BastaBugie n�756 del 16 febbraio 2022

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1 IN CANADA 50.000 CAMION GUIDANO LA RIVOLTA MONDIALE CONTRO LE RESTRIZIONI COVID
La gente comune sta con i camionisti supportando con viveri e carburanti chi sta combattendo anche per loro: sono stati raccolti 10 milioni di dollari, ma il governo li blocca e schiera l'esercito (VIDEO: Freedom Convoy)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA TRUFFA DEI NUMERI DI TERAPIE INTENSIVE E MORTI
Terapie intensive intasate dai NoVax? Falso! Ecco come i numeri vengono gonfiati nonostante il rispetto formale della legge (VIDEO: Trasmissione censurata della Rai)
Autore: Giovanni Lazzaretti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 IL TRIBUNALE DI COLONIA CONDANNA A 4 MESI DI CARCERE IL SACERDOTE CATTOLICO CHE HA CRITICATO LA LOBBY GAY
In Finlandia un politico cristiano non propenso ai compromessi rischia di essere condannata per aver citato la Bibbia
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia
4 IL RAZZISMO DI CHI PROMUOVE L'ABORTO
Il 40% degli aborti negli Stati Uniti riguarda afroamericani, benché la popolazione nera rappresenti soltanto il 14% del totale
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
5 DICHIARATO SERVO DI DIO AKASH BASHIR CHE SI SACRIFICO' BLOCCANDO UN KAMIKAZE ISLAMICO
Il diciottenne sarà il primo martire del Pakistan grazie al gesto eroico con il quale bloccò l'attentatore suicida, esplodendo con lui, per salvare oltre mille cristiani che pregavano in chiesa (VIDEO: Akash Bashir)
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 COME PRESERVARE ANIMA E CORPO DALLA LUSSURIA
La lotta contro il vizio della lussuria dura a lungo e sono pochi coloro che riportano una vittoria totale (per questo occorre pregare, riporre la fiducia in Dio ed esercitarsi nella virtù della castità)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Il Timone
7 LA DERIVA TEDESCA DEL SINODO SUL SINODO
L'assemblea dei vescovi tedeschi chiede al Papa la revisione della disciplina del celibato (per dare la moglie ai sacerdoti e per ammettere le donne al diaconato), l'apertura alla contraccezione e la normalizzazione dell'omosessualità (insomma sempre la solita solfa)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
8 OMELIA VII DOM. T. ORDINARIO - ANNO C (Lc 6,27-38)
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro
Fonte: Maranatha

1 - IN CANADA 50.000 CAMION GUIDANO LA RIVOLTA MONDIALE CONTRO LE RESTRIZIONI COVID
La gente comune sta con i camionisti supportando con viveri e carburanti chi sta combattendo anche per loro: sono stati raccolti 10 milioni di dollari, ma il governo li blocca e schiera l'esercito (VIDEO: Freedom Convoy)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15-02-2022

Canada, giunti alla terza settimana di protesta dei camionisti contro l'obbligo vaccinale, il premier Justin Trudeau ha deciso di passare alle maniere forti. La polizia ha sgomberato sabato il ponte Ambassador, presidiato dai manifestanti con i loro mezzi pesanti. si trattava di un ponte strategico, che collega il centro industriale di Detroit (nel Michigan, Usa) con l'Ontario. Ma è di ieri sera l'annuncio dello stato d'emergenza nazionale, che permetterà al governo di sospendere i diritti civili per ripristinare l'ordine. La legge, che dovrà essere approvata dal parlamento entro una settimana, permetterà di vietare manifestazioni pubbliche e di ridurre la libertà di movimento, impedendo l'accesso o l'uscita per e da determinate aree. La misura estrema, la prima in mezzo secolo nel Paese, è stata adottata proprio quando il fronte di Trudeau, a favore dell'obbligo vaccinale, iniziava vistosamente ad incrinarsi. In Europa, soprattutto in Francia, la protesta è arrivata, ad imitazione dei camionisti del Canada, ma non ha avuto altrettanto successo: a causa, soprattutto, di una forte repressione preventiva.
Partendo dal Canada: le autorità di Ottawa, dove si concentra il grosso della manifestazione, avevano tentato di scoraggiare e scacciare in tutti i modi i camionisti. Hanno, ad esempio, annunciato multe e persino arresti, per chi avesse portato benzina e generi di conforto ai camionisti manifestanti. E subito cortei spontanei di cittadini, di tutte le età, hanno incominciato a sfilare, con le taniche in mano, a sostegno degli "insorti". Nella settimana precedente, erano stati inviati dei trattori per trainare i camion, ma i trattori stessi si sono uniti alla protesta. Episodi di solidarietà di questo genere hanno fatto vacillare, anche politicamente, il fronte pro-obbligo di vaccino. Soprattutto a livello locale, province quali l'Alberta, il Quebec e poi il Saskatchewan avevano avviato delle road map per uscire dal regime di restrizioni pandemiche, riaprendo uffici, luoghi pubblici e smettendo di chiedere il pass in molte attività al chiuso. La decisione più forte è stata presa ieri dall'Ontario, la provincia in cui si trova la capitale Ottawa e la città industriale di Toronto. La regione più importante, insomma, ha abolito il pass vaccinale.

LA DEBOLEZZA DEL GOVERNO CANADESE
La reazione durissima di Trudeau potrebbe essere dunque motivata da questa netta sensazione di non aver più un terreno politico sotto i piedi. Anche nel suo stesso partito, il Liberal Party, non sono più così compatti dietro il governo. Fa comunque riflettere che proprio il partito che ha introdotto la Carta dei Diritti e delle Libertà del Canada, nel 1982 (ai tempi in cui il padre di Trudeau, Pierre, era premier) ora sospenda i diritti civili, per reprimere una protesta che chiede il pieno rispetto di quella Carta. Una delle tante ironie della storia. La legge che Trudeau intende applicare conferisce poteri maggiori alla polizia contro pubbliche assemblee, se queste vengono considerate "attività pericolose e illegali". Permette inoltre al governo di bloccare e presidiare aree critiche, come porti, aeroporti e valichi doganali. Fine anche della libertà di raccogliere fondi: tutte le piattaforme per la raccolta fondi dovranno infatti registrarsi presso il Fintrac, l'agenzia del Ministero delle Finanze che traccia le transazioni finanziarie. Ed è una chiara premessa per passare al sequestro di fondi. Dopo che GoFundMe aveva, di sua sponte, congelato le donazioni per il Freedom Convoy (l'organizzazione ombrello per la protesta dei camionisti), i donatori si erano rivolti al GiveSendGo, una piattaforma che ha permesso in passato di raccogliere soldi a favore di altre iniziative conservatrici e cristiane. Adesso penserà direttamente il governo canadese a sequestrare i soldi donati alla protesta contro l'obbligo vaccinale, addirittura ricorrendo ad una legge anti-terrorismo, la Legge contro il Finanziamento del Terrorismo e del Crimine. Le istituzioni finanziarie canadesi, le banche dunque, potranno sospendere i servizi per chi ha donato.

IN EUROPA LA PROTESTA E' BLOCCATA PREVENTIVAMENTE
Se in Canada si passa alle maniere forti dopo tre settimane di protesta (e dopo i primi importanti risultati ottenuti dal Freedom Convoy), in Europa è invece scattata la repressione preventiva. Ieri era il giorno del Freedom Convoy Europe, dunque una serie di carovane di camion dirette verso Bruxelles da tutti i Paesi membri dell'Ue. Ma la polizia belga ha bloccato tutti gli accessi e le poche decine di mezzi che sono passate attraverso i filtri delle forze dell'ordine, soprattutto camper e piccoli camion, hanno avuto al massimo il permesso di accamparsi nel parcheggio dell'altopiano dell'Heysel, fuori dalla città. Doveva essere anche il giorno del Freedom Convoy in Italia, ma a Roma. Secondo tutti i media italiani è stato un flop, con poche centinaia di presenze nella capitale.
In Francia, sabato scorso, la protesta è stata più massiccia, perché ha ereditato, almeno in parte, la mobilitazione del movimento dei Gilet Gialli del 2018. Ad essere colpite dalle misure anti-Covid sono infatti le stesse categorie penalizzate dalla tassa ecologica sul carburante, quella che aveva fatto scoppiare la protesta precedente. Ma i sei convogli che dovevano convergere su Parigi dai sei angoli della Francia, sono stati preventivamente fermati da un imponente schieramento di polizia. Due giorni prima, la prefettura della capitale, ha vietato ogni manifestazione. Ad accogliere i circa 4000 manifestanti c'erano 7800 agenti della Gendarmeria, con blindati ed equipaggiamento anti-sommossa. Le forze dell'ordine avevano il preciso ordine di impedire sul nascere ogni blocco della circolazione attorno alla capitale. Ma, paradossalmente, i posti di blocco e lo schieramento di uomini e mezzi, ha creato giganteschi ingorghi. E i mezzi blindati, schierati per impedire danneggiamenti all'arredo urbano e alle proprietà, qualche danno lo hanno fatto anche loro.

Nota di BastaBugie:
nel video sottostante (durata: 3 minuti) dal titolo "Freedom Convoy 2022" si può vedere uno spaccato della protesta dei 50.000 camion che stanno protestando contro le restrizioni del governo canadese. Come si vede la gente comune supporta i camionisti nella loro protesta mostrando bandiere e cartelli, ma anche supportando con viveri e carburanti chi sta combattendo anche per loro.
Per approfondire ulteriormente si possono vedere i video (durata: 1 ora circa ciascuno) dal titolo "Trudeau si scontra con 50.000 camion" nei quali il giornalista professionista Roberto Mazzoni spiega dalla Florida la situazione americana, anche facendo vedere la situazione reale che non traspare nei media mainstream.
Per vedere gli interessanti video basta andare ai link sottostanti e iscriversi al canale in maniera gratuita. Ne vale davvero la pena. Noi di BastaBugie ve lo consigliamo.
FREEDOM CONVOY - 1° PARTE (6 febbraio) clicca qui!
FREEDOM CONVOY - 2° PARTE (8 febbraio) clicca qui!
FREEDOM CONVOY - 3° PARTE (11 febbraio) clicca qui!
TRUDEAU GETTA LA MASCHERA - 1° PARTE (16 febbraio) clicca qui!
TRUDEAU GETTA LA MASCHERA - 2° PARTE (18 febbraio) clicca qui!

VIDEO: FREEDOM CONVOY 2022
Uno spaccato della protesta dei 50.000 camion che stanno protestando contro le restrizioni del governo canadese.


https://www.youtube.com/watch?v=QOCXozUuefM

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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DOSSIER "IL CANADA DI TRUDEAU"
Dittatura sanitaria, gender, eutanasia, ecc.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15-02-2022

2 - LA TRUFFA DEI NUMERI DI TERAPIE INTENSIVE E MORTI
Terapie intensive intasate dai NoVax? Falso! Ecco come i numeri vengono gonfiati nonostante il rispetto formale della legge (VIDEO: Trasmissione censurata della Rai)
Autore: Giovanni Lazzaretti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-02-2022

Il mantra ripetuto dai TG è «le terapie intensive sono intasate all'80% dai NoVax, i malati oncologici non trovano posto». Innanzitutto aboliamo la trita sigla NoVax, per parlare più correttamente di Persone Non Vaccinate Covid, mentre altri sono Persone Vaccinate Covid (molte non per scelta).
La prima cosa da chiarire è che le intensive non sono affatto intasate. Il portale AGENAS del governo indica per il 29 gennaio 2022 una presenza da covid del 17,6%, quando la soglia critica è stata fissata al 30%. Guardando le singole regioni/province autonome, si avvicinano alla soglia solo le Marche (27,1%) e Trento (27,8%).
L'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità è datato 19 gennaio, e porta i dati delle terapie intensive nel periodo 3 dicembre 2021 - 2 gennaio 2022: persone entrate in terapia intensiva = 2.417; non vaccinati in terapia intensiva = 1.557; percentuale 64%. Questo è il primo passettino per ridimensionare l'80% indicato nel "mantra" dei TG.
Facciamo quindi un po' di conti: la degenza media in intensiva è di 15 giorni circa, quindi 1.557 persone x 15 giorni = 23.355 giorni di terapia intensiva. Dividiamo allora questo monte giorni per il periodo preso in esame che è di 31 giorni: 23.355 : 31 = 753 posti terapia intensiva occupati da non vaccinati. Considerato che i posti di terapia intensiva pre covid erano 8.000 circa e adesso 9.031, significa che i non vaccinati non occupano nemmeno l'extra di 1.031 posti creato a causa del covid.
La conseguenza è evidente: la frase «il malato oncologico non trova posto in intensiva per colpa dei NoVax» è falsa. Le persone non vaccinate non occupano nemmeno tutti i 1.000 posti extra creati per il covid. Se quindi il malato oncologico oggi non trova posto, significa che non l'avrebbe trovato nemmeno ieri prima del covid. Perché la nostra sanità già prima del covid era in coma. Il "Sistema Seconda Repubblica" (SSR), che ha sfasciato la sanità, oggi usa le persone non vaccinate come capro espiatorio per coprire le proprie colpe.
Questo è il primo tassello, ma bisogna proseguire. Sì, perché riguardo alle statistiche sulle Terapie Intensive, a quanto abbiamo detto bisogna aggiungere almeno altre quattro ombre (ombre nel senso che non abbiamo dati, ma abbiamo la certezza dell'evento che qualcuno prima o poi dovrà tradurre in dati).

SVELIAMO LE OMBRE DEL SISTEMA (SENZA ESSERE COMPLOTTISTI)
Prima ombra. Tra i non vaccinati ci sono le persone "non vaccinabili covid". Poiché un medico non ti fa un'esenzione neanche con la pistola alla tempia, gli esentati sono certamente portatori di patologie pesanti. Se vanno in terapia intensiva da positivi, questo avviene molto probabilmente per le gravi patologie. Quanti sono? Non lo sappiamo. Quali che siano, vanno tolti dal totale dei non vaccinati.
Seconda ombra. Bassetti, 12 gennaio 2022: «Nei nostri reparti siamo ben oltre il 35% di ricoverati che con il Covid-19 non c'entrano nulla. Non hanno della malattia nessun sintomo, ma solo la positività al tampone per l'ingresso in ospedale» (dichiarazione all'AGI). Allora, poiché le curve dei morti e delle terapie intensive seguono andamenti molto simili, il problema di quel 35% di catalogazione impropria l'abbiamo anche nelle terapie intensive.
Terza ombra. Un servizio di Valentina Noseda (ReStart, RAI) è stato autocensurato per la messa in onda, ma lo trovate su RaiPlay [clicca qui!]. La Noseda intervistava persone che descrivevano il metodo per incrementare il numero dei positivi ospedalizzati, al fine di ottenere i rimborsi di 3.713 euro (ospedalizzati normali) o 9.697 euro (ospedalizzati terapia intensiva). Vero, falso? Del tutto verosimile. Dove ci sono molti soldi, ci sono anche i servi di Mammona all'opera.
Quarta ombra. Ma i 9.031 posti di terapia intensiva sono reali? Mentre ero al mare a Pesaro, a fine agosto, leggevo l'intervista a un primario che, essendo prossimo alla pensione, si sbilanciava un po'. «Il suo reparto adesso è molto pieno?» «No, dà sempre l'impressione di essere vuoto. Ho i letti, ma servono 15 medici per coprirli. Di medici ne ho 6, veda un po' lei...». Ci sono 9.031 posti di terapia intensiva coi relativi medici? Oppure...
Avanti ancora, c'è un'altra domanda chiave: perché si parla tanto di Terapie Intensive e poco di morti?
La sparata sull'intasamento delle terapie intensive da parte dei non vaccinati è l'ultima arma che resta per far credere a un qualche peso del vaccino in questa gestione dell'epidemia. Ma le terapie intensive sfornano un numero di morti modesto rispetto al totale.
Spostiamoci allora sui morti, che sono un dato più pesante rispetto alle terapie intensive. L'ultimo rapporto Istituto Superiore di Sanità analizza le "diagnosi dal 26 novembre al 26 dicembre 2021 con decesso": sono 3.742, di cui 1.774 sono non vaccinati (47%) e 1.968 sono vaccinati in vario grado (53%). Statistica poco spendibile nei TG, coi vaccinati che vanno peggio dei non vaccinati.

IL PAESE IMMAGINARIO DI PONTEVEDRO
Guardiamo le corsie dal 3 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022: 25.168 ospedalizzati, di cui 11.487 sono non vaccinati (46%) e 13.681 sono vaccinati in vario grado (54%). Anche questa è poco spendibile nei TG, coi vaccinati che vanno peggio dei non vaccinati.
A questo punto arriva la solita obiezione: «Quei numeri vanno rapportati a quanti sono i vaccinati e i non vaccinati! Quando i vaccinati sono tanti, scatta il cosiddetto "effetto paradosso", per cui sembra che vada peggio ai vaccinati».
A questi "contestatori della Domenica" che ci ricordano l'ovvio, pongo intanto una domanda: «Vi sembra un "successo vaccinale" avere 1.968 morti vaccinati in 31 giorni? Era questo che promettevate nel radioso Vaccino-day del 27 dicembre 2020?». Ma, domanda a parte, vi porto come esempio il paese immaginario di Pontevedro.
Nel Pontevedro ci sono 10 milioni di pianurini e 10 milioni di monticiani. I primi si ammalano di covid, i secondi, non si sa perché, non lo prendono. 5 milioni di pianurini si vaccinano, 5 non si vaccinano. Dopo un certo tempo ci sono 1.200 decessi covid di non vaccinati e 1.000 decessi covid di vaccinati.
I non vaccinati totali sono 15 milioni (5 pianurini e 10 monticiani), per cui abbiamo 1.200 : 15 = 80 morti covid per milione. I vaccinati sono 5 milioni, per cui abbiamo 1.000 : 5 = 200 morti covid per milione.
Una martellante campagna governativa convince i monticiani a vaccinarsi. Si vaccinano tutti. Adesso i non vaccinati hanno 1.200 : 5 = 240 morti per milione. I vaccinati invece 1.000 : 15 = 67 morti per milione.
I morti sono sempre gli stessi, ma lo "spostamento di campo" dei monticiani ha alterato le percentuali.
Vi sembra un esempio stupido? Ma è esattamente ciò che hanno fatto in Italia. Vaccinando in massa fasce di età e persone senza patologie che avevano probabilità bassa o inesistente di morire di covid, hanno alterato la percezione globale del "successo vaccinale" portando al denominatore cifre di vaccinati "inutili", perché a rischio morte vicino allo zero.
Vale a dire che le statistiche sul "successo vaccinale" sono basate su numeri minuscoli e sono alterate dalla massa delle "vaccinazioni inutili" che alterano i rapporti. Se le persone a rischio zero non fossero state vaccinate (come direbbe la logica), l'insuccesso vaccinale sarebbe stato palese.

Nota di BastaBugie: nel video (durata: 4 minuti) dal titolo "Rimborsi" si può vedere il servizio (autocensurato per la messa in onda) di Valentina Noseda che si chiede perché in Italia ci siano così tanti morti nonostante le restrizioni che ci sono. Sono tutti morti di Covid o sono morti con il Covid? Per vedere il video, clicca qui!

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-02-2022

3 - IL TRIBUNALE DI COLONIA CONDANNA A 4 MESI DI CARCERE IL SACERDOTE CATTOLICO CHE HA CRITICATO LA LOBBY GAY
In Finlandia un politico cristiano non propenso ai compromessi rischia di essere condannata per aver citato la Bibbia
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia, 15 febbraio 2022

Ha toccato un argomento a dir poco scottante, don Dariusz Oko, sacerdote polacco e professore dell'Università Cattolica di Cracovia, che ha deciso di affrontare il problema delle lobby omosessuali all'interno della Chiesa.
Lo ha fatto in un articolo pubblicato in tre numeri della rivista Theologisches, nei quali ha affermato «la necessità di resistere alle lobby omosessuali nella Chiesa» e in un libro dal titolo "La mafia della lavanda. Con i papi e i vescovi contro l'omolobby nella Chiesa". Il professor Oko è stato denunciato da don Wolfgang Rothe, sacerdote che nei suoi scritti definisce invece le correnti gay come "un'immagine viva" della Chiesa.
Un'accusa, quella di don Oko, lanciata sulla base di alcuni precedenti che vedono coinvolto proprio don Rothe. Il sacerdote, infatti, si è "distinto", il 4 novembre scorso, per aver impartito una benedizione omosessuale in una sauna per gay di Monaco di Baviera. Inoltre, nel 2004, aveva fatto circolare alcune sue foto che, incredibilmente, lo ritraevano mentre baciava sulla bocca alcuni seminaristi.
Eppure è accaduto che, lo scorso 11 febbraio, don Dariusz è stato sottoposto a processo, con l'accusa di "istigazione all'odio", dal Tribunale di Colonia che, già il 27 luglio scorso, gli ha inflitto una multa di 4.800 euro, in alternativa a ben 120 giorni di reclusione. L'articolo incriminato, «Sulla necessità di resistere alle lobby omosessuali nella Chiesa» contiene le tesi principali del professore e sacerdote polacco, che non esita ad usare termini decisamente espliciti in tal senso, come "omomafia", "omolobby" e "omoeresia", con cui intende indicare una sorta di rete di "predatori sessuali", che si muoverebbe all'interno della Chiesa e che avrebbe come obiettivo i minorenni.
Argomento davvero scottante e scivoloso che non ha risparmiato la stessa condanna ricevuta da Oko anche al direttore e all'editore della rivista, rispettivamente il teologo don Johannes Stöhr e il professore don Manfred Hauke.
Eppure i primi paragrafi dell'articolo incriminato non fanno che riprendere le parole di Papa Francesco nel libro-intervista "La forza della vocazione. La vita consacrata oggi", in cui il Papa stesso racconta tutta la bellezza della chiamata al sacerdozio, ma anche eventuali rischi legati ad una formazione o ad un discernimento vocazionale sbagliato: «La Chiesa... non può ammettere al Seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay [...] Un religioso mi raccontava che, mentre era in visita canonica a una delle province della sua congregazione, era rimasto sorpreso. Vedeva che bravi giovani studenti e anche alcuni religiosi già professi essere gay. Egli stesso aveva dubbi sulla cosa e mi ha domandato se in questo vi era qualcosa di male. "In definitiva - diceva - non è tanto grave; è soltanto un'espressione di affetto". È un errore. Non è soltanto un'espressione di affetto. Nella vita consacrata e in quella sacerdotale non c'è posto per questo tipo di affetti. Per questa ragione, la Chiesa raccomanda che le persone con questa tendenza radicata non siano accettate al ministero né alla vita consacrata. Il ministero o la vita consacrata non sono il loro posto».
Sempre nell'articolo di don Oko si fa riferimento alle parole del cardinale honduregno Oscar Maradiaga, uno dei più stretti collaboratori di papa Francesco, e coordinatore del Consiglio dei Cardinali istituito dal Pontefice per assisterlo nella gestione e riforma della Curia Romana. Il cardinale Maradiaga alla domanda: "Esiste un'associazione gay in Vaticano?" in passato rispose: "non solo, ma lo stesso Santo Padre ha affermato l'esistenza di tale ‘lobby'. Il santo Padre sta cercando di risanare gradualmente questa situazione". Dettagli non da poco, che, evidentemente, non sono serviti per tutelare il diritto di manifestazione del pensiero da parte di don Dariusz Oko.

Nota di BastaBugie: Luca Marcolivio nell'articolo seguente dal titolo "In Finlandia donna a processo per aver citato la Bibbia" parla di Päivi Räsänen, un politico cristiano non propenso ai compromessi che per questo rischia di essere condannata.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 27 gennaio 2022:

Quando si mettono in discussione la libertà religiosa e la libertà di pensiero, qualunque altra forma di libertà è in grave pericolo. È quello che sta accadendo in Finlandia, dove lunedì scorso si è aperto il processo contro la parlamentare Päivi Räsänen. L'imputata è accusata di omofobia per aver più volte affermato il proprio pensiero sulla famiglia naturale e sull'omosessualità. Lo ha fatto per la prima volta nel 2004 (quando la libertà di opinione sui temi etici non sembrava ancora in discussione), anno in cui ha pubblicato un libro dal titolo Maschio e femmina li creò, in cui Räsänen riaffermava i principi della complementarità di genere, come enunciati in Genesi 1,27.
Päivi Räsänen è infatti uno dei pochi politici del Nord Europa che non si vergogna della propria identità cristiana. Co-imputato nel processo è infatti il vescovo evangelico-luterano Juhana Pohjola, la cui diocesi, 18 anni fa, commissionò a Räsänen la stesura del saggio menzionato. 62 anni, medico, madre di sette figli e nonna di cinque nipoti, Päivi Räsänen è attualmente capogruppo del Suomen Kristillisdemokraatit (Partito Cristiano Democratico) al Parlamento finlandese, dove è stata eletta per la prima volta nel 1995. Dal 2011 al 2015, ha ricoperto la carica di ministro dell'Interno.
Räsänen è diventata un personaggio particolarmente scomodo soprattutto a partire dal 2019, anno in cui ha diffuso un tweet in cui citava il celebre passo della lettera ai Romani in cui San Paolo condanna l'omosessualità (cfr Rom 1,24-27). Le sue convinzioni sulla famiglia naturale e sull'immoralità dell'omosessualità le ha ribadite anche in un'intervista radiofonica. Il tweet, l'intervista e il libro sono dunque i tre capi d'accusa contro la parlamentare finlandese, colpevole, a detta del pubblico ministero di aver definito gli omosessuali come «inferiori» e di aver offeso la dignità di questa minoranza. Räsänen si è difesa, dicendo di non avere nulla contro gli omosessuali, definendoli «creature di Dio» e di aver semplicemente riaffermato l'etica cristiana di sempre, sostenuta anche dalla Chiesa luterana finlandese.
Il processo riprenderà il prossimo 14 febbraio ed entro la metà di marzo si dovrebbe arrivare a una sentenza. Ai sensi della legge finlandese sull'omofobia, l'ex ministro rischierebbe fino a due anni di carcere. Il pubblico ministero ha chiesto per lei una pena pecuniaria di 13mila euro che, comunque, rappresenterebbe un grave precedente, specie nel caso in cui la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo dovesse respingere un eventuale ricorso.
Päivi Räsänen non è un politico cristiano propenso ai compromessi. «La Bibbia per me è una questione di vita o di morte», ha dichiarato l'ex ministro durante il processo. Non è la prima volta che, in Europa, un cittadino viene messo sotto accusa per omofobia. Aveva suscitato scalpore, lo scorso aprile, l'arresto nella pubblica piazza del pastore londinese John Sherwood, colpevole anch'egli di aver citato il contestato passo della Genesi. È la prima volta, tuttavia, che un politico viene processato per aver messo in discussione il "sacro verbo laico" dell'ideologia gender. Ciò rappresenta, anche da un punto di vista simbolico, un grave vulnus nel confronto democratico, con una lobby lgbt sempre più prepotente e in grado di orientare le agende dei parlamenti. [...]
Onore al merito di questa donna, dunque, e della sua battaglia in direzione ostinata e contraria, combattuta nella quasi totale solitudine.

Fonte: Provita & Famiglia, 15 febbraio 2022

4 - IL RAZZISMO DI CHI PROMUOVE L'ABORTO
Il 40% degli aborti negli Stati Uniti riguarda afroamericani, benché la popolazione nera rappresenti soltanto il 14% del totale
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 2 febbraio 2022

All'insegna del più demagogico politically correct, il presidente americano Biden s'è affrettato a far sapere che il nuovo giudice della Corte Suprema, chiamato a sostituire Stephen Breyer, sarà donna e nera, la prima nella storia degli Stati Uniti ad occupare quel posto. Non una novità assoluta, questo annuncio, poiché aveva già fatto questa promessa nel corso della propria campagna elettorale. Ma non è questo il punto. Il punto sta nell'ipocrisia di battaglie strumentali, che non tengono conto della realtà dei fatti e che consentono soltanto, a quanti se ne facciano promotori, di nascondersi dietro un dito.
Sarebbe meglio infatti che l'inquilino della Casa Bianca prestasse maggiore attenzione alle questioni etniche, non per sventolare bandiere ideologiche, bensì laddove davvero ne esista l'urgenza e la necessità. Come quando si affronti il tema dell'aborto, che sta letteralmente cancellando la popolazione di colore, specie le nuove generazioni. Lo dicono i dati.
Quasi il 40% di tutti gli aborti praticati negli Stati Uniti, infatti, ha riguardato bambini di origine afroamericana (contro il 35% di bianchi), benché la popolazione nera rappresenti soltanto il 14% del totale. Stiamo parlando di una cifra tragica, colossale, oltre 20 milioni di piccoli uccisi nel grembo delle loro madri, un numero equivalente alla popolazione di New York o della Florida. Un trend peraltro in crescita: dieci anni fa ci si attestava attorno al 36% su di una popolazione di colore pari al 12,8% del totale.
Un caso? Non proprio. La stessa fondatrice di Planned Parenthood, Margaret Sanger (che, non a caso, fece parte della Società di Eugenetica), il 19 dicembre 1939, in una lettera inviata al dottor Clarence Gambler, promosse la sterilizzazione di persone ritenute «inadatte» alla procreazione, quali per l'appunto minoranze etniche - soprattutto neri ed ispanici - e portatori d'handicap, ragion per cui le sue cliniche vennero aperte strategicamente soprattutto nei quartieri abitati dalle comunità di colore, nonché nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.
Ecco per quali battaglie il presidente americano dovrebbe battersi, per evitare lo sterminio etnico a colpi di aborto, poiché questa è un'evidente forma di autentico razzismo, non il colore della pelle di un giudice della Corte Suprema.
A fronte di ciò, comunque, anche buone notizie giungono dagli Stati Uniti sul fronte della vita. La città di Louisville è stata condannata a pagare a Matt Schrenger, un poliziotto del Kentucky, 75 mila dollari di risarcimento, per aver violato i suoi diritti costituzionali e civili, sospendendolo per oltre quattro mesi dal servizio e ponendolo sotto inchiesta, semplicemente per aver pregato in silenzio, su di un marciapiedi pubblico, dinanzi all'ingresso di una clinica abortista chiusa, mentre si trovava fuori servizio. L'agente, che peraltro nel proprio curriculum vitæ vanta numerosi elogi, ha fatto immediatamente causa al Sindaco ed al Dipartimento locale di Polizia ed ha vinto.
Da notarsi come, in passato, altri agenti di Polizia di Louisville avessero pubblicamente marciato in occasione di altre iniziative di esplicito attivismo politico - ad esempio, Lgbt e Black Lives Matter -, mentre si trovavano in servizio e con l'uniforme, senza che il Dipartimento avesse avuto alcunché da ridire e senza che avviasse azioni disciplinari, provocando così un'evidente discriminazione tra il personale, punendo unilateralmente e solo le opinioni di chi si dimostri pro-life, infischiandosene dei diritti garantiti dal Primo Emendamento. Inevitabile a questo punto condanna e biasimo per una forma persecutoria disumana, silenziosa ed ipocrita, pari forse solo a chi pensi di risolvere la strage di bambini afroamericani compiuta con l'aborto, semplicemente proponendo il nome di una donna nera quale giudice della Corte Suprema.

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Mauro Faverzani, nell'articolo seguente dal titolo "Basta ipocrisie, il tradimento dei Popolari" spiega perché i politici cristiani siano tali solo a parole.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 9 febbraio 2022:

Avevamo fatto notare un paio di settimane fa quanto il miraggio di una poltrona troppe volte abbia determinato tradimenti e voltafaccia da parte di una classe politica, attenta più all'interesse che all'ideale. Così ecco, ad esempio, il nuovo presidente dell'Europarlamento, Roberta Metsola, "sospettata" d'esser pro-life per aver votato a suo tempo contro l'aborto, "reinventarsi" immediatamente pro-choice, perfettamente allineata col mainstream di Palazzo, unico modo per conservare la carica.
Già in quell'articolo osservammo come il Partito Popolare, tanto europeo quanto di diversi, troppi Stati membri dell'Ue, Spagna in primis, se ne sia infischiato di tradire il proprio elettorato con prese di posizione contrarie ai propri principi, pur di far bottega. Ebbene, è successo ancora, secondo un copione ormai trito e ritrito, che l'agenzia d'informazione InfoCatólica non ha esitato a definire «vergognoso ed irresponsabile», coprendosi di «ridicolo». Non tanto per l'autogoal sulla controversa legge di riforma del lavoro, approvata - guarda caso - solo grazie al voto "sbagliato" di un deputato popolare, ma su di un altro punto, molto più grave per chi dica di riconoscersi nei valori cattolici: 79 degli 89 parlamentari del PP, nonostante avessero promesso il contrario, alla fine hanno votato a favore della legge liberticida, che punisce penalmente quanti difendano la vita nei pressi delle cliniche abortiste, facendola approvare con l'inaspettato risultato di 284 "sì".
Una svista? Un abbaglio? Un'incomprensione? Nient'affatto, anzi, proprio il contrario: una costante, una terribile costante, che si ripete nel tempo, contando forse sulla cattiva memoria altrui! La stessa costante che nell'ottobre 2016 spinse i Popolari a votare nel Parlamento andaluso un disegno di legge, proposto dall'ultrasinistra di Podemos, «per garantire i diritti delle persone, che si riconoscano come lesbiche, gay, transessuali, bisessuali ed intersessuali (Lgbti) e per sradicare la Lgbtifobia in Andalusia». Un testo, che include anche la possibilità per i minori di sottomettersi a trattamenti ormonali per cambiar sesso, anche senza il consenso dei genitori. Se i Popolari non l'avessero sostenuto, tale disegno di legge non sarebbe mai giunto nemmeno in aula.
Non solo. Nel novembre 2015 il Pp, in vista delle elezioni, escluse dalle proprie liste tutti i parlamentari pro-life. Tutti. Senza nemmeno por mano, come viceversa aveva promesso, alla legge Aido sull'aborto. Solo un mese prima, nell'ottobre 2015, il governo, guidato all'epoca dal popolare Mariano Rajoy, con l'immancabile sostegno dell'Ue, varò una guida ufficiale, ma dai contenuti assolutamente ideologici, contro l'«omofobia» dal titolo «Abbracciare la diversità», distribuita in tutte le scuole: in quelle pagine si era giunti all'assurdo di definire la cosiddetta "eterosessualità" contro natura!
E come dimenticare il biasimo ricevuto dall'opinione pubblica e dal vescovo della diocesi di Getafe nel maggio 2015, quando, in piena campagna elettorale, il candidato Juan Soler, dei Popolari, distribuì, assieme al cartoncino col proprio volto, anche preservativi in omaggio?
L'elenco purtroppo potrebbe continuare impietoso, imbarazzante, inaccettabile. Ma sarebbe assolutamente fuorviante immaginare che il problema sia solo del Pp iberico. Forse in Spagna è più evidente che altrove, ma non esclusivo. Han tradito i propri sostenitori i Popolari di molti Paesi, gli ex-democristiani di troppe latitudini e pure il Partito a livello europeo, calpestando i cosiddetti principi non negoziabili, la Dottrina sociale della Chiesa, lo stesso Catechismo. Coerenza vorrebbe che la smettessero di pescare consensi dall'elettorato cattolico, che di fatto non rappresentano, a nessun titolo. E prudenza vorrebbe anche che lo stesso elettorato cattolico la smettesse d'illudersi dell'impossibile ovvero di trovare solide sponde nelle istituzioni, continuando a sostenere ed a votare opportunisti e saltimbanchi politici. Come, anche nei giorni scorsi, malauguratamente i Popolari spagnoli hanno, ancora una volta, dimostrato.

Fonte: Corrispondenza Romana, 2 febbraio 2022

5 - DICHIARATO SERVO DI DIO AKASH BASHIR CHE SI SACRIFICO' BLOCCANDO UN KAMIKAZE ISLAMICO
Il diciottenne sarà il primo martire del Pakistan grazie al gesto eroico con il quale bloccò l'attentatore suicida, esplodendo con lui, per salvare oltre mille cristiani che pregavano in chiesa (VIDEO: Akash Bashir)
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-02-2022

Il 15 marzo del 2015, una domenica, in Pakistan due attentati suicidi hanno colpito due chiese cristiane, la Saint John Catholic Church e la Christ Church, a Youhanabad, un sobborgo di Lahore, nel Punjab, dove vive la più grande comunità di cristiani del Paese, oltre 100mila persone. L'intenzione di arrecare il massimo danno era evidente. In quel momento infatti le chiese, molto vicine una all'altra, e i loro dintorni erano gremiti di fedeli convenuti per partecipare alle celebrazioni domenicali.
Secondo alcune testimonianze, gli attentatori, che facevano parte del gruppo jihadista Tehreek-e-Taliban Pakistan Jamaatul Ahrar, hanno cercato di entrare prima dall'ingresso principale dei due edifici e poi da uno secondario. Fermati dal personale di sicurezza insospettitosi, si sono fatti esplodere all'esterno. I morti sono stati 17 e 70 i feriti, ma sarebbero stati molti di più, di sicuro centinaia, se gli attentatori fossero riusciti a entrare nelle chiese. Uno degli addetti alla sicurezza era un ragazzo cattolico di 18 anni, Akash Bashir, che prestava servizio volontario. Era di servizio a un ingresso della Saint John Church. Quando si è accorto dell'uomo che voleva entrare in chiesa con una cintura esplosiva, lo ha bloccato al cancello di ingresso abbracciandolo. "Morirò, ma non lascerò che tu entri" sono state le sue ultime parole prima che l'attentatore si facesse esplodere uccidendolo insieme ad alcuni fedeli che si trovavano a poca distanza.

IL SACRIFICIO DI AKASH BASHIR
Akash Bashir era nato il 22 giugno 1994 a Risalpur, nella provincia pakistana di Nowshera Khyber Pakhtun Khwa. Abitava insieme ai genitori e ai fratelli in un piccolo appartamento. Frequentava il Don Bosco Technical Institute di Lahore e partecipava alle attività giovanili della parrocchia di Saint John. Nel primo anniversario della sua morte l'arcidiocesi di Lahore aveva avviato la procedura per chiederne la canonizzazione. Il primo passo è ottenere il titolo di Servo di Dio e il 31 gennaio di quest'anno, festa di San Giovanni Bosco, monsignor Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore, ha annunciato che il Vaticano ha accettato di conferirglielo.
Akash Bashir è il primo Servo di Dio nella storia della Chiesa pakistana e il primo cristiano pakistano per cui è avviata la causa di canonizzazione che, per compiersi, prevede, dopo l'attribuzione del titolo di Servo di Dio, il conferimento del titolo di Venerabile e quindi di Beato. Un grande pannello davanti alla chiesa che ha protetto con la vita ricorda il suo sacrificio. "Lodiamo e ringraziamo Dio - ha commentato monsignor Shaw - per questo giovane coraggioso che poteva fuggire o cercare di mettersi in salvo, ma è rimasto saldo nella sua fede e non ha lasciato che l'attentatore suicida entrasse nella chiesa. Ha dato la vita per salvare più di mille persone presenti all'interno della chiesa per la messa domenicale". "È il nostro eroe - dice di lui padre Francis Gulzar, il parroco della Saint John Church - il suo coraggio ha salvato tante persone e ha ispirato i giovani cristiani locali che adesso sono in molti a offrirsi per prestare servizio di sicurezza alla chiesa". Anche l'arcivescovo emerito di Lahore, Lawrence Saldanha, ha preso la parola: "quando ci sono così tante notizie tristi - ha detto - questa notizia ci riempie di gioia. Akash rimane un grande modello di martire moderno. Possa ispirare e incoraggiare tutti i giovani".

IN PAKISTAN NULLA È RISPARMIATO AI CRISTIANI
Di notizie tristi in Pakistan ne arrivano quasi ogni giorno. Nel pomeriggio del 30 gennaio, solo poche ore prima dell'annuncio che Akash era stato proclamato Servo di Dio, William Siraj e Patrick Naeem, due pastori anglicani della Chiesa del Pakistan, sono stati aggrediti mentre, di ritorno dalla celebrazioni della liturgia domenicale, percorrevano in macchina la Ring Road, la circonvallazione di Peshawaar. Due uomini a bordo di una motocicletta hanno aperto il fuoco contro di loro uccidendo padre Siraj e ferendo padre Naeem. La sera del 30 gennaio in diverse città del paese i cristiani si sono riuniti e hanno pregato. L'arcivescovo di Karachi, monsignor Benny Mario Travas, ha espresso vicinanza alla Chiesa anglicana e ha chiesto al governo di prendere provvedimenti concreti contro la violenza che minaccia le minoranze.
Il Pakistan è un Paese musulmano. I cristiani sono poco più di quattro milioni su una popolazione di oltre 212 milioni. Nell'elenco 2022 dei 50 Stati in cui per i cristiani è più difficile vivere compare all'8° posto. Il suo livello di persecuzione è definito estremo. L'associazione Open Doors che ogni anno redige l'elenco spiega che ci sono Paesi in cui la minaccia ai cristiani deriva dall'influenza di gruppi estremisti, altri in cui è il governo a perseguitarli, altri ancora in cui sono dei normali cittadini a infierire contro di loro. La persecuzione inoltre, a seconda dei contesti, si esprime in atti di violenza, vessazioni, abusi, discriminazioni.
In Pakistan nulla è risparmiato ai cristiani. Oltre agli attentati a chiese e ad altre strutture religiose compiuti da gruppi jihadisti, patiscono le conseguenze di essere considerati cittadini di seconda classe, discriminati in ogni ambito dell'esistenza. Subiscono frequenti atti di intimidazione e di violenza, doppiamente vittime perché spesso le autorità non intervengono in loro aiuto, non accolgono le denunce e non perseguono i colpevoli. Così è anche delle donne cristiane, quasi sempre ragazzine minorenni, rapite da uomini musulmani e costrette a convertirsi all'islam e a sposare chi le ha sequestrate. Motivo di grande insicurezza è inoltre la legge sulla blasfemia che li espone a denunce quasi sempre prive di fondamento e che tuttavia danno origine a mesi e anni di carcere mentre gli avvocati che li difendono cercano di evitare loro la condanna alla pena capitale.

Nota di BastaBugie:
«Lascia stare è troppo rischioso!». «Non preoccuparti mamma, e poi sarei felice di morire per salvare altre vite». Così rispondeva il giovane Akash Bashir alla madre preoccupata che il figlio potesse venire ucciso mentre prestava servizio volontario come agente di sicurezza della parrocchia cattolica di St. John a Youhanabad, sobborgo ad alta presenza cristiana di Lahore. E così è stato. Il 15 marzo 2015 Akash è in servizio di fronte alla chiesa in cui si sta celebrando la messa domenicale. Quando vede il kamikaze entrare capisce subito quali siano le sue intenzioni. L'uomo minaccia di farsi saltare in aria ma Akash non ha paura e lo blocca per impedirgli di entrare in chiesa. Il fondamentalista islamico si fa esplodere. Moriranno 15 persone, tra cui lo stesso Akash, ma il gesto di questo coraggioso ragazzo cattolico salverà gli oltre 2.000 fedeli che al momento si trovavano in chiesa. Oggi davanti alla parrocchia di St. John c'è una foto di quello che tutti ormai chiamano "l'angelo di Youhanabad" e che si spera possa diventare presto il primo santo del Pakistan. Gli occhi dei genitori di Akash, Bashir e Nazbano, sono pieni di lacrime mentre raccontano quanto loro figlio fosse impegnato nella parrocchia e sempre pronto ad aiutare il prossimo. «A volte lo mandavo a fare la spesa e lui donava tutti i soldi ai poveri anziché comprare da mangiare!», ricorda la mamma. Nel loro cuore non c'è soltanto dolore ma anche orgoglio e gratitudine a Dio «che ci ha donato un figlio martire».

VIDEO: AKASH, IL PRIMO MARTIRE DEL PAKISTAN
Nel seguente video (durata: 2 minuti e mezzo) dal titolo "Akash: il primo martire del Pakistan" diffuso da Aiuto alla Chiesa che Soffre si possono ascoltare le testimonianze del padre e della madre del martire pakistano.


https://www.youtube.com/watch?v=sCcr4aW-2xk

DOSSIER "CRISTIANI IN PAKISTAN"
Asia Bibi, Shahbaz Bhatti, ecc.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-02-2022

6 - COME PRESERVARE ANIMA E CORPO DALLA LUSSURIA
La lotta contro il vizio della lussuria dura a lungo e sono pochi coloro che riportano una vittoria totale (per questo occorre pregare, riporre la fiducia in Dio ed esercitarsi nella virtù della castità)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Il Timone, settembre 2021

Giovanni Cassiano non è molto incoraggiante quando afferma che la lotta contro la passione della lussuria «dura a lungo ed è più tenace di tutte le altre, e sono pochi coloro che riportano una vittoria totale» (Istituzioni cenobitiche, VI, 1). Però bisogna riconoscergli uno spiccato senso della realtà... Come la gola, anche la lussuria è una malattia del concupiscibile, una patologia che colpisce il desiderio, il "motore" dell'anima umana. Un rilievo fondamentale per comprendere che senza la virtù della castità è semplicemente impossibile orientare e consacrare a Dio l'integrità della nostra potenza di desiderio e d'amore. In altre parole, è impossibile giungere, per grazia, ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente (cf. Dt 6,5). La castità richiede sempre l'astinenza da ogni impurità, e può assumere la forma della castità monastica e verginale, oppure quella coniugale.
È sempre Cassiano a metterci in guardia sui due fronti in cui la lussuria ci attacca: quello dell'anima e quello del corpo; pertanto è necessario vegliare e lottare su entrambi. Per quanto riguarda il corpo, occorre avvalersi di alcuni mezzi indispensabili per indebolirlo, evitando così che la sua forza diventi legna che alimenta il fuoco della passione lussuriosa. I Padri parlano molto diffusamente del digiuno; san Giovanni Climaco ricorda che Adamo, «se non si fosse lasciato dominare dal proprio ventre, non avrebbe mai saputo che cos'è una moglie» (La Scala, XV; 1). Potrebbe sembrare un'indicazione solo per monaci, ma non è così. Perché infatti il matrimonio non diventi una via di perdizione, ma di santità, è necessario che l'unione dei coniugi e l'apertura al dono della vita non vengano dominati dalla lussuria, ma dalla carità. Bisogna dunque lottare contra la gola, per colpire la lussuria, poiché entrambe fanno capo alla potenza concupiscibile. La moderazione, il digiuno, l'astinenza almeno periodica dalle carni sono mezzi preziosissimi, soprattutto nei momenti di maggiore tentazione. E poi le veglie, perché il troppo sonno accende la lussuria, ed il lavoro faticoso, soprattutto manuale, che fiacca il corpo e tiene lontano le fantasie accese dall'ozio.
Se digiuno, veglia e lavoro sono indispensabili, non sono però sufficienti contro questa passione furibonda, che si avverte sì nel corpo, ma che si accende nel cuore dell'uomo. Ed è lì che bisogna porre un cherubino di guardia, notte e giorno. In primis, dobbiamo saper custodire i sensi, in particolare gli occhi e il tatto, perché non vengano eccessivamente sollecitati. Una volta venne mossa l'obiezione che, dati i tempi, bisognerebbe andare in giro con una benda sugli occhi e si finirebbe per rompersi qualcosa. Nel qual caso il corpo risulterebbe indebolito e saremmo già a metà dell'opera, almeno per un po'... Battute a parte, non dobbiamo concederci la licenza di far vagare il nostro sguardo e indugiare su ciò che non conviene. Punto.
E poi la custodia del cuore, dove si insinuano pensieri cattivi o riaffiorano immagini e ricordi sensuali. La strategia è quella di respingere sempre e subito. San Giovanni Climaco avverte, con molta esperienza, di «non cercare di respingere il demone della fornicazione con giustificazioni e contraddizioni verbali, perché, avendo come alleata la natura, anche lui ha buone ragioni per combatterci» (La Scala, XV, 20). Bisogna però tener sempre presente che «chi vuol vincere la propria carne, o anche solo farle guerra, con le proprie forze, corre invano: se infatti il Signore non distrugge la dimora della carne e non edifica quella dell'anima, invano digiuna e veglia chi vuole distruggerla (cf. Sal 126,1-2)» (XV, 20).
Preghiera, supplica incessante, abbandono fiducioso in Dio.

Nota di BastaBugie
: per approfondire il tema della castità si può cliccare nel seguente link.
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=65

DOSSIER "PORNOGRAFIA"
Com'è nata e le sue conseguenze

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Fonte: Il Timone, settembre 2021

7 - LA DERIVA TEDESCA DEL SINODO SUL SINODO
L'assemblea dei vescovi tedeschi chiede al Papa la revisione della disciplina del celibato (per dare la moglie ai sacerdoti e per ammettere le donne al diaconato), l'apertura alla contraccezione e la normalizzazione dell'omosessualità (insomma sempre la solita solfa)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 12 febbraio 2022

Sto rileggendo in questi giorni un bel romanzo di Paul Bourget, Il demone meridiano.
Paul Bourget, vissuto tra il 1852 e il 1935, è stato uno scrittore francese, autore di molti romanzi.
Il demone meridiano - Le Démon de midi, - apparso nel 1914, e ripubblicato recentemente in italiano dall'editore Marco Solfanelli, è a mio parere il più bello.
Il racconto è ambientato negli anni della crisi modernista e segue le vicende di due personaggi, un intellettuale tradizionalista e un sacerdote modernista, che, per vie diverse, cedono alle tentazioni del "demone meridiano", che è quello di cui parla il Salmo 90 della Sacra Scrittura: il demonio tentatore di chi ha superato la soglia dei quarant'anni e si trova al meriggio della vita.
Il filo conduttore del romanzo è il rapporto che sempre esiste tra le idee e i comportamenti. Le idee influenzano i comportamenti e i comportamenti le idee. Da qui la celebre frase di Paul Bourget, che chiude il libro: "Chi non vive come pensa, finisce con il pensare come vive". È per questo che nel Cristianesimo Verità e vita sono inscindibili. Il Cristianesimo è dottrina vissuta.
Tra le molte cose che colpiscono nel libro di Bourget c'è il programma religioso di don Fauchon, il sacerdote che, nel romanzo, abbandona l'ortodossia per inabissarsi nell'apostasia. Per don Fauchon il futuro della Chiesa prevedeva: "la revisione dei Testi sacri da parte di una commissione composta da rappresentanti delle diverse confessioni cristiane; l'unificazione dei riti con l'uso della lingua nazionale di ogni paese nelle cerimonie; il matrimonio dei sacerdoti. La Chiesa così riformata avrebbe dovuto iniziare un'immensa rifondazione della società al fine di realizzare l'Ideale evangelico di una Democrazia universale" (p. 148).
Si tratta del credo del modernismo, che un discepolo di don Fauchon esplicita a sua volta con queste parole: "Abbiamo, sotto la direzione del nostro maestro (Fauchon), inaugurato un culto cattolico - perché restiamo cattolici - ma un culto semplificato, o piuttosto, permettetemi di dirlo, purificato, ricondotto ai riti della Chiesa primitiva. Perciò la nostra piccola comunione si chiama "Catacomba", (...) Crediamo che Cristo è innanzitutto una Vita. Cristo non si dimostra, si sente. Questa frase ammirevole di don Fauchon è il nostro motto. Ma se Egli vive si evolve: e il suo campo di evoluzione è la Chiesa, crediamo che questa evoluzione continuerà fino alla salvezza universale. Non ammettiamo dunque l'Inferno. Come all'epoca delle catacombe, i sacerdoti vengono eletti dai fedeli, dei quali non sono che i delegati, perché ciascun fedele è un membro vivente del Sacerdote eterno, che è Nostro Signore, Vogliamo che i nostri preti possano prendere mogli., Vedete che siamo veramente nella Catacomba. Vogliamo la Messa come era detta nei primi tempi, in lingua volgare" (pp. 195-196).
Queste parole furono scritte più di un secolo fa e non erano fantasie dell'autore: descrivevano il progetto modernista. Il modernismo fu condannato da san Pio X e si inabissò per riaffiorare in maniera aggressiva nella seconda metà del XX secolo, gli anni del Concilio Vaticano II. Quel progetto è divenuto negli ultimi cinquant'anni la realtà della Chiesa.
E se il nuovo rito della Messa, celebrata nelle lingue nazionali, è in vigore dal 1969, oggi apprendiamo che l'assemblea dei vescovi tedeschi, riunita a Francoforte dal 3 al 5 febbraio, ha approvato a maggioranza un documento in cui si chiede al Papa la revisione della disciplina del celibato e l'ordinazione di uomini coniugati, inclusa l'autorizzazione agli attuali sacerdoti di prendere regolarmente moglie. Contemporaneamente un altro voto ha sancito la non esclusione delle donne dai ministeri ordinati, cioè il loro accesso al diaconato e al sacerdozio.
L'assemblea di Francoforte ha deciso inoltre che ci dovrebbe essere una maggiore co-decisione nell'elezione dei vescovi cattolici in Germania, in modo che i vescovi possano realmente rappresentare la loro base. La sinodalità significa la democrazia nella Chiesa.
L'assemblea si è pronunciata poi, a larga maggioranza, a favore di una "modernizzazione sessuale" della Chiesa. In concreto si tratterebbe di modificare la posizione della Chiesa sulla contraccezione e sulla " sessualità omosessuale vissuta", che "non è un peccato e non deve essere giudicata come intrinsecamente cattiva".
Per questa ragione i partecipanti al "percorso sinodale" hanno rivendicato la possibilità di benedizioni per tutte le coppie, anche quelle omosessuali e di divorziati risposati.
I vescovi tedeschi non professano nuove idee, ma vecchi errori, anche se le loro richieste superano, in alcuni campi, le rivendicazioni del modernismo di primo Novecento. La differenza di fondo sta nel fatto che coloro che un secolo fa costituivano una chiesa catacombale, oggi sono usciti allo scoperto e governano la Chiesa. Chi invece è fedele alla dottrina che per duemila anni è stata impartita dalla Chiesa viene ridotto al silenzio delle catacombe.
Ma quanto potrà durare questa situazione? La gloria di Dio e il bene delle anime esigono quanto prima un intervento della Divina Provvidenza. E noi dobbiamo pregare: "non tardare, Signore, non tardare..." (Salmi, 69. 6)

Fonte: Radio Roma Libera, 12 febbraio 2022

8 - OMELIA VII DOM. T. ORDINARIO - ANNO C (Lc 6,27-38)
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro
Fonte Maranatha

L'uomo che ha creduto all'annuncio, a quello che Dio ha fatto in Gesù (kérigma), spontaneamente si chiede: Ora che cosa devo fare? Come devo vivere?
La risposta è questa: ci deve essere corrispondenza tra ciò che Dio ha fatto e ciò che l'uomo deve fare. Ora la vicenda di Gesù è l'espressione storico-concreta dell'atto di amore totalmente gratuito ed universale (mentre eravamo peccatori egli, per primo, ci ha amati) con cui Dio si dona all'umanità e in cui rivela quello che è.
Il cristiano perciò deve amare di un amore gratuito ed universale, «perché» Dio in Cristo ci ha amati così.
La stessa capacità di amare ci è data dal fatto che prima siamo Stati oggetto di amore. Appare chiaro che il principio della vita morale del cristiano, l'amore gratuito e universale, o carità, non può essere compreso al di fuori del Vangelo.
Luca, nel vangelo di questa domenica, non enuncia questo principio in forma astratta, ma in forma concreta, raccogliendo una serie di detti di Gesù.
Tutti questi precetti sono delle indicazioni presentateci sotto forma drammatica per il riferimento a delle situazioni di fatto, circa la qualità e la direzione dell'agire umano in vista della sua conformazione all'agire divino («Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro». Lc 6,36). Le espressioni di Gesù fanno paura per la radicalità e l'esigenza.
Noi dobbiamo ricordare che la qualità può essere presente anche in uno stadio piuttosto iniziale di realizzazione. La direzione può essere discernibile nell'atto anche quando la mèta si trova piuttosto lontana. Ma l'esigenza che la nostra azione abbia nelle situazioni concrete della vita questa direzione e questa qualità (amore gratuito ed universale) è categorica.
Quanto Gesù dice nei detti raccolti in questo discorso non è un ordinamento completo della vita dei discepoli, né mira ad esserlo; quanto vi si dice è una serie di sintomi, segni, esempi di ciò che avviene quando il regno di Dio erompe in questo mondo ancora dominato dal peccato e dalla morte.

SEGNI DEL REGNO DI DIO
Gesù dice in certo modo: voglio mostrarvi con alcuni esempi come è la vita nuova; e ciò che io vi mostro in tal modo voi dovrete trasformarlo in tutti i settori della vita. Voi stessi dovete essere segni del venturo regno di Dio, segni posti ad indicare che qualcosa è accaduto.
Deve apparire agli occhi del mondo dalla vostra vita e da tutti i settori di essa che il regno di Dio è iniziato (seconda lettura).
Se è vero che siamo solidali con l'uomo che è in noi e la cui dinamica è il peccato e la morte, è anche vero che per l'adesione al Vangelo diveniamo solidali con Cristo e con la sua dinamica di amore, vita e risurrezione.

COME INTERROMPERE LA PROLIFERAZIONE DELLA VIOLENZA
Uno dei problemi più gravi oggi è la violenza. C'è un nuovo modo «magico» di considerare la realtà, di deresponsabilizzare la persona, dicendo che la causa di tutti i mali è fuori della persona, nella società, nelle strutture, nella ereditarietà, nell'inconscio collettivo.
Questo è verità, ma non è tutta la verità. L'uomo resta, nonostante tutto, libero. Il male è entrato ed entra nel mondo per un atto di libertà dell'uomo. Non è vero che la persona è innocente dentro e che il male viene tutto da fuori di lui. E se è vero che non dovremo mai cessare di impegnarci per rendere le condizioni esterne di vita umanizzanti e non disumanizzanti, è anche vero che non dovremo mai cessare dal fare appello alla coscienza della persona, alla sua libertà. L'uomo è insieme vittima e assassino.
La violenza, come ogni male, ha una logica, crea una catena, mette in moto una «proliferazione».  Ci vuole qualcuno che spezzi l'anello, che interrompa la proliferazione, che ami per primo, che accetti di essere vittima senza essere assassino, che ami nonostante tutto, che ami senza essere amato.
Cristo è la vittima innocente che ha interrotto la catena.
Il cristiano, trasformato nell'intimo da Cristo, reso nuovo, inizia una nuova logica con un atto d'amore gratuito ed universale.

Fonte: Maranatha

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