BastaBugie n�728 del 04 agosto 2021

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1 SIAMO PIU' ORFANI DOPO LA MORTE DI DE DONNO, IL MEDICO CHE AVEVA VINTO IL COVID CON IL PLASMA
Giuseppe De Donno ha applicato con risultati eccellenti la terapia col plasma immune, ma anziché gloria e onore ha subito attacchi e boicottaggi che lo hanno spinto a farsi da parte (VIDEO: Intervista a De Donno)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari
2 DRAGHI ISTIGA ALL'ODIO CONTRO I NON VACCINATI
Il banchiere prestato alla politica dichiara: ''L'appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore''
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LA FRANCIA VIETA L'INSEGNAMENTO PARENTALE... A PROPOSITO DI LIBERTE'
Guerra totale all'homeschooling: sarà molto più difficile insegnare ai propri figli (come avevano fatto quest'anno i genitori di 62.398 bambini)
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone
4 IL SIGNORE DEGLI ANELLI, L'EUCARISTIA E LA MADONNA
In una Inghilterra protestante e anglicana, Tolkien fu un cattolico tutto di un pezzo: Messa quotidiana, confessione settimanale e fedeltà alla Chiesa Romana
Autore: padre Angelomaria Lozzer - Fonte: Il settimanale di Padre Pio
5 I CRISTIANI SONO ORMAI PERSEGUITATI OVUNQUE
Non più solo negli stati islamici e sotto le dittature comuniste, ma anche nell'Occidente democratico come dimostrano i recenti, drammatici fatti di cronaca
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
6 L'OMBRA DEL COMUNISMO SULLE OLIMPIADI DI TOKYO
L'atleta Tsimanouskaya della repubblica ex sovietica della Bielorussia ha ottenuto asilo politico nell'ambasciata della Polonia, perché se fosse tornata a casa...
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OLIMPIADI E ABORTO: L'ALTRO VOLTO DELLO SPORT FEMMINILE
I sorrisi delle atlete vincitrici in alcuni casi nascondono una triste realtà: l'aborto è il prezzo da pagare per la vittoria
Fonte: Sito del Timone
8 OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,41-51)
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - SIAMO PIU' ORFANI DOPO LA MORTE DI DE DONNO, IL MEDICO CHE AVEVA VINTO IL COVID CON IL PLASMA
Giuseppe De Donno ha applicato con risultati eccellenti la terapia col plasma immune, ma anziché gloria e onore ha subito attacchi e boicottaggi che lo hanno spinto a farsi da parte (VIDEO: Intervista a De Donno)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari, 29 luglio 2021

Siamo tutti più orfani di quanto già non fossimo. Siamo orfani di uno stato decente, che non abbiamo, perché il nostro stato ha redatto un protocollo fatto di tachipirina, vigile attesa, intubazione, trasformando una brutta influenza in una catastrofe nazionale, siamo orfani di una classe medica che sia fatta di medici e non di impiegati statali, impiegati che hanno eseguito gli ordini tachipirina, vigile attesa e intubazione invece di curare i malati, siamo orfani di sindacati che facciano i sindacati e proteggano i lavoratori dalla disoccupazione e dalla minaccia di licenziamento casomai osino rifiutare l'inoculazione di farmaci sperimentali con pesanti effetti collaterali noti e effetti collaterali a distanza non ancora noti.
Il nostro stato ha prescritto tachipirina e vigile attesa. I medici hanno eseguito tachipirina e vigile attesa. I sindacalisti hanno offerto lavoratori disoccupati disperati il nuovo smalto per uomo di Fedez, una conquista umana meravigliosa.
Siamo più orfani perché non è più con noi il professor De Donno che ci aveva dato il plasma iperimmune, un farmaco che rende la malattia SARS 2 Covid 19 guaribile in poche ore. Il plasma iperimmune è un aiuto ovvio in un malato. E anche bizzarro che ci abbia pensato solo il professor De Donno. Dopo aver trasformato in poche ore 58 agonizzanti in 58 guariti il professore stato aggredito, sbeffeggiato, estromesso, cacciato. Se la malattia è curabile i cosiddetti sieri non possono essere inoculati perché sono sperimentali: regole dell'EMA e dell'AIFA. Se la malattia è curabile tutti quelli che non l'hanno curata, ministro della salute, primari, medici, Avis che non raccoglie il plasma, ospedali che non lo chiedono, non ci fanno una gran figura.
La vicenda del professor De Donno ricorda dannatamente quella del dottor Semmelweis l'eroico medico ungherese, assunto nel 1847 nella clinica ostetrica di Vienna, luogo infernale dove innumerevoli donne morivano di una morte terribile, dovuta a una setticemia post parto, la febbre puerperale. Il dottor Semmelweis intuì che la causa doveva essere legata al fatto che medici soprattutto studenti di medicina non si levassero le mani dopo aver fatto le autopsie, prima di toccare e visitare partorienti. Impose lavaggi accurati delle mani, la febbre puerperale crollò e a questo punto, come è ovvio che sia, lo cacciarono, e smisero di levarsi le mani. Nessuno aveva voglia di farsi dire che erano gli stessi medici responsabili del disastro. Le donne ricominciarono a morire.
Cosa ha provato il dottor Semmelweis mentre le donne continuavano morire di una malattia che lui era in grado perfettamente di prevenire con pochi decilitri di fenolo?
Cosa ha provato il professor De Donno vedendo l'Italia e il mondo devastati da una malattia perfettamente curabile con una donazione di plasma da parte di un guarito?
Onore ai giganti della medicina, ai medici che hanno amato i pazienti.
Siamo tutti più orfani, ma il professor de Donno ci ha lasciato in eredità non solo il plasma iperimmune ma anche l'onestà e il coraggio.
È stato aggredito da un punto di vista mediatico. La sua scoperta è stata derisa da tale Burioni Roberto e tale Lucarelli Selvaggina, [...] e soprattutto non è stata usata per salvare pazienti. Non riusciva a capire perché la sua cura non fosse stato utilizzata in Italia nel mondo. Non riusciva a capirlo perché era una persona perbene: che curare i malati, che guarirli a prezzi bassi non fosse l'attività dei governi è un concetto onestamente difficile da capire per una persona perbene.
Per i giganti è difficile capire che il mondo è fatto di gnomi. Per gli onesti, i forti, gli intelligenti sono incomprensibili coloro che fanno morire una donna per non lavarsi le mani o fanno morire un popolo per imporgli una dittatura sanitaria.

Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo seguente dal titolo "De Donno, il medico che sapeva battere il Covid" parla della morte di Giuseppe De Donno, il primario al Poma di Mantova che all'apice del Covid nella primavera 2020 aveva applicato con risultati eccellenti la terapia col plasma immune. Anziché gloria e onore ha subito attacchi e boicottaggi, anche politici.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 luglio 2021:

Il dottor Giuseppe De Donno ha lasciato questo mondo in modo tragico. L'anno scorso si era parlato di lui, dell'Ospedale Poma di Mantova e del San Matteo di Pavia, dai quali all'apice della pandemia nella primavera del 2020 arrivò una notizia straordinaria, un messaggio di speranza: i malati di Covid ricoverati in condizioni gravi venivano salvati. Non un solo morto in questi due nosocomi.
Mentre i media diffondevano una narrazione catastrofistica, parlando di un virus mostruoso responsabile di morti inarrestabili come la Peste del '300, da questi due ospedali lombardi arrivavano invece le notizie di complete guarigioni, ottenute con una metodica semplice, nota da tempo, pressoché a costo zero: la terapia col plasma immune, proveniente da persone malate e poi guarite. Plasma contenente anticorpi protettivi, immunoglobuline in grado di neutralizzare il virus. Si tratta di un principio semplice dell'immunologia applicato da tempo. È ciò che ha salvato tante vittime potenziali del Tetano, malattia potenzialmente letale per la quale - in una persona non immune - in primo luogo si somministrano le immunoglobuline, in seguito si può fare la vaccinazione per mantenere l'immunità.
La terapia con il plasma immune, praticata su larga scala in tutti i ricoverati, avrebbe potuto quindi impedire migliaia di morti, a costo zero, perché il plasma è assolutamente gratuito. Unitamente alle cure domiciliari precoci, avrebbe completamente ridimensionato la portata dell'epidemia. Poi, con tutta calma e con rigore scientifico nella sperimentazione, si sarebbe anche potuta promuovere la ricerca sui vaccini, magari con metodiche tradizionali anziché puntare sugli esperimenti con le terapie geniche. Avrebbe potuto essere la fine dell'emergenza Covid, ma così non è stato. E alle migliaia di vite umane perse nell'epidemia per una volontà politica di rifiutare le strategie di cure, si è ora aggiunta la dolorosa perdita della vita del dottor Giuseppe De Donno.
Il medico mantovano aveva provato ad applicare l'elementare principio dell'immunologia che abbiamo sopra descritto ai pazienti del suo ospedale, e i risultati erano stati eccellenti. Nel suo comunicare questi successi all'opinione pubblica e alla comunità scientifica, non c'era stata da parte del medico nessuna forma di arrogante orgoglio: solo la soddisfazione di un lavoro ben fatto, la gioia di aver verificato che la Medicina, l'arte del curare, aveva ancora una volta trovato una soluzione a un grave problema, e che tante persone avrebbero potuto essere salvate e tornare ai loro cari e alla loro vita normale. C'era, in De Donno, la soddisfazione semplice del cristiano (e tale era il professionista mantovano), uomo di radicate convinzioni religiose, che può essere utile al prossimo. Chi lo ha conosciuto bene, lo descrive come un uomo retto, pulito, senza brama di denaro e di potere. Un uomo persino troppo ingenuo. Rimase sinceramente sbalordito di fronte all'accoglienza che la sua scoperta aveva trovato: sebbene dagli Stati Uniti ci fosse stato un vivo interesse per la sua metodica di cura, De Donno venne letteralmente gelato dal ministro Roberto Speranza e dai vertici sanitari, dal Comitato Tecnico Scientifico all'Aifa.
Le terapie col plasma immune vennero apertamente ostacolate, frenate, boicottate, fino a quando la sperimentazione venne avocata a sé dalle autorità sanitarie e proseguita esclusivamente in un centro clinico - a Pisa - dove le suddette terapie finirono per scomparire nel nulla. Dalla scorsa estate delle straordinarie cure con plasma immune non si sentì più nemmeno parlare, e tutta l'attenzione venne concentrata - come sappiamo bene - sui vaccini a venire.
Giuseppe De Donno proseguì il suo lavoro, umilmente, continuando a prendersi cura delle persone, in condizioni sempre più difficili. Gli avversari delle cure non si accontentarono di aver respinto questa possibilità di soluzione terapeutica: vollero schiacciare, deridere, umiliare colui che aveva trovato una strada verso la soluzione del problema-epidemia che non corrispondeva a determinati progetti. Dovette subire gli insulti beceri del Web, dei social, in particolare della blogger Selvaggia Lucarelli, che lo insultò con rabbia volgare. Il medico subì tutto questo, non senza sofferenza, non senza doversi trovare, ad un certo punto, a fare una difficile scelta professionale.
Nello scorso giugno De Donno, dopo tanti anni di carriera ospedaliera, decise di lasciare il suo posto di primario al Poma per andare a fare il medico di base, il medico di medicina generale, in un paese della campagna mantovana. Una scelta che lasciò molti stupiti. Possibile che dopo tanto lavoro, tante ricerche, tanti sforzi, De Donno lasciasse tutto? Forse il professionista intendeva ripartire da altri progetti, da portare avanti con le mani libere dai vincoli del rapporto di dipendenza ospedaliera. Si dice che il suo sogno fosse aprire un centro clinico privato, dove poter finalmente praticare le sue terapie con plasma immune. Un faro di speranza per molti malati, magari anche quelli che oggi dei sedicenti sanitari rifiuterebbero di curare. Un progetto affascinante, il suo, come quello di Padre Pio, un santo cui De Donno era devoto, che aveva voluto un ospedale inteso come casa di sollievo dalla sofferenza.
Questo sogno del dottor De Donno si è infranto in un pomeriggio di luglio, nella sua casa, in un modo tragico e assolutamente inaspettato. C'è chi dice che il medico fosse caduto in depressione dopo aver visto vanificati i propri sforzi di vedere applicate le sue metodiche terapeutiche, ma De Donno non si sentiva affatto un fallito, e la sua volontà di servire come medico il prossimo non era mai venuta meno. Il nostro compito oggi quindi non deve essere solo quello di pregare per lui, e di onorarne la memoria, ma anche e soprattutto quello di raccogliere da lui il testimone e continuarne l'opera.

VIDEO: INTERVISTA A GIUSEPPE DE DONNO
Nel seguente video (durata: 15 minuti) dal titolo "Plasmaterapia contro il coronavirus" il dott. Giuseppe De Donno, responsabile di pneumologia presso l'ospedale Carlo Poma a Mantova, viene intervistato all'interno della trasmissione Il Mio Medico andata in onda su TV2000. Il video è stato pubblicato su YouTube il 5 maggio 2020.


https://www.youtube.com/watch?v=p00CJQielVQ

DOSSIER "PERSONE FAMOSE"
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DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: Blog di Silvana De Mari, 29 luglio 2021

2 - DRAGHI ISTIGA ALL'ODIO CONTRO I NON VACCINATI
Il banchiere prestato alla politica dichiara: ''L'appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore''
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-07-2021

Con il proclama di Draghi del 22 Luglio è iniziata la terza fase della pandemia. La prima scattò con lo stato di emergenza del 2020, con la strategia delle chiusure, e soprattutto con la narrazione di un virus mostruoso, invincibile, davanti al quale non c'era alcuna possibilità di cura. La seconda fase è iniziata il 27 dicembre 2020, con l'avvento del vaccino, sola ed unica salvezza, "Luce e speranza" come l'ebbe a definirlo papa Bergoglio nell'omelia di Natale.
Sono passati sette mesi, ed è ormai sempre più evidente che il vaccino non è il Messia annunciato, che la sua efficacia anche nei confronti delle varianti del virus (che si sviluppano continuamente) è limitata (in Israele oggi è stimata intorno al 39 per cento), che non impedisce nuovi contagi. Secondo criteri strettamente scientifici, sarebbe dunque opportuna una revisione delle strategie di prevenzione e di cura.
Draghi invece ha inaugurato la terza fase facendo ricorso a tutti gli stereotipi propagandistici dell'antiscienza. Ha ribadito - affermando palesemente il falso - che chi si ammala muore. Fin dagli inizi dell'epidemia il tasso di letalità del Covid è del 3 per cento. Ovvero, su 100 persone che si ammalano, tre muoiono e 97 guariscono. Ha sostanzialmente affermato - mentendo sapendo di mentire - che contagiarsi significa ammalarsi, che ammalarsi significa automaticamente morire. Una equazione che è di fatto una fake, a scopo unicamente propagandistico.

LA TERZA FASE DELL'EPIDEMIA
Il banchiere prestato alla politica arriva poi ad un'altra equazione surreale: sono le persone non vaccinate che diffondono il virus, che muoiono e fanno morire gli altri. Un'altra sciocchezza espressione di antiscienza. Se una persona è vaccinata, come può ammalarsi entrando in contatto con un non vaccinato? Nessuno riflette sul fatto che se fosse vera l'intemerata di Draghi sarebbe la conferma che i vaccini non funzionano? Se il vaccino fosse davvero il dio liberatore i vaccinati dovrebbero vivere felici e contenti, e compiangere i poveretti che non l'hanno ricevuto, e invece vengono istigati all'odio. Questo infatti è il problema del tempo presente.
La terza fase della gestione dell'epidemia è quella dell'odio, della feroce intolleranza nei confronti dei non vaccinati, che diventano non solo dei cittadini di serie B, discriminati derisi e perseguitati, ma addirittura additati come eventuali responsabili del permanere dell'emergenza pandemica. Qualcuno si è già risentito per il paragone fatto con le Leggi Razziali del 1938, ma è innegabile che ormai i non vaccinati siano oggetto di un odio paragonabile solo con quello provocato e indotto dai falsi Protocolli dei Savi di Sion e delle stelle gialle da portare sui vestiti.
Pur di colpire, piegare, spaventare, umiliare i non vaccinati si vorrebbe arrivare addirittura a cancellare la deontologia medica, quella nata oltre tremila anni fa col Giuramento di Ippocrate, e che prevede che il medico si debba prendere cura di ogni persona, indipendentemente da etnia, convinzioni personali o altro. È stato mostruoso ascoltare medici affermare che un non vaccinato, se si ammala di Covid, dovrebbe pagarsi le cure da solo. Così impara. Una sorta di vendetta sul malato, un "peggio per te" che è incompatibile con l'etica medica.

IL NON VACCINATO È IL CAPRO ESPIATORIO
Peraltro, se si dovesse applicare coerentemente questo principio, bisognerebbe abbandonare al loro destino anche altre categorie di malati. Ad esempio, un fumatore che per anni ha consumato pacchetti di sigarette che senza alcuna possibilità di equivoco riportavano la scritta "nuoce gravemente alla salute", dovrebbe pagarsi da solo le cure per i tumori ai polmoni o per le malattie cardiovascolari. E i malati di AIDS o di Epatiti A B e C conseguenza delle loro scelte in merito al comportamento sessuale dovrebbero anch'essi pagarsi le cure. E magari anche i diabetici che non hanno voluto mettersi a dieta. E non si finirebbe più, fino ad arrivare alla totale eliminazione della Medicina intesa come la professione del prendersi cura di ogni persona. Un vero delirio. Eppure queste espressioni di odio, di rabbia, di intolleranza, di cattiveria gratuita, stanno prendendo sempre più piede, sostenute da politici, da sedicenti medici virologi, dalle istituzioni.
Il non vaccinato deve diventare un capro espiatorio, deve suscitare quella stessa rabbia cieca dei presunti untori di manzoniana memoria, deve nascondere tutti i limiti e i mancati successi delle campagne vaccinali che - ribadiamo - da sole non potranno mai sconfiggere il Covid. Ne usciremo solo con le cure, e la giusta protesta contro i lasciapassare di regime lo deve instancabilmente ricordare al regime e all'opinione pubblica.
Se la pandemia non è ancora finita, è solo perché siamo ancora alla Tachipirina e vigile attesa dopo più di un anno. Con le cure si può salvare, i vaccinati come i non vaccinati. Questa evidenza potrà impedire che divampi una guerra civile tra vaccinati e non vaccinati, con questi ultimi in minoranza a subire le aggressioni dei primi, con l'avallo e il sostegno della macchina di Governo. E magari con la benedizione di una certa parte di Chiesa che nei confronti dei non vaccinati non sembra far valere lo slogan "fratelli tutti". In questa fase storica, chiunque non impedisca la discriminazione e la persecuzione si assume una gravissima responsabilità.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Draghi mente e terrorizza. E tutti a vaccinarsi" rivela il boom di prenotazioni dopo che nella conferenza stampa di giovedì sera il presidente del Consiglio aveva criminalizzato i non vaccinati ricattandoli anche con il Green pass. Menzogne gravi quelle di Draghi, pericolose anche per la salute pubblica.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 luglio 2021:

Sarà sicuramente soddisfatto il presidente del Consiglio Mario Draghi: dopo la conferenza stampa di giovedì, in cui ha sparso terrore a piene mani, ieri si è registrato il boom di prenotazioni per la vaccinazione. «Oggi abbiamo registrato un incremento delle prenotazioni che va da un +15% a +200% a seconda delle regioni» ha detto trionfante il generale Figliuolo. Era esattamente l'obiettivo del presidente del Consiglio, il quale non avendo il coraggio di imporre l'obbligo vaccinale per legge (sapendo che non può farlo), cerca di raggiungerlo spaventando e alimentando la campagna d'odio contro chi non si vaccina.
Così è stato anche nella conferenza stampa di giovedì sera, nella quale ha fatto affermazioni gravissime sia perché ha criminalizzato i non vaccinati sia perché ha detto delle menzogne che costituiscono un grave pericolo per la salute pubblica. Due passaggi in particolare meritano attenzione: il primo è quando ha spiegato che il Green pass «è uno strumento per consentire agli italiani di continuare le proprie attività con la garanzia di non trovarsi fra persone contagiose». Clamoroso abbaglio: la doppia vaccinazione non offre affatto la garanzia di non essere contagiosi. Anzi, c'è il rischio di trasmettere una percezione di sicurezza che è falsa e quindi foriera di altri disastri. Non dice nulla che i paesi che hanno il maggior numero di vaccinati - Israele e Inghilterra - sono quelli che stanno avendo anche il boom di contagi? Cosa dirà Draghi a quanti, fidandosi delle sue parole, abbandoneranno la prudenza e si contageranno, con tutte le conseguenze del caso? E anche se in generale è vero che in caso di contagio il vaccino dovrebbe garantire sintomi più lievi, ciò non è vero in tutti i casi e nelle terapie intensive ci sono anche persone che hanno avuto una doppia vaccinazione.
Ma le parole più pesanti (e sbagliate) Draghi le ha pronunciate per separare i buoni dai cattivi: «L'appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore». Non è assolutamente vero che se ti ammali senza essere vaccinato muori: al 20 dicembre 2020, cioè prima che iniziasse l'inoculazione del vaccino, i dati ufficiali dicevano che in totale in Italia avevano contratto il Covid 1.953.185 persone: di questi erano morti 68.799 persone, mentre 1.261.626 risultavano dimesse guarite. Vale a dire che i deceduti rappresentavano il 3,5% del totale delle persone contagiate e il 5,2% di quanti si sono ammalati.
Affermare perciò un automatismo tra rifiuto del vaccino, malattia e morte è una clamorosa menzogna, così come imputare ai non vaccinati la morte di altre persone (vaccinate?). Serve solo ad aizzare l'odio di una parte di cittadini contro gli altri per giustificare il proprio potere. Del resto, dopo aver costantemente raccontato che il vaccino corrisponde alla libertà, che basta vaccinarsi tutti per tornare alla normalità, come spiegherà Draghi tra pochi mesi che bisogna ricominciare tutto da capo? Sì, perché come abbiamo già scritto, il Green pass vale per 270 giorni dopo la seconda dose, e quindi a Natale saranno tre milioni i vaccinati che avranno scaduto il lasciapassare e si ritroveranno impossibilitati a muoversi liberamente, come dei non vaccinati qualsiasi. Come spiegherà Draghi che ci vuole la terza dose, e poi la quarta e così via? Riuscirà a far ricadere ancora la colpa sui non vaccinati? Chissà, forse il giochetto riuscirà ancora se è vero che ieri così in tanti si sono precipitati a prenotare il vaccino dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio.
Ma quelle di Draghi sono affermazioni che vanno ad arricchire un bestiario vaccinista in questi giorni particolarmente ricco, e che lascia sconcertati per i deliri che vengono propinati. In prima fila c'è sempre il "grande scienziato" Roberto Burioni, che ci vede dal 5 agosto «agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci» e, bontà sua, promuove una colletta per pagarci l'abbonamento a Netflix. La cosa incredibile è che Burioni sia ancora lì a pontificare a nome della scienza dopo che nel gennaio 2020 aveva garantito al 100% che c'erano «zero possibilità» che il Covid arrivasse in Italia. Quanto dell'impreparazione e del ritardo con cui il governo ha affrontato la pandemia si deve a consulenti scientifici di questo calibro? Quanti morti ha sulla coscienza il prof. Burioni? Uno scienziato serio può provare solo disgusto ad essere associato a questo personaggio.
Non solo politici e scienziati, anche i filosofi: Umberto Galimberti intervenendo a La7 ha auspicato un Tso (Trattamento sanitario obbligato) per i "no vax", che lui considera pazzi. «Se per loro i miracoli di Lourdes e Medjugorje sono più importanti della scienza, come fai a convincerli?», la logica associazione di idee del filosofo. E si potrebbe continuare a lungo, perché in questi giorni, e soprattutto dopo il varo del Green pass, è tutto un fiorire di accuse e insulti a chi non intende vaccinarsi.
Ma vale la pena chiudere con una chicca che troviamo nell'edizione del 20 luglio de "Il dubbio", giornale di avvocati distribuito in tutti gli studi legali d'Italia. Qui l'anonimo estensore dell'articolo se la prende in particolare con la categoria degli insegnanti, perché ce ne sono 221mila che hanno scelto di non vaccinarsi (e il generare Figliuolo ha detto che vuole gli elenchi dei disertori entro il 20 agosto). L'avvocato ha un piano preciso da sottoporre a Figliuolo: siccome è evidente che chi non si vuole vaccinare non ha senso civico, cosa particolarmente grave per un insegnante, «dobbiamo seriamente chiederci se sia davvero opportuno affidargli la formazione dei nostri figli». Quindi «potremmo chiedere loro di occuparsi di altro. La scuola ha tanti problemi...». È il modello cinese: al tempo di Mao i medici che venivano identificati come "nemici del popolo", erano costretti a pulire i cessi nello stesso ospedale dopo poco prima magari erano primari. Così qualcuno pensa che debba succedere ai nostri insegnanti. In questo clima delirante, in questa sospensione dei diritti civili, non sarebbe da stupirsi che il generale Figliuolo seguisse il suggerimento.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-07-2021

3 - LA FRANCIA VIETA L'INSEGNAMENTO PARENTALE... A PROPOSITO DI LIBERTE'
Guerra totale all'homeschooling: sarà molto più difficile insegnare ai propri figli (come avevano fatto quest'anno i genitori di 62.398 bambini)
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone, 29 luglio 2021

Dopo un aspro dibattito durato sette mesi - con un testo rimbalzato tra Camera, Assemblea nazionale e Senato - il 23 luglio scorso il disegno di legge "anti-separatista" è stato approvato dal Parlamento francese. 49 voti favorevoli, 19 contrari e 5 astenuti.
Si tratta di un pacchetto legislativo mirato a rafforzare «il rispetto dei principi della Repubblica» al fine di tenere sotto controllo estremismo e l'islam radicale (il disegno di legge è stato presentato a dicembre, dopo che la Francia è stata colpita da una serie di attacchi, tra cui l'accoltellamento dell'insegnante Samuel Paty). Nello stesso tempo è innegabile come lo stesso provvedimento si sia trasformato in una ghiotta occasione per dichiarare guerra totale all'homeschooling.
Se la nuova legge punta a vietare (giustamente) poligamia, matrimoni forzati, rilascio di certificati di verginità, attraverso un articolo inserito del tutto strumentalmente, il 21 (da qui il lancio dell'hashtag #2021sansarticle21), il popolo francese rischia seriamente di perdere l'ennesima sua libertà costituzionalmente garantita: quella relativa alla scelta educativa per i propri figli. Il testo definitivo sarà promulgato dal Presidente della Repubblica entro 15 giorni dal voto in Parlamento, se non interverrà a dichiararlo incostituzionale il Consiglio costituzionale.
Senza irrituali stop, quindi, l'abolizione del sistema dichiarativo di educazione familiare (IEF, Instruction En Famille) verrà sostituito da un sistema di autorizzazione preventiva, subordinata a condizioni tanto rigorose quanto soggettive, privando di fatto 62.398 bambini (cifra più che triplicata rispetto soltanto all'anno scolastico 2010-2011) di una modalità di insegnamento perfettamente legale e regolarmente monitorata dai servizi dello Stato.

IL VOTO AL BUIO DEI DEPUTATI
In un duro e dettagliato comunicato stampa, la Fondation pour l'école (dal 2008 fondazione riconosciuta di pubblica utilità), oltre ad informare di aver già presentato una memoria scritta presso il Consiglio costituzionale al fine di chiedere l'annullamento della legge, ha ricordato che il voto del 23 luglio è stato ottenuto in spregio di «numerosi avvertimenti e obiezioni delle nostre istituzioni». Nel Comunicato si legge che «un primo parere del Consiglio di Stato su questa legge, modificato all'ultimo minuto su pressione del governo, era nettamente contrario all'abolizione dell'IEF». In effetti anche Le Figaro, il più longevo quotidiano francese, aveva esplicitamente parlato di un Consiglio di Stato che «ha dichiarato la sua incostituzionalità... prima di ritrarre», di «una versione definitiva che è stata sostanzialmente modificata», e di «un'inversione a U che interroga i difensori dell'homeschooling».
La Fondation pour l'école ricorda anche che «la Commissione Consultiva Nazionale per i Diritti Umani (CNCDH) [...] ha espresso parere sfavorevole [...] al disegno di legge», e che lo studio sull'impatto del provvedimento presentato dal Governo «non ha fornito dati che dimostrino i massicci abusi separatisti che sarebbero derivati dall'IEF». L'ultimo avvertimento completamente disatteso dalle autorità riguarda il fatto che «la Direzione Generale dell'Istruzione Scolastica (DGESCO) ha rifiutato di rendere pubbliche e di comunicare all'Assemblea due relazioni emanate sull'argomento, costringendo così i deputati a votare "al buio"». La mancanza di trasparenza appare incontestabile.
Il comunicato stampa della Fondation pour l'école si chiude con un sarcasmo amaro: «Così, l'Assemblea nazionale avrà disprezzato tutti i pareri espressi dalle varie istituzioni repubblicane... in nome del rispetto dei principi della Repubblica: l'ironia della situazione non sfugge a nessuno».
Anne Caffinier, presidente dell'associazione Créer son école, aveva ampiamento previsto l'inasprimento in atto, e già a metà febbraio (all'atto della votazione in prima lettura del disegno di legge contro il "separatismo", comprensivo dell'articolo che ha dato luogo al dibattito più acceso, quello sull'homeschooling) aveva descritto perfettamente quanto è poi avvenuto venerdì 23 luglio nel parlamento parigino: «Passeremo da un regime di libertà controllata a un regime di divieto basato su deroghe in cui sarà necessario giustificarsi costantemente. È un regresso». All'intervistatore che le ricordava di come il governo prevedesse un regime di transizione fino all'anno scolastico 2024, svelando la strumentalità del provvedimento Anne Caffinier così rispondeva: «Ciò dimostra che lo Stato non è a suo agio con quello che sta facendo. Il governo ha preferito riaccendere la guerra della scuola piuttosto che fare una guerra all'islamismo. La vicenda Samuel Paty non si è svolta in casa o in una scuola fuori contratto».

LA SCUOLA È LA NUOVA CHIESA
In realtà è anche indicativo il fatto che nessun Ispettore che monitora l'attività delle famiglie dell'IEF sia stato sentito dal Parlamento, specie se - dato di pubblico dominio ma evidentemente non funzionale - oltre il 97 per cento delle loro relazioni annuali abbia sempre dato esiti positivi. Va anche segnalato come dall'annuncio del disegno di legge, famiglie e bambini dell'Instruction En Famille siano stati sottoposti ad un linciaggio gratuito (e inaudito) da parte dell'esecutivo, con il ministro dell'Interno Gérald Darmani che ha descritto i bambini come «piccoli fantasmi della Repubblica», e il ministro dell'Educazione, Jean-Michel Blanquer, che addirittura li ha chiamati «selvaggi» (qui è possibile leggere la bella e tonica testimonianza di Adeline Facy e Romain Sardy, genitori di due... "bambini selvaggi").
Per comprendere quanto siano da prendere seriamente le preoccupazioni delle associazioni educative e scolastiche francesi basterebbe andare a rileggere le dichiarazioni di Vincent Peillon, ministro del governo socialista di Francois Hollande, voglioso di fondare una nuova «religione repubblicana» all'insegna di quella "Carta della laicità" che già nel 2013 fece affiggere in tutte le scuole della République. Preparando la strada, Vincent Peillon - con cui l'attuale ministro dell'Educazione Jean-Michel Blanquer è in perfetta continuità - affermò solennemente: «La scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami pre-repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. È come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge». "Strappando" alle famiglie il diritto all'educazione scolastica, la legge anti-separatismo votata dal Parlamento francese fa perfettamente suo il "testamento Peillon-Hollande".

DOSSIER "EDUCAZIONE PARENTALE"
Insegna tu ai tuoi figli"

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Fonte: Sito del Timone, 29 luglio 2021

4 - IL SIGNORE DEGLI ANELLI, L'EUCARISTIA E LA MADONNA
In una Inghilterra protestante e anglicana, Tolkien fu un cattolico tutto di un pezzo: Messa quotidiana, confessione settimanale e fedeltà alla Chiesa Romana
Autore: padre Angelomaria Lozzer - Fonte: Il settimanale di Padre Pio, 28 luglio 2021

John Ronald Reuel Tolkien fu un cattolico tutto di un pezzo: Messa quotidiana, confessione settimanale, attaccamento alla Chiesa Romana, all'Eucaristia, alla Madonna.
Alcuni legano questa sua cattolicità all'educazione ricevuta presso il collegio dei Padri Oratoriani fondati dal beato Newman, e in modo particolare alla guida forte e decisa del Padre Morgan che fu per Tolkien come un vero padre (dopo la morte della madre fu il suo tutore); altri all'esempio luminoso della propria madre, definita da Tolkien "martire", perché pagò la propria conversione al Cattolicesimo con l'abbandono da parte di tutti i famigliari, e con esso del sostegno e dell'aiuto economico sufficiente per potersi curare dalla malattia che la porterà prematuramente alla morte.
Tutto questo certamente contribuì alla nascita e allo sviluppo della fede in Tolkien, ma sarebbe un errore sottovalutare la sua corrispondenza personale, il suo approfondimento costante, la sua convinzione sempre più salda e profonda maturata negli anni, che solo nella Fede cattolica si trova ogni bene: la verità, la bellezza, la santità.

PRIMO PILASTRO: L'EUCARISTIA
La sua fede traeva vita soprattutto da due amori, si poggiava su due pilastri, che formano il distintivo del Cattolico in una Inghilterra dove si convive con le più svariate confessioni cristiane, in primis quella anglicana, al cui fianco Tolkien visse quotidianamente; e questi due amori, questi due pilastri sono l'Eucaristia e la Madonna.
Per questo aveva imparato il Canone della Messa e lo recitava mentalmente qualora gli impegni gli impedivano di partecipare alla Santa Messa, come anche recitava sovente il Magnificat, le Litanie Lauretane e il Sub tuum praesidium (un'antica preghiera mariana) che aveva imparate a memoria in latino.
Nei suoi lavori di scrittore, nelle sue poesie, nei suoi racconti, nelle sue fiabe, nella sua mitologia questi due amori sembrano continuamente affiorare e riemergere anche se velatamente.
Naturalmente Tolkien ribadì più volte di non aver scritto alcuna allegoria in proposito. Era convinto, infatti, che l'allegoria non fosse il giusto mezzo per trasmettere la verità, e che anzi tante volte finisse per banalizzarla e ridicolizzarla. D'altro canto però non poteva negare che dalla fede e in particolare dall'Eucaristia e dalla Madonna aveva appreso tutti quei concetti di bellezza, di moralità, di santità che sono disseminati in vario grado nei suoi scritti e che vogliono essere uno spiraglio di luce per il lettore, una strada per condurlo verso ciò che va oltre la semplice vita naturale di ogni giorno, ciò che la trascende.

SECONDO PILASTRO: LA MADONNA
A proposito della Madonna come sorgente ispiratrice, in una lettera all'amico gesuita Robert Murray, scriveva: «Penso di sapere esattamente che cosa intendi con dottrina della Grazia; e naturalmente con il tuo riferimento a Nostra Signora, su cui si basa tutta la mia piccola percezione della bellezza sia come maestà sia come semplicità».
Da questa fonte mariana attingeva ispirazione nel creare le figure femminili più luminose e celestiali, più belle e sagge, più pure e angeliche dei suoi libri. È il caso per esempio della regina degli elfi Galadriel, alla cui presenza i viandanti della Compagnia trovano riposo e refrigerio, consigli e doni per portare avanti la propria missione. E fa riflettere, come Tolkien un mese prima di morire abbia voluto rivedere questa figura nel tentativo di scagionarla da ogni colpa "originale"; quella colpa che si era attualizzata per gli elfi ai tempi della ribellione di Fëanor. Se negli scritti precedenti Galadriel era coinvolta nel peccato, nell'ultimo scritto invece ne esce incolume e tra i più accaniti oppositori della disubbidienza dei Noldor contro i Valar. Questa versione non è entrata nel testo "ufficiale" del Silmarillion, ma ben fa capire il desiderio di Tolkien di presentare una figura tutta santa e immacolata che fosse un "anticipo" storico della Madonna. Dico un anticipo perché nella mente di Tolkien il mondo di Arda non era che un mito lontano nel tempo, un mito giunto prima della Rivelazione cristiana; un mito che in un certo senso l'anticipa, la predispone e la prepara.
Un'altra figura che "anticipa" la Madonna è la regina dei Valar (quelli che noi definiremmo Angeli) Elbereth, la regina delle stelle e l'acerrima nemica di Morgoth, il Valar decaduto e corrotto nel male (immagine di lucifero). A lei si rivolgono più che ad ogni altra, elfi e uomini che in mezzo ai perigli della Terra di Mezzo cercano protezione e rifugio dal male. Lo stesso Frodo la invoca nella notte senza luce della galleria che porta alla terra oscura di Mordor, trovando salvezza, speranza e forza. E l'elenco potrebbe continuare con Arwen, la sposa del Re Aragorn, tutta bellezza, saggezza e maestà; o con la giovane Dama di Rohan Eowyn che taglia la testa al Re malvagio dei Nazgul realizzando così le profezie preannunciate... Tutte figure che nella mente di Tolkien non erano altro che un piccolo barlume, un piccolo anticipo, un piccolo riflesso della bellezza e della santità della Madonna.
Anzi potremmo dire che anche le cose inanimate dei suoi racconti attingono ispirazione poetica dalla Madonna. La stessa luce appare per esempio dipinta come qualcosa di vivo e di femminile che espande purezza e santità, allontanando il male ovunque giunge con i suoi benevoli raggi. Insomma possiamo dire con Caldecott: «La bellezza naturale di paesaggi e foreste, monti e fiumi, e la bellezza morale di eroismo e integrità, amicizia e onestà - tutte cose celebrate nel mondo immaginario di Tolkien - sono doni di Dio che ci giungono attraverso di Lei, ed essa ne è anche la misura, la sua bellezza concentrando la loro essenza».
«È questa la figura di Maria che Tolkien aveva sempre presente, che era al centro del suo immaginario, avvolta da tutte le bellezze naturali, la più perfetta delle creature di Dio, tesoro di tutti i doni terreni e spirituali» (Stratford Caldecott, Il fuoco segreto, Città di Castello 2008).
La più alta e lontana per sublimità e santità, la più vicina per calore e dolcezza, misericordia e maternità.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio, 28 luglio 2021

5 - I CRISTIANI SONO ORMAI PERSEGUITATI OVUNQUE
Non più solo negli stati islamici e sotto le dittature comuniste, ma anche nell'Occidente democratico come dimostrano i recenti, drammatici fatti di cronaca
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 26 luglio 2021

I cristiani sono ormai perseguitati ovunque. Non più solo nelle enclave islamiche e sotto le dittature comuniste sopravvissute alla Storia, no. Ovunque. Anche dove meno lo si potrebbe immaginare. Lo dimostrano i recenti, drammatici fatti di cronaca.
Partiamo dall'Africa, dalla Nigeria, in particolare, dove si è consumato un autentico genocidio: solo negli ultimi sei mesi sono stati uccisi più di 3.462 cristiani dai terroristi islamici. L'anno scorso furono in tutto 3.530 le vittime. Non solo. Quest'anno sono state bruciate, sempre ad opera di gruppi musulmani, circa 300 chiese. E più di una decina di sacerdoti è stata rapita o uccisa da sigle jihadiste.
Nelle Americhe la situazione non è migliore. In Canada, ad esempio, almeno 45 chiese sono state devastate dagli incendi e 17 completamente rase al suolo, dopo lo scorso 21 giugno, dunque in poco più di un mese. È accaduto in Alberta, Colombia britannica, a Calgary, Manitoba, Nuova Scozia. L'evidenza, il fatto cioè che si colpiscano simboli cristiani in odio a questa fede, non basta però, incredibilmente, a convincere le autorità federali ad avviare indagini serrate per punire i colpevoli. Li considerano episodi isolati e senza alcun nesso tra loro. Secondo l'emittente Cbn, gli attacchi sarebbero, in realtà, opera di «attivisti di estrema sinistra» ed avrebbero uno scopo intimidatorio, dissimulato con pretesti solidali nei confronti degli autoctoni.
Come riferito dall'agenzia LifeSiteNews, in un'intervista, rilasciata a Tucker Carlson di Fox News, il capo di Rebel News, Ezra Levant, ha definito gli attacchi incendiari alle chiese in Canada come l'equivalente delle violenze e degli scontri inscenati da Black Lives Matter negli Stati Uniti ed ha denunciato il silenzio pressoché totale delle autorità in merito. «All'improvviso il Canada è divenuto molto somigliante all'Unione Sovietica - ha aggiunto Carlson - I gruppi di sinistra stanno esagerando. Ma i leader canadesi non condannano l'incendio delle chiese. Anzi, lo approvano».
Anche negli Stati Uniti, del resto, si è verificato un caso analogo, per la precisione nella contea di Parker, a nord del Texas: la chiesa del posto è diventata un rogo e, dell'edificio sacro, non è rimasta traccia. In questo caso, però, le autorità si sono mosse ed è partita la caccia a due adolescenti, visti sul posto da alcuni testimoni poco prima che le fiamme divorassero l'edificio sacro, andato completamente distrutto.
Anche in Europa non mancano gli attacchi alla Chiesa: nella (un tempo) cattolicissima Spagna, il Psoe, Partito socialista operaio - che, per inciso, è al governo coi comunisti -, ha deciso di impugnare gli accordi stretti tra il suo Paese e la Santa Sede, per rinegoziarli in modo che siano «vantaggiosi per entrambi». Ritiene che «sia il momento». Il proposito entrerà a far parte del documento-quadro del 40° Congresso del partito, in agenda dal 15 al 17 ottobre prossimi. E non promette granché di buono. Dovrebbe trasformare la Spagna in un Paese laico, laicissimo e non soltanto «non confessionale», come recita la Costituzione. Ad esempio, dovrebbe porre fine ai funerali di Stato celebrati con Messe cattoliche. Staremo a vedere.
Ma la Cristianità è in grado di far del male anche a sé stessa. Sta cadendo sotto i colpi del modernismo, implodendo su sé stessa; si tratta di una sorta di cancel culture ecclesiale, come dimostra, in Belgio, la demolizione di due delle cinque chiese di Beyne-Heusay, resasi necessaria, non potendo più le parrocchie far fronte agli alti costi richiesti per la manutenzione. Così dicono... Non si tratta di un caso isolato, però. Secondo il quotidiano belga Le Soir, nel 2018 ben 31 chiese sono state sconsacrate in vista di una loro riconversione edilizia. Nel 2020 è stato venduto il convento dei Carmelitani Scalzi di Chévremont, benché ancora occupato da tre religiosi, con la prospettiva di trasformarlo in una settantina di alloggi entro il 2024. Stessa sorte per il convento delle clarisse di Malonne e per la cappella delle Recollettine di Herve. La chiesa di San Vincenzo de' Paoli, ad Anderlecht, è diventata una scuola.
Come dire... A fronte di tutto ciò la Chiesa, più che "in uscita", sembra "in dismissione"...

Fonte: Radio Roma Libera, 26 luglio 2021

6 - L'OMBRA DEL COMUNISMO SULLE OLIMPIADI DI TOKYO
L'atleta Tsimanouskaya della repubblica ex sovietica della Bielorussia ha ottenuto asilo politico nell'ambasciata della Polonia, perché se fosse tornata a casa...
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-08-2021

Nelle Olimpiadi di Tokyo 2020 abbiamo avuto anche l'occasione di rivivere le emozioni della Guerra Fredda. Un'atleta della repubblica ex sovietica della Bielorussia, la velocista Krystsina Tsimanouskaya, ieri avrebbe dovuto correre i 200 metri femminili, ma invece ha defezionato ottenendo asilo nell'ambasciata della Polonia. Presto si recherà a Varsavia come rifugiata politica.
La Bielorussia, da agosto, è alle prese con una protesta popolare massiccia contro l'esito (scontato) delle elezioni presidenziali dell'agosto 2020, quelle in cui venne riconfermato ancora, dopo 16 anni ai vertici dello Stato, Aleksandr Lukashenko, dopo un conteggio dei voti alquanto dubbio. Lo sport è sempre stato un tipico canale di propaganda dei regimi comunisti e la Bielorussia, che è rimasta comunista, non fa eccezione. Il presidente del Comitato Olimpico bielorusso dal 1997 è stato lo stesso presidente Lukashenko, caso unico di presidente della repubblica che è anche il presidente del Comitato Olimpico. Solo di recente gli è subentrato il figlio, Viktor, che potrebbe succedergli anche nella carica di capo dello Stato. Colpito da sanzioni per la dura repressione della protesta anti-presidenziale (27mila arresti e l'uso diffuso della tortura nelle carceri), Lukashenko non può recarsi personalmente alle Olimpiadi. I suoi atleti neppure, perché in mille hanno firmato, già un anno fa, all'inizio della protesta, una lettera aperta in cui chiedono le dimissioni del presidente ed elezioni anticipate.

LA REPRESSIONE DEL REGIME
Di questi atleti, almeno 95 hanno partecipato alle manifestazioni di piazza e sono stati arrestati, sette sono stati condannati per motivi politici, 60 sono stati licenziati dalla squadra nazionale, hanno perso tutti i finanziamenti (tutto lo sport è statale, in Bielorussia) e hanno subito pressioni per ritrattare. I casi di cui si è occupata maggiormente la nota Ong in difesa dei diritti umani sono quelli di Aliaksandra Herasimienia (tre volte medaglia olimpica di nuoto), licenziata da tutte le scuole di cui era istruttrice per essersi unita alla protesta; Yelena Leuchanka (due volte medaglia olimpica di basket) arrestata nell'agosto del 2020 e condannata a una durissima "detenzione amministrativa" nel famigerato carcere di Аkrestsina; Andrei Krauchanka (una medaglia d'argento in atletica leggera), arrestato nelle prime proteste e sottoposto a carcere duro, dove ha contratto il Covid. Sono casi selezionati di atleti di fama internazionale, ma ce ne sono molti di più nel Paese ex sovietico. In totale, Amnesty International calcola 124 atleti che hanno subito una qualche forma di persecuzione.
In una situazione di questo genere devono essere sorte molte difficoltà a formare una squadra olimpica nazionale da inviare a Tokyo e Krystsina Tsimanouskaya, sulla sua pagina Instagram, ha denunciato un'organizzazione caotica e approssimativa. Per sostituire una staffettista che non poteva recarsi ai Giochi, il 29 luglio, sarebbe stata inserita all'ultimo nella 4x400 senza alcuna preparazione, né il necessario preavviso. La sua denuncia ha fatto notizia ed ha causato la comprensibile indignazione dei funzionari bielorussi presenti a Tokyo.

LE MINACCE IN STILE SOVIETICO
Convocata nella notte dall'allenatore della squadra di atletica leggera e da un alto funzionario del Comitato Olimpico bielorusso, ha subito pressioni e minacce. L'audio dell'incontro è trapelato ed è stato diffuso ieri da Euroradio. Con un linguaggio mafioso, i due dirigenti le hanno detto chiaramente che "sei come una mosca che finisce nella tela di un ragno, più provi a ribellarti più ne rimani avvolta". E per uscire dalla sgradevole situazione, le hanno consigliato di sparire "presso i tuoi genitori" o comunque lontano dai riflettori fino alla fine dello scandalo. La questione sarebbe finita nella rubrica "trattamento duro dei tuoi dipendenti, dopo il loro uso ingenuo dei social network", se non ci fosse stata la successiva defezione dell'atleta.
Krystsina Tsimanouskaya, infatti, il 1 agosto avrebbe dovuto essere imbarcata su un aereo a Tokyo, contro la sua volontà, e rispedita a Minsk. Ma si è rivolta alla polizia giapponese, poi ha chiesto aiuto e asilo politico all'Austria, infine ha ottenuto aiuto dalla Polonia che, tramite la sua ambasciata in Giappone, è stata pronta a concedere un visto umanitario alla fuggitiva. Proposte di aiuto sono arrivate anche da altri Paesi che hanno avuto esperienze dirette del comunismo, quali la Slovenia e la Repubblica Ceca. Il marito della velocista, Arseni Zdanevich, ha invece lasciato la Bielorussia alla volta dell'Ucraina.
C'è dunque molto di più in ballo rispetto a una normale "lavata di capo". La Tsimanouskaya era certa di essere arrestata una volta tornata in patria. L'esilio volontario del marito dimostra che questo timore si estende anche ai parenti più stretti. Stava già montando una campagna di denigrazione e diffamazione sistematica nei suoi confronti da parte dei media di Stato bielorussi, ulteriore segnale che, tornata a casa, non l'avrebbe fatta franca.
Un'associazione sorta per difendere i diritti degli atleti ucraini, la Bssf, ha pagato il biglietto del volo per Varsavia alla Tsimanouskaya. Il 4 agosto, sempre che il suo volo non venga dirottato dai bielorussi (come hanno fatto per arrestare un altro dissidente, Roman Protasevich), sarà al sicuro nella capitale polacca, dove chiederà asilo politico.

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Lo sport, le medaglie e... gli scandali

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-08-2021

7 - OLIMPIADI E ABORTO: L'ALTRO VOLTO DELLO SPORT FEMMINILE
I sorrisi delle atlete vincitrici in alcuni casi nascondono una triste realtà: l'aborto è il prezzo da pagare per la vittoria
Fonte Sito del Timone, 27 luglio 2021

Nel bel mezzo delle Olimpiadi di Tokyo, guadagnare un posto sul podio rappresenta la ricompensa per gli atleti dopo anni di sacrifici e allenamenti. A quattro giorni dal loro inizio sono state distribuite decine di medaglie, tra cui una d'argento per la nuotatrice cattolica statunitense Katie Ledecky. Tuttavia, la soddisfazione e il trionfo mostrati dai sorrisi degli atleti vincitori nascondono in alcuni altri casi una triste realtà: l'aborto è, in molte occasioni, il prezzo definitivo da pagare per la vittoria. Una realtà che, come ha raccontato Margaret Brady su Verily Magazine, è più che radicata nella categoria femminile dello sport d'élite.
Quando ha raccontato per la prima volta la sua testimonianza, l'olimpionica Sanya Richards-Ross (nella foto) ha detto che nel 2008, «ero letteralmente in cima al mondo. Ero la promessa d'America. Avevo più di otto sponsor tra i principali marchi nazionali, l'amore della mia vita al mio fianco e nei 400 metri ero imbattuta. Ero la grande favorita per vincere l'oro alle Olimpiadi». Tuttavia, il giorno prima della marcia per i Giochi di Pechino, l'atleta sapeva che tutto stava andando a rotoli mentre si dirigeva ad una clinica per aborti, l'ultimo posto in cui avrebbe voluto essere in un momento del genere. «Sapevo di essere a un bivio. Tutto quello che ho sempre voluto sembrava essere alla mia portata. Il culmine di una vita di lavoro era davanti a me. All'epoca, sembrava che non ci fosse alcuna scelta... Tutta la sofferenza che ha accompagnato quel momento mi aveva lasciato così insensibile che ricordo a malapena gli strumenti freddi che mi hanno sfiorato la pelle», racconta nel suo libro, Chasing Grace. Durante i Giochi, nei secondi prima di raggiungere il traguardo, l'atleta si sentiva vuota e disperata, e i suoi sentimenti di vergogna e di colpa le hanno impedito di raggiungere l'oro olimpico per un più che amaro terzo posto. «Ho preso una decisione che mi ha distrutto», ha confessato.

BRIANNA MCNEAL, DALL'ABORTO AL "GLORIFICARE DIO" CON IL SUO TALENTO
Verily include anche il caso di Brianna McNeal, vincitrice dell'oro olimpico ai Giochi di Rio 2016, accusata di aver falsificato una nota medica dopo aver saltato un test antidoping nel gennaio 2020. L'atleta, incinta come Richards Ross, si è trovata tra l'incudine e il martello sotto la pressione delle imminenti Olimpiadi e ha deciso di abortire prima di uno dei test antidoping. Quando il rappresentante anti-doping si è presentato a casa sua, McNeal era traumatizzata, nel suo letto, con una sindrome acuta post-aborto e non ha sentito la chiamata. Volendo dimostrare di aver saltato il controllo per giusti motivi, McNeal ha presentato come prova la nota medica ricevuta dopo il suo aborto, ma vedendo che la clinica aveva sbagliato a inserire la data, l'ha corretta da sola. Questo è stato sufficiente per l'Unità di integrità atletica per sanzionarla e proibirle per 5 anni le competizioni. A causa della sua fede cristiana, è stata aspramente criticata per aver cercato assistenza spirituale per superare il trauma piuttosto che le cure di uno psichiatra. Ora afferma di cercare Dio ogni giorno e pretende di «glorificare Dio per il talento con cui mi ha benedetto».
La Richards-Ross afferma che non conosce «un altro atleta [donna] che non abbia abortito, e questo è triste». Per lei la pratica diffusa dell'aborto nel mondo sportivo femminile è dovuta alla disinformazione che circola già dalle università sull'impossibilità di gravidanza per le atlete che hanno perso il ciclo mestruale a causa dell'esercizio estremo. Ma anche, a una cultura dello sport che incoraggia a «fare tutto il necessario per esibirsi ai massimi livelli».

UN PROBLEMA CHE INIZIA NELLE UNIVERSITÀ
Tuttavia, gli ostacoli allo sviluppo della cultura della vita nello sport iniziano nelle università stesse. Il sistema di borse di studio per i giovani atleti è fondamentale per poter far decollare la propria carriera. Come ammettono centinaia di atlete e dirigenti universitari, gli accordi di borsa di studio non lasciano spazio a dubbi sulla maternità. Quello della Clemson University avverte le atlete che «la gravidanza che si traduce nell'incapacità di competere e di contribuire positivamente al successo comporterà la modifica della borsa di studio», ed è accertato, dal canale televisivo americano ESPN, che almeno sette atlete d'élite sono state costrette ad abortire per mantenere la borsa di studio. Un caso simile è quello di Cassandra Harding. All'Università di Memphis, la gravidanza delle atlete che accedono alla borsa di studio implica «l'immediato licenziamento e il mancato rinnovo della borsa di studio». Cassandra, che non ha potuto abortire per aver scoperto troppo tardi la sua gravidanza è stata immediatamente espulsa.
Nonostante l'aborto sia diffuso nell'élite sportiva, non tutte le atlete si sottomettono alla cultura dell'aborto e, in molte occasioni, chi resiste trova nella fede una motivazione fondamentale. Questo è il caso dell'olimpionica Allyson Felix (foto in alto). L'atleta, con profonde convinzioni cristiane, afferma che il suo obiettivo è «essere ogni giorno più simile a Cristo» e che la fede, che orienta la sua vita, è il motivo per cui corre. «Sento di essere stata benedetta con questo dono», ha detto al Los Angeles Times. Per questo Allyson è un esempio per tutte quelle atlete che, in gravidanza, non vogliono sottostare ai contratti e alle clausole delle grandi società sportive. Nel suo caso, Felix è andata contro la Nike. I suoi sei ori olimpici e altri 14 ai campionati del mondo non sono stati sufficienti per soddisfare il suo sponsor principale quando hanno saputo che Allyson era incinta. Nonostante abbia ridotto i benefici finanziari del 70% e l'abbia sottoposta a forti pressioni per abortire, l'atleta ha deciso di combattere. È riuscita a far cambiare all'azienda le sue clausole anti-maternità nei contratti e ha fondato Saysh, un marchio sportivo volto ad aiutare le atlete che vogliono bilanciare la loro dedizione sportiva con la maternità.

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Fonte: Sito del Timone, 27 luglio 2021

8 - OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,41-51)
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La prima lettura di questa domenica narra la vicenda del profeta Elia. In un momento molto difficile per il popolo d'Israele, durante il quale molti erano caduti nell'idolatria, Elia rimase fedele all'unico vero Dio. Sul monte Carmelo egli aveva sfidato i profeti pagani, dimostrando l'insensatezza del loro culto, e da allora egli fu costretto a scappare per mettere in salvo la sua vita. La regina Gezabele, che era pagana e aveva trascinato nel paganesimo anche il re d'Israele suo marito, lo voleva uccidere. Per questo motivo, Elia si inoltrò nel deserto e fu preso da un grande scoraggiamento. Desiderava morire e chiese al Signore di prendere la sua vita. Ma ecco che un angelo lo destò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino» (1Re 19,7). L'angelo diede ad Elia del pane da mangiare, cotto su pietre roventi, e un orcio d'acqua per bere. Elia mangiò e bevve e, ritrovate le forze, camminò «per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb» (1Re 19,8).
Questo episodio dell'Antico Testamento può essere applicato alla nostra vita. Come il profeta Elia, anche noi, se vogliamo rimanere fedeli al Signore, a volte avremo molto da patire. Pensiamo ai tanti martiri che durante i duemila anni di cristianesimo hanno illuminato la Chiesa con i loro esempi. Anche per noi il cammino da percorrere sarà «troppo lungo» e ci mancheranno le forze. Se ci impegneremo a rimanere fedeli al Signore, ci renderemo conto che da soli, con le nostre sole forze, non ce la potremo fare.
Tuttavia, anche noi abbiamo un pane che ci dona la forza di continuare sulla strada del Vangelo, fedelmente, ogni giorno della nostra vita. Questo pane è l'Eucaristia, che noi riceviamo dalle mani del sacerdote. L'Eucaristia ci consentirà di continuare il nostro cammino fino «al monte di Dio», ovvero il Paradiso. Senza questo pane celeste tutto diverrà più difficile, anzi impossibile, e noi saremo costretti a interrompere il cammino intrapreso con tanto entusiasmo.
Di questo «pane» parla anche il Vangelo di oggi. Gesù, proseguendo il discorso di Cafarnao, discorso che abbiamo ascoltato la scorsa domenica, afferma chiaramente: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).
L'Eucaristia è il dono più grande che possiamo ricevere, perché è Gesù stesso, vivo e vero, presente in ogni Ostia consacrata. È certamente un mistero di fede, tanto che, per riconoscere Gesù presente nell'Ostia Santa, è necessaria una grazia particolare. Gesù lo dice chiaramente con queste parole: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44). Per chi sa riconoscere questa presenza ineffabile, presenza silenziosa ma reale, nessuna difficoltà sarà insuperabile, nessuna prova riuscirà a farlo indietreggiare. Ricordiamoci di tanti martiri, i quali, durante la loro prigionia e in attesa del loro supplizio, di nascosto si facevano portare la Comunione. Solo così essi poterono trovare la forza di andare lieti incontro alla morte. Alcuni di loro che erano sacerdoti riuscirono anche a celebrare la Messa nei momenti in cui non erano osservati, e riuscirono a distribuire la Comunione a tutti quelli che bramavano questo Pane celeste. Si racconta che san Massimiliano Maria Kolbe riuscì in diverse occasioni a celebrare di nascosto la Messa nel campo di concentramento di Auschwitz. Non erano certamente delle solenni Liturgie, ma vi era l'essenziale, vi era Gesù.
Si racconta che san Francesco d'Assisi riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, se il tempo lo permetteva. Egli si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Così scriveva in una sua lettera: «L'umanità trepidi, l'universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull'altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo Figlio di Dio vivo». Anche malato, egli cercava di ascoltare la Messa; e, se proprio non vi riusciva, si faceva leggere le letture della Celebrazione, attento a non perderne neppure una sillaba.
Fedele all'insegnamento della Chiesa, san Francesco scriveva inoltre che bisogna ricevere degnamente l'Eucaristia, confessandosi prima dal sacerdote, se si è consapevoli di aver commesso anche solo un peccato mortale. Ripetendo le parole di san Paolo, egli diceva che chi riceve indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo «mangia e beve la sua condanna».
Se crescerà in noi l'amore per l'Eucaristia, di conseguenza crescerà anche l'amore per il prossimo. Di questa carità parla san Paolo nella seconda lettura di oggi. Egli così scrive agli Efesini: «Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2). Come Gesù si è sacrificato per noi, fino a donarsi completamente a noi nell'Eucaristia, così anche noi dobbiamo amarci scambievolmente, fino al sacrificio.
L'Eucaristia ci dà il grande insegnamento della carità. Se avremo carità verso il prossimo, dimostreremo l'autenticità del nostro amore al Signore.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
http://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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