L'ONU INVENTA IL DINOSAURO AMBIENTALISTA CHE CI TERRORIZZA: VI ESTINGUERETE!
Nonostante la Cina produca il quadruplo dei combustibili fossili rispetto all'Europa, alla Cop26 ottiene l'esenzione fino al 2030 (VIDEO: Un dinosauro all'Onu)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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LE FOLLIE DEL GREEN PASS E LE COLPE DI DRAGHI
Coloro che governano il mondo, i cosiddetti leader, non esitano a mandare al macello i popoli che essi governano e ci si divertono pure... vedi il ministro degli esteri di Mussolini e la trasmissione Report della Rai (VIDEO IRONICO: La terza dose di Draghi)
Autore: Franco Battaglia - Fonte: Blog di Nicola Porro
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ELEZIONI IN VIRGINIA: VINCONO I REPUBBLICANI PER AVER DIFESO LA LIBERTA' EDUCATIVA DEI GENITORI
Agli americani non piace l'estremismo di sinistra: niente Critical Race Theory nelle scuole, no alla criminalizzazione ed esclusione dei genitori, no all'utopia di una città senza polizia, sì al ritorno all'ordine pubblico
Autore: Luca Volontè - Fonte: Provita & Famiglia
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IL MIGLIOR FILM SULLO SPORT: IL PRIMO ROCKY DI SYLVESTER STALLONE
Tratto da una storia vera, nella sconfitta dello Stallone italiano non ammiriamo chi vince, bensì chi lotta affrontando il proprio limite perché il vero avversario non è quello che ci sta di fronte, ma quello che è dentro di noi (VIDEO: il vero pugile che ha ispirato Rocky)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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COSA C'E' DIETRO IL SORPRENDENTE SUCCESSO PLANETARIO DEI MANESKIN
Pessimi cantanti, nessuna ribellione o disobbedienza al sistema, ma anzi incarnano perfettamente l'ideologia fluida a cui tutti devono inchinarsi
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
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UN VIRUS TREMENDO SERPEGGIA NEL MONDO INTERO: LA PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI
La cristianofobia dilaga ormai ad ogni latitudine e le cronache confermano un dato in progressivo peggioramento (Usa, Spagna, Nigeria, India, ecc.)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
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LA CHIESA DEVE EVANGELIZZARE IL MONDO O FARSI CONTAMINARE DA ESSO?
La nomina dell'economista Jeffrey Sachs a membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali è segno che ci siamo arresi alle logiche dell'ONU
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 13,24-32)
Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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L'ONU INVENTA IL DINOSAURO AMBIENTALISTA CHE CI TERRORIZZA: VI ESTINGUERETE!
Nonostante la Cina produca il quadruplo dei combustibili fossili rispetto all'Europa, alla Cop26 ottiene l'esenzione fino al 2030 (VIDEO: Un dinosauro all'Onu)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 29 ottobre 2021
L'Onu ci è ricascata di nuovo. Ogni volta che la realtà bussa alla porta del Palazzo di vetro, e le trattative tra Stati sugli investimenti per contrastare il cambiamento climatico prendono una brutta piega, le Nazioni Unite decidono di alzare il tono della retorica e del catastrofismo. Non basta più Greta Thunberg, ormai professionista navigata nell'arte dello sferzare i potenti con accuse e minacce, ora c'è Frankie il dinosauro. È lui il protagonista del filmato realizzato dall'Onu in occasione della Cop26, che aprirà i battenti domenica a Glasgow. Nel video (meglio non chiedere quanto è stato speso per realizzarlo) un velociraptor fa irruzione all'assemblea Onu e prende la parola dal pulpito per avvertire gli essere umani che, se non agiranno subito, faranno la stessa fine dei dinosauri. Con una differenza: «Noi ci siamo estinti a causa di un asteroide. Qual è la vostra scusa? Ogni anno i governi spendono centinaia di miliardi di fondi pubblici per finanziare sussidi ai combustibili fossili. È come se noi li avessimo spesi per finanziare meteoriti giganti!». L'operazione simpatia - per la voce è stato ingaggiato niente meno che Jack Black - è assicurata e Frankie il dinosauro strappa applausi alla platea. «Ascoltate gente», esordisce con piglio da capopopolo: «So una o due cosette sull'estinzione. E lasciatemelo dire: l'estinzione è una brutta cosa, ma causare da sé l'estinzione della propria specie è la cosa più ridicola che abbia mai sentito in 70 milioni di anni». Gli astanti dell'assemblea pendono tutti dalle labbra di Frankie, forse per paura di contraddirlo e di esserne divorati poco dopo, e non osano interrompere il suo discorso, che raggiunge presto l'apice: «Siamo onesti: avete davanti un'enorme opportunità, adesso che dovete ricostruire le vostre economie e riprendervi da questa pandemia. Questa è la grande occasione dell'umanità. Ecco quindi la mia pazza idea: non scegliete l'estinzione. Salvate la vostra specie prima che sia troppo tardi». «Adesso o mai più» è lo slogan che compare alla fine del filmato, mentre la platea si alza in piedi ad applaudire Frankie, il dinosauro saggio che, contro ogni aspettativa, non prova neanche un po' di rancore per quella natura matrigna che l'ha condannato all'estinzione.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti e mezzo) dal titolo "Frankie the Dinosaur" si può vedere lo spot finanziato dall'Onu per diffondere il terrore di una (fantomatica) estinzione del genere umano.
https://www.youtube.com/watch?v=L9eFABJqGTM
Fonte: Tempi, 29 ottobre 2021
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LE FOLLIE DEL GREEN PASS E LE COLPE DI DRAGHI
Coloro che governano il mondo, i cosiddetti leader, non esitano a mandare al macello i popoli che essi governano e ci si divertono pure... vedi il ministro degli esteri di Mussolini e la trasmissione Report della Rai (VIDEO IRONICO: La terza dose di Draghi)
Autore: Franco Battaglia - Fonte: Blog di Nicola Porro, 16 ottobre 2021
Quando il 10 agosto del '39 Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri di Mussolini, vola in Germania con la missione di dissuadere quei guerrafondai a imbarcarsi in una nuova guerra, incontra il suo collega Ribbentropp e gli chiede cosa caspita hanno intenzione di fare i tedeschi - che già si erano annessi, senza che nessuno dicesse pio, l'Austria e parte della Cecoslovacchia - col casotto che stanno sollevando sulla Polonia. «Volete Danzica?», chiede Ciano. «Vogliamo la guerra!», replica l'altro. «E secondo voi Inghilterra e Francia staranno a guardare?». E Ribbentropp: «Non muoveranno un dito. Scommettiamo?». Fecero la scommessa: un quadro rinascimentale italiano contro una raccolta d'armi tedesche. Sappiamo tutti l'esito della scommessa: il primo settembre Hitler invadeva la Polonia e il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiaravano guerra alla Germania. Il finimondo.
IL CINISMO DI CHI COMANDA Tutto quanto sopra per dire che coloro che governano il mondo, i cosiddetti leader, non esitano a mandare al macello i popoli che essi governano e, per giunta, ci si divertono pure: l'insipienza e il cinismo regnano spesso sovrani. Ed è da settimane che chiedo a me stesso: cosa mai avrà scommesso Mario Draghi - e con chi? - per agire come sta agendo. Mi immagino la scena tra lui e il suo - per noi misterioso - interlocutore: scommettiamo che riesco a far fare agli italiani le cose più assurde senza che essi abbiano nulla da ridire? Anzi, mi ringrazieranno come loro salvatore? Ed è forse così - sennò non me lo spiego - che deve essere nato il green pass all'amatriciana. Quello che quel genio del ministro Enrico Giovannini ti chiede di esibire se sei dentro un eurostar, comodamente seduto a un metro di distanza dal tuo dirimpettaio, ma si guarda bene dal controllare se sei dentro un treno regionale o, peggio, dentro un autobus cittadino, pieni come un uovo. Il green pass che ti consente di entrare nei cinema, teatri, stadi e ristoranti, ma anche di andare a lavoro, ben sapendo che potresti ben essere contagioso. Tant'è vero che in tutte le riunioni di codesti leader, tutti vaccinati, tamponati e greenpassati - o greenspassosi - essi si presentano, al colmo del ridicolo, con tanto di mascherina sul volto. Viene il sospetto che non abbiano la faccia di mostrarla, la faccia. Il green pass che non ti concede nulla di quanto sopra perché si presume, al colmo del grottesco, che uno che la malattia non ha possa contagiare chi contro essa si è immunizzato. Il green pass che consente ai non vaccinati negativi, quindi sanissimi, di mischiarsi con vaccinati che ormai anche le pietre sanno possono essere contagiosi; condannando così alla malattia - ma che dico, alla malattia: alla morte (Draghi dixit) - gli ultimi sani rimasti. Il green pass che sta infiammando l'Italia della gente col cervello nella testa e con la testa sulle spalle, visto che se lo hai vai in discoteca purché te ne stia con la mascherina se non balli e puoi toglierla se balli.
LE "DELIZIE" DEL GREEN PASS Non finiremmo più se continuiamo ad elencare le "delizie" del green pass. Qualcuno dei geni che l'hanno promosso, pensando di correggere il tiro, propone l'obbligo vaccinale. Non si rendono conto, i furboni, che nulla cambia: codesto virus e codesti vaccini non hanno nulla che giustifichi un tale obbligo. Con altri virus e con altri vaccini un eventuale obbligo è giustificato dal fatto che non si vuole contagiare chi il vaccino non può farlo. Ma qui la cosa non vale: il virus è mutato, la protezione - ancorché sufficiente da consigliare la vaccinazione - è totalmente insufficiente in ordine al contagio: i non vaccinati non sono granché più protetti se i vaccinati - che oggi 16 ottobre sono il 70% con due dosi e il 76% con una sola dose (quindi il governo ha fallito anche qua) - aumentano di qualche punto percentuale. Molti commentatori in questi giorni se la prendono col ministro Lamorgese o col ministro Speranza. Io son della vecchia guardia, di quelli che pensano che il pesce puzza dalla testa. La responsabilità primaria l'ha allora Mario Draghi: avrebbe dovuto capire l'inadeguatezza della prima e l'incompetenza del secondo. Quest'ultimo, soprattutto - anche Giufà lo aveva capito fin da sùbito - non avrebbe avuto alcuna autorevolezza a invogliare nessuno alla vaccinazione, se questo era il desiderio del governo. Anzi, tutto il comportamento dell'uomo durante tutta la pandemia deve aver indotto molti a fare esattamente l'opposto di quel che Speranza diceva di fare. Chi si vaccina ha paura del virus, chi non si vaccina ha paura del vaccino. Nessun governo può dire a nessuno di cosa aver paura, e la paura degli uni non ha più dignità di quella degli altri: non ci vuole molto a capirlo. Allora, signor Draghi, la sua scommessa l'ha perduta: chieda scusa agli italiani, magari dica che l'aveva fatto a fin di bene, ma riconosca l'errore e abolisca il green pass. Sono un plurivaccinato con tutti i vaccini disponibili sul mercato e sono greenpassato, ma fin dal primo giorno del green pass ho pensato una cosa sola: esso è una barbarie.
Nota di BastaBugie:Ruben Razzante nell'articolo seguente dal titolo "Osi dubitare della campagna vaccinale? Fango su Report" spiega perché oggi fare il normale mestiere di giornalista e rilevare gli errori del governo è inammissibile. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 novembre 2021: Ha sollevato un polverone l'ultima puntata di Report andata in onda lunedì scorso su Rai 3, nella quale si documentavano alcuni errori della campagna vaccinale in Italia. La trasmissione di Sigfrido Ranucci ha segnalato il caso di una errata somministrazione del vaccino Moderna che sarebbe imputabile a un difetto di comunicazione tra Aifa e Ministero della Salute. Gli anziani avrebbero cioè ricevuto una quantità sbagliata di siero e il fatto risalirebbe al periodo settembre-ottobre. Sarebbe bastata mezza dose per avere gli stessi anticorpi e invece il Ministero avrebbe dato indicazione ai centri vaccinali di somministrare l'intera dose: 100 microgrammi anziché 50 di Moderna. Poi avrebbe cambiato idea e specificato di usare soltanto Pfizer. La gestione della pandemia da parte del governo italiano, ancor più da parte di quello precedente, non è certamente stata esente da colpe e ormai è cosa nota. Dalla vicenda mascherine (caso Arcuri) all'opinabilità di alcune restrizioni adottate sarebbero tanti i rilievi da muovere al Ministro Speranza e al suo staff, ma anche al Comitato tecnico-scientifico, non a caso rinnovato nella sua composizione con l'avvento del Governo Draghi. Normale, quindi, anzi opportuno che l'informazione, come "cane da guardia" del potere politico, racconti gli errori della campagna vaccinale, anche in un'ottica di riparazione degli stessi, visto che le punture sono destinate ad andare avanti ancora a lungo con la terza e magari con altre dosi di vaccino. Ma questo evidentemente alla politica non piace, perché mette a nudo l'approssimazione di certe decisioni e l'aleatorietà di alcune scelte che però finiscono per impattare sulla salute di milioni di persone. Denunciare queste situazioni, nella semplificazione demagogica di certi politici, equivale a strizzare l'occhio ai No Vax. Adombrare il sospetto che il vaccino possa essere un business per alcune aziende farmaceutiche significa confutare l'ideologia vaccinale e quindi…apriti cielo! C'è stata, infatti, una levata di scudi nei confronti della trasmissione di Rai 3, proprio da parte del Pd e della sinistra, che in passato hanno beneficiato anche elettoralmente di alcune inchieste condotte da Report. I parlamentari del Partito Democratico in Commissione di Vigilanza hanno chiesto "un chiarimento" ai vertici del servizio pubblico e hanno parlato di "episodio molto grave di disinformazione", cioè di "un lungo compendio delle più irresponsabili tesi No Vax e No Green Pass". Poi hanno corretto il tiro, rendendosi conto di aver fatto un autogol e si sono affrettati a ribadire che occorre rispettare l'autonomia dei giornalisti e la libertà editoriale. A Matteo Renzi, più volte preso di mira da Report (anche nell'ultima puntata, a proposito dei suoi viaggi d'affari all'estero) non sembra vero di poter partecipare a questo tiro al piccione contro Ranucci, accusandolo di non fare servizio pubblico. Forse perché, per il leader di Italia Viva, fare servizio pubblico significa mettere la sordina alle voci di dissenso per raccontare unilateralmente la verità, come accadeva nella Rai dell'epoca renziana. Pure Forza Italia si indigna verso la trasmissione di Rai 3. "Mi spiace perché Report è la seguitissima trasmissione di un'azienda che dovrebbe esaltare il progresso scientifico e i suoi benefici anziché offrire argomenti agli scettici verso la bontà del vaccino - tuona Andrea Ruggieri - e perché è un po' come se qualcuno dicesse che medici, infermieri e altri professionisti abbiano tratto profitto dalla pandemia grazie ai molti straordinari retribuiti nell'emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus". Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, si è difeso: "Sono stufo di queste accuse. Sono vaccinato come tutta la redazione di Report, ma come giornalista devo essere libero di raccontare delle criticità. Quali sarebbero i contenuti No Vax? Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio". E aggiunge: "È da No Vax dire che il 9 settembre Aifa si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare il vaccino Moderna a dose intera quando la stessa azienda Moderna sei giorni prima aveva raccomandato metà dose? È da No Vax chiedere che venga fatto il tampone più frequentemente agli infermieri che rischiano di contagiarsi perché cala l'efficacia del vaccino? È da No Vax chiedere di sorvegliare con attenzione gli anticorpi per fare prevenzione?". "Da Report un rigoroso, serio e documentato lavoro giornalistico d'inchiesta come richiede il miglior Servizio Pubblico. Nessuna tesi No Vax, nessun cedimento a teorie anti-scientifiche", sottolineano l'esecutivo Usigrai e il cdr della Direzione editoriale offerta informativa. E una volta tanto bisogna essere d'accordo con loro, perché davvero si è manifestata, anche in questa circostanza, l'idiosincrasia di certa politica nei confronti di verità scomode e di tesi alternative a quelle ufficiali. Il servizio pubblico è di tutti, è finanziato con il canone pagato da tutti e quindi deve riflettere il pluralismo delle opinioni e deve rispettare il principio del contraddittorio. Davvero una pagina buia del rapporto informazione pubblica-potere politico questa stucchevole polemica sull'ultima puntata di Report. I giornalisti della trasmissione Rai hanno impiegato con scrupolo le armi del giornalismo d'inchiesta su fatti di evidente interesse pubblico e dunque non sono censurabili da nessun punto di vista, tanto meno da quello deontologico. Un conto sono le evidenze scientifiche, altra cosa è la libera manifestazione dei punti di vista, che è un valore intangibile della democrazia dell'informazione e un ingrediente imprescindibile della professionalità giornalistica.
https://www.youtube.com/watch?v=wwcWV9SqiQA
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Fonte: Blog di Nicola Porro, 16 ottobre 2021
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ELEZIONI IN VIRGINIA: VINCONO I REPUBBLICANI PER AVER DIFESO LA LIBERTA' EDUCATIVA DEI GENITORI
Agli americani non piace l'estremismo di sinistra: niente Critical Race Theory nelle scuole, no alla criminalizzazione ed esclusione dei genitori, no all'utopia di una città senza polizia, sì al ritorno all'ordine pubblico
Autore: Luca Volontè - Fonte: Provita & Famiglia, 5 novembre 2021
"Non penso che i genitori dovrebbero dire alle scuole cosa dovrebbero insegnare", questo era stato il messaggio ai genitori delle scuole della Virginia dall'ex governatore democratico Terry McAuliffe, all'apertura della campagna elettorale quando chiedeva una riconferma al ruolo Governatore del 2021. Invece è stato sconfitto, proprio e grazie alla forza dimostrata dalle associazioni di genitori che da mesi stavano combattendo contro le amministrazioni scolastiche statali, alle quali chiedevano di interrompere l'indottrinamento LGBTI impartito ai propri figli. Proprio la coriacea difesa della libertà di educazione e dei diritti dei genitori in campo educativo, sono stati i due elementi che hanno determinato la vittoria del candidato Repubblicano Glenn Youngkin ed alla sua elezione a Governatore dello stato. Una vittoria ampia che porterà ad una maggioranza anche nel parlamento dello Stato, ed ha già consentito l'elezione del vice governatore e del procuratore generale, dopo un decennio di governo e maggioranza democratica della Virginia. L'aspetto più sorprendente, esemplare ed entusiasmante della campagna elettorale in Virginia, è stato il ruolo che l'educazione ed i genitori hanno giocato nel far vincere il partito repubblicano. E' la prima volta che la libertà di educazione e le elezioni dei consigli scolastici locali diventano l'oggetto principale dei dibattici politico-elettorali, la prima volta che libere forme di associazioni di genitori possono determinare risultati politici importanti. In un articolo sul 'Wall Street Journal' dello scorso 3 novembre, due dei maggiori esperti di politica educativa americani, Max Eden e Brad Wilcox, hanno spiegato come la vittoria del repubblicano Youngkin renda il partito Repubblicano un "partito dei genitori". L'insistenza della sinistra culturale e del partito Democratico nel promuovere l'ideologia LGBTI nelle scuole di ogni ordine e grado ha alimentato le proteste dei genitori e, di conseguenza, l'ondata repubblicana. Un dato oggettivamente a favore della trasformazione dei Repubblicani in partito dei genitori viene dalle indagini demografiche: la maggioranza dei repubblicani dai 18 ai 55 anni sono genitori (61%), mentre solo una minoranza dei democratici lo sono (45%). Nei commenti al voto in Virginia della 'Reuters' e del 'The Guardian', emerge tutto il livore dei perdenti e le accuse di 'strumentalizzazione' che i Repubblicani farebbero della libertà educativa per poter vincere le prossime elezioni di metà termine del novembre 2022. E' così? La guerra culturale e la rieducazione dei ragazzi nelle scuole, promossa dai Governatori Democratici e dalla Amministrazione Biden va a tutto vantaggio del partito Repubblicano, come dice il New York Times, ma è la presa di coscienza dei diritti dei genitori in campo educativo che fa la vera differenza. L'educazione è uno dei principali campi di battaglia della politica americana, possiamo dire mondiale, perché oppone la macchina istituzionale di sinistra e dei partiti socialisti e democratici ai genitori, alla libertà educativa dei figli e, in ultima analisi, alla democrazia. La trasformazione sociale radicale non può più rimanere sottaciuta, l'esempio americano ci dice che i genitori hanno un fondamentale ruolo per contrastarla e possono determinare l'esito elettorale e politico. La grande lezione delle elezioni di martedì 2 novembre in Virginia è che i genitori americani si sono svegliati, hanno preso atto dei pericoli gravissimi che correvano i propri figli e hanno deciso di difendere, non solo il principio, ma anche l'esigibilità del diritto alla libertà educativa. [...]
Nota di BastaBugie:Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Virginia repubblicana e gli altri voti contro l'estremismo" spiega che in Virginia ha vinto il candidato repubblicano Glenn Youngkin, causando per i Democratici una sconfitta bruciante, a causa del loro estremismo ideologico. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 novembre 2021: Nelle elezioni per i nuovi governatori, negli Stati Uniti, in Virginia ha vinto il candidato repubblicano Glenn Youngkin, mentre nel New Jersey il democratico Phil Murphy. Ma non può considerarsi come un pareggio: i Democratici hanno subito una sconfitta bruciante e devono iniziare a preoccuparsi per le elezioni di medio termine, che si terranno fra un anno esatto, per il rinnovo del Congresso. I risultati della Virginia hanno sorpreso tutti. Il candidato del "partito dell'asinello" era dato per favorito in uno Stato che fin dal 2014 è governato dai Dems e che ha eletto Joe Biden, nel 2020, con un margine di vantaggio di oltre il 10% dei voti. Come candidato, Terry McAuliffe aveva dalla sua soldi ed esperienza. Già governatore, è stato appoggiato nella sua campagna elettorale dagli interventi del presidente, della vicepresidente Kamala Harris e dell'ex presidente Barack Obama. Contro di lui, le primarie dei Repubblicani erano state vinte da Glenn Youngkin, noto per essere un ottimo giocatore di basket, ma assolutamente un neofita della politica. La novità e la gioventù di un uomo di successo, prima sportivo poi negli affari (al punto che ha potuto auto-finanziarsi la campagna) hanno sicuramente giocato a favore del conservatore. Youngkin è stato abbastanza abile da risultare sia indipendente da Trump che vicino, idealmente, all'ex presidente. E quest'ultimo lo ha sostenuto al momento buono, invitando i suoi supporters a "inondare i seggi" per votarlo. I Democratici, che hanno giocato in lungo e in largo la carta dello spauracchio Trump, hanno perso, sono stati battuti sul piano della concretezza da un elettorato che ormai non si fa più convincere dall'argomento della "resistenza" anti-trumpiana. L'elezione in Virginia è importante perché la libertà scolastica è stata determinante. La campagna si è svolta soprattutto sul dibattito su chi debba decidere dell'educazione dei figli. Youngkin ha puntato su due argomenti molto forti: i genitori hanno diritto di parola sulla scelta dei libri e dei programmi scolastici, specialmente se riguardano la sfera sessuale. In questi mesi il governo federale sta tentando di criminalizzare i genitori, arrivando ad equiparare le mamme e i papà che si oppongono all'educazione sessuale e ai programmi gender a gruppi violenti e incaricando Dipartimento di Giustizia ed Fbi di indagare. Questa manovra, caldeggiata dai sindacati degli insegnanti, sta creando un conflitto molto profondo, che riguarda tutte le famiglie. In campagna elettorale, il candidato democratico ha detto una cosa molto grave: "Non penso che i genitori possano dire alle scuole cosa queste debbano insegnare". La campagna repubblicana non ha fatto altro che far risentire al pubblico questa frase. Sempre riguardo alla scuola, la campagna di Youngkin si è concentrata soprattutto contro i programmi basati sulla Critical Race Theory, un anti-razzismo ideologico che rinnega le basi stesse della legittimità degli Stati Uniti, giudicandoli intrinsecamente razzisti. La Critical Race Theory non è insegnata nelle scuole della Virginia, ma il pericolo è che, nel prossimo futuro, entri come fonte di ispirazione dei prossimi programmi. McAuliffe ha risposto in modo ambiguo a questa sfida, prima negando il pericolo, poi di fatto facendo suo l'antirazzismo ideologico. In uno dei suoi ultimi discorsi, strizzando l'occhio alle minoranze e all'estrema sinistra, ha lamentato che il 50% degli studenti sono di colore, mentre l'80% degli insegnanti sono bianchi. In questo modo, ha fatto capire all'elettorato moderato di considerare come un problema il colore della pelle. Quindi ha dato ragione, indirettamente a Youngkin: la Critical Race Theory sarebbe potuta arrivare nelle scuole, se i Democratici avessero vinto le elezioni. Youngkin ha vinto anche sostenendo il diritto alla vita, in uno Stato in cui vige una legge abortista estrema: aborto legale fino al terzo trimestre se mette in pericolo la salute, anche mentale, della donna. Le associazioni per la vita hanno sostenuto il candidato repubblicano, dopo che si è dichiarato pro-life, anche se non è stato del tutto chiaro nei suoi commenti sulla nuova legge anti-abortista del Texas (oggetto di dibattito nazionale). Dall'altra parte, McAuliffe ha agitato la paura delle femministe, paventando che un governo repubblicano avrebbe vietato l'aborto in Virginia. E in questo modo sono stati paradossalmente più i Democratici dei Repubblicani stessi a creare polarizzazione sull'aborto e a spingere i pro-life a scegliere definitivamente Youngkin. I Democratici non hanno ancora elaborato il lutto della sconfitta subita nello Stato del Sud. La spiegazione dominante, nei tweet dei Vip e negli editoriali più militanti (anche nel sito della Tv Msnbc) è che i virginiani siano razzisti. E ritorna il fantasma della Guerra Civile: la Virginia era alla testa della Confederazione, Richmond era la capitale sudista e virginiano era pure il generale Lee che guidò l'esercito dei "ribelli". Ma la carta del razzismo, buona per spiegare ogni sconfitta inaspettata, non regge molto di fronte all'elezione della vice-governatrice repubblicana: Winsome Sears, afro-americana, veterana dei marines. O è razzista contro se stessa, o qualcosa non torna nell'alibi degli sconfitti. Delle altre elezioni si è parlato meno, ma si notano altri risultati eclatanti anche a New York e nel New Jersey, oltre a un voto in un referendum a Minneapolis, città di origine dell'ultima ondata di proteste di Black Lives Matter. Nel New Jersey, prima di tutto, nessuno avrebbe scommesso sul candidato repubblicano, l'italo-americano Jack Ciattarelli. Invece nel corso di tutta la giornata di ieri ha tenuto gli osservatori con il fiato sospeso, pareggiando con l'avversario e, in alcuni momenti, superandolo di qualche frazione di punto percentuale. Solo nella nottata sono arrivati i risultati definitivi con la vittoria dell'incumbent democratico Phil Murphy, con appena 19mila voti di vantaggio su 2 milioni e mezzo di elettori. Anche nel New Jersey aveva stravinto Biden, con 16 punti percentuali di vantaggio rispetto a Trump. Ora i rapporti di forze fra le due parti parrebbero essere profondamente mutati. A New York vince a man bassa un altro candidato dei Dems: l'afro-americano Eric Adams. Ma è un Democratico tutt'altro che progressista, quasi l'opposto del predecessore Bill de Blasio. È infatti un ex poliziotto, favorevole al diritto di portare armi e ha vinto su un programma tutto "legge e ordine". Dopo quasi un decennio di lassismo del progressista de Blasio, il crimine stava tornando ai "tempi bui" dei Guerrieri della Notte, come nei primi anni 80. Ora anche la grande mela cambia rotta, pur mantenendo lo stesso partito al comando. Stessa tendenza anche a Minneapolis, dove venne ucciso George Floyd, provocando l'ondata di proteste (e sommosse violente) di Black Lives Matter: un referendum che avrebbe voluto abolire il dipartimento di polizia (per sostituirlo con una sorta di centro di assistenza sociale) è stato decisamente bocciato da una maggioranza del 56% di contrari. Se i Democratici non si perdessero in analisi auto-referenziali sul razzismo di chi vota loro contro, dovrebbero ricavare da questi voti una lezione molto chiara: agli americani non piace l'estremismo di sinistra. Niente Critical Race Theory nelle scuole, no alla criminalizzazione ed esclusione dei genitori, no all'utopia di una città senza polizia, sì al ritorno all'ordine pubblico. I loro candidati che hanno abbracciato queste posizioni hanno vinto, come Eric Adams a New York. Ma un partito ostaggio della cultura progressista (che innegabilmente domina il dibattito a sinistra), sarà libero di raddrizzare la rotta in un anno? I Repubblicani, intanto scaldano i motori. In Viriginia, almeno, hanno visto che c'è un futuro dopo il 2020.
Fonte: Provita & Famiglia, 5 novembre 2021
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IL MIGLIOR FILM SULLO SPORT: IL PRIMO ROCKY DI SYLVESTER STALLONE
Tratto da una storia vera, nella sconfitta dello Stallone italiano non ammiriamo chi vince, bensì chi lotta affrontando il proprio limite perché il vero avversario non è quello che ci sta di fronte, ma quello che è dentro di noi (VIDEO: il vero pugile che ha ispirato Rocky)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-08-2021
Il miglior film sullo sport? Non ho dubbi: Rocky, del 1976, scritto e interpretato da Sylvester Stallone. D'accordo, dal punto di vista pugilistico fa storcere il naso; ed è evidentemente stato girato con un budget ridotto. Tuttavia è davvero un film eccezionale, non solo perché ha avuto dieci nomination agli Oscar e ne ha vinti tre (miglior film, miglior regista e miglior montaggio). Ci sono anche due aspetti importanti di questo film che vorrei sottolineare.
UNA STORIA VERA Il primo: è tratto da una storia vera. Nel 1975 Stallone era disperato. Stava tentando di entrare nel mondo del cinema, a parte qualche piccola parte, non riusciva a rimediare niente. Aveva deciso di giocarsi un'ultima carta come sceneggiatore; ma la storia che sognava, una storia fatta di «eroismo, grande amore, dignità e coraggio» non voleva prendere forma. Ricevette un biglietto-omaggio per un incontro di pugilato che si sarebbe tenuto il 24 marzo di quell'anno ma che si presentava come poco interessante. Uno dei pugili aveva un gran nome: Mohammed Alì, oro olimpico a Roma e due volte campione del mondo dei pesi massimi. L'altro era pressoché sconosciuto e, quando era noto, non godeva di buona fama: Chuck Wepner. Bianco, tutt'altro che statuario (avete presente Ken Norton o George Foreman?), quasi calvo, aveva un difetto per cui i pugili evitavano di incontrarlo: aveva una pelle fragilissima, che si spaccava continuamente e che iniziava a colare sangue dopo pochi colpi. Ogni incontro con Wepner lasciava sul tappeto un lago di sangue che nemmeno un film splatter, tanto che era noto con il nomignolo di «Bayonne Beeder», il sanguinolento di Bayonne (sua città natale) o l'emorragia di Bayonne. Sulla carta, l'incontro era scontato: vittoria di Alì in pochi round; la sproporzione tecnica e fisica tra i due pugili era enorme. Eppure... sorpresa! Sebbene con il volto ridotto a una maschera di sangue pochi minuti dopo l'inizio dello scontro, Wepner continuava ad avanzare: Ali lo martellava con i suoi terribili jab, eppure egli mostrava una forza d'animo impressionante. Al nono round, il colpo di scena: Alì finì al tappeto, una delle rare volte della sua carriera. La cosa lo fece infuriare e, rialzatosi, cominciò a bersagliare di colpi Wepner; ma il bianco continuava a resistere e ad avanzare, mostrando una tenacia ed un coraggio che conquistarono il cuore del pubblico, ormai dalla sua parte. L'arbitro fermò l'incontro all'ultimo round, il quindicesimo, a diciannove secondi dalla conclusione naturale del match. Il pubblico, profondamente impressionato e conquistato dal coraggio indomito di Wepner, inveì contro l'arbitro, che aveva privato Wepner dell'onore di concludere in piedi l'incontro con il campione del mondo. Stallone, che era tra il pubblico, aveva trovato la sua grande storia che lo lanciò nel firmamento hollywoodiano. Quella sera nacque Rocky Balboa, lo stallone italiano. A Wepner, alla sua vita e a quell'indimenticabile incontro di pugilato, furono dedicati due film: Chuck (2016) e The Brawler (2019).
LA SCONFITTA DEL PROTAGONISTA Il secondo aspetto: Rocky, quell'incontro... lo perde. Il pubblico, nel film, e gli spettatori della pellicola fanno il tifo e si esaltano... per uno che perde. Non molti lo notano, ma questo è un messaggio fondamentale. Non ammiriamo chi vince: ammiriamo chi lotta, chi si spende senza risparmio, chi affronta il proprio limite. Perché questo è il vero avversario, nello sport: non quello che ci sta di fronte, ma quello che è dentro di noi. Abbiamo di fronte una persona che si mette a disposizione, a volte a costo della propria incolumità, perché noi possiamo diventare una persona migliore; compiere, attraverso la competizione sportiva, una ascesi. Ecco perché non c'è odio, sul ring: ci si dà la mano prima dell'incontro, ci si abbraccia dopo. Questo ci riporta ad un'altra storia pugilistica: la competizione sportiva e l'amicizia umana tra il nostro Nino Benvenuti ed Emile Griffith. Si incontrarono, sul ring, tre volte; e se le diedero di santa ragione. E divennero unitissimi, al punto che, quando Griffith ha avuto difficoltà (di vario genere) Benvenuti non ha esitato a salire su un aereo e a correre in soccorso dell'amico; perché «non puoi non diventare amico di un pugile con il quale hai condiviso 45 round sul ring». Al di là dell'amicizia, resta questa grande verità: non siamo e non saremo giudicati in base alla vittoria o al successo, ma a quanto e come avremo servito.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti su Rocky, vedere il trailer, ascoltare la colonna sonora e vedere tre clip del film commentate, clicca qui!
VIDEO: IL VERO PUGILE CHE HA ISPIRATO ROCKY Nel seguente video (durata: 4 minuti) si può vedere una sintesi dell'incontro di boxe che ha ispirato Sylvester Stallone per il film Rocky: Muhammad Ali contro Chuck Wepner. L'audio è tratto dal film di Rocky, abbastanza coordinato con le azioni dei due pugili veri.
https://www.youtube.com/watch?v=0bgD5mxIwjI
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-08-2021
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COSA C'E' DIETRO IL SORPRENDENTE SUCCESSO PLANETARIO DEI MANESKIN
Pessimi cantanti, nessuna ribellione o disobbedienza al sistema, ma anzi incarnano perfettamente l'ideologia fluida a cui tutti devono inchinarsi
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 5 novembre 2021
Massimo Gramellini sul Corriere della sera (29/10) definisce "felice mistero" il fulmineo successo mondiale dei Maneskin. Ci sono infatti decine di cantanti italiani che hanno scritto e cantato pezzi bellissimi, che restano nella memoria di tutti. Ma perfino Vasco Rossi, ricorda Gramellini, "ha sempre fatto fatica a essere ascoltato oltre Chiasso". Poi arrivano i Maneskin, la cui produzione artistica non è neanche paragonabile, per qualità e quantità, al repertorio di tanti nostri autori, e diventano di colpo star internazionali: addirittura sono stati scelti per aprire il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas. "Che cosa possiedono dunque di così speciale?". A questa domanda nessuno riesce rispondere che ciò accade per le loro canzoni. Oltretutto sono appena arrivati. E allora come nasce questo successo mondiale? Gramellini stesso fornisce una risposta: "Per usare una parola alla moda, sono fluidi. Damiano, il cantante, è un maschio che si trucca senza perdere virilità. Victoria, la bassista, è una donna che fa la dura senza perdere femminilità. Tutti e quattro appaiono sfuggenti, nitidi eppure sfocati, non incastrabili in una definizione". Secondo Gramellini, che sottolinea la coincidenza fra la loro "consacrazione planetaria" e la caduta del Ddl Zan nel "retrogrado" parlamento italiano, rappresentano "la normalità per i ragazzi di oggi". O quantomeno la norma che si vuole a loro insegnare. Dunque, stando a quanto si legge sulla prima pagina del "Corriere", il successo dei Maneskin non è dovuto alle canzoni, ma all'ideologia che essi incarnano e interpretano, alla loro capacità (maggiore degli altri cantanti) di esprimere fisicamente, teatralmente, la nuova normalità, il nuovo canone della "fluidità" a cui bisogna omologarsi. Da questo punto di vista, il loro, nel 2021, non è certo un messaggio rivoluzionario, di ribellione e disobbedienza al sistema. Ma l'esatto contrario. Non a caso il loro trionfo è decretato da quella potente industria dello spettacolo che da anni è la chiassosa paladina planetaria di quell'ideologia, sponsorizzata dalla classe dominante. Pier Paolo Pasolini già nel 1975 affermava che "i diritti civili hanno assunto una colorazione classista" e che su di essi si stava costruendo, un nuovo conformismo, anzi: "la certezza del conformismo". In effetti quella è oggi l'ideologia dell'élite (la deregulation antropologica è l'altra faccia della deregulation economica). Però non è ancora diventata senso comune maggioritario fra la gente che ha piuttosto i problemi del lavoro, dello stipendio, del progressivo impoverimento e della perdita dei "diritti sociali". Eppure è martellante la propaganda - anche nella pubblicità - di quell'ideologia che Marco Rizzo definisce "un'arma di distrazione di massa della macchina capitalista". Si vuole che le masse interiorizzino il codice "politicamente corretto" che non si accontenta di avere quasi il monopolio della scena, ma ormai detta legge. Non tollera dissenso manifesto. Di fronte ad esso bisogna stare tutti "zitti e buoni". A sottolineare il clima che si è creato è stato addirittura Benedetto XVI che, in un'intervista concessa prima del 2020 a Peter Seewald per la sua biografia ("Benedetto XVI", Garzanti), alludendo all'uragano "politically correct" che sta stravolgendo l'Occidente, ha usato parole drammatiche: ha parlato addirittura di "dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l'esclusione dal consenso di base della società".
Fonte: Libero, 5 novembre 2021
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UN VIRUS TREMENDO SERPEGGIA NEL MONDO INTERO: LA PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI
La cristianofobia dilaga ormai ad ogni latitudine e le cronache confermano un dato in progressivo peggioramento (Usa, Spagna, Nigeria, India, ecc.)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 20 ottobre 2021
Non solo Covid-19... Dall'anno scorso c'è un altro virus, che serpeggia nel mondo intero, non meno temibile: è quello della persecuzione contro i cristiani. Dilaga ormai ad ogni latitudine e le cronache confermano un dato in progressivo peggioramento. Dal maggio 2020, la Conferenza episcopale statunitense ha contato 95 nuovi attacchi a chiese o fedeli in tutto il Paese: incendi, statue di santi decapitate, intimidazioni con armi da fuoco, è capitato di tutto. Gesti assurdi, sferrati con odio e furia incontrollata. Tanto da spingere l'episcopato americano a diffondere una lettera lo scorso primo giugno, per chiedere una rivalutazione del bilancio della Fema,l'Agenzia federale per la gestione delle emergenze, rivalutazione che tenga conto di un sostegno anche economico, per mettere in sicurezza i luoghi di culto da quest'esplosione di violenza contro la fede: «In questo momento di crescente estremismo e di opposizione a vari gruppi religiosi ed alla religione in quanto tale, incoraggiamo il Congresso ad aumentare il budget totale per il programma di sicurezza a 360 milioni di dollari per il 2022» contro i 180 del 2021, rivelatisi assolutamente insufficienti per far fronte alle 3 mila richieste pervenute.
LA SITUAZIONE IN OCCIDENTE Qualche esempio? Nel luglio dell'anno scorso, poco prima della S. Messa feriale, un uomo ha diretto il suo minivan contro il santuario intitolato alla Regina della Pace, in Florida. Dopo lo schianto ha cercato di dar fuoco al mezzo, poi si è dato alla fuga, ma è stato individuato ed arrestato. Nel marzo scorso, invece, in Missouri, la Madre badessa del monastero benedettino intitolato a Maria Regina degli Apostoli ha trovato due proiettili conficcati nel muro della sua cella. Nel periodo precedente altri colpi erano già stati sparati contro l'edificio. Il Cancelliere della Diocesi di Brooklyn, Padre Anthony Hernandez, ha espresso chiaramente la sua preoccupazione a fronte di tali eventi: «Siamo davvero preoccupati - ha detto - di questa tendenza emergente ai crimini d'odio contro i cattolici». L'anticlericalismo però dilaga anche in Europa ed, in particolare, in quella che fu la cattolicissima Spagna, dove ancora una volta il governo socialcomunista si dedica ad un nuovo attacco contro la Chiesa. In un proprio comunicato, la lista di estrema sinistra Unidos Podemos ha chiesto all'esecutivo di annullare tutti gli accordi in essere tra lo Stato e la Santa Sede e di abolire i relativi benefici fiscali concessi, considerati come un'«anomalia democratica», di eliminare l'insegnamento della religione dalla Scuola, di recuperare il patrimonio immatricolato dalla Chiesa e di promuovere indagini suppletive circa gli abusi sessuali commessi dal clero. Il tutto, per assicurare così laicismo ed aconfessionalità alle istituzioni, ritenendo che il Concordato di Franco, firmato nel 1953, in realtà non sia mai stato abrogato, dimenticando però come, in ogni caso, nel gennaio 1979 Spagna e Santa Sede abbiano firmato i nuovi accordi, abrogando quelli precedenti. Richieste, dunque, quelle avanzate, totalmente infondate e folli, come si evince anche dalle parole espresse in proposito dai deputati di Podemos Javier Sánchez Serna e Martina Velarde: «La Chiesa cattolica - hanno detto - continua a godere di scandalosi privilegi, che violano la Costituzione spagnola. La gerarchia cattolica riceve ogni anno 11 miliardi di euro dalle casse pubbliche, tuttavia è esente dal pagamento di tasse come l'Ibi. Il paradiso dei vescovi non è in cielo, è un paradiso fiscale ed è in Spagna». L'aggressione della Sinistra alla Chiesa qui è talmente grave da spingere Sofía Ruiz del Cueto, vicepresidente della programmazione e della produzione della sezione spagnola del network televisivo cattolico EWTN, a dedicare all'«evangelizzazione della Spagna» la veglia di adorazione, trasmessa in diretta domenica scorsa e rilanciata da EWTN Usa News, realizzando quanto chiesto dalla Madonna ovvero pregare: «L'evangelizzazione della Spagna - ha dichiarato Ruiz del Cueto - ovvero della nazione che ha evangelizzato il mondo è un evento con ripercussioni mondiali». C'è da sperarlo, poiché il bisogno e l'urgenza sono evidenti.
LA SITUAZIONE IN AFRICA Intanto, però, le cronache riservano nuove sofferenze e nuovi dolori, anche guardando all'Africa, in Nigeria nello specifico, dove lo scorso 11 ottobre un gruppo di uomini armati ha assaltato il seminario di Cristo Re a Fayat, nella diocesi di Kafanchan, aprendo il fuoco ed invadendo i locali. I 130 studenti in quel momento erano riuniti per la S. Messa del mattino: sei di loro sono rimasti feriti, tre del quarto anno di Teologia sono stati sequestrati ma rilasciati due giorni dopo. La situazione qui è davvero pesante: la Chiesa ha pubblicamente denunciato come i cattolici, in Nigeria, siano vittime non di banali "scontri" per questioni terriere, bensì di un vero e proprio processo di pulizia etnica e religiosa ad opera degli islamici Fulani con la complicità dello Stato. Il vescovo di Makurdi, mons. Wilfred Anagbe, è stato chiarissimo: «Questa è una guerra religiosa - ha detto -. Hanno un'agenda, che è l'islamizzazione del Paese. E lo stanno facendo, eliminando accuratamente tutti i cristiani ed occupando i loro territori», ammazzando e bruciando case. Le cifre ufficiali parlano di 3 mila morti finora, ma chi è sul campo stima le vittime in almeno 36 mila, oltre a molti sfollati ed indigenti. Molte ong hanno già abbandonato le zone a rischio, a restare è solo la Chiesa, segno di speranza e strumento operativo per far arrivare gli aiuti a quanti si trovino in difficoltà. Come è stato rilevato da Johan Viljoen, direttore del Denis Hurley Peace Institute in Sudafrica, quella in corso è un'«occupazione concertata e ben pianificata. Non credo che l'esercito stia cercando di risolvere qualcosa. Semmai cerca d'incoraggiare» tale triste fenomeno, dato che, dopo anni di violenza, «non un solo Fulani è stato processato». Del resto, la riluttanza delle forze armate ad intervenire discende direttamente dal coinvolgimento diretto dello Stato ad alti livelli in questa sconcertante epurazione di massa. Mons. Anagbe osserva come «tutti i capi militari della marina, dell'aviazione e della polizia siano musulmani». Padre Joseph Fidelis della diocesi di Maiduguri ribadisce: «Non è uno scontro, è un lento genocidio. Costringere le persone a lasciare le loro terre, privarle dei mezzi di sussistenza e massacrarle, ebbene questa è una forma di genocidio». Da qui l'appello all'Occidente, chiedendo preghiere ed aiuti. Ma l'Occidente, troppo preda di un suicidio collettivo chiamato aborto, eutanasia, suicidio assistito e dintorni, è purtroppo sordo ai richiami che giungono da fratelli nella fede, che dall'altra parte del globo chiedono soccorso. Anche l'India piange gli attacchi dei fondamentalisti indù contro i cristiani: solo nello scorso 3 ottobre si sono registrati almeno 13 episodi di violenza e minacce contro le comunità di Uttarakhand, Haryana, Uttar Pradesh, Chhattisgarh, Madhya Pradesh e Nuova Delhi, la capitale. Urlando slogan inneggianti al dio indù Ram, gli estremisti del Sangh Parivar hanno aggredito i fedeli riuniti in preghiera e distrutto i luoghi di culto, oltre ad aver lanciato false accuse di conversioni forzate a danno dei sacerdoti. Secondo Padre Cedric Prakash, gesuita, «la violenza è in aumento». America, Europa, Africa ed Asia: in pochi minuti abbiamo fatto il giro del mondo. Ma è un mondo in preda alla follia, alla violenza, all'integralismo, un mondo che pare aver deciso che per i cristiani non v'è posto...
Fonte: Corrispondenza Romana, 20 ottobre 2021
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LA CHIESA DEVE EVANGELIZZARE IL MONDO O FARSI CONTAMINARE DA ESSO?
La nomina dell'economista Jeffrey Sachs a membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali è segno che ci siamo arresi alle logiche dell'ONU
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-10-2021
Jeffrey Sachs membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (PASS) è senza dubbio uno scandalo, come già alcuni hanno detto. La nomina pontificia, avvenuta lunedì 25 ottobre, è una decisione che crea ulteriore disorientamento e confusione, come se non ce ne fosse già abbastanza nella Chiesa. O forse, se ne sono viste talmente tante in questi anni che una più una meno non fa neanche troppa differenza per la maggior parte dei fedeli. Probabilmente è proprio così, restano in pochi a indignarsi per la nomina in una delle Accademie del Papa di un fanatico neo-malthusiano, abortista convinto e teorico del controllo della popolazione.
UN SIGNIFICATO CHE VA OLTRE Eppure la nomina di Jeffrey Sachs ha un significato che va oltre la partecipazione a una prestigiosa accademia pontificia che dovrebbe elaborare studi e ricerche che siano di aiuto alla Chiesa nello sviluppo della Dottrina sociale. Sachs è un economista di ambigua fama: da una parte è tra gli specialisti più influenti al mondo, nonché consulente di ben tre segretari generali dell'ONU, e guru dello sviluppo sostenibile (attualmente è direttore del Center for Sustainable Development alla Columbia University); dall'altra sul campo ha raccolto soltanto fallimenti: è noto come "padre" della discussa "terapia choc" applicata in Polonia per accelerare la transizione da un'economia di stampo comunista a un sistema capitalistico; molto meno noto il grande progetto, all'inizio degli anni Duemila, di lotta alla povertà in Africa - The Millennium Villages Project - con cui aveva scelto 12 villaggi dell'Africa subsahariana che, grazie all'applicazione delle sue teorie economiche (con investimenti pari a 120 milioni di dollari), sarebbero dovuti diventare nel giro di 5 anni dei modelli da replicare in tutta l'Africa per sconfiggere definitivamente la povertà. Si trattò di un fallimento clamoroso, raccontato in un libro (Nina Munk, The Idealist, 2013) da chi aveva seguito il progetto passo dopo passo fin dalla sua ideazione. La morale è semplice: le brillanti teorie economiche non funzionano quando sono calate nella realtà degli uomini. Malgrado ciò, la carriera di Sachs non ne ha sofferto e alla fine è anche diventato la "guida economica" del Vaticano, e poco conta che i suoi libri e interventi pubblici dimostrino una certa ossessione per il presunto problema della sovrappopolazione, che vorrebbe risolvere in modo drastico. Anche per questo è un grande ammiratore della Cina che, con la sua "politica del figlio unico", ha fatto fuori in 40 anni qualcosa come 400 milioni di esseri umani.
UNO SCENARIO ANCORA PIÙ INQUIETANTE Tutto questo evidentemente non conta, e così ha avuto una gran parte nella stesura dell'enciclica ecologista Laudato Si' (2015), è una delle menti di "The Economy of Francesco", è protagonista da anni di ogni convegno internazionale di rilievo sui temi sociali che si svolge in Vaticano. Alla fine, la nomina come membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali non può sorprendere, è la logica conseguenza di quanto avvenuto negli ultimi anni. Sebbene lo scandalo sia grande, la vicenda di Sachs rivela uno scenario ancora più inquietante. Il cancelliere della PASS, l'argentino monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, a proposito della ingombrante presenza in Vaticano di Sachs, più volte ha detto ai giornalisti che Sachs ha cambiato idee e che comunque l'obiettivo è che l'ONU e i suoi uomini più influenti prestino ascolto alle priorità poste dalla Santa Sede, cosa che - dice Sorondo - sta avvenendo. Cioè, il poverino sembra convinto che sia l'ONU ad aver cambiato priorità nelle sue decisioni per accogliere quanto la Chiesa, e soprattutto papa Francesco, vorrebbe. Non si rende conto che invece è proprio la Chiesa che si è spostata sulle posizioni delle agenzie dell'ONU e dei gruppi ecologisti. Non solo la Santa Sede, abbiamo visto cosa è accaduto alle Settimane Sociali della Chiesa italiana svoltesi lo scorso fine settimana: la prima proposta approvata impegna le parrocchie in progetti per la transizione energetica. In pratica non è il mondo ad essere stato contaminato dal pensiero della Chiesa, è invece la Chiesa ad essere in balia dei poteri di questo mondo. L'esempio più evidente è l'integrazione del concetto di sviluppo sostenibile nel magistero della Chiesa, avvenuto ufficialmente con l'enciclica "Laudato Si'", ma che è ormai diventato un ritornello continuo. In cosa consiste effettivamente lo sviluppo sostenibile? Se si prende il Rapporto della Commissione Brundtland (Our Common Future, 1987) vediamo che il concetto di sviluppo sostenibile nasce dalla convinzione che la pressione demografica sia una zavorra per lo sviluppo e un fattore di degrado per l'ambiente. Cioè, c'è dietro una concezione negativa dell'uomo, della sua presenza. Niente a che vedere con il Magistero tradizionale della Chiesa cattolica. Se la Chiesa comincia ad adottare i concetti del mondo, allora è evidente che è il mondo a vincere e non la Chiesa ad evangelizzare, e il Vaticano diventa terra di conquista. Noi siamo arrivati esattamente qui.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-10-2021
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OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 13,24-32)
Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi
Fonte Il settimanale di Padre Pio
L'Anno liturgico volge ormai al termine e le letture della Messa ci portano a riflettere sulle ultime realtà della vita, su quello che ci aspetta al termine della nostra esistenza e alla fine dei tempi. Il brano del Vangelo, innanzitutto, ci vuole far comprendere una cosa di fondamentale importanza: questo mondo finirà, e le realtà terrene, che oggi sono per molti l'unica cosa che conta, sono destinate a perire. Il denaro, il potere, il possesso dei vari beni non possono garantire alcuna stabilità e, comunque, li dobbiamo lasciare al termine della nostra vita. Questa convinzione si deve radicare in noi e deve sottrarci al fascino dei beni terreni. Inoltre, il pensiero che un giorno saremo giudicati deve spronarci a usare saggiamente dei beni di questo mondo per fare il bene e non per alimentare il nostro egoismo. Il Vangelo afferma: «Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26). Il Figlio dell'uomo è Lui, è Gesù, che per nostro amore ha voluto assumere la nostra natura umana. Sarà Lui il nostro Giudice, a cui il Padre ha affidato il compito di decidere la nostra sorte finale. Le uniche due cose sicure della nostra vita sono la morte e il Giudizio, tutto il resto è incerto. Un giorno moriremo e saremo subito giudicati da Gesù Cristo. Molto probabilmente, queste sono le cose a cui meno si pensa. Chi è saggio vi pensa spesso e cerca ogni giorno di prepararsi nel modo migliore a quel momento che sarà decisivo per la nostra eternità. Il modo migliore per prepararsi al Giudizio è quello di amare con tutto il cuore Colui che un giorno sarà nostro Giudice. Se vivremo nell'amicizia con Lui, se riceveremo frequentemente i sacramenti della Confessione e della Comunione, se allontaneremo il peccato dalla nostra vita, se ameremo Dio e il prossimo, non avremo nulla da temere da quel giudizio che sarà un giudizio di misericordia per tutti quelli che avranno usato misericordia. Il segreto per assicurarci un giudizio favorevole è appunto questo. Il Vangelo di oggi, inoltre, ci insegna a non dare retta alle previsioni allarmistiche di tutti quelli che ritengono imminente la fine del mondo. Questa fine può avvenire tra un giorno come tra milioni di anni, a noi non spetta saperlo. Gesù lo dice chiaramente: «Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13,32). Quello che sappiamo con certezza è che un giorno moriremo, e quella sarà la nostra fine. Gesù vuole ammonirci perché quello che conta di più non è il giorno e l'ora, ma il modo con cui giungeremo all'incontro con Dio. L'uomo equilibrato e sereno sa che la sua vita deve finire, e sa anche che essa è destinata a una eternità più o meno beata a seconda del suo comportamento. Vi sono due Giudizi: il Giudizio particolare, al quale saremo sottoposti subito dopo la nostra morte, e il Giudizio universale che vi sarà alla fine dei tempi. Dopo il Giudizio particolare, l'anima riceverà subito la giusta retribuzione: o il Paradiso, molto spesso preceduto dalle sofferenze purificatrici del Purgatorio; oppure l'inferno, se al momento della morte l'anima si trova in peccato mortale. Alla fine dei tempi ci sarà il Giudizio universale. Con questo Giudizio avremo la definitiva vittoria del bene sul male. Il male non potrà mai avere il definitivo sopravvento sul bene e solo Dio avrà il suo pieno trionfo. In ogni epoca sono sorti errori di ogni genere, eppure anche i più potenti nemici di Dio sono tramontati. Nulla rimane in eterno su questa terra e tutti dovranno rendere conto a Dio. Come hanno fatto tutti i buoni cristiani, pensiamo anche noi a quelle due uniche cose certe della nostra vita: la morte e il Giudizio: da questa riflessione nascerà un miglioramento di tutta la nostra vita.
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