BastaBugie n�760 del 16 marzo 2022

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1 LE CINQUE SIMILITUDINI TRA GUERRA IN UCRAINA E PANDEMIA DA COVID
Semplificazione di questione complesse, giornalismo di parte, stato perenne di emergenza, paura eccessiva dettata dall'emotività, esasperato individualismo, mancanza del trascendente (VIDEO IRONICO: Immunità)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LO ''STRANO'' FANATISMO BELLICO DEL CORRIERE DELLA SERA NELLA GUERRA IN UCRAINA
La devozione alla Casa Bianca per gli ex comunisti è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 LA STRAGE DEGLI INNOCENTI IN UCRAINA
Ci si commuove per il bombardamento dell'ospedale di Mariopol, ma perché nessuno piange per i milioni di bambini uccisi nel ventre materno?
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
4 KATALIN NOVAK, ELETTA PRESIDENTE DELL'UNGHERIA, DIFENDE VITA E FAMIGLIA
La giovane presidente è stata ministro del governo Orban, ha condotto le migliori politiche a favore della famiglia (lo stipendio alla casalinghe) e della natalità ed è pronta a lottare contro l'Ue per difenderle (VIDEO: Discorso di Katalin Novak)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 A TORINO NASCE LA SCUOLA DI DRAG QUEEN PER BAMBINI
E intanto Tiziano Ferro annuncia trionfale insieme al compagno di aver avuto un bambino con l'utero in affitto e paradossalmente chiede il rispetto della loro privacy pur avendola infranta lui per primo
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Provita & Famiglia
6 LE NUOVE LINEE GUIDA DELL'OMS SULL'ABORTO SONO IDEOLOGICHE, FALSE, CONTRADDITTORIE
L'Organizzazione Mondiale della Sanità vuole diffondere l'aborto ''sicuro'', ma sono solo un sacco di menzogne (intanto in Texas la nuova legge che contrasta l'aborto salva 70 bambini al giorno)
Autore: Francesca Romana Poleggi - Fonte: Provita & Famiglia
7 UN CRISTIANO PUO' CRITICARE SACERDOTI E VESCOVI?
A volte si sentono toni e parole irrispettose rivolte alla gerarchia della Chiesa, ma se la critica per un errore sulla dottrina cattolica è necessaria, deve però basarsi sul rispetto della persona e della carica che ha
Autore: Pierfrancesco Nardini - Fonte: I Tre Sentieri
8 OMELIA III DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete allo stesso modo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LE CINQUE SIMILITUDINI TRA GUERRA IN UCRAINA E PANDEMIA DA COVID
Semplificazione di questione complesse, giornalismo di parte, stato perenne di emergenza, paura eccessiva dettata dall'emotività, esasperato individualismo, mancanza del trascendente (VIDEO IRONICO: Immunità)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-03-2022

Pandemia e guerra. Vi sono alcune similitudini nel modo in cui dal punto di vista sociale sono vissuti, percepiti e giudicati questi due fenomeni. In primis abbiamo un diffuso atteggiamento manicheo: a livello globale, il Covid non deve essere assolutamente temuto e, sempre a livello globale, il Covid è la nuova peste nera. Parimenti abbiamo chi esalta i vaccini senza riserve e chi li condanna senza distinguo. Nel caso del conflitto russo-ucraino, Putin ha tutte le colpe e Putin ha molte attenuanti; l'Europa e la Nato sono state finora impeccabili e l'Europa e la Nato si sono macchiate di gravi responsabilità per aver provocato indirettamente questo conflitto. Inoltre abbiamo chi predica che con evidenza alla forza occorre sempre rispondere con la forza sin da subito e chi, al contrario, dichiara che le uniche soluzioni adottabili sempre e comunque sono il dialogo e la diplomazia. Queste posizioni così nette poi si riflettono anche nel giudizio sulla parte avversa: scomuniche reciproche per chi non si allinea ad un certo pensiero. I media sono un paradigma chiarissimo di questo approccio manicheo: molti articoli sono a tesi, i giudizi vengono formulati a priori e dunque tutte quelle verità che non collimano con questi giudizi vengono cassate, taciute. Il famigerato giornalismo di parte.
Sia in un caso che nell'altro il peccato originale di questi giudizi così dogmatici è dato dalla semplificazione di questioni molto complesse che meriterebbero altrettanti distinguo, distinguo che non potrebbero nemmeno essere illustrati da un singolo esperto dato che i due fenomeni interessano una varietà cospicua di discipline. Ma il sig. Rossi, ben educato in questo senso dai media, esige le cose semplici, di immediata comprensione. In lui si agita l'ansia di dividere il mondo in buoni e cattivi, di dipingerlo in bianco e nero. È un'esigenza di ordine, di sintesi, di abbracciare in un solo sguardo il molteplice, di aver sotto il controllo della propria intelligenza il reale. Ma purtroppo il reale, inteso come fatti, è molto variegato e, nel rispetto dell'intelligenza di cui sopra, occorre darne conto e rifuggire dalla tentazione di avere un approccio dogmatico su questioni opinabili, di vedere verità assolute dove in realtà ci sono fatti controversi.

LA PAURA ECCESSIVA DETTATA DALL'EMOTIVITÀ
Ulteriore minimo comun denominatore tra pandemia e guerra in corso: la paura eccessiva dettata dall'emotività, prima fonte d'agire del sig. Rossi. Ecco che in un caso non si esce di casa anche quando le stesse nostre prudentissime autorità lo permettono, non si vedono i parenti stretti, si tiene la mascherina anche in spiaggia sotto il sole agostano quando si cammina da soli sul bagnasciuga o si è in mezzo al mare, non ci si reca in ospedale ad eseguire esami diagnostici importanti e urgenti, né ci si sottopone ad interventi chirurgici non procrastinabili. Il tutto perché si ha paura di infettarsi. In modo analogo in questi giorni, sempre grazie ai media che, in nome delle vendite o dei click, amano soffiare sul fuoco, il sig. Rossi corre a fare scorte nei supermercati di beni di prima necessità e nelle farmacie a comprare iodio perché paventa un'imminente Terza Guerra Mondiale o una Prima ed Ultima Guerra Nucleare. Il panico ormai governa le vite di molti e ad altrettanti ciò fa buon gioco.
Terza analogia: ci scaldiamo tanto quando il male bussa alla nostra porta, ben poco quando bussa a quella del vicino. Da sempre l'Africa e non solo lei è flagellata da virus ben più letali del Covid, ma abbiamo fatto spallucce perché non ci riguardava. Attualmente sono in corso almeno 27 conflitti nel mondo. A noi non importa nulla perché sono distanti. Invece l'Ucraina e la Russia sono dietro l'angolo e, soprattutto, ciascuno di noi sa che le testate nucleari ti possono portare la guerra a domicilio. Va da sé che se i media non ne avessero parlato, nulla quaestio, così come è accaduto per i precedenti 8 anni di conflitto russo-ucraino. Dunque pandemia e guerra hanno messo in evidenza un tipico carattere dell'uomo post moderno: l'esasperato individualismo ed egocentrismo.

LA MANCANZA DI VISIONE TRASCENDENTE
Quarto fattore in comune tra pandemia e guerra: la mancanza di visione trascendente, non diciamo ovviamente tra il popolino che in massa pensa e agisce da ateo, bensì in casa cattolica. Dio pare non c'entrare nulla con la pandemia e la guerra. Eppure sia in un caso che nell'altro ha permesso il verificarsi di queste calamità (nel caso della pandemia la fede ci dice che non si può escludere che l'abbia voluta direttamente) e le ha permesse per un bene maggiore. Dunque le ha permesse per il nostro bene, anche se tale affermazione può suonare scandalosa in questo tempo in cui si esclude assolutamente che Dio possa usare o un danno naturale (pandemia) o un male morale (guerra d'aggressione) a fin di bene. Ma nulla può uscire dall'economia della salvezza di Dio. Li usa a fin di bene nel senso che da una parte sono strumenti di punizione per i malvagi, posto che questi riconoscano, accolgano e quindi ricavino dei frutti da tali punizioni. E su altro fronte sono mezzi di purificazione per i buoni affinché crescano nelle loro virtù, si perfezionino maggiormente nel cammino della santità, posto che, come prima, riconoscano, accolgano e quindi ricavino dei frutti spirituali da simili eventi. Sono quindi occasioni, in un caso come in un altro, di santificazione. Ciò non toglie che si possa e si debba pregare Dio affinché faccia finire pandemia e guerra, se questo è per il nostro maggior bene, ossia se ciò rientra nel piano provvidenziale di Dio. Ecco, queste riflessioni che erano, per così dire, di dominio pubblico nella cristianità di una volta oggi non solo sono scomparse, ma addirittura vengono tacciate di non essere cristiane. E così pandemia e guerra rimangono due fatti che sono quasi sfuggiti al controllo di Dio e dunque si chiede a Lui di intervenire per aggiustare quello che di rotto hanno provocato, in un caso, madre natura e, nell'altro caso, gli uomini.
Dunque in entrambi gli scenari Dio è fuori della storia e semmai, sporadicamente, lo si invoca perché faccia capolino nella stessa: vedi le numerosi e lodevoli iniziative di preghiera e digiuni per la pace. Ma, vogliamo qui solo appuntarlo, nel caso della pandemia tali iniziative erano assai minori perché pregare per la pace è d'uso in casa cattolica ed invece pregare per fermare un flagello naturale è assai più raro, forse perché si crede che tale compito non sia alla portata di Dio o perché si pensa che un dio così è più una divinità animista che il Dio cattolico.
Infine, sempre per trovare delle comunanze tra questi due fenomeni, pandemia e guerra stanno facendo vivere l'uomo occidentale in un stato perenne di emergenza, di agitazione esistenziale. Ciò è comprensibile. Sarebbe bene però ricordare che noi tutti pellegrini su questa terra, noi tutti profughi dalla patria celeste per una guerra che i nostri progenitori insieme a Satana hanno scatenato contro Dio, viviamo, spesso senza saperlo, il più importante stato emergenziale che possa esistere: la nostra vita eterna è minacciata e abbiamo solo il tempo della nostra esistenza per poter far fronte a questa gravissima minaccia.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "Immunità" sulle note della canzone "La felicità" di Albano e Romina si ironizza sulla situazione conseguente alla pandemia.


https://www.youtube.com/watch?v=ebpWF3KAm6o

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-03-2022

2 - LO ''STRANO'' FANATISMO BELLICO DEL CORRIERE DELLA SERA NELLA GUERRA IN UCRAINA
La devozione alla Casa Bianca per gli ex comunisti è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 13 marzo 2022

Come ha scritto Tomaso Montanari, un intellettuale di sinistra, è tragicomico vedere "ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta Continua" che, per far dimenticare il loro passato, oggi sull'Ucraina sono "passati all'occidentalismo fanatico". Sembrano Luttwak.
La devozione alla Casa Bianca, per alcuni ex, è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso.
Non pensano all'interesse degli europei (italiani compresi) i quali non vogliono sprofondare in un guerra duratura e nella catastrofe economica. Loro sognano di abbattere Putin (come vorrebbe Biden).
Un esempio? Il Corriere della sera. Da un po' è diventato "l'Unità del terzo millennio": vengono infatti dall'Unità sia il direttore, sia i principali editorialisti come Walter Veltroni e Antonio Polito (Paolo Mieli viene addirittura da "Potere operaio"…).
L'editoriale di ieri, firmato da Polito, aveva un titolo militaresco: "Il fronte interno". Calzato gagliardamente l'elmetto degli artiglieri da salotto, Polito inizia stentoreo: "Il 'partito della resa' ha gettato la maschera. È ancora minoritario, ma punta ormai al bersaglio grosso: portare l'Italia nel campo di Mosca, confermando così l'antico pregiudizio per cui non finiamo mai una guerra dalla parte in cui l'abbiamo cominciata".
Qualcuno dovrebbe informare Polito che l'Italia non è entrata in guerra (un piccolo dettaglio). Ma il virile richiamo politesco fa ricordare un triste passato (che speriamo non torni).
Era il giugno 1940 e la prima pagina del "Corriere della sera" quel giorno tuonava: "Popolo italiano corri alle armi! Folgorante annunzio del Duce: la guerra alla Gran Bretagna e alla Francia. Dalle Alpi all'Oceano Indiano un solo grido di fede e di passione: Duce! Vinceremo!".
Fu una catastrofe. Si dirà che c'era il fascismo e i giornali dovevano allinearsi. Certo, ma è un'aggravante: quando si beneficia dell'eredità di un'antica testata bisogna anche ricordarne la storia e i drammi (onori e oneri).

MANDARE ARMI PER FERMARE ARMI NON HA SENSO
E bisogna pensarci quattro volte, oggi che siamo liberi, prima di carezzare di nuovo l'idea della guerra con leggerezza, gettando benzina sulla follia incendiaria di Putin. Invece il Corriere se la prende con i panciafichisti.
È grottesco che uno che viene dall'Unità, su un giornale diretto da un collega che viene anch'egli dall'Unità, accusi chi invita Zelensky a trattare e cedere qualcosa, per mettere fine alla strage, di voler "portare l'Italia nel campo di Mosca".
Siccome Vittorio Feltri è stato il primo a prospettare (su queste colonne) tale idea, ne deriva che Feltri sarebbe uno che vuol "portare l'Italia nel campo di Mosca".
Il concetto fa già ridere così. Ma appare surreale se si pensa che è espresso da un collega che viene dall'Unità, giornale che, per la morte di Stalin, aveva titolato: "Stalin è morto. Gloria eterna all'uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell'umanità".
Forse un minimo senso del ridicolo e del tragico aiuterebbe Polito e i colleghi del Corriere a ritrovare quella saggia moderazione che si addice a un giornale liberale e borghese.
Ieri anche il premier israeliano Bennet, a quanto pare, ha suggerito al leader ucraino ciò che Feltri ha scritto giorni fa: trattare e cedere qualcosa per salvare la vita della sua gente e risparmiare loro tante sofferenze. Anche il suo è da ritenere un "sostegno esplicito al tiranno"?
Sempre sul Corriere della sera, Paolo Mieli se l'è presa con chi dice che non bisogna prolungare la carneficina mandando armi all'Ucraina, ma sarebbe meglio trattare con Putin. Per lui questo è "pacifismo cinico". Però anche una testimone della Shoah come Edith Bruck ha detto: "Mandare armi per fermare armi non ha senso".
Mieli e compagni propongono di mandare armi pure in decine di conflitti che ci sono nel mondo? O quei morti valgono meno? Certi bollori umanitari (a intermittenza) indicano nobiltà o fanatismo guerrafondaio? Perché sono cinici quelli che vorrebbero trattare salvando vite?

NON È MORALE IL MORALISMO DELL'AVVENTURA
C'è una famosa pagina di Joseph Ratzinger che dice il contrario facendo proprio l'elogio del compromesso: "essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo, limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell'umanità dell'uomo. Non è morale il moralismo dell'avventura… Non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica".
Gesù stesso nel Vangelo fa un esempio: "quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace" (Lc 14, 31-32).
Se il leader ucraino avesse fatto subito così avrebbe scongiurato una tragedia. Ora più passano i giorni (più sono i morti) e più dovrà concedere. Il suo imperativo dovrebbe essere anzitutto salvare vite di ucraini, evitare ulteriori distruzioni e risparmiare sofferenze ad altri popoli, come il nostro. Le ricadute economiche di questo conflitto infatti sono già disastrose e in seguito saranno addirittura catastrofiche.
Ma ovviamente colpiscono soprattutto la gente comune già provata da due anni di pandemia. Assai meno gli editorialisti del Corriere che infatti giudicano meschini i media che si concentrano "sulla benzina piuttosto che sull'Ucraina".
Loro hanno sublimi ideali. Delle bollette o del prezzo dei generi alimentari che raddoppia se ne fregano e dicono agli italiani, già provatissimi, che devono sacrificarsi ancora di più. Per l'Ucraina.
Ma dovrebbero dire: per le idee dei governanti ucraini. Perché l'interesse del popolo ucraino in realtà coincide con quello degli italiani: è far cessare la guerra.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Le figuracce di Salvini? C'è ben di peggio" commenta la figuraccia rimediata da Salvini in Polonia, ma facendo notare che questo è solo l'ultimo episodio di una perdita totale di credibilità dell'Italia all'estero. Sull'Ucraina Draghi e Di Maio hanno subito di peggio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 marzo 2022:

La pessima figura di Matteo Salvini in Polonia è solo l'ultimo episodio di una saga in cui l'Italia, fuori e dentro i confini nazionali, prende schiaffi da chiunque. Salvini è stato umiliato dal sindaco di una piccola città polacca, ai confini con l'Ucraina, che ha rifiutato di riceverlo sventolandogli sotto il naso la t-shirt con l'immagine di Putin che il leader della Lega aveva indossato un tempo. Certamente quel sindaco sarà stato imbeccato dal solito giornalista o fotografo italiano militante, secondo la squallida tradizione italiana per cui si va all'estero per combattere le battaglia politiche e personali nostrane. Ma ciò non toglie la sprovvedutezza con cui un leader della maggioranza di governo prepara una missione all'estero (anche la scelta di uno staff evidentemente incapace è sua responsabilità), pensando soprattutto alla sua immagine in patria e finendo per danneggiarla insieme a quella dell'Italia tutta.
Ma quello di Salvini, come dicevamo, è solo un episodio e certamente non il più grave, visto che la crisi in Ucraina ha fatto emergere con chiarezza lo stato comatoso della nostra credibilità politica all'estero. Ha cominciato colui che da noi è venerato come il Salvatore della Patria, il presidente del Consiglio Mario Draghi, sbertucciato prima da Mosca e poi da Kiev. Il 17 febbraio era stata annunciata con enfasi la sua missione a Mosca per favorire un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Joe Biden; Putin gli aveva fatto credere di essere disposto a riceverlo ma prima che Draghi potesse salire su un aereo alla volta di Mosca, le truppe russe erano già entrate in Ucraina il 24 febbraio. Ma non bastava l'umiliazione subita da Putin, Draghi se l'è cercata poche ore dopo anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: nel suo commosso discorso alla Camera per riferire dell'invasione dell'Ucraina, il presidente del Consiglio ha concluso dicendo che aveva un appuntamento telefonico con Zelensky alle 9.30 ma lui «non era più disponibile»: una frase infelice che sembrava suggerire una mancanza o uno sgarbo del presidente ucraino. Che infatti si è subito reso disponibile su twitter: «Oggi alle 10:30 agli ingressi di Chernihiv, Hostomel e Melitopol ci sono stati pesanti combattimenti. Le persone sono morte. La prossima volta cercherò di spostare l'agenda di guerra per parlare con Mario Draghi ad un'ora precisa».
E se Draghi, che pure un curriculum internazionale ce l'ha, viene trattato così, figuriamoci il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nel suo curriculum può vantare al massimo le trasferte al seguito del Napoli. E infatti si è preso uno schiaffo pubblico dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. Dopo che, poche ore prima dell'invasione, Di Maio ha avuto la brillante idea di dichiarare che non ci sarebbero stati nuovi incontri con i vertici russi se prima non si fosse abbassata la tensione, Lavrov ha avuto buon gioco a dichiarare che quella di Di Maio è «una strana idea di diplomazia», che «è stata creata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala». Non bastasse, Di Maio, una settimana fa in tv si è sentito in dovere di definire Putin «più atroce degli animali», una espressione indegna di un ministro degli Esteri a chiunque sia rivolta. Dimenticando fra l'altro che soltanto un anno prima aveva pubblicamente tessuto sperticati elogi del governo russo patrocinando l'arrivo di una equipe di medici russi per aiutare il nostro sistema sanitario nella lotta al Covid.
Ma tutto questo non accade a caso: con la fine della prima Repubblica, l'Italia è di fatto rimasta orfana della politica estera, ovvero di una visione chiara e coerente degli interessi dell'Italia in Europa e nel mondo, della sua collocazione e dei suoi compiti. Una visione che non riguarda soltanto i rapporti diplomatici con questo o quel paese, o di adesione a istituzioni sovranazionali, ma anche la sicurezza economica ed energetica nonché la difesa dei propri confini (ovviamente con il coordinamento con gli altri ministeri interessati). Invece abbiamo avuto una serie di ministri con una spiccata tendenza a seguire proprie idee o privilegiare le proprie amicizie internazionali, delegando sempre più i nostri interessi a una Unione Europea che pensa all'Italia più o meno con lo stesso rispetto dimostrato da Putin e Zelensky.
Persone competenti non sono mancate qua e là, ma in un contesto di improvvisazione dove la buona volontà doveva supplire alla mancanza di una visione globale. E le umiliazioni non sono certo mancate, basti pensare solo al contenzioso con l'India per la vicenda dei marò. Fino ad arrivare alla tragedia di questa legislatura, soprattutto dal governo Conte II, quando alla Farnesina è stato designato Luigi Di Maio, incredibilmente confermato da Draghi.
Cosa ci si può onestamente aspettare se a capo del ministero degli Esteri viene piazzata una persona totalmente inadeguata, senza alcuna esperienza né competenza né capacità? Il massimo che ci si può augurare è che non apra bocca. Ma una nomina del genere è anche il segnale che l'Italia rinuncia a fare politica estera, che si consegna ad interessi altrui. Un messaggio che è rinforzato dalla conferma agli Interni del ministro Luciana Lamorgese, che parimenti sta dimostrando la rinuncia dell'Italia a difendere i propri confini, ormai gestiti da Ong straniere riferimento di poteri non meglio identificati.
Magari il problema fossero le figuracce di Salvini.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Libero, 13 marzo 2022

3 - LA STRAGE DEGLI INNOCENTI IN UCRAINA
Ci si commuove per il bombardamento dell'ospedale di Mariopol, ma perché nessuno piange per i milioni di bambini uccisi nel ventre materno?
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 12 marzo 2022

La guerra che il presidente russo Putin ha portato nel cuore dell'Europa si acuisce, con il suo carico di dolore e di morte.
Il Corriere della Sera del 10 marzo ha dedicato la sua prima pagina alla distruzione dell'ospedale di Mariopol, dove sono stati bombardati dai russi un reparto maternità e un reparto pediatrico. Non è propaganda. Le immagini dell'effetto dei missili sono tragicamente eloquenti. I video sono rimbalzati tra i gruppi What'sApp, Telegram e Viper. Lo spostamento d'aria provocato dai missili ha attraversato l'ospedale da parte a parte, i muri sono stati abbattuti, le stanze devastate, le culle e i letti lanciate dovunque. Non tutti i pazienti sono morti, ma si può immaginare che cosa significa sopravvivere in queste condizioni. Molte donne erano in ospedale per non rischiare di partorire in cantina, senza un medico che le assistesse; invece anche il reparto maternità è diventato bersaglio per un missile di precisione.

VITTIME INNOCENTI DELLA GUERRA
Perché il mondo si commuove? Perché sono colpiti i civili, che sono vittime innocenti della guerra; e tra queste vittime, le più deboli e le più innocenti sono i bambini. I bambini hanno nel loro sangue la memoria delle generazioni che li hanno preceduti e portano nei loro occhi la speranza di un futuro che non si riesce a intravedere. E' giusto dunque che il mondo si commuova. Ma perché il mondo non si commuove di fronte ai milioni di bambini, milioni non migliaia, che sono ogni anno vittime dell'aborto in tutto il mondo? Anche questi bambini sono vittime innocenti, ma né il Corriere della Sera, né qualsiasi altro giornale, dedica loro la prima pagina. Succede anzi che il 9 marzo, l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di rendere più facile l'accesso delle donne all'aborto e ai servizi di pianificazione familiare. Succede che il presidente francese Macron nell'assemblea plenaria del Parlamento europeo il 19 gennaio scorso, chiede di inserire l'aborto nel Trattato costituzionale europeo. Succede che a Roma il sindaco Gualtieri ordini la rimozione dei manifesti dell'associazione Pro Vita, semplicemente perché, l'8 marzo ha promosso un campagna di affissioni, con lo slogan: "Potere alle donne? Fatele nascere"
L'aborto è l'uccisione dell'essere umano innocente legalizzata dallo Stato. In Italia si calcola che, dal 22 maggio 1978, giorno dell'approvazione della legge abortista ad oggi, il numero delle vittime abbia superato i sei milioni. Sei milioni di piccoli esseri umani ai quali non è stato concesso di vedere la luce, perché sono stati triturati o avvelenati nel grembo delle loro madri dalle loro madri stesse, con l'autorizzazione e il sostegno dello Stato. A che titolo gli uomini politici, i giornali, gli intellettuali che sono favorevoli all'aborto protestano contro le atrocità contro i bambini commesse a Mariopol?

LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA
Questa incoerenza non giustifica né i bombardamenti contro i civili, né l'invasione russa, che è un atto di aggressione contro uno Stato sovrano ed è dunque una guerra ingiusta, in tutte le sue espressioni. Va ricordato poi che la Russia è il primo Paese al mondo ad avere completamente legalizzato l'aborto, nel 1920, in seguito alla Rivoluzione bolscevica, ed è tuttora un Paese che riconosce l'aborto come un diritto della donna. L'aborto è tuttora un flagello sociale in Russia, anche se Putin ha cercato di frenarlo per aumentare l'incremento demografico. Stalin lo aveva fatto prima di lui nel 1936. Il presidente russo ha compreso, come Stalin, che l'aborto non è compatibile con una politica di espansione imperiale anche attraverso la guerra e Putin ha programmato un futuro di guerra per il suo Paese e per l'Europa. Ma la guerra è il castigo dei popoli che scelgono di autodistruggersi, violando la legge naturale. La strada che viene oggi percorsa sia dalla Russia che dall'Occidente conduce alla guerra, non alla pace, perché nessuna vera pace può fondarsi senza il rispetto dell'ordine naturale. Quest'ordine, voluto da Dio, impone sempre, e in ogni caso, la protezione della vita umana innocente.

Nota di BastaBugie:
Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "L'Irlanda pro life dove l'88% di medici rifiuta l'aborto" parla della situazione in Irlanda dopo la nefasta introduzione dell'aborto nel 2018.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 12 febbraio 2022:

La maggior parte dei medici irlandesi (ben l'88%) si rifiuta ancora oggi, a più di 4 anni dall'introduzione della legge sull'aborto nel paese, di abortire i bambini non ancora nati.
Una nuova indagine di Newstalk ha scoperto infatti che più dell'88% di tutti i medici generici e quasi la metà di tutti gli ospedali di maternità in Irlanda non fanno aborti. Molti medici stanno resistendo alle pressioni degli attivisti dell'aborto e dei leader del governo per uccidere i bambini non nati, perché lo ritengono uno svilimento della professione medica e un atteggiamento contrario alle proprie credenze religiose e alla propria coscienza.
Il loro lavoro, hanno ribadito, è quello di guarire e alleviare il dolore e anche i bambini non ancora nati sono pazienti e non possono essere uccisi. Secondo l'inchiesta solo 10 ospedali di maternità nel Paese fanno aborti, ma altri nove si rifiutano di partecipare all'uccisione di bambini non nati. L'Health Service Executive (HSE) ha però affermato che sta lavorando per aumentare la disponibilità di servizi di aborto negli ospedali.
L'Irlanda, come ben sappiamo, ha legalizzato l'aborto nel 2018. Ora gli aborti sono legali per qualsiasi motivo fino alla 12esima settimana di gravidanza e fino a sei mesi in un'ampia varietà di circostanze. La legge costringe inoltre i contribuenti a pagare per gli aborti e limita strettamente le protezioni di coscienza per i professionisti medici.
Gli attivisti dell'aborto vogliono che i legislatori cancellino completamente le già limitate protezioni di coscienza, ma la resistenza di medici ed operatori sanitari è dura: gli aborti non sono assistenza sanitaria "urgente" - o assistenza sanitaria del tutto - e alcuni operatori medici si stanno opponendo con forza alla legge pro-aborto.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Radio Roma Libera, 12 marzo 2022

4 - KATALIN NOVAK, ELETTA PRESIDENTE DELL'UNGHERIA, DIFENDE VITA E FAMIGLIA
La giovane presidente è stata ministro del governo Orban, ha condotto le migliori politiche a favore della famiglia (lo stipendio alla casalinghe) e della natalità ed è pronta a lottare contro l'Ue per difenderle (VIDEO: Discorso di Katalin Novak)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-03-2022

"Se ci arrendiamo sul nostro cristianesimo, allora perderemo la nostra identità, come ungheresi, come europei", lo diceva due anni orsono Katalin Novak in una intervista a Catholic News Agency. Ebbene quella stessa Katalin Novák, ex vicepresidente di Fidesz e Ministro della Famiglia, il 10 Marzo è stata eletta Presidente dell'Ungheria con una maggioranza di due terzi dei voti del Parlamento, entrerà in carica il prossimo 10 maggio. Sin da subito ha toccato il tema caro al cuore ungherese: "Non sarò mai disposta a rinunciare alla sovranità della nostra nazione, non permetterò a nessuno di giocare alla 'roulette russa' con l'indipendenza duramente conquistata dall'Ungheria... Noi apparteniamo all'Europa e l'Europa appartiene a noi... Non possiamo cambiare questo e non vogliamo cambiarlo".
La Novák ha iniziato la sua carriera politica nel 2001 (durante il primo governo Orbán) al Ministero degli Affari Esteri, dove si è specializzata in affari europei, dal 2020 è Ministro della famiglia e Gioventù ungherese. Katalin Novák è la prima donna e, a 44 anni, anche la più giovane presidente dell'Ungheria. Ha tre figli, parla quattro lingue straniere, corre le maratone e... non ha dimenticato come fare i mestieri di casa. Katalin Novák è nata a Szeged nel 1977, ha studiato all'Università Nazionale del Servizio Pubblico (NKE) a Budapest, all'Università di Szeged e a Parigi e, dopo un breve impegno di consulente al Ministero degli Esteri (2001-2003), ha passato sei anni a crescere i suoi figli a casa (in parte in Germania) prima tornare al Ministero degli Esteri come consigliere del Ministro nel 2010 e capo di gabinetto del Ministro delle risorse umane nel 2012.

PROMUOVERE CONCRETAMENTE LA FAMIGLIA CON FIGLI
Tuttavia il cambio di marcia della Novak arriva nel 2014, quando entra nel Governo con il ruolo di Segretario di Stato per la famiglia e la gioventù del Ministero delle Risorse Umane, allora guidato dal brillantissimo Zoltan Balog. Dal 2020 ha ricoperto il posto di Ministro della Famiglia e della Gioventù, da cui si è dimessa quando è stata candidata alla Presidenza della Repubblica da Victor Orban lo scorso novembre, candidatura poi condivisa dal Partito Fidesz e dal partito democristiano KDNP il 18 febbraio scorso. Già in quei giorni la Novak, aveva messo in chiaro come vorrà interpretare il mandato della sua Presidenza, in un'intervista rilasciata al settimanale di partito Mandiner: "Dobbiamo essere preparati a una guerra fredda ideologica... e difendere l'orgoglio nazionale, la protezione delle famiglie, la promozione del patrimonio nazionale e i giovani talenti... [perché] in Occidente la propaganda LGBTQ prende di mira gli asili e le scuole. È mia convinzione che i genitori debbano avere il diritto primario di educare i loro figli... Io sono pronta a rappresentare l'Ungheria e servire la Nazione Ungherese con fede, spirito e cuore". Conosciamo Katalin Novak per il suo impegno fermo e determinato a sconfiggere la piaga della denatalità e promuovere concretamente la famiglia con figli, attraverso diverse e continue misure economiche e sforzi culturali notevoli. Io stesso posso testimoniare che nei diversi incontri di lavoro avuti, sin dai tempi del suo incarico a Segretario di Stato per la Famiglia e la gioventù nel 2012, la capacità della Novak e del suo team di apprendere dalle buone pratiche di altri paesi le misure più appropriate, è sempre stata impressionante.

LO STIPENDIO ALLA CASALINGHE
Se la politica familiare ha acquisito importanza, lo si deve innanzi tutto alla determinazione con la quale Katalin Novak ha promosso le sue iniziative. Solo così si comprende la scelta compiuta dal Orban di introdurre il nuovo Ministero della Famiglia e Gioventù nel 2020. Grazie alla Novak, il Governo Orban è tra i più rispettosi della uguaglianza di genere, proprio a partire dalle donne e mamme: nel 2016 oltre il 60% delle donne inattive nel mercato del lavoro riceveva sostegno per prendersi cura dei propri figli. Il 13% lavorava a tempo parziale. Questi numeri sono in crescita grazie al sostegno governativo che permette alle madri di esserlo a tempo pieno. Le donne con almeno tre figli, il più piccolo minore di 3 anni e il più grande minore di 18, possono richiedere di "lavorare" come madri a tempo pieno: oltre ai normali benefici connessi ai figli, costoro ricevono un salario mensile pari alla pensione e possono comunque svolgere un altro lavoro per un massimo di 30 ore la settimana. Il 73% delle donne parzialmente o del tutto inattive sul mercato del lavoro gode dunque della possibilità di essere retribuita per fare la madre.
Noi in Italia, dopo decenni di parole al vento, stiamo ancora pensando 'se e com'e introdurre lo stipendio alla casalinghe... La Novak è una politica, donna, mamma e moglie molto normale, sui social si trovano le immagini in cui lavora a maglia, cucina e pulisce le finestre al cambio di stagione. L'opposizione, ovvero la coalizione di tutti (dalla sinistra socialista ai liberali e sino alla destra estrema e antisemita di Jobbik)'contro Orban', ha reagito alla elezione della Novak con sgarbo istituzionale, dicendo che il neo Presidente (per i prossimi 5 anni con il voto di 137 voti su 188), "non sarà mai il Presidente di tutti gli ungheresi". Peccato per loro e, permettetemi, vergogna per la politica e stampa mondiale ed europea che ha volutamente cancellato l'elezione di Katalin Novak, mentre nelle stesse ore, osannava Gabriel Boric e applaudiva alla prossima riforma socialista e marxista del Cile (con la benedizione di LGBTI, abortisti e alta finanza 'verde'). Tutto ciò è ben chiaro alla Novak come a ciascuno di noi, non solo il mondo occidentale ha perso il lume della ragione ma, ancora una volta, predilige rincorrere e reinventare ideologie del passato pur di non volgersi al buon senso del futuro.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 17 minuti) si può ascoltare l'appassionato intervento dell'attuale Presidente della Repubblica Ungherese Katalin Novák al Congresso Mondiale delle Famiglie svolto a Verona nel marzo 2019 (sottotitolato in italiano).


https://www.youtube.com/watch?v=KCrCZSucsa0

DOSSIER "VIKTOR ORBAN"
Chi è il presidente dell'Ungheria

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-03-2022

5 - A TORINO NASCE LA SCUOLA DI DRAG QUEEN PER BAMBINI
E intanto Tiziano Ferro annuncia trionfale insieme al compagno di aver avuto un bambino con l'utero in affitto e paradossalmente chiede il rispetto della loro privacy pur avendola infranta lui per primo
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Provita & Famiglia, 14 marzo 2022

Con la complicità dei media patinati e non, da La Stampa a Repubblica, fino a Elle, le "scuole" per drag queen sono una realtà che definire assurda e choccante è forse poco.
«L'idea è nata per gioco (gioco??? ndr), soprattutto su richiesta di alcune donne che volevano migliorare il proprio portamento e imparare a camminare con i tacchi», spiega a Repubblica Dario Bellotti, in arte Barbie Bubu, attore e trasformista, che si esibisce come drag queen da 21 anni, fondatore dell'Art Studio Drag Queen. Al "corso", infatti, partecipano sia uomini che donne.
Tanto per cambiare l'impostazione dell'iniziativa è all'insegna del gender fluid più spinto. Sembra quasi che più le idee sono confuse, meglio è: «La drag queen non è per forza omosessuale può essere anche una donna, si chiama bio queen», spiega ancora Bellotti, in un video postato sulla pagina Facebook de La Stampa. Non può mancare il riferimento alle lotte per i «diritti omosessuali» che le drag queen incarnano. «In vent'anni è cambiato tutto», aggiunge l'artista, «abbiamo tolto parecchi blocchi, ci sono meno pregiudizi. Le persone hanno capito che essere drag queen non significa essere volgari o vendere sesso, ma semplicemente divertirsi».
Intanto Bellotti gongola per l'"evoluzione" che questi personaggi hanno conosciuto negli ultimi anni: se prima erano quelle che portavano «folclore» alle manifestazioni, oggi «le abbiamo portate nei teatri».
Giancarlo, un allievo (peraltro non giovanissimo) della scuola per drag queen non riesce a contenere tutto il suo entusiasmo: «Cosa mi affascina? Il fatto di essere qualcosa che nella vita forse non potrò mai essere. La drag queen invece è proprio diva per definizione». La scuola per drag queen, a suo dire, aiuterebbe a «superare i limiti che uno ha» e a vincere i «tanti pregiudizi» e «preconcetti che uno ha in testa».
Sul fenomeno, già di suo, ci sarebbe molto da discutere anche se coinvolgesse soltanto adulti. Invece, dai servizi che stanno girando in queste settimane, emerge che a frequentare i corsi per drag queen a Torino sono anche tanti minori. Non solo adolescenti, anche bambini. Alessandro (nome di fantasia, mentre sui social viene usato il suo nome vero ma noi preferiamo evitare) ad esempio, ha intorno ai 9-10 anni e il suo sogno è «essere Elektra Bionic perché innanzitutto è bellissima». La mamma è totalmente dalla sua parte, al punto che, afferma, «per me vederlo felice è la cosa che mi riempie». Tutti i «sacrifici» che una madre può fare per il figlio «svaniscono perché so che lui è contento, è felice e va bene così».
Il giornalista non manca poi di fare la domanda capziosa: «C'è molta discriminazione su queste tematiche... avete per caso subito qualche attacco?». La mamma di Alessandro risponde affermativamente: «Purtroppo sì, la discriminazione c'è, quello che mi fa più male è che parta dalle famiglie... una persona adulta che lo insegna a un bambino». Al figlio dice sempre di «non attaccare» ma di «difendersi».
L'interrogativo più importante, tuttavia, è: che bene può fare (noi crediamo l'esatto opposto) alla crescita di un bambino essere portato ad una scuola di drag queen? È la domanda che anche noi di Pro Vita & Famiglia, con rispetto, rivolgiamo al signor Bellotti, alla mamma di Alessio e al giornalista che l'ha intervistata.

Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Tiziano Ferro, quante stecche oltre lo zucchero filato" parla dell'annuncio della "paternità" del cantante che non rivela come ha avuto i due bambini per non creare polemiche sul tema utero in affitto e chiede il rispetto della loro privacy infrangendolo lui per primo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 marzo 2022:

Post su Instagram di Tiziano Ferro: "Sono diventato papà, e voglio presentarvi queste due meraviglie di 9 e 4 mesi. Margherita e Andres". A corredo del post una foto in cui il cantante abbraccia i due bambini e dietro lui Victor Allen, l'uomo che Ferro ha "sposato" negli Usa.
Il post, dopo qualche pensierino sulla paternità al sapore di zucchero filato, così continua: "Comprendiamo e accettiamo la curiosità che regna intorno a noi, ma vi chiediamo di rispettare la riservatezza di Margherita e di Andres. Ci prenderemo cura dei nostri figli proteggendoli e custodendone l'intimità meglio che potremo. Saranno solo e soltanto loro a decidere 'quando' - e soprattutto 'se' - condividere il racconto della loro vita, è giusto che lo conoscano prima del resto del mondo. E' un diritto insindacabile".
Qualche pensierino nostro, però, purtroppo, non al gusto di zucchero filato. Ferro non rivela come ha avuto questi due bambini. Due sono le ipotesi, escludendo un incontro amoroso del nostro con una donna: l'adozione e la pratica dell'utero in affitto. La maggior parte dei media parla di adozione, ma non ne abbiamo le prove. Come ha fatto notare acutamente la giornalista di Repubblica Elena Stancanelli, se Ferro avesse adottato i due pargoli lo avrebbe detto. Infatti il cantante da anni adotta cani e non ne ha mai fatto mistero, anzi. Il fatto che invece sia omertoso sul come i due bebè siano entrati in casa Ferro puzza di bruciato. Si potrebbe quindi ipotizzare che il cantante abbia preferito non rivelare che i due bambini provengono dall'utero affittato di una donna dato che la pratica qui da noi è vietata (ma se la pratichi all'estero nulla quaestio). Insomma un silenzio voluto per non creare polemiche e per non incrinare l'immagine patinata in bianco e nero di lui che stringe a sé i due marmocchi.
Seconda riflessione che già alcuni tabloid hanno fatto. Il post su Instagram di Ferro è un vero e proprio ossimoro, una contraddizione in termini: mostra i due bambini sui social e nello stesso tempo chiede di rispettarne la privacy, già violata con questo primo scatto. E' come appiccare un incendio in un bosco e sperare che non divampi. E' come dare un sorso d'acqua all'assetato ed esigere da lui che non chieda altra acqua. Se si voleva davvero proteggere la vita privata dei due bambini, non sarebbe stato più semplice, sin dall'inizio, non dire nulla su di loro, non postare nemmeno una foto? Se si afferma che saranno loro a decidere se divulgare i fatti della loro vita privata perché allora non si è rispettato questo principio sin da subito?
Ma - e qui sta il punto fondamentale di tutta questa vicenda - se davvero si avesse avuto a cuore il bene di questi bambini in primis non si doveva chiamarli ad esistenza tramite fecondazione artificiale eterologa e poi tramite utero in affitto (se realmente si è fatto ricorso a queste pratiche) e in secondo luogo, sia nel caso fossero nati in modo naturale sia nel caso opposto, i due bambini, a proposito di diritti insindacabili come dice Ferro, hanno il diritto nativo di essere educati dai propri genitori o, se questi fossero ritenuti non idonei alla loro educazione, hanno il diritto di essere cresciuti da un uomo e da una donna (in merito ai danni sui minori provocati da un'educazione priva della figura materna o paterna ci permettiamo di rimandare ad un lungo elenco di studi scientifici contenuti in T. Scandroglio, Dizionario elementare dei luoghi comuni - voce Figli di coppie gay? L'importante è l'amore, IdA, Milano).
Quante stecche per un cantante.

Fonte: Provita & Famiglia, 14 marzo 2022

6 - LE NUOVE LINEE GUIDA DELL'OMS SULL'ABORTO SONO IDEOLOGICHE, FALSE, CONTRADDITTORIE
L'Organizzazione Mondiale della Sanità vuole diffondere l'aborto ''sicuro'', ma sono solo un sacco di menzogne (intanto in Texas la nuova legge che contrasta l'aborto salva 70 bambini al giorno)
Autore: Francesca Romana Poleggi - Fonte: Provita & Famiglia, 12 marzo 2022

L'OMS ha pubblicato il 9 marzo le nuove linee guida sull'aborto, riproponendo le solite narrazioni ideologiche sull'aborto legale che sarebbe sinonimo di aborto sicuro.
Calcola che oggi nel mondo ci sono 25 milioni di aborti non sicuri ogni anno, perché non vengono praticati con le metodiche raccomandate dall'Oms e la procedura non è «assistita da qualcuno con le informazioni o le competenze necessarie». Perché se fosse assistita sarebbe: «una procedura semplice ed estremamente sicura».
E sempre secondo l'Oms la metà di tutti gli aborti avviene in condizioni non sicure che causano la morte di circa 39.000 donne ogni anno (soprattutto in Asia e in Africa).
Immediatamente dopo le linee guida si contraddicono, perché promuovono l'uso della pillola abortiva e della telemedicina. Ma come, non si era detto che la procedura deve essere «assistita» da qualcuno con le competenze necessarie?
Poi l'OMS raccomanda «di rimuovere gli ostacoli politici non necessari dal punto di vista medico all'aborto sicuro», come
1) «i tempi di attesa obbligatori,
2) il requisito che l'approvazione debba essere data da altre persone» e
3) i «limiti su quando durante la gravidanza può aver luogo un aborto».
Quindi, secondo queste linee guida,
1) la madre non deve pensarci su: come se fosse male un possibile ripensamento che salverebbe al bambino la vita e risparmierebbe alla madre il trauma fisico e psichico che consegue l'aborto.
2) La decisione di abortire non può essere condivisa con il padre: «il corpo è mio», ma il figlio è anche suo. Questo non conta. E tutto sommato a una buona parte degli uomini fa molto comodo il non poter mettere bocca: è un motivo in più per lavarsene le mani e trattare le donne come oggetti sessuali usa-e-getta.
Né ai genitori è concesso interferire con l'aborto dellle minorenni. Siamo alle solite. Non si ha l'età per firmare un contratto, ma si può abortire (e "cambiare" sesso) senza che i genitori ne sappiano niente.
Ma la cosa più interessante, in relazione all'aborto "sicuro" è il punto (3): l'aborto deve essere consentito per tutta la durata della gravidanza, cioè deve essere permesso di fatto l'infanticidio. Senza contare che tutti sanno (ma evidentemente fanno finta di non sapere) che quanto più il bambino è grande tanto più la procedura è invasiva e pericolosa per la madre.
Ovviamente la preclusione ideologica che caratterizza queste linee guida non consente all'OMS di prendere atto delle conseguenze deleterie che l'aborto ha per la salute fisica e psichica della madre, né delle donne morte per aborto "legale e sicuro". Quelle ufficiali sono qualche centinaio (e non sono poche), ma poi c'è un numero indefinito e indefinibile di donne morte a causa dell'aborto che non vengono considerate e conteggiate per la fitta coltre di omertà che la "cultura della morte" ha calato da mezzo secolo sulla questione.*
Intanto l'OMS continua la sua propaganda, ma non spiega perché, secondo i suoi stessi dati - comunque raccolti in modo fazioso - la MMR, cioè la mortalità materna (che comprende anche la mortalità per aborto, ovviamente), a parità di sviluppo del sistema sanitario, igiene, e condizioni socioculturali, è molto più alta in Paesi dove l'aborto è libero e senza limiti (come il Canada e gli Stati Uniti: MMR = 12 e 10 per centomila) piuttosto che in quei Paesi dove le leggi sull'aborto sono molto restrittive (per esempio la Polonia: MMR = 2 per centomila).
Infine, esprimiamo certamente il nostro cordoglio per le 39.000 donne morte per aborto non sicuro nel mondo (ammesso e non concesso che i dati raccolti dall'OMS siano attendibili). Ma consentiteci di sostare un istante a pensare anche ai 42.500.000 bambini morti per aborto nel 2021 (sempre secondo i dati OMS) di cui almeno la metà, 21.250.000, donne.

Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Texas, la nuova legge sull'aborto salva 70 bambini al giorno" parla della situazione in Texas dopo l'introduzione di una legislazione più favorevole al concepito nel settembre 2021.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 11 febbraio 2022:

Pochi giorni fa la Texas Health and Human Services Commission ha pubblicato i dati sull'aborto di settembre 2021, il primo mese in cui la legge 'Texas Heartbeat Act' che vieta l'aborto alla rilevazione del battito cardiaco del bambino, è entrata in vigore.
I dati illustrano che la nuova legge, che protegge i bambini concepiti, ha ridotto significativamente l'incidenza dell'aborto nello Stato. Le statistiche mostrano che 2.197 aborti sono stati eseguiti in Texas nel settembre 2021, con una riduzione del 51% rispetto al settembre 2020, quando erano, dunque, circa 2110 in più. L'Heartbeat Act, in altre parole, sta impedendo la morte di circa 70 bambini, tramite aborto, ogni giorno.
Le prime indagini, però, dimostrano anche che le donne del Texas stanno aggirando l'Heartbeat Act ottenendo aborti in altri stati. Nel complesso, questi nuovi dati si aggiungono a un significativo insieme di ricerche che stanno dimostrando come le leggi e le politiche pro-vita proteggano i bambini non nati e salvino le loro vite.
La ricerca mostra, per esempio, che l'ordine esecutivo del governatore del Texas Greg Abbott del marzo 2020 che rinviava alcuni tipi di interventi chirurgici ha ridotto il numero di aborti in Texas già durante quella primavera. Numerosi studi, inoltre, mostrano che una serie di leggi pro-vita negli Stati Uniti abbassino i tassi di aborto. Mentre l'Heartbeat Act continuerà ad affrontare sfide legali, da parte di coloro che ne vogliono l'abrogazione o l'incostituzionalità, le nuove statistiche sono incoraggianti e mostrano come le norme abbiano indubbiamente protetto la vita dei bambini, consentendo loro di nascere.

Fonte: Provita & Famiglia, 12 marzo 2022

7 - UN CRISTIANO PUO' CRITICARE SACERDOTI E VESCOVI?
A volte si sentono toni e parole irrispettose rivolte alla gerarchia della Chiesa, ma se la critica per un errore sulla dottrina cattolica è necessaria, deve però basarsi sul rispetto della persona e della carica che ha
Autore: Pierfrancesco Nardini - Fonte: I Tre Sentieri, 11 marzo 2022

La critica, costruttiva e determinata, verso ogni errore sulla dottrina cattolica da parte di ogni singolo membro della Chiesa (sacerdote o laico), quindi anche della gerarchia fino al grado più alto, è necessaria ed inevitabile. Si mancherebbe ad un preciso dovere.
Le modalità, le forme di questa critica però non possono che essere basate sul rispetto.
Se questo (il rispetto) vale per ogni persona con cui si discute, a maggior ragione deve valere se l'interlocutore ha una carica, più o meno importante.
Una spiegazione molto chiara la fa dire De Wohl a Santa Caterina da Siena: "Un sacerdote può essere inadeguato, può essere un uomo votato al male, tuttavia è attraverso le sue mani che riceviamo il Corpo e il Sangue di Gesù, quindi dobbiamo rispettarlo" (La mia natura è il fuoco).
L'aggressività esasperata e/o l'uso di un linguaggio troppo forte in queste situazioni, purtroppo molto frequente, comporta più problematiche che vantaggi. Diventa controproducente.
Quando si discute, si deve sempre pensare all'efficacia che hanno le nostre parole sull'interlocutore. Un tono forte a volte può essere utile, anche più efficace. Non deve però diventare eccessivo, rabbioso, addirittura offensivo. Sia che si parli con un sacerdote sia con un fedele (laico).
Si sentono molto spesso invece toni e parole irrispettose, oltraggiose rivolte alla gerarchia della Chiesa. Ci si chiede: quale effetto possono avere? Quale efficacia?
Il rischio di far allontanare l'interlocutore invece di avvicinarlo è grande. Se questo è confuso o pensa in modo errato sulle verità della fede, se aggredito o preso in giro o se sente parole forti o addirittura insulti contro il Papa o un sacerdote, non si avrà di certo l'effetto di fargli capire ciò che anche di giusto si vuole dire e denunciare.
Se, invece, con modalità ferme (sui principi) ma rispettose (della persona ma, soprattutto, della carica che ha), proviamo a spiegare, spostiamo l'attenzione sull'oggetto (errori, problematiche, crisi) e non sul soggetto.
È quel che si dice con: fortiter in re, suaviter in modo. [...]
Non si cada allora nell'equivoco di pensarci bravi apologeti, ottimi disquisitori sulla crisi, solo se si alzano i toni, se si controbatte in modo scomposto o troppo forte. Teniamo a mente che noi stessi non saremmo attratti da un linguaggio aggressivo, ma da uno assertivo, non dall'attacco alla persona ma dalla confutazione motivata di quel che dice, non dallo sbilanciarsi sul foro interno, ma sul foro esterno.
Infine, non si deve pensare che suaviter significhi una mielosa, blanda e quindi insensata contrapposizione, né una forma di complicità: è solo il tono, la forma del fortiter, della ferma e precisa confutazione degli errori.

Fonte: I Tre Sentieri, 11 marzo 2022

8 - OMELIA III DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete allo stesso modo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Siamo giunti a metà del nostro itinerario quaresimale e la lettura del Vangelo ci presenta la parabola del fico infruttuoso. Quell'albero di fico simboleggia ciascuno di noi chiamati a portare frutti abbondanti che rimangano per la Vita eterna. Come un albero carico di frutti piega i suoi rami a terra, fino quasi a spezzarsi, così noi, al termine della nostra vita, dovremmo giungere ricolmi di opere buone per il Paradiso. [...]
Questa parabola ci insegna prima di tutto che la nostra vocazione è quella di portare frutti abbondanti di opere buone. Solo così potremo essere felici. Certamente ciò comporterà sacrificio: i rami pieni di frutti quasi si spezzano, ma se un albero non fruttifica a cosa serve? Un genitore è contento di tutti i suoi sacrifici quando vede che questi sono serviti a far crescere i figli buoni e onesti. Quando si ama, i sacrifici sono amati e benedetti.
Per dare frutto autentico, noi dobbiamo intraprendere un cammino di seria conversione. Ciò è indispensabile. Dobbiamo intensificare la nostra preghiera, lottare contro il peccato, e dobbiamo esseri generosi nella nostra mortificazione. In poche parole, dobbiamo convertirci. Per ben due volte, nel brano del Vangelo di oggi, Gesù ci dice: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3-4).
La Quaresima è il tempo adatto per convertirci e cambiare rotta. La mortificazione, la penitenza di cui il Vangelo tante volte parla, si possono paragonare a tutte quelle cure che il contadino prodiga affinché gli alberi da lui curati portino frutto. La sua opera è faticosa, ma indispensabile.
La parabola del fico ci insegna inoltre la pazienza di Dio. Il padrone del campo attese per tre anni prima di tagliare quell'albero infruttuoso. Così fa Dio con noi. Egli non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva. Ma non bisogna abusare della sua pazienza. San Bernardino da Siena insegnava che Dio aspetta la conversione del peccatore, ma, dopo un certo tempo più o meno lungo, interviene per il bene stesso di quel peccatore. Questi interventi medicinali di Dio che tante volte chiamiamo "castighi di Dio", su questa terra, sono espressioni della sua infinita Misericordia. Il castigo è come una medicina amara che Dio non vorrebbe somministrare, ma che usa come estremo rimedio per scuotere i suoi figli prodighi e ricondurli al suo Amore. Dio, che tanto ama le sue creature, non può disinteressarsi della sorte dei suoi figli che camminano per la via della perdizione: Egli fa di tutto per ricondurli sulla retta strada che conduce al Cielo.
Non dobbiamo attendere questi interventi, convertiamoci subito! Chiediamo incessantemente a Gesù per intercessione della Madre sua e nostra la grazia di una continua e profonda conversione.
Anni fa un missionario incontrò una donna, la quale aveva un figlio che da poco si era convertito. In precedenza egli era un delinquente, un violento e rubava di continuo. La mamma cercava di richiamarlo, di condurlo alla Fede, ma inutilmente. A un certo punto, dopo diversi anni di questa vita dissoluta, il giovane disse alla madre: «Se Dio veramente esiste e se Dio veramente mi ama, come tu dici, certamente mi punirà, perché un padre corregge sempre un figlio che sbaglia». Passarono pochi giorni e dopo l'ennesimo furto, il giovane fu arrestato. In quel Paese le carceri sono molto dure e in mezzo a tanta sofferenza il giovane si convertì e divenne un apostolo per tanti compagni di prigionia, distribuendo loro i Rosari e le Medagline che la mamma gli portava. Accettò con rassegnazione la sofferenza di quella dura prigionia, in riparazione dei suoi numerosi e gravi peccati.
Dio amava davvero quel giovane e proprio perché lo amava permise quella sofferenza, per convertirlo e salvarlo. Da questo episodio possiamo capire come la più grande sventura che ci possa capitare è quella di non essere corretti da Dio.

DOSSIER "QUARESIMA"
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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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