BastaBugie n�718 del 26 maggio 2021

Stampa ArticoloStampa


1 LEGGE ZAN, UN FLAGELLO ALLE PORTE DELL'ITALIA
È un errore limitarsi a criticare solo la limitazione della libertà, senza risalire alla causa di questo totalitarismo che sta nella violazione di un oggettivo ordine morale naturale (vedi l'elenco delle veglie in tutta Italia)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
2 LA TUTELA DELL'AMBIENTE E DEGLI ANIMALI NELLA COSTITUZIONE FA ARRETRARE I DIRITTI DEGLI UOMINI
Inoltre si cerca di mettere ai cristiani il bavaglio, di censurare le loro convinzioni, di distruggere la loro visione del Creato e, infine, di parificarli alle bestie
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 IL CALCIO NON E' UNO SPORT PER SIGNORINE
Una donna che arbitra ci può anche stare, ma il calcio femminile tecnicamente non sarà mai paragonabile a quello maschile (per evidenti differenze muscolari)
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: I Tre Sentieri
4 STORIA DELLA INFINITA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Le verità taciute su Gerusalemme dai tentacoli ideologici dei mass-media in favore della Jihad islamica dei terroristi di Hamas, del leader turco Erdogan e dello sciita iraniano Khamenei
Autore: Luca Della Torre - Fonte: Corrispondenza Romana
5 SAN PIETRO MARTIRE, IL SANTO INQUISITORE
Il domenicano, ucciso dagli eretici (che gli spaccarono il capo), entusiasmava con le sue prediche dalla quali fiorivano una serie di iniziative, tra cui la nascita a Firenze della prima Misericordia
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 L'EPIDEMIA RACCONTATA NEI PROMESSI SPOSI
Negli anni in cui Alessandro Manzoni ambientò il suo romanzo, l'Europa e l'Italia erano flagellate da un'epidemia inarrestabile, nota come peste bubbonica
Autore: Domenico Lalli - Fonte: Radio Roma Libera
7 IL FALLIMENTO DELLA 194: 5 MILIARDI DI EURO PER 6 MILIONI DI ABORTI
Pro Vita & Famiglia presenta il primo studio sui costi economici e sociali dell'aborto (120 milioni di euro all'anno) e la nascita di un osservatorio permanente (VIDEO: Convegno ''I costi della 194'')
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B (Mt 28,16-20)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LEGGE ZAN, UN FLAGELLO ALLE PORTE DELL'ITALIA
È un errore limitarsi a criticare solo la limitazione della libertà, senza risalire alla causa di questo totalitarismo che sta nella violazione di un oggettivo ordine morale naturale (vedi l'elenco delle veglie in tutta Italia)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 19 maggio 2021

In Italia la minaccia del coronavirus fa dimenticare talvolta l'esistenza di altri flagelli, come il devastante disegno di legge in discussione in Parlamento, dal titolo Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità. Questa proposta legislativa è conosciuta come "legge Zan", perché prende il nome dal deputato del Partito Democratico Alessandro Zan che l'ha presentata, ma ha alle sue spalle venticinque anni di storia.
Il primo disegno di legge contro l'omofobia fu proposto infatti nel 1996 dal deputato di Rifondazione comunista Nichi Vendola. Nel 1999, il governo comunista di Massimo D'Alema approvò un decreto dal titolo Misure contro le discriminazioni e per la promozione di pari opportunità. La legge non passò perché il governo D'Alema cadde il 24 aprile 2000. Tra il 2013 e il 2014, il governo delle "larghe intese" di Enrico Letta tentò invano di far approvare un nuovo disegno di legge contro l'omofobia presentato dal deputato del Pd Ivan Scalfarotto. Lo stesso Enrico Letta, oggi segretario del Pd, chiede con insistenza che sia approvato il testo unico Zan, che il 4 novembre 2020 è stato approvato alla Camera e alla fine di aprile 2021 è stato calendarizzato al Senato. La strada non è facile, per l'opposizione del centro-destra, ma il pericolo è imminente e reale.
Quale sia l'intento di questo progetto di legge è stato rivelato da un suo tentativo di anticiparlo nelle scuole. Il 17 maggio 2021, nella "Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia, la transfobia" (prevista dal decreto Zan all'art. 7), è stata diramata dall'ufficio scolastico della Regione Lazio, una circolare dal titolo Linee guida per la scuola: strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere.
In questo documento si afferma che «negli ultimi anni stiano assistendo a una Gender Revolution», per cui bisogna «superare il concetto di binarismo sessuale che prevede l'esistenza di solo due generi (maschile e femminile)», sostituendo ad esso quello di «spettro di genere», dal momento che «il genere ormai si presenta in un'infinità varietà di forme, dimensioni e tonalità». Gli istituti scolastici, in conseguenza, dovrebbero adottare «un linguaggio di genere inclusivo», prevedere «l'assegnazione di un'identità provvisoria, transitoria e non consolidabile» allo studente che manifesti la volontà di cambiare «genere» e l'allestimento di bagni e spogliatoi «non connotati per genere» dedicati agli studenti trans.

SCUDO PENALE PER I VARI ORIENTAMENTI SESSUALI
Tutto questo non è che l'applicazione del primo articolo del testo Zan, che si propone di tutelare giuridicamente l'identità di genere, definita come «identificazione percepita e manifestata di se in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente da non aver concluso un percorso di transizione».
L'"identità di genere" di una persona è dunque un'"auto-percezione", determinata dagli impulsi, desideri, sentimenti ed emozioni del singolo individuo. La norma non tutela solo l'omosessualità o la transessualità, bensì tutte le forme di "orientamento sessuale" dirette a separare l'identità sessuale della persona dalla sua identità biologica allo scopo di favorire la creazione di una nuova identità psicologica, fluida e indeterminata. «In questo modo, - ha giustamente osservato Mauro Ronco, professore emerito di Diritto Penale nell'Università di Padova - si intende porre sotto lo scudo della protezione penale tanto i vari orientamenti sessuali, ancora oggi valutati come disturbi della personalità, come la tendenza voyeuristica, la tendenza sessuale masochistica, la tendenza sessuale sadistica, la tendenza sessuale feticistica, quanto le ancora oggi assai controverse teorie del gender, alla cui stregua l'identità della persona non è determinata dalla biologia, bensì dalla libera scelta dell'individuo».
Lo stesso Professor Ronco, nella sua audizione alla Camera dei Deputati del 21 maggio 2020, ha bene illustrato qual è la deforme concezione su cui si fonda il concetto anti-giuridico del reato di "discriminazione" e di "odio", che il testo Zan vorrebbe punire con la reclusione o con una multa finanziaria.
«L'eventuale estensione del reato d'odio alla manifestazione di idee per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere segnerebbe il passaggio abnorme del diritto penale verso un modello che punisce la manifestazione di idee per correggere gli individui in ordine alla loro disposizione interiore. Non v'è alcuna base empirica per distinguere tra giudizi espressi sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere per ragioni d'odio, da un lato, ovvero, da un altro lato, per ragioni religiose, metafisiche, etiche e sociali». Infatti, «chi esprime opinioni critiche sulla tendenza omosessuale per ragioni metafisiche o sugli atti omosessuali per ragioni etiche, psicologiche, mediche o sociali, non per ciò è indotto a tali critiche per ragioni d'odio. Anzi, il più delle volte, il motivo per cui esprime tali opinioni risiede in ragioni del tutto contrarie allo stato interiore dell'odio. L'assurdità ancor maggiore sta nel conferire a un giudice il compito di decidere se una determinata opinione sia stata espressa per convinzione scientifica, per convinzione religiosa, per scelta culturale, per tradizione familiare, ovvero, tutto al contrario, per odio. Ma per odio verso chi? Verso una tendenza, un orientamento, una dottrina, una opinione o verso delle persone in carne e ossa? Anche qui la distinzione tra l'oggetto del presunto stato d'animo d'odio non può essere precisato se non attraverso una critica delle intenzioni, del tutto inaccettabile nel diritto penale poiché non è il giudice che può discriminare tra le intenzioni buone e quelle cattive».

UN LIBRO SPIEGA LE VERE INTENZIONI DELLA LEGGE ZAN
Un approfondimento di questo e di altri temi ci è offerto dal volume curato da Alfredo Mantovano "Legge omofobia perché non va" (Cantagalli, Siena 2021), in cui la proposta di legge Zan viene attentamente esaminata e confutata articolo per articolo, svelandone le vere intenzioni.
La nuova legislazione vuole intronizzare come modello sociale assoluto ciò che un tempo era considerato devianza, isolando invece come devianza e anormalità la difesa dei principi naturali e cristiani. Ma ogni progetto di sovvertimento dell'ordine naturale, dall'abolizione della proprietà privata alla soppressione dell'identità sessuale, ha bisogno per realizzarsi della violenza, perché la natura, come il bene e il vero, è in sé stessa diffusiva. Quando le leggi negano l'ordine naturale si afferma inesorabilmente la dittatura del relativismo più volte denunciata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.
Se la legge sull'omofobia andasse in porto, il diritto della libertà di espressione sarebbe negato solo ai difensori dell'ordine tradizionale. Sarebbe tuttavia un grave errore limitarsi a criticare la soppressione della libertà introdotta dal testo unico di legge Zan, senza risalire alla causa di questo totalitarismo che sta nella definizione di identità di genere presente nell'articolo 1 del testo.
Il liberalismo impregna oggi la mentalità di molti cattolici, che vedono il nemico solo nel "proibizionismo", dimenticando che il male non sta nelle istituzioni, ma nella violazione di un oggettivo ordine morale di valori. Non è in nome della "libertà", ma della natura e della ragione, che bisogna combattere il nefasto progetto di legge Zan.
C'è un'aspra battaglia di idee in corso. Senza la chiarezza dei princìpi filosofici e morali tutto è perduto. Sulla base di questi princìpi professati e vissuti, e con l'aiuto di Dio, si può vincere invece la battaglia culturale del nostro tempo.

Nota di BastaBugie: nell'articolo è stato citato il recente libro a cura di Alfredo Mantovano "Legge omofobia, perché non va", edizioni Cantagalli, pagine 256, € 19,00 (prezzo Amazon). Questo volume, esito della comune riflessione maturata all'interno del Centro Studi Rosario Livatino, è una guida alla lettura dei 10 articoli del testo unificato, con i contributi di Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Francesco Farri, Carmelo Leotta, Roberto Respinti, Mauro Ronco, Angelo Salvi e Aldo Rocco Vitale.
Per ordinare il libro, clicca qui!

VEGLIE CONTRO IL DDL ZAN
Organizzate dalle Sentinelle in piedi in tutta Italia
Arezzo - Sabato 29 Maggio 2021 ore 17 - Piazza Grande
Ascoli Piceno - Domenica 30 Maggio 2021 ore 18 - Piazza del Popolo
Bergamo - Sabato 29 Maggio 2021 ore 17 - Piazza Vittorio Veneto
Brescia - Sabato 29 Maggio 2021 ore 16:30 - Piazza Vittoria
Bussolengo (VR) - Sabato 29 Maggio 2021 ore 10:30 - Piazza XXV Aprile
Busto Arsizio (VA) - Sabato 11 Giugno 2021 ore 11 - Piazza Santa Maria
Cagliari - Venerdì 4 Giugno 2021 ore 18 - Piazza Garibaldi
Crema (CR) - Domenica 23 Maggio 2021 ore 17 - Piazza Duomo
Cremona - Sabato 29 Maggio 2021 ore 16:30 - Piazza del Comune
Imperia - Sabato 12 Giugno 2021 ore 18 - Piazzale Nino Bixio (Spianata Oneglia)
La Spezia - Sabato 5 Giugno 2021 ore 16:30 - Piazzetta del Bastione
Pontremoli (MS) - Domenica 23 Maggio 2021 ore 16 - Piazza Italia
Trieste - Domenica 29 Maggio 2021 ore 16:30 - Piazza Sant'Antonio Nuovo

Fonte: Corrispondenza Romana, 19 maggio 2021

2 - LA TUTELA DELL'AMBIENTE E DEGLI ANIMALI NELLA COSTITUZIONE FA ARRETRARE I DIRITTI DEGLI UOMINI
Inoltre si cerca di mettere ai cristiani il bavaglio, di censurare le loro convinzioni, di distruggere la loro visione del Creato e, infine, di parificarli alle bestie
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-05-2021

Nel 1898 fu convocata a New York una Conferenza mondiale sull'urbanistica per affrontare il tema del drammatico inquinamento delle città dovuto al letame dei cavalli e alle carcasse degli animali. A fine '800 infatti la mobilità era assicurata quasi esclusivamente dai cavalli, ottimi animali che hanno però delle esigenze fisiche incompatibili con un'aria salubre: ogni cavallo infatti garantisce ogni giorno dagli 8 ai 12 chili di sterco più qualche litro di urina. Considerando che a New York nel 1880 circolavano circa 150mila cavalli si può facilmente immaginare quale catastrofe igienico-sanitaria rappresentasse la situazione. Qualche anno prima, nel 1894, il quotidiano inglese The Times aveva predetto che nel giro di 50 anni Londra sarebbe stata sommersa da tre metri di escrementi mentre a new York, almeno sulla quinta strada, gli escrementi sarebbero arrivati al terzo piano dei palazzi.
Al confronto la previsione dell'innalzamento di un metro delle acque degli oceani fa semplicemente sorridere. Se allora una ipotetica Onu avesse imposto una agenda di sviluppo sostenibile nella prospettiva di lasciare un mondo pulito alle future generazioni - come accade oggi - avrebbe senz'altro spinto per un controllo delle nascite (ogni bambino che nasce significa più escrementi e anche una maggiore richiesta di cavalli). Poi avrebbe investito milioni di dollari nella ricerca di soluzioni tecnologiche per smaltire il letame o almeno diminuirne l'odore; avrebbe lanciato iniziative verdi come l'horse-sharing (condivisione dei cavalli) oppure studiato nuove diete ecologiche per i cavalli al fine di diminuirne la necessità di rilasciare sterco. Fortunatamente le agenzie dell'Onu erano di là da venire, altrimenti oggi saremmo ancora a discutere di come rendere carbon neutral lo sterco di cavallo, comunicandoci le scoperte attraverso il telegrafo senza fili .
In realtà la Conferenza di New York finì male, perché sembravano non esserci soluzioni. Invece accadde che qualcuno ebbe l'idea di inventare l'automobile, prima con il motore a vapore, poi a scoppio e questo - incredibile a credersi oggi - risolse il problema dell'inquinamento dei cavalli.
Ma l'invenzione dell'auto non fu frutto di una riflessione sull'inquinamento o su che mondo si sarebbe lasciato alle generazioni future se si continuava così, quanto invece della necessità di velocizzare i trasporti nel momento di espansione della rivoluzione industriale.
In realtà tutta la cultura occidentale, permeata di cristianesimo, ha sempre pensato e agito considerando che il modo migliore di pensare alle generazioni future fosse di rispondere ai bisogni presenti in una prospettiva di sviluppo. Anche perché oggi non si è neanche in grado di immaginare che cosa accadrà e cosa sarà inventato e scoperto tra venti anni e che potrebbe cambiare completamente il mondo. Come del resto è avvenuto negli ultimi trent'anni con la tecnologia informatica e l'avvento del digitale.
È veramente stupido e irrealistico fare i calcoli sulle generazioni future basandosi sulla tecnologia e sulle risorse attualmente disponibili. Eppure è quello che si sta facendo, o per meglio dire si sta imponendo, a tutto il mondo. E l'Italia, come sempre, quando c'è da seguire una follia non si tira certo indietro, al punto che stiamo per inserire i princìpi dello sviluppo sostenibile nella Costituzione. È di due giorni fa la notizia che la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha già dato il primo ok alla proposta di modificare gli articoli 9 e 41 della Costituzione aggiungendovi la tutela dell'ambiente e degli animali, con riferimento anche all'interesse per le generazioni future. La proposta ovviamente arriva dai 5Stelle ma tutti i partiti si sono accodati con entusiasmo e vista questa forte intesa si può prevedere che il provvedimento marcerà veloce fino all'approvazione definitiva.
Ovviamente nulla di male nella tutela dell'ambiente e degli animali, ma il problema è cosa si intende per tutela dell'ambiente. Il concetto di sviluppo sostenibile non riguarda - come molti credono - una generica attenzione a non inquinare e ad usare responsabilmente le risorse a disposizione. Esso invece nasce per dimostrare che è la popolazione il problema che impedisce lo sviluppo dei paesi poveri e che distrugge l'ambiente. In altre parole bisogna diminuire la popolazione e anche la sua ricchezza, controllare le nascite nei paesi poveri e frenare lo sviluppo economico nei paesi ricchi. Tutto questo è nero su bianco nel Rapporto della Commissione Brundtland (Our Common Future), pubblicato nel 1987, ed è anche ciò che ispira le politiche globali sull'ambiente a partire da quanto sottoscritto nella Conferenza Internazionale dell'Onu di Rio dei Janeiro, nel 1992. È anche ciò che in diversi modi sta avvenendo, basti vedere ad esempio il processo di deindustrializzazione in atto nel nostro paese. E dal punto di vista culturale la criminalizzazione di tutto quanto arriva dalla Rivoluzione industriale, a cominciare dall'uso dei combustibili fossili.
È preoccupante che questa ideologia - perché di questo si tratta - entri addirittura nella Costituzione. Rischiamo di tornare rapidamente indietro a studiare come gestire gli escrementi dei cavalli. Altro che cambiamenti climatici.

Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo seguente dal titolo "Anche l'Italia indirizzata verso la zoodittatura" spiega che la proposta di modifica costituzionale non è solo una generica attenzione all'ambiente e agli animali, ma è l'adesione a una ideologia che considera nemici gli uomini (soprattutto i cristiani).
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 24 maggio 2021:

C'è un precedente: il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo a riconoscere gli animali come «esseri senzienti», il che comporterà presto tutta una serie di leggi, per attribuire loro nuove tutele, tanto a quelli domestici quanto a quelli da allevamento. Sarà, di conseguenza, vietato esportare bestie vive, importare trofei di caccia, impiantare microchip, utilizzare collari elettronici per l'addestramento, vendere il foie gras, considerare i primati come animali domestici. Vittoria su tutta la linea, quindi, da parte degli ambientalisti inglesi, vistisi negare - per ora - solo l'abolizione dell'utilizzo di gabbie negli allevamenti di pollame e suini. Ma sarà forse solo questione di tempo.
Anche in altri Paesi c'è chi scalpita per conseguire lo stesso traguardo: del resto, l'Unione europea, all'art. 13 del Trattato di Lisbona, già nel 2007 a sua volta ha parlato di «esseri senzienti»; i codici civili di Francia e Germania fin d'ora precisano come gli animali non siano cose, lo stesso Nuova Zelanda e Svizzera. Purtroppo circa una settimana fa anche la Commissione Affari Costituzionali del Senato italiano ha approvato l'iter, finalizzato ad apportare modifiche addirittura alla nostra Costituzione, nello specifico agli articoli 9 e 117, per inserire nell'ordinamento la tutela degli «esseri senzienti», della biodiversità e dell'ambiente.
Cosa fa problema? Lo ha spiegato a chiare lettere sabato scorso, nel contesto della decima edizione della Marcia per la Vita di Roma, Virginia Coda Nunziante, presidente di questo che si è confermato come l'evento pro-life più importante in Italia ed in Europa: «Gli animali sono esseri senzienti, il bambino nel ventre materno no. È assurdo. Gli ambientalisti e gli animalisti hanno esultato per il loro successo. E noi? Penso che dobbiamo prenderlo come un impegno sempre più deciso di essere la voce e le gambe di chi non può parlare, né può difendersi», ha detto. A tutela della vita umana. L'assurdo, in effetti, sta nel fatto che gli animali vengano severamente tutelati ed i nascituri no, vittime sacrificali dell'aborto con tutti gli annessi ed i connessi propri della dilagante cultura di morte.
Non solo: sotto la coltre del solito sentimentalismo sdolcinato e mieloso, potrebbe sfuggire ad un'opinione pubblica narcotizzata da tanti buoni propositi come far passare tali proposte di riforma costituzionale abbia pesanti ricadute in ambiti, ad esempio, quali quello della sperimentazione scientifica, che paradossalmente potrebbe essere vietata sulle bestie ma non sull'uomo, invertendo la scala gerarchica dei valori e del Creato. Ma potrebbe avere pesanti ricadute anche in campi quali quelli delle libertà di opinione, di espressione e di stampa, limitandole arbitrariamente una volta di più, in un autentico clima da regime. In futuro, ad esempio, potrebbe essere vietato affermare in pubblico quanto scritto nella Bibbia: «Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò» (Gen 1, 26-27). Un cristiano, che affermi questo, potrebbe rischiare di ritrovarsi imputato e magari condannato, più o meno sulla falsariga di quanto, ancor più gravemente, è previsto in altri ambiti dal disegno di legge Zan.
La realtà è questa: pezzo dopo pezzo, si cerca di mettere ai cristiani il bavaglio, di censurare le loro convinzioni, di distruggere i loro valori e la loro visione del Creato, di parificarli alle bestie, in una parola di destrutturare la società tutta in una sorta di zoodittatura. Sempre più verso l'abisso.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-05-2021

3 - IL CALCIO NON E' UNO SPORT PER SIGNORINE
Una donna che arbitra ci può anche stare, ma il calcio femminile tecnicamente non sarà mai paragonabile a quello maschile (per evidenti differenze muscolari)
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: I Tre Sentieri, 11 maggio 2021

Domenica scorsa per la prima volta una donna ha arbitrato una partita di Serie B.
Prendiamo spunto da questa notizia per allargarci sul cosiddetto calcio femminile e capire perché, anche questo argomento, possa avere un valore apologetico.
C'avete fatto caso? Tutti i media da un po' di tempo a questa parte stanno promuovendo il calcio femminile. Se ne parla nelle rubriche sportive e un po' dappertutto.
Insomma, è manifesto che non solo tutti sappiano come va il calcio femminile, ma che se ne appassionino anche.
Eppure lo sanno anche i fili d'erba di uno stadio: il livello del football femminile non può competere con quello maschile. Se a chi scrive proponessero una sfida tra il Pizzighettone e il Gorgonzola in versione maschile o un Barcellona-Real Madrid in versione femminile, questi non avrebbe dubbi a scegliere la prima. Su una chat, a proposito del livello calcistico femminile, un signore un giorno scrisse: "Calcio femminile? Ridicolo. Mi è capitato di vedere qualche partita di professioniste che è tutto tranne calcio. E poi vedere una donna che gioca a pallone con gli scarpini fa lo stesso effetto di vedere un maschio giocare con i tacchi a spillo."
Ci sono sport in cui il livello femminile è alto. Addirittura in alcuni può essere quasi alla pari degli uomini. Si pensi alla ginnastica. Nel nuoto sincronizzato, nel pattinaggio, nell'equitazione... le donne possono persino raggiungere il massimo. Ma negli sport dove la dimensione muscolare è fondamentale, il dislivello tra specialità maschili e femminili è e rimarrà enorme e incolmabile. È un fatto genetico, di natura.
E qui sta il punto: di natura! Proprio questa questione ci ha spinti a scrivere un articolo del genere su un sito come il nostro.
Il timore è che anche il calcio sia utilizzato per compiere la nefasta rivoluzione gender. D'altronde sul portale di google nei giorni in cui si giocava l'ultimo Campionato del Mondo di calcio femminile (Francia 2019) campeggiava l'annuncio dell'evento, dopo che nei giorni immediatamente precedenti un'altra schermata aveva pubblicizzato il giugno-pride.
Dicevamo: rivoluzione gender. Le differenze di natura sarebbero solo quisquiglie e pinzellacchere (direbbe il buon Totò), dati relativi e modificabili. Ciò che conta sarebbero invece: il dato culturale, la scelta che si esprime, il desiderio personale. E in favore di ciò dovrebbe coagularsi: consenso, attenzione, sostegno e anche giuridico riconoscimento. Costi quel che costi.
Ma la realtà è realtà e il pallone è pallone... e un "sombrero" di un Pelé in gonnella sarebbe buono solo per essere appeso alla parete.

Nota di BastaBugie: per approfondire il tema della donna arbitro si può leggere il seguente articolo.

IL PRIMO ARBITRO DONNA IN SERIE A? E' LA FAMOSA ECCEZIONE CHE CONFERMA LA REGOLA!
E la regola è che alcune professioni sono per natura più maschili e altre più femminili (ad esempio: il calcio non è sport per signorine)
di Tommaso Scandroglio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7167

DOSSIER "GIOCO DEL CALCIO"
I preziosi insegnamenti dello sport

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: I Tre Sentieri, 11 maggio 2021

4 - STORIA DELLA INFINITA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
Le verità taciute su Gerusalemme dai tentacoli ideologici dei mass-media in favore della Jihad islamica dei terroristi di Hamas, del leader turco Erdogan e dello sciita iraniano Khamenei
Autore: Luca Della Torre - Fonte: Corrispondenza Romana, 19 maggio 2021

Uno dei rischi più gravi che minano le relazioni internazionali politiche di questo avvio di millennio è l'opera di dis-informazione e mistificazione dei fatti della Storia che, come nella Fattoria degli animali di George Orwell, mira ad instaurare un sistema di pensiero unico totalitario in nome di un'ipocrita distorsione dei concetti di libertà e di democrazia.
La guerra arabo-israeliana ce ne offre un esempio ed è necessario ripristinare i recinti di una verità storica e di una interpretazione storiografica che non si lasci appannare la mente dai tentacoli ideologici che i mass-media propinano al lettore con doloso opportunismo.
I violenti scontri armati che divampano in tutto Israele e nelle Striscia di Gaza sono nati per il minacciato sfratto di famiglie palestinesi da parte dei proprietari ebraici di abitazioni nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, il cui suolo fu acquistato già nel lontano 1870 da sudditi ebrei dell'Impero ottomano. La propaganda ideologico-religiosa di tutto il mondo arabo ed islamico - perennemente litigioso ed in conflitto nel proprio seno tra fedi sunnita e sciita, arabi ed iraniani, organizzazioni terroristiche istituzionalizzate come Hamas e Hezbollah, monarchie assolute e populismi totalitari della Fratellanza Musulmana - si è immediatamente ricompattata in un refrain che a livello di cancellerie internazionali, UE ed ONU, è tristemente noto: Israele è uno Stato che si macchia di crimini contro l'umanità e deve essere sottoposto alla macchina della giustizia penale internazionale.
Dalla striscia di Gaza, sotto il governo del movimento terroristico di Hamas (si consideri che la stessa mitissima Unione europea ha da anni riconosciuto come terrorista l'organizzazione politica palestinese che amministra Gaza) piovono migliaia di razzi - più di millecinquecento ad oggi - sul territorio di Israele; il leader turco Erdogan, autentica palla al piede della diplomazia NATO in quanto promotore della aggressiva strategia politica neo-ottomana pan-turanista e pan-islamica, definisce pubblicamente gli Ebrei «terroristi senza pietà»; la Guida Suprema del regime teocratico sciita iraniano Khamenei dichiara che Israele non è un Paese, ma un rifiuto della storia, e come tale va eliminato dalla faccia della terra. In sostanza, l'intera Jihad islamica - quel filone di pensiero politico religioso da cui sono sorte tutte le cellule terroristiche che hanno seminato il sangue in Europa in questi anni - si è ricompattata e mobilitata contro il diritto di Israele ad essere riconosciuto e tutelato nella sua esistenza ed integrità territoriale come previsto dai pilastri giuridici del diritto internazionale, artt.2, 42, 51, 55 dello Statuto dell'ONU.

ALCUNI PUNTI FERMI
Alla luce di questo quadro drammatico, è bene che alcuni punti fermi - sotto il profilo storico-giuridico del diritto e delle relazioni internazionali - siano rammentati e puntualizzati.
Nel 1948, dopo che l'Onu stabilisce concordemente con la Risoluzione 181 la partizione della Palestina - per secoli parte del territorio dell'Impero ottomano - in due Stati sovrani (con l'assenso unanime sia degli USA che dell'URSS, sia dei Paesi occidentali che di quelli della Cortina di Ferro, dell'Africa e del Sud America, con la sola eccezione dei membri della Lega Araba), gli Stati arabi violano il patto internazionale ONU, e attaccano le forze ebraiche, che nonostante l'inferiorità numerica salvano i territori assegnati al popolo ebraico e costituiscono lo Stato di Israele. Nel corso di quel primo conflitto gli Arabi si resero responsabili di crimini perseguibili dal Diritto Internazionale umanitario e dei conflitti armati: gli storici ben conoscono le vicende della deportazione dei cittadini ebrei dai quartieri di Gerusalemme, e l'espropriazione delle loro case dal quartiere di Sheihk Jarrah in particolare; la totale distruzione dei cimiteri ebraici della Valle di Cedron ad opera dei carri armati della Giordania, che per sfregio con i cingoli schiacciarono tutte le lapidi funerarie; la loro utilizzazione come manto stradale lungo il Monte degli Ulivi a Gerusalemme.
Nel 1967 le forze armate corazzate dei Paesi della Lega Araba si ammassano ai confini del territorio israeliano, circondando dalla Siria al Libano, dall'Egitto all'Arabia Saudita Israele: una condotta che secondo la Risoluzione 3314 dell'ONU rientra nelle fattispecie di aggressione ai danni di uno Stato e autorizza quindi il ricorso alla legittima difesa ex art.51 della Carta ONU: ne scaturirà la guerra dei Sei Giorni, come verrà ricordata, in cui l'esercito israeliano guidato dal generale Moshe Dayan, sbaragliò i Paesi arabi, riunificò Gerusalemme conquistando la Città Vecchia con il Muro del Pianto, ed entrò in possesso - al fine di garantire un "cuscino di difesa" dei territori israeliani di fronte alle ripetute aggressioni arabo islamiche - anche della Cisgiordania, parte della Giordania fra il 1948 e il ‘67, della striscia di Gaza, parte dell'Egitto, oltre che delle alture del Golan in territorio siriano.

UNA PERENNE AZIONE TERRORISTICA ALIMENTATA DAI PAESI ARABI
Nel 1973 ancora una volta - con un atto di guerra in violazione dell'art. 2 dello Statuto ONU - gli Stati arabi islamici attaccano Israele di sorpresa durante la festività "dello Yom Kippur": il generale Ariel Sharon rovescia le sorti del conflitto con un'audace offensiva e conquista l'intera penisola egiziana del Sinai.
Nel 1982, dopo i ripetuti attacchi dal sud del Libano da parte dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) capeggiata da Yasser Arafat, che ha fatto di Beirut la sua base, destabilizzando totalmente il Paese grazie all'uso politico dei campi profughi palestinesi, Israele invade il Paese dei cedri. Fino al 2000 Israele manterrà la sua presenza in quei territori, a causa della perenne azione terroristica filopalestinese alimentata dai Paesi arabi.
Siamo agli anni delle cosiddette "Intifade", guerriglie molto invasive sotto il profilo militare, short acts of war in diritto internazionale, in cui l'odio delle popolazioni arabe islamiche verso l'esistenza di Israele come Stato sovrano è alimentato da una propaganda ideologica sempre più giustificata dal valore religioso della Jihad, della guerra santa islamica.
È questo l'acme della inaffidabilità diplomatica e della inadeguatezza politico culturale del mondo arabo e palestinese in particolare, nel gestire pacificamente le relazioni internazionali: Ehud Barak, il generale più decorato al valore nella storia di Israele, diventato primo ministro in quota al Partito Laburista, dunque un progressista moderato, propone ufficialmente al leader palestinese Arafat la creazione uno Stato di Palestina con Gerusalemme Est come capitale: sciaguratamente Arafat, succube delle aspirazioni geopolitiche panislamiste e della demagogia del radicalismo della Fratellanza Musulmani nei Paesi arabi sunniti, rifiuta la proposta.
E veniamo al conflitto di questi giorni, combattuto con migliaia di razzi da Gaza, scontri nelle strade di Gerusalemme, stato di emergenza nella città arabo-israeliane ai confini con Gaza. I movimenti terroristi di Hamas e della Jihad palestinese hanno a disposizione missili di diversa gittata, con un raggio di azione che va dagli 8 chilometri ai 180, un arsenale che è fornito dall'Iran e dalla Cina, secondo le fonti dell'International Institute for Strategic Studies e dell'IDF, le forze armate israeliane. E' ancora valida la distinzione giuridica tra un'aggressione militare ingiustificata e la liceità della legittima difesa?

Nota di BastaBugie: Gianandrea Gaiani nell'articolo seguente dal titolo "Disarmare Hamas a Gaza è solo un miraggio" spiega la situazione dopo il recente breve conflitto di Gaza.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 maggio 2021:

Mentre il cessate il fuoco mediato da Egitto e Qatar sembra reggere all'indomani della fine delle e ostilità a Gaza è tempo di bilanci e anche se tutti si dichiarano a loro modo vincitori al termine di dieci giorni di scontri non mancano gli elementi su cui riflettere.
Dall'inizio dell'operazione israeliana "Guardiano delle mura" le Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio armato di Hamas) e il Movimento della Jihad Islamica hanno lanciato contro Israele 4.340 razzi, 640 dei quali abortiti al momento del lancio o caduti all'interno della Striscia mentre il sistema di difesa anti missile Iron Dome ha abbattuto circa 3600 razzi, pari al 90% di quelli sparati contro Israele; i missili non intercettati hanno invece colpito le città di Nevit Haasara, Sderot, Ashkelot, Ashdod e Lod, le periferie di Gerusalemme, Nazareth, Beersheba, Holon e la stessa Tel Aviv. Tredici le vittime in Israele tra cui un militare con 117 i feriti gravi (114 civili e tre militari) mentre la risposta militare israeliana ha causato la morte di almeno 248 persone, più della metà delle quali appartenenti alle milizie e oltre 1900 feriti. I bombardamenti israeliani avrebbero distrutto o danneggiato 2mila edifici e 500 rampe di lancio dei razzi oltre a depositi di armi e oltre 100 chilometri di tunnel che collegano la Striscia di Gaza con il territorio del Sinai egiziano.
Da questi numeri si possono trarre alcune valutazioni che rendono però difficile attribuire la vittoria in modo netto e incontrovertibile. Innanzitutto le perdite sono state in generale molto limitate considerando la massa di armi e la potenza di fuoco impiegata, a conferma che Israele ha ben difeso il suo territorio e ha colpito quasi sempre in modo "chirurgico" il nemico evitando carneficine tra i civili usati come "scudi umani" dai miliziani palestinesi. Hamas ha subito perdite rilevanti in termini di uomini e comandanti ma che potrà rapidamente compensare con nuovi arruolamenti e nomine mentre i razzi utilizzati, a cui aggiungerne alcune centinaia distrutti dai raid aerei israeliani nei depositi potrebbero rappresentare un sesto o addirittura in decimo dei 30mila o forse 50mila che secondo fonti d'intelligence israeliane e statunitensi sarebbero presenti a Gaza.
Questo significa che è difficile proclamare la sconfitta di Hamas e Jihad Islamica palestinese se possono in ogni momento disporre delle capacità militare di riaprire le ostilità cercando di bersagliare le città israeliane. Non è certo un caso che Gerusalemme punti oggi a un accordo internazionale che garantisca il disarmo di Hamas, impossibile però da accettare per i miliziani sostenuti dall'Iran ma anche da Turchia e Qatar. Inutile farsi illusioni che una missione internazionale (dell'ONU) possa raggiungere un simile obiettivo, Basti ricordare che i 12 mila caschi blu schierati in Libano meridionale dal 2006 avevano tra i loro compiti il disarmo delle milizie (soprattutto quelle di Hezbollah) che a oggi non è mai stato neppure tentato su vasta scala. Il disarmo di milizie così radicate sul territorio e che hanno il totale controllo della popolazione, volontario o basato sul terrore, si può concretamente attuare solo dopo aver inflitto loro una decisiva sconfitta militare.
Nel caso di Hamas a Gaza l'unica possibilità di scongiurare nuovi lanci di razzi contro le città israeliane è riposta in un'operazione militare su vasta scala che permetta di conquistare la Striscia di Gaza metro dopo metro eliminando ogni sacca di resistenza e distruggendo tutti i depositi di armi e razzi. Certo Israele avrebbe difficoltà a giustificare alle cancellerie e all'opinione pubblica internazionale una durissima campagna militare casa per casa (resa ancor più feroce dalla resistenza che opporrebbero miliziani consapevoli di non avere scampo) e ancor di più il ripristino di quell'occupazione della Striscia che mantenne fino al ritiro del 2005.
Per questo, anche un'opzione bellica tesa ad annientare i miliziani palestinesi, dovrebbe prevedere che Israele ceda il controllo del territorio di Gaza all'Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen e alle forze egiziane. Il Cairo, alle prese con le milizie jihadiste del Sinai, avrebbe tutto l'interesse a stabilizzare Gaza ma potrebbe non essere disposta a schierare migliaia di soldati e poliziotti all'interno del territorio abitato da 2,5 milioni di palestinesi.
Certo si tratta solo di ipotesi e di opzioni che per ora non sembrano essere all'ordine del giorno. Tuttavia, se è vero che il disarmo di Hamas costituisce il primo passo verso la pace, è altrettanto vero che non potrà essere effettuato se non utilizzando con determinazione strumenti coercitivi militari.

Fonte: Corrispondenza Romana, 19 maggio 2021

5 - SAN PIETRO MARTIRE, IL SANTO INQUISITORE
Il domenicano, ucciso dagli eretici (che gli spaccarono il capo), entusiasmava con le sue prediche dalla quali fiorivano una serie di iniziative, tra cui la nascita a Firenze della prima Misericordia
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-04-2021

Tra i santi più raffigurati per le circostanze del suo martirio, Pietro da Verona (c. 1205-1252) nacque da genitori vicini al catarismo, cioè l'eresia che egli combatterà lungo tutta la sua vita, operando numerose conversioni. Si convertì alla fede cattolica da bambino, imparando a recitare il Credo a sette anni, e in seguito studiò all'Università di Bologna. In questa città, ancora quindicenne, incontrò Domenico di Guzmán. Secondo il Martirologio «ricevette l'abito dallo stesso san Domenico», fondatore dell'Ordine dei Predicatori e tornato alla Casa del Padre il 6 agosto 1221.
Pietro si distinse nella predicazione in diverse città dell'Italia centro-settentrionale, da Roma a Milano, dove operò su mandato dei pontefici per debellare l'eresia catara che vi si era diffusa a macchia d'olio. Nel 1244 venne inviato a Firenze e anche qui riuscì a riportare alla vera fede molte anime che erano cadute nell'errore. Le sue brillanti prediche nella città toscana suscitarono l'ammirazione dei sette santi fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria: divenne il loro padre spirituale e dopo ardenti preghiere ottenne dalla Beata Vergine la conferma che quel nuovo ordine era nato per precisa ispirazione celeste.
I successi di Pietro nelle conversioni e il suo zelo nel difendere l'ortodossia gli procurarono negli anni molti nemici tra gli eretici e, allo stesso tempo, diversi estimatori tra i cristiani, che potevano constatare la sua austerità di vita e la grande familiarità con le Sacre Scritture. Nel 1251, Innocenzo IV lo nominò inquisitore per la Lombardia, ma qui le sette catare di diverse città cospirarono contro di lui. L'idea di morire a causa della fede non lo spaventava affatto. Anzi, un giorno confidò a un confratello che ogni volta che sollevava il calice con il Sangue di Cristo chiedeva la grazia del martirio. Il 6 aprile 1252, mentre si recava a piedi da Como a Milano, fu raggiunto da un sicario dei catari che gli spaccò il cranio con un colpo di falcastro e ferì mortalmente un suo confratello, di nome Domenico, che si spense dopo alcuni giorni di agonia.
Prima dell'ultimo respiro terreno, Pietro intinse un dito nel suo sangue e scrisse a terra: Credo in unum Deum. Il sicario gli conficcò infine un pugnale nel petto. Il corpo del martire fu subito trasportato a Milano (dal 1340 è custodito nella splendida Arca di San Pietro Martire, realizzata da Giovanni di Balduccio e posta all'interno della Basilica di Sant'Eustorgio). Il suo culto si espanse rapidamente, anche grazie ai miracoli attribuiti alla sua intercessione e alla sua velocissima canonizzazione, avvenuta appena 11 mesi dopo la morte. Il suo omicida si chiamava Carino Pietro da Balsamo, che si pentì e poco tempo dopo entrò come converso nel convento domenicano di Forlì: qui passò in preghiera e penitenza gli ultimi quarant'anni della sua vita, sotto la guida spirituale del beato Giacomo Salomoni. La conversione di Carino fu tale che morì in fama di santità e dal 1822 è venerato come beato. E questa è certamente tra le più grandi grazie scaturite dal martirio di san Pietro da Verona.

Nota di BastaBugie: Pucci Cipriani ed Ascanio Ruschi nell'articolo seguente dal titolo "La Misericordia di Firenze" raccontano la nascita della Confraternita della Misericordia di Firenze, votata ad operare verso i bisognosi le opere di evangelica misericordia.
Nel 1244 giunge a Firenze il frate domenicano Pietro da Verona per combattere l'eresia patarina che si stava affermando progressivamente in più ceti sociali. Gli appassionati sermoni del frate danno vita ad una serie di iniziative, fra le quali la fondazione di compagnie della fede con particolare devozione per la Vergine Maria. In questo contesto si inserisce anche la nascita della Misericordia di Firenze.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radici Cristiane:
Guardando le vicende della Misericordia di Firenze è possibile scrivere la storia, ben accurata, delle varie epidemie dal 1200 ad oggi e, soprattutto, la storia della cristiana carità. Non a caso il fondatore della Misericordia ha, quale costante riferimento, una "pietra": san Pietro Martire, un domenicano, un santo inquisitore. Gli eretici patarini lo martirizzeranno proprio spaccandogli il capo con una pietra, nei pressi di Como, eppure trovò la forza di scrivere su quella stessa pietra, con il suo sangue, Credo. I Capitani del popolo (Capi di Guardia), che affiancarono il frate nella battaglia per la fede, si dedicarono ad opere di cristiana carità e fondarono la Misericordia (Miseris - cor - dare, ovvero dare il cuore ai miseri).
Ma «sia come si voglia il primo patrono della nostra Misericordia - scrive Giovanni Papini - non fu un santo cristiano, bensì una figura dell'antico testamento, il pio e amorevole Tobia, coraggioso e instancabile seppellitore di morti. Soltanto più tardi la Misericordia adotterà come compatrono san Sebastiano, il soldato martire protettore degli appestati...».
E fu proprio durante le pestilenze, le varie epidemie che, grazie ai 72 Capitani a cui si aggiunsero numerosi ascritti, solo di buoni costumi e devoti, la Misericordia scrisse le sue pagine più belle e luminose. I Capitani scrissero nei Capitoli: «Ancora vogliamo e ordiniamo che nessuno usuraio o soddomito o bestemmiatore di Dio e de' santi [...] o concubinari sia di questa Fraternità».
La Compagnia di Santa Maria della Misericordia nacque nel 1240. L'istituzione dei Capitani è stata pure accennata da sant'Antonino, arcivescovo di Firenze, che nel suo Chronicorum liber illustrò l'origine dei «Laudesi di Orsammichele». Insomma possessi e beni furono lasciati all'istituzione, in riconoscenza delle opere di carità esercitate dai confratelli, specie durante le epidemie, sfidando il contagio.
A Firenze nel 1348 vi fu la grande pestilenza, in cui perse la vita Giovanni Villani e di cui parla, nel libro IV delle Croniche, il fratello Matteo: una tragica epidemia che, secondo il Boccaccio, falcidiò, «in città e dominio», centomila persone. Giovanni Boccaccio descrive poi, crudamente, la tragedia che si stava consumando nella «bella Fiorenza»: molti abbandonavano la famiglia, gli anziani, le mogli e perfino i figli e fuggivano o, peggio, si davano alla crapula e alle orge, al ladrocinio, mentre i malati rimanevano senza assistenza alcuna e i morti imputridivano nelle strade e nelle case, perché nessuno voleva, per paura del contagio, toccare i cadaveri; ma ecco la carità, ecco anche allora i 72 Capitani, i fratelli della Compagnia di Santa Maria della Misericordia: «... andando due preti con una croce per alcuno, si misero tre o quattro bare, da' portatori portate, di dietro a quella e dove un morto credevano avere i preti a seppellire, n'aveano sei o otto e tal fiata più».
Il Protonotaro apostolico, già chierico di camera di Leone X, fece portare in Firenze nel 1527, allorché terminò la peste, dalle catacombe romane, come reliquia, «parte della testa». La Compagnia della Misericordia lo aggiunse ufficialmente come patrono, oltre al patriarca san Tobia, e, da qui, anche l'usanza di distribuire i pannellini benedetti il giorno del 20 gennaio e di darli in dono ai «fratelli», usanza che, provvidenzialmente, è stata tramandata fino ai nostri giorni.
Scrive A. Cirri in un articolo riportato in La Misericordia di Firenze, memorie, curiosità, tradizioni: «Non vogliamo terminare senza accennare all'opera indefessa, caritatevole, prestata dal Granduca Ferdinando a pro del popolo fiorentino. Fino da quando il contagio si presentò si fece sollecito di essere informato sul progredire di esso e del male che recava. Capo di Guardia e Conservatore della Misericordia, quando si richiese la sorveglianza diretta, fu veduto alla testa dei suoi gentiluomini, quando a piedi quando a cavallo, in vesti dimesse, recarsi nei lazzaretti e nelle case private a confortare gli ammalati, recar coraggio agli assistenti. Fu veduto con la primaria nobiltà fiorentina celarsi sotto la veste nera e con i "fratelli" dividere le fatiche ed i pericoli nell'affrontare il contagio».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-04-2021

6 - L'EPIDEMIA RACCONTATA NEI PROMESSI SPOSI
Negli anni in cui Alessandro Manzoni ambientò il suo romanzo, l'Europa e l'Italia erano flagellate da un'epidemia inarrestabile, nota come peste bubbonica
Autore: Domenico Lalli - Fonte: Radio Roma Libera, 14 maggio 2021

Negli anni in cui furono ambientati I Promessi Sposi, il capolavoro di Alessandro Manzoni, l'Europa e l'Italia furono flagellate da un'epidemia inarrestabile, nota come peste bubbonica, un triste e tragico tributo pagato alla Guerra dei Trent'anni. Il protofisico (una sorta di ministro della Sanità) Lodovico Settala, che ne sapeva qualcosa per aver curato gli appestati nella precedente epidemia del 1576, fu il primo a dare l'allarme.
Nel 1630 sembra sia stata portata a Milano da un soldato italiano al servizio della Spagna. Colpì varie zone del Settentrione, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e la Svizzera, con oltre un milione di morti. Si propagò e flagellò la popolazione in maniera virulenta e spietata, forse anche perché vi furono inizialmente errori e negligenze, a partire dal governatore Ambrogio Spinola - che non se ne preoccupò affatto, preso in faccende di guerra -, da molti medici, così come dalle varie classi sociali quali nobili, mercanti e plebei, che, con toni beffardi, increduli e, a volta violenti, si scagliarono contro i provvedimenti presi dal tribunale della Sanità (bruciar robe, mandar famiglie al lazzeretto, ecc.), considerando i due medici, che ne facevano parte, impostori e nemici della patria.
Ma quando il male cominciò a propagarsi senza pietà, mietendo migliaia di morti, non si negò più il contagio, ma lo si attribuì ad arti venefiche e ad operazioni diaboliche, come fosse opera di una congiura: «Cominciarono a farsi frequenti le malattie, le morti con accedenti strani, di spasimi, di palpitazioni, di letargo, di delirio, con quelle insegne funeste di lividi e di bubboni, morti per lo più celeri, violente, repentine, senza alcun indizio antecedente di malattia», come si legge nel cap. XXXI de I promessi sposi. Panico ed isteria, insieme a pregiudizi, cominciarono a serpeggiare sempre più diffusamente. Vennero aggrediti molti innocenti per sfogare dolore e disperazione, da menti ormai ottenebrate dall'ignoranza: «Era il povero senno umano - spiega ancora Manzoni - che cozzava co' i fantasmi creati da sé». Sfilano davanti al lettore tanti personaggi di questo piccolo mondo.
Una povera infelice viene torturata e bruciata come strega, dietro un «deplorevole consulto» del protofisico Settala; un vecchio, più che ottantenne, massacrato dalla folla perché scambiato per untore; i monatti, incaricati della raccolta dei malati e dei morti, reclutati tra la peggior feccia cittadina, cinici, volgari, maledetti, che diventano arbitri di ogni cosa; brindano e ridono sguaiatamente sui carri che trasportano i cadaveri.[...]
Una sequela di scene raccapriccianti di dolore, di morte: ovunque fetore di cadaveri, desolazione, case serrate e strade deserte, in un progressivo imbarbarimento delle menti e dei costumi. In un parossismo senza fine si arrivava a sospettare degli stessi familiari, tanto che Manzoni scrisse, in maniera lapidaria e con sottile ironia, una verità che vale in ogni tempo e per ogni circostanza: «Il buon senso c'è, ma se ne sta nascosto, per paura del senso comune»!
La peste non fece sconti nemmeno ad un signorotto mosso da scellerata prepotenza quale don Rodrigo, immoto su un materasso, con occhi spalancati ma senza sguardo, abbandonato anche dal «fedel Griso»; forse solo negli ultimi istanti, capì ch'era un flagello permesso da Dio per richiamare gli uomini, ed anche lui, al pensiero dell'altra vita. È il prologo del dramma. Negli anni immediatamente successivi al contagio vennero costruiti diversi edifici religiosi per celebrarne la fine: cappelle votive e, fra le chiese, la più nota fu certamente la Basilica di Santa Maria della Salute a Venezia.
È proprio dall'intreccio di avvenimenti realmente accaduti e di trame romanzesche, che il Manzoni riesce a rappresentare, in maniera impareggiabile, in «una forma che è poesia e ti pare storia», un affresco dell'umanità nelle sue varie sfaccettature: nell'eroismo e nella viltà, nei meschini difetti e nelle più alte virtù, nel gretto egoismo e negli slanci caritatevoli, nelle passioni feroci e nell'umiltà del dolore, nell'ignoranza e nella sapienza. E su tutto si staglia l'esempio dei religiosi, «saldi di coraggio al loro posto», e della loro missione in favore delle vittime del contagio e delle loro sofferenze, perché la pietà è infinita. Come la vita.

DOSSIER "I PROMESSI SPOSI"
Sulle orme di Renzo e Lucia

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Radio Roma Libera, 14 maggio 2021

7 - IL FALLIMENTO DELLA 194: 5 MILIARDI DI EURO PER 6 MILIONI DI ABORTI
Pro Vita & Famiglia presenta il primo studio sui costi economici e sociali dell'aborto (120 milioni di euro all'anno) e la nascita di un osservatorio permanente (VIDEO: Convegno ''I costi della 194'')
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-05-2021

A 43 anni dall'approvazione, una delle poche certezze, è che la Legge 194 è stata un totale fallimento. Avrebbe dovuto limitare, fino ad azzerarli, gli aborti clandestini e ciò non è avvenuto. Avrebbe dovuto promuovere la maternità, mentre, al contrario, ci troviamo nell'inverno demografico più drammatico che il nostro Paese abbia mai incontrato. L'aborto eugenetico, poi, è più che mai praticato. Sono queste e molte altre le provvisorie - e amare - conclusioni cui è pervenuto il primo rapporto sui costi di applicazione della Legge 194/1978.
Lo studio, presentato ieri mattina a Roma presso la Sala Giubileo della LUMSA, è stato redatto da un team di economisti, medici e giuristi, con il patrocinio della SIBCE (Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici), dell'AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici), della Fondazione "Il Cuore in una Goccia" e di Pro Vita & Famiglia. Contestualmente, lo stesso gruppo di lavoro ha lanciato un Osservatorio permanente sull'applicazione della legge 194.
I numeri sono impietosi: dai 4,1 ai 5,6 miliardi spesi in 43 anni per far sopprimere 6 milioni di bambini nel ventre materno. Circa 120 milioni l'anno. Come spiegato da Benedetto Rocchi, professore associato al Dipartimento di Scienze per l'Economia e l'Impresa, Università di Firenze, si tratta di «stime prudenziali perché i dati Istat sulle complicanze sono incompleti». In ogni caso, sono dati che dovrebbero finalmente «aprire un dibattito».
Gli aspetti fallimentari della Legge 194 sono molteplici, a partire dall'aborto clandestino che rinasce come "cripto-aborto", grazie alla domiciliarizzazione della pratica favorita dalla Ru486. La Legge 194 ha quindi determinato problematiche di salute pubblica e demografiche.

PERCHÉ FINANZIARE L'ABORTO CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI?
L'aborto è anche una cartina di tornasole dei limiti della sanità pubblica, la quale, di anno in anno, «sta restringendo il suo perimetro». Alla luce di questi effetti controproducenti, si è domandato Rocchi, «perché finanziare l'aborto con i soldi dei contribuenti?».
L'aborto è da molti anni fuori dai radar del dibattito per svariate ragioni. Come sottolineato da Stefano Martinolli, Dirigente medico presso l'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina a Trieste, «è un tema scomodo per le persone comuni» che spesso sono direttamente coinvolte, «per i politici che temono un calo di consensi», mentre «per gli ecclesiastici è un tema divisivo».
È inoltre evidente, ha aggiunto Martinolli, «la correlazione tra aumento degli aborti e calo demografico». Circa il 15% delle gravidanze si conclude con una interruzione volontaria. Tutto concorre, quindi, a favorire una «mentalità denatalistica». È ormai tempo, ha affermato poi lo specialista, di abbandonare ogni tipo di «discussione ideologica e astratta sull'argomento e confrontarsi con il mondo reale». Basterebbe, ha osservato Martinolli, prendere spunto da taluni «blog al femminile», che fanno emergere tutti i drammi negati dai media mainstream.
La Legge 194, ha affermato da parte sua Filippo Maria Boscia, presidente dell'Associazione Nazionale Medici Cattolici, «è iniqua perché viziata da alcuni inganni». In primo luogo, grazie all'aborto farmacologico-domiciliare, «quello che un tempo era documentabile oggi è diventato nascosto». Boscia si è quindi soffermato sulla sindrome post-abortiva, ascrivibile tra le «sindromi post-traumatiche da stress».
«La donna che abortisce - ha detto il ginecologo - si porta appresso un lutto che dura tutta la vita, conseguenza di una scelta non facile ma comunque tragica e traumatica». Quando fu approvata la Legge 194 fu accolta come una norma che avrebbe reso "sicuro" l'aborto: non è stato affatto così. Le conseguenze fisiche e psichiche dell'aborto sulla donna sono sia immediate che future, a dimostrazione che la donna è ben consapevole del fatto che «non le viene asportato un tumore ma le viene ucciso un figlio».

DOV'È IL VERO INTERESSE PER LA SALUTE DELLE DONNE?
Entrando nello specifico dell'aborto farmacologico, il professor Boscia ha riferito delle complicanze legate in primo luogo all'«espulsione parziale, che costringe al ricovero e al raschiamento». Altre donne, a causa di «danni tubarici irreversibili, si ritrovano impossibilitate a portare a conclusione una nuova gravidanza».
Giuseppe Noia presidente dell'Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici e Direttore Hospice perinatale - Centro per le Cure Palliative Prenatali del Policlinico Gemelli, ha messo in luce la tragica decuplicazione dell'aborto eugenetico, sottolineando anch'egli le complicazioni legate all'aborto farmacologico. In questo scenario dove l'ipocrisia regna sovrana, «dov'è l'interesse per la salute delle donne?», si è domandato Noia.
Si pone dunque un problema formativo e informativo, che riguarda soprattutto le ragazze di oggi: «Se si ruba il loro futuro procreativo, si commette un delitto contro l'umanità. Se l'aborto viene presentato come unica soluzione, siamo davanti a qualcosa di antiscientifico e antiumano», ha concluso Noia.
Ha chiuso il giro di interventi, Francesca Romana Poleggi, docente di discipline giuridiche ed economiche e direttore editoriale del mensile Notizie Pro Vita & Famiglia, che ha lamentato la totale mancanza di aiuto da parte dello Stato nei confronti della maternità. Gli unici sforzi in tale direzione, ha detto Poleggi, arrivano dal volontariato. Tra le contraddizioni del sistema sanitario attuale, in epoca di pandemia: la minore cura di settori come quello oncologico, mentre «gli aborti non frenano», Poleggi ha quindi annunciato l'istituzione di un osservatorio permanente sull'applicazione della legge 194.
L'organo sarà composto dal gruppo di lavoro sul report presentato ieri, rimanendo però aperto ad enti, istituzioni e singole persone che vogliano aderire. L'Osservatorio fornirà un servizio necessario e dovuto alla collettività, considerando in particolare quanto sia importante la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale specie in questo momento in cui la pandemia ha imposto ingenti sforzi in termini umani e monetari.

Nota di BastaBugie: la mail dell'osservatorio permanente sull'applicazione della legge 194 per ricevere informazioni e confrontarsi con chi volesse è il seguente
osservatoriopermanente194@gmail.com
Per scaricare il rapporto integrale:
https://www.provitaefamiglia.it/media/userfiles/files/PrimoReport-aborto_costi.pdf

VIDEO: CONVEGNO ''I COSTI DELLA LEGGE 194''
Nel seguente video si può vedere tutto il convegno che ha presentato lo studio sui costi economici e sociali dell'aborto.
Il convegno inizia al minuto 7' 00".


https://www.facebook.com/provitaonlus/videos/1693995647474948

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-05-2021

8 - OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B (Mt 28,16-20)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Quando san Patrizio evangelizzò l'Irlanda, volendo spiegare il Mistero della Santissima Trinità, si servì di un piccolo esempio: prese fra le mani un trifoglio e disse che, come quelle tre foglie formavano un'unica piantina, così le tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, formano un unico Dio. L'esempio riuscì allo scopo: la folla che ascoltava abbracciò la fede cristiana e da allora, anche in tempi recenti, il giorno di san Patrizio, gli Irlandesi attaccano al vestito un mazzolino di trifoglio, in memoria della loro conversione e in onore del Santo che li ha evangelizzati.
Il Mistero della Trinità, celebrato in questa prima domenica dopo Pentecoste, è il primo Mistero della fede cristiana, il più importante e il meno accessibile all'intelligenza umana. Vi si possono solo cogliere dei pallidi riflessi nella creazione, la quale, essendo opera di Dio, reca in se stessa l'impronta del suo Creatore. Per questo motivo, l'intelligenza umana non può arrivare a comprendere questo Mistero, ma capisce che tale Mistero, pur superando l'umana comprensione, non è contro la ragione; comprende inoltre che le similitudini che troviamo nell'opera della creazione confermano il nostro atto di fede.
La ragione umana non sarebbe mai riuscita a conoscere che Dio è in tre Persone uguali e distinte. Questa verità la sappiamo solo perché Gesù ce l'ha rivelata. La frase della Scrittura che maggiormente ci fa comprendere questo Mistero è l'affermazione di san Giovanni evangelista: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero di Dio uno e trino. Dio è trino, in tre Persone, proprio perché è Amore. Quando parliamo di amore, si parla sempre di una comunione di persone: la persona che ama, la persona amata e l'amore reciproco. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre e l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. C'è amore solo dove c'è comunione. Ma, pur essendo in tre Persone, vi è un unico Dio, poiché l'amore unisce e, in Dio, l'amore è così perfetto che di tre Persone c'è un solo Dio. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e insieme non formano tre divinità, ma l'unico Dio.
Il Mistero della Santissima Trinità si riflette in modo particolare nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Tra le creature visibili, l'uomo e la donna sono le più perfette, quelle che maggiormente rivelano il mistero di questa comunione divina. Inoltre, quanto più uno ama, quanto più uno è santo, tanto più conosce Dio e lo fa conoscere al mondo.
La famiglia umana è chiamata alla santità, proprio perché è chiamata a riflettere il mistero di Dio. Più persone, unite dall'amore, formano un'unica famiglia e devono aiutarsi vicendevolmente ad amare e a servire il loro Creatore. Sganciata ed emancipata da Dio, la famiglia perde molto del suo valore e viene meno alla sua vocazione. Il beato Carlo, ultimo imperatore d'Austria, il giorno del suo fidanzamento, disse alla sua promessa sposa che da quel momento in poi si dovevano aiutare reciprocamente ad andare in Paradiso. E, alcuni anni dopo, affermò che avrebbe preferito che il Signore prendesse con sé i suoi figli, piuttosto che essi commettessero un solo peccato mortale.
Dio è amore infinito e tale amore liberamente si vuole riversare sulle creature, innanzitutto sull'uomo, il quale per il peccato si era separato dal suo Creatore. Per questo motivo, il Vangelo di oggi riporta il mandato di Gesù agli Apostoli di ammaestrare tutte le genti e di battezzarle nel nome della Santissima Trinità: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Il Battesimo ci rende figli di Dio e templi della Santissima Trinità. Lungo i secoli, la Chiesa ha obbedito a questo comando del Signore e si è sempre impegnata nell'opera missionaria, affinché tutti i popoli conoscano l'unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte.
L'opera missionaria non consiste solo nell'andare incontro alle sofferenze e ai disagi umani, ma si propone innanzitutto di insegnare le verità che sono via al Cielo, prima di tutto il Mistero della Santissima Trinità, e di battezzare tutte le genti. Che siamo figli di Dio lo attesta san Paolo nella seconda lettura di oggi: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!» (Rm 8,15).
Consapevoli di questa altissima dignità, sforziamoci ogni giorno di vivere come veri cristiani, fedeli all'insegnamento del Vangelo, custodendo la presenza di Dio in noi come il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.