BastaBugie n�5 del 30 novembre 2007

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1 LE DIMENTICANZE COLPEVOLI DEI GIORNALI ITALIANI
A chi non piacciono le staminali riprogrammate? Mentre il Times parla di scoperta rivoluzionaria, i nostri giornali preferiscono relegare la notizia in posizione defilata.
Autore: Marina Corradi - Fonte: Avvenire
2 L’OMOSESSUALITÀ? L’ORIGINE NON È GENETICA

Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire
3 PUTIN: LA DITTATURA DEMOCRATICA
“Rivoluzione colorata” in Russia ? La vigilia delle elezioni 2007
Autore: Piero Sinatti - Fonte: Sole 24ore
4 GLI OGM SONO UTILI E SICURI MA GLI ITALIANI NON LO DEVONO SAPERE
In Italia è impedita ogni ricerca in campo aperto, grazie a una accurata e capillare campagna di demonizzazione fatta propria da ministri di destra e sinistra
Autore: Giancarlo Loquenzi - Fonte: L’Occidentale
5 LE TOGHE ROSSE CI FANNO IMPORTARE PIÙ CRIMINALITÀ

Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Giornale della Libertà anno I
6 LA LEGGENDA DI BEOWULF: UN PESSIMO FILM!

Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie

1 - LE DIMENTICANZE COLPEVOLI DEI GIORNALI ITALIANI
A chi non piacciono le staminali riprogrammate? Mentre il Times parla di scoperta rivoluzionaria, i nostri giornali preferiscono relegare la notizia in posizione defilata.
Autore: Marina Corradi - Fonte: Avvenire, 22 novembre 2007

È strano. La notizia delle due ricerche che in Giappone e in America hanno prodotto cellule staminali pluripotenti, molto simili a quelle embrionali, senza distruggere embrioni ma partendo invece da tessuti adulti, per il Times di ieri valeva l’apertura della prima pagina: «Cellule staminali, un passo avanti», titola a tutta pagina. E i giornali italiani cosa hanno fatto? Repubblica, un titolino schiacciato in basso in prima, per il resto chi vuole vada a pagina 23, se gliene resta il tempo dopo tre pagine fitte di cronaca sull’arresto del quarto uomo di Perugia, cui va anche il titolone di prima. Il Corriere ha scritto di staminali domenica, e basta, abbiamo già dato. La Stampa infila la notizia nell’inserto di Scienze, cioè a dire dove si mettono in genere le comete, e le migrazioni dei pinguini, temi interessantissimi ma senza immediata ricaduta sulla nostra quotidianità.
L’Unità piazza la scoperta a pagina otto, in basso, in gergo giornalistico 'a piede', ma almeno la mette.
Per il compassato Times quello delle staminali è un «breakthrough», una conquista da prima pagina. Le Ips – Induced pluripotential cells – ottenute facendo regredire cellule adulte potrebbero un giorno essere riprogrammate per formare 200 tipi di tessuto diverso, senza i problemi derivanti dal rigetto, giacché proverrebbero dall’organismo dello stesso paziente. Senza clonare e distruggere embrioni. Una miniera di pezzi di ricambio, forse l’inizio della cura per malattie di cui non c’è, oggi, alcuna cura. Ma i giornali italiani non si scompongono. Pagina 23, o inserto scienze, assieme alle comete.
È strano, davvero. Certo, la tecnica giapponese è lontana dall’applicazione terapeutica, perché per fare regredire la cellula adulta si sono usati retrovirus cancerogeni. D’altra parte, anche le staminali embrionali 'autentiche' con la loro totipotenza ponevano forti rischi proliferativi, ciò che non ha impedito di investirci, di sperare e di titolare a ripetizione, senza avere ottenuto una sola applicazione terapeutica in 10 anni. Se uno come Ian Wilmut, già autorizzato dalla Hfea britannica a clonare embrioni umani per la sua ricerca, dice 'grazie, ma io cambio strada', una ragione deve averla. Forse ne ha più di una: la scarsa reperibilità degli ovociti femmili necessari a questa ricerca – solo in Romania le donne sono disposte a donare ovuli in cambio di un pezzo di pane – a fronte della facilità del reperimento di tessuti adulti. La speranza, grande, di avere un giorno tessuti naturalmente compatibili con quelli del malato. Di avere i 'pezzi' giusti per ogni paziente – senza toccare embrioni.
Dice bene il Times, una conquista. Ma gli stessi giornali che prima del referendum del 2005 ripetevano ossessivamente, e ignorando del tutto le obiezioni di autorevoli ricercatori, che per sconfiggere le malattie neurodegenerative occorreva usare gli embrioni, sulla svolta di oggi fanno understatement. Gli editorialisti che avvertivano severi che perdere la corsa dei brevetti sulle staminali embrionali avrebbe affossato la ricerca scientifica in Italia, ora non scrivono.
Come mai è più franco nel dichiarare il cambio di rotta uno scienziato come Wilmut? Proprio perché è uno scienziato, e, preso atto di una strada più promettente e facilmente praticabile, nel confronto con la realtà cambia idea. Chi è ideologico, invece, non guarda alla realtà: ha un suo schema cui deve restar fedele, anche se ciò che accade lo contraddice. (Hannah Arendt: «L’ideologia è ciò che non vede la realtà»).
Fra degli anni, forse, con le Ips derivate dalla ricerca giapponese e mirate sui nostri tessuti nervosi bucati dall’Alzheimer cureranno noi, o i nostri figli. Sotto la storia del quarto uomo del delitto di Perugia, sui giornali del 21 novembre 2007 c’era una grande notizia, però non quella giusta. Una notizia fuori linea. «Un piede, pagina otto», disse il caporedattore.

Fonte: Avvenire, 22 novembre 2007

2 - L’OMOSESSUALITÀ? L’ORIGINE NON È GENETICA

Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire, “è famiglia”, 09.03.2007

“L’omosessualità è genetica e ormonale”. Lo sostengono alcuni degli organizzatori della manifestazione romana di domani, basando su questa tesi una ragione per reclamare l’equiparazione (fino alla possibilità del matrimonio e quindi dell’adozione) dell’omosessualità all’eterosessualità.
Non ho la competenza per pronunciarmi in proposito, ma, se bisogna dar credito a diversi specialisti, la tesi del gene gay è errata.
A supporto del gene gay talvolta si cita S. Le Vay, che, però, ha dichiarato: «ripetutamente sono stato indicato come colui che “ha dimostrato il fondamento genetico dell'omosessualità” [...]. Non ho mai asserito questo» (The Sexual Brain, p. 122).
Anzi, per van den Aardweg: “la teoria ormonale sembra non avere più fondamenta valide” e gli studi che la supportano sono criticabili (Una strada per il domani, Città nuova 2004, p. 23 e ss).
Per Nicolosi: “è scientificamente provato che i fattori genetici e ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo dell’omosessualità” (Omosessualità maschile, Sugarco 2002, p. 71).
Se questi due psicoterapeuti non fossero ritenuti autorevoli, si possono citare altri studi. Le seguenti citazioni sono virgolettate nel libro di Nicolosi. Ora, o Nicolosi è un bugiardo e le riporta (ibid., pp. 71-73) scorrettamente, oppure molti studiosi la pensano, più o meno, come lui.
Per es., per West: “la carenza di androgeni […] non annulla l’orientamento eterosessuale”. Per Ross: la concentrazione ormonale “non determina in alcun modo […] le preferenze sessuali”. Così anche Perloff: l’omosessualità “non dipende in alcun modo dalla struttura ormonale”; o Gundlach: “ritengo quasi del tutto remota la possibilità che esistano caratteristiche fisiche e della personalità innate in grado di determinare l’omosessualità”; o Master, Johnson e Kolodny: “oggi la teoria genetica dell’omosessualità è quasi totalmente scartata”; o Karle: “la realtà dei fatti dimostra sempre più decisamente che i geni non causano l’omosessualità”.
Inoltre, Bailey e Pillard hanno preso in esame (cfr. A genetic study of male sexual orientation, Archives of General Psychiatry,  48, 1991, pp. 1089-1096), coppie di gemelli di cui almeno uno dei due avesse tendenze omosessuali. I gemelli identici erano entrambi omosessuali solo nel 52% dei casi; i gemelli non identici erano omosessuali nel 22%; i fratelli biologici nel 9,2%; meno dei fratelli adottivi che lo erano nel 10,5% dei casi.
Dato che i gemelli identici condividono il 100% dei geni, se la causa dell'omosessualità di questi gemelli fosse stata genetica, essendo uno dei due omosessuale, avrebbe dovuto esserlo anche l'altro nel 100% dei casi, e non solo nel 52% dei casi; inoltre i fratelli adottivi, che non hanno geni in comune, erano omosessuali più spesso dei fratelli biologici.
Perciò la rivista scientifica Science ha affermato: “non vi è nessuna componente genetica, ma piuttosto una componente ambientale condivisa nelle famiglie” (Rish, Squires-Wheeler, Keats, Male sexual orientation and genetic evidence, Bj Science, 262, 1993, pp. 2063-5).

Fonte: Avvenire, “è famiglia”, 09.03.2007

3 - PUTIN: LA DITTATURA DEMOCRATICA
“Rivoluzione colorata” in Russia ? La vigilia delle elezioni 2007
Autore: Piero Sinatti - Fonte: Sole 24ore, 26 novembre 2007

Decisi e massicci interventi di reparti antisommossa (OMON), accompagnati da fermi e arresti di centinaia di persone, compresi noti dirigenti politici (quasi tutti rilasciati immediatamente)  le  “marce dei non consenzienti” contro “il regime di Putin”,  organizzate sabato a Mosca e domenica a San Pietroburgo dalla coalizione anti-putinista extraparlamentare ”Altra Russia”. La guida l’ex campione del mondo di scacchi Garri Kasparov, leader del “Fronte civico Unito”, liberale, condannato a 5 giorni di arresti,  e dall’ambiguo leader dei nazionalbolscevichi Edvard Limonov, poeta e scrittore).

“Altra Russia” (che ha influenti referenti all’estero, specie in USA) si propone di provocare in Russia, attraverso azioni di piazza, movimenti simili a quelli che in passato hanno dato origine alle vittoriose (quanto fallimentari) “rivoluzioni colorate” in Georgia, Ucraina e Kyrgyzstan.   

Per la prima volta si sono uniti ad “Altra Russia” due partiti ammessi al voto del 2 dicembre prossimo: la liberale “Unione delle Forze di Destra” – SPS, capeggiato da Nikita Belykh e dall’ex-vicepremier eltsiniano Boris Nemtsov e il partito liberaldemocratico “Jabloko” guidato dall’economista ed ex-deputato Grigorij Javlinskij. 

Se a Mosca i partecipanti sono tra le due e le tremila  persone, a San Pietroburgo supervano di poco il migliaio. 

La protesta, a una settimana dal voto, era indirizzata contro le leggi restrittive che regolano le elezioni; la candidatura di una personalità “super partes” come il Presidente nelle liste del “partito del potere” “Russia Unita”; l’uso dei media e delle strutture pubbliche schiacciantemente a favore di Putin e di “Russia Unita”.

Un autogol per Putin

Motivo formale dell’intervento è stata la mancata accettazione da parte dei “non consenzienti” delle modalità e dei luoghi indicati dalle autorità, secondo le norme che disciplinano le manifestazioni pubbliche in periodo elettorale. Sostanzialmente, tuttavia, si tratta di un grave autogol di Putin.

Un Presidente cui i sondaggi prevedono un consenso oltre il 60-70 % dei voti, quasi un referendum, a favore suo e del partito in cui si candida, non dovrebbe ricorrere alla forza per reprimere manifestazioni che coinvolgono esigue e isolate minoranze. Della cui esistenza, per giunta, si preoccupano molto più media e politici occidentale che non i russi. 

Putin ha voluto dare una dimostrazione di forza,  seguendo un antico riflesso condizionato autoritario. E non ha giovato alla sua immagine di leader che ha decisamente concorso alla ripresa e alla stabilità del suo paese, un uso dei media pubblici – le TV soprattutto – che mentre dilatava  a dismisura un’informazione favorevole a lui e a “Russia Unita”, denigrava e ridicolizzava quotidianamente gli avversari. 

Tensioni alla vigilia del voto

Tuttavia,  sono  indubbi la tensione e il nervosismo con cui il Presidente sta affrontando la fase finale del voto, di cui drammatizza il significato e la portata.

Nell’aggressivo discorso pronunciato giorni fa al Palazzo dello Sport di Luzhniki a Mosca, Putin ha accusato le opposizioni di essere state complici dei disastri eltsiniani e  di essere in combutta con “ambasciate straniere”, che li foraggiano contro gli interessi della Russia. 

Inoltre, Putin sta rivolgendo al Paese pressanti appelli putiniani al voto massiccio per lui e per “Russia Unita”, quale unica condizione per il proseguimento della sua politica. Anche se in due occasioni ha affermato che quel partito (di cui non è membro) è “lontano dall’essere una struttura politica ideale”. 

Comunque la vigilia è segnata da altri fatti inquietanti. Alcuni sono di difficile  decifrazione, anche se appaiono segni di contrasti interni alla leadership del Kremlino. Uno di questi è l’arresto clamoroso per corruzione e abuso di ufficio del viceministro delle finanze Storchak, fino a una decina giorni fa diretto e fidato collaboratore del ministro delle finanze e primo vicepremier Aleksej Kudrin, personalità di grande prestigio considerata vicino al Presidente. Proprio quest’ultimo è intervenuto  pubblicamente nei giorni scorsi in difesa dell’arrestato.

Altro oscuro episodio è stato, in ottobre, l’arresto per abuso di ufficio e corruzione di un ufficiale dell’FSB, braccio destro di un alto dirigente dei  “servizi”, il generale Cherkesov, considerato anch’egli vicino a Putin.

Infine, in novembre, agitazioni di lavoratori sono state segnalate nel Paese. Soprattutto a San Pietroburgo, la città di Putin, dove nei giorni scorsi hanno scioperato, chiedendo forti aumenti salariali, gli operai delle officine di assemblaggio della “Ford Motor Company” di Vsevolozhsok e i portuali di una società marittima.  Per la fine di novembre hanno minacciato lo sciopero i macchinisti ferroviari.

Queste agitazioni hanno per protagonisti sindacati di base, “alternativi” , sorti al di fuori della ufficiale Federazione dei Sindacati Indipendenti di Russia (FNPR). Sono il segno di un’ inquietudine sociale che segue i forti aumenti (fino al 20-30%) dei prezzi di beni di prima necessità registrati negli ultimi 2-3 mesi.

Fonte: Sole 24ore, 26 novembre 2007

4 - GLI OGM SONO UTILI E SICURI MA GLI ITALIANI NON LO DEVONO SAPERE
In Italia è impedita ogni ricerca in campo aperto, grazie a una accurata e capillare campagna di demonizzazione fatta propria da ministri di destra e sinistra
Autore: Giancarlo Loquenzi - Fonte: L’Occidentale, 14 novembre 2007

La questione degli Ogm (organismi geneticamente modificati) in Italia sta in questo modo. Dal '97 è di fatto impedita ogni tipo di ricerca in campo aperto, grazie a una accurata e capillare campagna di demonizzazione fatta propria da ministri di destra e sinistra.
Per intenderci, mentre nel resto d'Europa le coltivazioni Ogm hanno già impieghi commerciali anche per l'alimentazione, in Italia non è possibile neppure la sperimentazione. Questo causa un incredibile impoverimento della nostra ricerca nel settore delle biotecnologie, una continua fuga di cervelli e perdite vertiginose per gli agricoltori italiani rispetto ai concorrenti oltre frontiera.
Ma il bello deve ancora venire. Nel 2004 l'istituto ricerca Iran, emanazione del ministero per l'Agricoltura, finanziò con 6, 2 milioni euro una gigantesca ricerca sugli Ogm. Dopo anni di divieti si poteva finalmente condurre una seria ricerca sul campo. Poteva essere un'occasione preziosa per mettersi al passo con il resto della comunità scientifica. Invece quella ricerca passò quasi inosservata. Nonostante l'immenso ammontare di soldi pubblici infatti, l'apporto in termini di sperimentazione era così scarso che il volume è presto finito nel dimenticatoio: inutile fors'anche a dimostrare la tesi precostituita e cioè che gli Ogm sono inutili e pericolosi. Il sospetto fin dall'inizio era che dati importanti fossero stati omessi ad arte.
Oggi si scopre il motivo di quell'incredibile flop e il sospetto si trasforma il realtà. I dati sperimentali c'erano eccome ma dimostravamo l'esatto opposto rispetto agli interessi per cui la ricerca era stata finanziata. In una conferenza stampa a Roma, la SagRi, (Salute, Agricoltura e Ricerca) ha infatti presentato i risultati di quegli esperimenti fantasma. Erano stati condotti, su espressa richiesta dell'Iran, da Tommaso Maggiore dell'Università di Milano, che li ha scrupolosamente portati a termine salvo poi non vederli pubblicati. Maggiore ha dovuto in questi anni tenerli nel cassetto perché il contratto firmato con il committente vietava espressamente di diffondere i dati della ricerca al pubblico. Il coordinamento SagRi che ne è venuto in possesso ha invece deciso di darne la massima diffusione.
In sostanza gli esperimenti di Maggiore, mettevano a confronto coltivazioni di mais convenzionale in parallelo con un mais a cui era stato aggiunto un gene del Bacillus thurigensis che lo rende resistente all'attacco di parassita chiamato piralide (una tipo di mais coltivato estensivamente in tutta Europa). I risultati sono stati sensazionali. In termini di resa la varietà convenzionale diede 110 quintali per ettaro, mentre quello modificato 150, circa il 40 per cento in più. Ma, ciò che è più importante, si osservò il crollo nella presenza di fuminosina (una tossina prodotta dalla piralide): la varietà transgenica ne conteneva 48ppb (parti per bilione), quella convenzionale 6. 100 ppb. In questo studio insomma di vedeva che il mais modificato abatteva di più di 100 volte il contenuto di una sostanza cancerogena e teratogena come la fuminosina.
Va ricordato a questo proposito che dal 1 ottobre di quest'anno, la comunità europea ha introdotto limiti molto severi alla fuminosina nel mais, che rendono il 50 per cento del mais prodotto in italia (e i suoi derivati) fuorilegge e destinati alla distruzione. E' stato fatto un conto secondo cui, dal 2006 a oggi, grazie alla minor resa per ettaro e alla contaminazione con fuminosina, gli agricoltori italiani hanno perso 1 miliardo di euro.
Proprio in questi giorno Mario Capanna e la su a reincarnazione anti Ogm, festeggia la fantasmagorica cifra di 3 milioni di firme contro gli Ogm. Ora si vede che quelle firme (poche o tante, vere o finte) sono state raccolte grazie alla cattiva informazione dei cittadini, a cui vengono sottratti dati di conoscenza essenziali, contro il loro benessere e contro la loro salute.

Fonte: L’Occidentale, 14 novembre 2007

5 - LE TOGHE ROSSE CI FANNO IMPORTARE PIÙ CRIMINALITÀ

Autore: Massimo Introvigne - Fonte: Giornale della Libertà anno I, numero 24, 16 novembre 2007

La sociologia dell’emigrazione ha fissato da decenni tre principi fondamentali. Primo: l’emigrazione per povertà va dove pensa di trovare migliori possibilità di lavoro. Secondo: l’emigrazione per povertà è sempre seguita da un’emigrazione criminale, perché la criminalità organizzata sa che potrà reclutare “soldati” fra gli emigrati poveri che “non ce la faranno”. Terzo: quando può scegliere, l’emigrazione criminale va dove pensa di correre meno rischi grazie a leggi e giudici più permissivi o meno efficienti. Questo modello è stato elaborato e testato anzitutto con riferimento all’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti. Fin dall’Ottocento la mafia scoprì, con entusiasmo, che molti giudici in America non erano nominati ma eletti, e cercò d’impiantarsi nelle città dove pensava di poterne manipolare le elezioni. Qualche volta andò male – come a New Orleans, dove il giudice fatto eleggere dalla mafia fu addirittura linciato –, altre volte benissimo. I risultati di quelle scelte della mafia di oltre cento anni fa condizionano la geografia criminale degli Stati Uniti ancora oggi.

Le scene di abietta miseria che i telegiornali ci mostrano per spiegarci dove vivono i rom che hanno commesso gravi reati in Italia suscitano la domanda: perché tanti rom della Romania scelgono di venire a vivere in questo modo degradato da noi, mentre potrebbero o restare a casa loro (dove vivono male, ma – posso dirlo per testimonianza personale, fondata su numerosi viaggi in Romania – non peggio che nelle luride baraccopoli in Italia) oppure andare in Spagna, dove la numerosa comunità rom vive meglio?

In proporzione al numero di rom con passaporto romeno presenti in ciascun Paese, la percentuale di rom accusati di reati in Italia è decisamente superiore rispetto alla Spagna e addirittura doppia se paragonata alla Romania.

La conclusione è ovvia: mentre chi cerca un lavoro onesto segue le normali regole che governano il mercato dell’immigrazione, chi intende delinquere sceglie di preferenza l’Italia. Lo fa per tre ragioni. Perché – pur sottoposto ai vincoli dell’Unione Europea – Prodi non si è avvalso di tutte le possibili restrizioni all’immigrazione romena (e bulgara) cui invece ha fatto ricorso il suo amico Zapatero. Perché – come ha ricordato il presidente romeno Basescu a Veltroni – chi vuole delinquere lo fa più facilmente nelle grandi città, e in Romania è vietato installare campi nomadi nei pressi di Bucarest mentre in Italia li si lascia costruire a Roma. Ma soprattutto perché si è diffusa fra i rom l’idea che in Italia, benché la polizia sia efficiente, i giudici condannino a pene molto miti e applichino poi tutti i benefici possibili perché queste non siano scontate o lo siano in minima parte.

Non è un’idea infondata, se si pensa all’atteggiamento permissivo sulle espulsioni di molti giudici – bacchettati dalla Cassazione sul punto in una sentenza del 2 novembre –, che si è tradotto in un autentico sabotaggio della legge Bossi-Fini. Non a caso la sinistra radicale ha imposto a Prodi di lasciare le competenza sulle espulsioni ai giudici ordinari, anziché trasferirla ai giudici di pace, non solo meno oberati di lavoro ma spesso anche meno ideologizzati. In epoca comunista qualche giudice romeno si rifiutava di punire i furti dei rom considerandoli manifestazione, sia pure primitiva, di una protesta di classe. Solzenycin ricordava del resto come nei GULag chi aveva rubato fosse trattato meglio dei dissidenti, in quanto Stalin insegnava che i ladri sono “socialmente vicini”  ai comunisti: entrambi, sia pure con mezzi diversi, lottano contro la proprietà privata. Certo senza arrivare a questi eccessi, qualche “toga rossa” che l’ideologia rende buonista nei confronti dei rom che delinquono c’è anche da noi. Ed è perché pensano che il nostro è il paese dove le pene non s’infliggono e non si scontano che tanti aspiranti delinquenti vengono in Italia.

Fonte: Giornale della Libertà anno I, numero 24, 16 novembre 2007

6 - LA LEGGENDA DI BEOWULF: UN PESSIMO FILM!

Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 20 Novembre 2007

Come fare un pessimo film nonostante che la storia da raccontare abbia tutti i numeri per appassionare.
Una delle saghe nordiche più antiche e più affascinanti, ispiratrice, tra l’altro, della interpretazione cristologica fatta da J.R.R. Tolkien che da allora si impone come un passaggio obbligato per chi voglia accostarsi alla storia.
Danimarca, metà del VI secolo d.C. Il leggendario eroe Beowulf libera il regno del re da una mostruosa deforme creatura…
Purtroppo la storia è completamente stravolta, soprattutto il secondo tempo. Non si capisce più chi sta dalla parte del bene e chi del male. Il mostro fa quasi pena, mentre l'eroe ha molti lati oscuri. Nulla di tutto questo nella storia originale dove il mostro era un mostro e l'eroe un eroe.
L'elemento cristiano viene quasi deriso, quando invece nella storia originale faceva da sottofondo implicito alla storia rendendola molto affascinante. Qui invece si invoca Odino e ci si beffa della croce.
Insomma un'opera di bassissimo livello commerciale che non è migliore nemmeno per il totale rifacimento degli attori al computer. Tutto digitale e virtuale, ma pessima risulta l'andatura meccanica dei personaggi.
Inoltre l'elemento sessuale è indebitamente inserito. Il drago si trasforma in una donna nuda e l'eroe principale sfoggia un improbabile nudo integrale.
Assolutamente da sconsigliare.

Fonte: Redazione di BastaBugie, 20 Novembre 2007

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