IL PRINCIPE FA BENE A BACIARE BIANCANEVE
Il principe aveva già fatto una serenata a Biancaneve e lei aveva accettato il segno d'amore (VIDEO: Cartone animato di Biancaneve)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COME DON BOSCO AFFRONTO' L'EPIDEMIA A TORINO
La gente angosciata, i negozi chiusi, molti fuggivano, nessuna cura... eppure don Bosco mandò i suoi ragazzi a soccorrere i malati garantendo che, rimanendo in grazia di Dio, nessuno di loro sarebbe morto... e così fu!
Autore: Maria Bigazzi - Fonte: I Tre Sentieri
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MI ASPETTAVO IL BIGLIETTO PER LA FESTA DELLA MAMMA, E INVECE...
Ho deciso di fare la casalinga, ma forse ho sbagliato a mandare i figli all'asilo dove sono indottrinati al gender
Autore: Martina - Fonte: Blog di Costanza Miriano
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SE NON HAI LA MASCHERINA FINISCI IN MANICOMIO: SIAMO IN UNIONE SOVIETICA? NO, IN ITALIA!
Nelle Marche un 18enne che non metteva la mascherina in classe è finito in psichiatria con un Tso, Trattamento Sanitario Obbligatorio (VIDEO: Il pensiero unico)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I GEMELLI EBREI CHE DIVENNERO CATTOLICI
Furono ordinati sacerdoti ed ebbero un ruolo di primo piano al Concilio Vaticano I (nel quale, se non fosse stato interrotto, sarebbe stato approvato il loro accorato invito agli ebrei ad abbracciare la Chiesa Cattolica)
Fonte: I Tre Sentieri
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IL CANADA HA LEGALIZZATO IL POLIAMORE... PROSSIMO PASSO LA POLIGAMIA
Si iniziò legalizzando la fecondazione artificiale, poi era normale l'omosessualità, quindi adesso è consentito il poliamore (tre o più genitori in una famiglia), infine sarà lecita la poligamia (più mogli) e la poliandria (più mariti)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana
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EUTANASIA RECORD IN OLANDA NEL 2020
Disperati, anziani, ragazzini, dementi, malati di Covid-19... in Olanda si può morire anche senza esplicita richiesta (intanto un'inchiesta inglese dimostra come la morte cerebrale venga smentita da fatti clamorosi)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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OMELIA ASCENSIONE - ANNO B (Mc 16,15-20)
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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IL PRINCIPE FA BENE A BACIARE BIANCANEVE
Il principe aveva già fatto una serenata a Biancaneve e lei aveva accettato il segno d'amore (VIDEO: Cartone animato di Biancaneve)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-05-2021
C'era una volta una coppia di giornaliste, Katie Dowd e Julie Tremaine, che avevano perso il buon senso. Non ritrovandolo avevano scritto cose bizzarre sul loro giornale come: «Biancaneve dorme e dunque il bacio non è stato consensuale». Che dunque il Principe Azzurro finisca rinchiuso nella torre più alta del castello della strega Grimilde. Si tratta dell'ennesimo psicodramma dettato dal politicamente corretto. La vicenda è la seguente. Riapre Disneyland in California. Una giostra, "Snow White's Enchanted Wish", è dedicata a Biancaneve. Il percorso della giostra è stato modificato ed ora si conclude con il Principe Azzurro che bacia Biancaneve. Due neo Grimilde che scrivono su un giornale locale, il San Francisco Gate, forse invidiose del fatto che nessun principe le avesse mai baciate né da dormienti né da sveglie, hanno protestato: il sig. Azzurro Principe non doveva permettersi di baciare la sig.na Biancaneve perché lei non aveva espresso consenso informato. «Può essere un bacio di vero amore - scrivono le giornaliste - solo se una persona sa che sta succedendo. Non siamo già tutti d'accordo che quello del consenso nei primi film della Disney è un aspetto problematico? E che insegnare ai bambini che baciare un'altra persona, se entrambe non sono d'accordo, non va bene?». E così hanno arruolato Biancaneve, di certo senza il suo consenso, tra le paladine femministe del #metoo. Non solo Brontolo avrebbe da ridire.
LA MANCANZA DI CONSENSO E dunque perché anche un bambino potrebbe ben dire che le giornaliste californiane hanno torto? Ciò che intuisce la testa di un bambino proviamo a spiegarlo in modo più analitico. La mancanza di consenso, talvolta ma non sempre, può modificare la natura di un atto da buono a malvagio. Se Tizio toglie dei soldi dal portafoglio di Caio con il suo consenso quell'atto prenderà il nome, acquisterà la natura di «prestito» o di «restituzione del debito» o di «donazione» (vi sono altre circostanze, di cui non possiamo qui trattare, che concorrono a configurare queste diversi oggetti morali). Se il consenso non c'è e Caio non deve nulla a Tizio e questi non versa in grave necessità, allora è furto. Altro esempio: Tizio ha un rapporto sessuale con la moglie. Se questa non è consenziente quell'atto non è più coniugale ma diventa «violenza». In modo analogo è necessario il consenso reciproco per sposarsi, altrimenti il matrimonio è nullo. Altre volte, invece, la mancanza di consenso o addirittura il dissenso espresso è moralmente ininfluente, non incide sulla moralità dell'azione. Lo Stato a volte pignora dei beni stante il dissenso del proprietario di quei beni e il pignoramento rimane atto moralmente lecito. Il poliziotto fa bene a strappare a forza dal cornicione il tentato suicida anche se questi non vuole. Pensiamo poi agli infiniti comandi, previsti dalla nostra legislazione penale, che vengono anche eseguiti coattivamente: le cinture di sicurezza, le misure antinfortunio sui luoghi di lavoro, i trattamenti sanitari obbligatori, etc. Prendiamo ora il caso di Biancaneve, perché è un caso particolare. Come comportarsi in quelle ipotesi in cui serve il consenso dell'interessato perché l'atto sia moralmente lecito ma è impossibile ottenere il consenso perché la persona non è cosciente? Si ricorre alla presunzione di consenso. E quindi vi sono alcuni atti in cui è lecito presumere il consenso. Ad esempio una persona giunge priva di sensi al pronto soccorso ed è in pericolo di vita. Si presume il consenso ad intervenire per salvarle la vita (ma, dal punto di vista morale, anche se ci fosse il dissenso ugualmente sarebbe lecito salvarla: si veda l'esempio prima fatto del tentato sucida). Una persona viene sequestrata. Le forze dell'ordine devono aspettare il consenso del sequestrato per poterlo liberare? Certo che no: si presume che lui voglia essere liberato.
IL SEQUESTRO DI BIANCANEVE Veniamo a Biancaneve perché anche lei, in un certo senso, è stata sequestrata. Come è noto, la matrigna Grimilde, sotto mentite spoglie, le aveva fatto mangiare una mela avvelenata e lei era caduta in un incantesimo da cui non si sarebbe potuta più risvegliare se non grazie ad un bacio dato per vero amore. Si può presumere che Biancaneve volesse essere liberata dall'incantesimo? Certo che sì. Ma c'è un particolare: il Principe Azzurro la bacia non perché vuole liberarla, ma perché vuole esprimere il suo amore seppur la creda morta. Questo particolare apre ad alcune domande. La prima: si può presumere il consenso di Biancaneve di essere liberata dall'incantesimo anche tramite un atto non rivolto intenzionalmente a liberarla dall'incantesimo? Risposta affermativa: l'importante era essere liberata anche accidentalmente. Altra domanda fondamentale: il Principe Azzurro, il quale credeva che Biancaneve fosse morta, baciandola ha compiuto un atto moralmente lecito oppure no? L'atto è lecito. Spieghiamone i motivi. Gli atti di suffragio verso la salma sono leciti? Sì, a patto che siano rispettosi verso le spoglie mortali del defunto, quindi rispettosi della persona del defunto. Questo comporta che in genere, ma non sempre, si presuma che tali atti di suffragio fossero ben accetti dal defunto (il consenso a volte non è vincolante: bene pregare per l'anima di un ateo defunto anche se lui in vita aveva chiaramente detto che non avrebbe gradito). Ma può accadere l'opposto. Ad esempio una persona giustamente può informare previamente che alla sua dipartita non gradisce la presenza di alcune persone. Pensiamo ad un ex malavitoso che non gradisce la presenza al funerale dei suoi ex compagni di rapine e omicidi per evitare giustamente uno scandalo. Se invece mancano disposizioni simili - e qui sta il punto - atti come portare dei fiori, dare una carezza alla salma o baciarla sono di per sé moralmente leciti, proprio perché si pensa che la persona, poi morta, li avrebbe graditi.
BIANCANEVE VUOLE IL BACIO DEL PRINCIPE Il bacio dato dal Principe esprimeva amore sponsale. Era per lui lecito presumere, credendo Biancaneve morta, che quest'ultima gradisse tale bacio come espressione di suffragio informato dall'intenzione di manifestare il suo amore? Sì e la prova è data dalla scena «Il pozzo dei desideri» in cui Biancaneve canta il suo desiderio di essere amata in modo unico e in cui il Principe, ascoltando questo canto, intona di rimando una serenata sotto il balcone di Biancaneve. Questa si affaccia e mostra a lui che accetta questo segno d'amore e lo ricambia tanto che gli invia una colomba che lo bacia sulle labbra, quasi a portare il bacio di Biancaneve al Principe. Ecco perché il Principe si sente legittimato a baciare la sua Biancaneve che crede morta perché sa che era stato precedentemente corrisposto. Inoltre il consenso presunto di Biancaneve è provato anche dal fatto che, una volta che Biancaneve si ridestò, i due si sposarono. Dunque il Principe Azzurro fece bene a baciarla anche se la credeva morta e avrebbe fatto ugualmente bene anche nel caso avesse saputo che Biancaneve stava solo dormendo [per vedere la scena del bacio nel cartone della Disney, clicca qui]. Infatti nel caso del sonno, si presume il consenso ad essere baciati se era stato dato prima che la persona si addormentasse o, più comunemente, se la relazione stessa fa presumere questo consenso (un bacio dato dal marito alla moglie addormentata o un bacio della madre al neonato). Ecco perché è lecito il bacio dato da Tizio alla moglie che si è addormentata in spiaggia ed ecco perché non è lecito il bacio dato da Caio ad una sconosciuta che si è addormentata in spiaggia. E dunque, anche nel caso del sonno, il comportamento precedente di Biancaneve nei confronti del Principe Azzurro provava che la ragazza avrebbe gradito essere baciata da lui. Qualcuno potrebbe obiettare: se è lecito che Tizio baci la moglie addormentata, allora è lecito che Tizio abbia un rapporto sessuale con la moglie addormentata. L'analogia non regge a motivo della natura particolare dell'atto coniugale che esige la piena coscienza di entrambi i coniugi durante il rapporto perché l'atto coniugale esprime la donazione reciproca e contemporanea dei due sposi. Detto tutto ciò, si cercano coraggiosi volontari per svegliare, magari con un bacio non voluto, le due giornaliste di cui sopra e così spezzare l'incantesimo del politicamente corretto che le ha imprigionate. Nota di BastaBugie: come Biancaneve, anche Cenerentola aspira a sposarsi un principe. La fiaba ha molti interessanti spunti di riflessioni anche per gli adulti. Ecco un commento al film della Disney del 2015 che ha riportato sul grande schermo una delle fiabe più affascinanti di sempre.
CENERENTOLA, IL PRINCIPE CHE TI CERCA ESISTE DAVVERO... E VUOLE PROPRIO TE! Non sei solo cenere, anzi il Figlio del Re viene per donarti, senza tuo merito, dignità regale (la sua potenza è il non rivendicare alcun potere, la sua compagnia è desiderabile perché vuole solo il tuo bene) http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=211
VIDEO: CARTONE ANIMATO DI BIANCANEVE E I SETTE NANI Nel seguente video (durata: 14 minuti) si può vedere un cartone animato con la storia di "Biancaneve e i sette nani".
https://www.youtube.com/watch?v=LYht2YqC53M
DOSSIER "WALT DISNEY" Indottrinamento per piccoli e grandi Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-05-2021
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COME DON BOSCO AFFRONTO' L'EPIDEMIA A TORINO
La gente angosciata, i negozi chiusi, molti fuggivano, nessuna cura... eppure don Bosco mandò i suoi ragazzi a soccorrere i malati garantendo che, rimanendo in grazia di Dio, nessuno di loro sarebbe morto... e così fu!
Autore: Maria Bigazzi - Fonte: I Tre Sentieri, 2 maggio 2021
Tra il 1854 e il 1855 in Italia comincia a diffondersi una malattia che porterà alla morte migliaia e migliaia di persone: il colera. Nel 1854 anche Torino ne viene colpita. Don Bosco era stato avvertito in anticipo per grazia di divina che presto si sarebbe diffusa anche a nella sua città e vi avrebbe fatto strage. Il santo avvertì i suoi ragazzi dell'oratorio dicendo loro: "Voi state tranquilli: se farete quanto vi dico, sarete salvi da quel flagello. - Che cosa dobbiamo fare? - gli avevano chiesto i giovani. - Prima di tutto vivere in grazia di Dio; portare al collo una medaglia di Maria SS. che io benedirò e darò a ciascuno e a questo fine recitare ogni giorno un Pater, Ave e un Gloria coll'Oremus di S. Luigi e la giaculatoria: Ab omni malo libera nos, Domine -. Con lo scoppio del colera cominciarono a morire molte persone. Nei primi giorni dell'infezione, quanti erano i colpiti, tanti erano i morti. Secondo le stime dell'epoca, su cento casi si avevano in media sessanta decessi. La gente viveva in uno stato di angoscia e sgomento. Cessava il commercio, le botteghe venivano chiuse, molte persone fuggivano per paura. Non si conosceva alcun rimedio per curare il morbo. All'annuncio dei primi casi a Torino, il clero si disse subito pronto ad aiutare le autorità civili e a soccorrere i malati. Il Municipio stesso, appena comparve imminente lo scoppio del flagello, diede uno splendido esempio di pietà. Dopo avere adottato le misure sanitarie necessarie, implorò l'aiuto della Vergine Maria ordinando una funzione religiosa nel Santuario di Maria SS. Consolatrice. Don Bosco per primo si prodigò per gli ammalati. Egli usò ogni possibile mezzo di precauzione, fece ripulire il locale, aggiustare altre camere, diminuire il numero dei letti nei dormitori e migliorare il vitto, sobbarcandosi gravissime spese. Ma non si affidò ai soli provvedimenti terreni. Egli ben sapeva che il vero aiuto non poteva venire che da Dio. Prostrato davanti all'altare pregava il Signore così: "Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge"; e rivolgendosi alla Vergine Maria aggiungeva: "Maria, Voi siete madre amorosa, e potente; deh! Preservatemi questi amati figli, a qualora il Signore volesse una vittima tra noi, eccomi pronto a morire, quando e come a Lui piace". Sabato 5 agosto, festa della Madonna della Neve, don Bosco raccolse i ricoverati attorno a sé. Annunciando la comparsa del flagello raccomandava a tutti sobrietà, temperanza, tranquillità di spirito e coraggio, e insieme confidenza in Maria Santissima, una buona confessione e la santa Comunione. Con queste parole istruì i suoi ragazzi, affidandoli a Dio per mezzo di Maria: "Causa della morte è senza dubbio il peccato. Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi assicuro che nessuno di voi sarà toccato dal colera; ma se mai qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio, e, quel che è peggio, osasse offenderlo gravemente, da quel momento io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro della Casa". I giovani accolsero l'invito di don Bosco e subito si accostarono ai Sacramenti, menando da quel giorno una condotta esemplare. Ogni sera molti lo circondavano per esporgli i propri dubbi o manifestargli le piccole mancanze della giornata, e don Bosco, da amorevole padre, non mancava mai di dare loro ascolto e conforto. Egli per primo assisteva con eroica abnegazione i contagiati. Nessuno dei ragazzi di don Bosco, lui compreso, si ammalò di colera, pur venendo continuamente a contatto con ammalati. Abbandonarsi completamente a Dio senza riserve, vincendo ogni paura e rispetto umano, e mettersi sotto la protezione della Vergine Maria, sono i principali rimedi per affrontare qualsiasi evento nefasto. Don Bosco indicò ai suoi ragazzi la Confessione e la Comunione come le armi più forti e i veri strumenti di protezione. L'Eucaristia infatti è l'unica vera Medicina dell'anima che preserva sia dalle malattie spirituali che da quelle corporali, il vero e unico Nutrimento per vincere il male e diventare una cosa sola con Cristo. Insegna Gesù che se avremo "fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile" (Mt 17,20). Così, con piena fiducia in Dio, imploriamo il Suo aiuto e la guarigione del mondo da ogni malattia spirituale e corporale, in particolare da quella che in questo momento ci sta affliggendo maggiormente, senza mai rinunciare a Lui e ai Sacramenti per timore o negligenza.
DOSSIER "CORONAVIRUS" Sì alla prudenza, no al panico Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
DOSSIER "SAN GIOVANNI BOSCO" Il santo educatore dei giovani Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: I Tre Sentieri, 2 maggio 2021
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MI ASPETTAVO IL BIGLIETTO PER LA FESTA DELLA MAMMA, E INVECE...
Ho deciso di fare la casalinga, ma forse ho sbagliato a mandare i figli all'asilo dove sono indottrinati al gender
Autore: Martina - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 9 maggio 2021
Mi chiamo Martina, ho 31 anni, sono mamma di 2 bambini e vivo in Austria. Da quando sono diventata mamma ho scelto di dedicarmi alla famiglia e di mettere da parte la carriera, nonostante i miei studi, per occuparmi principalmente dei miei figli, ho scelto di esserci e di godermeli fin quando lo vorranno. Sono una mamma tuttofare, come la maggior parte delle mamme d'altronde, sono cuoca, lavoratrice, donna delle pulizie, psicoterapeuta, fisioterapeuta, aiuto compiti, mediatrice per litigi tra fratelli, taxi e molto molto altro. Questa è stata la mia scelta, fatta con gioia e con amore, ma non senza difficoltà. Oggi sono andata a prendere mio figlio (5 anni) dall'asilo e già pregustavo il pensierino per la festa della mamma, "cosa avranno costruito questa volta?", ancora conservo quelli degli scorsi anni: saponette, profumi per il cassetto, cuoricini, quel nome scritto a chiare lettere stortignaccole che ti faceva emozionare solo a guardarlo... Mi ricordo con gioia gli anni scorsi, i miei figli che correvano verso di me col regalino in mano, ci avevano lavorato per giorni ed erano fieri di mostrarlo alla mamma o al papà. Ecco, tutto quell'entusiasmo che avevo oggi mentre lo andavo a prendere è crollato di colpo in un secondo, la maestra mi si è avvicinata e mi ha dato un foglio dicendomi: "questo è al posto del regalino della festa della mamma, non lo facciamo più, abbiamo deciso di festeggiare "il giorno della famiglia" più avanti..." Indescrivibile la tristezza che ho provato, lo smarrimento, la delusione... ma perché non fanno più il regalo per la festa della mamma? Eppure sulle vetrine dei negozi è pieno di sconti, offerte per "la festa della mamma", promozioni, cioccolatini...
UN BIGLIETTO PER INDOTTRINARE AL GENDER Il titolo recita così: "La famiglia è dove il cuore è a casa." Una definizione di famiglia alquanto discutibile... Io non ho bisogno di una definizione di famiglia, ma soprattutto non ne ha bisogno mio figlio. Mio figlio considera famiglia la mamma, il papà e la sorella, come anche i nonni e gli zii, nonostante nessuno gli abbia mai proposto una definizione di famiglia. Io stessa sono figlia di genitori separati e lo sono stata in un'epoca in cui le famiglie separate cominciavano ad intravedersi ma erano molto rare. Io sapevo perché i miei genitori erano separati, sapevo che per dare il regalo della festa del papà a mio padre dovevo aspettare di vederlo, a volte poteva durare anche due settimane. Se ci soffrivo a vedere gli altri bambini che potevano consegnare subito il loro trofeo? Certo che ci soffrivo, come soffrivo di tante altre cose, ma quella era la mia realtà e piano piano ho imparato a farci i conti. Togliere il regalo della festa del papà a me e ai miei compagni non avrebbe attutito quel dolore, la mia sofferenza non aveva nulla a che vedere con il regalino in sé ma con la mia situazione. Ed ero io che dovevo farci i conti, non la realtà intorno a me. Perché l'asilo deve preoccuparsi di definire il termine famiglia ai bambini di 3-5 anni? I bambini conoscono già la propria famiglia e probabilmente anche quella dei loro compagni... Vado avanti a leggere: "Cari genitori, i nostri bambini crescono in diverse costellazioni familiari (?) formate da una madre e due padri e viceversa, solo mamma o solo papà o... " Quali nostri bambini? Di quali bambini parlano? Se c'è un bambino che ha una "costellazione familiare" diversa, formata da due mamme, due papà, un genitore single o altro sarà compito loro spiegarlo ai loro figli, saranno loro a scegliere a chi donare il regalino della festa della mamma... Il foglio continua: "Ci sono diverse forme di convivenza che per i nostri bambini significano famiglia e sicurezza. Da qualche anno l'abbiamo accolta come un'occasione per fare un regalo di famiglia (o 2) con i vostri bambini anziché il classico regalo per la festa della mamma e del papà." Come può un regalo della famiglia sostituire il regalo per la mamma? Non è la stessa cosa... La famiglia è una cosa, la mamma è un'altra. La mamma è un membro della famiglia, un membro anche parecchio importante di solito.
MI HANNO RUBATO LA FESTA DELLA MAMMA Io non voglio il regalo della famiglia al posto del regalo della mamma o del papà. Mi sento discriminata, sono stata privata di un dono e di una celebrazione che per me erano molto importanti. Credo che sia importante anche per le mie colleghe mamme, per le mamme in carriera o per le semplici lavoratrici che riescono a vedere i loro figli per poche ore al giorno, per le mamme che sono a casa e che sono assorbite dai loro figli, per le mamme single, per le mamme vedove... Certo, a casa continuerò a festeggiare la festa della mamma, quella del papà, da qualche anno abbiamo anche quella dei nonni ma un'amarezza mi rimane dentro. Se a me è arrivato questo foglio vuol dire che ne hanno parlato anche con i bambini, i NOSTRI bambini, e hanno spiegato loro che tra poco costruiranno il regalo della famiglia, regalando (o inculcando?) la loro definizione di famiglia, e delle varie tipologie di famiglie che secondo loro esistono. Tutto ciò senza che noi genitori fossimo informati. [...] Mi viene in mente che a scuola religione è facoltativa, ma la lezione di ideologia gender non lo è. Quando la maestra decide di parlar loro della teoria gender lo fa e basta e il bambino torna a casa indottrinato nel migliore delle ipotesi, a volte addirittura spaventato o turbato. [...] Non è compito delle maestre, né dell'asilo, né delle scuole elementari affrontare questi temi, è compito delle famiglie educare i propri figli a proprio piacimento. Come mai tutto questo interessamento a non urtare la sensibilità di chi ha diverse "costellazioni familiari" parte proprio dall'educazione dei bambini? Come mai nei centri commerciali si continua invece a festeggiare la mamma? Come mai il consumismo non si piega a questa estrema generosità verso la sensibilità altrui? Ecco, questo era soltanto uno sfogo di una semplicissima madre che si è vista privata di qualcosa di importante. Vi prego di comprendermi e di aiutarmi, non possiamo rimanere fermi a guardare mentre ci derubano in questo modo, vi prego aiutateci!
Nota di BastaBugie: nel blog di Costanza Miriano tra i commenti all'articolo c'è quello di Vittorio. Molto semplice e diretto: "Cambia subito asilo e cercane uno che insegni i veri valori... se no tieni tuo figlio a casa!". Noi siamo d'accordo con lui. Che senso ha mandare i figli in asili dove le maestre sono pagate per indottrinarli? Molto meglio tenerli a casa. L'asilo non serve poi a granché, mentre la mamma a quella età è fondamentale. A chi dicesse: e la socializzazione? Non è vietato invitare a casa ogni tanto qualche amichetto. Uno o due sono sufficienti a quella età.
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SE NON HAI LA MASCHERINA FINISCI IN MANICOMIO: SIAMO IN UNIONE SOVIETICA? NO, IN ITALIA!
Nelle Marche un 18enne che non metteva la mascherina in classe è finito in psichiatria con un Tso, Trattamento Sanitario Obbligatorio (VIDEO: Il pensiero unico)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-05-2021
Davvero se dissenti sulle norme anti-Covid finisci in manicomio, come in Urss? Parrebbe un'esagerazione dei no-mask, ma è successo a Fano, nelle Marche, due giorni fa. La vicenda riguarda un ragazzino di 18 anni che si opponeva all'uso della mascherina in aula. La questione era stata discussa più volte, poi, determinato a condurre la protesta fino in fondo e spalleggiato da un misterioso "costituzionalista", il ragazzo non solo è entrato senza mascherina, ma si è legato al banco per protesta. Insegnante e preside, dopo due ore di trattativa, hanno chiamato il 118. Sono arrivati i Carabinieri e un'ambulanza. Il ragazzo li ha seguiti senza opporre resistenza. Poi deve aver avuto un moto di ribellione. Allora è scattato il Tso (trattamento sanitario obbligatorio) ed è stato ricoverato in modo coatto a Pesaro, in psichiatria. Gli sono stati somministrati anche farmaci per calmarlo. Questa vicenda è passata decisamente in secondo piano nelle cronache nazionali. Sui quotidiani locali, come Il Resto del Carlino, edizione di Fano, leggiamo alcuni dettagli che fanno riflettere. Come la dichiarazione rilasciata al telefono dallo studente: «Sto bene: sono qui al reparto psichiatrico di Pesaro, a Muraglia, perché mi hanno fatto un Tso e mi hanno detto che dovrò restare qui una settimana. In questo momento una dottoressa mi sta portando via tutti gli oggetti pericolosi. Mi hanno dato dei calmanti al Santa Croce e poi mi hanno trasferito a Pesaro, a Muraglia. I miei genitori non sono con me». Subito dopo il suo telefono viene preso da una dottoressa del reparto che completa la conversazione con il redattore: «Il giovane deve stare sereno, la telefonata deve terminare qui». Alla domanda se un Tso non sia esagerato, la dottoressa risponde: «Questo ragazzo ha attorno persone che lo stanno mal consigliando». Cioè il "costituzionalista" di cui parlava in aula e che gli avrebbe fornito le munizioni legali e intellettuali per condurre la protesta individuale. Sempre riguardo questo "costituzionalista", la dirigente della scuola di Fano interessata dice: «Guardi, non come preside e nemmeno come insegnante questa mattina sarei scesa in strada, perché "il costituzionalista" che ha portato in queste condizioni questo ragazzo era davanti alla scuola. Sarei scesa per dargli un pugno in faccia. Perché lo ha plagiato e questa storia mi addolora profondamente, soprattutto come mamma».
TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO (TSO) Ma di quale "punto" stiamo parlando? Di quale "pericolo"? Era necessario un Tso. Fanpage, il quotidiano che spesso si rivolge a un pubblico giovane e radical chic ridicolizza il ragazzo: «Ieri, l'apoteosi, quando il 18enne fanese si è reso protagonista della bizzarra ribellione: voleva a tutti costi restare "libero" in classe senza indossare la mascherina, un fantomatico diritto argomentato attraverso le tesi fantasiose di un presunto 'costituzionalista'» Diritto fantomatico? Ne abbiamo parlato con l'avvocato Alessandro Fusillo, noto per il suo canale Difendersi Ora e già impegnato a difendere negozianti, ristoratori e professionisti vittime di abusi di potere motivati dall'emergenza sanitaria: «Da un punto di vista legale la protesta era assolutamente fondata. Sia lo studente che il suo consulente, che non conosco, avevano ragione da vendere». Anche senza tirare in ballo la Costituzione, ci spiega Fusillo: «L'obbligo di mascherina, che viene perseguito in modo ferreo dalle autorità scolastiche, in realtà non c'è. Unico obbligo per le scuole è tenere la mascherina se gli alunni si trovano a distanza di meno di un metro guardandosi in faccia. Nella maggior parte delle aule italiane questa distanza è facilmente rispettabile. Spesso la mascherina è richiesta abusivamente dai professori e dai dirigenti scolastici. La mascherina è un trattamento sanitario e i trattamenti sanitari sono sempre soggetti al consenso libero e informato di chi li subisce e non c'è modo, legalmente parlando, di imporre l'obbligo di mascherina. Spesso la gente si ferma alla Costituzione che potrebbe dare adito a qualche dubbio, ma in realtà il consenso libero e informato del paziente è previsto da norme internazionali che non prevedono alcuna eccezione: la Convenzione di Oviedo, la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Ue».
UN ABUSO DI POTERE La dirigente scolastica, Eleonora Marisa Augello, dichiarava ieri al Corriere Adriatico: «Esistono delle precise prescrizioni sanitarie che provengono da decisioni governative ed è nostro dovere rispettarle per la sicurezza dei nostri ragazzi e delle loro famiglie». E aggiunge: «Ognuno ha il diritto di manifestare la sua libertà di pensiero, criticando anche le leggi e i regolamenti, ma lo può fare senza mancare al rispetto degli altri». Ma anche ammesso che le "precise prescrizioni" siano state violate, era necessario proprio un Tso? No, secondo Fusillo: «Stando a quel che si apprende dalle notizie di stampa, ritengo che vi sia stato sicuramente un abuso. Il Tso è un'azione molto invasiva, limita totalmente la libertà dell'individuo, per questo è coperto da una serie di cautele mediche. Si deve dimostrare che è l'unica alternativa. Richiede due valutazioni mediche indipendenti e l'intervento del sindaco che ordina il ricovero. Oltre a tutto ci deve essere un profilo di pericolosità del soggetto sottoposto a Tso sia per se stesso che per gli altri. Quindi deve trattarsi di una persona in condizioni psichiche tali da essere pericoloso e di non esserne consapevole. Attivare un Tso per una ragazzata è un eccesso, qui manca il profilo della pericolosità». E per essere pericolosi non basta, appunto, levarsi la mascherina: «L'equazione assenza di mascherina = pericolo è tutta da dimostrare. Bastava poi, semplicemente, mettere a distanza gli altri alunni». Quindi non abbiamo capito male. Per una protesta studentesca individuale, neppure violenta, senza picchetti, occupazioni e pestaggi di insegnanti e studenti, per un solo allievo che si è legato a un banco, per una protesta che ha eccome (come abbiamo visto) un fondamento legale, la scuola ha risposto chiamando i Carabinieri. E la storia è finita con un Tso, con un ricovero coatto in psichiatria. Il tutto è reso possibile da un'emergenza sanitaria di cui non si vede la fine che permette allo Stato di commettere abusi, violare i diritti individuali dei cittadini. Tutti i ruoli sono sovvertiti: gli educatori diventano delatori dei loro studenti. Medici e infermieri diventano carcerieri di un ragazzo che un suo professore definisce: «Intelligente, molto bravo con i computer, ma con la vocazione del bastian contrario».
Nota di BastaBugie: proponiamo ancora una volta la visione del seguente video (durata: 7 minuti) dal titolo "L'aritmetica del pensiero unico, la persecuzione di chi difende l'evidenza è già in atto". Poteva sembrare lontano dalla realtà, invece si sta realizzando sempre più sotto i nostri occhi.
https://www.youtube.com/watch?v=NoO5lhHiEuE
FRASI CHIAVE DEL VIDEO Professore: "Non pensare. Non hai bisogno di pensare" Alunno: "Due più due fa quattro! Ha sempre fatto quattro! Come può fare cinque? Tu lo sai che fa quattro, perché non lo dici?" Compagno: "Stai zitto! Ci farai finire tutti nei guai!"
DOSSIER "CORONAVIRUS" Sì alla prudenza, no al panico Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-05-2021
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I GEMELLI EBREI CHE DIVENNERO CATTOLICI
Furono ordinati sacerdoti ed ebbero un ruolo di primo piano al Concilio Vaticano I (nel quale, se non fosse stato interrotto, sarebbe stato approvato il loro accorato invito agli ebrei ad abbracciare la Chiesa Cattolica)
Fonte I Tre Sentieri, 27 aprile 2021
I fratelli Augustin e Joseph Lehmann (Lémann secondo la grafia francese) erano due gemelli monozigoti ebrei ashkenaziti (1836 - 1909/1915), rimasti presto orfani e pertanto cresciuti da zii e zie in una ricca famiglia ebraica di Lione. Di loro spontanea iniziativa e all'oscuro dei familiari, furono battezzati entrando a far parte del gregge cattolico a diciotto anni; quando la famiglia lo scoprì, cercò di convincere i ragazzi a tornare sui propri passi, e, fallito con le buone, alcuni zii passarono alle vie di fatto attentando alla loro vita. Quando ormai la situazione sembrava disperata, uno dei gemelli riuscì a gridare per chiedere aiuto, attirando l'attenzione della polizia, che li soccorse. Data l'ottima fama di cui godeva la famiglia, l'incidente sollevò uno scandalo notevole, e la famiglia tentò di giustificarsi affermando che i ragazzi erano stati circuiti e plagiati dal prete che li aveva battezzati, in realtà desideroso, a loro dire, di mettere le mani sulla cospicua eredità. Per difendere il buon nome del prete, i ragazzi scrissero una lettera che indirizzarono alla stampa locale.
LETTERA AI GIORNALI Domenica, 17 settembre 1854 Gentile Direttore, Ci vediamo costretti a rompere un silenzio che ci eravamo imposti di mantenere. I giornali hanno parlato fin troppo dell'incidente che ci ha portati all'attenzione pubblica. Ora, se l'accusa riguardasse noi soli, la condanna per la nostra conversione ci importerebbe poco; la nostra coscienza appartiene a noi soltanto, e nessuno può rivendicare diritti su di essa. Ma dal momento che c'è chi sta mettendo in giro maliziose insinuazioni sul conto di esponenti del clero cattolico, diventa nostro dovere rivelare la verità e fornire a tutte le persone ragionevoli gli strumenti per giudicare. Tutto, nella nostra conversione, è stata opera di Dio. Fin da bambini, rimanevamo molto impressionati dalla vista delle funzioni religiose cattoliche, al punto di rammaricarci del non essere cristiani. Iniziata la scuola, questo rammarico si è fatto vieppiù acuto; da un lato, vedevamo pochi Ebrei; dall'altro lato, una gran quantità di bambini cristiani. Questa differenza ci colpiva. Quando i nostri compagni andavano a Messa e sentivamo i loro canti accompagnati dall'organo, arrossivamo delle nostre riunioni, svolte in una stanza normalissima e scandite da un rituale senza senso. Ma quello che ci scosse ancor di più furono l'amore e la devozione di preti e religiosi che si votavano al servizio degli ammalati e bisognosi, una devozione che comparavamo alla freddezza e indifferenza di chi ci circondava. Proprio allora, uno di noi si ammalò gravemente. Fummo sempre più attratti verso il Cattolicesimo, anche se non osavamo affrontare apertamente l'argomento; desideravamo studiarlo più attentamente. E più studiavamo, più vedevamo con nitidezza l'errore in cui versavamo. Esaminammo la storia, e non potemmo fare a meno di acquisire consapevolezza dello stato presente dei Giudei, paragonato a quello del passato. Sempre maggiori dubbi si accumulavano nelle nostre teste, senza che il nostro rabbino fosse in grado di scioglierli. Lo studio dei classici, di Bossuet, di Fenelon, di Massillon, preparò i nostri cuori a ricevere la Grazia dal Dio della misericordia. Ricercammo poi nelle Sacre Scritture. Comprendemmo da subito che non potevamo farlo senza una guida; dovevamo trovare un santo sacerdote. Ogni giorno egli ci catechizzava, dissipava i nostri dubbi, ci spiegava le profezie, e ci consentiva di cogliere il nesso tra l'antica e la nuova Alleanza. A quel punto, ci dicemmo "se il Messia è già venuto, dev'essere Gesù Cristo, e noi dobbiamo farci cristiani. Se invece non è ancora arrivato, non possiamo comunque rimanere Ebrei, in quanto il tempo della promessa è oramai scaduto, e i nostri libri si sono rivelati menzogneri". Il prete ci fece attendere un anno. Un mese dopo il diploma, insistemmo per ricevere il Battesimo; non poté rifiutarcelo, diventammo cristiani e finalmente felici. Nessuno può farci rinunciare alla nostra fede; piuttosto, la morte! Ci sembra che diciotto anni sia un'età sufficiente per discernere il vero dal falso. Peraltro, i Giudei hanno chiesto la libertà religiosa per sé e per i protestanti, difficilmente potranno negarcela.
GEMELLI SACERDOTI I gemelli divennero poi sacerdoti, teologi, canonici onorari di diverse basiliche e cattedrali, Monsignori per volontà di S. Pio X, e fecondi autori - a quattro mani o singolarmente - di circa 150 pubblicazioni; nel 1892 fondarono ad Haifa il convento di Nostra Signora del Monte Carmelo. Furono in ottimi rapporti con Papa Pio IX e giocarono un ruolo di primo piano al Concilio Vaticano I, ove fecero circolare un Postulatum che fu firmato da quasi tutti i Padri conciliari, con l'appoggio di Pio IX. Solo lo scoppio della guerra franco-prussiana, che concluse prematuramente il Concilio, impedì che il Postulatum fosse adottato e promulgato ufficialmente; si trattava in un accorato invito agli Ebrei ad abbracciare la Chiesa Cattolica, del seguente tenore.
POSTULATUM "I Padri conciliari pregano umilmente ma urgentemente che questo sacro Concilio ecumenico si degni di venire in aiuto della sventurata nazione di Israele, con un invito paterno; esprimendo l'auspicio che, fiaccati ormai da un'attesa tanto lunga quanto futile, gli Israeliti s'affrettino a riconoscere il Messia, il nostro Salvatore Gesù Cristo, promesso ad Abramo e annunciato da Mosé, a completamento e coronamento, non a rovesciamento, della religione mosaica. Da un lato, i Padri hanno la ferma fiducia che il sacro Concilio avrà compassione degli Israeliti, che per le promesse fatte ai loro padri sono sempre rimasti cari a Dio, oltre che per aver dato i natali al Cristo secondo la carne. Dall'altro lato, i Padri condividono l'intima, dolce speranza che questo ardente desiderio, con l'ausilio dello Spirito Santo, sarà fatto proprio da molti figli di Abramo, dal momento che gli ostacoli che finora li hanno trattenuti dalla vera fede sembrano via via svanire, e l'antico muro di separazione è crollato. Voglia dunque il Cielo che essi acclamino presto il Cristo: "Osanna al Figlio di Davide! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!". Voglia il Cielo che essi si gettino tra le braccia dell'Immacolata Vergine Maria, anch'Ella loro sorella secondo la carne, e desiderosa di esser loro anche madre secondo la Grazia, com'è madre nostra".
Fonte: I Tre Sentieri, 27 aprile 2021
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IL CANADA HA LEGALIZZATO IL POLIAMORE... PROSSIMO PASSO LA POLIGAMIA
Si iniziò legalizzando la fecondazione artificiale, poi era normale l'omosessualità, quindi adesso è consentito il poliamore (tre o più genitori in una famiglia), infine sarà lecita la poligamia (più mogli) e la poliandria (più mariti)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: Corrispondenza Romana, 5 maggio 2021
C'è un giudice che in Canada ha legalizzato il poliamore. La vicenda è la seguente. Bill e Eliza hanno una relazione. In questa relazione, con il consenso sia di Bill che di Eliza, si inserisce anche Olivia, la quale diventa amante sia di lui che di lei. Poi Bill ed Eliza hanno un bambino di nome Clarke. Nella crescita del bambino si occupa anche Olivia la quale, tramite alcuni farmaci, riesce a produrre del latte e ad allattare Clarke. I genitori di Clarke vorrebbero che anche Olivia fosse riconosciuta come genitore, tanto da figurare con questo titolo nel suo certificato di nascita. L'iter giudiziario per ottenere questo risultato approda infine presso l'Alta Corte della Columbia Britannica, una provincia canadese. Lunedì 26 aprile il giudice Sandra Wilkinson ha dato disco verde alla richiesta dei tre, precisando che in tal modo si andava a colmare una lacuna presente nella legge provinciale conosciuta come Family Act Law. Questa legge - e la precisazione è importante - già permette di riconoscere tre genitori nei casi di fecondazione artificiale eterologa. In questi casi i genitori sono la coppia richiedente e il «donatore» di sperma o ovociti. L'argomentazione logica, date queste premesse errate, non poteva che essere la seguente: se un «donatore» di gameti può diventare genitore, non si vede perché non può diventarlo anche un altro soggetto che ha soddisfatto degli oneri tipicamente genitoriali come quelli concernenti l'educazione del minore. Il giudice ha dichiarato: «Le prove indicano che il legislatore non aveva previsto la possibilità che un bambino potesse essere concepito attraverso un rapporto sessuale e avere più di due genitori. In parole povere, il legislatore non aveva contemplato la famiglia poliamorosa».
UNA DONNA E DUE UOMINI COME GENITORI Non è la prima sentenza di questo tipo. Nel 2018 un tribunale di Terranova e Labrador riconobbe una donna e due uomini come genitori di un minore, rimanendo sempre incerto quale fosse il padre biologico tra i due. Riconoscere una plurigenitorialità in casi come questi, ossia in casi in cui più persone sono legate da meri vincoli affettivi ma non da vincoli coniugali, significa riconoscere contemporaneamente i legami poliamorosi. Le cause prossime di questa ennesima deriva morale sono plurime. Volendo ricordare quelle più salienti, potremmo indicare in primis la legalizzazione della fecondazione artificiale e in specie quella di tipo eterologo. Se si legittima questa pratica si può legittimare, come abbiamo visto, anche la triplice genitorialità che nasce da tale pratica. In secondo luogo, la legittimazione dell'omogenitorialità. Se il limite della diversità sessuale deve essere eliminato in merito al tema della genitorialità, così deve avvenire anche per i limiti numerici. Perché un bambino deve essere costretto ad avere solo due genitori e non tre o quattro? E poi tre è sicuramente meglio di due. Se queste sono alcune delle cause prossime, gli effetti futuri di questa sentenza e di altre simili che ne seguiranno potrebbero essere almeno i seguenti: la legalizzazione della poligamia e poliandria. Se si legittima una semplice relazione affettiva e sessuale tra più persone, a fortiori si dovrà legittimare una relazione coniugale tra più persone perché, a differenza della prima, nella poligamia e nella poliandria c'è addirittura un'assunzione di molteplici responsabilità tra i «coniugi».
QUALSIASI MOTIVO DIVENTA LEGALE PER DIVENTARE GENITORE Secondo possibile effetto: più persone, in tempi successivi, anche quindi molto in là nel tempo da quando è venuto al mondo il bambino, e per i motivi più disparati potranno venire dichiarate genitori. Nel caso prima raccontato abbiamo avuto una donna che dopo due anni e mezzo dalla nascita di Clarke è stata riconosciuta come genitore perché aveva contribuito alla sua educazione e perché era inserita nella relazione tra Eliza e Bill. Altri motivi potrebbero essere sufficienti per dichiarazioni di genitorialità simili: aiutare nel ménage domestico, aver contribuito economicamente alla vita familiare, essere stato il medico, l'avvocato o il commercialista del nucleo familiare originario, aver ispirato alcune scelte fondamentali della famiglia in quanto persona particolarmente carismatica, pensiamo ad un uomo di cultura, ad un vip, addirittura ad un sacerdote. Qualsiasi motivo sarebbe buono per diventare genitore. Questa vicenda testimonia che ormai la famiglia è in liquidazione, ossia si è liquefatta perché da tempo è evaporato l'istituto del matrimonio e ancor prima le autentiche relazioni affettive. Più a monte ancora si è liquefatta la vera antropologia, ossia il riconoscimento di quale sia la natura dell'uomo e le sue esigenze e doveri. L'identità dell'uomo, della famiglia e della genitorialità non è più un dato di fatto di carattere metafisico da riconoscere, bensì una realtà sociale inventata e creata dall'uomo, manipolabile a suo piacimento secondo i suoi capricci e dunque lasciata in balia del suo libero arbitrio.
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Fonte: Corrispondenza Romana, 5 maggio 2021
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EUTANASIA RECORD IN OLANDA NEL 2020
Disperati, anziani, ragazzini, dementi, malati di Covid-19... in Olanda si può morire anche senza esplicita richiesta (intanto un'inchiesta inglese dimostra come la morte cerebrale venga smentita da fatti clamorosi)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 28 aprile 2021
Nel 2020 sono morte con l'eutanasia in Olanda 6.938 persone, il numero più alto mai raggiunto. Si tratta di un aumento dei casi del 382% rispetto ai 1.815 del 2003 e del 9% rispetto ai 6.361 del 2019. Un decesso su 25 è ormai causato dall'eutanasia nel paese, che rappresenta il 4,12% di tutte le morti. Il dato salirebbe al 4,52% se non si tenesse conto dei 15 mila decessi dovuti al Covid-19. Se si considera inoltre soltanto la fascia di età tra i 60 e gli 80 anni, il dato sale al 6,2%. Come ogni anno, il rapporto annuale pubblicato dal governo olandese è costellato di dati inquietanti. Innanzitutto, come riporta anche Dutch News, quattro persone hanno optato per l'eutanasia dopo essere risultate positive al Covid-19. «Avevano contratto la polmonite e non volevano andare in terapia intensiva», spiega a Trouw il presidente del Comitato di revisione regionale dell'eutanasia, Jeroen Recourt. Dopo la sentenza della Corte Suprema che ha autorizzato la sedazione surrettizia di persone affette da demenza, per evitare la loro opposizione all'iniezione letale scelta in passato con il testamento biologico ma non confermata dalla volontà attuale, due persone sono state uccise così nel 2020. La disperazione continua a essere ritenuta un motivo valido per ottenere la morte. L'anno scorso hanno ricevuto l'eutanasia per motivi legati alla depressione 88 persone, tra cui una affetta da disabilità intellettiva. Allo stesso modo, 235 persone sono state uccise per «accumulo di problemi legati alla vecchiaia». Anche un ragazzo, di età compresa tra i 12 e i 16 anni, è stato ucciso portando così a 16 il totale dei minori che dal 2002 hanno ottenuto l'eutanasia. Se 4.480 persone hanno richiesto l'eutanasia a causa di un cancro, sono 168 gli individui affetti da demenza uccisi, due con demenza in stato avanzato, 88 come detto per problemi psichiatrici, 458 per problemi legati al sistema nervoso. Su 216 casi di suicidio assistito, infine, 17 non sono andati a buon fine, il paziente cioè non è morto, e il medico ha dovuto praticare l'iniezione letale. Secondo Recourt, questi numeri non sono sorprendenti perché «dimostrano come sempre più persone guardino all'eutanasia come a una soluzione normale per porre fine a una situazione di sofferenza insopportabile».
Nota di BastaBugie:Benedetta Frigerio nell'articolo seguente dal titolo "Un'inchiesta pone domande sulla morte cerebrale" dimostra come la morte cerebrale venga smentita dai fatti. Non si può definire defunta una persona con il cuore battente, nonostante abbia l'encefalogramma piatto. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11 aprile 2021: Dopo la morte di Charlie Gard e di Alfie Evans la prassi del sistema sanitario inglese non è più indiscussa come un tempo. A provarlo sono fatti simili ormai discussi dalla stampa e, ora, il Daily Mail che in sua recente un'inchiesta ha scritto: "Durante i casi di spicco dei bambini Charlie Gard e Alfie Evans - i cui genitori, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, hanno combattuto senza successo contro i medici per cercare di ottenere delle terapie sperimentali - il dibattito sulle cure di fine vita si è evoluto". L'inchiesta del quotidiano è relativa alla morte cerebrale, un criterio introdotto da un comitato ad Harvard nel 1968 per dichiarare il decesso di una persona a partire dalle funzioni cerebrali e non più dall'arresto cardiaco prolungato. Negli anni, come la Nuova Bussola ha già raccontato, tale parametro è stato messo in discussione sia per l'impossibilità scientifica di affermare con assoluta certezza la fine totale delle funzioni cerebrali sia perché l'unità delle funzioni vitali che rendono una persona ancora tale (omeostasi) non è garantita solo dal funzionamento del cervello e del tronco cerebrale ma anche dal cuore. Si racconta, ad esempio, di Lewis Roberts, 18 anni, che solo qualche giorno fa "è stato "dichiarato morto' dai medici del Royal Stoke Hospital... e la famiglia aveva accettato di donare i suoi organi". Così i medici decisero di privarlo dell'ossigeno che supportava il ragazzo. "Ma proprio in quel momento Lewis ha ripreso a respirare da sé". E' interessante leggere nell'inchiesta che questa vicenda "pone la domanda: per ogni diagnosi nefasta, se c'è vita, non dovrebbe esserci ancora speranza?". E' chiaro che la domanda con l'espressione "se c'è ancora vita" quando una persona è dichiarata morta cerebralmente sottintende il fatto che la vita non è garantita dalle funzioni del cervello, sebbene poi ci si rifugi dietro alla parola "miracolo", usata anche da quei medici atei che, davanti alla diagnosi di morte cerebrale smentita dai fatti, accettano improvvisamente il termine. Nel caso di Roberts hanno infatti parlato non di errore diagnostico ma appunto di miracolo. Certo i miracoli accadono, ma come sottolineato sul Daily Mail da Catherine Robinson, portavoce di Right To Life UK, "le nostre vite hanno sempre un valore intrinseco. Per tutte le famiglie che affrontano la stessa situazione con una persona cara che è in supporto vitale, questi fatti inviano un messaggio molto chiaro: non rinunciare alla speranza". In sintesi, anche se la piena ripresa della persona non avvenisse, la sua vita andrebbe supportata fino a morte naturale. Ma è chiaro che solamente quando il criterio di morte è quello oggettivo, dell'arresto cardiaco prolungato, è possibile uscire dalle zone grige e soggettive introdotte anche dalla diagnosi più scrupolosa di assenza di tutte le funzioni cerebrali. Ed è chiaro che solo così le vicende come quella di Charlie e di Alfie potrebbero essere risolte, perché a questo punto la vita andrebbe sostenuta senza possibilità di eccezioni fino alla morte naturale, decretata appunto dallo stop del battito cardiaco, non permettendo alle opinioni di avere la meglio sui fatti (un cuore battente). Lo stesso Mark Pickering di Care not Killing, un'organizzazione che promuove le cure palliative, afferma: "Il processo decisionale di fine vita è spesso complesso e può essere altamente incerto... può essere una vera sfida determinare se la morte del tronco cerebrale si sia effettivamente verificata". In effetti, continua l'inchiesta, "quando i medici chiesero alla famiglia di Carol (71 anni, ndr) il permesso di rimuovere il supporto vitale... le scansioni suggerivano che fosse cerebralmente morta". I medici "'hanno detto che sarebbe stata la cosa più carina da fare', dice Maxine (la figlia, ndr)", ma "non potevamo sopportare di essere lì mentre spegnevano le macchine". Carol era rimasta "45 minuti senza un battito cardiaco", ma rianimata e ventilata aveva continuato a vivere. Il tronco cerebrale, il cervello e il cervelletto, però, non apparivano più funzionanti, il che è sufficiente per privare la persona dei supporti vitali nonostante il cuore riprenda a battere e la persona riesca a respirare con la ventilazione. Il Daily Mail racconta infine il caso di un bambino, Harrison Ellner, dichiarato cerebralmente morto in seguito ad una meningite. Sua madre Samantha, 27 anni, badante di Rotherham, accettò la rimozione della ventilazione, che però, esattamente come accadde ad Alfie Evans (mai dichiarato cerebralmente morto) continuò a respirare. "I medici hanno detto che poteva continuare a respirare per un minuto, un'ora o un giorno", ma quando il bambino ha proseguito più a lungo il personale sanitario lo ha curato, a differenza di quanto fatto con Alfie che pur ventilato da molti più mesi respirò per quattro giorni da solo senza svezzamento né cure. Dopo cinque giorni Harrison "è stato trasferito di nuovo all'ospedale di Rotherham, dove è rimasto per altri dieci giorni. Quando è stato dimesso, i medici non erano sicuri che il suo cervello avrebbe funzionato abbastanza bene da permettergli di condurre una vita normale". Eppure "ha imparato a sorridere a otto settimane e a camminare da bambino". E "sebbene il danno cerebrale fa si che abbia l'età di apprendimento di un bambino di tre anni più piccolo, Samantha afferma: "Se lo vedessi, non ti accorgeresti di quello che ha passato''". Harrison "oggi è un bambino di otto anni appassionato di musica che conduce una vita molto simile a quella di qualsiasi altro bambino della sua età". Ellie Dunkerton, 22 anni, dopo un emorragia cerebrale fu messa in coma. Si scoprì che aveva una malformazione artero-venosa cerebrale (AVM) e fu trasferita al dipartimento di neurologia del Cardiff e del Vale University Hospital, dove parlarono di morte cerebrale alla madre. La ragazza invece si risvegliò prima della rimozione dei sostegni vitali, a cui la madre si sarebbe comunque opposta: "Mesi dopo, ho visto il suo medico che mi aveva detto di essere sicuro che non avrebbe più camminato o parlato. Invece bisogna continuare a sperare. Non si sa mai". È chiaro che ci possono essere errori diagnostici in questi casi, dove la fine delle funzioni cerebrali non era totale, ma anche qualora questa si verifichi realmente, finché il cuore della persona batte affermare che sia morta va contro l'evidenza dei fatti, aprendo appunto a scenari come questi. La stessa scienza definisce lo stop del cuore e della respirazione come "morte clinica" e "morte reale" (quando insomma si è davanti ad un cadavere) che si differenzia dalla mancanza di segnali della funzione cerebrale, definita appunto morte "legale". Ossia decisa per legge.
DOSSIER "DONAZIONE DI ORGANI" L'inquietante concetto di "morte cerebrale" Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Tempi, 28 aprile 2021
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OMELIA ASCENSIONE - ANNO B (Mc 16,15-20)
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Quaranta giorni dopo la Risurrezione, Gesù ascende al Cielo davanti agli sguardi stupiti degli Apostoli. Prima di lasciare la terra, Gesù parla per l'ultima volta, affidando ai suoi Discepoli l'incarico di evangelizzare tutte le genti, dicendo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,15-16). È questo il mandato missionario che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa e che fedelmente dobbiamo eseguire, affinché tutti conoscano il Vangelo e abbiano la Vita eterna. Da una parte l'Ascensione del Signore ci invita a innalzare il nostro pensiero alle realtà celesti, distaccandolo dalla terra; dall'altra parte siamo invece chiamati a non rimanere inerti, in una passiva attesa del ritorno del Signore, ma a edificare il Regno di Dio nel mondo. A ciascuno di noi è stato dato un dono particolare da mettere a servizio di questa opera. Così, nella seconda lettura di oggi, san Paolo scrive che Dio «ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri» (Ef 4,11). Non è certamente un elenco completo: i compiti sono diversi come diverse tra loro sono le anime. Dunque, se in poche parole vogliamo sintetizzare il messaggio di questa solennità, possiamo dire che, alla luce dell'Ascensione del Signore, siamo esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e a poggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo nel mondo intero. Ci vuole la contemplazione e ci vuole l'azione. Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da lui la luce e la forza per operare e per diffondere il bene nel mondo. L'Ascensione non ha separato Gesù dalla sua Chiesa. Anche se è salito al Cielo, Egli continua ad essere sempre con noi. «Egli non si è separato da noi, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi, uniti nella stessa gloria» (dal Prefazio). Fin da adesso pensiamo spesso a questa gloria che ci attende nei Cieli. In Gesù risorto e asceso al Cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale. La festa di oggi ci insegna che non siamo stati creati per questa terra, ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace. Qui giù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancor più ardentemente il Cielo. Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l'eternità. Non pensiamo a sufficienza alla vita eterna e rischiamo di farci trovare impreparati all'incontro eterno con Gesù. Il nostro pellegrinaggio terreno si potrebbe paragonare a una lunga ascensione: dobbiamo raggiungere la vetta, e ciò richiede tutto il nostro impegno. Più facile sarà scendere, ma noi siamo chiamati a raggiungere le vette dell'amore di Dio. Più il nostro bagaglio sarà leggero, tanto più agevolmente riusciremo a salire e a raggiungere la cima. Per questo motivo, san Francesco d'Assisi volle vivere nella povertà, per non essere ostacolato da nulla nel suo slancio verso l'alto. In questa ascensione non dobbiamo perdere di vista la vetta da raggiungere. All'inizio il cammino è agevole, ma, quanto più ci si avvicina alla vetta, tanto più l'ascesa si fa ripida e il respiro affannoso. Se prima si ammirava la bellezza del panorama, quando si è ormai vicini alla meta non si guarda che la cima, ogni altra cosa sembra scomparire. La fatica aumenta sempre di più, ma il desiderio di giungere in vetta si fa sempre più grande e, quando finalmente vi si giunge, si è al colmo della gioia. Sembra quasi che quanto più abbiamo faticato, tanto più siamo felici. Ai nostri occhi estasiati si aprono orizzonti meravigliosi e il mondo sotto di noi sembra ormai tanto piccolo. Si vorrebbe rimanere lì a lungo e si intuisce che il mondo non potrà mai appagare pienamente il nostro cuore. Chiamati a guardare in alto, tante volte noi non riusciamo a staccare lo sguardo da terra. Impariamo dai santi, i quali, passando per molte prove e tentazioni, sono saliti molto in alto e hanno raggiunto la cima immacolata dell'amore di Dio. Si racconta che, quando era ancora bambino, san Francesco di Sales spesso era assorto, tutto preso dai suoi pensieri, e, quando il padre gli domandava a cosa stesse pensando, egli rispondeva: «Penso a Dio e a farmi santo». Pensiamo anche noi a Dio. La preghiera è stata giustamente definita come l'«elevazione della mente a Dio». Ogni volta che pregheremo in modo autentico, eleveremo la nostra mente e il nostro cuore, staccandoli dai lacci di questa terra. Pensiamo a Dio e fissiamo il nostro sguardo alla vetta!
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