BastaBugie n�710 del 31 marzo 2021

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1 DANNI NEUROLOGICI IRREVERSIBILI CON LA DIDATTICA A DISTANZA
Con i lockdown e la didattica a distanza abbiamo forzato i ragazzi alla dipendenza on-line: tutti i ragazzi che vengono testati manifestano perdita di memoria e di attenzione e hanno anche psicopatologie sociali
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 ENZO BIANCHI E' COSTRETTO A LASCIARE BOSE E VA IN ESILIO FORZATO A TORINO
L'ex priore di Bose lascia definitivamente la sua comunità dopo due anni di polemiche, colpi di scena e il rifiuto di eseguire quanto precedentemente concordato
Autore: Niccolò Magnani - Fonte: Il Sussidiario
3 UN FILM SULLE FERITE DELLA GUERRA VERA
Era mio figlio narra la storia vera di un semplice aviere e del suo eroico sacrificio durante la guerra del Vietnam (VIDEO: Trailer del film)
Autore: Francesca Romana Poleggi - Fonte: Notizie ProVita & Famiglia
4 LE SEI SUORE CHE DURANTE UNA VERA PANDEMIA ACCETTARONO LA MORTE PER STARE VICINE AI MALATI
Sei missionarie italiane nell'ex Zaire non abbandonarono i malati e permisero di individuare il virus di Ebola del 1995 (tasso di morte: 81%)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LAURA BOLDRINI: LO SCANDALO DELLA FINTA PALADINA DELLE DONNE
Cosa non si inventerebbe il quotidiano Repubblica pur di sminuire lo scandalo della colf e dell'assistente parlamentare bistrattate dall'ex presidente della camera (VIDEO: Il potere dei più buoni)
Autore: Luigi Amicone - Fonte: Tempi
6 ALL'ISLAM PIACE L'EUROPA E... VUOLE CONQUISTARLA A TUTTI I COSTI
Dal canto suo l'Europa, invece di reagire, censura Dante perché razzista, islamofobo e poco inclusivo (infatti mise Maometto all'inferno)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
7 I MIGLIORI LIBRI SUL CORONAVIRUS
Guarire il covid a casa, L'ultima religione (dall'eugenetica alla pandemia), Eresia (riflessioni controcorrente sul covid), Sulla liceità morale della vaccinazione
Fonte: Redazione di BastaBugie
8 OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO B
Veglia Pasquale e Messa del giorno
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1 - DANNI NEUROLOGICI IRREVERSIBILI CON LA DIDATTICA A DISTANZA
Con i lockdown e la didattica a distanza abbiamo forzato i ragazzi alla dipendenza on-line: tutti i ragazzi che vengono testati manifestano perdita di memoria e di attenzione e hanno anche psicopatologie sociali
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-03-2021

Ormai l'unico problema dell'universo si chiama Sars-Cov-2 e per estirparlo non si bada più a nulla. Poco importa se i decessi per altre malattie sono aumentati, se l'economia è distrutta, se la povertà aumenta, se le manifestazioni, anche estreme, di problemi psichici originati o peggiorati dal lockdown sono sotto gli occhi di tutti. Le normative in atto hanno la stessa "saggezza e lungimiranza" di una persona che, per uccidere una zanzara, inizia a sparare all'impazzata, noncurante di colpire cose, animali e persone. L'importante è uccidere la zanzara. I costi delle continue chiusure sono devastanti; a pagarne un prezzo altissimo sono soprattutto i ragazzi e gli adolescenti. Ne abbiamo parlato con la professoressa Rosanna Chifari Negri, neurologa, autrice di oltre 70 pubblicazioni scientifiche e invited speaker in congressi internazionali, soprattutto sul problema dell'epilessia.
Dottoressa Chifari Negri, ci può spiegare il suo studio?
Ho fatto una review della letteratura internazionale sui danni neurologici del lockdown, soprattutto sugli adolescenti e i ragazzi. Si tratta di 768 lavori scientifici che confermano il rapporto tra lockdown e salute mentale dei giovani. I danni rilevati riguardano non solo il tono dell'umore, quindi depressione, ansia, disturbi del comportamento, etc., ma anche un aumento delle dipendenze del 30-40%. Nella conferenza stampa tenuta il 24 febbraio nella Sala del Senato Caduti di Nassiriya, i dati dei vari colleghi che sono intervenuti collimano con quelli della letteratura internazionale.
Quali dipendenze sono particolarmente aumentate?
Nella fascia che riguarda adolescenti e bambini, soprattutto le dipendenze che riguardano lo schermo. La DAD non ha giovato. Paolo Crepet, nel suo intervento alla conferenza stampa accennata, ha chiesto con insistenza di riaprire le scuole, perché i costi psico-sociali – anche dal mio punto di vista – sono enormi; si va incontro, infatti, anche a delle alterazioni anatomiche irreversibili.
In che senso?
Altri colleghi, in diverse parti del mondo, hanno pubblicato più di un lavoro, nei quali si mostra che l'on-line brain, cioè il cervello che rimane on-line per molto tempo, ha dei danni organici. Solitamente si tende a pensare che sia l'assunzione di sostanze a determinare danni anatomici; il che è un dato ormai chiaramente acquisito, anche se spesso non ci si rende conto dell'entità del problema (mi riferisco alla legittimazione della marijuana, che è stata suicidaria). Ma l'esposizione allo schermo non è meno pericolosa. E con i lockdown abbiamo forzato i ragazzi alla dipendenza on-line: con la DAD che li mantiene attaccati allo schermo per diverse ore; poi i social, per mantenere i contatti con gli amici, visto che non si possono vedere; e poi Netflix.
Può specificare quali sono queste alterazioni anatomiche e cosa comportano?
L'on-line brain "colpisce" il lobo frontale, sede della decisione, della strategia, che diventa atrofico e perde neuroni in modo irreversibile. L'assottigliamento della corteccia vuol dire perdita neuronale e quest'ultima significa una perdita funzionale. Non si riesce a fissare il ricordo, c'è una caduta dell'apprendimento. Tutti i ragazzi che vengono testati manifestano perdita di memoria e di attenzione (il discorso vale anche per gli adulti) e hanno anche psicopatologie sociali. Ancora, decremento del vocabolario che si è spaventosamente ridotto a 200-300 parole, quelle che usano per la messaggistica.
In riferimento ai problemi provocati dal lockdown lei ha parlato di una "sindrome di discontinuità". Di cosa si tratta?
È un neologismo per descrivere questa situazione emergenziale che viviamo ormai da un anno. Chiaramente non ha ancora una classificazione da manuale DSM. Riguarda quei problemi che abbiamo descritto, provocati dall'interruzione della routine, dall'isolamento, dall'interruzione dell'attività lavorativa o scolastica, cioè appunto da un'improvvisa discontinuità con la vita normale. Il prof. Crepet, con grande buon senso, faceva un appello per l'apertura delle scuole, perché la DAD non ricostruisce quell'ambiente sociale fondamentale alla strutturazione di una personalità sana.
Quali sono i danni dello smart-working sugli adulti?
In aprile farò un intervento proprio su questo tema per lo studio Mascheroni, uno studio di avvocati che interagisce con le aziende. Sarà un po' scomodo, però parlerò dei danni dello smart-working e cercherò di far capire che in realtà, evitando questa modalità di lavoro, a lungo termine si avranno dei vantaggi anche per le aziende. Le persone che lavorano in smart-working più facilmente vanno in burn-out - una situazione sindromica che si accompagna a un insieme di sintomi (disinteresse, esaurimento, mancanza di entusiasmo, fino alla depressione) -, e quindi rendono molto meno. Limitare e dosare lo smart-working potrebbe essere un atteggiamento lungimirante.
Anche altre dipendenze hanno conosciuto un incremento?
Sì. La droga, per esempio. Ci si potrebbe domandare: ma come mai, se non possono uscire, riescono a incontrare lo spacciatore? Penso che fare questa domanda alla polizia postale possa essere di notevole interesse e si scoprirebbero strategie ai confini con la realtà. Si è verificato un incremento del consumo di marijuana e di altre sostanze del 27%; ricordo che l'assunzione di queste sostanze può portare fino alla schizofrenia, per l'alterazione della formazione dei circuiti del cervello. È aumentato anche l'alcolismo.
Si tende anche a mangiare di più?
Sì, e questo ha una ragione ben precisa. Durante un isolamento forzato si verifica un aumento della frequenza di stimolazioni dei centri della fame a livello ipotalamico, da cui conseguono disordini alimentari, una sorta di iperfagia bulimica, che poi ha una ricaduta, ovviamente, sulla salute. I colleghi diabetologi le diranno che è aumentato il diabete alimentare, a sua volta fattore di fragilità per chi contrae il Covid.
Un cane che si morde la coda. Oltre al lockdown, c'è anche la questione della continua incertezza: ogni settimana cambia tutto. Non si può uscire dalla regione o dal comune, si va a scuola o si sta a casa, un certo esercizio commerciale può restare aperto o chiudere. Che impatto ha questa gestione sulla psiche?
Sicuramente una sindrome d'ansia. L'incertezza determina ansia, la quale può avere un epilogo depressivo. Ricordo che quando si produce troppo cortisolo, in situazioni ripetutamente ansiose, si rischiano anche la perdita della memoria e il fenomeno del cosiddetto freezing. Altrettanto grave è l'attitudine alla rinuncia della propria libertà. Stiamo passando un messaggio tremendo: una gestione centrale irrazionale e, mi perdoni, acefala può fare quello che vuole senza che ci siano reazioni. Una tecnica che ricorda la rana bollita di Chomsky.
Cosa ci può dire riguardo ai suicidi o tentati suicidi, soprattutto negli adolescenti?
C'è stato un incremento sia nella realizzazione che nell'ideazione del suicidio. Il dato è preoccupante, dato assolutamente oggettivo e quantificabile, e ci viene riferito da test compiuti sui ragazzi stessi da parte dell'ospedale Gaslini di Genova, come attestato dal professor Lino Nobili. E questo aumento lo troviamo non solo nei ragazzi, ma anche negli adulti, per altre ragioni, tra cui la perdita del lavoro o la prospettiva di perderlo. I casi di cronaca e gli istituti psichiatrici lo attestano.
Un appello?
Non si può continuare in questo modo; ai fini della salute mentale, ci troviamo in un contesto del tutto malsano. La lotta al virus non va fatta con i lockdown. Nell'incontro di febbraio ho portato il modello svedese, che non ha attuato il lockdown e non ha avuto dati peggiori dei nostri. E parlo di dati scientifici reali. Con la paura si finisce per lobotomizzare il popolo e per renderlo acriticamente suddito.

Nota di BastaBugie:
nell'articolo sottostante si trova un approfondimento sulla didattica a distanza dal punto di vista psicologico.

TUTTI I DANNI DELLA DIDATTICA A DISTANZA
Durante il lockdown, a causa della DAD molti giovani e bambini hanno sviluppato problemi comportamentali, depressioni, stress, privazione di sonno, ansia da separazione e una ridotta interazione con i genitori
di Roberto Marchesini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6387

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-03-2021

2 - ENZO BIANCHI E' COSTRETTO A LASCIARE BOSE E VA IN ESILIO FORZATO A TORINO
L'ex priore di Bose lascia definitivamente la sua comunità dopo due anni di polemiche, colpi di scena e il rifiuto di eseguire quanto precedentemente concordato
Autore: Niccolò Magnani - Fonte: Il Sussidiario, 28-03-2021

Alla fine il fondatore lascia la sua "creatura": Enzo Bianchi ha deciso di lasciare definitivamente la Comunità di Bose e si trasferirà in un alloggio a Torino assieme a due fratelli monaci che hanno chiesto di vivere "extra domum" per poterlo assistere. 78 anni lo scorso 3 marzo, molto provato fisicamente da una salute precaria e dagli ultimi mesi di fortissime polemiche anche sulle cronache nazionali per il Decreto inappellabile del 13 maggio 2020 siglato da Papa Francesco che invitava l'allontanamento del fondatore di Bose dalla "sua" Comunità.
Come scrive Repubblica annunciando la decisione del "monaco laico" Enzo Bianchi avrebbe accettato di allontanarsi dopo le polemiche sorte all'interno del "nuovo" gruppo dirigente in Bose perché vi sarebbe stato un canale continuo di comunicazione con il Papa «Tant'è che Bianchi ha frenato tanti amici dall'intraprendere iniziative pubbliche d'impatto a suo favore». L'esilio accordato anche da Bianchi ora potrebbe dare quella serenità all'ambiente mancato per molti mesi dopo lo scontro con il delegato del Vaticano Padre Amedeo Cencini e l'allontanamento-cacciata di alcuni confratelli (gli ultimi tre negli scorsi giorni, Lino Breda, Antonella Casiraghi e Goffredo Boselli).
All'origine del caos in Bose vi sarebbero però non degli scandali economici o sessuali, ma delle "mere" beghe interne e gelosie tra i monaci più giovani e il gruppo storico fedele a padre Enzo Bianchi. Secondo La Stampa, il vero punto di svolta e di scontro è giunto negli scorsi giorni in merito allo Statuto della Comunità di Bose, contestato mentre vi era il braccio di ferro continuo tra Cencini e Bianchi sul mancato trasferimento del fondatore a Cellole in Toscana: «Il testo era stato approvato a Bose nel novembre del 2016, quando fratel Enzo decise di passare il testimone al nuovo priore Luciano Manicardi. Trentadue articoli e una norma transitoria, quella nella versione circolata, che attribuisce a Bianchi il ruolo di "priore emerito" con poteri di rappresentanza», scrive ancora Rep, ma è proprio il 17 marzo scorso che dalla Comunità arriva un netto "no" a quello Statuto, accusando di esserci delle versioni "contraffatte" che non aiutano a districare l'intera matassa. Dalle ricostruzioni fatte dal quotidiano in mano al gruppo GEDI, la norma transitoria sarebbe stata messa all'insaputa del fondatore da alcuni monaci di Bose per provare a "sanare" i dissidi interni, creando però di fatto un problema ancora più grande in quanto causando un autentico "falso in atto pubblico". Nessuno però ha confermato né smentito questa ricostruzione e oggi, nel giorno della Domenica delle Palme, l'unico annuncio fatto è l'allontanamento a Torino di Enzo Bianchi. Probabilmente dopo Pasqua qualcosa in più si saprà nell'intricato e caotico "mistero-Bose".

DOSSIER "ENZO BIANCHI"
L'eretico priore di Bose

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Fonte: Il Sussidiario, 28-03-2021

3 - UN FILM SULLE FERITE DELLA GUERRA VERA
Era mio figlio narra la storia vera di un semplice aviere e del suo eroico sacrificio durante la guerra del Vietnam (VIDEO: Trailer del film)
Autore: Francesca Romana Poleggi - Fonte: Notizie ProVita & Famiglia, n.97 - 2021

"Era mio figlio" (The Last Full Measure) narra una storia vera: l'inchiesta dell'avvocato del Pentagono Scott Huffman svolta per assegnare la prestigiosissima Medal of Honor postuma a un semplice aviere, paracadutista-soccorritore dell'Air Force, William Hart Pitsenbarger, a seguito del suo eroico sacrificio durante la guerra del Vietnam.
Il giovane, prima di essere ucciso in una delle battaglie più tragiche del conflitto, salvò la vita a una sessantina di soldati. A distanza di 30 anni, i reduci e i genitori di "Pits" chiedono giustizia e non sanno spiegarsi per quale motivo la medaglia gli fosse stata negata a suo tempo.
Non è il solito, retorico, film di guerra. Dietro la vicenda bellica e la questione burocratica, si stagliano netti valori oggi troppo dimenticati, come la famiglia e la paternità (bellissimo il confronto tra il padre di Pits e Huffman, che ha due figli piccoli, il quale a sua volta ha fatto l'esperienza di figlio abbandonato in tenera età dal padre); notevole il conflitto tra il senso del dovere, il senso dell'onore, e l'ambizione per il successo, la carriera e l'interesse personale: un senso del dovere pieno, autentico reale e appassionato che si confronta con l'esecuzione del proprio lavoro unicamente per se stessi e per soddisfare i superiori.
Tocca il cuore dello spettatore la ferita profonda e dolorosa che incide l'animo di chi sperimenta la guerra vera. Ma soprattutto - ripetiamo - senza retorica scontata, c'è l'esaltazione dell'umanità, l'umanità di chi comprende, sa perdonare, riconosce negli altri dei fratelli, dei figli, dei genitori anche se estranei al nostro nucleo familiare; l'umanità di chi sbaglia, di chi lotta, di chi soffre e di chi semplicemente, con il cuore aperto, dà la vita per i suoi amici.
Un film da vedere e da far vedere anche a ragazzi molto giovani.

Nota di BastaBugie: il film narra una storia simile a quella del colossal di Mel Gibson "La Battaglia di Hacksaw Ridge" che resta un capolavoro insuperato (il protagonista era un obiettore di coscienza, ma ovviamente il film di Mel Gibson non è guerrafondaio, ma nemmeno pacifista).
Nel seguente video (durata: 2 minuti) si può vedere il trailer di "Era mio figlio".


https://www.youtube.com/watch?v=K9ZzbX9NkHY

Fonte: Notizie ProVita & Famiglia, n.97 - 2021

4 - LE SEI SUORE CHE DURANTE UNA VERA PANDEMIA ACCETTARONO LA MORTE PER STARE VICINE AI MALATI
Sei missionarie italiane nell'ex Zaire non abbandonarono i malati e permisero di individuare il virus di Ebola del 1995 (tasso di morte: 81%)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-03-2021

Quando nel 1995 scoppiò l'epidemia di Ebola, nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) si trovavano missionarie 60 Suore delle Poverelle, istituto fondato a Bergamo nel XIX secolo dal beato Luigi Palazzolo. Nel giro di 33 giorni sei di quelle suore, tutte infermiere professionali, persero la vita nella battaglia contro il virus. La loro vicenda finì sulla stampa internazionale. Quel sacrificio - consapevole, come fu riconosciuto anche nelle motivazioni della Medaglia d'oro al valore civile - non fu vano. La loro opera, vero esempio di vicinanza cristiana ai malati, contribuì pure all'individuazione del virus.
La Chiesa, in due diverse date tra febbraio e marzo, ha riconosciuto le virtù eroiche di quelle sei religiose, tutte d'origine lombarda: suor Floralba Rondi (†25 aprile 1995), che nel '52 fece parte del primo gruppo di Suore delle Poverelle a iniziare la missione nell'allora Congo Belga, e fu la prima delle sei a morire (a 70 anni), giorni dopo aver partecipato a un intervento chirurgico su un paziente con malattia ignota; suor Clarangela Ghilardi (†6 maggio '95), 64 anni; suor Danielangela Sorti (†11 maggio '95), 47 anni; suor Dinarosa Belleri (†14 maggio '95), 58 anni; suor Annelvira Ossoli (†23 maggio '95) [nella foto], 58 anni; suor Vitarosa Zorza (†28 maggio '95), 51 anni. Le singole storie della loro vocazione sono una più bella dell'altra e testimoniano una fiducia nella Provvidenza che oggi, tantopiù in tempo di Covid, bisogna recuperare.
Per conoscere meglio la vicenda delle nuove venerabili, la Bussola ne ha intervistato la consorella (di stanza a Bergamo) e postulatrice generale, suor Linadele Canclini.
Suor Linadele, lei ha conosciuto personalmente tutte e sei le consorelle dichiarate venerabili?
Sì, le ho conosciute tutte di persona. Le ho viste operare anche nell'ex Zaire, quando sono andata nel 1992. Perciò ho potuto vedere la loro opera in un contesto di missione.
Leggendo le biografie di queste suore-infermiere risalta la loro preparazione: tutte avevano una specializzazione in malattie tropicali. Insomma, non era una carità improvvisata.
Allora erano tante le suore che andavano in missione. Prima di partire per l'Africa o al primo-secondo rientro in Europa, era prassi comune andare in Belgio, ad Anversa, per specializzarsi in malattie tropicali. Due di loro, suor Clarangela e suor Annelvira, erano anche ostetriche. E le do un dato che oggi farebbe scandalizzare qualcuno, ma che è gradito al buon Dio. A Kingasani, sede di un nostro grande punto maternità, nascevano ogni giorno dalle 30 alle 40 creature. Lì operava suor Annelvira, che fu soprannominata «donna della vita».
In queste sei suore è evidente la vita attiva al servizio del prossimo. Allo stesso tempo dalle loro biografie, pur diverse, emerge una forte dimensione contemplativa e un grande amore per Dio. Era il segreto della loro carità?
Direi proprio di sì. Noi come Suore delle Poverelle abbiamo normalmente tre ore di preghiera al giorno. Queste missionarie pregavano anche di più. Il loro orario di preghiera iniziava alle 5 del mattino. Più di una di loro, alla sera, dopo una giornata di intenso lavoro, si fermava in chiesa davanti al Tabernacolo. Capitava per esempio che suor Floralba, in ginocchio di fronte al Santissimo, venisse invitata dalle consorelle a riposarsi: «E dove volete che prenda la forza se non da qui?», rispondeva.
Poi, suor Danielangela aveva chiesto il benestare per pregare tutte le notti dalle 3.30 alle 4.30. Si alzava quindi un'ora prima delle altre missionarie. La chiamavano "la trappistina", perché fin dall'inizio della sua vocazione ebbe la tendenza alla vita contemplativa. Il Signore l'ha voluta contemplativa e in missione, fino a dare completamente la vita.
Può ricostruire i momenti essenziali dell'epidemia del 1995?
Intanto bisogna fare un passo indietro rispetto alla primavera di quell'anno. Io ho incontrato un medico congolese che lavorava a Mosango e che mi ha detto che da mesi, almeno da gennaio, arrivavano in ospedale dei malati che vomitavano, perdevano sangue e non si riusciva a capire cosa fosse. C'erano morti quasi improvvise e con sintomi simili a quelli dell'Ebola. Quindi, il virus era preesistente all'evento scatenante di aprile.
Ma non lo si capì subito, giusto?
No, perché si parlava di tifo, malaria cerebrale... Quando il medico di Mosango iniettò il formolo a suor Floralba vide subito che il sangue rifluiva nella siringa. Disse: "Per me questo è Ebola". Ma non fu creduto. Dopo la morte di suor Floralba e il contagio della seconda suora, Clarangela, fu chiamato il virologo più famoso del Congo, il dottor Jean-Jacques Muyembe, che fece prelevare un campione di sangue di suor Clarangela e di altri. Poi suor Vitarosa si premurò di mandare quei campioni, ben sigillati, ad Anversa: ma qui il laboratorio era chiuso e perciò furono mandati ad Atlanta.
Anche le suore sospettavano fosse Ebola?
Guardi, la superiora provinciale d'Africa, suor Annelvira, l'aveva perlomeno fiutato. Appena arrivata a Kikwit, disse: "Io ricordo, per i miei studi, che a Yambuku, dove ci fu il primo caso di Ebola dello Zaire (1976), morirono delle suore. Ho l'impressione che sia un virus simile". E appunto suor Vitarosa assecondò il lavoro del dottor Muyembe spedendo i campioni. Un paio di giorni dopo la morte di suor Clarangela arrivò il verdetto da Atlanta: Ebola.
Quella fu un'epidemia con una letalità dichiarata tra le più alte di sempre, l'81%, per 254 morti su 315 contagi registrati.
Sì, però rispetto ad altre epidemie di Ebola - penso soprattutto a quella del 2013-2016 in Africa occidentale con 11.310 morti - le vittime furono limitate grazie all'intervento, sollecitato dalla Chiesa locale, del professor Muyembe e grazie, appunto, alla collaborazione delle Suore delle Poverelle. Inoltre, verso metà maggio arrivarono due medici da Atlanta, che furono non solo magistrali ma eroici.
Quante di voi erano già morte al loro arrivo?
Erano morte le prime quattro suore. Però ne hanno salvate altre. Dall'Italia erano partite altre due suore: una era la superiora in congedo della comunità nell'ospedale di Kikwit, e una nativa del Congo, infermiera. Quando arrivarono a Kikwit, c'erano il vescovo e uno dei medici di Atlanta, che dissero loro: "Voi non entrate più a curare le vostre sorelle". E loro rimasero di sasso perché erano andate lì per quello, ma poi si sentirono dare questa motivazione: "Perché vi volete troppo bene e continuereste la catena di morti". Senza quell'altolà noi saremmo morte, chissà, in 10-20. E c'è un'altra cosa che bisogna ricordare.
Ci dica...
Il nostro Fondatore aveva previsto nelle prime costituzioni sei voti: oltre ai tre tradizionali, c'erano i voti di dedicarsi alla gioventù, la speciale fedeltà alla Chiesa e, infine, il voto di adoperarsi per i malati "anche in tempo di malattie contagiose". Ai tempi della professione delle sei suore venerabili, questi altri tre voti non si facevano più, ma loro ne hanno vissuto in pieno lo spirito.
Oggi, in relazione al Covid, se pensiamo al personale sanitario e anche a religiosi e sacerdoti (a volte forzati a stare lontani dai malati altre no) ci sono sia storie eroiche sia di paura. Queste sei suore-infermiere stavano vicine agli ammalati sapendo benissimo quanto rischiavano. Sta in questa vicinanza, fisica e morale, l'approccio cattolico di fronte alla sofferenza dell'altro?
Sì, e vorrei aggiungere un punto. È vero che anche oggi ci sono persone eroiche nell'assistere i malati. Ma va detto che queste sei suore hanno vissuto questa eroicità sempre, in ogni situazione, non facile, nello Zaire. Qualcuna si è trovata anche il fucile piantato davanti, nei tempi delle sommosse e dei disordini politici. Le consorelle, come abbiamo dimostrato con la causa sull'eroicità delle virtù, si sono sempre fatte carico della povertà, delle malattie e sofferenze dei fratelli congolesi. Un gesuita congolese, uno dei periti dell'inchiesta che ha approfondito la storia dei contesti dove le suore hanno vissuto, ha concluso la sua relazione dicendo che le Suore delle Poverelle, per lo spirito del Palazzolo da loro incarnato quotidianamente, di fronte all'epidemia "non potevano che dare la vita".
Al di là del momento in cui fu scoperto che si trattava di Ebola, c'erano quindi una consapevolezza e un carisma - dare la vita per il prossimo - che venivano da lontano. Qualche altro episodio particolare?
Sarebbero tanti... Consideri che la missione a Kikwit è un grande recinto con un portone per l'ingresso dei malati: in quel periodo i parenti li appoggiavano lì e poi scappavano. Ebbene, molti testimoni hanno spiegato che suor Floralba andava a raccogliere gli infermi e il personale le diceva: "Ma no, suora, guardi che sta vomitando, sta perdendo sangue". E lei rispondeva: "Ma non posso lasciarlo, è un malato!". Suor Clarangela assistette una mamma partoriente malata di Ebola: allora non si sapeva, ma per lei era normale aiutare qualsiasi persona e sempre lei accompagnò suor Floralba già ammalata a Mosango. Sia suor Danielangela - che la vegliò nella notte del 24 aprile, vigilia della morte - che suor Annelvira affrontarono viaggi faticosi per assistere suor Floralba. La provinciale dovette fare 500 chilometri in jeep e continuò a curare tutti finché poté. Quando ci fu il funerale di suor Floralba, arrivarono dall'Italia due sue sorelle. Una di loro chiese a suor Dinarosa (che in quei giorni proseguiva il suo lavoro in ospedale) come facesse a non aver paura in mezzo ai malati: "La mia missione è quella di servire i poveri! Che cosa ha fatto il mio Fondatore?".
Un tratto ricorrente nelle loro biografie è quello di essere testimoni della gioia.
Mi limito a citare l'esempio dell'ultima a morire, suor Vitarosa. Era sempre circondata da una marea di bambini, che lei amava particolarmente. A inizio maggio ‘95, volendo aiutare le consorelle malate, partì da Kinshasa verso Kikwit con il permesso della superiora. Tra il personale ci fu chi si mise in ginocchio per dirle di non partire. Ma lei rispose che c'era bisogno del suo aiuto e se ne andò, con il sorriso, intonando un canto nella lingua locale, il lingala, che fa: "Se nella Chiesa Gesù Cristo ti chiama, accetta di servirlo con tutto il tuo cuore".

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-03-2021

5 - LAURA BOLDRINI: LO SCANDALO DELLA FINTA PALADINA DELLE DONNE
Cosa non si inventerebbe il quotidiano Repubblica pur di sminuire lo scandalo della colf e dell'assistente parlamentare bistrattate dall'ex presidente della camera (VIDEO: Il potere dei più buoni)
Autore: Luigi Amicone - Fonte: Tempi, 27 marzo 2021

Dunque ricapitoliamo. Laura Boldrini, la paladina delle donne e dei migranti, che tra l'altro viene dall'Onu, è giustamente una comunista giusta, ha uno stipendio da deputato e un cumulo di stipendi da ex presidente della Camera, non paga 3 mila euro di Tfr alla collaboratrice domestica.
Dopo di che, per ottenere la sua modesta liquidazione, la moldava, che non deve passarsela proprio come una dea delle Ong e ha fiducia nella sua padroncina paladina dei migranti, delle donne e delle povere donne, per ottenere il giusto - appunto, la modesta cifra di 3 mila euro, anzi «meno», si affossa la padroncina, «il calcolo era complicatissimo» - comincia una estenuante questua che finirà davanti ai patronati.

LA PALADINA DELLE DONNE E DEI MIGRANTI
Non bastando la moldava, la paladina delle donne e dei migranti utilizza la collaboratrice parlamentare - madre con figli, che guadagna 1.300 euro al mese, che deve pagarsi spese di trasferta e che parte alle 4 di mattina da Lodi per andare ad assistere e riverire la paladina a Roma - come assistente personale. «Ero assunta come collaboratrice parlamentare» e «pagata quindi dalla politica» ma «il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere, comprarle trucchi o pantaloni».
Insomma. Una montagna di contraddizioni viventi. Non ci credete? Avete ragione. Direi piuttosto quello che il presidente Mattarella ha detto di Dante: «Un esempio di coerenza».
Ecco, Laura Boldrini è proprio un esempio di Divina Commedia. O vogliamo dirlo col titolone spezza cuore di Repubblica? Piange il telefono e «la mia assistente mi prenotava il parrucchiere perché sono una donna sola». Voi capite come tutte le donne sole si siano immediatamente rispecchiate in una paladina delle donne, dei migranti ma anche dei poveri e delle donne povere così. «Un esempio di coerenza», direbbe Dante nel Convivio.
Me lo diceva sempre la mia povera portinaia Maria, vedova. «Sono una donna sola, pulisco le scale del condominio, però ho una lavatrice moldava che mi fa risparmiare e una pentola a pressione di Lodi che mi cucina i fagioli come non li cucina neanche una negra del Botswana». Maria, ma tu sei razzista e non rispetti i diritti delle lavoratrici, le controbattevo io. «Vero», diceva lei, «ma io non sono mica la Boldrini, che è una specie di Teresa di Calcutta e sa come è dura la vita di noi portinaie e che ogni tanto ci imbriachiamo e diciamo cose razziste e senza diritto a riguardo dei black bloc matter coi pantaloni».

COI PANTALONI?
No, cara la mia Maria, «coi pantaloni» non lo dici a me, lo dici a Filippo Ceccarelli, firma di punta di Repubblica, che dopo l'intervista che ci ha spezzato il cuore, giusto ieri è di nuovo tornato in campo per l'ennesima sfida al pudore - non parliamo di intelligenza, che quella no, ne riparliamo alla prossima gita del Fundador sulla Luna - in difesa sacra e sdegnata della Beatrice dei migranti e delle donne (oltre che naturalmente Teresa di Calcutta delle donne povere e sole).
Basti questo capisaldo di Divina Commedia ceccarelliana per qualificare l'immensa coerenza repubblicona a sminuire un caso polifonico di maiuscola ipocrisia da andarsi a nascondere in Antartide e non fiatare più, per secoli e secoli, amen. Ecco il pensiero ceccarelliano che dalla Luna riflette il Sole della superiore coerenza morale repubblicona in difesa della solitudine della piccola fiammiferaia Boldrini. [...]
È quasi inimmaginabile la capacità di mentire a se stessi che hanno costoro. Lo confesso, mi è venuto spontaneo dire proprio così: mentono a se stessi con una capacità di mentire che va oltre ogni immaginazione. Sarà perché non hanno neanche uno specchio in redazione?

Nota di BastaBugie: Giorgio Gaber nella canzone "Il potere dei più buoni" mette in luce le contraddizioni dei politici di sinistra che si ritengono buoni per definizione. In questo video scorrono le immagini di Laura Bodrini che ben incarna questo modo di pensare e di agire culminato con la sua elezione a presidente della Camera dei deputati. Da notare anche la famosa copertina di Famiglia Cristiana (vedi 3'10") che la proclamava donna dell'anno... che tristezza!
Dopo il video c'è il testo della canzone.


https://www.youtube.com/watch?v=h5WS3fWCjKo

IL POTERE DEI PIÙ BUONI
La mia vita di ogni giorno / è preoccuparmi di ciò che ho intorno
sono sensibile ed umano / probabilmente sono il più buono
ho dentro il cuore un affetto vero / per i bambini del mondo intero
ogni tragedia nazionale / è il mio terreno naturale
perché dovunque c'è sofferenza / sento la voce della mia coscienza.
Penso ad un popolo multirazziale / ad uno stato molto solidale
che stanzi fondi in abbondanza / perché il mio motto è l'accoglienza
penso al disagio degli albanesi / dei marocchini, dei senegalesi
bisogna dare appartamenti / ai clandestini e anche ai parenti
e per gli zingari degli albergoni / coi frigobar e le televisioni.
È il potere dei più buoni / è il potere dei più buoni
son già iscritto a più di mille associazioni / è il potere dei più buoni
e organizzo dovunque manifestazioni.
È il potere dei più buoni / è il potere dei più buoni / è il potere... dei più buoni...
La mia vita di ogni giorno / è preoccuparmi per ciò che ho intorno
ho una passione travolgente / per gli animali e per l'ambiente
penso alle vipere sempre più rare / e anche al rispetto per le zanzare
in questi tempi così immorali / io penso agli habitat naturali
penso alla cosa più importante / che è abbracciare le piante.
Penso al recupero dei criminali / delle puttane e dei transessuali
penso ai giovani emarginati / al tempo libero dei carcerati
penso alle nuove povertà / che danno molta visibilità
penso che è bello sentirsi buoni / usando i soldi degli italiani.
È il potere dei più buoni / è il potere dei più buoni
costruito sulle tragedie e sulle frustrazioni
è il potere dei più buoni / che un domani può venir buono / per le elezioni.
È il potere dei più buoni / è il potere dei più buoni / è il potere... dei più buoni...

Fonte: Tempi, 27 marzo 2021

6 - ALL'ISLAM PIACE L'EUROPA E... VUOLE CONQUISTARLA A TUTTI I COSTI
Dal canto suo l'Europa, invece di reagire, censura Dante perché razzista, islamofobo e poco inclusivo (infatti mise Maometto all'inferno)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 29 marzo 2021

Una cosa è certa. All'islam l'Europa piace. Al punto da farne spesso campo per la jihad. Presente e futura. Lo confermano le cronache dei giorni scorsi.
In Spagna l'intelligence della Polizia Nazionale, in collaborazione con l'Europol, è riuscita a smantellare una banda dedita al finanziamento del terrorismo camuffato da donazioni per i bambini orfani siriani: il denaro, in realtà, è stato raccolto presso la moschea Abu-Bakr di Madrid, seconda per importanza nella capitale, e poi in gran parte inviato all'ong al-Bashaer, legata all'organizzazione jihadista Yeish-al-islam ovvero «Esercito dell'islam», a sua volta collegata al Fronte al-Nusra, in Siria. I soldi finivano così in una scuola di addestramento per futuri mujaheddin gestita dalle milizie di al-Qaeda, dove effettivamente i minori c'erano, sì, ma per imparare ad usar le armi, con cui emulare e vendicare i loro padri caduti in combattimento.
Il giudice del Tribunale nazionale, Joaquín Gadea, ha pertanto spedito in galera, con le pesanti accuse d'appartenere ad un'organizzazione terroristica e d'averne finanziato l'attività, Mohamed Hatem Rohaibani, tesoriere dell'Ucide-Unione delle Comunità islamiche di Spagna, che, con le circa 800 realtà religiose aderenti, fa parte della Cie-Commissione Islamica di Spagna, entrambi organismi retti da Ayman Adlbi, già arrestato e poi rilasciato nell'ambito delle stesse indagini, in attesa d'esser chiamato a testimoniare assieme ad un altro individuo, di cui sono state diffuse al momento soltanto le iniziali, M.S.B.K.

LE STRATEGIE ISLAMISTE
In effetti, molti sono i gruppi jihadisti, che, in un groviglio quasi inestricabile di sigle, proseguono le azioni terroristiche in Siria, beneficiando delle campagne di reclutamento e dei canali di finanziamento tessuti in Europa, ora nel mirino dei servizi d'intelligence di tutto il mondo. I più importanti sono tre, tutti sunniti: al primo posto si mantiene saldamente al-Qaeda, seguita dall'Isis e dalle milizie di Hayat Tahrir al-Sham, composte per lo più da siriani decisi a riconquistare una fetta del Paese, per imporvi la sharia.
In un'intervista pubblicata sul settimanale L'Express il ministro francese per la cittadinanza, Marlène Schiappa, ha sollevato il caso dei 2,5 milioni di finanziamento inviati dalla giunta municipale di Strasburgo all'associazione islamica Millî Görűs, evocando pericolose prossimità ideologiche tra il sindaco, Jeanne Barseghian, esponente della lista EELV-Europa Ecologia I Verdi, e l'islam politico. Il contributo, destinato alla costruzione di un grande centro religioso comprendente la moschea, è permesso dalla legge francese, che non applica il principio di «laïcité» in tre dipartimenti della regione del Grande Est, di cui Strasburgo è capoluogo. Ciò detto, va anche aggiunto che l'associazione Millî Görűs si trova attualmente nel mirino del ministero dell'Interno francese, per il fatto d'essersi rifiutata di firmare la Carta sul rispetto dei valori della Repubblica e del principio di laicità (con annessi appositi corsi di formazione), imposta a tutti i soggetti morali pubblici e privati, specialmente se beneficiari di fondi pubblici. E c'è un precedente: i soldi dati dal sindaco di Grenoble, Eric Piolle, pure dell'EELV¸ al CCIF-Collettivo contro l'islamofobia in Francia, sorto nel 2003 e disciolto l'anno scorso con apposito decreto del consiglio dei ministri, poiché ritenuto dal ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, «un'officina islamista operante contro la Repubblica».

DANTE CENSURATO
Tutto ciò appartiene, del resto, a quella sorta di «cultura dell'annullamento» e di sottomissione ideologica all'islam, di cui è preda parte dell'Occidente e dell'Europa in particolare, come hanno confermato anche le recenti celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.
In Italia han fatto clamore le sconcertanti critiche rivolte dal giornalista tedesco Arno Widmann al Poeta, pubblicate dal quotidiano Frankfurter Rundschau, critiche smontate da un altro tedesco, Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, per il quale le affermazioni del suo connazionale denoterebbero «una totale ignoranza dell'argomento. Widmann è un personaggio di forte vis polemica, che ha sempre fatto parlare di sé grazie a teorie volutamente provocatorie oppure, talvolta, di complotto. La sua opinione non coincide affatto con l'opinione generale su Dante in Germania, non rappresenta nemmeno una corrente di pensiero». Peccato che abbia trovato spazio però su di un giornale regionale autorevole e con una tiratura di oltre 180 mila copie.
Ma c'è di peggio: come la traduzione fiamminga "islamofila" della Divina Commedia, curata da Lies Lavrijsen, diffusa in Belgio ed in Olanda, epurata da qualsiasi riferimento a Maometto. Non stupisce che, in Italia, la notizia sia stata riferita in modo asettico dal quotidiano della Cei Avvenire, che, guardandosi bene dal difendere l'originale del testo sfregiato ed il relativo autore, si limita a commentare come «la posizione di Dante nei confronti della cultura arabo-musulmana» sia «molto complessa». Solo l'europarlamentare Silvia Sardone della Lega ha espresso su Facebook, in modo esplicito, il proprio sdegno: «Purtroppo in Europa invece di celebrare il Poeta si arriva a censurarlo - ha scritto - Per i buonisti di oggi bisogna cancellare persino la storia della letteratura. Dante, per qualcuno, è razzista, islamofobo e poco inclusivo. Ma ci rendiamo conto?». Già, ci rendiamo conto?

VIDEO "ISLAM" consigliati da BastaBugie
Guarda i video su questo argomento
https://www.youtube.com/playlist?list=PLolpIV2TSebW0v_67SEYHJFlDZvH9rc9Z

Fonte: Radio Roma Libera, 29 marzo 2021

7 - I MIGLIORI LIBRI SUL CORONAVIRUS
Guarire il covid a casa, L'ultima religione (dall'eugenetica alla pandemia), Eresia (riflessioni controcorrente sul covid), Sulla liceità morale della vaccinazione
Fonte Redazione di BastaBugie, 31 marzo 2021

GUARIRE IL COVID-19 A CASA
Manuale per Terapia Domiciliare Personalizzata
Mauro Rango - Independently published - pagine 73 - € 12,01 (prezzo Amazon) - Marzo 2021

L'autore, Mauro Rango è l'ideatore e fondatore del Movimento IppocrateOrg, nato per offrire una luce, in questo difficile periodo che stiamo vivendo, in grado di farci "scalfire il velo che ci separa dalla realtà". Egli trasferisce in questo libro l'esperienza vissuta - ormai da quasi un anno - da tutti coloro che lo hanno affiancato in questa iniziativa meritoria e da tutte le persone sofferenti che hanno cercato aiuto rivolgendosi al Movimento. Un Movimento che ha raccolto intorno a sé l'adesione di un numeroso gruppo di volontari: medici, psicologi, tecnici informatici, e professionalità varie: Uomini e donne che hanno abbracciato con generosità e dedizione il progetto per rendere vivo il pensiero che ci connette al coraggio, alla virtù e alla conoscenza, consapevoli che solo la bellezza e l'Amore nobilitano la nostra esistenza. Un libro alla portata di tutti in cui l'autore cattura l'attenzione del lettore fin dalla prefazione; i casi riportati nell'opera, testimoniano la concreta capacità di intervenire tempestivamente, con le cure adeguate, nell' offrire un sostegno laddove se ne invoca un bisogno.
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L'ULTIMA RELIGIONE
Dall'eugenetica alla pandemia: l'alba di una nuova era?
Paolo Gulisano e Gianluca Marletta - Historica Edizioni - pagine 231 - € 16,15 (prezzo Amazon) - Novembre 2020

L'ultima religione è una sorta di idolatria universale: la Fratellanza globale, il Buonismo globale, la dea Salute, l'ecologismo radicale, il sogno di un mondo trans-umano e, in definitiva, anti-umano. Una religione che si impone oggi ma che viene da lontano. Un processo - iniziato molto tempo fa - che giunge a compimento anche a causa della pandemia, agli investimenti di imprenditori a livello globale, alla resa della Chiesa. Questo libro descrive la storia di questa evoluzione - da Malthus a Singer, da Casaleggio all'OMS, e illustra gli scenari della rivoluzione del 2020 che si prefigge di realizzare un distopico mondo nuovo.
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ERESIA
Riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia di Covid-19
Citro Della Riva Massimo - Byoblu - pagine 386 - € 21,50 (prezzo Amazon) - Febbraio 2021

Tragedia per alcuni, commedia per altri, farsa per altri ancora la pandemia 2020 è stata una rappresentazione. Un virus che non vuole saperne di abbandonare le scene, dalla sua prima comparsa sul palcoscenico, il laboratorio di Wuhan, l'OMS e il ritardo nell'annunciare l'emergenza e prendere provvedimenti, e infine la Paura, leva di un apparato messo in atto dai media per mantenere alta la tensione e perpetrare una coreografia del terrore. In questa scenografia sono tanti gli interrogativi che si pone il dottor Massimo Citro, dai quali si originano le riflessioni politicamente scorrette di "Eresia", che intendono esortare il lettore a ritornare a considerare i fatti in modo obiettivo, non attraverso il clamore mediatico, e a esaminare le innumerevoli coincidenze. Perché quando le coincidenze sono tante è sempre arduo pensare alla fatalità. Prefazione di Alessandro Merluzzi.
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SULLA LICEITÀ MORALE DELLA VACCINAZIONE
Una risposta chiara ed esauriente a coloro che considerano la vaccinazione contro il Covid-19 in sé illecita, perché funzionale all'aborto
Roberto de Mattei - Edizioni Fiducia - pagine 74 - € 10,00 - Marzo 2021

La vaccinazione anti-Covid è oggi al centro del dibattito politico e sanitario, ma talvolta anche morale, in un clima di emotività, che falsa spesso i termini della questione.Il problema in sintesi è questo: «dal punto di vista della morale cattolica e naturale, vaccinarsi contro il coronavirus SARS-CoV-2, è lecito o no, dal momento che i vaccini, attualmente disponibili utilizzano linee cellulari provenienti da feti abortiti»? Ricevendo questi vaccini o, se sono medico, iniettandoli, mi rendo complice dell'aborto, commettendo quindi un peccato grave? Il prof. de Mattei distingue innanzitutto il problema scientifico da quello morale, che è al centro della sua trattazione. Per esaminare questo punto cruciale, ricorda innanzitutto i princìpi di fondo della teologia morale, richiamandosi all'insegnamento di sant'Alfonso Maria de' Liguori e dei più sicuri moralisti del Novecento, fino al Magistero di Giovanni Paolo II, nell'enciclica Veritatis splendor. Sulla base di queste premesse, approfondisce il problema della cooperazione al male, applicandolo al caso concreto dei vaccini provenienti da cellule fetali.
La posizione del prof. de Mattei non è diversa da quella espressa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede l'8 settembre 2008 e il 21 dicembre 2020, mentre si distanzia da molte prese di posizione diffuse via web, prive di credibilità scientifica e di fondamento teologico e morale.
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DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 31 marzo 2021

8 - OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO B
Veglia Pasquale e Messa del giorno
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1) VEGLIA PASQUALE
Gesù non si lascia "imbalsamare" e neppure la Chiesa sua sposa

Era ancora notte, quando Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome - le donne fedeli che avevano seguito Gesù fin dalla Galilea - non ebbero ritegno ad andare a svegliare i bottegai e, dopo la pausa del sabato che interdiceva ogni commercio, comprarono gli olii aromatici (Mc 16,1), come ci ha detto il Vangelo. Era un pensiero ispirato dalla pietà e dall'affetto, ma spogliato di ogni speranza: non cercavano il Vivente, colui che per tutti noi è principio di vita; cercavano un cadavere da onorare con i riti funebri consueti del loro popolo.
Quelle donne erano generose e solerti, ma giustamente il Vangelo ci fa capire che si muovevano ancora al buio: ancora i loro volti non erano stati rischiarati e allietati dalla luce pasquale. Perciò volevano imbalsamare Gesù (ib).

IMBALSAMARE GESU'
Quello di imbalsamare Gesù è un tentativo che si ripete nei secoli.
C'è molta ammirazione per lui; ma è troppo spesso l'ammirazione per un uomo ghermito come tutti dalla morte. C'è chi lo vuole "imbalsamare" lodandolo per la sua dirittura morale e per la sua giustizia: ma che ce ne faremmo di un onesto e valente predicatore ormai zittito per sempre? C'è chi lo vuole "imbalsamare" esaltando la sua bontà di cuore e la sua compassione per i poveri e gli sventurati: ma che valore avrebbe la sua filantropia se il suo cuore, avendo cessato di battere e restando inerte, avesse avuto una conclusione praticamente non diversa da quella di uomini crudeli come Erode o di uomini egoisti e vili come Pilato? C'è chi lo vuole "imbalsamare" riconoscendo la straordinaria profondità del suo pensiero e la sublimità del senso di Dio: ma come potrebbe davvero consolarci una dottrina sia pure luminosissima, mettere a tacere le nostre paure esistenziali, se il suo autore fosse anche lui tra coloro che sono irrimediabilmente sconfitti dalla morte?
Quasi nessuno parla male di Cristo; ma troppi di quelli che lo gratificano di favorevoli giudizi lo fanno come si copre di fiori una bara. Le loro lodi sono come le frasi che si incidono sulle pietre tombali.
Ma Gesù non si lascia "imbalsamare". Nessuna pietra tombale grava più su di lui. Egli non si lascia annoverare tra gli illustri defunti.
Anche se molti non lo vogliono riconoscere - forse per paura di essere disturbati nei loro pregiudizi, forse per pigrizia ad affrontare il nodo centrale dell'esistenza, forse per la pesantezza del loro spirito che non vuole alzarsi un po' sopra la terra - Gesù è vivo, animato di nuovo e sovrumano vigore; vivo e inquietante, in agguato sulla strada di ogni uomo, che non può evitare di imbattersi in lui.
Ogni altra considerazione è irrilevante. Che se ne parli bene o no, che lo si ritenga o no un "grande" della storia, che si consideri o no la sua comparsa una fortuna per l'umanità: tutto ciò è del tutto secondario entro la questione circa ciò che si deve pensare di lui, perché non è lì il nocciolo del problema.
Il nocciolo del problema è la sua risurrezione: l'importanza, l'originalità, l'unicità di Gesù di Nazaret sta nel fatto che egli è attualmente esistente, corporalmente vivo, instancabilmente attivo fra di noi.

IMBALSAMARE LA CHIESA
Ma anche il "Cristo totale", cioè la Chiesa, corpo di Cristo, conosce i suoi "imbalsamatori". Non ci sono soltanto quelli che a ogni epoca la denigrano apertamente e ostinatamente la combattono. Ci sono anche quelli che la rispettano, la stimano, le attribuiscono perfino una certa benefica funzione sociale; a patto però che non pensi di essere una realtà viva nel mondo di oggi e di avere un'azione incisiva e determinante sull'umanità dei nostri giorni, nelle cose che contano.
C'è chi la onora, imbalsamandola, come la custode di riti vetusti e di manifestazioni folcloristiche, quali le cerimonie natalizie e le feste tradizionali. La sua presenza nel mondo è apprezzata come si apprezza un mobile antico, senza pratica utilità, che però riesce un po' a nobilitare la banalità di una casa troppo moderna. C'è chi assegna alla Chiesa essenzialmente un compito storico-artistico, e le dà volentieri un ragguardevole spazio, ma più che altro come la depositaria delle bellezze architettoniche, delle pitture sacre, dell'oreficeria, dei ricami di un tempo. L'ideale di molti parrebbe quello di fare dei nostri templi quasi dei musei tipici o delle specializzate sale da concerto, dove i moderni pagani si possano illudere, frequentandoli, di avere ancora qualche sbrendolo di anima cristiana, e possano confondere nelle loro coscienze svagate la pur preziosa emozione artistica con il genuino sentimento religioso, che esige il coinvolgimento della vita e la ricerca operosa della volontà di Dio.
Oppure c'è chi pensa alla comunità cristiana come a una vasta organizzazione assistenziale, che ha il merito di raggiungere molti casi di sfortuna umana che sfuggono all'intervento pubblico.

NON E' QUI
Noi siamo lieti di questi riconoscimenti, perché tutte queste attività nella Chiesa ci sono e - con tutte le attenzioni e le regolamentazioni necessarie, a tutela della vera natura ecclesiale - ci devono anche essere.
Noi apprezziamo questi volonterosi "imbalsamatori" come apprezziamo la buona intenzione delle donne di cui ci ha parlato il Vangelo.
Ma l'angelo della Pasqua ripete, anche a proposito del "Cristo totale", cioè della Chiesa, ciò che ha detto a Maria di Magdala e alle sue compagne: Non è qui (Mc 16,6). Anche la Sposa di Cristo è una realtà viva, eloquente, operante in tutti gli ambiti dell'esistenza. È madre feconda ancora di molti figli, è maestra di verità, è guida per ogni uomo e per l'intera comunità umana. È presente vivacemente e vitalmente in ogni angolo della terra, e ha qualcosa da dire, da proporre, da ispirare dovunque l'uomo sta correndo la sua rischiosa avventura: nella famiglia, nella scuola, nel mondo del lavoro, nel campo sociale.
Nelle sue vene scorre la stessa vita nuova che c'è nel suo Sposo: gli "olii aromatici" dell'imbalsamazione perciò non convengono nemmeno a lei come non convengono a Cristo. C'è  nelle sue membra la stessa energia del Risorto: non si può tentare di avvolgerla nelle bende funebri come fosse una mummia.
Questo è, nella sua sostanziale verità, il messaggio pasquale: in virtù di questo messaggio e di questa grazia, dopo ogni Pasqua la Chiesa ringiovanisce e riprende rinvigorita il suo cammino nella storia, cercando di stare al passo con la giovinezza del suo Signore.

2) MESSA DEL GIORNO DI PASQUA
Con un granello di fede pasquale sposteremo le montagne


La pagina del vangelo di Marco, che è stata proclamata, insiste a presentare la paura come il sentimento che domina gli animi delle donne, quella mattina di Pasqua quando, recatesi al sepolcro con gli oli aromatici, lo trovano scoperchiato, vuoto del corpo del Signore, ravvivato invece dalla misteriosa presenza di un essere biancovestito. Ebbero paura (Mc 16,5). Erano piene di timore e di spavento (Mc 16,8). Non dissero niente a nessuno perché avevano paura (ib.)
Come si vede, prima che la gioia, lo sbigottimento è stata la reazione spontanea di fronte all'evento pasquale. Il che non meraviglia: la risurrezione del Figlio di Dio crocifisso e la sua trascendente esaltazione è l'intervento più forte, più nuovo, più sconvolgente della potenza divina entro il succedersi ripetitivo e usuale degli accadimenti terrestri.
La nostra storia ne è stata segnata per sempre: con la pietra tombale è stato ribaltato ogni valore mondano, la prospettiva sulle cose e su ciò che deve essere ritenuto prezioso ai nostri occhi si è rovesciata. Dopo questo ingresso nella nostra vicenda della forza di Dio, ciò che deve contare per noi è ormai l'assimilarci a colui che è stato costituito nella condizione eterna di letizia e di luce, raggiunta attraverso la strada della croce.
Dal momento che il condannato del Golgota, avvilito da tutti i tribunali umani, è stato glorificato, è iniziato il tempo in cui i superbi già sono dispersi nei pensieri del loro cuore, anche se non sempre appare. Dal momento che colui che era stato schiacciato per le nostre iniquità (cf. Is 53,5) "emise il potente anelito della seconda vita", ha preso avvio l'epoca in cui vengono davvero innalzati gli umili. Dal momento che è stato liberato dal carcere della morte colui che, innocente, era stato annoverato trai malfattori (cf Is 53,12), possono sperare di venire presto saziati quelli che nel deserto della vita hanno fame e sete della giustizia (Mt 5,6).
Con la risurrezione di Cristo, oltre l'apparenza della scena vecchia e contaminata che ancora sussiste, comincia ad affermarsi la realtà nuova ed eterna, e il Regno di Dio con la sua efficacia è già arrivato in mezzo a noi, anche se non è ancora arrivato con la sua piena visibilità.

NON ABBIATE PAURA
Non abbiate paura, voi (Mc 16,6), dice l'angelo alle donne. Perché temere la vittoria di Dio? Anzi, proprio questa affermazione trionfale del Signore che ha sconfitto la morte può riscattarci dalle molte ansie che spesso prendono oggi l'uomo. Sono ansie che di solito sono conseguenza di illusioni senza saggezza. Per esempio, illusione di non invecchiare mai, perché ci si affida a tecniche scientifiche di ringiovanimento o almeno di restauro; l'illusione di poter guardarsi da ogni malanno in virtù dei continui progressi della scienza medica; l'illusione di saper vivere senza soffrire per le precauzioni che si hanno di rinchiudersi egoisticamente in se stessi, senza i rischi di troppi affetti e di troppe amicizie; l'illusione di trovar la felicità aderendo ai messaggi esotici di salvezza proposti dalle varie sette e dai vari circoli di iniziazione, o semplicemente stordendosi in un'esistenza senza domande inquietanti sul senso ultimo delle cose e sulla nostra fine.
Sono miraggi destinati tutti a cadere e a lasciare in un vuoto disperato gli incauti che puntano su di essi. Non a questi illusi si rivolgono le parole rasserenanti dell'angelo della Pasqua. A loro l'augurio pasquale è piuttosto di venire salutarmente scossi, come gli inutili soldati che custodivano il sepolcro di Cristo, e richiamati dalle strade aberranti; l'augurio è piuttosto di ritrovare presto, mediante un impatto felicemente impietoso con la realtà, la primaria sapienza che è data dal "timore di Dio".
Non abbiate paura, voi!: voi che non cercate altre ragioni solide di speranza al di fuori di Gesù crocifisso - anche se spesso lo cercate dove non c'è, anche se lo cercate ancora senza aver capito la sorprendente grandezza del disegno del Padre, anche se lo cercate superando mille esitazioni e mille debolezze -, voi non avete motivo di angustiarvi e di impensierirvi. Lo vedrete (Mc 16,7): il Signore da voi si lascerà trovare e vi farà il dono della vostra interiore risurrezione, per la quale, come ci ha detto san Paolo, la vostra vita sarà nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3).

CHI ROTOLERA' VIA LA PIETRA DAL SEPOLCRO
Le donne, avviate verso la sepoltura del Signore e desiderose di compiere sul suo corpo esangue gli uffici pietosi in uso presso il loro popolo, erano giustamente preoccupate, secondo una prospettiva umana, di una difficoltà che pareva insormontabile: Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro? (Mc 16,3). Ma quando arrivano, trovano che la potenza di Dio aveva già misteriosamente eliminato l'ostacolo: anche quando i calcoli umanamente più ragionevoli pare non debbano riuscire a tornare, chi seriamente si appoggia alla speranza che nasce dalla fede, alla fine trova che tutto, contro ogni previsione, si pareggia e si appiana.
È una grande lezione per noi; soprattutto è una lezione di fiducia ecclesiale.
Chi ci rotolerà via - anche noi qualche volta ci domandiamo - il macigno di ottusità spirituale, per cui molti nostri contemporanei non arrivano mai a percepire l'amore materno della Chiesa, che non ha altro intento nel suo agire se non il vero bene degli uomini? Chi ci rotolerà via quella massa di rancori accumulati, di malintesi, di interessate ostilità che circondano la Sposa di Cristo e ne nascondono la bellezza entusiasmante agli sguardi di gran parte della nostra gente? Chi ci rotolerà via il cumulo di luoghi comuni e di menzogne che nascondono la verità storica, la verità esistenziale, la verità morale agli occhi di numerosi nostri contemporanei?
Sono i pensieri che spesso opprimono l'anima di chi vuol bene alla Chiesa e al tempo stesso vuole il bene di tutti i fratelli, anche di quelli che vogliono restare lontani; e non si dà pace nel vedere cosi malauguratamente ostruito per troppi uomini il cammino che porta al Regno di Dio. Ma questi, in fondo, non sono pensieri "pasquali": il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande (Mc 16,4). Il Signore sa sempre guidare la storia secondo i suoi disegni, anche se noi non riusciamo sempre a capirli; e sono sempre disegni di salvezza e di pace per coloro che non si stancano di cercarlo. Con un granello di fede pasquale saremo capaci anche noi di spostare le montagne.

Fonte: La rivincita del crocifisso

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