RICCARDO MUTI FA A PEZZI, CON ELEGANZA, IL POLITICAMENTE CORRETTO
Per 20 anni direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, in un'intervista al Corriere della Sera denuncia l'immigrazionismo, il MeToo, la mancanza di gavetta, la maleducazione e perfino gli applausi in chiesa
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I FACT CHECKERS DIFENDONO LE FAKE NEWS DEL MAINSTREAM
Se non hai capito qualche parola di questo titolo è importante che tu legga l'articolo (VIDEO: Come ti manipolano gli stregoni della notizia)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone
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ACCETTARE LA MALATTIA CON FEDE E... IRONIA
Anche se ho la SLA, rido perché sono vivo, perché ragiono e perché ogni mattina che vedo il sole sorrido e ringrazio la Provvidenza
Autore: Alessandro Giunti - Fonte: Blog di Sabino Paciolla
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NOI NON CI INGINOCCHIAMO DAVANTI AL MONDO, MA SOLO DAVANTI A DIO
Davanti al moralismo razziale che ama tutti fuorché i bianchi, davanti a Madre Terra, davanti al male minore, ai diritti civili, al vocabolario gay friendly, all'aborto, ai cambiamenti climatici... noi non ci inginocchiamo
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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SANTA GIOVANNA DE CHANTAL E SAN FRANCESCO DI SALES
Sposò a vent'anni un barone da cui ebbe 6 figli, rimasta vedova, con Francesco di Sales, suo padre spirituale, fondò un ordine religioso per assistere i malati
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Santi e Beati
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PER CAPIRE LA (FALSA) DONAZIONE DI COSTANTINO VA CONOSCIUTA LA (VERA) DONAZIONE DI SUTRI
Solo dopo la Donazione di Sutri del re longobardo Liutprando a papa Gregorio II, fu scritta la Donazione di Costantino (che è un falso storico, ma non era arbitraria perché giustamente riconosceva il ruolo acquisito dalla Chiesa in quei secoli)
Fonte: Wikipedia
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BIDEN SCATENATO SU ABORTO E LGBT
Se Trump è stato il primo presidente a partecipare alla Marcia per la Vita, Kamala Harris è stata la prima vicepresidente al Gay Pride di Washington (curiosità: sapete il significato di Biden e Trump?)
Fonte: Radio Roma Libera
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OMELIA XV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6, 7-13)
Scuotete la polvere sotto i vostri piedi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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RICCARDO MUTI FA A PEZZI, CON ELEGANZA, IL POLITICAMENTE CORRETTO
Per 20 anni direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, in un'intervista al Corriere della Sera denuncia l'immigrazionismo, il MeToo, la mancanza di gavetta, la maleducazione e perfino gli applausi in chiesa
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-07-2021
Riccardo Muti è una delle poche glorie dell’Italia contemporanea. Qualche giorno fa ha concesso al Corriere della Sera un’intervista-bomba, che merita diverse riletture e riflessioni. Il maestro, con semplicità e garbo, fa a pezzi il politicamente corretto, dall’immigrazionismo («Rimpiango la serietà. Lo spirito con cui Federico II fece scolpire sulla porta di Capua, sotto il busto di Pier delle Vigne e di Taddeo da Sessa, il motto: "Intrent securi qui quaerunt vivere puri"; entrino sicuri coloro che intendono vivere onestamente. Questa è la politica dell’immigrazione e dell’integrazione che servirebbe») al Metoo («Con il Metoo, Da Ponte e Mozart finirebbero in galera. Definiscono Bach, Beethoven, Schubert "musica colonialista": come si fa? Schubert poi era una persona dolcissima... C’è un movimento secondo cui, nel preparare una stagione musicale, dovrebbe esserci un equilibrio tra uomini, donne, colori di pelle diversi, transgender, in modo che tutte le questioni sociali, etniche, genetiche siano rappresentate. Lo trovo molto strano. La scelta va fatta in base al valore e al talento. Senza discriminazioni, in un senso o nell’altro»).
LA MALEDUCAZIONE DIVENTA LA NORMALITÀ In un mondo nel quale i neo-laureati, quando escono male, prendono un 110 (la norma è la lode), il direttore elogia la pazienza e l’umiltà della gavetta: «La direzione d’orchestra è spesso diventata una professione di comodo. Sovente i giovani arrivano a dirigere senza studi lunghi e seri. Affrontano opere monumentali all’inizio dell’attività, basandosi sull’efficienza del gesto, talora della gesticolazione». Denuncia, da par suo, la maleducazione fatta norma: «Riesco a seguire un contrappunto in otto parti musicali che si intersecano una con l’altra, ma non riesco a capire due persone che si parlano una sull’altra. Creano disarmonia, cacofonia». Ha il coraggio di inorridire di fronte a quella pratica barbara e insulsa degli applausi in chiesa: «Sono cresciuto in un mondo in cui ai funerali c’era un silenzio terrificante. Ognuno era chiuso nel suo vero o falso dolore. Per i più abbienti c’era la banda che eseguiva lo Stabat Mater di Rossini o marce funebri molfettesi, famose in Puglia. I primi applausi li ricordo ai funerali di Totò e della Magnani, ma erano riconoscimenti alla loro capacità di interpretare l’anima di Napoli, di Roma, della nazione. Quando sarà il mio turno, vorrei che ci fosse il silenzio assoluto. Se qualcuno applaude, giuro che torno a disturbarlo di notte, nei momenti più intimi». Ma, soprattutto, ha pronunciato queste parole: «E mi sono stancato della vita. Perché è un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: "Tutto declina"». Tranquilli, non pensa al suicidio. Più volte Muti si è dichiarato credente, educato al cattolicesimo da genitori profondamente credenti. Semplicemente, vivere in questo mondo in declino non gli interessa più e, come ha dichiarato, aspetta «il suo turno». Questa affermazione mi ha colpito molto perché non è la prima volta che la leggo o la sento.
MEGLIO IL MONDO COM’ERA PRIMA Diverse persone, negli ultimi due anni, mi hanno detto o scritto cose simili: "In un mondo così, non so se voglio vivere, non so se valga la pena vivere". Un mondo nel quale vige una censura di fatto e non è più possibile esprimersi liberamente; nel quale vengono praticati dei trattamenti sanitari obbligatori su larga scala e le persone sono trattate come cavie; dove è vietato incontrarsi, abbracciarsi, radunarsi; nel quale si ha un’unica certezza, che il futuro sarà peggiore del presente. Un mondo falso, volgare, materialista nel quale la «nuda vita» vale più della libertà. Eppure, è un mondo che viene magnificato come «il migliore dei mondi possibili», senza frontiere, senza discriminazioni, senza identità, senza religioni... un mondo alla Imagine di John Lennon, Il mondo nuovo di Huxley. Un mondo perfetto. Nel quale, però, forse, alla gente non interessa vivere. Infatti, se non ricordo male, nel romanzo di Huxley, alla fine, il «selvaggio» si uccide: il sogno dell’élite britannica, per alcuni, è il peggior incubo possibile. Eppure, ci hanno detto, dobbiamo rassegnarci: questa è la «nuova normalità». Il mondo non può tornare ad essere quello di prima (sporco, poco tecnologico, poco attento all’ambiente...), lo slogan è «build back better», tiqqun 'olam, perfezioniamo il mondo, ricostruiamolo meglio di come era. Però, a quanto pare, a qualcuno il mondo piaceva più com’era prima. Al maestro Muti senz’altro. Ma anche al giornalista irlandese - ospite anche della Nuova Bussola Quotidiana - John Waters che, nel 2018, ha pubblicato un libro intitolato Give Us Back the Bad Roads, ridateci le strade di prima, in cattive condizioni. Ogni tanto si bucava uno pneumatico ma, evidentemente, la vita era più bella.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-07-2021
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I FACT CHECKERS DIFENDONO LE FAKE NEWS DEL MAINSTREAM
Se non hai capito qualche parola di questo titolo è importante che tu legga l'articolo (VIDEO: Come ti manipolano gli stregoni della notizia)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone, marzo 2021 (n. 63)
Ultimamente vanno molto di moda i cosiddetti fact checkers, detti anche debunker. Si tratta in estrema sintesi di giornalisti (o giornalisti wannabe) che per lavoro denunciano le cosiddette fake news, le notizie false, le bufale in sostanza. In astratto sarebbe anche una cosa vagamente sensata, non fosse che l'attività del fact checkers normalmente altro non sia che il veicolare un certo tipo di pensiero e che le cosiddette fake news che vengono "smontate" o meglio contestate siano semplicemente e unicamente quelle non funzionali al sistema mainstream dentro cui siamo immersi. Peccato perché il lavoro ce ne sarebbe eccome per i fact checkers, per esempio ogni giorno decine di giornalisti scrivono nero su bianco che è possibile «cambiare sesso», quando è evidente che nessuna operazione chirurgica di rimozione o ricostruzione dei genitali e nessuna terapia ormonale possa cambiare nulla delle cellule che compongono il corpo umano, che sono tutte sessuate, fino ai capelli. Ci sono una marea di giornalisti che ogni giorno scrivono e parlano dei «figli di due papà» o dei «figli di due mamme», quando bastano due nozioni di anatomia delle scuole medie per affermare con tranquillità che siamo di fronte a una bufala e che solo l'unione tra un uomo e una donna genera. Ci sono parecchi giornalisti che per sostenere la liceità del cosiddetto diritto all'aborto arrivano a dire che nelle prime settimane (o mesi) di vita intrauterina l'embrione o il feto non sia vita. Non troverete nessun debunker a smontare queste che sono bufale che pure ci vengono propinate, insieme a tante altre, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 (e a quale prezzo? Con quanta sofferenza?), e dire che basterebbe la tanto osannata scienza per mostrarle. Comunque se esistessero dei veri fact checkers anche per le cose soprannaturali sarebbe senza dubbio interessante, oltre che molto utile. Al giorno d'oggi infatti molti cattolici, molti sacerdoti anche ahimè, ragionano e parlano come se la nostra vita fosse unicamente quella su questa terra, come se la realtà fosse unicamente quella sotto i nostri occhi. In realtà noi sappiamo che ogni azione che qui viene compiuta riecheggia per l'eternità, ogni nostro più piccolo gesto ha una ricaduta buona o cattiva nell'economia divina e in una vita che non è quella che possiamo toccare in questo momento. Molti vivono come se la Chiesa fosse un'istituzione unicamente orizzontale, terrena, mentre noi sappiamo che la Chiesa è «l'assemblea visibile e la comunità spirituale» e che oltre alla Chiesa della terra c'è «la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti». Proprio perché viviamo in questo modo si cristallizzano nelle persone delle fake news, difficili da smontare. Una di queste riguarda il matrimonio, che viene considerato spesso poco più di un contratto, rescindibile in qualunque momento, ma il matrimonio è indissolubile perché è un'alleanza tra il cielo e la terra che rende i due una carne sola, come se fondessimo insieme ferro e carbonio nella ghisa e poi pretendessimo di riportare gli elementi alla condizione iniziale. Ma è così anche per quella pratica del cosiddetto "sbattezzo", iniziativa dell'Uaar che si illude di poter cancellare un Sacramento. Cosa che in realtà non avviene. Insomma sarebbe senza dubbio simpatico - e illuminante, e salvifico - se dei fact checkers ci potessero mostrare ogni giorno quello che i nostri occhi non possono vedere eppure è vero come la terra su cui camminiamo ogni giorno. Scopriremmo una cosa semplice, che il cielo è la verità della terra.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 35 minuti) dal titolo "SPIN DOCTORS - Come ti manipolano gli stregoni della notizia" Marcello Foa che poi è diventato direttore della Rai, spiega tutti i trucchi che adoperano i comunicatori per passare alla televisione il messaggio che vogliono loro anche alterando la realtà.
https://www.youtube.com/watch?v=0OjaHYCAXSU
Fonte: Il Timone, marzo 2021 (n. 63)
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ACCETTARE LA MALATTIA CON FEDE E... IRONIA
Anche se ho la SLA, rido perché sono vivo, perché ragiono e perché ogni mattina che vedo il sole sorrido e ringrazio la Provvidenza
Autore: Alessandro Giunti - Fonte: Blog di Sabino Paciolla, 20 maggio 2021
"Accettare le cose che non si possono modificare...", diceva un vecchio adagio. Ma che c'è di più inaccettabile di una malattia che ti conduce alla morte dopo aver imprigionato una mente vigile in un corpo immobilizzato? L'ineluttabilità di certi eventi rende difficile la rassegnazione: la SLA ti priva del movimento, ti impedisce di fare le cose a cui tenevi di più. Correre, camminare, andare a funghi, coltivare il tuo lavoro, i tuoi impegni sociali, goderti boschi, albe, tramonti, mare e paesaggi sconfinati: tutto questo se lo è portato via la SLA, la Stronza, come la chiamava un malato illustre, il calciatore Borgonovo. Ma capacità di ragionamento e sensi intatti ti permettono di godere ancora del meglio che ti riserva la tua vita. Prima di tutto l'amore, quello che dai ai tuoi cari e ai tuoi amici, quello che da loro ricevi e il circuito affettivo che da qui si genera. Quanto più forte è la pena, tanto più tangibile diventa l'amore che la contrasta. E' così forte, l'amore, che ti sembra di poterlo toccare come un oggetto materiale, o di vederlo e sentirlo nell'aria come una nube di incenso profumato. Ogni bacio, ogni attenzione, ogni cura è un balsamo che lenisce le piaghe del cuore. Un affetto grande che è immagine dell'amore che Dio ha per noi, e che si manifesta tanto più forte nei panni che riceviamo per ripararsi dal freddo che ci attanaglia. Ho tanto freddo in questo momento, ma ho anche tanti panni (di cashmere!). A consolarmi infatti, oltre all'amore di Dio e dei miei cari, c'è anche la possibilità che ho di attingere alle risorse della mente, che mi hanno sempre guidato anche quando stavo bene. La prima fra queste è la capacità di stringere i denti nelle avversità e temperarle con tanti sentimenti positivi, tra i quali regna su tutte l'ironia della vita. Sembra che ci voglia un gran coraggio per mettersi a ridere in una situazione come questa, ma a pensarci bene, di fronte a una forchetta che ti cade di mano o a una gamba che cede sotto il tuo peso, richiede meno sforzo riderci sopra che affliggersi e macerarsi. L'ironia in casa mia non è mai mancata, abbiamo imparato l'uno dall'altro a ridere di tutto soprattutto di noi stessi. "Un po' per celia, un po' per non morire" come diceva Madama Butterfly. Quante tensioni, quanti rovelli mentali e quanti strascichi rancorosi ci risparmia una visione della vita scanzonata e positiva anche in frangenti come questo in cui verrebbe spesso da dire "ma che c'hai da ride?". Che c'ho da ride? Rido perché comunico! Rido perché ricevo baci e cortesie, perché prego, perché sono fedele a me stesso e a quello in cui ho sempre creduto. Rido perché so' vivo, perché ragiono e perché ogni mattina che vedo il sole sorrido e ringrazio la Provvidenza. La mia forza è dentro di me, ma l'amore e l'allegria che ricevo dall'esterno la fanno emergere, la coltivano e la fortificano. Quando la malattia sarà ai suoi gradi peggiori, non lo so se tutto questo riuscirà a sostenermi come adesso, però intanto vivo, rido, prego, combatto la Stronza e amo.
Nota di BastaBugie: per approfondire il tema della gioia nella vita dei santi, clicca sul seguente link.
SOLO CON DIO CI SONO ALLEGRIA E GIOIA Senza Dio (il vero Dio) c'è il non-senso, e con il non-senso vi è solo angoscia, inquietudine e disperazione (vediamo cosa ne pensano San Francesco, sant'Ignazio, il curato d'Ars e don Bosco) da I Tre Sentieri https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5782
Fonte: Blog di Sabino Paciolla, 20 maggio 2021
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NOI NON CI INGINOCCHIAMO DAVANTI AL MONDO, MA SOLO DAVANTI A DIO
Davanti al moralismo razziale che ama tutti fuorché i bianchi, davanti a Madre Terra, davanti al male minore, ai diritti civili, al vocabolario gay friendly, all'aborto, ai cambiamenti climatici... noi non ci inginocchiamo
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-07-2021
No, noi non ci inginocchiamo davanti a chi si inginocchia al moralismo razziale che diventa razzista perché ama tutti i colori del mondo fuorché il bianco. Noi non ci inginocchiamo davanti a chi, oltre ai ginocchi, ha piegato anche la propria coscienza al potere forte di turno, che comunque è sempre stato forte con i deboli e debole con i forti. Noi non ci inginocchiamo davanti a chi, per non spezzarsi, ha piegato e ha piagato la propria anima con il compromesso qualunquista. Noi non ci inginocchiamo davanti a chi vuole salvare il pianeta e dannare l'uomo, a chi non sente nulla perché non si sente né uomo né donna, a chi affonda le barche dei migranti a colpi di stereotipi ben prima che quelle stesse barche prendano il largo. Noi non ci inginocchiamo davanti alla Madre Terra perché nostra madre è Maria e perché la Terra è stata fatta per gli uomini e non gli uomini per la Terra. Noi non ci inginocchiamo davanti ai ghiacciai che si sciolgono perché è lo stesso buon senso ad essersi squagliato da tempo. Noi non ci inginocchiamo davanti alla sostenibilità perché il politicamente corretto è davvero insostenibile e nemmeno davanti al peloso perbenismo spacciato per anticonformismo perché siamo fatti per la vita autentica, vera, genuina e non ideologicamente modificata. Noi non ci inginocchiamo davanti alla parità di genere perché il merito crea sempre disparità tra i capaci e gli incapaci, che siano uomini o donne. Noi non ci inginocchiamo davanti al male minore, perché si merita la nostra genuflessione solo il bene maggiore, davanti al compromesso su ciò che non è comprimibile, davanti alla tratta delle vergini quando queste si chiamano principi non negoziabili, davanti al dubbio perché, più che inginocchiarci, dovremmo strisciare davanti a lui per riconoscergli la nostra sudditanza. Noi non ci inginocchiamo davanti ai diritti civili perché sono figli orfani di genitori chiamati doveri. Noi non ci inginocchiamo davanti all'egualitarismo e all'inclusività perché non ci è mai piaciuto vedere l'uguaglianza e la giustizia dietro le sbarre dell'insipienza. Noi non ci inginocchiamo davanti al pensiero unico, non perché unico, ma perché sbagliato. Noi non ci inginocchiamo davanti ai giovani in quanto giovani, alle donne in quanto donne, alle persone di colore in quanto di colore perché solo il merito e la sofferenza sono degne di tanto rispetto al di là dell'età, del sesso e del colore della pelle. Noi non ci inginocchiamo davanti alle varie Grete Thunberg e Chiare Ferragni con consorti, perché viviamo nel mondo reale e non abbiamo tempo di tenere in mano cartelli con disegnati sopra un mondo pieno di ciminiere né di postare su Facebook la foto dell'ennesimo paio di scarpe. Noi non ci inginocchiamo davanti ai vari Zan e Boldrini, non perché per carità cristiana non vogliamo loro bene, ma perché per carità cristiana sappiamo dove sta il vero bene. Noi non ci inginocchiamo davanti a chi grida «Ridateci il futuro» perché costoro non avranno alcun futuro dato che hanno cancellato il passato. Noi non ci inginocchiamo davanti al surriscaldamento globale e al climate change perché abbiamo cose più importanti a cui pensare, tra cui la prima è la salvezza della nostra anima che si può ottenere anche se fa un po' più caldo del solito. Noi non ci inginocchiamo davanti a quegli uomini di Dio che parlano di altruismo e non di carità, di benessere e non di Paradiso, di fratellanza e non di Dio Padre, di migranti nel Mediterraneo e non di tutti noi pellegrini su questa Terra, di pacifismo e non di guerra al peccato, di attenzione al creato e non di attenzione al Creatore. Noi non ci inginocchiamo davanti a chi bercia che bisogna sempre rispettare l'opinione altrui, che la 194 non si tocca, che per giudicare occorre trovarsi in certe situazioni, che il pluralismo è un valore, che il dialogo è il sale della democrazia perché i luoghi comuni sono affollati e a noi, una volta tanto, piace il distanziamento sociale. Noi non ci inginocchiamo davanti ai dipendenti da mascherina-gel-distanziamento sociale-vaccino, davanti al virus della paura che spinge a non vivere piuttosto di rischiare di vivere, davanti alle varianti perché la vita è sempre stata piena di variabili, davanti ai cronisti di guerra pandemica che lavorano comodi da casa. Noi non ci inginocchiamo davanti alle governance, alle policy, alla green finance perché siamo gente semplice, vogliamo rimanere tale e alla fine non ce ne importa nulla di tutta questa roba. Noi non ci inginocchiamo davanti al catalogo delle nuove virtù europee che vanno dal familismo arcobaleno all'abortismo inteso come diritto fondamentale per approdare all'eurafricanismo realizzato per via migratoria e tramite una prolungata era glaciale demografica. Noi non ci inginocchiamo davanti ai politici che chiedono responsabilità verso scelte irresponsabili, davanti ai giudici creativi che s'improvvisano stilisti della giustizia, davanti alle più alte cariche dello Stato perché spesso sono cariche a salve. Noi ci inginocchiamo solo davanti a Dio. Sappiamo bene che voi ci odierete per questo e ci farete la guerra, ci porterete in tribunale, ci diffamerete sui media e sui social, ci strapperete i figli dalla famiglia avendoli già strappati dal ventre di molti madri e avendoli già sequestrati nelle vostre scuole di regime, ci staccherete la spina quando saremo in ospedale, ci tasserete sempre di più perché, così direte, la libertà di dissentire costa cara, ci costringerete a marciare con il passo dell'oca a tutti i vostri gay pride e a mandare a memoria ridicole nuove parole che si trovano solo nel vostro vocabolario arcobaleno, ci umilierete facendoci passare per intolleranti, bigotti, retrivi, farisei, duri di cuore e di comprendonio. E sapete una cosa? Vincerete. Sì, l'avrete vinta. Ma noi non ci inginocchieremo mai davanti a voi. Noi moriremo in piedi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-07-2021
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SANTA GIOVANNA DE CHANTAL E SAN FRANCESCO DI SALES
Sposò a vent'anni un barone da cui ebbe 6 figli, rimasta vedova, con Francesco di Sales, suo padre spirituale, fondò un ordine religioso per assistere i malati
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Santi e Beati, 28 dicembre 2011
Nella storia della Chiesa troviamo alcuni casi in cui uomo e donna hanno agito insieme nel cammino della santità, ricordiamo così Francesco e Chiara, Elzeario di Sabran e Delfina di Glandève, Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, Benedetto e Scolastica, Luigi e Zelia Martin (genitori di santa Teresina di Lisieux), Giulia e Carlo Tancredi di Barolo, i coniugi Beltrame. Altra "coppia" sorprendente fu quella composta da san Francesco di Sales e Giovanna Francesca Frémyot de Chantal. Fu infatti grazie all'incontro con il vescovo di Ginevra che Giovanna definì il suo percorso di santità. I francesi la chiamano sainte Chantal e la venerano ad Annecy, dove riposa accanto a san Francesco di Sales. Nasce a Digione il 23 gennaio 1572 in una famiglia dell'alta nobiltà borgognona. Suo padre è Benigno Frémyot, secondo presidente del Parlamento. Rimasta ben presto orfana di madre, crescerà sotto l'educazione e la morale paterne. Il 29 dicembre 1592 Giovanna sposa Cristoforo II, barone di Chantal. Il loro è un matrimonio felice. Viene da subito chiamata «la dama perfetta» per quel suo prodigarsi nella tenuta di Bourbilly e per le attenzioni e premure che riserva al consorte. Da questa unione perfetta nascono sei figli: i primi due muoiono alla nascita, poi arrivano Celso Benigno, Maria Amata, Francesca e Carlotta.
LA DAMA PERFETTA Dolce, serena, affabile, Giovanna è amata dai suoi familiari, come dalla servitù. Quando Cristoforo si assenta dal castello per adempiere ai suoi impegni di corte, Giovanna lascia gli abiti eleganti e si dedica ai poveri, ai quali non offre solo denaro, ma la propria persona, servendoli. La sua carità si fa immensa durante la carestia che colpisce la Borgogna nell'inverno 1600-1601. È qui che la baronessa, senza ascoltare i borbottii di molti e incoraggiata dal consorte, trasforma il maniero in un vero e proprio ospedale per ospitare madri e bambini in difficoltà e si occupa della costruzione di un nuovo forno per poter distribuire il pane a tutti coloro che bussano alla sua porta. Un giorno le viene detto che nel granaio non è rimasto che un solo sacco di segala... e lei, senza esitazioni, ordina di proseguire la distribuzione del pane, come prima... la segala finirà al nuovo raccolto. Ma ecco giungere la prima grande prova, la morte di Cristoforo, ucciso da un colpo di archibugio durante una battuta di caccia. Resta vedova a soli 29 anni, vedova e madre di quattro creature di cui la prima ha solo cinque anni e l'ultima pochi giorni. Matura, in questo tempo di lutto e di dolore, il desiderio di consacrarsi a Cristo, ma i doveri familiari non le permettono una scelta di vita così drastica. In attesa di conoscere la volontà di Dio, Giovanna si dedica totalmente ai figli, all'amministrazione della casa e alla preghiera. Il suocero, barone di Chantal, la informa che deve subito trasferirsi da lui, a Monthélon se desidera che i figli prendano parte all'eredità e lei accetta, pur sapendo che nella residenza dell'anziano barone comanda una «servapadrona». Per lungo tempo dovrà sopportare le angherie di quest'ultima. Il suo nome inizia a rendersi noto per la sua carità. Non è più chiamata «dama perfetta», ma la «nostra buona signora».
LA SVOLTA CON IL NUOVO DIRETTORE SPIRITUALE Un'altra difficile prova deve ora affrontare: la sua guida spirituale non comprende la sua persona, non sa leggere la sua anima. Un giorno suo padre la invita a Digione, questa volta per ascoltare il quaresimale del vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, la cui fama si diffonde sempre più in Savoia e in tutta la Francia. Il primo incontro fra Giovanna e il vescovo avviene il 5 marzo del 1604. Da allora si instaura un camino di unione fraterna e spirituale straordinario. La direzione spirituale di Francesco di Sales si realizza soprattutto attraverso l'epistolario, dove l'umano è «divinizzato» e il divino «umanizzato». In una lettera inviata al vescovo ginevrino Giovanna scrive: «... tutto quello che di creato c'è quaggiù non è niente per me se paragonato al mio carissimo Padre... Un giorno mi comandaste di distaccarmi e di spogliarmi di tutto. Oh Dio, quanto è facile lasciare quello che è attorno a noi, ma lasciare la propria pelle, la propria carne, le proprie ossa e penetrare nell'intimo delle midolla, che è, mi sembra, quello che abbiamo fatto è una cosa grande, difficile e impossibile se non alla grazia di Dio». Nel 1610 firma di fronte al notaio un atto con il quale si spoglia di tutti i beni in favore dei figli. Lascia dunque la famiglia e parte per Annecy e il 6 giugno, insieme a due compagne, Giacomina Favre e Giovanna Carlotta de Bréchard entra nella piccola ed umile «casa della Galleria», culla dell'Ordine della Visitazione. Rimarrà sempre "madre", continuando ad amare profondamente e teneramente i suoi figli. Nuove morti, nuovi lutti... tanto che soltanto la figlia Francesca le sopravviverà tra figli, fratelli, generi e nuora. Perciò Dio diventa per lei l'unica ricerca, l'unico fine della sua attuale vita. Alla scomparsa di Francesco di Sales (28 dicembre 1622), Giovanna si trova sola alla guida della nuova famiglia religiosa della Visitazione. Si fa pellegrina sulle strade di Francia, fondando ben 87 case visitandine. Consumata «nell'amore di opera e nell'opera di amore», come usava dire, si spegne il 13 dicembre 1641 nel monastero di Moulins. Le «Lettere di amicizia e direzione» (tradotte per la prima volta in italiano, a cura dei monasteri della Visitazione d'Italia) sono la testimonianza più viva della grande spiritualità di Madre Chantal ed è la prova che fosse persona troppo intelligente e "libera" per ridursi ad un'ombra anonima di san Francesco di Sales.
Nota di BastaBugie: per approfondire la figura di san Francesco di Sales e il suo capolavoro imperdibile di spiritualità cristiana, leggi i seguenti articoli cliccando nel relativo link.
FILOTEA, IL LIBRO SPIRITUALE CHE TUTTI DOVREBBERO AVER LETTO Il grande classico di san Francesco di Sales fa riscoprire: come organizzare i buoni propositi, i mezzi per avvicinarsi a Dio, le virtù e come rafforzarle, gli inganni del Nemico, ecc. di Costanza Miriano https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5593
LA RISURREZIONE DI UN RAGAZZO GRAZIE ALL'INTERCESSIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES Due fratelli di 14 e 15 anni stavano correndo, ma uno fu colto da vertigini, cadde in un torrente in piena e morì... ma invocando San Francesco di Sales il morto risuscitò di Corrado Gnerre https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6551
Fonte: Santi e Beati, 28 dicembre 2011
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PER CAPIRE LA (FALSA) DONAZIONE DI COSTANTINO VA CONOSCIUTA LA (VERA) DONAZIONE DI SUTRI
Solo dopo la Donazione di Sutri del re longobardo Liutprando a papa Gregorio II, fu scritta la Donazione di Costantino (che è un falso storico, ma non era arbitraria perché giustamente riconosceva il ruolo acquisito dalla Chiesa in quei secoli)
Fonte Wikipedia
Per Donazione di Sutri si intende la cessione effettuata nel 728 dal sovrano longobardo Liutprando a papa Gregorio II, di alcuni castelli del Ducato romano importanti per la difesa di Roma, il maggiore dei quali era quello di Sutri. Fu la prima delle due restituzioni per donationis titulo effettuate da Liutprando alla Chiesa di Roma. La seconda si ebbe nel 743. Dopo essere stato eletto re dei Longobardi (712), Liutprando, re di un popolo divenuto ormai cattolico, si trovò a fronteggiare una serie di problemi quali il forte potere delle principali famiglie dell'aristocrazia e la minaccia di secessione di alcuni grandi ducati; tra questi in particolare i ducati di Spoleto e di Benevento, costituenti la Langobardia Minor, di fatto autonomi dal potere centrale e separati dal resto del regno dal Corridoio bizantino, che attraversava tutta l'Italia centrale dal Tirreno (Roma) all'Adriatico (Ravenna). A tal proposito iniziò dunque una politica di rafforzamento del potere centrale. Mentre, in una prima fase, cercò l'appoggio di parte del mondo ecclesiastico e romano, in seguito, una volta scoppiata la disputa iconoclasta si volse contro l'impero bizantino, tentando la conquista di quei territori che dividevano in due tronconi il regno. Liutprando seppe cogliere il momento propizio quando nei territori italiani governati dai bizantini si diffuse lo sdegno per l'appoggio dell'imperatore Leone III Isaurico al movimento iconoclasta. La sua campagna militare iniziò appunto da quei territori che dividevano in due la Langobardia, cioè l'area del Ducato romano. Quando il papa capì le intenzioni dei Longobardi - i quali erano probabilmente decisi a conquistare la stessa Roma - si sentì direttamente in pericolo, in quanto da molti anni l'impero bizantino aveva cessato di intervenire militarmente in favore di Roma, spendendo le proprie energie per difendere la sola Ravenna, capitale dell'Esarcato. Il corso degli eventi prese una direzione diversa da quella annunciata (la possibile presa di Roma) quando, nel 728, i Longobardi conquistarono la fortezza di Narni, centro strategico lungo la via Flaminia. Persa la via Flaminia, i bizantini concentrarono tutte le loro difese sulla via Amerina, unica altra strada romana che, partendo da Roma, attraversa l'Umbria e il Piceno. A presidiare la via Amerina vi erano le fortezze di Todi, Amelia ed Orte. Più a sud, i castra di Bomarzo, Sutri e Blera erano a salvaguardia della via Cassia. Papa Gregorio II (715-731) si rivolse direttamente a re Liutprando chiedendogli di rinunciare ai territori già conquistati e di restituirli all'esarca bizantino cioè al legittimo possessore. Liutprando, che nel frattempo era riuscito ad ottenere la sottomissione dei duchi "ribelli" di Spoleto e Benevento, invece donò il castrum di Sutri al pontefice, con un gesto di grande significato simbolico.
IL SIGNIFICATO POLITICO DELLA DONAZIONE A partire almeno dal VI secolo, con papa Gregorio I (romano di nascita) la Chiesa era stata costretta suo malgrado a sostituirsi all'amministrazione bizantina provvedendo al vettovagliamento della popolazione dell'Urbe e dei dintorni. La popolazione era stata colpita da carestie e pestilenze, che si succedettero ripetutamente in quel periodo. In effetti già papa Leone I nel V secolo dovette sopperire con le istituzioni caritatevoli alla sensibile diminuzione delle pubbliche elargizioni seguite alle occupazioni dei Barbari. Dovendo far fronte all'assenza dell'intervento dell'Imperatore di Costantinopoli, legittimo sovrano, e dell'Esarca di Ravenna, ai quali ripetutamente e invano aveva fatto ricorso per ottenere aiuti, il pontefice amministrò sotto la sua responsabilità l'Annona civile e militare, attingendo anche ai beni della Chiesa. Non di rado inoltre, a difesa del territorio e in nome dell'Imperatore, lo stesso papa Gregorio dovette esercitare l'imperium per mezzo del duca (il comandante della guarnigione militare) sulle truppe bizantine stanziate a Roma. Si può far risalire quindi almeno a questo periodo l'acquisizione de facto da parte del papato di un nuovo ruolo politico-istituzionale sul territorio di Roma e dei dintorni, non in virtù di una formale sovranità territoriale, ma in base al riconoscimento ottenuto dalla popolazione stessa. Inoltre, l'accresciuto peso politico-istituzionale della Chiesa, che andava oltre l'autorità religiosa, comportò una ristrutturazione della stessa struttura ecclesiastica al fine di metterla in grado di fare fronte alle accresciute, ed impreviste, funzioni cui si era vista chiamata. Le donazioni longobarde dei primi castelli nell'VIII secolo, formalmente destinate "agli apostoli Pietro e Paolo", non possono pertanto prescindere da un riconoscimento ormai consolidato di un ruolo politico della Chiesa a cui gli stessi sovrani longobardi guardavano ormai come necessario interlocutore negli equilibri politici della penisola. Una soggettività che ormai andava oltre la sua forza principale data dalla "superiorità" spirituale conferitagli dal primato di San Pietro ed in virtù della successione apostolica (preminenza ribadita più volte nei concili ecumenici dei secoli III e IV, e già testimoniata nel I secolo durante il pontificato di papa Clemente I), autorità morale che veniva ormai riconosciuta anche dai popoli germanici: i Franchi, i Visigoti di Spagna, i Burgundi, gli Anglo-sassoni d'Inghilterra e gli stessi Longobardi. D'altra parte la Santa Sede era già proprietaria di numerosi territori, i Patrimonia, storicamente documentati e mediante i quali venivano donati chiese e monasteri, e che erano pervenuti sin dalla fine del III secolo, come già testimoniato nell'Editto di Milano mediante il quale Costantino e Licinio ordinavano che alla Chiesa venissero anche restituiti i beni ad essa in precedenza confiscati, per accrescersi ulteriormente come descritto nel Liber Pontificalis. Già in anni precedenti inoltre erano avvenute altre restituzioni di patrimoni già appartenenti alla Chiesa e sottratti dai Longobardi come il patrimonio delle Alpi Coziee la città di Cuma recuperata dallo stesso Gregorio II. La Donazione di Sutri, pur non rappresentando l'atto formale della concessione di una sovranità statuale e pur ricevendola papa Gregorio II solo come rappresentante dell'Imperatore, costituisce comunque un riconoscimento formale dell'esercizio di alcuni poteri giurisdizionali in capo alla Santa Sede che questa già da tempo esercitava ormai di fatto, sostanzialmente diverso quindi dalla mera gestione amministrativa dei Patrimonia, e segno di una autorità politica che era venuta accentuandosi negli ultimi decenni. Tale riconoscimento di una autorità anche civile e giurisdizionale (che fino ad allora era stata esercitata solo di fatto ma non di diritto sui territori romani), andrà accentuandosi negli anni di poco seguenti con gli immediati successori di Gregorio II (Gregorio III e Zaccaria), dovuto anche al progressivo disinteresse e allontanamento degli imperatori bizantini. La donazione di Sutri, che avveniva nel pieno della rivolta ai decreti bizantini iconoclasti, vedeva inoltre la popolazione romana al fianco del papa contro i rappresentanti degli imperatori di Costantinopoli: l'Esarca e il Duca romano, che già si erano resi protagonisti di un fallito attentato ai danni di papa Gregorio II. Ciò rese maggiormente significativo il fine politico dell'atto della donazione da parte del re longobardo, che si ritagliò un ruolo di primo piano nel ristabilimento, seppur transitorio, dell'ordine e della pace nella penisola. [...]
EVENTI SUCCESSIVI ALLA DONAZIONE Nel 739 papa Gregorio III indirizzò una lettera a Carlo Martello, maestro di palazzo del re dei Franchi, in cui comparve per la prima volta la locuzione populus peculiaris beati Petri, riferita alle popolazioni del Ducato Romano, del Ravennate e della Pentapoli, che vivono insieme in una respublica di cui san Pietro è il protettore e l'eroe eponimo. Tra il 739 e il 741 a Sutri si aggiunsero: Gallese (per riscatto) e per donazione i castra di Ameria (Amelia), Orte, Bieda (Blera), e Polimartium (Bomarzo) e ancora nel 743 re Liutprando restituiva al Pontefice papa Zaccaria per donationis titulo quattro città da lui occupate (Vetralla, Palestrina, Ninfa e Norma) e una parte dei patrimoni della Chiesa in Sabina, ad essa sottratti oltre trent'anni prima dai duchi di Spoleto. Liutprando, dal canto suo, aveva temporaneamente sfumato le tensioni con gli altri ducati longobardi, soprattutto con i ducati periferici - e quindi più autonomi - di Spoleto e Benevento, evitando così una guerra civile. Di poco successiva è la Promissio Carisiaca, sottoscritta a Pavia dal re dei Franchi Pipino il Breve nel 754. Con i patti stretti con i sovrani franchi sin dalla seconda metà dell'VIII secolo la respublica di San Pietro non è più solo da intendere come "Patrimonio del vescovo di Roma", ma come un ente avente soggettività giurisdizionale riconosciuta ormai da più parti e a cui Pipino il Breve nel 754 garantirà protezione militare contro le aggressioni dei re longobardi. Le successive restituzioni dei re longobardi al pontefice (774) indotte dai patti con i Franchi, tra cui Ravenna e la Pentapoli, parlano espressamente di una restitutio alla Respublica Romanorum di cui il vescovo di Roma veniva riconosciuto capo.
LA DONAZIONE DI COSTANTINO È LA GIUSTA RIVENDICAZIONE DEL RUOLO ACQUISITO DALLA CHIESA Uno degli eventi successivi alla donazione di Sutri è anche la redazione del falso storico della Donazione di Costantino (in latino Constitutum Constantini). Secondo il documento, retrodatato al 321, l'imperatore romano Costantino I avrebbe ceduto alla Chiesa di Papa Silvestro I la giurisdizione civile sulla città di Roma, sull'Italia e sull'Impero Romano d'Occidente. Il documento fu redatto in forma di resoconto su pergamena di precedenti editti costantiniani. L'autenticità della donazione costantiniana, così come descritta nel Constitutum, venne molto dibattuta tra canonisti e legisti già nei primi secoli dopo il Mille e messa in discussione dai membri delle cancellerie germaniche e franche che, pur non potendo ancora mettere in dubbio l'autenticità del documento, avevano tuttavia evidenziato sul piano del diritto l'incongruenza delle prerogative reclamate dalla Chiesa. Tale argomento venne confermato nel XV secolo dall'umanista Lorenzo Valla, che ne dimostrò la falsità su base linguistica e filologica: la Donazione di Costantino sarebbe stata approntata oltre cinquecento anni dopo la morte dell'imperatore e sarebbe quindi da collocare tra l'VIII ed il IX secolo, più probabilmente durante il pontificato di papa Paolo I. Se si valuta il contesto storico in cui venne concepito (caratterizzato dall'incertezza sulla titolarità del potere giurisdizionale dei territori che la Santa Sede amministrava), si può affermare che il Constitutum Constantini rappresentasse una rivendicazione non del tutto arbitraria del ruolo acquisito fino a quel momento dalla Chiesa di Roma e dello status giuridico che essa intendeva mantenere, soprattutto riguardo a Roma. Una rivendicazione indirizzata in particolare ai nuovi rappresentanti del Sacro Romano Impero, che poté nascere (nell'anno 800) solo grazie all'appoggio del pontefice romano.
Fonte: Wikipedia
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BIDEN SCATENATO SU ABORTO E LGBT
Se Trump è stato il primo presidente a partecipare alla Marcia per la Vita, Kamala Harris è stata la prima vicepresidente al Gay Pride di Washington (curiosità: sapete il significato di Biden e Trump?)
Fonte Radio Roma Libera, 21 giugno 2021
Effettivamente un record il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ce l'ha già, ma è negativo: è il più filoabortista di tutti gli inquilini della Casa Bianca. Peggio addirittura del suo predecessore Obama, pure del partito democratico. Un rapporto apparso sul Friday Fax, periodico edito dal C-Fam ovvero dal Centro per la Famiglia ed i Diritti Umani di Washington, mostra come nei primi cento giorni di mandato presidenziale, Biden si sia rivelato particolarmente zelante nel cancellare, a colpi di ordini esecutivi, tutti i provvedimenti pro-life assunti da Donald Trump, dicendo di voler così rimediare al «danno» prodotto dalla scorsa Amministrazione, riaffermando lo status quo precedente. Così ha ripristinato i finanziamenti al Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite. Ha incaricato l'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale americana di trovar soldi «adeguati» per la promozione della «salute sessuale» e dei «diritti riproduttivi». Ma Biden, in realtà, ha purtroppo fatto molto di più e di peggio: nel corso della Revisione periodica universale dell'Onu, egli non ha solo «preso nota», come per l'appunto fece Obama, ma ha addirittura «sostenuto» le sollecitazioni giuntegli da diversi Paesi membri di cancellare le restrizioni sui finanziamenti per gli aborti all'estero, proponendosi di riuscirvi grazie ad acrobazie giurisprudenziali per evitare il voto del Congresso ovvero introducendo delle eccezioni all'emendamento Helms.
ABORTO COME DIRITTO FONDAMENTALE Non solo: Biden ha anche ritirato gli Usa dalla Dichiarazione di Consenso di Ginevra, con cui 35 Stati hanno dichiarato che non esiste un diritto internazionale all'aborto. Secondo l'attuale inquilino della Casa Bianca, ciò «non sarebbe coerente con le politiche dell'attuale Amministrazione». In più, assieme alla sua vice Kamala Harris, ha promesso di trasformare per la prima volta in legge federale la sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade, che di fatto introdusse l'aborto negli Stati Uniti, proposito che solo il Congresso potrebbe bloccare. Non c'è che dire: Biden sta eseguendo diligentemente ed, anzi, con particolare zelo i compiti assegnatigli da sostenitori e sponsor della sua campagna elettorale, tra i quali figura Planned Parenthood. Gli diedero il proprio appoggio in cambio di una nuova politica filoabortista da parte della Casa Bianca ed ecco fatto. I loro desideri sono stati esauditi. Sulla pelle di milioni di innocenti, uccisi a causa loro ed immolati per il loro business. Ma non è finita qui, non v'è solo l'aborto certamente nelle politiche rivoluzionarie dello staff presidenziale. Se Donald Trump è stato il primo presidente a partecipare alla Marcia per la Vita, ora Kamala Harris si vanta d'essere la prima vicepresidente in carica ad aver partecipato al «Gay Pride» di Washington. E già da qui si capisce la differenza netta tra le due Amministrazioni ed i valori da esse sostenuti. La Harris ha promesso così nuovi sostegni alla galassia Lgbtqi e nuove leggi di tutela, sull'occupazione e sulla casa: «C'è ancora molto lavoro da fare e siamo impegnati in questo». A partire dai simboli, quale la cosiddetta bandiera «arcobaleno» esposta alla Casa Bianca e dalle ambasciate Usa in tutto il mondo.
LA DITTATURA GAY Se approvato, l'Equality Act di Biden ed Harris costringerebbe le agenzie cattoliche per le adozioni ad affidare i propri piccoli alle coppie omosessuali, gli esercenti (fioristi, fotografi, panettieri,...) a fornire i propri servizi anche per eventuali «nozze gay», datori di lavoro ed imprese a tollerare travestimenti e cambi di sesso, indipendentemente dalle proprie politiche aziendali, le donne a condividere senza fiatare camere da letto, docce, spogliatoi e bagni con uomini, che si dichiarano donne. Per questo, la Conferenza episcopale statunitense ha già dichiarato guerra all'Equality Act, dicendosi pronta a sensibilizzare i senatori, anche con un imponente invio di mail, affinché si esprimano contro tale provvedimento. Provvedimento, che la Camera ha già approvato, sia pure di strettissima misura (224 sì contro 206 no), ma che necessita dell'approvazione anche da parte del Senato per poter essere applicato. I vescovi americani evidenziano come l'Equality Act calpesti gravemente la libertà religiosa e la missione della Chiesa. Nessun rimorso tra gli elettori di Biden, disposti a dichiararsi cattolici? Se hanno ancora una coscienza, qualche tardivo senso di colpa, in loro, potrebbe, anzi dovrebbe spuntare.
Nota di BastaBugie: scrive Rino Cammilleri sul suo blog Antidoti "Visto il significato di Biden in inglese? Trump invece significa briscola". Siamo quindi andati a vedere su Google Translate. Biden in inglese significa bidè, cioè, sempre per google, il recipiente di forma allungata, tale da potervisi sedere comodamente a cavalcioni, che serve per l'igiene intima del corpo. Invece Trump significa briscola, oppure anche la carta che assume diversi valori a seconda dell'occorrenza e per questo particolarmente di valore, cioè matta o jolly. Se non ci credete ecco i link dove si può controllare: 1) BIDEN = bidè https://translate.google.it/?sl=en&tl=it&text=biden&op=translate 2) TRUMP = briscola (o matta, jolly) https://translate.google.it/?sl=en&tl=it&text=trump&op=translate
Fonte: Radio Roma Libera, 21 giugno 2021
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OMELIA XV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6, 7-13)
Scuotete la polvere sotto i vostri piedi
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Lo stupendo brano della seconda lettura ci indica quella che è la nostra vocazione. San Paolo dice chiaramente che noi siamo chiamati ad essere «santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). La santità è per tutti, non solo per pochi privilegiati. Per la maggior parte dei cristiani, la santità non consisterà nel fare i miracoli, nel realizzare cose straordinarie, nel convertire il mondo con la nostra predicazione, ma nel compiere la volontà di Dio con amore e con gioia, nelle cose ordinarie di ogni giorno, con un intenso atto d'amore. Dunque, vi può essere autentica santità anche dentro le mura domestiche, non soltanto nei monasteri. Solamente in Paradiso scopriremo quanti nostri fratelli e sorelle hanno raggiunto questo ideale in modo silenzioso e nascosto, senza che nessuno se ne accorgesse. Nella vita di suor Consolata Betrone si legge un particolare molto bello e consolante. Ella era una suora di santa vita, di grande preghiera, che ripeteva incessantemente l'atto d'amore «Gesù Maria vi amo, salvate anime». Gesù le aveva chiesto questa preghiera incessante per la sua santificazione e per la salvezza di tante anime. Tra i suoi parenti vi era un cognato che, apparentemente, non dava segni particolari di vita santa. Era un buon cristiano che andava a Messa, che pregava, e che faceva bene il suo dovere. Suor Consolata lo stimava, ma non sospettava che quel suo cognato nascondesse una autentica santità dietro quelle umili apparenze. Certamente, nemmeno lui se ne rendeva conto. Quale fu la meraviglia e la gioia di suor Consolata nel vedere, per una grazia particolare, che, dopo morte, quel suo parente se ne volò ben presto in Paradiso. Dietro umili apparenze, all'insaputa di tutti, Dio compie meraviglie di grazia nella vita delle persone semplici che compiono la sua volontà. Dunque, volendo riassumere il messaggio, la santità consiste nel compiere la volontà di Dio, che per i più sarà il semplice e forse monotono dovere quotidiano, nel modo migliore possibile, per amore di Dio. Un giorno san Francesco di Sales domandò quando è che noi riceviamo lo Spirito Santo. Alcuni risposero che questo dono supremo lo riceviamo quando preghiamo, quando stiamo lunghe ore in chiesa, quando ci ritiriamo nella più profonda solitudine. San Francesco di Sales diede lui stesso la giusta risposta: noi riceviamo lo Spirito Santo quando compiamo la volontà di Dio, qualunque essa sia. Dio certamente vuole che noi preghiamo durante la giornata e che la nostra preghiera si allarghi come a macchia d'olio, ma Egli vuole anche che compiamo i nostri doveri quotidiani, familiari e lavorativi. Non possiamo trascurare questi doveri con il pretesto che si vogliono trascorrere lunghe ore in chiesa. E questo vale, soprattutto, per chi ha una famiglia. Compiendo volta per volta la volontà di Dio riceverò la grazia dello Spirito Santo. Quando dovrò lavorare, sarà il lavoro che mi avvicinerà a Dio; quando dovrò pregare, sarà la preghiera che mi innalzerà al Creatore. Se, contro la volontà di Dio, trascorro lunghe ore in chiesa, mentre il mio dovere è altrove, quelle preghiere mi daranno ben poco. Per questo motivo, santa Coleta diceva che vale più una preghiera di un obbediente, che compie la volontà di Dio, che mille preghiere di chi agisce di testa propria, trascurando ciò che Dio veramente vuole da lui. Con questo non si vuole dire che la preghiera serva a poco. La preghiera è indispensabile, non se ne può fare a meno, bisogna pregare tanto, ma la preghiera mi deve portare a compiere ancor meglio i miei doveri quotidiani. Solo così potrò raggiungere la santità, che Dio vuole da tutti, come leggiamo nella seconda lettura di oggi. Per la maggior parte dei cristiani, come abbiamo meditato, la volontà di Dio consisterà nel semplice dovere quotidiano; alcuni, invece, hanno una chiamata particolare, come leggiamo nella prima lettura e nel Vangelo. Nella prima lettura, il Signore chiama il profeta Amos; nel Vangelo, Gesù chiama i dodici Apostoli e li manda a due a due a predicare. Una cosa risulta subito evidente: Dio, nel compiere i suoi prodigi, si serve di strumenti umili. Così, nella prima lettura, il Signore si serve del profeta Amos che era un semplice coltivatore di sicomori; mentre nel Vangelo si serve degli apostoli, anch'essi semplici e poco istruiti. Dio si serve di strumenti umanamente inadatti per far risaltare ancora di più la sua potenza divina. Infine, nel Vangelo vediamo come Gesù manda gli Apostoli senza appoggi umani, abbandonati completamente alla Provvidenza del Padre. Impariamo da questo a non riporre la nostra fiducia nelle nostre capacità o nell'aiuto del prossimo, ma unicamente nella bontà divina che si può servire di tutto e di tutti.
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