IL MITO DI MARADONA: GENIO NEL PALLONE, DISASTRO NELLA VITA
Quando si eclissano i valori, sorgono gli idoli... come Maradona (diventato un mito per la tensione tra le qualità sportive inarrivabili e i vizi della vita privata)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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TWITTER CENSURA TUTTI, TRANNE CHI VUOLE BRUCIARE I PRETI IN SPAGNA
Mentre il Papa beatifica 127 martiri della Guerra di Spagna, cresce indisturbato l'odio anticlericale sui social
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
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TUTTI I DANNI DELLA DIDATTICA A DISTANZA
Durante il lockdown, a causa della DAD molti giovani e bambini hanno sviluppato problemi comportamentali, depressioni, stress, privazione di sonno, ansia da separazione e una ridotta interazione con i genitori
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NATALE ANTICOVID IN BELGIO, TUTTO COCCOLE E POLIZIA
Rastrellamenti all'ora del cenone, pugno duro contro le luci natalizie, ma è ammesso il compagno di coccole che viene a casa (VIDEO IRONICO: Il nuovo DPCM di Conte)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
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SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO E LA DIFFUSIONE DELLA VIA CRUCIS
Propagandò la Via Crucis in tutta la Chiesa, ma anche la promessa delle Tre Ave Maria (che la Vergine aveva fatto a santa Matilde di Hackeborn)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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DA EX SENATORE VORREI DIRE COSA PENSO DEI GAY PRIMA CHE LA LEGGE ZAN MI CHIUDA LA BOCCA
La posizione della Chiesa Cattolica circa le unioni omosessuali diventerà illegale se sarà approvata la legge Zan sull'omotransfobia e quindi i cattolici...
Autore: Riccardo Pedrizzi - Fonte: Blog di Sabino Paciolla
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LA BATTAGLIA PER LE MESSE NELLA FRANCIA DI MACRON E NEGLI USA DEL DOPO TRUMP
Negli Usa, grazie al voto decisivo dell'ultima nominata da Trump, Amy Coney Barrett, la Corte Suprema abolisce le restrizioni imposte dallo Stato di New York (intanto in Francia grazie alla protesta dei vescovi e dei fedeli...)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Busoola Quotidiana
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OMELIA II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B (Mc 1,1-8)
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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OMELIA DELL'IMMACOLATA - ANNO B (Lc 1,26-38)
Colui che nascerà sarà santo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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IL MITO DI MARADONA: GENIO NEL PALLONE, DISASTRO NELLA VITA
Quando si eclissano i valori, sorgono gli idoli... come Maradona (diventato un mito per la tensione tra le qualità sportive inarrivabili e i vizi della vita privata)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-11-2020
La mano de Dios ha fatto cessare di battere il cuore di Armando Maradona, dopo 60 primavere. L'iconografia che nel tempo ormai si era cristallizzata intorno alla sua figura è dicotomica e perdura anche dopo la sua morte: un genio nel pallone, un disastro nella vita; talentuoso in campo, pieno di vizi fuori dal campo; nel calcio nessuno come lui dominava la sfera di cuoio, nella sua esistenza era dominato dalla cocaina, dall'alcol, dal cibo e dal carattere iroso; un esempio inarrivabile nello sport, un esempio da non emulare se guardiamo alla vita privata; un solo amore nello sport; mille "amori" quando non giocava: un divorzio e altre tre donne da cui nacquero alcuni figli, per non parlare di un numero imprecisato, così pare, di discendenti non riconosciuti. Maradona è, banale a dirsi, una icona dei nostri tempi. Le persone oggi, più che mai, hanno bisogno di idoli in cui sperare, a cui aggrapparsi perché incarnano il successo, il talento, l'eccellenza che a loro mancano. Forse quando si eclissano i valori, gli ideali, le ragioni ultime per vivere e morire ecco che sorgono gli idoli. Nello sport come nel cinema, nella musica come nei social (vedi gli influencer), nell'imprenditoria (pensiamo ai vari CEO della Silicon Valley: un nome su tutti: Steve Jobs) come nelle battaglie ideologiche (vedi Greta Thunberg).
L'IDOLO DEVE ESSERE PERFETTO? No, guai se lo fosse. L'icona vivente deve essere come la Luna: una faccia luminosa in cui brillano le sue eccellenze, dove risplendono le sue qualità inarrivabili. E una faccia nascosta e buia dove si agitano i peggiori spettri, dove l'idolo striscia, mangia la polvere, si degrada ad essere ferino. È la tensione tra questi due poli opposti che genera la vita drammatica dell'idolo, che piace così tanto alla gente. Queste due facce antitetiche sono complementari per disegnare il profilo dell'eroe, che alla fine è l'eroe romantico: egli è tanto divino - per l'Equipe, il giornale francese di calcio, la morte di Maradona è «la morte di un Dio» - perché tanto umano, ma umano nella sua dimensione più deteriore. Quanto più questi scende nella sozzura di una vita indegna, tanto più brilla la stella del talento. L'ex campione del Mondo con la Nazionale argentina Jorge Valdano ha commentato così la morte del pibe de oro: «Povero, vecchio Diego. Abbiamo continuato a dirgli per tanti anni "Sei un dio", "Sei una stella", e ci siamo scordati di dirgli la cosa più importante: "Sei un uomo"». La forza del mito si nutre in realtà della debolezza dell'uomo. Gli artisti maledetti - e Maradona era uno di questi - non sarebbero stati geniali senza lo scotto di fragilità che minavano in radice tutta la loro esistenza.
IL PREZZO DA PAGARE PER PRIMEGGIARE Maradona era una icona perché il genio calcistico era mescolato alla assoluta incapacità di governare la propria vita. Vogliamo dire che l'eroe, nella sensibilità collettiva odierna, è tale proprio perché il prezzo da pagare per primeggiare è quello di sacrificare sull'altare del successo tutto: vita privata, affetti, salute, soldi, etc. Così come Faust vendette l'anima a Mefistofele in cambio della conoscenza e della eterna giovinezza. Tutto si perdona al mito perché convinti che per eccellere sia necessario vivere al limite, anzi al di là del limite. Si crede che la sregolatezza di vita, per la quale Maradona, ad un certo punto della sua vita, divenne famoso più che per i suoi successi sportivi, sia l'effetto ineludibile di vite da superuomini, di esistenze così rare nella loro genialità da porsi al di là del bene e del male. Maradona ha dissipato la sua anima in eccessi perché, così l'immaginario collettivo ragiona, il peso ingombrante del genio non poteva che squilibrare tutta la sua esistenza. Allora la dipendenza dalle droghe e dall'alcol, il peso eccessivo che aveva deformato il fisico dell'atleta di un tempo, gli alterchi collerici con i paparazzi e le risse, una volta anche con i tifosi, non intaccano il mito, bensì lo creano, perché sono elementi necessari della sua natura. Chi ha doti fuori dal comune è colpito dalla maledizione di stare fuori dal cerchio comune dell'esistenza, con i pro e i contra che questo comporta. Il mediocre è colui che marcia nel mezzo della strada dell'esistenza e quindi si tiene ben lontano dai limiti, dagli eccessi della stessa. Il genio non è per definizione un mediocre e vive costantemente sul filo del rasoio, all'estremo limitare del possibile. Un requiem, infine, per il numero 10 di ogni tempo che ora si trova di fronte a Colui che coniuga perfezione con ordine, due termini che per Dieguito sono sempre stati inconciliabili.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-11-2020
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TWITTER CENSURA TUTTI, TRANNE CHI VUOLE BRUCIARE I PRETI IN SPAGNA
Mentre il Papa beatifica 127 martiri della Guerra di Spagna, cresce indisturbato l'odio anticlericale sui social
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 27 novembre 2020
Il giorno in cui veniva annunciata l'approvazione di Papa Francesco alla beatificazione del sacerdote Juan Elías Medina e di altri 126 martiri spagnoli uccisi in odium fidei tra il 1936 e il 1939, su Twitter si inneggiava al rogo dei preti cattolici. Proprio così, il social network che ha fatto della guerra all'hate speech una crociata, della censura di ogni contenuto o immagine tesa a diffondere l'odio o la violenza una missione, ha ritenuto del tutto trascurabile l'invito ad appiccare #FuegoAlClero, hashtag diventato di tendenza nelle stesse ore in cui veniva ricordata la morte del sacerdote diocesano Medina, trucidato la mattina del 25 settembre 1936 dalle milizie repubblicane dopo due mesi di prigionia. Medina morì, insieme a 14 confratelli alle porte del cimitero di Castro del Río, proclamando la propria fede con con l'espressione "Viva Cristo Rey" e perdonando i suoi uccisori; morì della stessa morte brutale e violenta inflitta a 79 sacerdoti, 5 seminaristi, 3 frati francescani, 1 religiosa e 39 fedeli laici, di cui 29 uomini e 10 donne, i cui eccidi si verificarono in tre vicarie della diocesi di Córdoba negli anni della Guerra Civile. «L'odium fidei fu il motivo prevalente dell'agire dei persecutori - ha scritto la Congregazione delle cause dei santi -. I Servi di Dio furono assassinati perché cattolici; alcuni erano impegnati in attività ecclesiastiche o erano membri di associazioni come l'Azione Cattolica o l'Adorazione Notturna del Santissimo Sacramento. La ferocia non colpì solo le persone, ma si riversò anche su oggetti sacri e luoghi di culto».
FUOCO AL CLERO Molte chiese vennero allora date alle fiamme dai civili armati dal Fronte Popolare, miliziani socialisti, comunisti e anarchici, ma nella Spagna governata da socialisti e Podemos l'odium fidei sembra meritare comprensione: «Il profondo disgusto che molte persone provano qui per la Chiesa cattolica è giustificato» ha scritto Beatriz Gimeno, neoeletta direttrice dell'Istituto per le donne, «era un'istituzione così odiata dalla classe lavoratrice, dai contadini e dalla maggioranza degli intellettuali che, appena si è accesa la scintilla, la gente è accorsa a bruciare le chiese». Si capisce allora meglio l'ondata di tweet sui preti "ladri" e "pedofili", le chiamate a "bruciarli vivi" o le immagini di tonache in fiamme diventati virali in così poche ore da portare utenti come il giornalista spagnolo a chiedersi: «Pensavo che @TwitterEspana avesse messo in atto misure rigorose contro i post che incitano all'odio. Poi vedo che #FuegoAlClero è trend topic oggi e non mi è chiaro se abbiano fatto qualcosa. O agiscono solo contro ciò che li interessa?». Scrive Crux che gli hashtag sono stati diffusi dai utenti pretoriani della Ley Celaá, l'ormai famigerata legge ultralaicista di riforma dell'istruzione, un "testo progressista per un'educazione del XXI secolo", con la quale il governo Sanchez punta fra le altre cose a smantellare le scuole concertadas, simili alle nostre paritarie, le private ed «eliminare tutte le forme di indottrinamento nello sviluppo del curriculum scolastico», leggi l'ora di religione. Contro la legge si sono scagliati i vescovi e centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza, va da sé che su Twitter la protesta pacifica diventasse un orrendo raduno di «privilegiati» fino a degenerare in messaggi quali «L'unica chiesa che illumina è quella in fiamme», scrivono alcune utenti firmandosi "le figlie delle streghe che non potresti bruciare".
IL SILENZIO DI TWITTER Centinaia di sconcertati hanno chiesto a Twitter se tali messaggi non incitassero all'odio violando gli sbandierati standard dell'azienda volti a punire chi promuove «odio, violenza, attacchi e minacce sulla base di razza, etnia, origine nazionale, casta, orientamento sessuale, sesso, identità di genere, affiliazione religiosa, età, disabilità o malattia gravi e incitare ad altri danni sulla base di queste categorie». Gli stessi standard utilizzati per censurare i tweet tutti caps lock e disinformazione di Trump, quelli sul bodyshaming e in particolare tutelare le persone vittime di abusi online in modo sproporzionato, quelle che Twitter elenca come «donne, persone di colore, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, individui asessuali, comunità emarginate e storicamente sottorappresentate». E i preti? Anche fuori da Twitter sono protagonisti dei crimini di odio registrati dall'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) che nella sola Spagna ha rilevato, nel 2019, 75 casi cristianofobia, regolari furti di ostie consacrate, tabernacoli divelti, insulti, minacce e aggressioni fisiche a preti mentre officiavano messa, chiese vandalizzate con escrementi. Un convento è stato imbrattato con la vernice e poi dato alle fiamme, così come una statua di Cristo e l'altare. Minacce di vedere andare in fumo cattedrali e chiese sono state ricevute anche dai partecipanti alla conferenza episcopale cattolica locale.
LA CENSURA DELLA LEGGE DELLA MEMORIA DEMOCRATICA Non c'è posto per i vivi, ma neppure per i caduti nemmeno nella cosiddetta legge della Memoria democratica che tra le altre cose - oltre a costituire una procura presso il Tribunal supremo per indagare sui fatti e le violazioni dei diritti umani nel corso della Guerra civile, identificare i corpi delle vittime della repressione - stabilisce la sconsacrazione della Valle de los Caídos. L'immenso mausoleo spagnolo a nord di Madrid emblema di riconciliazione e tributo a tutte le vittime dell'era franchista custodito fin dal 1958 dai monaci benedettini verrà riconvertito in cimitero civile, e secondo Carmen Calvo, vicepremier con delega alla Memoria democratica, la presenza dei religiosi diventerà incompatibile con la riassegnazione. I monaci dovranno sloggiare, la libertà educativa va a farsi benedire, i preti sono minacciati, i luoghi di culto oltraggiati o sconsacrati. Nel silenzio dei difensori della democrazia e dei diritti di tutti, purché donne migranti e omosessuali, nella distrazione colpevole di Twitter, si consuma una nuova stagione di pericoloso anticlericalismo, ottant'anni dopo l'eccidio di i 127 martiri uccisi in odio alla fede.
Fonte: Tempi, 27 novembre 2020
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TUTTI I DANNI DELLA DIDATTICA A DISTANZA
Durante il lockdown, a causa della DAD molti giovani e bambini hanno sviluppato problemi comportamentali, depressioni, stress, privazione di sonno, ansia da separazione e una ridotta interazione con i genitori
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-11-2020
Finalmente abbiamo qualche dato che ci permetta di rispondere a una importante domanda: quali sono gli effetti del lockdown e della Didattica a distanza (Dad) su bambini e ragazzi? Partiamo da una recente ricerca del Gaslini di Genova condotta su 6800 soggetti in tutt'Italia. Emerge che «nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Per quel che riguarda i bambini al di sotto dei sei anni i disturbi più frequenti sono stati l'aumento dell'irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d'ansia (inquietudine, ansia da separazione). Nei bambini e adolescenti (età 6-18 anni) i disturbi più frequenti hanno interessato la "componente somatica" (disturbi d'ansia e somatoformi come la sensazione di mancanza d'aria) e i disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di riveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa)». Faccio presente che «difficoltà di addormentamento, difficoltà di riveglio» sono in genere associate a una tendenza depressiva, mentre i «disturbi del sonno» sono ormai considerati tipi della prolungata esposizione a schermi elettronici. Infatti il movimento, i colori forti, la luce violenta e le onde elettromagnetiche alterano i cicli circadiani, riattivando l'organismo. Tornando ai ragazzi tra i 6 e i 18 anni, «è stata osservata una significativa alterazione del ritmo del sonno con tendenza al "ritardo di fase" (adolescenti che vanno a letto molto più tardi e non riescono a svegliarsi al mattino), come in una sorta di "jet lag" domestico. In questa popolazione di più grandi - prosegue la ricerca del Gaslini - è stata inoltre riscontrata una aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell'umore».
I DANNI CAUSATI DAL LOCKDOWN Una rassegna mondiale ha riscontrato, nei ragazzi tra i 6 e i 18 anni, l'emergenza di una serie di atteggiamenti causati dal lockdown: incertezza, paura e isolamento; disturbi del sonno, incubi, inappetenza, agitazione, inattenzione (non disattenzione: inattenzione) e ansia da separazione. In Scozia il lockdown sembra aver provocato sintomi simili a quelli del PTSD (sindrome post-traumatica da stress), in genere causato da un evento traumatico, catastrofico o violento. In genere, il PTSD è la sindrome dei soldati coinvolti in combattimenti pesanti. Oltre a questo, sono stati rilevati stress, preoccupazione, ansia e senso di solitudine. In Francia: stress, depressione e ansia. A tutto questo vanno aggiunti i danni, non sperimentalmente rilevati, provocati dalla mancanza di sport e movimento, fondamentali per uno sviluppo psico-fisico equilibrato dei ragazzi; e la deprivazione di sole e aria aperta. Conosciamo anche l'importanza del gruppo dei pari nello sviluppo dei minorenni; ma non possiamo ancora dire quali saranno le conseguenze della sua deprivazione. Concentriamoci ora sulla Dad. Avviene tramite un media device (computer, tablet o cellulare) e può svolgersi tramite trasmissione dal vivo o registrata. Io stesso sto sperimentando questa forma didattica e posso assicurare che il tempo di attenzione, rispetto alla modalità «in presenza», crolla drammaticamente nella versione «live» (figuriamoci in quella registrata). Se poi ci aggiungiamo le difficoltà tecniche legate alla connessione, alla «tenuta» dei programmi e alla funzionalità delle periferiche (web-cam, microfoni, cuffie...), possiamo avere un'idea del livello di questa forma didattica. Per non parlare degli scherzi («Prof, non sentoooooo!!!») e dell'incombente presenza dei genitori.
GLI EFFETTI DELL'USO DEI MEDIA DEVICE Come se tutto questo non bastasse, dobbiamo aggiungere a questo disagio anche gli effetti dell'uso dei media device per molte ore al giorno (qualcosa ci ha già detto la ricerca del Gaslini). L'Italian Journal of Pediatrics ha pubblicato una rassegna sulle ricerche che riguardano l'uso di questi apparati nei bambini sotto i sei anni. Ne risulta una importante riduzione dei punteggi in matematica e nell'attenzione, con una importante perdita di efficienza. Abbiamo inoltre: obesità, sedentarietà, comportamenti alimentari dannosi, mal di testa, problemi al collo e alle spalle; disturbi del sonno (li abbiamo già incontrati); danni agli occhi (fatica, irritazione e secchezza degli occhi); infine, una ridotta interazione tra i bambini e i genitori. Tutto questo, come abbiamo detto, riguarda i bambini in età pre-scolare; ma per quale motivo questi effetti non dovrebbero riguardare i ragazzi in età scolare che usufruiscono della Dad? A quanto ne so, molti genitori possono confermare tutto ciò che la ricerca ha rilevato. Insomma: il quadro è preoccupante, per non dire drammatico. I genitori accettano tutto questo perché sono convinti che si tratti di un sacrificio temporaneo, in attesa di tornare alla normalità: scuola in presenza, giochi, relazioni, aria aperta e sano movimento. Non vorrei deludere nessuno, ma i media, all'inizio di questa faccenda, hanno lanciato una nuova parola d'ordine: «Nuova normalità». Il complottismo non piace a nessuno, quindi l'uso contemporaneo e massiccio di questa locuzione sarà sicuramente un caso: un'idea venuta improvvisamente e contemporaneamente a politici e giornalisti. Anche se fosse: perché non credergli? E se questa fosse davvero la «nuova normalità»? Se davvero stessimo sperimentando la «nuova scuola» (oltre alla «nuova sanità»)? Potrebbe essere. Cari genitori: avete mai preso in considerazione l'home schooling?
Nota di BastaBugie: per saperne di più sull'home schooling e le scuole parentali per insegnare a casa ai propri figli si può leggere il dossier di BastaBugie sull'educazione parentale.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-11-2020
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NATALE ANTICOVID IN BELGIO, TUTTO COCCOLE E POLIZIA
Rastrellamenti all'ora del cenone, pugno duro contro le luci natalizie, ma è ammesso il compagno di coccole che viene a casa (VIDEO IRONICO: Il nuovo DPCM di Conte)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 26 novembre 2020
«No, non credo affatto che viviamo in uno stato di polizia». Ma in un interregno di untori e malfattori sì. Ad Annelies Verlinden, bionda ministra dell'interno belga in carica da cinquanta giorni, non dispiacerebbe affatto una «legge sulla pandemia, in effetti ci stiamo lavorando, potrebbe costituire la base giuridica per le crisi future. Ma state tranquilli: ho ricevuto una formazione da avvocato, sono molto sensibile alla separazione dei poteri e alla proporzionalità delle misure». Per esempio, a Natale, Verlinden ha annunciato che verranno sguinzagliate pattuglie delle forze dell'ordine per il paese, «sarà la polizia a vigilare sul rispetto delle misure sanitarie. Dove necessario, suonando il campanello, bussando a casa delle persone». Certo, in tempi normali non si potrebbe chiedere agli agenti di fare irruzione senza mandato per sanzionare chiassosi cenoni illegali in luoghi privati, ma come ha chiarito il solerte Vincent Gilles, presidente del sindacato di polizia Slfp, «se c'è il sospetto di un reato, e con le misure speciali anti-Covid l'assembramento lo è, le forze dell'ordine possono intervenire d'ufficio, senza mandato, per inosservanza delle norme sanitarie». Così, per Natale, tutti gli attovagliati riceveranno una multa pari a 250 euro a testa. E se si rifiutano di conciliare, «il caso può passare da amministrativo a penale».
L'ALBERO SPENTO Buone feste, ma non per tutti: secondo un'indagine condotta dall'Università di Anversa un belga su tre non vuole rinunciare a onorare il Natale come tradizione comanda e al ministro non resta che annunciare tolleranza zero contro assembramenti e focolai da salotto, pugno duro condivisissimo dal primo ministro Alexander De Croo per cui serenità natalizia uguale disciplina, pertanto, ha assicurato, lui festeggerà solo insieme a chi vive sotto al suo tetto, sua moglie e i suoi due figli. A rendere tutto più minculpop c'è la firma di Verlinden insieme a quella del collega ministro della salute Frank Vandenbroucke in margine a una letterina superpubblicizzata e spedita a San Nicola per dispensarlo dalla quarantena obbligatoria a chiunque, come lui, arrivi via mare dalla Spagna, zona rossissima, dispensa concessa sempre che il santo indossi la mascherina, si lavi le manone, rispetti il distanziamento sociale (sic) e consegni regali democratici senza distinguo tra bambini buoni o cattivi, ché ogni bambino in Belgio «è un eroe». Tanto a raddrizzare il legno storto dell'umanità adulta ci pensano loro: per cominciare San Nicola questi benedetti regali democratici dovrà lasciarli sotto a un albero spento. Per evitare concorrenza sleale tra negozi aperti e chiusi le autorità hanno stabilito infatti che le luci di Natale non sono beni essenziali e pertanto non potranno essere acquistate nei supermercati o nei ferramenta dispensati dal lockdown. E chissenefrega se verranno acquistati online, il governo ha annunciato per venerdì l'emanazione di linee guida chiare per non trovarsi a gestire una terza ondata caratterizzata da una curva epidemiologica somigliante alla vignetta del fumettista fiammingo Lectrr che la inerpica su un gigantesco albero di Natale.
IL COMPAGNO DI COCCOLE Dopo aver trasferito alcuni pazienti in Germania causa saturazione delle terapie intensive, oggi il Belgio inizia a registrare segnali incoraggianti, merito del regime varato dal governo che consente ai cittadini di avere contatti «massimo con una persona (sempre la stessa)» eludendo la distanza di 1,5 metri; invitare a casa fino a un massimo di «uno stretto contatto per nucleo famigliare», o, nel caso dei sigle che vivono soli, «uno stretto contatto più uno, ma non in contemporanea». Per strada sono ammessi invece «gruppi fino a quattro persone», ma mantenendo una distanza tra loro «di 1,5 metri». Non si sa se la popolazione belga giri col metro in tasca ma il malcontento, quello sì che è stato ben misurato. Mica per niente il Belgio ha deciso di conferire alle restrizioni una dimensione di prevenzione della salute anche mentale, «vogliamo un confinamento, non un isolamento» ha specificato il premier. E così l'asettico "contatto" ammesso oltre la soglia di casa è diventato l'ormai celebre «knuffelcontact», letteralmente "compagno di coccole": proprio così, ogni membro di una famiglia potrà averne uno tutto suo, chi vive da solo invece potrà averne addirittura due, purché le "coccole" non avvengano nello stesso momento. Una via di mezzo tra il "seksbuddy", compagno di letto che si è provato a sdoganare in Olanda e la "support bubble" del Regno Unito, garantita a chiunque vivesse da solo per ricevere visite. Manca solo il cactus al posto dell'albero (spento) e poi il Natale antipandemico in Belgio, tra rastrellamenti all'ora del cenone, pass sanitari per San Nicola e trombamici per decreto, riuscirà nella straordinaria impresa di somigliare a una carnevalata più grottesca di quella promessa dal nostro premier Conte in Italia, «un momento di raccoglimento spirituale per pochi», e dal ministro Speranza, che annuncia tavoli per discutere dei posti a tavola «limitati agli affetti più cari». Almeno per il momento.
Nota di BastaBugie: vista la situazione in Belgio, viene quasi da rivalutare Conte. Per farlo in maniera ironica si può vedere il seguente video (durata: 1 minuto e mezzo) nel quale si ironizza sui DPCM di Conte.
https://www.youtube.com/watch?v=-YpK3Ti6h18
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Fonte: Tempi, 26 novembre 2020
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SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO E LA DIFFUSIONE DELLA VIA CRUCIS
Propagandò la Via Crucis in tutta la Chiesa, ma anche la promessa delle Tre Ave Maria (che la Vergine aveva fatto a santa Matilde di Hackeborn)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-11-2020
Il primo merito che va ascritto a san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751), un frate francescano della cosiddetta «Riformella», è la propagazione della Via Crucis in tutta la Chiesa. Fu lui, nel 1731, a ottenere da Clemente XII il breve Exponi nobis che autorizzava l'allestimento in tutte le chiese della Via Crucis, fino allora un privilegio delle sole chiese francescane. Solo il santo ne eresse ben 572 nelle varie città in cui andò in missione. Attirava folle enormi con i suoi sermoni sulla Passione di Gesù, che arrivavano fino a far lacrimare e singhiozzare i presenti. San Leonardo introdusse inoltre le meditazioni per ognuna delle 14 stazioni, insegnando che la Via Crucis «è lo stesso che contemplare con tenerezza di cuore tutti quegli strazi e dolori che dalla casa di Pilato sino al Calvario soffrì sotto il peso della Croce l'amatissimo Gesù, il nostro bene». Fu sempre lui a spingere Benedetto XIV verso l'istituzione della Via Crucis al Colosseo, che venne consacrato a Dio e ai tantissimi cristiani che vi avevano patito il martirio. La prima si svolse nel 1750, in pieno Anno Santo. E il fatto religioso contribuì a evitare che il grande anfiteatro romano, a lungo utilizzato come cava di travertino, venisse smantellato. Al secolo Paolo Girolamo Casanova, il santo era rimasto orfano della madre ad appena due anni. Ricevette l'educazione religiosa dal padre. Lasciò la natìa Liguria poco più che bambino. Studiò teologia al convento romano di San Bonaventura al Palatino e a 25 anni venne ordinato sacerdote. Avrebbe voluto partire missionario per evangelizzare la Cina, ma il cardinale Colloredo gli disse: «La tua Cina sarà l'Italia». Fu così che l'Italia la girò in lungo e in largo, specie le regioni centro-settentrionali. Richiamò il popolo alla preghiera, alla penitenza e all'adorazione del Santissimo Sacramento. «È il più grande missionario del nostro secolo», disse di lui sant'Alfonso Maria de' Liguori. Molto noto è un episodio avvenuto in Corsica, allora tormentata da insurrezioni separatiste; dopo una predica sulla Passione, gli uomini scaricarono in aria i fucili e si abbracciarono gridando a gran voce: «Viva frate Leonardo, viva la pace!». Combatté il giansenismo e la sua errata concezione di Dio, che faceva dubitare dell'amore divino. Raccomandava di porre sopra la porta delle case l'immagine di Gesù, nonché i Santissimi Nomi di Gesù e Maria. Verso la Madonna aveva una devozione filiale. Propagò la promessa delle Tre Ave Maria (che la Vergine aveva fatto a santa Matilde). Fu un convinto assertore dell'Immacolata Concezione. Consigliò di indire una consultazione con i vescovi, che chiamò «concilio per iscritto e senza spese», annunciando nella sua Lettera Profetica che l'Immacolata Concezione sarebbe stata proclamata dogmaticamente. Il suo scritto venne esposto nella cappella del convento di San Bonaventura al Palatino, dove il santo morì. Un secolo più tardi divenne papa un devotissimo dell'allora beato Leonardo, Pio IX (sarà proprio lui a canonizzarlo), che conosceva bene quella cappella, dove si ritirava spesso a pregare. Poco dopo essere salito al Soglio petrino, Pio IX volle leggere e avere copia della Lettera Profetica, le cui parole gli rimasero impresse. Il 2 febbraio 1849, sollecitato anche dalle suppliche di molti fedeli, il pontefice pubblicò l'enciclica con cui chiedeva a tutti i vescovi del mondo di manifestare quale fosse il loro pensiero e la pietà del popolo cristiano verso l'Immacolata Concezione. Si sa com'è andata a finire: l'8 dicembre 1854 il dogma venne solennemente proclamato.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente parla delle esperienze mistiche di Santa Matilde di Hackeborn e della promessa delle tre Ave Maria in onore di ciascuna delle tre Persone della Trinità, molto raccomandata da san Leonardo da Porto Maurizio. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 novembre 2020: La mistica ha raggiunto vette altissime con Matilde di Hackeborn (c. 1240-1298), una delle grandi sante cresciute al monastero di Helfta nel XIII secolo e la cui vita spirituale è tracciata in quello scrigno di tesori che è Il libro della Grazia speciale, nato dalle confidenze fatte per obbedienza a due consorelle, che annotarono le sue rivelazioni. Quando Matilde seppe degli appunti presi dalle monache, una delle quali era l'allieva santa Gertrude la Grande, rimase turbata in ragione della sua profonda umiltà, ma fu Gesù stesso a rassicurarla dicendole che quello scritto si sarebbe diffuso a maggior gloria di Dio e a beneficio del prossimo. A quel punto la santa si decise a rivedere con cura il manoscritto, nel quale le sue visioni, l'unione sponsale con Cristo, i dialoghi con la Beata Vergine sono descritti in modo da far cogliere l'intimità che aveva con il sacro. In monastero vi entrò a sette anni per la felicità provata dopo una visita con la madre e nonostante l'iniziale contrarietà dei genitori. Divenuta monaca verso i 17 anni, si formò sotto la guida della sorella Gertrude (da non confondere con Gertrude la Grande), che nel frattempo era stata eletta badessa. Fin dai primi passi in monastero Dio la ricolmò di doni soprannaturali, che si univano a ricorrenti prove e sofferenze anche fisiche, offerte con gioia da Matilde per la salvezza delle anime. Chiamata «l'Usignolo di Dio» per il canto soave, e autrice di diverse orazioni, sviluppò presto un tale amore per la Sacra Scrittura che per il suo modo di leggerla «in tutti suscitava la devozione» e in particolare prediligeva il Vangelo, che Gesù le aveva raccomandato: «Considera quanto sia immenso il mio amore: se vorrai conoscerlo bene, in nessun luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo». Il libro della Grazia speciale ha influito sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, preparando il terreno - assieme all'Araldo del divino Amore di santa Gertrude - per l'affermazione definitiva del culto, avvenuta in seguito alle rivelazioni a santa Margherita Alacoque nel XVII secolo. Nelle sue pagine un posto centrale è occupato dai sacramenti della Confessione e Comunione quali mezzi di santificazione, dalla beatitudine del Paradiso in cui vide immersi i suoi contemporanei Tommaso d'Aquino e Alberto Magno («quando furono arrivati davanti al trono di Dio, tutte le parole dei loro scritti apparvero sulle loro vesti in lettere d'oro»), dalla pietà verso le anime del Purgatorio (per le quali offriva continui sacrifici), dalle visioni delle anime dell'Inferno («all'uscire dal loro corpo, sono invase dalle tenebre») e dai colloqui con la Madonna, che chiamava Immacolata perché Maria le aveva già rivelato il dogma proclamato dalla Chiesa sei secoli dopo. A Lei domandò un giorno quale fosse stata la prima virtù praticata nell'infanzia: «L'umiltà, l'obbedienza e l'amore», rispose la Vergine. A santa Matilde è legata anche la promessa, valida per tutti i fedeli, delle tre Ave Maria in onore di ciascuna delle tre Persone della Trinità e dei doni particolari di potenza, sapienza e amore che Dio Padre, Figlio e Spirito Santo hanno fatto alla Madonna: la quale le promise di assisterla con la sua presenza nell'ora della morte, chiedendole in cambio di recitarle ogni giorno secondo le suddette intenzioni. La promessa delle tre Ave Maria, che vale per tutte le anime che le recitano con devozione, è stata propagata nei secoli da diversi santi e pontefici.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-11-2020
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DA EX SENATORE VORREI DIRE COSA PENSO DEI GAY PRIMA CHE LA LEGGE ZAN MI CHIUDA LA BOCCA
La posizione della Chiesa Cattolica circa le unioni omosessuali diventerà illegale se sarà approvata la legge Zan sull'omotransfobia e quindi i cattolici...
Autore: Riccardo Pedrizzi - Fonte: Blog di Sabino Paciolla, 29 novembre 2020
Fin dalle sue origini, la Chiesa non si è limitata a condannare l'omosessualità o a prescrivere penitenze spirituali per chi la praticasse; essa ha anche usato tutta la sua influenza affinché le autorità civili adoperassero tutti i mezzi legali per evitare il diffondersi di tale peccato contro natura. Solo pochi decenni fa, mentre si andava diffondendo una cultura della tolleranza dell'omosessualità, il Magistero della Chiesa, ne ha sempre rinnovato la condanna. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha, infatti, pubblicato due documenti - la Dichiarazione "Persona Humana" del 29 dicembre 1975 e la lettera pastorale del 1 ottobre 1986 - nei quali ha ribadito che è impossibile legittimare in qualsiasi modo una forma di relazione che è totalmente in contrasto col disegno divino e quindi anche con la dignità umana. E, ancora, la condanna delle unioni omosessuali è stata ribadita nel Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da S.S. Giovanni Paolo II, in data 15 agosto 1997: "Basandosi sulla sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono infatti contrari alla legge naturale, precludendo all'atto sessuale il dono della vita, e non sono frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. Non possono essere approvati in nessun caso (n.2357)". Successivamente nel 2000, il Pontificio consiglio per la famiglia nel documento "Famiglia, matrimonio e unioni di fatto" al n.16 affermava: "Per quanto riguarda le recenti proposte legislative di equiparare le unioni di fatto, incluso quelle omosessuali alla famiglia (occorre tener presente che il loro riconoscimento giuridico è il primo passo verso la loro equiparazione), è opportuno ricordare ai parlamentari che essi hanno una seria responsabilità di opporvisi". Ed al n.23 "Le unioni di fatto tra omosessuali costituiscono una deplorevole distorsione di ciò che dovrebbe essere una comunione di amore e di vita tra un uomo e una donna, in una donazione reciproca aperta alla vita" (Dal discorso del 16/06/1994 di San Giovanni Paolo II). Infine la Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento "Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali" (2003) firmato dal Card. Joseph Ratzingher ed approvato da San Giovanni Paolo II, affermava al n.4 "Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale". Ed al n.5 inoltre è scritto: "In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell'equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest'ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi cosi gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all'obiezione di coscienza". Dunque per la Chiesa "La legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata perciò a causare l'oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell'istituzione matrimoniale". La Chiesa, però, oltre che Maestra di vita è anche Madre e, per questo, guarda con carità e comprensione anche chi intendendo vivere la propria sessualità in difformità agli insegnamenti del Magistero, lo fa in maniera discreta, senza creare scandalo nell'opinione pubblica e soprattutto nei giovani. Ora se io scrivessi o pronunciassi queste verità inconfutabili non solo per il magistero di sempre della Chiesa, ma per quel diritto naturale che è scolpito nel cuore di ciascuno di noi, a Disegno di Legge Zan approvato (il nr. 569, "in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere") mi sarei assicurato le patrie galere... sicuramente.
Fonte: Blog di Sabino Paciolla, 29 novembre 2020
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LA BATTAGLIA PER LE MESSE NELLA FRANCIA DI MACRON E NEGLI USA DEL DOPO TRUMP
Negli Usa, grazie al voto decisivo dell'ultima nominata da Trump, Amy Coney Barrett, la Corte Suprema abolisce le restrizioni imposte dallo Stato di New York (intanto in Francia grazie alla protesta dei vescovi e dei fedeli...)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Busoola Quotidiana, 27-11-2020
La battaglia della Messa è tutt'altro che terminata. Il Governo Macron si beffa della Chiesa e dei vescovi. Dopo settimane di veglie di migliaia di fedeli sui piazzali delle chiese di Francia, nel pomeriggio di ieri il primo ministro ha confermato le misure anti Covid-19 che irridono i cattolici: massimo 30 persone potranno partecipare alle Messe, qualunque sia la dimensione della chiesa, dalla cattedrale alla parrocchia di paese. Invece, negli Usa, la Corte Suprema segue la linea "di" Amy Coney Barrett, per la prima volta ago della bilancia: con sentenza emessa nella notte di mercoledì, abolisce le restrizioni assurde imposte dal governatore Cuomo nei confronti di ogni celebrazione religiosa e che avevano provocato le proteste di ebrei, cattolici ed evangelici. Una decisione che libererà la libertà religiosa dai folli (e ingiusti) limiti imposti da molti governatori del Partito Democratico. Con la sentenza del Consiglio di Stato francese dello scorso 6 novembre, nel confermare la decisione del Governo di chiudere le chiese e anche le ipotesi di riaperture con solo 30 persone che avrebbero potuto partecipare alle Messe, i giudici avevano rimandato al confronto tra esecutivo e Chiese l'aggiornamento sulla libertà di culto. In queste settimane di intensi colloqui tra vescovi e autorità dello Stato, i fedeli cattolici si sono resi presenti con veglie di preghiere di fronte alle chiese di migliaia di città di Francia, dimostrando con rispetto e con fermezza la loro decisa volontà a non rinunciare a Cristo e alla Santa Celebrazione Eucaristica. Lo scorso 24 novembre Macron aveva annunciato che le cerimonie religiose si sarebbero potute nuovamente svolgere alla presenza dei fedeli, a partire da sabato 28 novembre. Le modalità precise, aveva aggiunto il presidente, sarebbero state presentate dal primo ministro, ma pur sempre con il limite delle 30 persone per Messe e funerali. La reazione dei vescovi alla dichiarazione di Macron era stata furibonda, poiché sorpresi da una dichiarazione non conforme con il confronto che avevano avuto con diversi ministri e irrispettosa della realtà. La Chiesa aveva proposto lo spazio di sicurezza di 4 metri quadrati per ogni fedele, sino ad un massimo di 1/3 della capacità delle chiese. Una proposta più che ragionevole e più che rispettosa delle misure anti Covid del Governo, ma rifiutata in tronco da Macron. Ebbene, non sono valse le critiche cadute su Macron da ogni dove per convincere il Governo a cambiare idea. Ieri il primo ministro Jean Castex ha appunto confermato in una conferenza stampa sulle reti nazionali che le Messe saranno possibili con la presenza massima di 30 fedeli sino al 15 dicembre, e a quella data si rivaluterà il da farsi. "I luoghi di culto sono luoghi di contaminazione", si afferma. Un'affermazione totalmente falsa e che rischia di gettare ulteriore discredito su Macron e su un esecutivo che, ormai palesemente e ingiustificatamente, con questi divieti vuole erodere la fede dei cattolici. L'arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, è stato il più diretto: "Questa è una misura totalmente stupida che contraddice il buonsenso. Trenta persone in una chiesa di un piccolo villaggio, lo capiamo, ma a Saint-Sulpice è ridicolo! Alcuni parrocchiani vengono in 2000 in alcune parrocchie di Parigi. Ci fermeremo a trentuno... È ridicolo! (...) che alcuni membri del governo possano essere ignoranti della religione, ci può stare, ma che siano ignoranti della medicina è grave nel bel mezzo di una crisi sanitaria! Abbiamo proposto di occupare un terzo della capacità abituale, lasciando uno spazio di 4 metri quadrati intorno ad ogni fedele. Ciò corrisponde perfettamente allo standard sanitario richiesto a tutti i luoghi aperti al pubblico. Questo è quello che viene imposto ai negozianti . È tuttavia sorprendente che lo permettiamo per i negozianti e che non lo permettiamo per la Chiesa...". Le proteste proseguiranno, ferme, rispettose e composte. E cresceranno i vescovi - come già annunciato da monsignor Norbert Turini - che inviteranno i propri sacerdoti a "non impedire a nessun fedele di partecipare alla Messa, indipendentemente dal numero dei presenti, purché si mantengano i 4 metri quadrati di distanza". Pregiudizio? Non prendiamoci in giro, questa è guerra ai fedeli di Cristo e alla Sua Presenza sacramentale. Guerra che, nello Stato di New York, ha ingaggiato anche il governatore Andrew Cuomo dalla fine del mese di ottobre contro ogni celebrazione pubblica, intimando la chiusura di chiese cattoliche, sinagoghe e case di preghiera. Il 12 novembre, il vescovo della Diocesi cattolica di Brooklyn (New York) aveva fatto ricorso direttamente alla Corte Suprema, in quanto si palesava una chiara violazione della Costituzione e del diritto alla libertà di culto. «Mentre questo ordine esecutivo di Cuomo chiude effettivamente le chiese e gli altri luoghi di culto, tutte le attività ritenute "essenziali" dal Governatore - compresi i supermercati, i negozi di animali, gli enormi negozi di ferramenta e gli uffici dei broker - possono rimanere aperte senza alcuna limitazione di capacità, anche nelle zone "rosse" più restrittive. Nelle zone "arancioni", anche la stragrande maggioranza delle attività non essenziali, compresi i grandi magazzini, può rimanere aperta senza limitazioni, ma le chiese non possono». Queste le parole di allora. Quella di mercoledì sera è quindi una vittoria per la libertà religiosa. La Corte Suprema - con una maggioranza di 5-4, resa possibile anche grazie al primo voto decisivo di Amy Coney Barrett - ha affermato che Andrew Cuomo ha preso decisioni illegittime, imponendo limiti e ingiuste chiusure verso i luoghi di culto, con la scusa della pandemia. La Corte ha stabilito che c'è stata violazione del Primo Emendamento della Costituzione. Il relatore Neil Gorsuch ha definito le imposizioni di Cuomo sfavorevoli per i luoghi di culto. "È tempo - ha scritto il giudice Gorsuch - di chiarire che, mentre la pandemia pone molte gravi sfide, non c'è alcun modo tollerato dalla Costituzione per approvare decisioni degli organi esecutivi che riaprono negozi di liquori e di biciclette, ma chiudono chiese, sinagoghe e moschee". Parole sante! E grazie al voto di Amy Coney Barrett, nominata da Trump al posto della liberal Ruth Bader Ginsburg, le stravaganti opinioni del presidente della Corte e giudice, in teoria conservatore, John Roberts Jr., sono divenute irrilevanti: certo, colpisce che abbia ancora una volta votato con la truppa dei giudici liberal su un argomento e un diritto così dirimente. L'ordinanza del tribunale si è occupata di due richieste: una presentata appunto dalla Diocesi cattolica di Brooklyn, l'altra da due sinagoghe, da un'organizzazione ebraica ortodossa e da due individui. Entrambe le richieste erano dirette a denunciare le restrizioni di Cuomo contro la libertà di culto. Questa decisione potrà liberare anche dalle ingiustizie subite dalle chiese in altri Stati federati, come in California, dove l'arcivescovo Salvatore Cordileone è in prima linea nella battaglia per le Messe. Intanto, quattro Diocesi del Kentucky si sono ribellate all'ennesimo governatore democratico che impone la sospensione delle celebrazioni eucaristiche e religiose sino al prossimo 13 dicembre. A nome di tutti ha parlato il vescovo di Louisville, Joseph Kurtz: "In questo momento non sospenderemo le liturgie pubbliche, ma incoraggeremo tutti ad agire in modo responsabile, rispettando la gravità di questa pandemia e la salute e la sicurezza di tutti". A buon intenditore, anche se progressista di Roma, liberale di Dublino, massone di Parigi o democratico di New York, dovrebbero bastare poche parole: alla Messa non rinunciamo.
Nota di BastaBugie: Ermes Dovico nell'articolo seguente dal titolo "Macron ha violato la libertà di culto (e lo dicono i giudici)" ci aggiorna sulla situazione in Francia. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Conferenza episcopale francese contro il Governo Macron, che ora deve rivedere la sua linea. Segno che la mobilitazione dei vescovi paga. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° dicembre 2020: La decisione del Governo Macron di continuare a limitare a 30 il numero di fedeli che possono partecipare alla Santa Messa è «ingiustificata», «sproporzionata» e «illegale». Il 29 novembre, prima domenica di Avvento, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Conferenza episcopale francese (Cef) contro l'esecutivo, che dopo giorni di promesse aveva confermato il limite arbitrario delle 30 persone, senza tenere conto delle diverse dimensioni delle chiese. I giudici hanno dato tre giorni di tempo (che scadono domani) al governo guidato dal premier Jean Castex per rivedere i criteri di questa illegittima restrizione al culto. Si tratta di un passo avanti di grande significato, stante anche il fatto che lo scorso 6 novembre proprio il Consiglio di Stato aveva sostanzialmente approvato la linea governativa, pur chiedendo all'esecutivo di proseguire il dialogo con i vescovi e avanzare una proposta per il 16 del mese così da permettere un più facile accesso alle chiese. Da allora Macron e compagni hanno però continuato a fare melina, fino all'annuncio di giovedì scorso di Castex che aveva detto in conferenza stampa che la questione Messe sarebbe stata ritrattata solo a partire dal 15 dicembre. L'ennesima presa in giro, a cui la Cef - presieduta dall'arcivescovo di Reims, Éric de Moulins-Beaufort - ha risposto appunto con un nuovo ricorso giudiziario, uno dei quattro (compreso quello dell'associazione laica Agrif) presentati contro l'articolo 47 del decreto del 27 novembre. Quel che colpisce (positivamente), stavolta, non è solo l'accoglimento del ricorso ma anche le parole usate dal Consiglio di Stato. Secondo i giudici, «il divieto assoluto e generale di qualsiasi cerimonia religiosa con più di trenta persone, quando nessun'altra attività autorizzata è soggetta a tale limitazione fissata indipendentemente dalla superficie dei locali in questione, non risulta giustificato dai rischi propri di tali cerimonie». Ricordiamo che i vescovi avevano proposto di adottare uno spazio di sicurezza di quattro metri quadrati a fedele o di riempire la chiesa fino a non più di un terzo della capienza. Proposte ignorate dal governo. L'organo di giustizia amministrativa evidenzia il «carattere sproporzionato rispetto all'obiettivo di salvaguardia della salute pubblica» e ciò «costituisce quindi, tenuto conto del carattere essenziale della componente in questione della libertà di culto, una violazione seria e manifestamente illegale rispetto a quest'ultima». Il Consiglio di Stato riconosce poi un'evidenza che smonta l'odierno relativismo laicista. Questa: «Se alcuni locali aperti al pubblico diversi dai luoghi di culto rimangono chiusi [il riferimento è innanzitutto a teatri e cinema, come nota anche Le Figaro, ndr], le attività che vi vengono svolte non sono della stessa natura e le libertà fondamentali che sono in gioco non sono le stesse». In buona sostanza i giudici riconoscono che la professione della fede - che per i cattolici ha la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione della Santissima Eucaristia - è una libertà che per sua natura richiede una maggior tutela di altre. È importante, anche dal punto di vista giurisprudenziale, che questo minimo buonsenso sia stato recuperato, trattandosi di qualcosa che la cultura dominante ormai disprezza e disconosce, vedi per esempio i Veltroni di casa nostra che sulla tv pubblica parlano (con tanto di applausi) come se il Sacrificio di Gesù che si rinnova fosse una specie di servizio ludico o ricreativo. Dunque, la mobilitazione dei laici e dei vescovi contro l'ingiustizia verso la fede cattolica ha sortito un primo, significativo, effetto. Il 25 novembre l'arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, aveva definito «ridicolo» e contro ogni logica il limite delle 30 persone applicato tanto alla chiesetta di campagna quanto all'enorme chiesa di San Sulpizio, la più grande della capitale dopo Notre-Dame. Nella stessa occasione, parlando con Radio Notre Dame, aveva lamentato come il governo stesse trattando i vescovi «come bambini», nonostante il pressoché generalizzato rispetto delle misure sanitarie. E sempre Aupetit, di fronte a quell'ulteriore imposizione da parte della maggioranza politica, aveva detto di dover valutare se obbedire o no, aggiungendo che già oggi «ogni volta che entriamo nelle nostre chiese rischiamo di essere assassinati dal terrorismo islamico [...]. Forse il signor Darmanin [il ministro dell'Interno, ndr] invierà la polizia con i manganelli durante la Messa, sarebbe uno spettacolo incredibile. Vedremo». Le parole di Aupetit, che per il suo ruolo di arcivescovo di Parigi ha un'autorevolezza e visibilità di prim'ordine, non sono isolate perché altri vescovi hanno reagito con spirito di fortezza alla prevaricazione dello Stato. [...] Alcuni di questi pastori hanno anche garantito protezione ai fedeli nel caso di problemi con le autorità civili per il superamento del limite delle 30 persone per Messa. Tra i più determinati monsignor Ginoux, che in una lettera alla Diocesi ha ricordato la Legge di separazione tra Chiesa e Stato del 1905, e ha aggiunto che «le chiese rimangono aperte» e i fedeli sono liberi di andarci «senza che alcuna autorità abbia il potere di stabilire un divieto». Perciò, scriveva il vescovo di Montauban un paio di giorni prima che il Consiglio di Stato si pronunciasse, «chiedo che le Messe riprendano nella diocesi alle consuete ore domenicali, applicando il protocollo sanitario in vigore (Circolare diocesana n° 3), che noi abbiamo sempre rispettato». Se i sacerdoti o i comuni fedeli «dovessero ricevere una multa alla fine della Messa, dovrebbero rifiutarsi di pagarla sul posto. Chiedo che questi fatti mi siano comunicati e incaricherò l'avvocato della diocesi di seguirli». Dopo queste incoraggianti prese di posizione e il ricorso della Cef è arrivata appunto la decisione della giustizia amministrativa. Il governo (ri)formulerà quindi la sua linea. Ma ora sa che ci sono dei vescovi - sostenuti da migliaia di fedeli mobilitatisi anche prima degli stessi pastori - che non sono tanto facilmente disposti a mettere da parte i diritti di Dio e, con essi, il loro bisogno di Salvezza.
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OMELIA II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B (Mc 1,1-8)
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri
Fonte Il settimanale di Padre Pio
In questa seconda domenica d'Avvento siamo invitati a preparare le vie per il Signore che deve venire. Il profeta Isaia grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati» (Is 40,3-4). Queste parole erano dirette al popolo d'Israele e preannunziavano il suo ritorno dall'esilio. Inoltre, queste parole sono rivolte anche a noi e si riferiscono alla liberazione dalla schiavitù del peccato. È Lui, il nostro Salvatore, «che fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno, e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40,11). Gesù è questo Buon Pastore che ama le sue pecorelle fino a dare la vita per loro. Il Profeta Isaia invita a diffondere il lieto annunzio della salvezza con queste ispirate parole: «Consolate, consolate il mio popolo [...] parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta» (Is 40,1). Con la venuta del Messia su questa terra è finita la schiavitù del peccato e noi siamo finalmente liberi. Questa realtà è motivo di grande consolazione. Da parte nostra, tuttavia, dobbiamo accogliere questo dono della salvezza, preparando le vie al Signore. L'amore ci deve spingere a migliorare la nostra vita, a diventare più buoni. Se davvero ameremo il Signore, sentiremo il desiderio di vivere secondo i suoi insegnamenti, evitando il male e compiendo sempre il bene. Questo proposito, per quanto forte, non potrà mai essere messo in pratica con le sole nostre forze. Da parte nostra sentiremo la necessità di evitare il peccato, ma avvertiremo anche tutta la nostra fragilità e incostanza. Dovremo pertanto invocare l'aiuto di Dio, senza il quale non riusciremo di certo a riordinare la nostra vita. Il profeta Isaia dice: «Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati» (Is 40,4). Siamo noi quel terreno accidentato, di cui parla il Profeta, che si deve trasformare in pianura (cf Is 40,4). Nel Vangelo di oggi il grido di Isaia è ripetuto da Giovanni Battista. Egli rivolge a noi questo appello: «Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1,3). Le folle rimanevano incantate dal Precursore di Gesù, e facevano penitenza. San Giovanni Battista «proclamava un battesimo di conversione» (Mc 1,4), «accorrevano da tutta la regione» (Mc 1,5), «e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (ivi). Il Battesimo amministrato da san Giovanni Battista non era come quello istituito da Gesù Cristo, era un invito alla conversione, una esortazione a riconoscere i propri peccati, un incitamento a cambiare radicalmente vita. Questo invito vale anche per noi. In questo tempo d'Avvento dobbiamo trovare la forza di rivedere la nostra vita e di conformarla al Vangelo. La base di questo cambiamento è un atto d'umiltà: il riconoscimento del nostro peccato. Ecco perché, in questo periodo, sarà una cosa molto bella ricorrere al sacramento della Confessione, in modo da purificarci interiormente. San Giovanni Battista viveva in prima persona ciò che predicava agli altri. Innanzitutto conduceva una vita penitente, nel deserto; il suo vestito era fatto di peli di cammello, e il suo cibo era costituito da «cavallette e miele selvatico» (Mc 1,6). La sua condotta di vita confermava molto bene le infuocate parole che rivolgeva alle folle. San Giovanni Battista ci dà soprattutto un esempio di umiltà. Egli poteva approfittare facilmente della notorietà raggiunta, lasciando pensare alla gente che era lui il Messia atteso. Al contrario, egli proclama: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi e slegare i lacci dei suoi sandali» (Mc 1,7). Se vogliamo avvicinarci a Gesù, dobbiamo abbassarci con l'umiltà. Insegnava san Bonaventura che, come l'acqua tende al basso e confluisce alle valli, così la grazia divina si riversa sulle anime umili che si fanno piccole. Come san Giovanni Battista anche noi dobbiamo "diminuire", affinché "cresca" sempre di più in noi Gesù. Il tempo di Avvento è tempo di preparazione e di attesa. In questa attesa dobbiamo essere vigilanti, perché, come dice san Pietro nella seconda lettura, «il giorno del Signore verrà come un ladro» (2Pt 3,10). Il Principe degli Apostoli ci invita a vivere in santità, assidui nella preghiera; solo così, in quel giorno, saremo trovati preparati. L'Avvento è tempo anche di penitenza. San Francesco insegnava ai suoi frati di prepararsi al Natale con una speciale Quaresima che va dalla festa di Tutti i Santi fino alla Natività del Signore. Il Santo di Assisi trascorreva questa Quaresima nel digiuno e nella preghiera. San Francesco prese alla lettera l'invito di san Giovanni Battista e scrisse nel suo Testamento: «Il Signore concesse a me, frate Francesco, d'incominciare così a fare penitenza [...] e ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo» (FF 110). Tutto cominciò per lui con la penitenza e, grazie ad essa, tutto quello che prima era per lui causa di disgusto, come l'incontro con i lebbrosi, divenne poi amabile. La penitenza è come una medicina per l'anima. Impegniamoci anche noi, cerchiamo di essere generosi, offrendo qualche sacrificio, soprattutto se unito ad un'opera di carità. Così ci prepareremo nel modo migliore a celebrare il Natale ormai vicino.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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OMELIA DELL'IMMACOLATA - ANNO B (Lc 1,26-38)
Colui che nascerà sarà santo
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Oggi celebriamo una festa molto bella, quella dell'Immacolata Concezione di Maria. Dire che la Vergine Santissima è l'Immacolata significa dire che Ella è la Piena di Grazia fin dal primo istante della sua esistenza, quando fu concepita dai suoi genitori, i santi Gioacchino ed Anna. Tutti noi, quando abbiamo cominciato ad esistere nel grembo delle nostre madri eravamo privi della Grazia di Dio. Questo dono ci è stato dato con il sacramento del Battesimo. Vi è un'unica eccezione: l'Immacolata. Ella doveva essere la Piena di Grazia, fin dal suo concepimento, perché Ella doveva diventare la Madre di Dio. Dunque non era conveniente che la Madre di Dio fosse stata, anche solo per un istante, sotto il dominio del peccato originale. La Madonna ha ricevuto questa grazia, la prima e la più grande, in vista dei meriti di Gesù in Croce. Anche Lei è stata redenta da Gesù, ma nel modo più perfetto: Ella non è stata liberata dal peccato, ma è stata preservata dal peccato. Il peccato non l'ha nemmeno sfiorata. Pertanto, l'Immacolata è la creatura più perfetta, il Capolavoro uscito dalle mani e dal Cuore di Dio. Il mistero dell'Immacolata è prefigurato già nelle prime pagine della Sacra Scrittura, precisamente nella prima lettura della Messa di oggi. In seguito al peccato di Adamo e di Eva, Dio disse al serpente tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). Questa donna di cui parla il testo della Genesi è l'Immacolata. Ella è la nemica del demonio; e, affinché questa inimicizia potesse essere piena, era necessario che la Madonna fosse stata la "Piena di Grazia" fin dall'inizio. Se, per assurdo, Ella fosse stata, anche per poco tempo, con il peccato d'origine, non poteva chiamarsi a pieno titolo la nemica del demonio. Gesù è il Redentore del genere umano. Egli è la "stirpe" di cui parla la lettura della Genesi, il Figlio della donna che schiaccia la testa al serpente infernale. Ma, unita a Gesù, vi è pure la Vergine Immacolata, la Corredentrice. Insieme a Gesù, anche Lei schiaccia la testa al serpente, collaborando alla Redenzione dell'umanità, alla salvezza di tutti i figli a Lei affidati da Gesù dall'alto della Croce e rappresentati dal fedele discepolo Giovanni. Per questo motivo, tante volte la Madonna è raffigurata nell'atteggiamento di schiacciare la testa al serpente, in base alle apparizioni mariane avute da santa Caterina Labouré. Questa donna, l'Immacolata, è la vera «Madre di tutti i viventi» (Gen 3,20), di cui Eva era solo un abbozzo iniziale. Nel Vangelo, la Madonna è salutata dall'Arcangelo Gabriele con queste parole: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Queste parole indicano il nome proprio di Maria: Ella è la "Piena di Grazia", Ella è l'Immacolata. Con la preghiera dell'"Ave Maria" noi ripetiamo continuamente questo saluto, arrecando al Cuore materno di Maria una gioia indicibile. Scriveva san Luigi di Montfort che, come la salvezza del mondo iniziò con un'"Ave Maria", ovvero con il saluto dell'Arcangelo Gabriele, allorquando avvenne l'Incarnazione del Verbo ed ebbe inizio la Redenzione; così la salvezza di ogni anima in particolare inizia con la recita devota di questa bella preghiera. Pregando la Madonna, Ella ci colmerà della grazia di Dio di cui è ripiena; e, prima di tutto, Ella vorrà donarci la grazia più importante, quella della Salvezza, grazia ottenuta da Gesù in Croce e custodita nel suo Cuore materno. Pregando con assiduità la Madonna, riceveremo certamente questa grazia. Se la Madre è Immacolata, anche i figli devono essere immacolati, ovvero devono assomigliare quanto più è possibile alla Madonna. Tutto questo lo possiamo comprendere dalla seconda lettura di oggi. San Paolo, rivolgendosi agli Efesini, afferma che, in Cristo, il Padre «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). La Volontà del Padre Celeste è proprio questa: che noi diveniamo santi e immacolati nella carità, che diveniamo anche noi, per quanto è possibile, "pieni di grazia", che, in poche parole, diveniamo simili all'Immacolata. Esaminiamo dunque la nostra vita, e vediamo se concretamente tendiamo a questo ideale, o se ci facciamo vincere dalle nostre passioni disordinate. Se veramente vogliamo bene alla Madonna, sforziamoci di piacere sempre di più al Signore. Non possiamo dire di amare la Madonna se poi, a Lei e al Signore, preferiamo il peccato. Essere devoti dell'Immacolata significherà lavorare instancabilmente dentro di noi. Un giorno incontrai un pellegrino che veniva da molto lontano, forse non era nemmeno cattolico. Comunque gli feci questa domanda: «Tu credi che la Madonna è Immacolata?». Mi diede una bellissima risposta che dimostrava quanto egli era molto più avanti di me. Mi disse infatti: «Non solo ci credo, ma lo vivo!». Fu una vera e propria lezione di teologia. In poche parole aveva detto tutto, mi aveva fatto comprendere che è vero teologo non colui che sa molte cose, ma colui che mette in pratica ciò che apprende con la mente. Se amiamo l'Immacolata cercheremo di uniformare la nostra vita sempre di più a questo sublime modello. Sia questo anche il nostro proposito.
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