A SCUOLA IL DIVIETO DI CONTATTO FISICO PER IL CORONAVIRUS HA CONSEGUENZE DRAMMATICHE
Riparte la scuola con le nuove disposizioni anti covid-19: mascherine, distanza, disinfezione, misurazione a distanza della febbre, niente canti né giochi di gruppo... quali saranno le conseguenze?
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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STORIA DEL FONDATORE DI AMAZON, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO
Sua madre lo ebbe a diciassette anni e per questo cercarono di cacciarla dalla scuola, ma lei...
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera
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IL SEGRETO DELLA VOCAZIONE SACERDOTALE
Dietro ogni Sacerdote c'è una madre aperta alla vita e capace di trasmettere la fede... a proposito, conosci cosa fecero le madri di Lu Monferrato?
Autore: Suor M. Gabriella Iannelli - Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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X FACTOR 2020: SPOPOLA IL CONCORRENTE GENDERQUEER, NE' MASCHIO NE' FEMMINA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): teoria gender nell'agenda della von der Leyen, lezioni gender obbligatorie in Scozia, Avvenire sbarca al Gay Pride
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Osservatorio Gender
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CONFRONTO TRA LA SOCIETA' IN OCCIDENTE E QUELLA IN ORIENTE
L'esempio dell'Ucraina dimostra che i Paesi dell'Est, dopo il dominio sovietico, hanno tutto da perdere a mettersi in marcia verso uno sviluppo di tipo occidentale
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera
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BIBBIANO HA RESO EVIDENTE LA LOTTA DEL MONDO CONTRO LA FAMIGLIA
I regimi totalitari sostengono sempre che i figli appartengono allo Stato e non alla famiglia: dai sovietici fino ai nostri giorni la pretesa dello Stato è sempre quella di indottrinare i giovani con la scuola pubblica
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: Il Timone
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A 150 ANNI DALLA PRESA DI ROMA SONO EVIDENTI TUTTI I DISASTRI DEL RISORGIMENTO
Soppressione degli ordini religiosi e appropriazione dei beni della Chiesa; negata la libertà di istruzione e di stampa; distruzione del patrimonio artistico; tassazione elevatissima; impoverimento ed emigrazione di massa
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LE TRE GRANDI FESTE MARIANE A SETTEMBRE
La Natività di Maria (8 settembre) nove mesi dopo l'Immacolata Concezione; il Nome di Maria (12 settembre) ricorda la vittoria nella battaglia di Vienna contro i musulmani; la Madonna Addolorata (15 settembre) in ricordo dei sette dolori di Maria
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
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OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 21,28-32)
I pubblicani e le prostitute vi passano avanti
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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A SCUOLA IL DIVIETO DI CONTATTO FISICO PER IL CORONAVIRUS HA CONSEGUENZE DRAMMATICHE
Riparte la scuola con le nuove disposizioni anti covid-19: mascherine, distanza, disinfezione, misurazione a distanza della febbre, niente canti né giochi di gruppo... quali saranno le conseguenze?
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-09-2020
Riparte la scuola con le nuove disposizioni anti covid-19: mascherine, distanza, disinfezione, misurazione a distanza della febbre, niente canti né giochi di gruppo... Ok, prendiamola larga. Fra Salimbene de Adam da Parma (1221-1288) fu un cronista dell'ordine dei frati minori; la sua Cronica copre circa 120 anni, dal 1168 al 1287. Da essa possiamo trarre molte informazioni su Federico II di Svevia (1194-1250), lo stupor mundi. Sappiamo, ad esempio, che un bel giorno l'imperatore volle scoprire quale fosse la lingua originariamente parlata dall'uomo, senza che qualcuno gliene insegnasse una: il greco? Il latino? L'aramaico? Il dialetto bergamasco? Così prese dei neonati, li chiuse in un'alta torre e li fece allevare da balie che, pur accudendoli nel migliore dei modi, non potevano parlare, né coccolarli, né cantare canzoni. Quei bambini, seppur nutriti, puliti e accuditi, senza un contatto umano, morirono tutti.
ESPERIMENTI MODERNI Vabbè, obietterà qualcuno, si tratta di una cronica medievale. Saranno racconti di pura fantasia, degni complementi a bestiari e libri agiografici. Bene, parliamo allora del dottor Luther Emmett Holt (1855-1924), eminente pediatra statunitense, fondatore e per due volte presidente dell'American pediatric Society, membro del Rockefeller Institute, eugenetista convinto. Preoccupati per il rammollimento delle nuove generazioni di «americani», il dottor Holt prescriveva di non giocare con i bambni, di non coccolarli né tenerli in braccio. Al massimo, una virile stretta di mano, quando era artefice di un lavoro eccezionalmente ben fatto. Nel giro di pochi anni - così si legge - i pediatri notarono un aumento delle morti infantili, nonostante i bambini fossero soddisfatti nei loro bisogni biologici. E poi ci sono gli esperimenti del dottor Harry Harlow (1905-1981), psicologo statunitense. Alcune povere scimmiette Rhesus vennero separate prematuramente dalla mamma; vennero messe a loro disposizione due madri finte, diverse per alcuni particolari: la prima era ricoperta da un panno morbido; la seconda aveva un biberon che secerneva latte. Harlow osservò che le scimmiette passavano con la mamma-nutrice il tempo strettamente necessario per suggere il latte; e passavano avvinghiate alla mamma morbida il resto del tempo.
NESSUNO CONOSCE GLI EFFETTI DELLE DISPOSIZIONI ANTI COVID-19 È chiaro dove voglio arrivare, no? Non abbiamo alcuna idea degli effetti delle disposizioni anti covid-19 sui bambini che stanno iniziando a frequentare la scuola: nessuno ha finanziato alcuna ricerca e nessuno sembra realmente interessato a verificarlo. Tuttavia, questi pochi, semplici esempi che abbiamo citato non ci tranquillizzano. A quanto pare, ai bambini non basta essere protetti dai virus e non avere la febbre: hanno bisogno del contatto umano, dell'intimità fisica, di relazioni accoglienti e protettive. Tutte cose che, ai nostri bambini, saranno negate. Questo ci fa capire quale sia l'idea che il governo ha dei bambini; e anche di noi adulti. Non persone, costituite da relazioni; animali sociali aristotelici. Bensì oggetti biologici, che hanno una vita esclusivamente materiale, da proteggere dalle malattie. Una «nuda vita», come l'ha definita il filosofo Agamben. La stessa antropologia espressa dai fautori della «sostituzione»: «Ma apriamo gli occhi: noi con questa decrescita e denatalità che abbiamo, abbiamo bisogno di immigrazione». Non abbiamo bisogno di fermare gli aborti, di dare agli sposi un minimo di serenità e fiducia nel futuro, magari qualche aiuto alle famiglie. No: abbiamo bisogno di immigrati. Perché un italiano non nato è perfettamente sostituibile da un nigeriano, da un pachistano, da un tunisino: entrambi sono oggetti biologici, no? Entrambi - come ha spiegato Scalfari - «non hanno bisogni secondari», che non siano mere necessità biologiche. È ovvio che, se siamo solo oggetti biologici, la «nuda vita» è tutto ciò che abbiamo. E, infatti, è tutto ciò che avremo. Almeno per un po'. Pafrasando Churchill (1874-1965), potevamo scegliere tra la «nuda vita» e la morte: abbiamo scelto la «nuda vita» e, se fra Salimbene ha detto la verità, avremo la morte. Riparte la scuola con le nuove disposizioni anti covid-19: mascherine, distanza, disinfezione, misurazione a distanza della febbre, niente canti né giochi di gruppo...
Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli del nostro dossier sull'educazione parentale, cioè la scuola fatta a casa dai genitori (14 articoli), clicca qui!
Se ti interessa approfondire il tema della scuola, clicca sul link di uno dei seguenti articoli:
LIBERATE I VOSTRI FIGLI DALLE GRINFIE DELLA AZZOLINA: FATEGLI SCUOLA VOI A CASA! Informate il dirigente scolastico che avete intenzione di fare homeschooling (sempre più genitori in Italia scelgono una scuola parentale, non parificata) di Silvana De Mari https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6284
ISTRUZIONI PER APRIRE UNA SCUOLA PARENTALE Una scuola parentale può nascere quando famiglie amiche si mettono d'accordo per creare un ambiente educativo comunitario per i loro figli (queste ''regole'' valgono anche per chi intende fare homeschooling) di Maria Bonaretti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5663
DOSSIER "CORONAVIRUS" Sì alla prudenza, no al panico Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-09-2020
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STORIA DEL FONDATORE DI AMAZON, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO
Sua madre lo ebbe a diciassette anni e per questo cercarono di cacciarla dalla scuola, ma lei...
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera, 19 Settembre 2020
Stando alle classifiche più aggiornate, è l'uomo più ricco del mondo. Parliamo di Jeff Bezos, patron di Amazon, che secondo Bloomberg precede Bill Gates, numero uno di Microsoft, e Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook. Il patrimonio di Bezos è di 186 miliardi di dollari, con una crescita enorme dall'inizio del 2020, quando ammontava a "soli" 74 miliardi. Qui però non voglio occuparmi di soldi o investimenti. La storia che mi interessa è quella di un bambino che nasce il 12 gennaio 1964 ad Albuquerque, nel Nuovo Messico, da Jacklyn Gise, una ragazza di appena diciassette anni che frequenta ancora le scuole superiori, e Ted Jorgensen, che di anni ne ha diciotto. Il bambino è appunto Jeff e la sua situazione non appare delle migliori visto che il matrimonio dei giovanissimi genitori dura un solo anno. Nell'aprile 1968, quando Jeff ha quattro anni, la madre si risposa con Miguel "Mike" Bezos, un cubano emigrato negli Stati Uniti appena sedicenne. Il quale adotta Jeff e gli dà il suo cognome. Jeff passa così dal danese Jorgensen al cubano Bezos. La famiglia si trasferisce a Houston, nel Texas, dove Miguel lavora come ingegnere alla Exxon e Jeff, fin dalle elementari, mostra una certa predilezione per la tecnologia, tanto che una volta, si racconta, arriva a installare un allarme elettrico per tenere lontani i fratelli più piccoli dalla sua stanza. Passano gli anni, la famiglia si trasferisce di nuovo (questa volta a Miami, in Florida) e Jeff nel 1986 si laurea a Princeton in Ingegneria elettronica. Dopo l'università lavora a Wall Street nel settore informatico, quindi si occupa della realizzazione di una rete per il commercio internazionale in una società di nome Fitel, poi ancora alla Bankers Trust, e per finire in una società finanziaria di New York. Nel 1994 Jeff decide di lasciare il suo lavoro (e il relativo stipendio di 223 mila dollari all'anno) per fondare nel garage di casa sua, a Seattle, una società, la Cadabra.com, che un anno dopo sarà ribattezzata Amazon.com, dal nome del Rio delle Amazzoni. All'inizio è una libreria online, che offre una scelta di titoli maggiore rispetto a qualsiasi altro grande negozio di libri o ditta specializzata nella vendita per corrispondenza. Poi vende anche dvd, videogiochi, macchine fotografiche, elettrodomestici, fino ad avere un catalogo di oltre cinquecento milioni di articoli che ogni abitante del pianeta Terra può ordinare in qualsiasi angolo del mondo.
LE ORIGINI Lascio da parte altri aspetti della carriera di Bezos (come i suoi progetti di veicoli spaziali e l'acquisto del Washington Post) e torno alle origini, a quella mamma adolescente. E lasciamo che sia lo stesso Jeff a raccontare, così come ha fatto davanti al Congresso degli Stati Uniti. "Mia madre, Jackie, mi ebbe quando era una studentessa di diciassette anni ad Albuquerque, nel New Mexico. Essere incinta al liceo non era una cosa popolare laggiù nel 1964. Per lei fu difficile. Quando cercarono di cacciarla dalla scuola, mio nonno, dopo alcune trattative, convinse il preside, che disse: ok, può restare e finire il liceo, ma non potrà svolgere attività extracurricolari o avere un armadietto. Mio nonno accettò e mia madre finì il liceo, anche se non le fu consentito di ricevere il diploma sul palco con il resto dei suoi compagni di classe". "Decisa a continuare gli studi, Jackie si iscrisse a una scuola serale e prese lezioni con insegnanti che le permisero di seguire le lezioni tenendo con sé il bambino. Andava a scuola con due borse: una piena di libri e l'altra piena di pannolini, biberon e qualsiasi altra cosa utile per tenermi tranquillo". "Il nome di mio padre è Miguel. Mi adottò quando avevo quattro anni. Lui aveva sedici anni quando arrivò negli Stati Uniti da Cuba, poco dopo che Castro aveva preso il potere. Quando arrivò era completamente solo. L'unico suo patrimonio era una giacca. L'aveva cucita sua mamma pensando che in America facesse freddo. Possiedo ancora quella giacca. Miguel trascorse due settimane a Camp Matecumbe, un centro per rifugiati in Florida, prima di essere trasferito in una missione cattolica a Wilmington. Fu fortunato, ma non parlava inglese e non ebbe un percorso facile. Aveva però molta tenacia e determinazione. Ottenne una borsa di studio per andare al college ad Albuquerque, e fu lì che incontrò mia mamma. Si ricevono doni diversi nella vita e, per quanto mi riguarda, uno dei migliori che abbia mai avuto sono mia madre e mio padre. Sono stati dei modelli incredibili per me e per i miei fratelli, per tutta la vita".
INVENTORE DA GARAGE "Tra i quattro e i sedici anni ebbi la fortuna di trascorrere le mie estati nel ranch dai miei nonni, nel Texas. Mio nonno era un impiegato statale e un bracciante agricolo, autosufficiente e qualificato. Ricordo che si ingegnava per risolvere molti problemi che sembravano impossibili. Mi ha insegnato che ogni difficoltà si può affrontare usando l'inventiva e trovando la tua strada verso una situazione migliore". "Quando ero un adolescente divenni un tipico inventore da garage. Inventai un dispositivo per chiudere automaticamente le recinzioni, poi un dispositivo che permetteva di utilizzare l'energia solare per cucinare con un ombrellone e un foglio di alluminio. Inventai anche allarmi ricavati da teglie per catturare i miei fratelli!". Jeff Bezos ha raccontato la sua storia durante un'udienza antitrust contro Amazon, davanti a una commissione del Congresso degli Stati Uniti, per difendersi dall'accusa di monopolio. Dicono che abbia parlato dei suoi genitori per giocare la carta emotiva. Può essere. Di certo colpisce la scelta di quella mamma diciassettenne che tenne il suo bambino. Bezos ha concluso così la sua testimonianza: "Il capitale iniziale di Amazon.com provenne principalmente dai miei genitori, che investirono gran parte dei risparmi di una vita in qualcosa che non capivano. Non stavano facendo una scommessa su Amazon o sul concetto di libreria su Internet. Stavano scommettendo su loro figlio. Dissi loro che pensavo ci fosse una probabilità del 70% che perdessero il loro investimento, ma mi finanziarono comunque". Bezos e la moglie sono a favore del matrimonio gay e hanno finanziato la causa con ingenti somme, ma non voglio qui affrontare la questione né in generale le idee e le scelte del fondatore di Amazon. Il pensiero, ripeto, va invece a quella mamma di diciassette anni che, nonostante le difficoltà, tenne il suo bambino, a quel padre che lo adottò, a quei nonni che non si tirarono indietro. Una storia in cui la vita ha vinto sulla paura.
Fonte: Radio Roma Libera, 19 Settembre 2020
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IL SEGRETO DELLA VOCAZIONE SACERDOTALE
Dietro ogni Sacerdote c'è una madre aperta alla vita e capace di trasmettere la fede... a proposito, conosci cosa fecero le madri di Lu Monferrato?
Autore: Suor M. Gabriella Iannelli - Fonte: Il settimanale di Padre Pio, 26 marzo 2017
Dietro ogni Sacerdote, c’è sempre una madre che, non di rado, è stata anche la matrice spirituale della vocazione sacerdotale del proprio figlio. Scriveva commosso sant’Agostino nelle sue Confessioni: «...Tu hai steso la tua mano dall’alto e hai tratto la mia anima da queste dense tenebre, poiché mia madre, tua fedele, piangeva su di me più che non piangano le madri la morte fisica dei figli... La mia santa madre, tua serva, non mi ha mai abbandonato. Ella mi partorì con la carne a questa vita temporale e col cuore alla vita eterna. Ciò che sono divenuto e in che modo, lo devo a mia madre». Dietro la conversione, il Sacerdozio, l’Episcopato del Santo di Ippona ci sono le lagrime incessanti di santa Monica, che mai ha abbandonato il figlio, mai ha desistito dall’implorare da Dio la sua salvezza e, alla fine, ha trionfato: lo ha partorito non solo alla vita temporale ma alla Vita eterna, raggiunta attraverso il compimento della sua vocazione sacerdotale a servizio della Chiesa. Di quante madri si potrebbe dire la stessa cosa! Madri note come la mamma di san Giovanni Bosco, e mamme sconosciute che con la loro fede e la loro esemplarità hanno deposto nel cuore dei propri figli il germe della vocazione sacerdotale, e hanno poi sostenuto e accompagnato i propri figli nella loro missione di Sacerdoti! Anche le mamme, dunque, oltre che le consacrate, sono chiamate a riscoprire la loro maternità spirituale nei confronti dei propri figli, in modo da "partorirli", come santa Monica per sant’Agostino, anche alla vita soprannaturale ed eventualmente alla vocazione sacerdotale.
PREGATE IL PADRONE DELLA MESSE PERCHÉ MANDI OPERAI Bellissimo e molto edificante, a tal proposito, è quello che è successo in un paesino dell’Italia settentrionale: Lu Monferrato, a 90 km da Torino. Questo piccolo paese sarebbe rimasto sconosciuto se nel 1881 alcune madri di famiglia non avessero preso una decisione che avrebbe avuto delle "grandi ripercussioni". Molte di queste mamme avevano nel cuore il desiderio di vedere uno dei loro figli diventare Sacerdote o una delle loro figlie impegnarsi totalmente al servizio del Signore. Presero dunque a riunirsi tutti i martedì per l’adorazione del Santissimo Sacramento sotto la guida del loro parroco, Monsignor Alessandro Canora, e a pregare per le vocazioni. Tutte le prime domeniche del mese ricevevano la Comunione con questa intenzione. Dopo la Messa tutte le mamme pregavano insieme per chiedere delle vocazioni sacerdotali. Grazie alla preghiera piena di fiducia di queste madri e all’apertura di cuore di questi genitori, le famiglie vivevano in un clima di pace, di serenità e di devozione gioiosa che permise ai loro figli di discernere molto più facilmente la loro chiamata... Da questo piccolo paese che conta poche migliaia di abitanti, sono uscite 323 vocazioni alla vita consacrata: 152 sacerdoti e 171 religiose appartenenti a 41 diverse Congregazioni... Ogni 10 anni, tutti i Sacerdoti e le Religiose ancora in vita si radunavano nel loro paese di origine giungendo da tutto il mondo. La preghiera che le madri di famiglia recitavano a Lu era breve, semplice e profonda: «Signore, fa che uno dei miei figli diventi Sacerdote! Io stessa voglio vivere da buona cristiana e voglio portare i miei figli al bene per ottenere la grazia di poterti offrire, Signore, un Sacerdote santo. Amen». Davvero significativo questo episodio che ci mostra la potenza della preghiera materna per la vocazione dei propri figli.
TANTI FIGLI, TANTE VOCAZIONI ALLA VITA CONSACRATA Gli episodi potrebbero moltiplicarsi, ma forse oggi ancor prima di questo, bisogna ricordare alle mamme la necessità dell’accoglienza della vita perché se le vocazioni sacerdotali sono così scarse ciò è dovuto anche al numero limitatissimo di figli che si è disposti ad accogliere nella propria famiglia. Questo è un preoccupante frutto della mentalità moderna, che ha avuto una ripercussione drastica sulle vocazioni sacerdotali le quali, per questo oltre che per altri motivi, sono diminuite paurosamente. Dove il Signore deve cogliere i "fiori" per la vita sacerdotale e consacrata se in ogni famiglia non ci sono più di due figli? E quante sono quelle anime già presenti nell’eterno disegno divino e chiamate al Sacerdozio, le quali non hanno mai visto la luce a causa del rifiuto della vita da parte dei genitori? Quanti Sacerdoti in meno sulla terra anche per questo motivo: è una grave responsabilità di cui si risponderà dinanzi a Dio! Il Vescovo di Munster Mons. Clemens von Galen nel 1946 fu nominato Cardinale dal Papa Pio XII. Al suo ingresso come Cardinale egli fece stampare un’immagine con la seguente scritta: «Sono il tredicesimo figlio della nostra famiglia e ringrazierò eternamente mia madre per aver avuto il coraggio di dire di sì a Dio anche per questo tredicesimo bambino. Senza questo sì di mia madre, adesso non sarei sacerdote e vescovo». Dio continua a chiamare alla vita, Dio continua a chiamare al Sacerdozio; prima della risposta del chiamato ci deve essere la risposta della mamma, il suo "sì" alla vita. L’appello ad ogni mamma non può non divenire pressante: «Mamma accogli nel tuo grembo il dono inestimabile della vita, e da questa vita, deponendo nel cuore dei tuoi figli il germe della vocazione, fai scaturire la Vita per l’umanità intera!».
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, 26 marzo 2017
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X FACTOR 2020: SPOPOLA IL CONCORRENTE GENDERQUEER, NE' MASCHIO NE' FEMMINA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): teoria gender nell'agenda della von der Leyen, lezioni gender obbligatorie in Scozia, Avvenire sbarca al Gay Pride
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Osservatorio Gender, 20 settembre 2020
Ormai, come dicevamo anche in articoli precedenti, l' "avanguardia" del gender è la fluidità: non si è più né maschi né femmine, ma "qualcosa" che sta in mezzo e che fluttua tra i due diversi sessi. È il caso del nuovo concorrente di X Factor di quest'anno, il giovane 21enne di Livorno, in arte Blue Phelix, ragazzo che si definisce "non binario" e che nei suoi account social rende esplicita questa sua condizione con l'uso dei tre pronomi "He/She/They". In un suo video di presentazione, l'artista dice: "Non ho mai capito perché la gente non apprezzi gli uomini vestiti con una gonna", i vestiti non hanno identità di genere. Sono pezzi di tessuto. Quando io mi metto un vestito mi sento sicuro di me, mi sento libero e bello. Ho iniziato a fare video su TikTok qualche mese fa, faccio vedere che io esisto. Esisto in questo mondo. Magari non sono come la maggior parte delle persone, ma sono qui. Prima di trasferirmi a Londra avevo paura di far vedere chi fossi veramente. A Londra mi sono reso conto di quello che voglio essere e quello che voglio fare, mi ha aiutato ad esprimere quella parte che era stata repressa. Non possiamo essere influenzati dal giudizio esterno, perché che vita fai? Cosa me ne frega? Niente". Uno dei giudici ha così commentato dopo aver ascoltato la canzone del giovane: "Davanti a me vedo una bellissima persona con una bellissima storia da raccontare, e con una battaglia che penso tu abbia già vinto", ha detto Emma Marrone. "Ma credo che tu possa batterti per gli altri, perché in questo Paese c'è bisogno di chi ci metta la faccia". Ovviamente lodi sperticate e battiti di mani alla condizione fuori da ogni logica e buonsenso dell'artista, che non si definisce né maschio né femmina, ma non-binario, ovvero il suo genere sfugge alla binarietà maschile /femminile. Il danno più grave di queste affermazioni pubbliche è che si influenzano tantissimi ragazzi che seguono sui social quest'artista, e che dunque cresceranno con l'idea che ognuno può decidere quello che è a seconda di ciò che si sente. Ormai, come dicevamo anche in articoli precedenti, l' "avanguardia" del gender è la fluidità: non si è più né maschi né femmine, ma "qualcosa" che sta in mezzo e che fluttua tra i due diversi sessi. È il caso del nuovo concorrente di X Factor di quest'anno, il giovane 21enne di Livorno, in arte Blue Phelix, ragazzo che si definisce "non binario" e che nei suoi account social rende esplicita questa sua condizione con l'uso dei tre pronomi "He/She/They". In un suo video di presentazione, l'artista dice: "Non ho mai capito perché la gente non apprezzi gli uomini vestiti con una gonna", i vestiti non hanno identità di genere. Sono pezzi di tessuto. Quando io mi metto un vestito mi sento sicuro di me, mi sento libero e bello. Ho iniziato a fare video su TikTok qualche mese fa, faccio vedere che io esisto. Esisto in questo mondo. Magari non sono come la maggior parte delle persone, ma sono qui. Prima di trasferirmi a Londra avevo paura di far vedere chi fossi veramente. A Londra mi sono reso conto di quello che voglio essere e quello che voglio fare, mi ha aiutato ad esprimere quella parte che era stata repressa. Non possiamo essere influenzati dal giudizio esterno, perché che vita fai? Cosa me ne frega? Niente". Uno dei giudici ha così commentato dopo aver ascoltato la canzone del giovane: "Davanti a me vedo una bellissima persona con una bellissima storia da raccontare, e con una battaglia che penso tu abbia già vinto", ha detto Emma Marrone. "Ma credo che tu possa batterti per gli altri, perché in questo Paese c'è bisogno di chi ci metta la faccia". Ovviamente lodi sperticate e battiti di mani alla condizione fuori da ogni logica e buonsenso dell'artista, che non si definisce né maschio né femmina, ma non-binario, ovvero il suo genere sfugge alla binarietà maschile /femminile. Il danno più grave di queste affermazioni pubbliche è che si influenzano tantissimi ragazzi che seguono sui social quest'artista, e che dunque cresceranno con l'idea che ognuno può decidere quello che è a seconda di ciò che si sente.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.
TEORIA GENDER NELL'AGENDA DELLA VON DER LEYEN Primo discorso sullo stato dell'Unione all'Europarlamento della presidente Ursula von der Leyen: «Proporremo di allungare la lista dei crimini di incitamento all'odio, sia che si tratti di matrice razziale, di genere o di orientamento sessuale, l'odio non va tollerato. Essere se stessi non è la vostra ideologia, è la vostra identità e nessuno potrà mai rubarvela». E dopo questo incoraggiamento a varare leggi sulla cosiddetta omofobia ecco un'altra proposta gay friendly: la richiesta del «mutuo riconoscimento dello status familiare perché se si è genitore in un Paese, si è genitore in ogni Paese». Dunque l'omogenitorialità diverrà transfrontaliera. Un'altra prova che le priorità nell'agenda europea sono dettate anche e soprattutto dalla lobby LGBT. (Gender Watch News, 18 settembre 2020)
LEZIONI GENDER OBBLIGATORIE IN SCOZIA Entro maggio 2021 in tutte le scuole pubbliche scozzesi diventeranno obbligatorie alcune lezioni LGBT. Si parlerà di terminologia arcobaleno, della "omofobia-bifobia-transfobia", della storia del movimento LGBT e di molto altro. Il progetto a forti tinte ideologiche era già stato approvato nel 2018. Allora il Vicepremier John Swinney aveva dichiarato: «La Scozia è già considerata uno dei paesi più progressisti in Europa per l'uguaglianza LGBT. Sono lieto di annunciare che saremo il primo Paese al mondo ad avere un'istruzione inclusiva LGBT incorporata nel curriculum. Il nostro sistema educativo deve supportare tutti a raggiungere il loro pieno potenziale. Per questo motivo è fondamentale che il curriculum sia tanto vario quanto i giovani che imparano nelle nostre scuole. Le raccomandazioni accettate non solo miglioreranno l'esperienza di apprendimento dei nostri giovani LGBT, ma sosterranno anche tutti gli studenti a celebrare le loro differenze, promuovere la comprensione e incoraggiare l'inclusione». È la prima volta al mondo che un governo impone lezioni gender su tutto il proprio territorio nazionale. Si passa così dal divieto di discriminare all'obbligo di abbracciare l'ideologia gender. (Gender Watch News, 17 settembre 2020)
AVVENIRE SBARCA AL GAY PRIDE Bisogna essere onesti: date le premesse e il processo avviato negli ultimi anni era solo questione di tempo. Ed ecco che finalmente Avvenire, giornale della Conferenza Episcopale Italiana, sbarca tra gli applausi in una manifestazione del Gay Pride. Succederà domani, 11 settembre, a Padova, "grande chiusura" del Padova Pride Village, definita come la più grande manifestazione gay in Italia: per tutta l'estate «musica, concerti ed eventi culturali all'insegna del divertimento e dell'affermazione dei diritti civili». E domani sera a divertire il pubblico del Village non poteva esserci che lui: Luciano Moia, il giornalista di Avvenire che da anni si batte strenuamente per promuovere la causa gay all'interno della Chiesa. Da parte del Padova Pride è una sorta di dovuto ringraziamento per la sua attività, ed è invitato a parlare dunque di "Chiesa e omosessualità", che è anche il titolo del libro appena pubblicato da Moia; ma è anche il riconoscimento ormai di una amicizia e di una alleanza, visto che fondatore e grande regista del Padova Pride Village, giunto alla XIII edizione è Alessandro Zan, il deputato del PD che ha dato il nome al disegno di legge contro l'omofobia, attualmente in discussione alla Camera, che vorrebbe chiudere la bocca per legge a chiunque non accetti il verbo omosessualista. Zan infatti ha avuto il privilegio di una lunga intervista su Avvenire all'indomani della Nota della presidenza CEI che bocciava proprio il suo ddl. Intervista "in ginocchio", tesa a rassicurare la CEI, ovviamente firmata da Moia. Insomma, uno scambio di cortesie che loro chiamano "dialogo", ma che l'allora cardinale Ratzinger nel lontano 1986, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, descrisse in un modo ben diverso: «Un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo» (cfr. Nota sulla cura delle persone omosessuali, no.8). Dato l'evento in questione e il ruolo che gioca Moia all'interno di Avvenire, è chiaro che la sua presenza al Padova Pride Village non può essere a titolo personale, cosa peraltro confermata dal fatto che sul palco tra l'aperitivo e la cena avrà una compagnia pesante. A fargli da spalla è annunciato infatti nientepopodimeno che il rettore del seminario vescovile di Padova, monsignor Giampaolo Dianin, il che ci fa nascere anche qualche domanda sui criteri di ammissione a quel seminario (che per le leggi della Chiesa dovrebbe essere negata a candidati con radicate tendenze omosessuali). Abbiamo dunque presente nella più importante manifestazione italiana dell'orgoglio gay i rappresentanti della Chiesa istituzionale, che ovviamente si batteranno il petto per le ingiuste discriminazioni a cui la Chiesa cattolica ha per tanto tempo costretto le persone omosessuali; ma ora, finalmente, con la Chiesa di Francesco tutto è cambiato e anche l'omosessualità (non solo le persone con questa tendenza) va vista in una prospettiva nuova, positiva. Insomma, più o meno quello che Avvenire dice ormai apertamente da un bel po'. Malgrado ciò la presenza di Avvenire (e della diocesi di Padova) a una manifestazione gay di questo genere non può non suscitare pesanti interrogativi. Non stiamo infatti parlando di un luogo dove si incontrano semplicemente delle persone che vivono la condizione omosessuale e che cercano un aiuto, ma siamo nel cuore di un movimento che fa dell'orgoglio gay la propria bandiera, e lo esprime in modi estremi e molto spesso blasfemi (anche per il Padova Pride Village è possibile vedere una gallery fotografica molto eloquente). Curiosamente lo stesso Moia, pur difendendo la necessità del "dialogo" tempo fa metteva in risalto «quello che succede, purtroppo anche sguaiatamente e in modo urtante e persino offensivo per la religione, durante le manifestazioni del cosiddetto "orgoglio omosessuale" che punteggiano nostro malgrado l'estate italiana». Era il 20 luglio 2018; ora le manifestazioni «sguaiate e offensive per la religione» proseguono ma evidentemente non sono più un problema. Registriamo dunque questo nuovo passo nella trionfale marcia catto-gay, in attesa dei prossimi, e registriamo ancora una volta il silenzio dei vescovi davanti a questa deriva che stravolge il magistero e punta esplicitamente a cambiare la dottrina della Chiesa in materia di sessualità e morale. Si potrebbe obiettare che Avvenire dipende direttamente dalla presidenza della CEI e che quindi altri vescovi non hanno voce in capitolo. Non è però esattamente così: c'è ovviamente una responsabilità diretta della CEI (e chissà a cosa sta pensando il presidente, cardinale Gualtiero Bassetti) - ma per esperienza diretta posso assicurare che quando un vescovo - anche della più piccola diocesi - vuole fare pubblicità alla propria iniziativa diocesana - che sia la lettera pastorale o un convegno - allora si ricorda benissimo di essere uno dei "proprietari" di Avvenire e lo fa pesare. Restiamo dunque fiduciosi in attesa che qualcuno di questi pastori si alzi a dire "Non in mio nome", che difenda anzitutto «la verità della persona umana», come diceva Ratzinger, e non la propria cattedra episcopale. (Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana, 10 settembre 2020)
Fonte: Osservatorio Gender, 20 settembre 2020
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CONFRONTO TRA LA SOCIETA' IN OCCIDENTE E QUELLA IN ORIENTE
L'esempio dell'Ucraina dimostra che i Paesi dell'Est, dopo il dominio sovietico, hanno tutto da perdere a mettersi in marcia verso uno sviluppo di tipo occidentale
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera, 21 Settembre 2020
Nelle nostre analisi ci occupiamo spesso della situazione della Chiesa cattolica in Italia e, più in generale, in Occidente. Ma come viene vista la questione dall'esterno e soprattutto da quei Paesi dell'Est che, dopo il lungo dominio sovietico, si sono messi decisamente in marcia verso uno "sviluppo" di tipo occidentale? Una valutazione interessante arriva dalla Chiesa ortodossa ucraina, che è sotto la giurisdizione del patriarcato di Mosca. Nell'articolo, intitolato Il "loro" e il "nostro" cristianesimo: cosa accadrà domani?, l'autore, Kirill Aleksandrov, parte da quanto sta succedendo in Occidente, dove il cristianesimo, scrive, sempre di più "è spinto alla periferia: le chiese si chiudono, il numero dei credenti sta diminuendo". Di qui la domanda: dato che "l'Ucraina è decollata verso l'Europa", ne seguirà il corso anche per quanto riguarda la vita religiosa? "L'Occidente - osserva Aleksandrov - almeno negli ultimi secoli è considerato molto più progressista, di successo, ricco e così via. È consuetudine prenderne spunto; è consuetudine ammirarlo, mentre l'unione con l'Occidente è generalmente nei sogni della maggior parte dei nostri cittadini". Ma per noi credenti è davvero così? Pur considerando che il concetto di religiosità è assai ampio e può essere letto e interpretato da diversi punti di vista, una cosa sembra chiara: l'Occidente si sta allontanando dal Dio del cristianesimo e dai comportamenti dettati dalla legge divina. Sebbene vi siano eccezioni come la Polonia e l'Italia, dove un'ampia maggioranza si dice ancora, almeno sulla carta, religiosa, le statistiche affermano che altrove la situazione è ben diversa: in Germania le persone che si considerano religiose ammontano al 34%, in Francia al 40%, in Svezia al 19%, negli Stati Uniti al 56% (dati Gallup). L'Ucraina e la Russia (rispettivamente con il 73% e il 70%) sembrano ancora paesi a maggioranza religiosa, ma la tendenza è quella occidentale.
LA DRAMMATICA SITUAZIONE TEDESCA "Nel 2009 - scrive Aleksandrov - lo psicologo statunitense Gregory Paul pubblicò i risultati di uno studio che mostrava come il livello di religiosità sia correlato a indicatori quali criminalità, benessere materiale, consumo di alcol e così via". Ne risulta che "maggiore è il tenore di vita e di sicurezza sociale, minore è la religiosità, e il miglioramento della situazione economica porta sempre più persone ad allontanarsi dalla fede in Dio". In Germania circa 220 mila persone, tra protestanti e cattolici, lasciano ogni anno la Chiesa. Decine di chiese (centinaia nel caso di quelle luterane) vengono chiuse o abbattute. La rivista Spiegel ha scritto che nei prossimi anni gli evangelici tedeschi dovranno abbandonare circa mille edifici ecclesiastici. Il motivo è semplice: il numero dei parrocchiani sta diminuendo e non è possibile sostenere i costi per il mantenimento delle chiese. Alcuni anni fa la Chiesa evangelica tedesca ha iniziato a parlare dell'ipotesi di rinunciare del tutto alle funzioni domenicali regolari, e di tenere le funzioni solo quando si riunisce un certo numero di persone. I cattolici tedeschi non stanno molto meglio. Nell'ultimo decennio sono state chiuse 515 chiese cattoliche, mentre altre settecento potrebbero seguire la stessa sorte. Davanti alla crisi, le soluzioni proposte vanno tutte nel senso di un maggior coinvolgimento sociale e di un adeguamento della Chiesa al pensiero dominante. "Significa - scrive Aleksandrov - che i cattolici non dovrebbero intensificare il digiuno e la preghiera, tornare a leggere la letteratura patristica, prestare più attenzione alla lotta contro le passioni dell'anima. No! Devono elaborare 'progetti originali e creativi' per soddisfare le esigenze dei consumatori della società. E poi, forse, i consumatori si rivolgeranno alle chiese per l'assistenza sociale". Dato che nella società tedesca aumenta la pressione non solo nel senso dell'assistenza sociale, ma anche per il riconoscimento dei "diritti" delle persone Lgbt, la "liberalizzazione" della morale sessuale, l'introduzione del sacerdozio femminile e così via, ecco che l'episcopato tedesco ha intrapreso un percorso per soddisfare queste richieste. Tutto per andare verso il mondo.
LA PROGRESSIVA SCRISTIANIZZAZIONE In generale, il quadro è all'insegna della progressiva scristianizzazione. La menzione delle radici cristiane della civiltà europea è vietata. Croci e altri simboli cristiani vengono rimossi da strade, scuole, edifici pubblici. Il tradizionale mercatino di Natale di Bruxelles ha cambiato nome in "Gioia invernale". I biglietti d'auguri che non dicono "Buon Natale" ma "Buone vacanze invernali" sono considerati più corretti. Il governo slovacco ha deciso di rimuovere le aureole dalle immagini dei santi Cirillo e Metodio sulle monete in euro. Spesso, osserva Aleksandrov, "per compiacere i migranti dai paesi musulmani gli europei non solo abbandonano le tradizioni e le usanze cristiane, ma anche le norme di comportamento generalmente accettate. In Germania in molte mense scolastiche è vietato servire salsicce e paté di maiale, o addirittura portarsi da casa panini con questi ingredienti, per non offendere i sentimenti religiosi dei musulmani. Molte aziende tedesche durante il Ramadan esortano i dipendenti a non mangiare e bere nulla fino al tramonto, per non mettere in imbarazzo i colleghi musulmani. L'apogeo di questo atteggiamento può essere considerato il caso della Svezia, dove la prima vescova lesbica della Chiesa luterana, Eva Brunne, ha chiesto la rimozione di croci e altri simboli dalle chiese per accontentare i migranti musulmani". In Ucraina, scrive Aleksandrov, per ora "il quadro è completamente diverso". "Se prendiamo come punto di partenza il 1988, quando lo Stato revocò tutte le restrizioni all'attività religiosa nel millesimo anniversario della cristianizzazione della Rus', le statistiche mostrano che in trentadue anni sono state restaurate e costruite più di 8.500 chiese. Si tratta di circa 280 chiese all'anno, due chiese ogni tre giorni". Solo nel 2019 il numero di comunità ecclesiastiche nella Chiesa ortodossa ucraina è aumentato di 246 unità. "Sorge spontanea una domanda: perché nella ricca Europa non ci sono soldi per il mantenimento delle chiese, mentre nella povera Ucraina la gente li trova non solo per la manutenzione, ma anche per la costruzione, nonostante il fatto che in Ucraina, salvo rare eccezioni, lo Stato non finanzia i progetti di costruzione di chiese?". Da considerare anche che in Ucraina non c'è una tassa religiosa come in Germania e le chiese sono costruite e sostenute dalle donazioni dei parrocchiani.
IL COSTO DELL'INTEGRAZIONE EUROPEA "Certo, la religiosità non si limita alla costruzione di edifici di culto, ma questo è un indicatore che distingue in modo sorprendente lo stato delle cose nel nostro paese e in Europa, dove le chiese sono abbattute piuttosto che erette. Anche il numero di coloro che desiderano diventare preti e monaci è un indicatore abbastanza significativo. Mentre in Europa e negli Stati Uniti i cattolici lanciano l'allarme per la mancanza di vocazioni, il cui numero sta diminuendo ancora più rapidamente di quello dei parrocchiani, in Ucraina aumentano le persone che desiderano entrare nelle istituzioni educative teologiche piuttosto che in altri percorsi educativi. In totale, alla fine del 2019, nella Chiesa ortodossa ucraina c'erano 4609 monaci e 1372 studenti di istituzioni educative teologiche a tempo pieno". Nello stesso tempo, i circoli politici occidentali che da circa dieci anni stanno cercando di far passare il riconoscimento dei "diritti" Lgbt trovano in Ucraina ancora un netto rifiuto. "La questione di quale società sia più religiosa - osserva l'autore - non si risolve in una competizione. Riguarda le nostre prospettive future. È vero, il mondo occidentale ha materialmente più successo, lì il tenore di vita è più alto, la scienza, la medicina e l'istruzione vi si stanno sviluppando meglio. Ma allo stesso tempo possiamo vedere che il mondo occidentale ha rinunciato ufficialmente al cristianesimo in quanto tale. Al posto di Cristo, sono state messe altre divinità: tolleranza, liberalismo, diritti umani, servilismo verso i migranti. Per il bene di queste divinità le croci sono rimosse dalle chiese, non c'è più il suono delle campane, le chiese sono distrutte, e i credenti hanno paura di citare il Vangelo perché politicamente scorretto". "L'Ucraina ha adottato l'integrazione in Europa e l'adesione a varie strutture sovranazionali europee come obiettivo strategico del suo sviluppo. Tuttavia, il costo di tale integrazione potrebbe essere il rifiuto del cristianesimo. Certo, tutto avverrà gradualmente, in modo che la nostra coscienza potrà abituarsi e il processo non risulterà spaventoso. Potremmo essere in grado di mantenere la nostra religiosità, ma molto probabilmente dovremo scegliere. Quelle su cui meditare sono sempre le parole del Vangelo: 'Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza' (Mt 6, 24)". Per chi ha a cuore il vero progresso ciò che conta non è chi è più ricco, ma dove stiamo andando. "E se c'è un abisso davanti, probabilmente è meglio restare indietro. Per i credenti, l'indicatore del benessere di una società non è il livello della vita materiale, ma il modo in cui la società si avvicina a Dio e alla Chiesa".
Fonte: Radio Roma Libera, 21 Settembre 2020
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BIBBIANO HA RESO EVIDENTE LA LOTTA DEL MONDO CONTRO LA FAMIGLIA
I regimi totalitari sostengono sempre che i figli appartengono allo Stato e non alla famiglia: dai sovietici fino ai nostri giorni la pretesa dello Stato è sempre quella di indottrinare i giovani con la scuola pubblica
Autore: Gianfranco Amato - Fonte: Il Timone, giugno 2020 (n° 196)
Il verminaio scoperchiato dalla vicenda Bibbiano ha evidenziato che il comportamento illecito dei protagonisti era dettato anche da un pregiudizio ideologico nei confronti di quella che da sempre è stata considerata la "cellula madre" della società: la famiglia. I sistemi totalitari l'hanno sempre considerata inadeguata al compito educativo, rivendicando tale prerogativa allo Stato. Furono i bolscevichi, per primi, a teorizzare e mettere in atto l'idea che i figli appartenessero alla società e non alla famiglia. Un'idea che persiste fino ai giorni nostri. Basti vedere la pretesa dello Stato moderno di indottrinare i giovani, attraverso il sistema scolastico pubblico, anche nelle delicate materie che attengono alla sessualità, ai diversi orientamenti sessuali e alla cosiddetta ideologia gender. E si ha persino l'ardire di affermarlo pubblicamente. In Spagna, per esempio, il 17 gennaio 2020, il ministro dell'educazione Isabel Celaà, durante una conferenza stampa, ha tranquillamente dichiarato che «non si può assolutamente pensare, in nessuna maniera, che i figli appartengono ai genitori». Ergo, spetta allo Stato educarli. Quel ministro, evidentemente, non ha mai letto l'art. 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dell'Uomo, il quale proclama, invece, che «i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere istruzione da impartire ai loro figli». Questo principio, peraltro, fu sancito nel 1948 quando, dopo la Seconda guerra mondiale, l'esperienza dimostrò all'umanità tutta la brutalità e la violenza dell'indottrinamento scolastico dei giovani nelle grandi dittature genocide del XX secolo.
IL BAMBINO APPARTIENE ALLO STATO La dichiarazione di Isabel Celaà si inserisce perfettamente in quel filone totalitario. Ed è singolare che siano proprio le donne, quando giungono al potere, a rinnegare la proprio natura materna trasformandosi in antifamiliste. Non è un caso, peraltro, che la prima donna a diventare ministro in Europa sia stata Aleksandra Kollontaj nel primo governo Lenin del 1918. La Kollontaj sosteneva che la famiglia vecchio tipo avesse fatto il suo tempo e stesse per tramontare, non perché lo Stato volesse distruggere, ma perché non aveva ormai più alcuna funzione, in quanto nella società socialista tutti gli oneri familiari sarebbero stati assunti dallo Stato. Interessante, anche per l'incredibile attualità, questa sua affermazione: «La vecchia famiglia meschina e circoscritta, dove litigiosi genitori s'interessano solo della loro prole, non è in condizione di allevare l'"individuo nuovo". Saranno i campi da gioco, gli asili, gli istituti e gli altri centri dove il bambino passerà la maggior parte della sua giornata, sotto la supervisione di personale qualificato, ad offrirgli l'ambiente in cui crescere da comunista consapevole». Furono appunto i bolscevichi i primi a teorizzare l'idea del primato educativo dello Stato. Nell'ABC del comunismo, Nikolaj Ivanovik Bucharin sosteneva che «il bambino appartiene alla società in cui è nato, e non ai genitori». Il grande pedagogo Anton Semenovik Makarenko teorizzava che «solo il collettivo può e deve essere il fondamento dell'educazione pedagogica e stimolo potente al miglioramento del singolo». La Spagna oggi sembra essere tornata ai tempi della Repubblica del 1936, quando era guidata da governi che avevano ministri dell'istruzione come il comunista Jesùs Hernàndez Tomas, o l'anarchista Segundo Blanco Gonzàlez. In quegli anni dominava il potentissimo ispettore scolastico Vicente Valls y Anglés, presidente del Fete, il sindacato dei lavoratori insegnanti, il quale affermava che «il compito del docente nella scuola proletaria è chiaro: occorre creare una morale socialista, al cui servizio mettere la coscienza del fanciullo». In quegli anni vigeva come regola assoluta lo slogan del sovietico Grigory Zinoviev: «Costi quello costi, occorre impossessarsi dell'anima dei bambini».
DAI BOLSCEVICHI AL PD La sinistra in Spagna, come del resto in Italia, non è mai riuscita a superare questa tara genetica nel suo Dna. L'idea di Bucharin per cui «il bambino non appartiene ai genitori ma alla collettività» resta un principio inossidabile sul quale fondare l'azione politica. Per questo non ha meravigliato il fatto che durante la campagna per le elezioni regionali in Emilia-Romagna l'allora candidato, ed oggi Presidente, Stefano Bonaccini abbia pubblicamente affermato la sua intenzione di rendere obbligatori gli asili nido, trasformandoli in veri e propri «centri educativi e non un parcheggio dove le mamme lasciano i bambini». Lo ha fatto in ben due occasioni. La prima è stata durante il suo intervento al convegno della Fism (Federazione italiana scuole materne) tenutosi a Bellaria il 12 ottobre 2019. La seconda durante un'intervista da lui rilasciata al Tg2 Post il 16 ottobre 2019. Siamo tornati agli asili della Kollontaj, quelli «dove il bambino passerà la maggior parte della sua giornata, sotto la supervisione di personale qualificato, a offrirgli l'ambiente in cui crescere da comunista consapevole». Lo stesso "strapotere" degli assistenti sociali, culminato nel tragico caso di Bibbiano, non è, in fondo, che un riflesso del pregiudizio ideologico nei confronti della famiglia, ritenuta meno adeguata dello Stato per quanto riguarda la funzione educativa. Anche la legge sul bullismo, approvata in commissione giustizia della Camera, è figlia di questa importazione ideologica, La proposta di legge n. 1529 prevede, infatti, che il figlio di genitori dichiarato "bullo" debba essere sottoposto ad un «progetto d'intervento educativo», predisposto dal «competente servizio sociale territoriale». Nel caso in cui il progetto educativo fallisca, il Tribunale per i minorenni - prevede la proposta di legge - può «disporre l'affidamento del minore ai servizi sociali», oppure «disporre il collocamento del minore in una comunità». Si tratta di un vero e proprio scontro culturale tra chi crede comunque che la famiglia sia la prima vera agenzia educativa, e chi invece nutre un profondo pregiudizio nei suoi confronti, fino a sostenere che i minori non appartengono ai genitori, ma alla collettività In questo la sinistra è assolutamente coerente con la prospettiva educativa bolscevica.
PREGIUDIZIO ANTICRISTIANO È interessante, poi, constatare come il pregiudizio ideologico nei confronti della famiglia rivesta sempre un carattere anticristiano. Di questo è stato un ottimo esempio il presidente messicano Plutarco Elìa Calles, quello che generò la Cristiada, la rivolta armata dei cattolici per abbattere la dittatura. Nel discorso tenuto il 20 luglio 1934, noto come il "Grido di Guadalajara", Calles pronunciò queste parole: «È necessario inaugurare un nuovo periodo rivoluzionario, che io chiamerei il periodo della rivoluzione psicologica o della conquista spirituale; dobbiamo inaugurare questo periodo impossessandoci della coscienza dei bambini e dei giovani, perché l'adolescenza e l'infanzia sono e devono appartenere alla Rivoluzione. Con somma perfidia, dicono i reazionari e affermano i clericali che il bambino appartiene al focolare domestico e il giovane alla famiglia. Questa è una dottrina egoista, perché bambini e giovani appartengono alla collettività ed è la Rivoluzione quella che ha il dovere imprescindibile di occuparsi del settore educativo, di impossessarsi delle coscienze, di distruggere i pregiudizi e di formare una nuova anima nazionale». Anche nel corso dei dibattiti dopo i fatti di Bibbiano chi rivendicava i diritti della famiglia è stato bollato come «reazionario» e «clericale»: le stesse parole di Calles.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti sulla Cristiada, la rivolta armata dei cattolici per abbattere la "democrazia totalitaria" del presidente messicano Plutarco Elìa Calles, clicca qui!
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Fonte: Il Timone, giugno 2020 (n° 196)
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A 150 ANNI DALLA PRESA DI ROMA SONO EVIDENTI TUTTI I DISASTRI DEL RISORGIMENTO
Soppressione degli ordini religiosi e appropriazione dei beni della Chiesa; negata la libertà di istruzione e di stampa; distruzione del patrimonio artistico; tassazione elevatissima; impoverimento ed emigrazione di massa
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-09-2020
Oramai tanto tempo fa, ventidue anni per l'esattezza, pubblicavo Risorgimento da riscrivere, un testo che ha curiosamente avuto molto successo. Curiosamente è l'avverbio esatto. E non perché ritenga che i libri che ho scritto non siano documentati, seri, e quindi meritevoli di attenzione. Ma perché, vivendo in una società pervasa fin nei suoi più piccoli meandri dalle soffocanti maglie del pensiero liberal-massonico, era semplicemente impossibile che un libro sui "fatti" del risorgimento avesse successo. D'altronde la sua stessa pubblicazione ha avuto del miracoloso: dopo aver bussato a tutte le porte, c'è voluto l'intervento di Padre Pio perché alla fine l'Ares si decidesse a pubblicare quello che è stato uno dei suoi più riusciti best seller. Lo spiraglio che si è aperto per qualche tempo una ventina di anni fa, si è nel frattempo meticolosamente richiuso e le notizie che ho raccontato in tanti libri, oggi sono in pochi a ricordarsele. E' la vita. Lo stesso Meeting di Rimini, che tanta risonanza ha dato ai miei libri sul risorgimento, da qualche anno non solo ha taciuto ma si è accodato alla versione di sempre. Quella ribadita dallo stesso presidente della Repubblica Napolitano, accolto con molta benevolenza dai vertici del Meeting. 150 anni dalla presa di Roma? Sotto la presidenza Napolitano, all'epoca di Alemanno sindaco, sono stati restaurati sul Gianicolo i tanti busti dei protagonisti della repubblica romana del 1849. Cosa si celebra in quell'evento? L'aver messo la parola fine al potere temporale dei papi. Detto in altri termini, l'aver creduto di aver ucciso la religione cattolica: "Roma, la santa, l'Eterna Roma, ha parlato", scrive Mazzini in Per la proclamazione della Repubblica Romana. Cosa avrebbe detto Roma? "Roma non è dei Romani: Roma è dell'Italia: Roma è nostra perché noi siamo suoi. Roma è del Dovere, della Missione, dell'Avvenire". E quelli che non sono d'accordo? "I Romani che non lo intendono non sono degni del nome". La libertà portata ai romani da Mazzini e dai carbonari è descritta da Pio IX nell'enciclica Quibus quantisque malorum compsta durante l'esilio di Gaeta, ma è anche raccontata dal futuro primo ministro Luigi Carlo Farini ne Lo stato romano dall'anno 1814 al 1850: "Fra gli inni di libertà, e gli augurii di fratellanza erano violati i domicilii, violate le proprietà; qual cittadino nella persona, qual era nella roba offeso, e le requisizioni dei metalli preziosi divenivano esca a ladronecci, e pretesto a rapinerie". Se questo è stato l'inizio, il 20 settembre 1870 i massoni hanno continuato l'opera in piena e totale libertà. Se siamo ancora vivi è perché Pio IX e tutto il popolo cristiano hanno obbedito al Vangelo e hanno alla lettera dato l'altra guancia.
TUTTI I NUMERI DI UN DISASTRO L'unità d'Italia è stata realizzata dai Savoia in nome della monarchia costituzionale e dello stato liberale. È successo l'esatto contrario: sono stati violati tutti i principali articoli dello Statuto, a cominciare dal primo che definisce la chiesa apostolica, cattolica, romana, unica religione di Stato: - sono stati soppressi tutti gli ordini religiosi: a 57.492 persone è stata negata la possibilità di vivere come liberamente avevano scelto di fare; - sono stati derubati tutti i beni degli ordini religiosi (chiese, conventi, terreni, compresi archivi, biblioteche, oggetti d'arte e di culto, paramenti); - al momento dell'unificazione più di cento diocesi sono state lasciate senza vescovo; - non c'è stata nessuna libertà di istruzione; - non c'è stata nessuna libertà di stampa (è stata persino proibita la pubblicazione delle encicliche del papa); - è stato infranto il principio della inviolabilità della proprietà privata; - in nome dell'ordine morale che aveva visto la luce i preti sono stati obbligati a cantare il Te Deum e a dare i sacramenti agli scomunicati liberali. Chi non ha ubbidito è incorso in multe pesanti ed è stato condannato a 2 o 3 anni di carcere (questo stabiliva il codice di diritto penale approvato nel 1859 nell'imminenza dell'invasione); - qualche anno dopo l'unificazione sono state soppresse anche le 24.000 opere pie.
CONSEGUENZE - per giustificare la violenza contro lo stato pontificio e il Regno delle Due Sicilie è stata imposta una storiografia radicalmente falsa; - è trionfato l'odio per la religione cattolica; - è trionfato il disprezzo per la nostra storia e per la nostra identità (tuttora imperante); - l'1% circa della popolazione di fede liberale ha realizzato un bottino ingente alle spalle dei beni della Chiesa, cioè di tutta la popolazione; - enorme è stata la distruzione del patrimonio artistico e culturale; - il bilancio dello stato è risultato fuori controllo (all'opposto delle abitudini virtuose degli stati preesistenti); - è stata imposta una tassazione elevatissima per l'epoca; - c'è stato l'impoverimento delle fasce più povere della popolazione; - all'Italia liberale è spettato il primato della popolazione carceraria: 72.450 detenuti (il rapporto carceratiabitanti è di 138 ogni 100.000 persone in Francia, di 107 in Inghilterra, di 63 in Belgio, di 270 in Italia); - è stata realizzata una grande concentrazione della proprietà fondiaria che è aumentata del 20% nei primi venti anni dopo l'unificazione; - per la prima volta nella sua storia l'Italia è stata ridotta a colonia (economica, culturale, religiosa); - per la prima volta nella sua storia il popolo italiano è stato costretto ad un'emigrazione di massa.
Nota di BastaBugie: già da noi pubblicizzati, consigliamo nuovamente i video di Angela Pellicciari. Ecco come l'autrice li presenta: In questo periodo, per ingannare il tempo, mi sono inventata quelle che ho chiamato Pillole. Piccoli video in cui parlo con semplicità e chiarezza delle cose che ho scritto. Se credete potete vederle sul mio canale di youtube. Ben 51 sono quelle che ho dedicato al risorgimento (1; 31-35; 57-102). https://angelapellicciari.com/pillole/
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LE TRE GRANDI FESTE MARIANE A SETTEMBRE
La Natività di Maria (8 settembre) nove mesi dopo l'Immacolata Concezione; il Nome di Maria (12 settembre) ricorda la vittoria nella battaglia di Vienna contro i musulmani; la Madonna Addolorata (15 settembre) in ricordo dei sette dolori di Maria
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 7 Settembre 2020
Nel mese di settembre si celebrano tre feste dedicate alla Madonna. La prima, l'8 settembre, è quella della Natività della Beata Vergine Maria, che dopo essere stata concepita l'8 dicembre, vide la luce, nove mesi dopo, l'8 settembre. La seconda festività, che ricorre, il 12 settembre, è quella del Santissimo Nome di Maria. La terza, il 15 settembre, quella di Maria Addolorata. Soffermiamoci un momento sulla festa del Nome di Maria. Il nome di Maria non fu trovato né inventato dagli uomini ma fu scelto da Dio, fin dall'eternità. In Dio tutto è coeterno, non esiste un prima e un dopo, tuttavia, secondo il linguaggio umano, possiamo dire che Maria fu pensata da Dio prima di creare il Cielo e la terra e anzi il Cielo e la terra furono in un certo senso ordinati a Lei, perché Ella ne fosse Signora e Regina. Il nome di Maria evoca quello del mare. San Bonaventura sostiene che tutte le grazie che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono confluite in Maria, il mare di grazie e san Luigi Maria Grignion di Montfort dice: "Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria" (Trattato della Vera Devozione, n. 23). Per questo, il nome di Maria, come ricorda sant'Alfonso de'Liguori, è pieno di ogni dolcezza divina come quella di Gesù. "Non parlo qui di una dolcezza sensibile, che non è concessa comunemente a tutti", spiega il santo. "Parlo della salutare dolcezza di conforto, di amore, di letizia, di fiducia e di forza, che il nome di Maria dona comunemente a quelli che lo pronunciano con devozione" (Le Glorie di Maria). Ma Maria non è solo un mare di infinita dolcezza, è anche un "mare amaro" di infiniti dolori, che la Passione di Nostro Signore racchiude. A Maria si applica così una delle lamentazioni del profeta Geremia (1, 12): O vos omnes qui transitis per viam, attendite et videte, si est dolor sicut dolor meus; "O voi tutti che passate per la via, fermatevi e guardate, se c'è un dolore simile al mio". Il mare però rappresenta anche la nostra vita, esposta ai venti e alle correnti turbinose. Ma di questo mare, Maria è Padrona. Perciò san Bernardo la definisce Stella Maris: "stella rilucente e meravigliosa che elevata sull' immensità di questo mare splende radiosa per i suoi meriti e i suoi fulgidi esempi". E così continua. "O tu che nelle vicissitudini della vita. più che camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato fra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere Io sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni se t'imbatti negli scogli delle tribolazioni guarda la stella, invoca Maria Seguendo lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai, pensando a lei non sbaglierai. Se ella ti sostiene non cadrai, se ella ti protegge non avrai nulla da temere, se ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla mèta e così potrai sperimentare tu stesso quanto giustamente sia stato detto: " e il nome della vergine era Maria." (Omelia in lode alla Vergine Maria) La festa del nome di Maria è stata istituita dal beato Innocenzo XI per commemorare una grande vittoria cristiana contro l'Islam: la liberazione di Vienna dai Turchi l'11 settembre 1683, come aveva fatto san Pio V, istituendo la festa della Madonna del Rosario per commemorare la vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571. Come san Pio V, il Beato Innocenzo XI, era convinto che la vittoria cristiana fosse dovuta alla Madonna e fosse stata ottenuta nel suo nome. A Roma, una chiesa dedicata al Santissimo Nome di Maria fu costruita al Foro Traiano, per ricordare la vittoria di Vienna. Dopo il nome di Gesù non c'è nome più grande e più venerabile che possa risuonare nel cielo e nella terra di quello di Maria, e Maria è sempre stata la grande protettrice della Civiltà Cristiana. Per questo ricordiamo con particolare fervore la sua festa e nel suo nome continuiamo a combattere in difesa della Civiltà occidentale e cristiana. Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Roberto de Mattei, nell'articolo seguente dal titolo "Meditando l'Addolorata" propone una bella meditazione sulla festa della Madonna Addolorata. Ecco l'articolo completo di Roberto de Mattei pubblicato su Radio Roma Libera il 14 settembre 2020: Il 15 settembre la Chiesa celebra la festa liturgica di Maria Addolorata. Il dolore appartiene a Maria non in forma episodica, ma in forma, potremmo dire, costitutiva, perché se Gesù, è chiamato vir dolorum, secondo le parole del profeta Isaia (53.3), la Madonna potrebbe essere definita Mulier dolorum, la Signora dei dolori, la Mater dolorosa. Gesù Cristo, l'Uomo-Dio, è chiamato Re dei dolori e dei martiri perché nella sua vita soffrì più di tutti gli altri martiri. Il suo dolore fu più grande non di quello di ogni singolo martire, ma dell'insieme di tutti i martiri nel corso della storia. Maria, una semplice creatura, soffrì più di quanto mai abbia sofferto ogni altra creatura. Questo immenso dolore Le fu profetizzato da Simeone, che disse alla Madonna: "Avrai l'anima trafitta da una spada" (Lc 2, 34-35). La spada di dolore trafisse Maria per tutta la vita, ma toccò il suo culmine sul Calvario. La presenza di Maria nell'ora della Passione fu secondo san Tommaso, "il massimo di tutti i dolori" (Summa Theologica, III, q. 46, a. 6). I dolori di Gesù furono fisici e morali. Il dolore di Maria non fu fisico, fu morale, e non fu limitato al momento della Passione. Quando l'Arcangelo Gabriele annunciò a Maria che avrebbe concepito il Salvatore, Le fece anche capire quali e quante sarebbero state le pene a cui il suo divin Figlio andava incontro. E questa fu la causa più profonda del suo dolore. Infatti, se è vero che i genitori sentono i dolori dei figli più dei propri, ciò vale innanzitutto per Maria, essendo certo che Lei amava il figlio immensamente, più di sé stessa. Perciò il suo martirio morale durò tutta la vita, da Nazareth al Golgota. Maria, dice sant'Alfonso, passò tutta la vita in un dolore perpetuo, avendo sempre nel cuore tristezza e sofferenza. Alla Madonna si applica il passo di Geremia: "È grande come il mare il tuo dolore" (Lamentazioni 2, 13). Gesù soffrì nell'anima e nel corpo, Maria solo nell'anima, ma l'anima è più nobile del corpo, a cui dà vita e non c'è confronto tra il dolore dell'anima e quello del corpo. I cattolici devoti meditano sulla Passione del Signore, raffigurando davanti ai propri occhi le sofferenze di Gesù nel Calvario. Ma pochi meditano sui dolori di Maria, che secondo la tradizione furono sette: la profezia di Simeone, la fuga in Egitto: lo smarrimento di Gesù al tempio; l'incontro di Maria con Gesù che va a morire; la morte di Gesù; il colpo di lancia e la deposizione di Gesù sulla croce; e infine la sepoltura di Gesù. Ma noi potremmo aggiungere il dolore del Sabato Santo, il giorno del supremo dolore e della suprema speranza. Una delle ragioni per cui si medita poco sui dolori della Madonna, è che c'è una grande sensibilità ai dolori del corpo, ma si fatica a comprendere quanto grandi possano essere le sofferenze dell'anima. L' insensibilità di fronte alla sofferenza morale, si deve anche alla diminuita capacità di amore dell'uomo del nostro tempo. Infatti la misura del dolore è l'amore. Il motivo è chiaro perché, come dice sant'Alfonso, citando san Bernardo, "l'anima è più dove ama che dove vive". Chi non soffre, potremmo dire, non ama. Per questo il dolore lancinante che subì l'anima della Madonna, nasceva dal suo sconfinato amore per il Divin Figlio, ma anche dal suo immenso amore per la Chiesa e per ognuno di noi. Maria soffriva perché ci amava. Per questo, in un momento in cui la Chiesa soffre un processo di impressionante autodistruzione, dobbiamo chiedere la grazia di amare la Chiesa e soffrire con essa. Chi ama la Chiesa soffre con Lei, e chi non soffre con la Chiesa dimostra di non amarla. Soffrire con Maria per la Chiesa, significa anche combattere per difendere il nome di Maria e quello della Chiesa nell'ora dell'umiliazione e del tradimento. La devozione all'Addolorata ci dispone a ricevere questa grazia.
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Fonte: Radio Roma Libera, 7 Settembre 2020
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OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 21,28-32)
I pubblicani e le prostitute vi passano avanti
Fonte Il settimanale di Padre Pio
La prima lettura di questa domenica è un invito alla conversione. La conversione ridona vita alla nostra anima, dopo la triste esperienza del peccato. Così dice il Signore per bocca del profeta Ezechiele: «Se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso» (Ez 18,27). L'inizio della conversione è riflessione. Ciò è messo in luce da questa lettura profetica con queste parole: «Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà» (Ez 18,28). È dunque necessario riflettere sulla nostra condotta e fare nostre le parole del salmista: «Fammi conoscere Signore le tue vie, insegnami i tuoi sentieri» (Sal 24,4). I maestri di vita spirituale insegnano che è molto importante, per non dire indispensabile, un po' di meditazione quotidiana. Bisogna meditare sulla Parola di Dio e sulla vita dei Santi i quali hanno messo in pratica fedelmente il Vangelo. La meditazione consiste nel leggere attentamente questi brani e nel pensare cosa il Signore voglia dirci con ciò che stiamo approfondendo. Da questa riflessione scaturiranno certamente dei propositi di miglioramento. Insegna sant'Alfonso de' Liguori che meditazione e peccato non vanno mai insieme: o si lascia la meditazione, oppure si lascia il peccato. Anche se uno avesse, per così dire, già un piede all'inferno, se iniziasse a meditare anche solo per un quarto d'ora al giorno, certamente arriverebbe a convertirsi. Chi si converte è come quel figlio di cui parla il Vangelo di oggi, il quale inizialmente dice di no al padre e poi, ravveduto, va a lavorare alla vigna paterna. Tante volte noi siamo invece come il primo figlio, il quale dice di sì e poi non fa niente. Diciamo di sì in un momento di entusiasmo e poi ci riprendiamo ciò che abbiamo donato al Signore. Convertirsi significa diventare sempre più simili a Gesù fino ad avere in noi, come dice san Paolo, i suoi stessi sentimenti (cf Fil 2,5). Convertirci significa crescere continuamente nella carità, mettendo in pratica ciò che insegna la seconda lettura di oggi: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,3-4). Un esempio bellissimo di conversione ce lo offre proprio san Paolo. Inizialmente egli perseguitava la Chiesa ma poi, ricevuto il Battesimo, lavorò nella vigna del Signore con la stessa energia e lo stesso zelo con cui prima combatteva il Cristianesimo. Gesù termina la parabola dei due figli con delle parole che ci fanno molto riflettere: «I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31). I pubblicani e le prostitute erano le persone più disprezzate in Israele, eppure erano quelle che accolsero con più disponibilità la predicazione del Vangelo. Proprio per il loro evidente peccato, essi non commettevano il grave errore di considerarsi a posto davanti a Dio. Essi sapevano di essere molto bisognosi di misericordia. L'insegnamento è molto chiaro: non possiamo condannare nessuno prima del tempo. Anche il più grande peccatore può passarci molto avanti in Paradiso. Tante volte noi, invece, disprezziamo e condanniamo il prossimo e non ci accorgiamo che i più lontani da Dio forse siamo proprio noi per la stolta presunzione di considerarci a posto. Una volta da un santo eremita andarono due donne per ricevere dei consigli spirituali. Una era una grande peccatrice, una prostituta, l'altra era una donna apparentemente per bene. Il santo eremita disse alla grande peccatrice di portargli una grossa pietra, e chiese alla donna per bene di portargli un sacco di sabbia. Dopo alcune ore tornarono tutte e due affaticate. L'eremita fece questa domanda: «Chi di voi ha fatto più fatica?». Evidentemente tutte e due fecero molta fatica. Alla fine egli spiegò che la grossa pietra simboleggiava il grande peccato della prostituta, mentre il sacco di sabbia significava la grande presunzione della donna per bene. Quale dei due era il peccato più grande? A noi la risposta. Riflettiamo dunque sulla nostra condotta, allontaniamoci dalla stolta arroganza, e così avremo la salvezza.
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