BastaBugie n�696 del 23 dicembre 2020
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IL ''NUOVO'' CORONAVIRUS INGLESE CI CONDANNA AD UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA FINO AL 2025
Stessi sintomi, stesse cure e probabilmente stesso vaccino, ma serve per mantenere il clima di terrore per giustificare nuovi lockdown
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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PER NATALE LO STATO RACCOMANDA AI CITTADINI DI DENUNCIARE I VICINI DI CASA
Ogni totalitarismo ha bisogno dei delatori che sporgano migliaia di denunce alle autorità
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
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CORONAVIRUS: NON E' ANDATO TUTTO BENE, ANZI...
Con il Covid gli italiani si scoprono più cattivi (inoltre molti hanno perso il posto di lavoro, ma non gli statali)
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera
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CI VOGLIONO TOGLIERE BABBO NATALE
Giù le mani da Babbo Natale, la cui figura ha origini profondamente cristiane
Autore: Luca Del Pozzo - Fonte: Tempi
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IL BITCOIN DI STATO PERMETTERA' IL CONTROLLO TOTALE DEI CITTADINI
Le Banche centrali di tutto il mondo stanno lavorando per creare una propria cripto-valuta e così far scomparire il contante (facendo pagare ai risparmiatori l'enorme debito pubblico)
Autore: Maurizio Milano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I DOCUMENTI PROVANO CHE GESU' E' NATO IL 25 DICEMBRE
Oggi è possibile affermare con certezza (anche grazie ai documenti di Qumran) che Cristo nacque realmente il 25 dicembre: vediamone le importanti conseguenze
Autore: Luca Del Pozzo - Fonte: Tempi
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LIBRO TRANS PER BIMBI DI 4 ANNI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): nel Recovery plan più soldi al gender che alla sanità, Rowling ''Mi scrivono trans pentiti'', l'Ungheria difende matrimonio e famiglia nella Costituzione
Fonte: Provita & Famiglia
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OMELIA SANTA FAMIGLIA - ANNO B (Lc 2,22-40)
Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace
Autore: don Angelo Sceppacerca - Fonte: Agenzia SIR
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OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO B - (Lc 2,16-21)
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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IL ''NUOVO'' CORONAVIRUS INGLESE CI CONDANNA AD UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA FINO AL 2025
Stessi sintomi, stesse cure e probabilmente stesso vaccino, ma serve per mantenere il clima di terrore per giustificare nuovi lockdown
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-12-2020
Lo scrivevamo poco tempo fa, prendendo spunto da un articolo di Science: la crisi pandemica è destinata a durare fino al 2025. Le notizie arrivate dall'Inghilterra hanno cominciato ad essere utilizzate per aumentare il tasso di paura nella popolazione che è già di per se altissimo: una "variante" del Sars-Cov 2 è stata identificata in Gran Bretagna, e il primo aspetto che è stato enfatizzato è la sua rapidità di trasmissione, che sarebbe fino al 70 per cento più elevata del virus finora dominante. Il condizionale è d'obbligo, perché cosa sappiamo di questa cosiddetta variante inglese del Covid-19? È più mortale o più grave del ceppo originale? Quali sono i sintomi e le differenze tra i due? Al momento le informazioni disponibili suggeriscono che la nuova variante di Covid scoperta in Inghilterra causa gli stessi sintomi del ceppo originale. Chi contrae il virus può quindi avere febbre, tosse secca e stanchezza o anche dolori muscolari, gola infiammata, mal di testa, congiuntivite, diarrea, perdita di gusto e olfatto. Insomma gli stessi sintomi del ceppo virale identificato quasi un anno in Cina. Compresi i sintomi gravi, come la difficoltà respiratorie. Questo è ciò che proviene come informazioni dalle autorità inglesi. Tuttavia la notizia è esplosa in modo psicologicamente devastante proprio perché fa pensare all'opinione pubblica che dall'incubo pandemico non ci libereremo mai. Nuovi ceppi virali vogliono dire nuovi lockdown, nuove emergenze ospedaliere, il reiterarsi insomma degli scenari che abbiamo già conosciuto. E questo nuovo incubo ha un nome che evoca scenari distopici o fantascientifici: mutazioni.
LE MUTAZIONI VIRALI SONO NORMALI In realtà le mutazioni virali sono un evento che non ha nulla di eccezionale, perché sono frequenti, quasi la norma in microbiologia. Di fatto ci sono già state varie mutazioni di Covid-19 che si sono diffuse. Non si vede dunque il perché di questa frettolosa enfatizzazione del pericolo del New British Covid. Semmai questo allarme dovrebbe far riflettere sui rischi di quelle scelte riguardanti le terapie da utilizzare contro il Covid-19 che possono aver selezionato un nuovo ceppo e prodotto la mutazione. Un'ipotesi preoccupante che si fa tra i ricercatori inglesi è che le mutazioni si siano sviluppate in un paziente affetto da Covid-19 per circa due mesi e curato con l'antivirale remdevisir, che potrebbe avere selezionato un virus in grado di sfuggire alle terapie. Posto che - come sembra - la variante d'Oltremanica non sia più grave di quella fattaci pervenire lo scorso anno della Cina, ci sono però una serie di interrogativi riguardanti i nuovi scenari epidemiologici che potrebbero andare a configurarsi. In primo luogo: è possibile riconoscere il nuovo ceppo mutato e distinguerlo da quello originale? Con il test sierologico certamente sì, ma con i tamponi al momento nella stessa Inghilterra non è possibile individuare specificamente la nuova variante. Quindi - almeno per un po' di tempo - il virus venuto da Albione rappresenterà soprattutto una minaccia fantasma, utile però per rinfocolare la paura e giustificare nuovi lockdown.
NULLA CAMBIA PER I VACCINI La domanda cruciale poi che molti si pongono è: cosa cambia per i vaccini? Nulla, è la risposta. La road map dell'organizzazione vaccinale prosegue - lei sì - senza alcuna mutazione. Dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli al virologo Fabrizio Pregliasco, a Giacomo Gorini, ricercatore dello Jenner Institute dell'Università di Oxford, sono arrivate immediatamente ferme e sicure rassicurazioni: i vaccini predisposti contro il Coronavirus dovrebbero mantenere la loro efficacia. Tuttavia, secondo un importante immunologo, il professor Andrea Cossarizza, è assolutamente prematuro ipotizzare se la mutazione possa inficiare l'effetto del vaccino. «Dobbiamo basarci su evidenze scientifiche di cui oggi non siamo in possesso», ha affermato. In realtà sappiamo bene che esistono virus, come quelli influenzali, che mutano continuamente e che di conseguenza fanno sì che ogni anno si debbano mettere a punto nuovi vaccini. Potrà essere questo lo scenario futuro del Covid? Diventare un virus stagionale che muta anno per anno, e che ogni anno richiede milioni di nuove vaccinazioni? Potrebbe essere. A questo punto però è lecito chiedersi, di fronte ad un virus con queste caratteristiche, se la soluzione vera non stia nella ricerca sui farmaci che possano efficacemente curare il Covid, in tutte le sue possibili versioni mutate. Una soluzione più semplice e a portata di mano con le scoperte e le evidenze scientifiche in materia di terapia che stanno emergendo.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Paolo Gulisano, nell'articolo seguente dal titolo "Covid fino al 2025, l'assist di Science per il Grande Reset" spiega che tale affermazione non è sostenuta da nessuna evidenza medica e cozza con la storia delle grandi epidemie. Tutto è funzionale a mantenere il clima di terrore, con inevitabili conseguenze sul piano economico, politico e anche antropologico. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 dicembre 2020: Da qualche tempo si parla di Great Reset: il grande rivolgimento economico, sociale, politico, mondiale che è stato avviato utilizzando l'epidemia di Covid. Complottismo? Decisamente no. Basta andare a guardare il numero del 13 novembre dell'importante rivista Science per capire che il Covid, se non ci fosse, bisognerebbe proprio inventarlo, tanto è utile ai grandi cambiamenti, che necessariamente richiedono tempo. E così Science ci dice che l'emergenza Covid durerà fino al 2025, e che fino a tutto il 2022 si dovranno mettere in atto provvedimenti restrittivi delle libertà. Da un punto di vista strettamente medico, è un'affermazione quantomeno singolare. Le grandi epidemie del passato, dalla Spagnola all'Asiatica, fino alla Sars del 2002, non sono mai durate più di un anno. Per quale motivo questo virus dovrebbe continuare a circolare imperterrito per altri cinque anni? Non viene data alcuna spiegazione scientifica. È una mera ipotesi, che va contro l'evidenza di tutta la storia delle epidemie. Ma il vaccino? Non sarà lui, come ci viene annunciato da tempo, a liberare il mondo dal grande incubo? Non è detto, ci dice Science. Gli esseri umani sono infettati da diversi coronavirus stagionali con reazioni crociate. Nessuno provoca un'immunità completamente protettiva e le infezioni ripetute sono la norma. I vaccini tendono ad essere meno efficaci delle infezioni naturali nel provocare l'immunità e ci sono rischi di reazioni crociate avverse. Un ricercatore, Chadi M. Saad-Roy, ha quindi utilizzato una serie di modelli semplici per una varietà di scenari immunitari per prevedere futuri immunologici per la Sars-Cov-2, con e senza vaccini. I risultati del modello mostrano che la nostra conoscenza imperfetta del panorama immunitario imperfetto del coronavirus può dare origine a scenari divergenti che vanno dalle epidemie gravi ricorrenti all'eliminazione. Sì, alla fine il Covid dovrebbe sparire, ma - ci viene detto - ci vorranno cinque anni. Il tempo di una guerra, più o meno la durata della Prima (1914-1918) e della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945). Fino al 2025 dovremmo vivere nella paura, nel terrore. E questo piano quinquennale avrà inevitabili conseguenze economiche e politiche, ma anche psicologiche e perfino antropologiche, a nostro avviso. Il Grande Reset, appunto. Secondo lo studio in questione, le misure di allontanamento sociale come le restrizioni alle riunioni pubbliche potrebbero dover rimanere in atto a intermittenza per almeno un altro paio di anni per contenere la diffusione del Covid-19. Queste dure misure che hanno già spinto l'economia mondiale in recessione potrebbero essere necessarie perché, secondo le proiezioni dei ricercatori, nuovi focolai di Sars-Cov-2 potrebbero (il condizionale è d'obbligo) ripresentarsi ogni inverno. Ancora, e i vaccini? I ricercatori ammettono che potrebbero rivelarsi non sufficientemente efficaci. Almeno fino al 2024. Secondo lo studio, le ricorrenti epidemie invernali di Sars-Cov-2 si verificheranno nel corso dei prossimi anni dopo l'iniziale ondata pandemica più grave. Quindi, secondo le proiezioni dei ricercatori, che curiosamente escludono qualsiasi scoperta farmacologica atta a curare il virus, oltre a negare - ma questo sappiamo che è parte del pensiero mainstream - possibilità di trattamenti già esistenti, e persino mettendo appunto in dubbio l'immediata efficacia dei vaccini, non resta che continuare il distanziamento intermittente. È molto probabile che tali modelli teorici verranno presto tradotti a livello internazionale in strategie di azione sanitaria ma anche in politiche economiche. Ciò avrà come conseguenza uno stato di guerra permanente, uno sconvolgimento della vita di milioni di persone, costrette a vivere con sempre minori libertà, aspettando che si formi un'immunità di gregge tale da far dichiarare cessato il pericolo. Anche se non è da escludere che la micidiale minaccia di nuove sedicenti epidemie non venga continuamente sbandierata da chi ne ha tutto l'interesse. È il caso di Mark Dybul - uno stretto collaboratore del mitico virologo americano Anthony Fauci - che nei giorni scorsi ha parlato di prossime future nuove pandemie. Insomma, il clima di terrore e insicurezza deve continuare, e per i prossimi cinque anni la parola Covid non scomparirà affatto. Il tutto, lo ribadiamo con forza, contro ogni evidenza, perché in realtà il Covid potrebbe estinguersi in breve tempo come hanno fatto prima di lui tutti i virus pandemici. Dovrebbero proprio spiegarci perché il virus venuto da Wuhan dovrebbe comportarsi diversamente.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-12-2020
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PER NATALE LO STATO RACCOMANDA AI CITTADINI DI DENUNCIARE I VICINI DI CASA
Ogni totalitarismo ha bisogno dei delatori che sporgano migliaia di denunce alle autorità
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 19 dicembre 2020
Buon Natale e chiamate la polizia: «Abbiamo personale sufficiente per rispondere a tutte le chiamate nel territorio e abbiamo organizzato un gruppo per rispondere specificamente alle segnalazioni relative a Covid-19. Saremo pronti a intervenire il 24 e 25 dicembre». Lo ha assicurato Sylvain Caron, capo del dipartimento di polizia della città di Montreal, in conferenza stampa con la sindaca Valérie Plante. La quale sindaca ha annuito gravemente rivolgendosi ai cittadini, «se vedete entrare più persone in una casa, è la cosa giusta da fare». Certo, «la polizia interviene con un ordine di priorità e non è detto si abbia la garanzia che immediatamente compaia un poliziotto in casa», ma la città più popolosa della provincia del Quebec «è stata l'epicentro della prima ondata di Covid-19 e centinaia di montrealesi sono morti a causa della pandemia – ha proseguito il sindaco -. Queste tragedie dovrebbero convincere la popolazione a rispettare le regole». Tuttavia se i lutti e la preoccupazione di incorrere in sanzioni non bastassero a dissuadere i vicini di casa, ben vengano le segnalazioni, «scatterà la visita della polizia al momento opportuno», ha assicurato Caron.
IL REATO DI CENONE IN BELGIO Un po' abusata ma la neolingua del Covid-1984 è la più parlata da governanti e amministratori sotto le festività. In Belgio una sorta di reato di cenone è stato istituito nientemeno che dalla ministra dell'interno, Annelies Verlinden, annunciando ronde delle pattuglie delle forze dell'ordine per il paese per scoraggiare assembramenti e focolai da salotto: «A Natale sarà la polizia a vigilare sul rispetto delle misure sanitarie. Dove necessario, suonando il campanello, bussando a casa delle persone». Certo, in tempi normali non si potrebbe chiedere agli agenti di fare irruzione senza mandato per sanzionare chiassosi cenoni illegali in luoghi privati, ma come ha chiarito il solerte Vincent Gilles, presidente del sindacato di polizia Slfp, «se c'è il sospetto di un reato, e con le misure speciali anti-Covid l'assembramento lo è, le forze dell'ordine possono intervenire d'ufficio, senza mandato, per inosservanza delle norme sanitarie». Così, per Natale, tutti gli attovagliati riceveranno una multa pari a 250 euro a testa. E se si rifiutano di conciliare, «il caso può passare da amministrativo a penale».
L'ARRUOLAMENTO DEI SORVEGLIANTI INGLESI Un inasprimento del cittadino-garante della salute pubblica dopo mesi di allenamento antipandemico: in Gran Bretagna, appena scattata la "Rule of six" (vietati raduni di oltre sei persone sia all'aperto che al chiuso) il "crime minister" Kit Malthouse (sottosegretario in raccordo fra Interni e Giustizia) intervistato dalla Bbc ha esortato i cittadini a chiamare e fare segnalazioni in merito a «qualsiasi sospetta violazione della regole». L'ammenda? Una multa da 100 sterline, soggetta al raddoppio ad ogni infrazione successiva sino ad un massimo di 3.200 sterline. E la rivalsa dei sorveglianti è assicurata nel paese in cui il questore Anthony Stansfeld alle prese con i centralini intasati era stato costretto a supplicare i londinesi di fare la spia solo per i casi «palesi ed eclatanti», limitandosi negli altri casi a esprimere «cortese disapprovazione verbale», e dove il capo della polizia del Northamptonshire segnalava «dozzine e dozzine» di chiamate giornaliere da chi voleva fare arrestare il vicino per una corsa nel quartiere («Temo che il mio vicino stia uscendo per la seconda volta nello stesso giorno, dovete arrestarlo») o per avere acceso un barbecue in giardino. Al contrario, i capi di dodici dipartimenti di polizia, tra gli altri Humberside, West Midlands, Greater Manchester e Avon e Somerset, hanno aperto sezioni apposite sui propri siti invitando i cittadini alla compilazione di moduli online per segnalare raduni di due o più persone.
I POLIZIOTTI DA BALCONE E I NIPOTI DELLA STASI Ancora: la polizia spagnola alla fine di marzo aveva già assicurato alla giustizia circa 2 mila persone, arrestate grazie ai video e alle foto scattate dai «colleghi di balcone», zelanti cittadini che si sono arrogati il compito di segnalare chiunque violasse la quarantena: oltre 230.000 le multe comminate in un solo mese grazie alla delazione. In Oklahoma la polizia di Tulsa a un mese dal diffondersi del coronavirus ha ammesso che era impossibile stare dietro alle segnalazioni di imprese e vicini di casa dissidenti, da Chicago a Denver migliaia di segnalazioni di "possibili trasgressioni" hanno portato ad altrettante verifiche, multe, ammende a chiunque fosse stato avvistato aprire un negozio, fare yoga, entrare in chiesa o giocare a golf. A Los Angeles, insieme alla richiesta di mettere al gabbio poveri potatori di siepi o dipendenti autorizzati a recarsi al posto di lavoro, alla polizia è stato chiesto di arrestare due persone alla fermata del bus: una aveva tossito. In Nuova Zelanda, il sito web della polizia creato apposta perché i cittadini potessero denunciare i trasgressori è andato in crash dopo che troppe persone hanno tentato di accedervi contemporaneamente per segnalare cose come «partite di frisbee» all'aperto. In Germania la polizia è sbottata e ha cercato di dissuadere i neonipoti della Stasi dall'eccesso di delazione, funzionari disperati dalle troppe chiamate hanno spiegato che la gente «non dovrebbe fare una denuncia ogni volta che vede tre persone sedute su una panchina al parchetto» o continue soffiate «su ristoranti rimasti aperti o su assembramenti di persone che si riuniscono nei parchi».
IL FALSO ALLARME TORINESE Difficile non ricollegare il boom di spioni all'allegro clima costruito da governanti e media. Vero, c'è chi ha fatto moltissimo: la Danimarca ha invitato per esempio a una vera e propria "delazione di Stato". L'Autorità sanitaria nazionale si è spinta infatti a chiedere ai cittadini di denunciare con apposito modulo un "sospetto contagiato": «Se sei preoccupato per il comportamento di una persona che sai essere stata contagiata o sospettata di essere infetta dal coronavirus, compila un modulo informativo (vedi il riquadro "Contenuto correlato") e invialo all'Agenzia per la sicurezza del paziente». Ma anche in Italia ci difendiamo. Come dimenticare sotto Pasqua la guida della giunta Raggi? «Ci sono assembramenti di persone che ritieni in contrasto con le regole sull'emergenza sanitaria? Puoi segnalarli direttamente all'Autorità competente con il Sus (sistema unico di segnalazione) attivo sul portale istituzionale di Roma Capitale. È semplice, segui le istruzioni». O l'improvvida uscita del ministro della Salute Roberto Speranza a Che tempo che fa? «Aumenteremo i controlli, ci saranno le segnalazioni» aveva risposto a Fabio Fazio che gli chiedeva come avrebbe fatto a vigilare sul suo divieto di tutte le feste private. E come dimenticare cosa è successo dopo: a Vinovo, alle porte di Torino, un uomo ha denunciato ai carabinieri lo svolgimento di una festa nell'appartamento accanto al suo. «Venite, il mio vicino ha più di 6 persone in casa». Peccato che una volta suonato i carabinieri si sono trovati davanti a sei persone, tutte dotate di mascherina.
PEGGIO DELLE SOFFIATE LE PREDICHE DEI GERARCHI AL GOVERNO Poco male, stando all'ormai famigerato Rapporto Censis «Meglio sudditi che morti» più della Stasi gli italiani sognano il modello cinese tutto sospetto, risentimento, controllo sociale e punizione: il 77,1 per cento dei cittadini chiede pene severissime per chi non indossa mascherine e non rispetta il distanziamento; il 56,6 per cento vuole il carcere per i contagiati che non rispettano quarantena e isolamento, il 31,2 per cento non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili o irregolari, hanno provocato la propria malattia. In altre parole, arriva il Natale e peggio delle multe e delle ronde della polizia hanno fatto solo le prediche dei gerarchi giallorossi. «Il Natale non è solo fare regali, molto buono per dare impulso all'economia, ma è anche raccoglimento spirituale, e farlo con tantissime persone non viene troppo bene», ha spiegato il premier Conte. «È previsto un incontro sul numero delle persone che potranno riunirsi a tavola per la cena e il pranzo di Natale» ha detto a inizio mese il ministro Roberto Speranza. «Le foto degli assembramenti mostrano scene ingiustificabili, irrazionali, irresponsabili. Dovremmo sentire ogni giorno dentro di noi il lutto nazionale» ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia dopo lo shopping dell'Immacolata, quello per cui «non è eresia seguire la Messa o far nascere Gesù due ore prima. Eresia è non accorgersi dei malati e dei bisognosi, delle difficoltà dei medici». «Nel periodo natalizio ci saranno 70 mila unità addette al controllo ma con grande senso di equilibrio», ha detto il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese annunciando che il Viminale ha messo a disposizione circa 70 mila uomini delle forze dell'ordine coadiuvati dall'esercito e dalla polizia municipale, pattuglie a piedi con i megafoni per invitare la gente al distanziamento, droni e telecamere e multe da 400 a mille euro per chi viola le norme. «A Natale e a Capodanno permettiamo ai cittadini di spostarsi tra i piccoli Comuni», ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. «Io chiuderei tutti in casa per l'intera durata delle festività», è ancora il ministro Speranza. Almeno la Stasi era una cosa seria.
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Fonte: Tempi, 19 dicembre 2020
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CORONAVIRUS: NON E' ANDATO TUTTO BENE, ANZI...
Con il Covid gli italiani si scoprono più cattivi (inoltre molti hanno perso il posto di lavoro, ma non gli statali)
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera, 7 Dicembre 2020
"Meglio sudditi che morti". Così il rapporto del Censis descrive la situazione del nostro Paese alle prese con il Covid. Un'Italia, scrive il Censis, "spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza". In questo "anno della paura nera" più del 73% degli italiani indica proprio "nella paura dell'ignoto e nell'ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia". Da quando è scoppiata la pandemia, "il 77% ha visto modificarsi in modo permanente almeno una dimensione fondamentale della propria vita: lo stato di salute o il lavoro, le relazioni o il tempo libero". Gli italiani, al solito, hanno percepito lo Stato come "impreparato" di fronte a una situazione tanto complicata, e tuttavia nel momento del pericolo si sono aggrappati proprio allo Stato. [...] Impauriti, privi di iniziativa, bloccati sul presente, soggiogati a uno Stato odiato ma visto pur sempre come unica ancora di salvezza, gli italiani si scoprono più brutti e cattivi, pieni di sospetto e risentimento. Davanti a questi dati, chi sosteneva che dalla prova saremmo usciti migliori ha numerosi motivi per ricredersi. La frase "meglio sudditi che morti" fotografa in modo impietoso questa Italia che è anche sbandata, priva di punti di riferimento credibili, in grado di indicare la strada della rinascita e del riscatto. Al di là degli aspetti strettamente medici e scientifici, si può dire che il virus ha già vinto. Il rapporto Censis non può evitare di utilizzare a sua volta una metafora inflazionata: il virus come una guerra. Solo che in questa nostra guerra gli italiani si sono scoperti "privi di un Churchill" capace di "fare da guida nell'ora più buia".
UNA RUOTA QUADRATA CHE GIRA A FATICA La paura travolge anche la solidarietà e l'immagine stereotipata (ma smentita già tante altre volte lungo la storia) dell'italiano buono e generoso. In realtà, di fronte al pericolo il vicino diventa un nemico. Ma nulla nasce dal nulla. "L'epidemia - spiega il direttore del Censis Massimiliano Valerii - ha rappresentato uno straordinario acceleratore di processi già in atto, l'Italia si è rivelata una ruota quadrata che gira a fatica, con sforzi sovrumani a ogni giro compiuto". Ecco così che "sono emerse tutte le debolezze del nostro sistema, la conflittualità della politica, la rissosità tra istituzioni, il crollo degli investimenti già in atto, i problemi della scuola". Ormai solo un 20% di irriducibili ottimisti, o ciechi, crede che questa esperienza ci cambierà in meglio. Nel trionfo del pessimismo, spicca il dato sulle partite Iva e i precari: per l'85% degli italiani sono loro i deboli, quelli che non si sa se, quando e come potranno riprendersi. In questa Italia stanca e impaurita la vera differenza la fa il lavoro. "Per l'85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha confermato che la vera divisione sociale esistente tra i lavoratori è quella tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no. È una verità ben nota, diventata d'improvviso lapalissiana e largamente condivisa. Esistono due Italie molto diverse: i garantiti e i non garantiti". Tra i primi, i "garantiti assoluti" sono gli statali, "l'incarnazione della rivincita del posto pubblico, a volte denigrato per il basso valore medio degli stipendi", ma ora rivalutato perché mette al riparo dalla possibile débâcle economica. "Ne sono membri 3,2 milioni di dipendenti pubblici", a cui si possono aggiungere i pensionati, la cui preoccupazione principale è sempre di più garantire un sostegno a figli e nipoti in difficoltà, una sorta di "welfare informale" ma efficace, reso possibile dalla certezza dei redditi pensionistici.
PERICOLO DISOCCUPAZIONE Quando si esce dalla sfera dei garantiti "si entra nelle sabbie mobili". Ed ecco l'insicurezza dominante, con "la discesa agli inferi della disoccupazione" vista dai lavoratori privati come possibile e probabile. "C'è poi l'universo degli scomparsi: quello dei lavoretti, del lavoro casuale, del lavoro in nero, un universo indefinito stimabile in circa cinque milioni di persone che ruotavano intorno ai servizi e che hanno finito per inabissarsi senza rumore". "E poi ci sono i vulnerati inattesi: gli imprenditori dei settori schiantati, come i commercianti, gli artigiani, i professionisti rimasti senza incassi e fatturati. Si tratta del magmatico mondo del lavoro autonomo, nel quale solo il 23% dei soggetti ha continuato a percepire gli stessi redditi familiari di prima del Covid-19". La società italiana è dunque "sfibrata dallo spettro del declassamento sociale", con più della metà dei giovani che vive in una condizione socioeconomica peggiore di quella dei genitori alla loro stessa età. Ma la consapevolezza dei problemi non incentiva la voglia di fare e di intrapresa. Pochi se la sentono di andare in mare aperto, di rischiare, di giocarsela sul mercato. "Quasi il 40% degli italiani (il 41,7% dei più giovani) oggi afferma che, dopo il Covid-19, avviare un'impresa, aprire un negozio o uno studio professionale è un azzardo, perché i rischi sono troppo alti, e solo il 13% lo considera ancora un'opportunità". Nella parte dedicata alle considerazioni generali, il rapporto afferma a un certo punto che "in questa drammatica condizione il nostro Paese non può restare intrappolato in parole tanto rassicuranti quanto povere di significato". La tirata d'orecchi è evidentemente per i politici, ma viene naturale chiedersi se dall'altra parte ci sia qualcuno in grado di apprendere la lezione e trarne le conseguenze.
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Fonte: Radio Roma Libera, 7 Dicembre 2020
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CI VOGLIONO TOGLIERE BABBO NATALE
Giù le mani da Babbo Natale, la cui figura ha origini profondamente cristiane
Autore: Luca Del Pozzo - Fonte: Tempi, 17 dicembre 2020
Non bastando una situazione già di suo pesante e gravosa sotto tutti i profili, complici le (vessatorie, per quanto mi riguarda) misure restrittive decise dal governo per le festività natalizie, sono giorni che ci tocca pure essere afflitti da una stucchevole e melensa retorica politicamente corretta che ha preso di mira - oltre al Natale in sé in quanto insopportabile epifania del consumismo e che grazie al Covid-19 almeno quest'anno vivremo in maniera più sobria, più essenziale, più solidale, più intima e, naturalmente, (solo) con i tuoi - che ha preso di mira, dicevamo, anche Babbo Natale. E qui la faccenda si complica. Non perché non sia importante il Natale, intendiamoci; solo che essendoci abituati, la lagna anti-natalizia non fa più notizia e anzi ci fa sorridere. Ma se ve la pigliate pure con Babbo Natale, beh allora guardate che stavolta finisce male. Per cui lorsignori sono avvisati: giù le mani da Babbo Natale. Che non solo non si è suicidato, come ha troppo frettolosamente scritto un'ex insegnante nella rubrica "Invece Concita" su Repubblica, ma è vivo e vegeto e lotta insieme a noi. E, anzi, se c'è qualcosa o meglio qualcuno da riscoprire in questo pandemico Natale 2020, questi è proprio il dolcissimo Babbo Natale (ah, dimenticavo: pregasi i gender-mi sempre ben appostati di prendere nota che Babbo Natale è personaggio di sesso maschile e si chiama "Babbo", ok?).
UNA CORBELLERIA SU BABBO NATALE Stando alle stravaganti tesi espresse della succitata ex insegnante, Santa Klaus si sarebbe suicidato, udite udite, «per non dover partecipare alle sceneggiate natalizie odierne (per info citofonare Palazzo Chigi), per non "poterne più" di rappresentare un mondo falsamente felice (un pelo autobiografico?) e pieno di contraddizioni (benvenuta tra noi) dove i valori sono spesso riferibili solo alla quantità di denaro di cui disporre (aridaje). Perché non vuole soddisfare la prepotenza natalizia del dono a tutti i costi (tranquilla, per lei farà un'eccezione). Perché non vuole più portare il vestito rosso in un paese in cui il rosso simboleggia pericolo e anche diffusione del virus (il rosso simboleggia anche il sangue di Gesù di Nazareth, ha presente?). O forse perché la slitta trainata da renne non è stata modificata in una vettura elettrica (urca... e mo' chi glielo dice a Greta?)». Fin qui, comiche. Ora arriva la chicca: «I bambini fino a pochi decenni fa non conoscevano Babbo Natale piombato sull'Italia dal Nord Europa e dagli Usa». Ormai dovrei averci fatto il callo. Eppure ogni volta non mi capacito. Non riesco a capacitarmi del fatto che, puntualmente, tutte le volte che c'è di mezzo una consuetudine o una tradizione cristiana, si assiste al trionfo di un luogocomunismo tanto saccente quanto ignorante. Ma cara signora, ma come si fa a dire una corbelleria simile?
BREVE PARENTESI PERSONALE Quando nostra figlia, la primogenita, compì nove anni, vuoi per l'età vuoi perché a scuola la prendevano scherzosamente in giro perché ancora credeva alla "favola" di Babbo Natale, con mia moglie capimmo che era giunto il momento di dire a nostra figlia la verità. La qual cosa ha scatenato una grandissima delusione in nostra figlia, con annessi lacrimoni e sconforto. Però alla fine la prese meno peggio di quel che temessimo, e se ciò accaduto è stato anche grazie al fatto che abbiamo raccontato a nostra figlia tutta la verità, ossia che se è vero che non esiste oggi un Babbo Natale in carne e ossa, è altrettanto vero che è esistito, eccome, il personaggio che da poi ha preso il nome. Approfitto allora per ricordare, alla cara ex insegnante come a tutti coloro che la considerano una leggenda, che la figura di Babbo Natale intanto ha origini e significati profondamente cristiani e niente affatto pagani. Inoltre, e soprattutto, che trattasi di una figura che affonda le sue radici in un personaggio storico realmente esistito. Parliamo di san Nicola di Myra, antica città dell'odierna Turchia, più noto come san Nicola di Bari per il fatto che le reliquie del santo furono traslate a Bari da alcuni pescatori. Anche il nome Santa Klaus, il più diffuso a livello planetario, deriva dall'olandese Sinterklaas che a sua volta altro non è se non la deformazione di Sankt Nikolaus, cioè il nome sassone del santo. Non solo. Anche l'usanza di portare doni ai bambini deriva dalle gesta di san Nicola, ed ha quindi origini cristiane. La tradizione secondo cui il canuto vegliardo, guidando le sue renne, gira per le case recando regali, è rintracciabile già nella Divina Commedia. Il canto XX del Purgatorio narra dell'incontro tra l'Alighieri e Ugo Capeto, capostipite della dinastia francese dei Capetingi. Il sovrano evoca un esempio di generosità citando la «larghezza / che fece Niccolao a le pulzelle / per condurre ad onor la giovinezza». Il riferimento è all'episodio in cui san Nicola dona a tre fanciulle, figlie di un padre caduto in miseria, tre borse ripiene di monete d'oro, introducendosi nottetempo nella loro fatiscente dimora. In questo modo, salva le ragazze dalla prostituzione, carriera cui il padre intendeva avviarle per riscattarle dalla povertà.
Nota di BastaBugie: ecco i link ad alcuni articoli pubblicati negli anni scorsi relativi al Natale.
SETTE VERITA' DIMENTICATE SUL NATALE Gesù non era un arabo, Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati, non erano profughi, non erano clandestini, non erano senza fissa dimora, non erano poveri e non disprezzavano i soldi e l'oro dei magi di Matteo Carletti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4981
W I REGALI E LO ''SPRECO'' DEI PRANZI NATALIZI Il Natale cristiano è da sempre legato all'idea del dono e all'abbondanza, della festa insieme, anche a tavola... come voleva San Francesco di Antonio Socci https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4976
CHI HA PAURA DEL BAMBIN GESU'? Le tre tentazioni del Natale: l'orgoglio, la vanità, la routine di Tom Hoopes https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4490
MILANO: IL DIRIGENTE SCOLASTICO CANCELLA LA FESTA DI NATALE PER SOSTITUIRLA CON LA FESTA D'INVERNO Dobbiamo togliere tutti i riferimenti al cristianesimo? Allora smettiamo di dire ''Grazie'' (che significa ''Che il Signore ti riempia di grazie'') e ''Prego'' (che significa ''Prego per te'') di Tommaso Scandroglio https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4010
CHESTERTON DIFENDE I REGALI DI NATALE E CHI LI DONA Anche da adulto credo in Babbo Natale... ho semplicemente esteso l'idea di Giuliano Guzzo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3563
Fonte: Tempi, 17 dicembre 2020
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IL BITCOIN DI STATO PERMETTERA' IL CONTROLLO TOTALE DEI CITTADINI
Le Banche centrali di tutto il mondo stanno lavorando per creare una propria cripto-valuta e così far scomparire il contante (facendo pagare ai risparmiatori l'enorme debito pubblico)
Autore: Maurizio Milano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-12-2020
Che cos'è una "divisa digitale"? Il Bitcoin e altre cripto-valute, come l'Ethereum e il Ripple, sono asset finanziari sui generis, che possono diventare anche mezzi di pagamento alternativi, generati "dal basso" attraverso un processo detto "mining" con cui vengono introdotte quotidianamente nuove unità attraverso l'elaborazione di complessi algoritmi, che richiedono grande potenza di calcolo e comportano anche elevati consumi di energia elettrica. La tecnologia su cui si basano le cripto-valute, la cosiddetta blockchain, è a prova di hacker perché le informazioni sono distribuite in "infiniti" nodi decentrati a vari livelli, e ciò costituisce ovviamente una sicurezza che, unitamente alla tutela della privacy, va a contemperare il rischio legato all'immaterialità della divisa digitale. L'espansione del bitcoin è legata ad una progressione secondo una serie geometrica ogni 4 anni, che tende asintoticamente ad un ammontare massimo predefinito, pari a 21 milioni di unità. Il limite massimo fissato ex-ante la rende appetibile per una scommessa sulla salita del valore nel corso del tempo: dall'introduzione a ridosso dello zero nel 2008, il bitcoin è rimasto al di sotto dei 1.000 dollari Usa fino alla primavera 2017, per poi esplodere recentemente verso quota 20.000$. L'euforia sulle quotazioni del bitcoin negli ultimi anni ha attratto, nonostante l'estrema volatilità, un numero crescente di risparmiatori alla ricerca di un'alternativa agli investimenti tradizionali nelle divise fiat delle Banche Centrali. Una sorta di "oro digitale", una "riserva di valore" per proteggersi dalla crescita esponenziale della liquidità globale, virtualmente senza limiti, che potrebbe innescare in futuro fiammate inflazionistiche, deprimendo il potere d'acquisto del denaro "tradizionale". E così da semplice asset finanziario, per quanto molto particolare, il bitcoin è gradualmente diventato anche mezzo di pagamento, cioè "denaro" utilizzabile direttamente in molti scambi: è stata quindi superata definitivamente la fase in cui gli investitori istituzionali lo guardavano con scetticismo e le Banche Centrali con indifferenza e snobismo.
UN ULTERIORE PASSO IN AVANTI... VERSO IL BARATRO Tanto che ora le stesse Banche Centrali stanno copiando l'idea e progettano anch'esse l'introduzione di proprie "divise digitali". La più avanti di tutte è la Cina - il che è già sufficiente a guardare con sospetto all'idea -, ma anche la BCE sta studiando seriamente la cosa. L'introduzione di divise digitali è un ulteriore passo in avanti verso la visione "nominalista" del denaro, dominante in tutti i sistemi monetari moderni. Archiviato nel 1971 il regime monetario aureo denominato gold-exchange standard, con la fine degli accordi di Bretton Woods, il "denaro" non ha più alcuna base "reale" ed è divenuto un semplice "segno". Cioè denaro "fiduciario", fiat, emesso in regime di monopolio da una Banca Centrale che lo crea ex-nihilo, immesso nei circuiti come "moneta scritturale" dalle banche commerciali e considerato legal tender per imposizione pubblica, col dovere quindi dei creditori di accettarlo nei pagamenti e dei contribuenti di usarlo per pagare le tasse. Nei moderni sistemi monetari nominalisti le Banche Centrali possono quindi espandere i propri bilanci pressoché ad libitum, anche per acquistare a man bassa asset sui mercati finanziari; le banche commerciali, grazie al meccanismo del "moltiplicatore dei depositi", possono poi erogare prestiti detenendo una riserva frazionaria minima (nell'area euro è pari all'1%), e quindi spingere potenzialmente gli impieghi a decine di volte tanto i depositi, virtualmente fino a 100 volte tanto. Il rischio di un'espansione creditizia senza limiti è quello di arrivare a una vera e propria "finanziarizzazione dell'economia", con profondi effetti distorsivi sull'economia reale. La completa smaterializzazione del denaro, divenuto "digitale", è l'ultima tessera del mosaico. Le Banche Centrali e i governi andranno ad acquisire sempre più informazioni anche sulla ricchezza finanziaria liquida, su chi detiene che cosa e su tutti i trasferimenti di denaro, con la possibilità quindi di tracciare tutti i flussi finanziari. E questa è una differenza non da poco rispetto al bitcoin e alle altre cripto-valute, che vengono scambiate privatamente peer-to-peer. "Informazioni" per fare che cosa? "Per contrastare l'evasione finanziaria" - ovviamente! - ma in realtà per imporre un "grande fratello" finanziario a cui non sfuggirebbe più nulla e nessuno.
LA FINE DEL CONTANTE (E DELLE NOSTRE LIBERTÀ) Man mano che si diffonderà il denaro digitale, quello fisico potrà essere ritirato, un po' per volta, fino ad arrivare al miraggio distopico di una cashless society in cui nessun pagamento sarà più sottratto alla rete digitale creata. A quel punto, le Banche Centrali potranno anche imporre tassi nominali negativi sui conti correnti, cosa che adesso il sistema bancario non può fare pena la corsa agli sportelli dei risparmiatori che andrebbero a ritirare i propri risparmi per detenerli in contante: tale bank run, tra l'altro, costringerebbe le Banche Centrali a far girare le proprie presse a getto continuo, visto che la gran parte del denaro impiegato nel sistema è "moneta scritturale", per di più con un rapporto impieghi/depositi a forte leva, come sopra ricordato. Eliminato il contante, con tassi nominali negativi sui conti correnti e il rialzo dei prezzi del carrello della spesa, come auspicano le Banche Centrali, il cerchio si chiuderebbe: sarebbe stata istituita una nuova tassa sui risparmi, non votata da nessun Parlamento, che potremmo battezzare RRN "Rendimento Reale Negativo", a cui nessuno potrebbe sfuggire. Un modo per abbattere il valore reale dei debiti fuori controllo, a spese dei risparmiatori; una sorta di "patrimoniale" che andrebbe a colpire, dopo la ricchezza mobiliare ed immobiliare, anche la ricchezza finanziaria liquida, sicuramente il sogno proibito delle sinistre di tutto il mondo. Il contante, per quanto banconote "fiat", è quindi uno degli ultimi presìdi di libertà, che consente di mantenere almeno una parvenza di economia libera.
LA FORZA DELLA PROPAGANDA Sarà interessante vedere con quale "narrativa" le Banche Centrali e i media mainstream "venderanno" all'opinione pubblica l'introduzione delle proprie divise digitali: "contrasto all'evasione" per "pagare tutti per pagare meno" - sicuramente - ma anche per garantire maggiore "equità" ed "inclusività sociale", per "stimolare la crescita economica", "redistribuire la ricchezza" e chissà quali altri parti della fantasia. Ovviamente promettendo solennemente che il contante non sarà mai eliminato e magari anche attirando i cittadini all'uso di divise digitali dando rendimenti positivi, in una prima fase: fino a quando, c'è da scommettere, non si sarà raggiunta una massa critica tale da potere condannare a morte il contante, ponendolo fuori corso. Le divise digitali delle Banche Centrali consentiranno poi di introdurre facilmente il "reddito universale di cittadinanza" e di effettuare trasferimenti ai cittadini di denaro elettronico, stile helicopter money, in presenza di future emergenze come il Covid, nella prospettiva di un "socialismo bonario". Le divise digitali delle Banche Centrali potrebbero essere quindi un'arma in più per accelerare verso il nuovo paradigma di "Stati assistenzialistici" e di governance mondiale che si staglia all'orizzonte. In tal modo, saremo sempre più dipendenti dallo Stato: come dichiarato dal Prof. Klaus Schwab, fondatore e Chairman esecutivo del "World Economic Forum", la stessa epidemia Covid è infatti vista come «un'opportunità unica» per procedere ad un "Grande Reset" dei sistemi economici, sociali e politici mondiali. Il Covid, sia detto en passant, potrebbe quindi essere la "narrativa" per spingere il mondo verso il New Normal dell'era post-pandemica "a.C.": non certo nel senso di after Christ bensì di «after Coronavirus», come la definisce solennemente Schwab. Il Covid, insomma, se non ci fosse bisognerebbe proprio inventarlo...
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-12-2020
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I DOCUMENTI PROVANO CHE GESU' E' NATO IL 25 DICEMBRE
Oggi è possibile affermare con certezza (anche grazie ai documenti di Qumran) che Cristo nacque realmente il 25 dicembre: vediamone le importanti conseguenze
Autore: Luca Del Pozzo - Fonte: Tempi, 3 dicembre 2020
Padre Antonio Spadaro, intervenendo sul Fatto quotidiano del 1° dicembre a proposito della Messa di Natale, osserva che ciò che conta a livello simbolico non è «l'orario esatto - che sia la mezzanotte o qualunque altra ora - ma il fatto che si celebri quando non c'è luce, quando è buio. E questo proprio per rendere evidente il senso simbolico della festa. Tuttavia la Messa non è la "Messa di mezzanotte", ma "della notte". Se si comprende il ragionamento, si comprende pure che la celebrazione della notte che dovesse svolgersi quando è buio, ma in un orario precedente alla mezzanotte, non fa di certo "nascere" Gesù in anticipo». Tutto giusto. A patto però di non ridurre la celebrazione del Natale ad un qualcosa di meramente simbolico. E questo perché con buona pace del "fastidio" di san Clemente Alessandrino citato in apertura da padre Spadaro, oggi possiamo affermare che la festa, anzi la solennità del Natale ha un fondamento storico sicuro. Che poi questo al semplice credente importi poco o nulla ai fini di ciò che il Natale significa, può anche essere. Ma, intanto, è tutto da dimostrare che le cose stiano effettivamente così; inoltre, e cosa più importante, in questa come in altre occasioni bisogna fare attenzione a maneggiare con estrema cura la materia del contendere onde evitare di far passare il messaggio - caro a certa esegesi che fin troppi danni ha fatto avendo voluto distinguere tra il "Gesù della storia" e il "Cristo della fede" - che il cristianesimo sia ultimamente basato sull'aria fritta, che non abbia cioè alcun fondamento storico. Il che, tanto per essere chiari, è falso.
IL CULTO PAGANO DEL NATALIS SOLIS INVICTI Tornando al Natale, la vulgata - confermata dallo stesso padre Spadaro - vuole che tale festa fosse in origine un culto pagano, quello del Natalis Solis Invicti, che cadendo in coincidenza col solstizio d'inverno celebrava la nascita del nuovo corso solare. Solo in seguito la Chiesa sostituì il culto pagano del sole nascente con la festa della nascita del nuovo sole dell'umanità, cioè Gesù. Questa, ridotta all'osso, la "storia" del Natale che ci è stata insegnata. In realtà, come documentò per primo il grande liturgista Tommaso Federici che ne scrisse sull'Osservatore Romano alla vigilia di Natale del 1998, le cose stanno diversamente; ed oggi, anche grazie ai documenti di Qumran, è possibile affermare che Gesù nacque realmente un 25 dicembre. La scoperta si deve soprattutto ai lavori di due specialisti, Annie Jaubert e Shemariahu Talmon. In breve: se Gesù è nato il 25 dicembre, il concepimento deve essere avvenuto, ovviamente, nove mesi prima. E non a caso il calendario cristiano pone al 25 marzo l'Annunciazione a Maria. E l'evangelista Luca ci dice anche che giusto sei mesi prima era stato concepito Giovanni Battista, il precursore. Quel concepimento, che non viene ricordato nella Chiesa d'Occidente, le antiche Chiese d'Oriente lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre, appunto sei mesi prima dell'Annunciazione a Maria. Ci sarebbe dunque una successione di date logica, e in effetti è giusto dal concepimento di Giovanni che bisogna partire. Il Vangelo di Luca si apre con la storia di Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità. Sempre da Luca sappiamo che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abia, e che quando ebbe l'apparizione «officiava nel turno della sua classe». Ora si ha che i sacerdoti nell'antico Israele erano divisi in ventiquattro classi le quali, dandosi il turno con una cadenza fissa, prestavano servizio liturgico nel tempio per una settimana, due volte l'anno. Si sapeva anche che la classe di Zaccaria, quella di Abia, nell'elenco ufficiale era l'ottava, senza conoscere però quando cadevano i suoi turni di servizio.
E QUI ENTRA IN GIOCO IL PROFESSOR TALMON Utilizzando anche studi e ricerche di altri specialisti, e lavorando, soprattutto, sui testi esseni di Qumran, lo studioso ebreo è riuscito a precisare in quale ordine cronologico si susseguivano le ventiquattro classi sacerdotali. A quella di Abia toccava, come le altre, il servizio liturgico al Tempio due volte l'anno, ed una di quelle volte capitava proprio nell'ultima settimana di settembre: le Chiese orientali avevano dunque ragione a celebrare tra il 23 e il 25 settembre l'annuncio a Zaccaria. Ragione che presto è diventata certezza, perché in seguito gli studiosi, sulla scia delle scoperte di Talmon, hanno saputo ricostruire la genesi di quella antica tradizione giungendo alla conclusione che essa proveniva direttamente dalla Chiesa giudeo-cristiana di Gerusalemme. Ecco allora che ciò che sembrava leggendario e mitologico, d'incanto assumeva nuova luce e credibilità. Questa, dunque, la successione dei fatti, disposti su un arco temporale di quindici mesi: in settembre l'annuncio a Zaccaria e il concepimento di Giovanni; a marzo, sei mesi dopo, l'annuncio a Maria; a giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; infine sei mesi dopo, il 25 dicembre, la nascita di Gesù. In conclusione: fissando in quel giorno la festa del Natale del Signore, la Chiesa non ha fatto una scelta arbitraria dettata da motivi pastorali o, peggio ancora, politici. Come scrisse Federici, «quando la Chiesa celebra la nascita di Gesù nella terza decade di dicembre, attinge all'ininterrotta memoria delle prime comunità cristiane riguardo ai fatti evangelici e ai luoghi in cui accaddero... il 25 marzo e il 25 dicembre per l'annunciazione del Signore e per la sua nascita non furono arbitrarie, e non provengono da ideologie di riporto».
LA FEDE NON SI FONDA SULLE FAVOLE A riprova che la fede non si fonda sulle favole ma, appunto, su fatti storici. Quanto al significato del Natale, il Credo che in ogni Messa viene professato dice una cosa tanto precisa quanto spesso e volentieri dimenticata: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». Per noi uomini e per la nostra salvezza: il Natale - questa festa che ogni anno che passa assume sempre più la triste ritualità di un lavacro collettivo delle coscienze ricoperto da una massiccia coltre di sentimentalismo e di buonismo peloso un tanto al chilo, ovviamente in chiave anti-consumistica perché, chiaro, il Natale o è povero o non è - ad un uomo che ha scelto di vivere etsi Deus non daretur e che ora si ritrova terrorizzato a causa di un virus neanche troppo pericoloso, viene a ricordare una cosa che suona inaudita e scandalosa (e infatti l'abbiamo disinnescata smontandola pezzo dopo pezzo), ossia che abbiamo bisogno di essere salvati. Ma non dal Covid-19, che al massimo può uccidere il corpo. E qui la musica cambia. Salvati? E da cosa, esattamente? Ancora con la vecchia storia dell'inferno e della dannazione eterna e dei diavoli che ci tormentano coi forconi? Suvvia, non scherziamo. Piuttosto, vedete di sanificarle le feste, che almeno torna utile a tutti. In effetti, se uno guarda a certi dibattiti teologici o a certa omiletica (che se possibile la fede te la toglie anziché confermartela) gli indizi che la salvezza sia scomparsa dai radar sono più d'uno. Al punto che ampi settori ecclesiali sembrano essere più interessati alla salvezza dell'economia che non all'economia della salvezza. Come se Cristo si fosse lasciato maciullare così, perché ciascuno viva come meglio può sapendo che all'occorrenza, tranquilli, la Chiesa che accompagna gli uomini e le donne del suo tempo nella loro fatica quotidiana c'è e ci sarà sempre; o magari per un mondo più giusto («i poveri li avrete sempre con voi», do you remember?), più equo e solidale, più salubre, con pari opportunità per tutti, più buono. Non perché dopo la morte esiste qualcosa di veramente orribile, come reale possibilità per ogni uomo, no. Ma tant'è. Come tanti altri fenomeni, anche la progressiva secolarizzazione del Natale viene da lontano.
IL CARDINALE RATZINGER In una straordinaria omelia del 25 dicembre 1978, l'allora cardinale Ratzinger aveva intravisto con estrema lucidità quello che stava succedendo e che sarebbe accaduto, e per questo va la pena riportarne un ampio stralcio: «Oggi nella cristianità questi dogmi non contano più molto. Ci sembrano troppo grandi e troppo remoti per poter influenzare la nostra vita. E ignorarli o non prenderli troppo in considerazione, facendo del figlio di Dio più o meno il suo rappresentante, sembra essere quasi una specie di "trasgressione perdonabile" per i cristiani. Si adduce il pretesto che tutti questi concetti sono talmente lontani da noi che non riusciremmo mai a tradurli a parole in modo convincente e in fondo neppure a comprenderli. Inoltre ci siamo fatti un'idea tale della tolleranza e del pluralismo, che credere che la verità si sia effettivamente manifestata sembra essere nientemeno che una violazione della tolleranza. Però, se pensiamo in questo modo, cancelliamo la verità, facciamo dell'uomo un essere a cui è definitivamente precluso il vero e costringiamo noi stessi ed il mondo ad aderire ad un vuoto relativismo. Non riconosciamo quello che di salvifico c'è nel Natale, che esso cioè dà la luce, che si è manifestata e si è rivelata a noi la via, che è veramente via perché è la verità. Se non riconosciamo che Dio si è fatto uomo non possiamo veramente festeggiare e custodire nel nostro cuore il Natale, con la sua gioia grande che si irradia oltre noi stessi. Se questo fatto viene ignorato, molte cose possono funzionare anche a lungo, ma in realtà la Chiesa comincia a spegnersi a partire dal suo cuore. E finirà per essere disprezzata e calpestata dagli uomini, proprio nel momento in cui crederà di essere diventata per essi accettabile».
LA VERITÀ SI È MANIFESTATA IN GESÙ L'Incarnazione, ciò che il Natale celebra, dice esattamente questo: che la Verità si è manifestata nella persona di Gesù di Nazareth, vero Dio e vero uomo. Quello stesso Gesù che non a caso disse «io sono via verità e vita», affermazione troppo spesso sottaciuta nella Chiesa in nome di una miope concezione del dialogo che - soprattutto in chiave anti-fondamentalismo - porta ad escludere a priori ogni pretesa veritativa. E dire che basterebbero questi versetti di Luca per sgomberare il campo da ogni possibile equivoco: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12, 51-53). Parole che se, da un lato, non autorizzano ovviamente alcuna rilettura di un Cristo guerrafondaio, dall'altro, neanche lasciano scampo a certo irenismo frou frou. Il motivo è semplice: checché ne dicano i suoi demolitori, in primis interni, la fede è per sua natura divisiva, altro che inclusiva. E lo è perché la verità, a sua volta, è divisiva, costringendo a stare da una parte o dall'altra. Questa, a ben vedere, è la domanda che il Natale, tanto più in quest'anno straordinario, pone alla Chiesa: se cioè essa ritenga ancora che esista una verità, e che tale verità è Gesù Cristo, e che questo Gesù Cristo è disceso dal Cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria «per noi uomini e per la nostra salvezza». Magari tornando anche a dire qualcosa di cattolico.
DOSSIER "NATALE" Le verità dimenticate sulla nascita di Gesù Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Tempi, 3 dicembre 2020
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LIBRO TRANS PER BIMBI DI 4 ANNI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): nel Recovery plan più soldi al gender che alla sanità, Rowling ''Mi scrivono trans pentiti'', l'Ungheria difende matrimonio e famiglia nella Costituzione
Fonte Provita & Famiglia, 1° dicembre 2020
Inclusione a scuola, un tema fondamentale da sviluppare con i più piccoli per insegnare loro che bisogna rispettare tutti. Non per questo bisogna far loro un lavaggio del cervello con la propaganda Lgbtqia+. "Ai bambini di quattro anni in Scozia verrà regalato un libro illustrato che promuove l'ideologia transgender" e sarà "distribuito a tutti gli alunni della Primaria". Il testo racconta la storia di un lupo che si sente pecora e che, dal momento che si veste da pecora, "è davvero una pecora". No, opporsi a un indottrinamento del genere non è odio, non è discriminazione: è aggrapparsi alla realtà. Un lupo vestito da pecora va rispettato, ma è un lupo vestito da pecora, non una pecora. Far leggere ai bambini una storia dove questo lupo viene descritto come "la migliore pecora" significa mentire ai bambini, insegnargli delle falsità. Anche Tracy Shaw, portavoce di Safe Schools Alliance UK, ha espresso preoccupazioni a riguardo, perché questo libro potrebbe veicolare ai bambini l'idea che non ci si dovrebbe opporre al fatto che uomini che si sentono donne condividano gli stessi spazi (ad esempio bagni e spogliatoi) riservati alle donne - e sappiamo che già si sono verificati dei casi di aggressioni da parte di questi contro alcune donne. L'accettazione dell'altro è sempre nel rispetto della verità dell'altro. E noi rispettiamo tutti.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.
NEL RECOVERY PLAN PIÙ SOLDI AL GENDER CHE ALLA SANITÀ Nella bozza del governo del Recovery Plan si stanziano 17,1 miliardi per la "parità di genere, coesione sociale e territoriale", contro i 9 per la sanità. Tralasciando la locuzione "coesione sociale e territoriale" che è volutamente generica per dire tutto e il contrario di tutto (insomma un escamotage per distrarre risorse a piacimento), l'espressione "parità di genere" indica non solo la parità uomo e donna, ma anche la tutela delle rivendicazioni del mondo LGBT, ossia il "matrimonio" gay – che è già quasi realtà con le Unioni civili – la rettificazione sessuale anche per minori, l'insegnamento del credo arcobaleno nelle scuole, il divieto di dissentire dall'ideologia LGBT (v. Ddl Zan) e molto altro. Tutte tematiche che al governo stanno più a cuore della salute dei cittadini. (Gender Watch News, 10 dicembre 2020)
ROWLING: MI SCRIVONO TRANS PENTITI J.K. Rowling, autrice di Harry Potter, da tempo sta combattendo una battaglia per affermare l'ovvio: i trans uomini non sono donne. Naturalmente è stata ricoperta di critiche, insulti e minacce. La Rowling per controbattere, di recente, ha dichiarato che, da quando è divampata la polemica, ha ricevuto centinaia di mail e messaggi di sostegno da parte del «personale medico, assistenti sociali, assistenti carcerari, lavoratori nei rifugi per donne e membri della comunità LGBT, comprese le persone trans. Credo che tutti dovrebbero essere liberi di vivere una vita che è autentica per loro e che dovrebbero essere sicuri di farlo. Alcune delle lettere più strazianti che ho ricevuto sono state da giovani donne, che si rammaricano degli interventi chirurgici irreversibili che hanno intrapreso. Queste storie devono essere raccontate». (Gender Watch News, 11 dicembre 2020)
L'UNGHERIA DIFENDE MATRIMONIO E FAMIGLIA NELLA COSTITUZIONE L'Ungheria conferma nella propria Costituzione ciò che è ovvio e naturale: la famiglia è formata da mamma e papà, i bambini nascono maschi o femmine. Ci aspettavamo un premio unanime per un Paese che difende senza ombre la natura umana e la famiglia naturale. Invece, a conferma di quanto siano ideologicamente pericolosissimi i fautori di una Europa Lgbt e "verde", le critiche ad Orban non sono mancate. La Corte di Giustizia dell'Unione europea, a 24 ore dalla decisione di Budapest, ha sanzionato l'Ungheria sull'immigrazione. No, non è una semplice casualità. Se qualcuno ci avesse detto solo 10-15 anni fa che sarebbe stato necessario introdurre questi semplici fatti della natura in leggi e costituzioni, gli avremmo consigliato un'approfondita visita psichiatrica. Viviamo il tempo degli eretici, profetizzato da Chesterton 100 anni orsono: "La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto". Nei commenti di ieri della stampa di sinistra (Repubblica), si arriva addirittura a stupirsi perché Orban avrebbe imposto una norma che definisce la famiglia "solo etero", lo si attacca perché "vieta le adozioni gay" (Deutsche Welle), lo si schernisce perché la definizione di maschio e femmina sarebbe "anti-LGBTI" (Le Monde). Il peccato di Orban è quello di ricordare le fondamentali evidenze scientifiche sulla natura biologica umana e la naturale procreazione, frutto dell'amore di un uomo e una donna. Ebbene, il 15 dicembre l'Ungheria ha approvato il Nono Emendamento costituzionale, che recita: "Ogni bambino ha diritto alla protezione e alle cure necessarie per il suo corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale. L'Ungheria protegge il diritto dei bambini a un'identità corrispondente al loro sesso alla nascita e garantisce loro un'educazione che rifletta i valori basati sull'identità costituzionale ungherese e sulla cultura cristiana (…). I legami familiari si basano sul matrimonio e sul rapporto tra genitori e figli. La madre è una donna, il padre è un uomo". L'emendamento presentato e sostenuto dal governo e dalla maggioranza di 2/3 del Parlamento è stato approvato con 134 voti a favore, 45 contrari e cinque astensioni. Nella relazione esplicativa che accompagnava il testo dell'emendamento si poteva leggere che "l'ideologia occidentale sta cambiando (in peggio) in un modo che richiede di garantire il diritto del bambino ad identificarsi in linea con il suo genere alla nascita, al fine di proteggere il bambino da interventi mentali o biologici che incidono sul suo benessere fisico e mentale". Crescere i bambini secondo l'"identità costituzionale e la cultura cristiana" dell'Ungheria offre alle nuove generazioni la possibilità di conoscere l'identità ungherese e di proteggere la sua sovranità e il ruolo nazionale del cristianesimo. L'emendamento costituzionale entrerà in vigore il giorno successivo alla promulgazione. Il testo votato martedì 15 dicembre era stato presentato lo scorso 10 novembre dal ministro della Giustizia Judit Varga. Di fatto, il testo approvato e le recenti misure legislative sull'adozione vieteranno la possibilità che le coppie gay adottino bambini in Ungheria. La scelta ungherese è chiara e totalmente in linea con il programma elettorale che Orban, da 10 anni ad oggi, sostiene. Lo scorso 19 ottobre, con un intervento pubblico ripreso dalla stampa internazionale, lo stesso Orban aveva ribadito che il suo Governo vuole promuovere l'antropologia cristiana e una democrazia fondata sui principi cristiani, piuttosto che su un liberalismo che si sta trasformando in totalitarismo del libertinaggio. Per questi discorsi pubblici e per le misure pro famiglia promosse dal governo, questo Paese è oggetto di strali, minacce e ogni tentativo (lecito e illecito) di sanzioni e censure. Le continue accuse e i ricatti da parte della Commissione, atteggiamenti emersi persino durante il dibattito parlamentare del 16 dicembre a Bruxelles, sono causati dalla tenuta del consenso e dalla determinazione con la quale l'Ungheria (e in forma minore la Polonia) sta promuovendo la propria identità cristiana e il diritto naturale. Gli attacchi dei giorni scorsi del commissario europeo dei Diritti umani, Dunja Mijatovic, verso i governanti polacchi, accusati di essere contrari all'ideologia Lgbt, e quelli frequenti dei commissari europei Vera Jourová e Helena Dalli nei confronti di Orban, sono una conferma che Ungheria e Polonia sono sulla strada giusta. Esemplare il dibattito e il voto al Parlamento Europeo di mercoledì 16 dicembre, nel quale, oltre alle forti rassicurazioni del presidente von der Leyen per una (impossibile) applicazione della subordinazione degli aiuti economici al cosiddetto "Stato di diritto", si sono alternati gli interventi di deputati di ogni partito, la stragrande maggioranza dei quali (ottime eccezioni Antonio Tajani del PPE e Carlo Fidanza di Fratelli d'Italia) esclusivamente interessata ad insultare l'Ungheria e Orban. Uno spettacolo indecente che dimostra l'assoluto disinteresse per i reali bisogni e le difficoltà di decine di milioni di cittadini e imprese europee allo stremo. In particolare, Socialisti, Liberali, Sinistra e Verdi si sono prodigati sui soli temi delle sanzioni ad Orban e della futura costruzione della nuova Europa Lgbt e verde. Nel voto espresso, il testo deciso dal Consiglio Europeo della scorsa settimana è stato approvato: 695 votanti, 496 sono stati i favorevoli, 134 contrari e 65 astenuti. L'appello di Soros a bocciare l'accordo non è stato accolto, dai prossimi mesi sarà più semplice identificare i parlamentari europei che saranno interessati a ricevere gli ordini del magnate. L'1 dicembre 2013 la Croazia, pochi mesi dopo l'entrata nell'Unione europea, decise attraverso un referendum sostenuto dal 65% della propria popolazione di definire nella Costituzione il significato di matrimonio e famiglia. A sette anni di distanza, l'Ungheria decide anch'essa di specificare meglio nel proprio testo fondamentale cosa siano il matrimonio, la famiglia e la sessualità biologica. Dobbiamo ancora una volta ringraziare quei popoli europei che, dopo aver subito la tirannia ideologica e sofferto le tremende prove del comunismo, si ribellano con forza ai pericoli del pensiero unico, tanto innaturale quanto oppressivo. (Gender Watch News, 21 dicembre 2020)
Fonte: Provita & Famiglia, 1° dicembre 2020
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OMELIA SANTA FAMIGLIA - ANNO B (Lc 2,22-40)
Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace
Autore: don Angelo Sceppacerca - Fonte: Agenzia SIR
Il tempio di Gerusalemme, unico e sommo luogo sacro del popolo d'Israele, che custodiva le tavole della Legge di Dio (segno della gloria e della vicinanza di Jahvé al popolo eletto) brulicava quotidianamente di pellegrini, sacerdoti, addetti, mercanti. Una folla chiassosa e indaffarata. Quel giorno, quasi nascosti e anonimi, Maria e Giuseppe portano il loro piccolo per adempiere le prescrizioni e compiere l'offerta. Solo due vecchi, Simeone e Anna, si accorgono di loro, li riconoscono e, dopo tanti anni di silenzio e attesa, tornano a profetizzare. Simeone riconosce in quel bambino il Signore, il Messia di Israele, l'atteso delle genti. Finalmente l'ha visto! Ora può morire in pace. La paura della morte è vinta, perché finalmente è possibile trovare Dio nel proprio limite, nella condizione della carne umana. Anche Anna, ormai vecchia e vedova da tanti anni, trova finalmente lo Sposo di Israele. Le grandi paure dell'uomo, la morte e la solitudine, si dissolvono: Dio si fa compagno dando senso alla vita e speranza dinanzi alla morte.
ORA LASCIA O SIGNORE Il segno della circoncisione diceva l'appartenenza al popolo che si era impegnato con Dio in un patto di alleanza e di fedeltà. A questo patto Israele, come ogni uomo, non è mai stato fedele, è sempre venuto meno. Dio no. Anzi, in Gesù trova la via per compiere finanche la parte dell'uomo. Gesù è, allo stesso tempo, il sì di Dio all'uomo e il sì dell'uomo a Dio. Il canto di Simeone ("Ora lascia o Signore...") è la preghiera che chiude la liturgia di ogni giorno, a "Compieta": mentre scende la notte, si alza l'inno di gioia e di salvezza. Come il vecchio Simeone, anche l'uomo, al limite del suo giorno e dei suoi giorni, non è più stretto dall'abbraccio delle ombre di morte, ma egli stesso abbraccia il piccolo che dà la vita, il Signore che salva, Gesù.
SEGNO DI CONTRADDIZIONE Maria e Giuseppe ascoltano con stupore le parole di Simeone che predice il destino di Gesù, segno di contraddizione. Già si intuisce il mistero di morte e resurrezione del Signore che trapassa il cuore della Madre e di ogni discepolo. Anna, molto avanzata negli anni, riceve anch'essa la grazia di vedere il volto di Dio in Gesù. Sembra avere l'età di tutta l'umanità che, dopo una giovinezza brevissima (il paradiso delle origini!), ha perso lo sposo e vive una vita vuota e disperata. Come Anna, anche noi non dobbiamo "lasciare il tempio", ma continuare ad attendere e cercare, con preghiera e desiderio, di vedere il volto di Dio e di ascoltarne la voce.
LA SANTA FAMIGLIA La festa della Santa Famiglia fa sì che ciascuno si ritrovi in qualcuno dei suoi protagonisti: i padri potranno rispecchiarsi in San Giuseppe, le madri in Maria, i figli in Gesù. Meglio ancora sarebbe che ogni famiglia cristiana si recasse oggi spiritualmente a Nazareth e qui apprendere l'arte di vivere in famiglia. È quello che, con parole ispirate, ricordava Paolo VI, pellegrino in Terra Santa nel gennaio del 1964: "Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere come è dolce e insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale". Nella domenica della Santa Famiglia emblematiche sono le figure di due profeti, Anna e Simeone. Anche la famiglia in quanto tale è profezia per l'umanità, perché (queste le parole di Giovanni Paolo II) "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia". Quand'è che una famiglia è vincente? Il modello di Nazareth spinge a cercare il criterio del successo della vita familiare nell'esercizio dell'amore, nel continuo superamento del proprio egoismo. Un amore che ben conosce il sacrificio personale, la spada che ti trapassa l'anima. La profezia di Anna su Maria si avvererà sotto la croce, dove Maria, pietrificata, stava, in piedi, a nome di tutta l'umanità.
Fonte: Agenzia SIR
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OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO B - (Lc 2,16-21)
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose
Fonte Il settimanale di Padre Pio
È iniziato un nuovo anno ed è iniziato nel Nome di Maria. Con questa celebrazione vogliamo affidare questo nuovo anno a Colei che è Madre di Dio e Madre nostra tenerissima. L'"Ottava del Natale", ovvero gli otto giorni di festeggiamenti natalizi, si conclude con questa bella solennità che ci ricorda una verità fondamentale della nostra fede: la Maternità Divina di Maria. La Madonna è Madre di Dio! Nei primi secoli del Cristianesimo si discusse a lungo sull'opportunità di usare questo titolo, che ad alcuni sembrava alquanto esagerato. Come può una creatura, per quanto santa possa essere, diventare Madre di Dio? Dio è infinito, senza origine nel tempo; come può avere una Madre terrena? Questi quesiti furono motivo di grandi dibattiti; ma, alla fine, si comprese una cosa molto importante: se neghiamo la Maternità Divina di Maria miniamo alle radici la nostra fede cristiana. Noi possiamo dire in tutta verità che la Madonna è vera Madre di Dio per il fatto che Gesù è il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, e per il fatto che Egli si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria, prendendo una vera natura umana. Dunque, se Gesù è Persona divina, in due nature, quella umana e quella divina, la Madonna è Madre di Dio. L'essere Madre di Dio esalta grandemente l'Onnipotenza e la Bontà del Figlio di Dio, il quale volle nascere da una umile fanciulla e donarle la più grande dignità alla quale possa arrivare una creatura. Divenendo Madre di Dio, Maria è divenuta anche Madre nostra. Dando alla luce il Capo del Corpo mistico, Gesù, Ella ha dato alla luce anche le membra di questo Corpo, che siamo noi. Come abbiamo avuto bisogno di una madre per nascere a questo mondo, così abbiamo avuto bisogno della Madre Celeste per rinascere alla vita di grazia. Da questa verità deriva tutta l'importanza della devozione alla Madonna. Insegnava il papa Paolo VI che non possiamo essere cristiani senza essere mariani. La devozione alla Madonna è qualcosa di essenziale al Cristianesimo, per il fatto che Dio ha scelto Maria per venire in questo mondo, e ha scelto Lei quale nostra Madre Celeste. Il cristiano deve assomigliare in tutto a Gesù e deve assomigliargli anche nell'aspetto più caro al suo Cuore di Figlio: l'amore alla Madre sua. La nostra devozione alla Madonna deve essere come un prolungamento dell'amore che Gesù porta e continuerà a portare nei confronti della Madre sua. Si capisce allora come non potremo mai eguagliare in intensità l'amore di Gesù per Maria; non riusciremo mai ad amarla abbastanza. Il cristiano sentirà pertanto il desiderio di soffermarsi con gioia davanti alle immagini sacre raffiguranti la Madonna; sentirà il desiderio di invocare questa creatura che è stata posta da Dio come Mediatrice tra noi e Gesù; e sentirà soprattutto una grande fiducia nella sua potente intercessione. È celebre una visione avuta da frate Leone, uno dei primi compagni di san Francesco d'Assisi. Egli vide una scala alla cui cima vi erano Gesù e san Francesco: tutti quelli che cercavano di salire su per quella scala cadevano, chi prima chi dopo; allora san Francesco indicò a tutti un'altra scala, una scala bianca, alla cui sommità vi era la Vergine Santa. Tutti quelli che salivano su per quella scala riuscivano a raggiungere la cima e, quindi, a salire in Cielo. Il significato di questa visione è molto chiaro: come Gesù è venuto a noi per Maria, così anche noi dobbiamo andare a Dio per mezzo di Lei. Se veramente amiamo la Madonna, se veramente vogliamo essere suoi devoti, dobbiamo cercare di imitarla fedelmente. Nel Vangelo di oggi c'è un versetto che ci fa comprendere un aspetto molto bello della vita di Maria. I pastori, dopo aver reso omaggio al Bambino Gesù, si misero a riferire ciò che del bambino era stato detto loro. Allora, «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,9). Ecco in che cosa dobbiamo particolarmente imitarla: nella sua assidua meditazione interiore. Anche noi, sul suo esempio, proponiamoci di meditare frequentemente sulla vita e sugli insegnamenti di Gesù. In questo modo diventeremo sempre più simili a Lei, e la nostra devozione mariana diventerà sempre più perfetta. All'inizio di questo nuovo anno chiediamo una grazia alla Madre di Dio: la grazia di trascorrere questo tempo che il Signore ci offre nel modo migliore possibile. Chiediamo a Lei che in questo nuovo anno avvenga una vera e profonda conversione. Chiediamo la grazia che questo nuovo anno sia un anno di pace, pensando a una cosa molto importante: la pace, quella vera, è un dono di Dio e regna solo dove non regna il peccato. Domandiamo questa pace, per il nostro cuore e per il mondo intero.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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