è addirittura un terrorismo che è arrivato a sgozzare un prete direttamente sull'altare: accadde al povero padre Jacques Hamel, a Saint-Étienne-du-Rouvray, il 26 luglio del 2016. "Alla fine della Messa" ricorda Vatican News "padre Hamel, 85 anni, viene sgozzato da due estremisti che avevano giurato fedeltà allo Stato islamico. Prima di essere ucciso, il sacerdote viene costretto a inginocchiarsi. Le sue ultime parole sono state: 'Vattene, Satana!', 'lontano da me, Satana!'". Papa Bergoglio, in una messa di suffragio, volle ricordare proprio queste sue ultime parole e aggiunse: "Padre Jacques Hamel è stato sgozzato sulla Croce, proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace, è stato assassinato come se fosse un criminale. Questo è il filo satanico della persecuzione".
ODIO ANTICRISTIANO In effetti è un odio anticristiano che si scatena oggi senza alcun motivo, perfino senza alcun pretesto. Quando, nel 2002, pubblicai il mio libro "I nuovi perseguitati", fui sconvolto dalle sconosciute dimensioni del martirio dei cristiani nel Novecento, iniziato con il genocidio degli Armeni e poi proseguito con il macello avvenuto sotto i totalitarismi, soprattutto sotto il comunismo che si protrae ancora. Ma ancor più mi colpirono le sconosciute dimensioni della persecuzione tuttora in atto in tutti quei regimi islamici o comunisti o comunque autoritari in cui i cristiani sono comunità inermi, spesso marginali e del tutto innocue, a cui nessuno poteva imputare nulla. Tutto questo, a quel tempo, nel 2002, non si leggeva sui giornali, ma anche oggi che il martirio dei cristiani - spesso orribile - riesce a far notizia, non si riconosce l'enormità della persecuzione e dell'odio verso di loro e si evita di riconoscerli come vittime e di trarne conseguenze civili e politiche. Oggi anche sul "Corriere della sera" (le pagine interne) si può trovare un titolo così: "Pakistan: cristiano muore arso vivo perché non si voleva convertire all'Islam". Sommario: "La moglie denuncia la violenza ai poliziotti che la stuprano davanti ai due figli di 7 e 12 anni". Ma da questi casi - per nulla isolati - non deriva qua da noi una più drammatica sensibilità sulla condizione dei cristiani. Eppure - ovviamente in forma pacifica, non violenta com'è nello stile cristiano - ci sarebbero tutti i motivi per veder nascere un movimento "Christian Lives Matter" (per riprendere una formula che oggi in voga). Purtroppo spesso sono le stesse le gerarchie cattoliche che evitano di parlare di persecuzioni e martiri e dialogano con regimi e ideologie avverse talvolta fino alla resa. Il fallimento di questa eccessiva arrendevolezza è evidente. Basti considerare la recrudescenza delle persecuzioni in Cina, dopo quella resa che è l'accordo segreto fra Vaticano e Pechino, oppure la recente trasformazione della basilica di Santa Sofia in moschea, dopo tutte le discusse aperture del papa al mondo islamico.
L'IDEOLOGIA LAICISTA Analoga accondiscendenza ecclesiastica c'è oggi verso l'ideologia laicista che ha cominciato a dilagare in Europa da 25 anni e che ha voluto la cancellazione delle "radici giudaico-cristiane" dal testo costituzionale. Fu proprio la Francia quella che più si oppose a quel richiamo alle radici cristiane e quando, per l'incendio di Notre Dame, un'ondata di commozione percorse quel Paese, si notò l'imbarazzo del presidente Macron nell'esprimere il dolore del suo popolo: avrebbe dovuto riconoscere che la cattedrale non era solo un "monumento nazionale", ma esprimeva l'anima cattolica della storia francese. E non lo fece. Anche nei confronti della cultura laicista che domina nelle élite europee, la mano tesa delle gerarchie vaticane non ha prodotto nessuna apertura, ma - anzi - serpeggia la tentazione di limitare e condizionare la libertà di insegnamento della Chiesa. Non basta dunque propagandare una Chiesa che "non vuole avere nemici", per non averne. Ma gli incendi di Nantes e di Notre Dame non riguardano solo i cattolici: è anche la Francia laica (con l'Europa laica) che deve decidere una buona volta cosa vuole fare della propria storia e della propria identità. Giustamente Marco Gervasoni ha ricordato che pure nei casi in cui le chiese crollano o bruciano per motivi accidentali lo si deve all'incuria dello Stato francese che ne ha l'esclusiva gestione: è dunque il segno di un disinteresse culturale e politico. Marcel Proust era innamorato delle cattedrali e come pochi ne ha difeso e ne ha celebrato l'importanza per noi. Ma oggi? Notre Dame è stata costruita in 300 anni e in poche ore è stata devastata. La cattedrale di Nantes pure. La grande battaglia attuale è - come diceva Charles Péguy, grande poeta della Francia cristiana - tra il "partito dell'aratro" e il "partito dell'acciarino". Tra il partito di chi lavora per mesi per far crescere un campo di grano e chi, con un accendino, lo brucia in un'ora. La Chiesa ci ha messo secoli per "civilizzare" i popoli europei e insegnare loro la dignità di ogni uomo, la libertà, il dovere della fraternità, l'amore, la sacralità della vita, l'aspirazione alla verità, alla bellezza, all'eterno. Vogliamo bruciare tutta questa eredità e sprofondare in un nichilismo senza radici, senza Dio, senza bellezza e senza patria?
Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Ogni giorno chiese attaccate, ma nessun responsabile" spiega che l'incendio della cattedrale di Nantes è solo l'ultimo di una serie di attacchi contro le chiese e i simboli della cristianità in Francia e in Europa. La cosa su cui riflettere è che per centinaia di incendi appiccati, mai sono stati trovati i responsabili. Eppure è un fatto che avvengono prevalentemente in aree a forte densità islamica. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 luglio 2020: Notre Dame, Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Pontoise, Nancy, Nantes, sono solo alcune, le più note e più eclatanti, chiese incendiate in Francia. E poi la chiesa di Nostra Signora delle Grazie di Revel, la chiesa di Saint-Jean-du-Bruel di Rodez, la cattedrale di Saint Alain di Lavaur. Com'è possibile che quello dei luoghi sacri avvolti nei roghi che cancellano, distorcono i profili e sconvolgono il patrimonio culturale e religioso dell'Occidente sia diventato un fenomeno che non scandalizza? Com'è possibile che ad oggi non sia mai emerso un colpevole? Ma solo sospetti, allusioni, teorie? Oggi l'Europa vive come si fosse una autocombustione di chiese, cattedrali, basiliche. Con la Francia in testa. Le immagini provenienti da Nantes hanno ricordato al grande pubblico il 15 aprile 2019, il giorno in cui un incendio, le cui cause non sono mai state chiarite, ha cancellato Notre Dame di Parigi come tutti la conoscevamo. Ma in realtà nel frattempo gli episodi simili sono continuati. La cattedrale dei Santi Pietro e Paolo è solo l'ultima vittima di una lunga scia. La cui entità è ampiamente trascurata. Strani fenomeni, dall'innegabile dolosità, che non hanno fatto che aumentare dal 2011 ad oggi. Proprio in quell'anno con un comunicato dell'11 marzo della Federazione Nazionale della Grande Moschea di Parigi, del Consiglio dei musulmani democratici di Francia e di un gruppo di attivisti musulmani chiamato Collectif Banlieues Respect, la Chiesa cattolica si vedeva investita della richiesta di rendere le sue chiese vuote disponibili ai musulmani per le preghiere del venerdì. Pochi anni e le chiese cominciano ad andare in fiamme. Anche se bruciano quelle non esattamente vuote, ma simboli notissimi della cristianità. In Francia, due chiese vengono profanate, in media, ogni giorno. Secondo PI-News, un sito di informazione tedesco, nel 2018, sono stati registrati 1.063 attacchi ai danni delle chiese o dei simboli cristiani (crocifissi, icone, statue): statue in frantumi e decapitate, tabernacoli demoliti, muri imbrattati di feci. L'incendio di Notre-Dame è avvenuto meno di tre anni dopo che un "commando" di donne jihadiste, in seguito arrestate, aveva tentato di distruggere la cattedrale facendo esplodere delle bombole di gas. Tre giorni prima dell'incendio, il 12 aprile, Ines Madani, a capo del commando, giovane francese convertitasi all'islam, veniva condannata a otto anni di carcere per aver creato un gruppo terroristico affiliato allo Stato islamico. Ad ora si tratta dell'unica condanna, per un episodio che peraltro non ha prodotto danni. L'incendio di Notre-Dame si è verificato in un momento in cui gli attacchi contro le chiese in Francia e in Europa avvenivano in media una volta a settimana. Tra febbraio e a marzo 2019, solo in Francia, è stato un susseguirsi di casi drammatici. È stata saccheggiata la chiesa di Notre-Dame des Enfants, a Nîmes, con escrementi umani hanno disegnato una croce su un muro, ostie consacrate sono state ritrovate in un bidone della spazzatura. A febbraio, la chiesa di Saint-Nicolas, a Houilles, è stata vandalizzata per ben tre volte; una statua del XIX secolo della Vergine Maria, il cui danno è considerato "irreparabile", è stata "letteralmente polverizzata" e una croce appesa a un muro è stata gettata sul pavimento. Per non parlare delle profanazioni nella Cattedrale di Saint-Alain, a Lavour. Pochi giorni dopo è stata incendiata la chiesa di Saint-Sulpice, a Parigi, dopo la messa di mezzogiorno. E quelli riportati sono solo gli episodi più eclatanti. Ma che hanno decretato il 2019 l'anno in cui l'ostilità anti cristiana ha raggiunto il massimo storico: le ricerche mostrano che circa 3 mila chiese cristiane, scuole, cimiteri e monumenti sono stati vandalizzati, saccheggiati, incendiati nel corso dell'anno. Episodi simili hanno avuto luogo anche in Germania. Quattro chiese sono state vandalizzate e incendiate solo a marzo 2019. "In questo paese", ha spiegato PI-News, "è in corso una guerra strisciante contro tutto ciò che simboleggia il cristianesimo. A chi va attribuita la responsabilità di questi attacchi continui e sempre più numerosi contro le chiese europee? Lo scorso anno il sito di informazione tedesco PI News, scriveva: "Le croci vengono spezzate, gli altari distrutti, le Bibbie incendiate, le fonti battesimali rovesciate e le porte delle chiese imbrattate con espressioni islamiche del tipo 'Allahu Akbar'". Eppure nessuno è stato condannato, mai. Ma è certo che gli episodi più gravi si sono verificati, in Francia come in Germania, nelle zone a più alta densità di immigrati. Prima del Natale 2016, nella regione tedesca del Nord Reno-Westfalia, dove risiedono più di un milione di musulmani, una cinquantina di statue cristiane (tra cui quelle di Gesù) sono state decapitate e i crocifissi sono stati frantumati. In Germania, stando ai rapporti della polizia, gli attacchi contro le chiese cristiane si verificano poco meno di due volte al giorno. Le azioni dissacranti e violente contro le chiese e i simboli cristiani sono all'ordine del giorno anche in Belgio, in Gran Bretagna, in Danimarca, in Irlanda, in Italia e in Spagna. Ma dei responsabili non c'è mai traccia. Quando sono individuati polizia e media censurano le informazioni sulla loro identità e sulle origini etniche. Si dice che molti sospetti abbiano disturbi mentali e la maggior parte degli attentati non vengono classificati neanche come crimini d'odio. Men che mai come attentati. In Gran Bretagna, quasi la metà di tutte le chiese che figurano sulla lista del patrimonio nazionale dell'Inghilterra è stata saccheggiata. Molti dei crimini che sembrano essere di matrice religiosa o di natura spirituale riflettono una profonda ostilità nei confronti del Cristianesimo. Ma tanti altri di questi attentati potrebbero essere opera di satanisti: dal momento che parte dei saccheggi ha come obiettivo le ostie. Quando abbiamo intervistato il vescovo di Fréjus-Toulon, Dominique Rey, ci ha detto che gli attacchi contro le chiese in Europa avvengono nel contesto di una società europea caratterizzata dalla laicità, dal nichilismo, dall'edonismo, dal relativismo culturale e morale, dal consumismo e dalla diffusa perdita del senso del sacro. Nel 2016, Les cloches sonneront-elles encore demain? (Le campane suoneranno ancora domani?), di Philippe de Villiers, raccontava della "figlia prediletta" della Chiesa cattolica, la Francia, che si sta trasformando nella "figlia prediletta dell'islam". "Con arroganza, ci spingono a riscrivere la storia di Francia alla luce del 'contributo della civiltà islamica'", ha scritto de Villiers.
Fonte: Libero, 19 luglio 2020
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SANTA SOFIA TRASFORMATA IN MOSCHEA: ERDOGAN VUOLE RESTAURARE L'IMPERO OTTOMANO
La Basilica di Santa Sofia, voluta dall'imperatore Costantino nel IV secolo, è stata per oltre mille anni una chiesa cristiana, poi nel 1453 Maometto II la trasforma in moschea e nel 1935 Ataturk la converte in museo
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-07-2020
Se qualcuno nutriva ancora dei dubbi sulle intenzioni restauratrici neo-ottomane del sultano Erdogan, la decisione della Corte suprema turca che spiana la strada alla riconversione in moschea di Santa Sophia a Istanbul dovrebbe mettere in chiaro una volta per tutte la realtà della minaccia rappresentata dai Fratelli Musulmani. Obiettivo della Fratellanza fin dalla sua fondazione in Egitto nel 1928, è la rinascita del Califfato abolito da Ataturk nel 1924. Attraverso i decenni, è passato quasi un secolo, tale aspirazione ha trovato pieno slancio e vigore politico proprio in Turchia nell'islamismo incarnato da Erdogan, di cui solo la decadenza culturale occidentale poteva non riconoscerne immediatamente la vera natura. Eppure Erdogan lo aveva detto in maniera chiara e inequivocabile già prima d'intraprendere la scalata politica e istituzionale che lo avrebbe portato al vertice supremo del regime fondamentalista e liberticida da lui oggi instaurato: "I minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri elmetti, le moschee le nostre caserme". E per averlo detto ha affrontato persino il carcere. Alla sua chiarezza, non è stato però dato sufficiente credito, al punto che Europa e Stati Uniti ne hanno persino favorito l'ascesa al potere. Inutile ora piangere sul latte versato, di fronte al "mostro" che mostra in tutta evidenza i suoi tratti somatici. I numerosi manifestanti accorsi nel piazzale antistante Santa Sophia per festeggiare subito dopo la sentenza della Corte, alzando il braccio con le quattro dita della "rabia", gesto tipico dei Fratelli Musulmani ripetutamente utilizzato da Erdogan, hanno così lanciato la sfida dell'islamismo al mondo intero, come a dire: "Siamo tornati, e vinceremo", una dichiarazione di guerra che ha scaldato i cuori dei milioni di seguaci della Fratellanza diffusi e ben radicati in tutti i continenti. Niente più ricerca del dialogo e della coesistenza pacifica tra religioni e culture diverse, dunque, ma sottomissione e predominio, a partire da Santa Sophia, simbolo della chiusura del capitolo storico delle guerre con il cristianesimo, capitolo che Erdogan ha invece riaperto, rilanciando contemporaneamente con le sue dichiarazioni (in arabo) quello relativo a Gerusalemme e alla moschea di Al Aqsa, quali culmine della riconquista del Medio Oriente di ottomana memoria. Le vicende di Siria, Egitto, Tunisia, Libia, per citare i casi più eclatanti, non ci dicono ancora nulla? Come contrastare, oggi e domani, l'espansionismo militare islamista capitanato da Erdogan, che per avanzare si serve senza scrupoli anche del terrorismo jihadista? Il prossimo passo sarà la ricostituzione ufficiale del Califfato: il sultano Erdogan I e i suoi successori non si fermeranno.
Nota di BastaBugie: Silvia Scaranari nell'articolo seguente dal titolo "Basilica, moschea o museo: il difficile ruolo di Santa Sofia" racconta la storia della Basilica di Santa Sofia voluta dall'imperatore Costantino nel IV secolo e che è stata per oltre mille anni una chiesa cristiana. Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 luglio 2020: Santa Sofia a Istanbul è simbolo di un passato che non è più. [...] Progettata a partire dal 350 d.C., più volte distrutta e ricostruita con significativi cambi di stile, deve l'aspetto attuale all'imperatore Giustiniano che ne ordina la nuova progettazione nel 532, dopo l'ennesimo incendio che l'aveva distrutta quasi completamente, affidandone il progetto a Isidoro di Mileto. Sempre Giustiniano la fa consacrare nel 537 e da quel momento diventa la sede del Patriarcato di Costantinopoli e delle cerimonie imperiali bizantine. Dopo lo scisma fra cattolici e ortodossi del 1054 resta ovviamente di rito ortodosso tranne un breve periodo in cui è trasformata in cattedrale cattolica durante la IV crociata e il successivo Regno Latino d'Oriente (1204-61) divenendo anche luogo per l'incoronazione ad imperatore di Baldovino I. Ritornata in mano ai bizantini nel 1261 subisce un nuovo e radicale cambio di destinazione nel 1453 dopo la conquista della città da parte dei musulmani guidati da Maometto II. Nella sua decisa avversione verso i cristiani ordina subito che venga convertita in moschea con il nome di Aya Sofya. Fa costruire all'esterno i minareti che ancora oggi la circondano e coprire con calce bianca gli affreschi interni. Inoltre la dota di un ricco mihrab, la tipica nicchia che indica la direzione della Mecca e di fronte alla quale i fedeli musulmani compiono le preghiere rituali. Molti elementi tipici dell'arte ottomana sono aggiunti nel tempo per rispondere al desiderio dei sultani di abbellire questo luogo sacro, luogo di preghiera ma soprattutto luogo simbolo della sconfitta dei cristiani. Con la fine della Prima Guerra Mondiale la Turchia, cuore dell'impero ottomano sconfitto e sgretolato in diversi staterelli dagli accordi di Sèvres, si trasforma in una Repubblica laica sotto la guida del Presidente Mustafa Kemal Atatürk (Padre dei Turchi, 1881-1938). Mustafa Kemal, nato a Salonicco da una famiglia di condizioni medio-basse (il padre prima ufficiale dell'esercito poi commerciante di legname) viene educato all'islam ma fin da giovane si avvicina ai Giovani Turchi, di impostazione nazionalista e laica, poi fa una brillante carriera militare e aderisce alla massoneria turca relegando la fede ad una dimensione puramente formale. Salito al potere instaura una politica di severa laicizzazione in tutta la Turchia, introducendo riforme che portano sempre di più la nuova nazione nell'orbita occidentale. Nel 1935 improvvisamente una decisione azzardata ma di forte valore simbolico: la moschea Aya Sofya deve essere trasformata in un museo. [...] Sotto la guida del Governo da parte di Erdoğan, dal 2013 dai minareti del "museo" viene lanciato l'invito alla preghiera. Il Presidente della Repubblica, visitando il Museo in veste ufficiale nell'anniversario della conquista di Costantinopoli, ha recitato l'apertura del Corano in ricordo di tutti quelli che hanno lavorato per restaurarla ma soprattutto per coloro che l'hanno conquistata. Con questo gesto ha palesemente espresso l'intento di ripristinare l'antico ruolo di moschea dell'attuale museo.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-07-2020
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IL GOVERNO REGALA 4 MILIONI DI EURO ALLE ASSOCIAZIONI LGBT
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): sospeso il prete che ha celebrato in comune le ''nozze'' lesbo, lgbt aggrediscono un gay in nome della libertà
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 10 luglio 2020
4 milioni di euro. A tanto, in tempi di piena crisi economica conseguente a quella sanitaria, ammonta il «regalo» che la maggioranza di governo, Pd-5S, ha pensato di bene di fare all'associazionismo Lgbt, anticipando anche la discussione del ddl Zan contro l'omotransfobia e la misoginia, in programma in aula per il prossimo 27 luglio. Da dove questo «regalo»? Semplice: da un emendamento al decreto Rilancio approvato alcuni giorni fa presso la commissione Bilancio alla Camera dove, su proposta di Gilda Sportiello, giovane deputata del M5s, esso è stato messo ai voti. Per la precisione, si tratta di 4 milioni che andranno all'istituzione di case rifugio e sportelli di ascolto per le vittime di atti omotransfobici. A dare, giubilante, la notizia dell'approvazione di questo emendamento è stata la senatrice Alessandra Maiorino, vicepresidente vicaria del gruppo M5s a palazzo Madama, la quale, in una nota, non ha mancato di rivendicare con orgoglio la paternità di tale iniziativa, realizzata in collaborazione con la citata Sportiello. «Abbiamo messo in sicurezza la legge di tutela della comunità Lgbt contro le discriminazioni», ha annunciato la Maiorino, che è passata subito ad illustrare com'è riuscita nell'impresa: «In commissione Bilancio alla Camera è stato approvato un emendamento sul quale ho lavorato insieme alla deputata Sportiello, con cui garantiamo i fondi per l'istituzione di case rifugio e sportelli di ascolto per le vittime di atti omotransfobici». «Dimostriamo con fatti concreti», ha inoltre aggiunto la Maiorino, «l'impegno del Movimento cinque stelle verso una comunità, quella Lgbt, che a partire già da quest'anno potrà usufruire di servizi e assistenza su misura, offerti da operatori professionisti, rendendo così l'Italia un Paese più inclusivo e giusto verso tutte e tutti i suoi e le sue cittadine». A seguire, la senatrice del M5s, entusiasta per il «grande lavoro di squadra con tutta la maggioranza», ha rivolto un pensiero alla deputata Sportiello, «che ringrazio infinitamente». In effetti, visti come già si ricordava i tempi di profnda crisi economica, 4 milioni di euro sono una gran somma. Che servirà - ha spiegato l'onorevole Sportiello - ad «un programma volto a garantire assistenza legale, psicologica, sanitaria, sociale alle vittime di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, nonché ai soggetti che si trovino, a causa di questo, in situazioni di vulnerabilità». A chi si chiedesse cosa c'entrino gli aiuti alle vittime di violenza con il dl Rilancio, la Sportiello fa presente che «l'emergenza Covid ha acuito questi drammi». Sfortunatamente, la deputata pentastellata proponente dell'emendamento non pare però abbia portato alcun dato di fatto a suffragio della tesi secondo cui «l'emergenza Covid ha acuito i drammi» legati ad omofobia e transfobia. Motivo per cui, fino a prova contraria, gli ultimi dati disponibili non sono quelli che descrivono un'Italia nella morsa dell'intolleranza. Anzi, i dati più recenti attestano l'esatto contrario, confutando lo stereotipo dell'Italia come Paese intollerante. Secondo l'Oscad, l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori attivo presso il Viminale, le aggressioni contro le persone omosessuali sono in infatti calo: nel 2018 furono 43, e l'anno scorso son scese a 29. Quelle contro i disabili, per capirci, sono risultate assai più numerose, come aggressioni (69). Ma niente 4 milioni in più, ahinoi, per il mondo della disabilità: solo per quello delle minoranze Lgbt. Eppure, se solo si fa presente che quella arcobaleno è una lobby, si passa per complottisti o appunto intolleranti. E pensare che i dati di fatto bastano ed avanzano per descrivere una realtà che, a ben vedere, non ha neppure bisogno di commenti, tanto è lampante. Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).
SOSPESO IL PRETE CHE HA CELEBRATO LE "NOZZE" GAY Mentre i giornali di mezz'Italia stanno parlando di lui come del prete sposa lesbiche, lui è già in un luogo segreto a meditare su quella che il suo vescovo ha definito senza mezzi termini «una fesseria che ha fatto». A Sant'Oreste, provincia di Viterbo e diocesi di Civita Castellana è successo davvero tutto in un lampo. L'11 luglio scorso don Emanuele Moscatelli ha chiesto ed ottenuto dal sindaco Valentina Pini di unire civilmente due donne lesbiche del Paese. Domenica sera il vescovo Romano Rossi - come annunciato da lui stesso alla Nuova BQ - era già nella parrocchia di San Lorenzo Martire per spiegare ai fedeli la decisione di sospenderlo dalla guida della comunità il sacerdote. L'episodio è sintomatico di un attacco al sacerdozio che con l'approvazione della legge sull'omofobia sarà destinato a ripetersi. Chiederanno ai preti di celebrare le unioni civili nel nome della nuova religione omosessualista? E chi si rifiuterà verrà accusato di omofobia? Di sicuro il corto circuito Chiesa-Stato & diritti Lgbt è molto sospetto e rimanda a quanto accaduto in Diocesi di Gorizia, dove il cappellano degli scout partecipò convintamente al "matrimonio" dell'educatore Agesci e a rimetterci fu il parroco che si oppose a quella cerimonia: venne trasferito dal vescovo, che invece tiene ancora oggi al suo posto tanto il prete quanto "l'educatore". Non conosciamo il livello di confidenza che don Moscatelli aveva con le due donne (al telefono con la Bussola ha più volte riattaccato), ma il sospetto che il movimento Lgbt si voglia servire di preti già fragili di loro e indurli a compiere spinte in avanti come quella di Sant'Oreste, è molto forte. Ed è un sospetto che ha avuto anche il vescovo di Civita Castellana che, raggiunto dalla Bussola, ha detto: «Temevo una messinscena del mondo gay, poi mi sono informato per capire come stavano le cose». Ma alla fine a Civita il vescovo ha fatto il suo dovere, paterno, ma fermo. «Don Emanuele si è dimesso da parroco e prenderà un periodo di riflessione e di verifica personale, ieri sera l'ho accompagnato a salutare la parrocchia e mi ha ringraziato per avergli aperto gli occhi. Domenica prossima si insedierà il nuovo parroco». Modi spicci e per nulla intimorito, i dettagli maggiori di questa storia arrivano proprio dal pastore della Diocesi come è giusto che sia dato che il sacerdote non ha risposto alle domande dei giornalisti che ieri l'hanno cercato. «Gli ho fatto capire la fesseria che ha fatto, posso capire che in certi momenti di fragilità entrino in gioco l'amicizia o lo spirito del tempo, ma celebrare un'unione civile è troppo. Da domani farà un periodo di riflessione fuori dalla diocesi, si tratta di un luogo, diciamo, "collaudato", ma ora ho il compito di aiutare questo mio prete a vedere chiaro dentro di sé. E rilanciare su nuove basi la sua vita sacerdotale, credo ci sia spazio di recupero dopo l'errore fatto. Comunque, diamoci tempo un annetto e vediamo». Monsignor Rossi, che ha celebrato Messa con don Emanuele, ha detto anche di essere pronto ad eventuali "ritorsioni" degli attivisti Lgbt: «Per la verità me le aspettavo - confida - invece per il momento non si è fatto vivo nessuno». Forse, gli facciamo notare, è perché la notizia delle dimissioni del prete è ancora fresca e non è ancora arrivata a certe orecchie. «Bè, comunque se arriveranno attacchi, li affronterò, non ho mica paura sa?». L'atteggiamento di questo vescovo appare in contraddizione con le seduzioni del mondo e con il comune sentire odierno, anche ecclesiastico, dove spesso per comodità o per paura, si tende, a fare finta di nulla. Ma, affrontando la cosa di petto e denunciando l'errore chiamandolo col suo nome, questo vescovo ha dimostrato di essere il solo ad aver avuto a cuore il sacerdote, strumentalizzato da tutti, sindaco compreso, ma in realtà la prima vittima di questa storia destinata a ripetersi altrove e che apre una nuova breccia: con la legge sull'omofobia anche i preti dovranno stare ben attenti a dove schierarsi. (Andrea Zambrano, La Nuova Bussola Quotidiana, 21 luglio 2020)
CONTESTATORI LGBT AGGREDISCONO UN GAY IN NOME DELLA LIBERTÀ Lo slogan lo conosciamo bene: è quello del "love is love". Ma... quale "Love"? Forse quello dei contromanifestanti che con insulti, minacce, spintoni e pugni chiusi hanno interrotto la manifestazione 'Restiamoliberi', organizzata dal movimento Pro vita & famiglia di Fano lo scorso sabato sera? Ci è voluto, infatti, l'intervento delle forze dell'ordine per fermare i contestatori provenienti dal centro sociale Grizzly, che avevano preso di mira i promotori, che pacificamente si limitavano a tenere in mano dei cartelli su cui era riportata, tramite slogan, la motivazione della loro protesta. Eppure, nonostante la considerevole presenza di carabinieri, polizia e militari dell'Esercito, i contestatori hanno continuato imperterriti ad urlare insulti, forse anche per rompere il silenzio che faceva parte della modalità di protesta, ma soprattutto, per cercare di interrompere, più volte, gli interventi dei partecipanti. Alla fine, le forze dell'ordine sono state costrette a creare un cordone di uomini, per assicurare lo svolgimento della manifestazione. Ma la cosa che ha più dell'incredibile è che i contromanifestanti che si dicevano contrari al ddl Zan (che teoricamente avrebbe il fine di combattere le discriminazioni contro gli omosessuali) non si sono fatti scrupolo di aggredire anche Marco Guidi, 41 anni, gay dichiarato, a cui è stato impedito di parlare: "Mi hanno insultato nei modi peggiori - ha raccontato sbalordito - ma purtroppo è il loro stile comunicativo. Sono contrario a questa legge, che produce il contrario di ciò che proclama, perché di fatto discrimina noi gay, relegandoci in una sorta di categoria protetta". Quello contro Guidi, infatti, è stato un vero e proprio accanimento (alla faccia della non discriminazione) l'uomo ha ricevuto fischi e cori denigratori. Ad essere presa di mira sarebbe stata anche la sua appartenenza politica: "Ce l'hanno con me perché non appartengo alla loro compagine, essendo di destra e iscritto alla Lega, e questo non me lo perdonano. Così come non mi perdonano di essere un drag queen, un gay che dà spettacolo travestito da donna, quindi non rientrando nelle categorie da loro condivise". In merito all'accaduto, uno dei promotori, Angelo Bertoglio, vice segretario nazionale di Riva Destra e dirigente regionale Fratelli d'Italia ha testimoniato sdegnato: "È stata una vergognosa gazzarra provocatoria, da parte di una squadraccia di ignoranti, nel corso di una libera, pacifica e soprattutto autorizzata iniziativa. Le persone con orientamento omosessuale, già oggi sono ampiamente tutelate. Ogni riforma finalizzata a dividere le persone in categorie, proteggendone alcune più di altre, finirebbe per creare e acuire quelle discriminazioni che questa legge dice di voler combattere. Mi auguro che questo gruppetto di persone, molto poco civili e democratiche, vengano identificate dalle forze dell'ordine e sottoposte ai provvedimenti necessari". (Manuela Antonacci, Provita & Famiglia, 15 luglio 2020)
Fonte: Provita & Famiglia, 10 luglio 2020
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PER L'UNIONE EUROPEA L'ITALIA E' UNA MUCCA DA MUNGERE
I cosiddetti aiuti a fondo perduto in realtà andranno anch'essi restituiti con l'aumento delle nostre quote al bilancio dell'Unione Europea (dove noi ci dobbiamo accollare pure gli sconti fatti ai paesi nordici)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 21 luglio 2020
È umiliante che il governo faccia passare gli italiani in Europa per straccioni che vogliono campare sulle spalle degli altri, addirittura con l'Olanda che ci ordina di eliminare "quota 100" quando fra le Raccomandazioni del Consiglio dell'Ue alla stessa Olanda, nel 2019, c'è proprio una critica al suo sistema pensionistico ("vi sono ripercussioni negative sull'equità intergenerazionale, sulla trasparenza in materia di diritti pensionistici e sulla flessibilità"). Dilaga la narrazione anti italiana, ma i veri dati dicono l'opposto. Anzitutto l'Italia è un contributore netto del budget comunitario: dal 2000 al 2017 ha "regalato" alla Ue 88,720 miliardi (fonte RGS: è la differenza fra i versamenti e gli accrediti). Inoltre ha contribuito per 58,200 miliardi (fonte Def 2019) ai fondi salva stati. In totale 146,920 miliardi di euro degli italiani "regalati" agli altri paesi europei. Una cifra enorme con cui avremmo potuto fare infrastrutture, drastici tagli di tasse e ospedali e invece sono altri paesi della Ue ad averlo fatto con i nostri soldi (magari gli stessi che poi ci dicono che dobbiamo tassarci e fare tagli). Che la Ue, per l'Italia, sia stata (e sia) un colossale costo e che l'Italia per la Ue, sia una mucca da mungere è la realtà incontestabile. Ma questo non ve lo dicono mai. Oggi si vuole continuare a "mungere" il contribuente italiano e non si vuole che l'Italia se ne vada sbattendo la porta perché gli altri perderebbero la mucca.
PASSIAMO AI CONTI PUBBLICI Italiani spendaccioni? Al contrario, siamo fra i più virtuosi. Per esempio il professor Marco Fortis, sul "Sole 24 ore", scriveva: "l'Italia è uno dei paesi più disciplinati nel rispettare le regole europee di finanza pubblica... sin dal 1992 l'Italia è sempre stata in avanzo statale primario con la sola eccezione del 2009: un record assoluto a livello mondiale". Questi 28 anni di bilanci statali attivi ci sono costati lacrime e sangue (e hanno depresso il nostro sistema produttivo): vogliamo almeno rivendicare la nostra virtù e non farci sputare addosso? E' vero, poi ci fregano gli interessi sul debito pubblico, fra i 50 e i 70 miliardi l'anno. Secondo la vulgata - ripetuta dai media - quel debito pubblico è "la prova" dei nostri sprechi. Ma non è vero. Nel 1980 il nostro rapporto debito/Pil era virtuosissimo: al 56,8 per cento. Dal 1981 di colpo il debito è esploso e nel 1994 è arrivato al 121,8 per cento del Pil. Che è successo? Follia spendacciona? No. In quel fatale 1981 ci fu il"divorzio consensuale" fra Banca d'Italia e Tesoro (firmato dal ministro Nino Andreatta e dal governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi) cosicché lo Stato perse il controllo degli interessi sul debito e si espose alla speculazione. Quel "divorzio" era conseguenza dell'ingresso dell'Italia nel Sistema Monetario Europeo (Sme), primo passo verso la moneta unica. Quindi anche per il debito pubblico dobbiamo ringraziare l'Europa. Col debito – scrive Alberto Bagnai – crebbe anche la disoccupazione (fino a raddoppiare) e "si fermò il potere d'acquisto delle famiglie". Il nesso fra quel "divorzio" e l'esplosione del debito pubblico è stato spiegato da Bagnai nel "Tramonto dell'euro". Ma già il diretto interessato, il sen. Andreatta, in uno storico articolo sul "Sole 24 ore" del 26 luglio 1991, lo riconosceva lealmente: "Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale. Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato". Si era infatti avviato un colossale trasferimento di sovranità dai popoli e dagli stati ai mercati.
LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE CAUSA IMPOVERIMENTO Tutto poi è stato confermato dall'allora governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che, rievocando nel 2011 quell'evento, riconobbe lealmente che "gli effetti del 'divorzio' sulla politica di bilancio non sono quelli sperati" e "il rapporto tra debito pubblico e prodotto supera il 120 per cento del prodotto nel 1994". Cioè era raddoppiato in 13 anni. Fra l'altro Draghi ricordò che gli oppositori dello Sme, nel 1981, erano "timorosi del rialzo dei tassi d'interesse reali" e agitarono "lo spettro della deindustrializzazione del Paese". Infatti siamo finiti nella deindustrializzazione. Certo, secondo Draghi quel "divorzio" quantomeno abbatté l'alta inflazione. Ma Bagnai ha mostrato (e non ho ancora trovato una confutazione convincente) che in realtà quell'inflazione fu provocata dall'esplosione del prezzo del greggio dovuta alle crisi petrolifere del 1973 e del 1979 e rientrò, negli anni Ottanta, quando la situazione mediorientale si normalizzò e il prezzo del petrolio crollò del 75 per cento. Un'ultima nota per confrontare l'Italia con l'Olanda e gli altri paesi. Secondo i dati sul debito aggregato dei Paesi, pubblicati nel 2019 dall'Istituto della finanza internazionale, molti Stati dell'eurozona ritenuti virtuosi per i loro debiti pubblici, in realtà hanno elevati debiti privati. L'Olanda è fra i paesi messi peggio. Mentre in Italia il debito pubblico è equilibrato da un forte risparmio privato che rende il sistema del tutto sostenibile. Siamo migliori degli olandesi. L'Italia è stata anche fra i paesi più virtuosi (cioè più fessi) della Ue nella riduzione del rapporto deficit/pil e proprio questa austerità germanica ha devastato la nostra economia. Il fatto stesso che ora per il Covid sia stato sospeso il "Patto di stabilità e crescita" della Ue per far ripartire la crescita dimostra che quel patto dà effetti opposti a quelli promessi. È un patto di stupidità e decrescita. Questa è la Ue. Nota di BastaBugie: invece di ricorrere alla Banca centrale (la Bce), come tutti gli altri paesi (dagli Usa alla Gran Bretagna al Giappone), per avere davvero soldi a fondo perduto, i capi di governo della Ue a Bruxelles hanno voluto stabilire un piano di sovvenzioni che grava sul bilancio della Ue. Così ora l'Italia avrà 127 miliardi di prestiti che sono DEBITO e andranno restituiti e avrà i cosiddetti "aiuti a fondo perduto" (63 miliardi, quando la Spagna, più piccola dell'Italia, ne ottiene 72) che in realtà andranno anch'essi restituiti con l'aumento delle nostre quote al bilancio della Ue (dove noi ci dobbiamo accollare pure gli sconti fatti ai paesi nordici). Con tutto ciò sono soldi che dobbiamo spendere come dicono gli altri paesi che certo non hanno interesse a un'Italia più concorrenziale. Era questa la strada giusta? (Antonio Socci)
Fonte: Libero, 21 luglio 2020
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MATRIMONI E FUNERALI CELEBRATI DAI LAICI?
Il nuovo documento è stato presentato da tv e giornali come una svolta storica... ma, come sempre, la realtà è ben diversa (nulla di nuovo rispetto alle norme già in vigore, semmai è una frenata alle libere interpretazioni)
Autore: Nico Spuntoni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-07-2020
Giornali e telegiornali hanno sparato ieri titoloni sul "sì a nozze e funerali celebrati dai laici" a proposito della nuova Istruzione curata dalla Congregazione per il Clero, parlando sensazionalisticamente di "svolta". Ma è davvero così? "La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa", questo il nome del documento approvato da papa Francesco il 27 giugno 2020, nel capitolo dedicato agli "Incarichi e ministeri parrocchiali" investe il "il Vescovo, a suo prudente giudizio" della possibilità di affidare "ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sotto la guida e la responsabilità del parroco" alcuni compiti, tra cui "la celebrazione del rito delle esequie" e "dove mancano sacerdoti e diaconi", "previo il voto favorevole della Conferenza Episcopale e ottenuta la licenza dalla Santa Sede" la facoltà di assistere ai matrimoni. Non è corretto, però, parlare di "svolta in Vaticano": infatti, come appare evidente anche nei rimandi, già nel n.9 dei Praenotanda compresi nell'Ordo Exsequiarum del 1969 viene disposto che le "esequie nella Liturgia della Parola possono essere celebrate dal diacono" e, "se la necessità pastorale lo esige, la Conferenza Episcopale può, con il consenso della Sede Apostolica, designare anche un laico". Una circostanza confermata nel 1997 nell' "Istruzione Ecclesiae de mysterio su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti", dove si legge che "i fedeli non ordinati possono guidare le esequie ecclesiastiche solo nel caso di vera mancanza di un ministro ordinato ed osservando le norme liturgiche in merito", precisando che "a tale compito dovranno essere ben preparati, sia sotto il profilo dottrinale che liturgico".
NULLA DI NUOVO Dando un'occhiata a quest'ultimo documento, redatto 23 anni fa dalla Congregazione per il Clero insieme ad altri 7 dicasteri della Curia romana, è possibile smontare il sensazionalismo utilizzato da buona parte dei media per commentare la nuova Istruzione anche a proposito delle nozze: infatti, nell'articolo 10 dedicato proprio al "L'assistenza ai matrimoni", ci sono due capoversi che fanno riferimento alla "possibilità di delegare fedeli non ordinati ad assistere ai Matrimoni può rivelarsi necessaria, in circostanze molto particolari di grave mancanza di ministri sacri", specificando, però, che essa "è condizionata al verificarsi di tre requisiti: Il Vescovo diocesano (...) può concedere tale delega unicamente nei casi in cui mancano sacerdoti o diaconi e soltanto dopo aver ottenuto, per la propria diocesi, il voto favorevole della Conferenza episcopale e la necessaria licenza della Santa Sede". Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, con il documento approvato lo scorso 27 giugno: questa eventualità per le nozze, infatti, è già prevista nel Codice di Diritto Canonico nei canoni 1112 e 1116 laddove si dice che, in mancanza di sacerdote e diaconi, il Vescovo diocesano può delegare a presiedere anche un "laico idoneo" che sia "capace di istruire gli sposi e preparato a compiere nel debito modo la liturgia del matrimonio". Piuttosto, va sottolineato il carattere di eccezionalità di questi casi non certo occultato nell'ultima Istruzione - differentemente da quanto fatto in molti titoli ed articoli giornalistici - con la conferma di quella che è la regola generale che, in quanto tale, può ammettere eccezioni pur col consenso della Conferenza Episcopale ed in accordo con la Santa Sede. Il documento, al contrario, sembrerebbe voler mettere un freno a certe libertà interpretative che talvolta si concedono alcuni vescovi in merito alla partecipazione dei fedeli laici alla missione della Chiesa.
NO ALLA DISCREZIONE Monsignor Andrea Ripa, infatti, nella presentazione d'accompagnamento all'Istruzione, scrive che "non è raro (...) che la visione della comunità parrocchiale e della cura pastorale proposti dal Magistero ecclesiale, dal Concilio Ecumenico Vaticano II fino all'insegnamento di Papa Francesco, e di conseguenza naturalmente entrati nella normativa canonica, diventino un quid troppo soggettivo, un vero 'secondo me', a discrezione del singolo Vescovo o del singolo gruppo, con interpretazioni non di rado improprie della vita di una comunità e del ministero dei pastori". In questo stesso testo, il sotto-segretario della Congregazione per il clero ribadisce che il presente documento non contiene "novità legislative". E non a caso, in ambienti ecclesiali che potremmo semplicisticamente definire progressisti, l'uscita di "La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa" è stata accolta con grande amarezza e delusione, non senza critiche al pontefice accusato nemmeno troppo velatamente di aver esaurito definitivamente la sua spinta propulsiva riformatrice. Ma d'altra parte, l'eredità del Concilio Vaticano II sulla collaborazione del laicato al ministero dei sacerdoti è riassunta in quanto disse San Paolo VI agli Uditori laici in un discorso del 1963: "la Chiesa è articolata in persone, organi e istituti che hanno distinte funzioni". L'Istruzione divenuta pubblica ieri si colloca in questo solco, contrariamente a quanto sostenuto dai delusi. Quando denuncia il "clericalismo", molto spesso papa Francesco fa riferimento proprio alla "tentazione di clericalizzare i laici" presente in tanti preti, così come a quei "tanti laici (che) in ginocchio chiedono di essere clericalizzati". C'è da sperare che il modo fuorviante e superficiale con il quale buona parte dei media hanno annunciato novità - che in realtà non sono novità - su nozze ed esequie non esponga da domani i parroci alle richieste di chi vorrebbe farsi celebrare il matrimonio in chiesa dal migliore amico o dal capo ufficio.
Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "Stare con Gesù, solo così rifioriranno le vocazioni" spiega che la recente Istruzione della Congregazione per il Clero non è rivoluzionaria ma comunque risente di un approccio pastoralista. Era molto meglio l'appello di Papa Benedetto XVI a rivalutare la figura del Santo Curato d'Ars. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 luglio 2020: La recente Istruzione della Congregazione per il Clero è stata lanciata dai media come una rivoluzione nella Chiesa cattolica. L'enfasi mediatica è stata portata, in particolare, sui paragrafi che semplicemente ricordano che in casi eccezionali, ove vi sia l'effettiva mancanza di sacerdoti e diaconi, un laico debitamente preparato può guidare le esequie e assistere ai matrimoni. È stato giustamente fatto notare che non di apertura si tratta, ma semmai di un chiarimento per evitare abusi in materia. Una lettura complessiva dell'Istruzione non può tuttavia non suscitare qualche perplessità, almeno a chi scrive. Il titolo - La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa - è effettivamente evocativo del contenuto: ancora una volta stiamo a parlare di "svolte pastorali" per rilanciare l'evangelizzazione. È da più di cinquant'anni che a furia di svolte e conversioni pastorali abbiamo perso l'orientamento e forse sarebbe il caso di ritrovare la stella polare di una vera evangelizzazione e di orientare la rotta secondo questo riferimento immutabile. Se non altro, per l'evidenza del fallimento di un certo orientamento "pastoralista". L'Istruzione parla soprattutto di parroci e parrocchie, di vicari foranei e unità pastorali; impossibile non pensare, per contrasto, che esattamente dieci anni fa si concludeva l'Anno sacerdotale (2009-2010), indetto da Benedetto XVI e che poneva come modello per i sacerdoti in cura d'anime il Santo Curato d'Ars. Allora, papa Benedetto proponeva una svolta cristocentrica come medicina per il nostro tempo. La vita di san Giovanni Maria Vianney altro non è stata che un immergersi in Cristo sacerdote, partecipando con la mortificazione al suo atto redentivo, per la salvezza delle anime della parrocchia a lui affidata; e molte altre giunsero a lui da tutta la Francia, senza alcuna particolare "iniziativa pastorale" per chiamarle. La ricetta di Benedetto XVI per i parroci e le parrocchie, richiamando questo grande santo dell'Ottocento, prevedeva gli ingredienti di una forte identità sacerdotale, che si forgia nella frequente e perdurante adorazione del Santissimo Sacramento; di un ministero essenziale, che si muove dall'altare al confessionale; di un'intimità con il Signore Gesù, vissuta in primis dal sacerdote e comunicata per osmosi spirituale a tutti i fedeli; di una chiarezza della missione: la conversione propria e delle anime. Durante l'Udienza generale del 5 agosto 2009, Benedetto XVI prescriveva la medicina per il nostro tempo: «L'insegnamento che a questo proposito continua a trasmetterci il Santo Curato d'Ars è che, alla base di tale impegno pastorale, il sacerdote deve porre un'intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno. Solo se innamorato di Cristo, il sacerdote potrà insegnare a tutti questa unione, questa amicizia intima con il divino Maestro, potrà toccare i cuori della gente ed aprirli all'amore misericordioso del Signore». Da sempre la Chiesa ha ben chiaro che la vocazione primaria di chi è chiamato al ministero episcopale e sacerdotale è quella di vivere in una particolare intimità con il Signore, ponendo così le condizioni per essere dissetati dalla grazia che emana da Lui e nel contempo segnati dal desiderio di anime che asseta il Suo Cuore. «Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni» (Mc 3, 14-15); si tratta di un ordine metafisico: solo rimanendo con Lui è possibile predicare la Parola e scacciare il nemico dell'uomo. Questo "stare" con Lui venne vissuto letteralmente da san Giovanni Maria Vianney, come ricorda ancora Benedetto XVI, «decidendo di "abitare" perfino materialmente nella sua chiesa parrocchiale: "Appena arrivato egli scelse la chiesa a sua dimora... Entrava in chiesa prima dell'aurora e non ne usciva che dopo l'Angelus della sera. Là si doveva cercarlo quando si aveva bisogno di lui", si legge nella prima biografia». Quando ritroveremo il coraggio di chiedere ai parroci di non uscire quasi mai dalla propria chiesa e ancor meno dalla parrocchia, allora forse ritroveremo il vero senso della pastorale; e soprattutto vivremo una nuova primavera di vocazioni sacerdotali. Perché la vocazione principale del sacerdote è stare con il Signore, predicare, scacciare i demoni. Questo secondo la Parola di Dio, che rimane in eterno. L'Istruzione appare tanto preoccupata di spingere ad una conversione missionaria, di trovare nuove forme adatte ai tempi moderni sempre più digitalizzati, di portare ad un non ben chiaro rinnovamento, ma dimentica di indicare quale sia - per richiamare il titolo di un classico della spiritualità - l'anima di ogni apostolato. Si potrebbe pensare che «i metodi pastorali di san Giovanni Maria Vianney potrebbero apparire poco adatti alle attuali condizioni sociali e culturali. Come potrebbe infatti imitarlo un sacerdote oggi, in un mondo tanto cambiato?», si chiedeva papa Benedetto. Eppure, «se è vero che mutano i tempi e molti carismi sono tipici della persona, quindi irripetibili, c'è però uno stile di vita e un anelito di fondo che tutti siamo chiamati a coltivare […]. Egli riuscì a toccare il cuore della gente non in forza delle proprie doti umane, né facendo leva esclusivamente su un pur lodevole impegno della volontà; conquistò le anime, anche le più refrattarie, comunicando loro ciò che intimamente viveva, e cioè la sua amicizia con Cristo. Fu "innamorato" di Cristo, e il vero segreto del suo successo pastorale è stato l'amore che nutriva per il Mistero eucaristico annunciato, celebrato e vissuto, che è divenuto amore per il gregge di Cristo, i cristiani e per tutte le persone che cercano Dio». È questa la svolta di cui abbiamo immensamente bisogno.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-07-2020
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IL CORONAVIRUS HA PERMESSO LA SVOLTA TOTALITARIA DEI GOVERNI DEMOCRATICI
Grazie alla propaganda della paura e del sospetto sono stati imposti: gli arresti domiciliari all'intera popolazione, il divieto di protestare pubblicamente, reclusione sanitaria obbligatoria per i recidivi, ecc.
Autore: Guido Vignelli - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 5 giugno 2020
Il comportamento delle autorità italiane davanti all'emergenza sanitaria provocata dal "virus cinese" risulta talmente irrazionale che sembra difficile spiegarselo. Nel tentativo di capire se questo comportamento abbia un senso e quale sia, possiamo ricorrere a questa famosa massima investigativa: "una volta accertati i fatti ed esclusa ogni spiegazione insostenibile, quella che rimane in piedi, per quanto possa sembrare assurda, è quella vera" (Sherlock Holmes).
LA CURA GLOBALE DEL DOTTOR KNOCK Orbene, i fatti accaduti - e che, ahinoi, stanno ancora accadendo! - sono ormai noti e accertati. Nel campo sanitario, sebbene la classe medica trovatasi "al fronte" si sia eroicamente impegnata per arginare la diffusione del virus, la classe dei medici-scienziati si è comportata in maniera non solo ondivaga ma anche contraddittoria. Da una parte, virologi, infettivologi ed epidemiologi hanno ammesso di non avere certezze sul nuovo virus, sulle sue capacità di diffondersi e sui metodi per curarlo, tanto è vero che ora temono di aver sbagliato alcune terapie usate. Dall'altra parte, però, le "commissioni tecnico-scientifiche" ufficiali hanno consigliato al Governo d'imporre all'intero popolo un regime di sicurezza assoluta, isolando non solo i malati ma anche e soprattutto i sani. Viene allora alla mente una famosa commedia teatrale, scritta nel 1924 da Jules Romains: Il dottor Knock, o Il trionfo della medicina. Questo zelante medico assicura i suoi concittadini che "non esistono persone sane, esistono solo persone che non si rendono conto di essere malate" e che anzi "non c'è malato più grave di chi s'illude di essere sano". Di conseguenza, egli riesce a convincere il sindaco a trasformare il municipio in ospedale per potenziali malati da curare preventivamente, facendo così la fortuna dei farmacisti e delle ditte farmaceutiche. Ebbene, le citate commissioni sanitarie hanno applicato il "metodo Knock" all'intera nazione italiana, trasformandola in enorme lazzaretto nel quale sono stati rinchiusi i potenziali sospetti malati. Ma è potuto accadere solo grazie all'alleanza tra i nostrani "dottori Knock" e le nazionali autorità politiche.
IL "COLPO DI STATO" DELLE AUTORITÀ POLITICHE Nel campo politico, infatti, il potere esecutivo si è approfittato del suggerimento dato dalle sue commissioni sanitarie per varare una sorta di "legge dei sospetti" che applica in maniera abnorme il "principio di precauzione". Una sconcertante successione di numerosi, ondivaghi e contraddittori decreti governativi ha imposto alla intera popolazione una serie di divieti di carattere non tanto sanitario quanto disciplinare. Ad esempio, sono stati imposti gli arresti domiciliari all'intera popolazione, al fine d'isolare in casa i "non ancora ammalati" (ossia i sani); a coloro che avevano bisogno di uscire per grave necessità, è stata concessa l'ora d'aria riservata ai detenuti, ma condizionata a rispettare il "distanziamento sociale", ossia una misura che - come dice la stessa espressione - non ha fini sanitari ma di "educazione sociale". Ovviamente, queste misure hanno comportato il divieto di protestare pubblicamente; quei pochi che hanno osato farlo sono stati schedati, multati e alcuni addirittura sequestrati e sottoposti a reclusione sanitaria obbligatoria; si noti che costoro non hanno potuto avvalersi della legge che dà diritto di rifiutare trattamenti sanitari ritenuti superflui o dannosi. Il potere legislativo è stato ridotto ad assemblea incaricata di approvare i decreti governativi. Il potere giudiziario si è ben guardato dall'obiettare che le procedure applicate dal Governo stavano violando le leggi vigenti e le libertà costituzionali, anzi stavano sospendendo la Costituzione, come mai si era osato fare per le precedenti epidemie e come neanche in tempo di guerra è lecito fare. Nel campo economico, i decreti governativi hanno favorito il lavoro e l'impresa pubblici e ostacolato al massimo quelli privati. Di conseguenza, la classe produttiva privata, specialmente quella di piccole-medie dimensioni, è stata gravemente penalizzata, prima obbligandola alla chiusura totale per mesi, poi sottoponendola a costose e cervellotiche procedure di risanamento e di precauzione, infine lasciandola priva di facilitazioni burocratiche, aiuti economici ed esenzioni fiscali che le permettessero di non soccombere ai mancati guadagni e alle spese fatte per riaprire.
LA PROPAGANDA DELLA PAURA E DEL SOSPETTO In questa situazione, il mondo della comunicazione ha svolto un ruolo determinante nel campo del dibattito culturale. I mass-media si sono spesso trasformati in propagandisti delle sentenze emesse dalle commissioni sanitarie e dei decreti varati dal Governo. Giornali, radio e televisioni si sono quasi tutti impegnati a diffondere un clima di paura, diffidenza, sospetto e delazione, esortando i cittadini a denunciare coloro che violavano una qualche regola governativa. Il "politicamente corretto" ha imposto un "culturalmente corretto" che si è ridotto a un "sanitariamente corretto" del tutto ideologico. Com'è noto, l'ideologia suole considerare la parte come se fosse il tutto, l'interesse settoriale come se fosse quello globale, per cui essa propaganda idee e valori fittizi al fine di ottenere o mantenere o riottenere un potere fazioso. Nel nostro caso, la sopravvivenza fisica, teoricamente assicurata dalle precauzioni sanitarie, da bene parziale è diventata bene comune totale, anzi il summum bonum. Il restare sani è stato elevato a obbligo civile, anzi a gnostica "purezza sociale", alla quale bisogna sacrificare tutto, non solo la sopravvivenza economica ma anche la libertà e la stessa dignità umana. Quando lo Stato pretende d'imporre alla nazione di sacrificare il bene comune a un bene settoriale, è inevitabile ch'esso ricorra alla pubblica violenza. Esso si è rifiutato di considerare le gravissime conseguenze causate dalle misure sanitarie imposte sulla vita non solo economica ma anche sociale, psicologica, culturale della nazione: i rapporti sociali sono stati come sterilizzati dalla sanità globale.
LA SPIEGAZIONE CHE SPIEGA L'INSPIEGABILE Una volta accertati i fatti accaduti, rimane il problema di spiegare come mai ciò che non era mai accaduto prima sia potuto accadere oggi, in soli tre mesi cruciali. Si dice che tutto quanto avvenuto può essere spiegato semplicemente considerando l'inefficienza del Governo, composto da gente priva di competenza, visione e strategia. Tuttavia, questa spiegazione soffre di una palese contraddizione. Il comportamento governativo è stato certamente inefficiente quando gli è convenuto d'ingessare la nazione, rinviare le soluzioni e bloccare i tentativi di ripresa fatti dalla società civile. Ma questo stesso Governo ha dimostrato notevole abilità, energia e tempismo, quando si è trattato di nascondere le proprie intenzioni, imbrogliare le carte, eludere i veri problemi, spaventare sui pericoli, minacciare restrizioni, illudere sul futuro. Dunque, questa spiegazione non regge. Allora resta in piedi una sola spiegazione: quella che, pur sembrando assurda, è la sola convincente. Tutto si spiega, se ammettiamo che il comportamento del Governo non è dovuto tanto alla propria inefficienza quanto al voler compiere un preciso progetto: quello d'indebolire al massimo la società civile per ricondurla al controllo statale, sottometterla al nuovo potere tecnologico, costringerla alla riforma ecologica, portarla alla "decrescita felice", ossia alla miseria. Si tratta di una manovra a tenaglia composta da due aspetti: da una parte, imporre al popolo italiano un regime oppressivo fondato su paura, ricatto, costrizione, spionaggio, disgregazione, impoverimento; dall'altra, impedire che questo popolo reagisca alla crisi sanitaria mantenendosi economicamente solido, politicamente libero, culturalmente e religiosamente vivo. Da mesi, l'Italia è sottoposta a quello che è stato giustamente definito come un "esperimento sociale di massa" mirante a realizzare una mutazione civile dalle gravi conseguenze. Gli esecutori di questa mastodontica operazione sono partiti di governo facilmente individuabili: da una parte, quel Movimento 5 Stelle che è la versione italiana dell'ecologismo radicale; dall'altra, quel Partito Democratico che riprende il programma "post-moderno" (ossia anarcoide) avviato dalla internazionale socialista all'epoca di Mitterrand. Entrambi questi partiti non perdonano al popolo italiano di costituire tuttora un'anomalia politica che continua a rifiutare di allinearsi alla Sinistra rosso-verde internazionale.
VERSO UNA NUOVA FORMA DI TOTALITARISMO Proviamo ora a qualificare il regime che queste manovre politico-scientifico-sanitarie stanno tentando d'imporre all'Italia e a mezzo mondo. Un tempo, un regime come questo sarebbe stato qualificato semplicemente come "dispotico", dato che sfrutta paura, debolezza, divisione e disordine sociali per imporre l'arbitrio e il sopruso come falso rimedio. Tuttavia, dalla Rivoluzione Francese in poi, il despotismo ha assunto spesso una dimensione molto più vasta e grave, tanto che illustri studiosi di scienze politiche o giuridiche hanno parlato di un nuovo modello di regime qualificabile come "democrazia totalitaria". Di solito, questo regime dapprima ottiene consenso e potere rispettando le procedure democratiche ufficiali; poi però le strumentalizza per dotarsi di poteri eccezionali, approfittandosi della spinta emotiva della paura diffusa da una grave emergenza nazionale, sia essa una crisi economica, una situazione di disordini, una guerra civile, una invasione straniera. In questi casi, il "principio di sicurezza" e il "principio di precauzione" vengono applicati in modo da opporre "a mali estremi, estremi rimedi", prima presentati come momentanei, poi sistematizzati come definitivi. Col pretesto di dover affrontare l'emergenza, col pretesto che la popolazione non è in grado di premunirsi, si lascia ingannare da seduzioni "populiste", false notizie e immaginari complotti, insomma fa cattivo uso della democrazia, il regime realizza il proprio vero complotto: lo Stato di diritto cede alla violenza del potere. Il potere legislativo legifera in campi nei quali non ha alcuna competenza e contrastando sia il diritto cristiano che quello naturale; il potere esecutivo agisce contro il bene comune e l'interesse nazionale, prima sospendendo e poi annullando libertà costituzionali e diritti civili; il potere giudiziario applica una "giurisprudenza creativa" al fine di realizzare una "democrazia sostanziale" che superi quella formale. A questo punto, un tale regime ha perso ogni legittimità e ai cittadini non resta che difendere il bene comune mettendosi in posizione di resistenza (prima passiva, poi attiva). Questo modello di "democrazia totalitaria" ebbe esempi storici famosi: ad esempio, il regime giacobino francese (1792), quello della mazziniana Repubblica Romana (1948), quello della Commune parigina (1870), quello comunista russo (1917), quello messicano degli anni 1920, quello nazista tedesco degli anni 1930, quello socialista spagnolo dello stesso decennio, quello cinese tuttora vigente. Questi regimi furono diversi tra loro ma ebbero una precisa caratteristica comune; furono persecutori dei cristiani. Quasi tutti ebbero breve durata, anche perché furono minati dalla resistenza cristiana, spesso guidata dalla Gerarchia ecclesiastica; possiamo sperare lo stesso per i regimi tecnico-sanitari in arrivo in mezzo mondo? Il comportamento tenuto dalla Gerarchia ieri in Cina e oggi anche in Italia desta gravi dubbi al riguardo...
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Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 5 giugno 2020
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GRAZIE CORONAVIRUS CHE HAI FATTO SPARIRE LA RIDICOLA GRETA THUNBERG DA TV E GIORNALI
Inoltre Shellenberger, ''Eroe dell'Ambiente'' per il Time, si è scusato per l'allarmismo climatico (anche) da lui alimentato negli ultimi trent'anni con colossali bugie e che tanti danni ha causato
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 20 Luglio 2020
Altro che "riscaldamento globale"! Al Polo Sud c'è più ghiaccio marino oggi di 40 anni fa, per estensione e per concentrazione. A rivelarlo, è stato il C3S-Copernicus Climate Change Service, raffrontando i dati rilevati nel giugno 2020 a quelli raccolti nel giugno 1980: in Antartide, infatti, lo scorso mese il ghiaccio marino ha raggiunto un'estensione media di 13,2 milioni di chilometri quadrati contro i 12,5 milioni del giugno 1980; estensione peraltro superiore anche a quella rilevata negli ultimi tre anni. Pure la concentrazione del ghiaccio marino è stata di 10,6 milioni di chilometri quadrati nel giugno 2020 contro i 9,6 milioni del giugno 1980. Cifre, queste, che parlano da sole, come evidenziato dall'NSIDC-National Snow & Ice Data Center. Ciò consente di fotografare la situazione meglio di quanto preteso dalla grancassa mediatica: nei giorni scorsi, infatti, è stato dato grande risalto ad uno studio relativo all'aumento della temperatura al Polo Sud, senza osservare però come in esso si precisi che il contributo antropico non ne stato è un fattore rilevante. L'incremento cioè si sarebbe verificato in ogni caso e per cause naturali, anche senza ricorrere al cosiddetto «global warming». Ma tant'è: l'ideologia ambientalista non dà tregua. Anche se qualche crepa comincia ad esserci. E c'è chi, ad un certo punto, dà retta più alla propria coscienza che al coro. Ad esempio, Michael Shellenberger, presidente di Environmental Progress, organizzazione militante nell'ambito dell'energia pulita, ambientalista della prima ora, proclamato peraltro «Eroe dell'Ambiente» dalla rivista Time nel 2008. È significativo che proprio lui, con un simile curriculum, ora abbia chiesto scusa per l'allarmismo climatico creato negli ultimi trent'anni.
TUTTE LE BALLE DEGLI AMBIENTALISTI In un lungo articolo, apparso sulla rivista della sua associazione, Shellenberger ha precisato: «Come esperto, cui è stato chiesto dal Congresso di fornire una testimonianza obiettiva, invitato dall'Ipcc-Intergovernmental Panel on Climate Change a fare da revisore del suo prossimo rapporto di valutazione, sento l'obbligo di scusarmi per come noi ambientalisti abbiamo fuorviato il pubblico». In particolare, ha esplicitamente negato che l'uomo stia causando una sesta estinzione di massa; che l'Amazzonia sia il polmone del mondo; che i cambiamenti climatici siano la causa dei peggiori disastri naturali. E contemporaneamente ha ammesso che le emissioni di anidride carbonica siano in calo nella maggior parte delle nazioni ricche; che la perdita di habitat e l'uccisione diretta degli animali selvaggi rappresenti una minaccia molto più dei grandi cambiamenti climatici; che i combustibili legnosi siano ben peggiori di quelli fossili; che dal 2003 si sia registrata una riduzione degli incendi pari al 25%; che la causa di quelli avvenuti in Australia ed in California sia da ricercarsi per lo più nell'accumulo di combustibili legnosi e nella crescente presenza di abitazioni vicino alle foreste, non nei cambiamenti climatici; che per prevenire le future pandemie serva più agricoltura industriale e non meno. «So come questi fatti suonino come "negazionismo climatico" per molti - ha detto Shellenberger - ma dimostrano solo il potere dell'allarmismo sul clima»; in realtà, tali dati «provengono dai migliori studi scientifici disponibili, inclusi quelli condotti o accettati dai principali organismi scientifici» internazionali.
L'ALLARMISMO CLIMATICO È UNA COLOSSALE BUGIA Determinante la "confessione" fatta pubblicamente da Shellenberger: «Fino allo scorso anno ho principalmente evitato di parlare contro l'allarmismo climatico. In parte perché ero imbarazzato. Dopo tutto, sono colpevole di allarmismo come qualsiasi altro ambientalista. Ma soprattutto avevo paura. Sono rimasto in silenzio sulla campagna di disinformazione sul clima, perché avevo paura di perdere amici e finanziamenti. Le poche volte, che ho trovato il coraggio di difendere la climatologia da coloro che la distorcono, ho subìto dure conseguenze. Quindi ho aspettato e non ho fatto quasi nulla, mentre i colleghi ambientalisti terrorizzavano il pubblico». Una campagna di disinformazione, quella in atto, da lui definita sostanzialmente «fuori controllo», a giudicare almeno da quanto avvenuto l'anno scorso. Ciò lo ha spinto, in coscienza, a rinnovare le sue scuse formali nel libro Apocalypse Never. Why Environmental Alarmism Hurts Us All ovvero «Mai l'Apocalisse: perché l'allarmismo ambientale fa male a tutti noi». Nel libro, fondato su quanto visto e vissuto in vent'anni di ricerca e trenta di militanza, Shellenberger ha evidenziato, tra l'altro, come «le industrie e l'agricoltura moderna siano le chiavi per la liberazione umana ed il progresso ambientale», per ridurre l'inquinamento e le emissioni di carbonio si debba passare «dal legno al carbone al gas naturale all'uranio», l'impatto del vegetarianismo nella riduzione delle emissioni di una persona sia «di meno del 4%». Non solo. Shellenberger ha rivolto anche accuse pesanti e sulle quali sarebbe bene riflettere. Ha detto, ad esempio, che «il dogmatismo di Greenpeace ha peggiorato la frammentazione delle foreste dell'Amazzonia», mentre «gruppi motivati da convinzioni anti-umaniste hanno costretto la Banca Mondiale a smettere di porre fine alla povertà ed a renderla invece "sostenibile". Il clima d'ansia, depressione e ostilità alla civiltà moderna sono alla base di gran parte dell'allarmismo. L'ideologia alla base dell'allarmismo sull'ambiente, il maltusianesimo, è stata ripetutamente sfatata per 200 anni, eppure è ancora più potente che mai», benché messa alla prova dall'emergenza Coronavirus. Come mai? A chi giova? Sarebbero queste le vere domande, cui trovare risposta...
Fonte: Radio Roma Libera, 20 Luglio 2020
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OMELIA XVII DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,44-52)
Trovata una perla di grande valore, va, vende tutto e la compra
Fonte Il settimanale di Padre Pio
La prima lettura di questa domenica riporta la bella preghiera del re Salomone, il quale domanda a Dio non tanto ricchezza e benessere personale, ma la sapienza necessaria per ben governare il popolo d'Israele e per distinguere il bene e il male. Questa preghiera piacque molto al Signore che gli concesse un cuore saggio e intelligente come nessuno lo aveva avuto in precedenza. Anche a noi è necessaria la sapienza per comprendere ciò che ci è necessario e per capire qual è la cosa più importante nella nostra vita, ovvero il raggiungimento della salvezza eterna. Gesù ci fa comprendere questa esigenza con le tre bellissime parabole del Vangelo di oggi. Le prime due, quella del tesoro nascosto e quella della perla preziosa, ci mostrano il valore inestimabile del Regno dei cieli, per avere il quale bisogna essere pronti a rinunciare a tutto, anche alle cose più care. Nella prima parabola si narra di un uomo che per caso trova un tesoro in un campo. Pieno di gioia egli vende tutti i suoi averi, e poi compra quel campo. Così dovrebbe fare ogni cristiano: scoperto l'inestimabile tesoro della Vita eterna, egli non dovrebbe esitare a rinunciare a tutto pur di assicurarsi un bene così grande. Così fece san Francesco d'Assisi, il quale rinunciò alla ricca eredità paterna, rinunciò a un brillante futuro di mercante e di cavaliere, e fece suo il tesoro nascosto della povertà accettata per il Regno dei cieli. Egli – diceva un suo biografo – era desideroso di povertà più di quanto un avaro poteva essere bramoso di ricchezze. A chi voleva seguirlo, san Francesco chiedeva come prima condizione la rinuncia a tutti i propri averi per diventare cavaliere di Madonna Povertà. L'insegnamento della seconda parabola, quella della perla preziosa, è identico. Per avere questa perla bisogna vendere tutti i propri averi. È questo l'affare della vita, o meglio, della Vita eterna. I Santi sono stati quelli che hanno avuto questa sapienza e abilità nel riuscire in questo affare fondamentale. Tanti, purtroppo, si fanno ingannare dai beni e dai piaceri di questa vita terrena e non riescono ad acquistare la "perla preziosa" della salvezza e dell'eterna comunione con Dio. Chiediamo anche noi il dono della sapienza, per distinguere ciò che è bene e ciò che è male, e per dare il giusto valore ad ogni cosa. L'importanza di questa scelta è messa in luce dalla terza parabola, quella della rete gettata in mare. Quando è piena, la rete viene portata a riva, e i pescatori «raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi» (Mt 13,48). Questo esempio descrive bene il Giudizio che ci sarà al termine della vita: «Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti» (Mt 13,49-50). La fede ci insegna che subito dopo la morte saremo giudicati e riceveremo la giusta retribuzione per come ci siamo comportati in questa vita. Se moriremo in peccato mortale, andremo eternamente all'inferno; se lasceremo questa vita in grazia di Dio, saremo salvi. Inoltre, se nonostante la salvezza ottenuta, avremo ancora da scontare dei peccati, andremo per un certo tempo in Purgatorio, per poi entrare purificati in Paradiso. Alla fine dei tempi ci sarà inoltre il Giudizio universale: tutti saranno di nuovo giudicati e questo secondo giudizio non farà che confermare il giudizio particolare sostenuto al termine della nostra vita. Dopo di che ci sarà la risurrezione della carne, e il corpo risorto si riunirà all'anima. La vera sapienza ci fa vivere nell'attesa di questo giudizio. Lo stolto non ci pensa, ma il prudente si prepara ogni giorno a questo esame decisivo per la sua eternità. Dobbiamo essere pronti a rinunciare a tutto ciò che possa mettere in pericolo il possesso di questa "perla preziosa". Pensiamo alla moltitudine di persone che per seguire Dio hanno abbandonato tutto, carriere, onori, ricchezze, e hanno riempito monasteri, conventi, seminari; o hanno sopportato gli insulti e il disprezzo del mondo, la povertà, la persecuzione e persino il martirio! Persone sapienti che hanno capito il senso profondo delle Beatitudini. Gesù non chiede poco per il raggiungimento del Regno, chiede tutto; ma è anche vero che non promette poco, promette tutto. Per guarire da una grave malattia, tante volte l'uomo è disposto a sottoporsi a cure molto dispendiose, fino a perdere tutti i suoi averi. Se così è per salvaguardare la vita terrena, molto di più dovrà esserlo per la Vita eterna: rinunciare a tutto per avere il Tutto, ovvero Dio, la comunione con Lui, il Paradiso. San Paolo, nella seconda lettura, ci fa comprendere che la nostra vocazione comune è quella di essere conformi all'immagine del Figlio di Dio, quella di partecipare alla natura divina. Questa è una grazia grandissima che, da sola, sorpassa di gran lunga tutti i beni che possiamo trovare su questa terra. Di fronte ad un bene così grande, noi non dobbiamo lasciarci ingannare dalle lusinghe di questo mondo; dobbiamo vivere di fede e fissare lo sguardo ai beni eterni che ci attendono nei Cieli. Anche se avremo da soffrire, ci servano di incoraggiamento le parole dell'Apostolo: «Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (Rm 8,28). Il soffrire passa, i meriti rimangono, e una grande ricompensa spetterà a tutti quelli che amano Dio.
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