BastaBugie n�764 del 13 aprile 2022

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1 SIA L'UCRAINA CHE LA RUSSIA HANNO FATTO CLAMOROSI ERRORI DI VALUTAZIONE
Zelensky poteva fare subito un accordo con la Russia per sottrarre il suo popolo alle devastazioni della guerra e Putin non ha considerato che l'esercito russo non è all'altezza (VIDEO IRONICO: Una guerra promessa)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 PUTIN DICE CHE LA NATO NON HA MANTENUTO LE PROMESSE, MA NON E' VERO
Si rispolverano presunti impegni verbali con l'Urss, che non esiste più dal 1991, ma si dimenticano i trattati veri e propri firmati dalla Russia e violati oggi da Putin
Autore: Stefano Magni - Fonte: Atlantico
3 LA TRAGEDIA DELLA PORNOSTAR ITALIANA FATTA A PEZZI DAL VICINO DURANTE UN ''GIOCO'' EROTICO
Sono i frutti avvelenati della rivoluzione sessuale da Freud a De Sade: una sessualità perversa, mortifera e disperata che non ha nulla a che fare con l'amore, né con il piacere (VIDEO: Pornografia, la verità oltre l'apparenza)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IL VERO MOTIVO DELL'AFFONDAMENTO DEL TITANIC FURONO LE BESTEMMIE SULLO SCAFO
Alcuni operai, per dispetto ai loro compagni cattolici, avevano scritto sulla carcassa della nave bestemmie e scherzi sacrileghi, ad esempio: ''Nemmeno Cristo potrà farti colare a picco''
Fonte: I Tre Sentieri
5 GRAZIE AL FILM DI MEL GIBSON SULLA PASSIONE DI CRISTO MI SONO CONVERTITA
Per la prima volta Cristo ha parlato al mio cuore e la mia vita è cambiata: mi confessai e non riuscivo a smettere di piangere, sentendo che tutti questi anni che avevo passato senza di Lui non avevano importanza, Lui mi stava aspettando... (VIDEO: Trailer della Passione)
Fonte: Sito del Timone
6 LA VIA CRUCIS DELLA CEI ESALTA CAROLA RACKETE, GRETA THUNBERG, GINO STRADA, UN'ATTIVISTA LGBT, ECC.
Missio ha diffuso nelle parrocchie una via crucis dedicata ai martiri della Chiesa, ma i testimonial sono tutto fuorché santi e cristiani, bensì attivisti e Nobel già esaltati dal mondo
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 PALMIRO TOGLIATTI, IL COMUNISTA CHE COMBATTE' LA CHIESA (E GLI ITALIANI)
Elaborò il progetto (approvato da Stalin in persona) di trasformare gli italiani grazie a un partito radicale di massa che imponesse l'egemonia culturale della sinistra
Autore: Martina Camonita - Fonte: Società Domani
8 OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO C
Veglia Pasquale e Messa del giorno
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1 - SIA L'UCRAINA CHE LA RUSSIA HANNO FATTO CLAMOROSI ERRORI DI VALUTAZIONE
Zelensky poteva fare subito un accordo con la Russia per sottrarre il suo popolo alle devastazioni della guerra e Putin non ha considerato che l'esercito russo non è all'altezza (VIDEO IRONICO: Una guerra promessa)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 10 aprile 2022

Davanti all'atroce spettacolo quotidiano di morti e distruzioni, tutti - a cominciare dal presidente ucraino Zelensky - dovremmo chiederci: era evitabile questa catastrofe?
L'interesse supremo dell'Ucraina era quello di scongiurare in tutti i modi una guerra sul suo territorio con una superpotenza nucleare come la Russia. Il fatto che il regime di Putin sia regredito a un brutale dispotismo aggressivo doveva indurre Zelensky a considerare l'invasione come il male peggiore. Doveva far di tutto per evitarla, avendo una grande inferiorità militare.
Nel Vangelo c'è un insegnamento di grande realismo per chi governa: "quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace" (Lc 14, 31-32).
Zelenskij poteva evitare così questa tragedia al suo Paese? Forse sì. Sappiamo infatti, dal Wall Street journal, che il 19 febbraio scorso (quando già le truppe russe erano ammassate ai confini), il cancelliere tedesco Scholz ha proposto a Zelensky la possibilità di una de-escalation: la condizione era "rinunciare all'adesione alla Nato" e "dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l'Occidente e la Russia".
In pratica un'Ucraina neutrale come l'Austria. L'accordo proposto da Scholz "sarebbe stato siglato da Putin e Biden che insieme avrebbero garantito la sicurezza dell'Ucraina". Ebbene, Zelensky ha risposto no. Pur avendo ai confini l'esercito russo.
Dopo che è iniziata l'invasione, col suo corteo di morte, il presidente ucraino ha dichiarato (il 15 marzo) che era tramontata l'adesione alla Nato e (il 27 marzo) che si poteva ragionare sulla neutralità e pure sul Donbass. Ma ormai era tardi.
Probabilmente quando la trattativa vera inizierà l'Ucraina dovrà concedere molto più di quanto sarebbe bastato il 19 febbraio. E sarà un Paese devastato, con migliaia di morti. Mi pare un fallimento immane. La vittoria era scongiurare la guerra.
Oltretutto Zelensky era stato eletto per cercare un accordo con la Russia. Questo volevano gli ucraini.
Per esempio, la guerriglia in Donbass da anni provocava tanti morti. Perché Zelensky non ha pacificato quella regione imitando ciò che l'Italia ha fatto con l'Alto Adige? Eppure sapeva che da lì poteva partire l'incendio.
Il presidente ucraino deve chiedersi se le sue scelte sono state buone per il suo Paese o disastrose. Secondo Jean Paul Sartre "si è sempre responsabili di quello che non si è saputo evitare".
Ieri Moni Ovadia, intervistato dalla "Stampa", ha detto: "Zelensky non ha reso un buon servizio agli ucraini. Se hai vicino a te un colosso ringhioso, non fargli i dispetti. A meno che lui sia asservito agli Usa, cosa di cui sono convinto".
Oggi Biden punta sulla prosecuzione del conflitto per abbattere Putin. Come ha detto l'ex ambasciatore Usa Chas Freeman, gli Stati Uniti "hanno scelto di combattere fino all'ultimo ucraino".
Non credo che gli ucraini possano gioirne. Ma anche nell'establishment Usa importanti personalità si oppongono a questa strategia di Biden che rischia di creare un asse fra Russia, Cina e India. È disastrosa anche per gli Usa.
Nel frattempo il conflitto devasta l'economia degli stati europei e può diventare una guerra mondiale con il rischio dell'apocalisse atomica.
Da Washington ora si illude Zelensky col miraggio di una vittoria. Ma Sun Tzu, grande stratega militare, diceva: "nell'operazione militare vittoriosa, prima ci si assicura la vittoria e poi si dà battaglia. Nell'operazione militare destinata alla sconfitta, prima si dà battaglia e poi si cerca la vittoria".
Tentare l'azzardo di una vittoria pressoché impossibile rischia di far annientare l'Ucraina e di portarci tutti nel baratro.
Zelensky in queste settimane ha mostrato un coraggio fisico eroico, gli va riconosciuto. Ma forse oggi deve trovare il coraggio di sottrarre se stesso alle pressioni e sottrarre il suo popolo alla guerra delle due grandi potenze.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Cosa c'è dietro la pessima performance militare dei russi in Ucraina" spiega perché in Italia si fa fatica a parlare degli insuccessi militari russi e a riconoscerne le cause.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Atlantico il 1° aprile 2022:

C'è una differenza fondamentale fra le analisi della guerra in Ucraina formulate dagli esperti italiani e quelle che vengono pubblicate nel resto del mondo occidentale, negli Usa e nel Regno Unito in particolare.
Le relazioni dell'intelligence statunitense o gli studi dell'autorevole Rusi di Londra (il centro studi fondato da Wellington), pur con grande prudenza e con un differente grado di ottimismo, constatano che l'esercito russo non sia all'altezza delle aspettative. Nella difficoltà a rifornire le truppe, così come nell'incapacità di proteggere i propri generali (ben sette uccisi dall'inizio della guerra) e nell'insufficienza dell'aviazione che non è ancora riuscita a conquistare il pieno dominio dell'aria, gli analisti occidentali notano che vi siano delle carenze strutturali nell'Armata, non solo degli errori commessi in questa campagna. Il generale David Petraeus, che vinse l'ultima fase della guerra di contro-insurrezione in Iraq, pur con mille prudenze, parla addirittura della possibilità che il Davide ucraino possa battere sul campo il Golia russo. Prima di lui lo aveva detto il generale McMaster, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump.
Quando si torna alla lingua italiana, invece, si entra di nuovo in un altro mondo. Un mondo in cui l'Armata russa è un lento rullo compressore che schiaccia quel che vuole. E se non schiaccia qualcosa, è solo perché non ha voglia di farlo. Putin non ha sbagliato nulla, insomma, non ha mai fallito il blitz iniziale per decapitare il governo ucraino perché non era mai stata sua intenzione. Le difficoltà logistiche, evidenti sin dalle prime fasi? Sciocchezze, siamo noi che non abbiamo capito come i russi combattono. E allora perché la guerra sta andando così male?... I russi stanno già prendendo tutto quel che volevano. A produrre queste analisi, oltre a docenti che a stento riescono a nascondere la loro simpatia per Vladimir Putin, sono anche generali, esperti, tecnici super-partes.
Eppure nessuno di loro riesce a spiegare perché un esercito che si presenta come il secondo del mondo, con il più grande parco di carri armati e automezzi, che vanta di essere all'avanguardia della guerra corazzata, si trovi a combattere in un terreno pianeggiante (l'ideale per ogni comandante di divisioni corazzate), con la piena superiorità aerea, una netta superiorità di uomini e mezzi, contro una nazione che è fra le due più povere d'Europa... e in più di un mese non riesce nemmeno a sfondare le linee. Si sente ripetere che, presto o tardi, l'Armata sfonderà e dilagherà. Non ne dubitiamo, vista la disparità di forze in campo. Ma la guerra, così come il mondo intero l'ha vista finora, è già una macchia indelebile sulla reputazione dell'Armata. Sulla carta, la Russia doveva essere in grado di reggere il confronto con la Nato in uno scontro in Europa centrale. Nella realtà, è impantanata da un mese abbondante a causa della resistenza di un esercito a cui la Nato sta solo dando armi leggere e informazioni di intelligence.
Resta da capire come mai in Italia vi sia così tanta difficoltà a prendere atto della figuraccia militare russa. A che pro? La risposta non deve seguire il solito semplicistico e marxisteggiante argomento "follow the money". Qui i soldi non c'entrano nulla. Il problema vero è culturale. In battaglia si svela in modo inequivocabile se un sistema politico, in questo caso addirittura un'intera cultura, è sana o malata. Come scriveva lo storico miliare Victor Davis Hanson in "Massacri e cultura":
"La storia militare non deve mai prescindere dal suo tragico evento clou, l'uccisione di esseri umani, che trova la sua piena realizzazione solo nella battaglia. A determinare se dopo l'ora fatale del combattimento migliaia di giovani, in gran parte innocenti, saranno vivi o a brandelli, è la cultura entro la quale si muovono gli eserciti".
In che cultura si muove un esercito che manda colonne di carri armati, manovrati da ragazzi di leva, a finire nelle imboscate della fanteria ucraina? Che cultura ispira piloti che sganciano bombe su coordinate dettate dal comando, senza neppure sapere cosa stanno colpendo (scoperta fatta grazie a piloti abbattuti e fatti prigionieri)? Che cultura ispira comandanti di unità corazzate che eseguono ordini rigidi scritti su carta? Che cultura è quella di un corpo ufficiali che non svela ai propri soldati la natura della missione, così che quando vengono catturati o uccisi in Ucraina non sapevano di essere in guerra? E in casa loro non sanno neppure dove siano finiti, considerando che è persino proibito parlare di "guerra"?
La cultura che sta producendo questa vergognosa performance è il prodotto di un regime autoritario che non si fida dei propri sudditi e che si nutre di menzogne, oltre a diffonderle a piene mani. Nessuno può esprimere dubbi a Putin, perché tutti sono terrorizzati: basti vedere come è stato trattato il direttore dei servizi segreti esteri, in una video pubblicato online, poco prima della guerra. E chissà cosa succede, a tutti i livelli, lontano dalle telecamere. Nessuno può mettere in discussione gli ordini. Anzi, meglio che gli ordini restino riservati, così come gli scopi della missione nel suo insieme, e vengano eseguiti nel modo più meccanico possibile. Quanto all'efficienza degli armamenti, dell'equipaggiamento, della loro manutenzione, dobbiamo solo chiederci quale tessuto economico li abbia prodotti, con che metodi, con quali verifiche di qualità e con che sincerità siano stati esposti i risultati della quasi ventennale modernizzazione delle forze armate russe. Chi osa dire che qualcosa non funziona e servono correzioni?
In Italia si stenta a parlare degli insuccessi militari russi, perché si dovrebbe mettere in discussione il sistema russo, nel suo insieme. Ed è quel che vogliono evitare i politici e gli esperti, civili e militari, che finora ci vendevano la Russia come alternativa "sana" alla presunta decadenza dell'Occidente.

VIDEO IRONICO: UNA GUERRA PROMESSA
Nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "Una guerra promessa" Fabio Lucentini fa la parodia di una famosissima canzone di Eros Ramazzotti.


https://www.youtube.com/watch?v=Lwl_sZZ2q6w

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Libero, 10 aprile 2022

2 - PUTIN DICE CHE LA NATO NON HA MANTENUTO LE PROMESSE, MA NON E' VERO
Si rispolverano presunti impegni verbali con l'Urss, che non esiste più dal 1991, ma si dimenticano i trattati veri e propri firmati dalla Russia e violati oggi da Putin
Autore: Stefano Magni - Fonte: Atlantico, 22 marzo 2022

E ci risiamo, un'altra volta. Dopo lo "scoop" di Italia Oggi (che cita Der Spiegel) e l'intervista a Giulio Sapelli a Formiche.net, anche Panorama, con un servizio a firma di Elisabetta Burba, corredato di documenti originali e di un'intervista all'ambasciatore Umberto Vattani, ci spiega che siamo stati noi a tradire la Russia e a provocarne la reazione dura. Come? Violando gli ormai celeberrimi e stra-citati patti del 1990 con cui avevamo promesso di non allargare a Est la Nato. Invece la Nato si è espansa fino ai confini della Russia e allora si può capire perché a Mosca ci odino.
Peccato che: è tutto falso. O meglio: talmente fuori contesto, da risultare falso. I documenti sono autentici, sono lì da vedere. I documenti declassificati riportano gli impegni verbali fra i leader dei due blocchi che discutevano sulla riunificazione della Germania: Urss, Germania Ovest, Francia, Regno Unito e Usa. "Non intendiamo far avanzare l'Alleanza Atlantica oltre l'Oder. E pertanto non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell'Europa centrale e orientale la possibilità di aderirvi", si trova scritto nel verbale. James Baker auspicava anche future "garanzie di ferro che la giurisdizione o le forze della Nato non si spostino verso Est". Helmut Kohl, futuro cancelliere della Germania riunificata diceva a Michail Gorbachev: "Crediamo che la Nato non debba espandere il suo raggio d'azione". Allora, la Nato ha mentito? Non ha rispettato i patti? La Russia ha ragione ad odiarci?

QUESTIONE DI DATE
Neanche per idea: guardate la data. Queste conversazioni sono avvenute fra il 12 settembre del 1990, alla vigilia della riunificazione tedesca, e il 6 marzo 1991, all'indomani della stessa. Prendiamo l'ultima data: 6 marzo 1991. C'era il Patto di Varsavia, c'era l'Urss, le tre repubbliche baltiche erano ancora parte integrante del territorio sovietico, c'erano ancora le basi dell'armata rossa nei Paesi dell'Europa centrale e orientale di cui si parlava. Un ritiro era appena iniziato, ma non erano neppure nella mente di Dio gli eventi che si sarebbero susseguiti di lì alla fine dell'anno. Successe, poi, che il Patto di Varsavia, già in disarmo, si sciolse il 1° luglio 1991. In Unione Sovietica, militari e servizi segreti provarono a prendere il potere, con un colpo di Stato, un mese dopo. Non riuscendovi, accelerarono il processo di decadenza e dissoluzione dell'Unione Sovietica. Il 25 dicembre 1991 veniva ammainata la bandiera rossa, per l'ultima volta, dal pennone più alto del Cremlino. Da quel giorno nascevano altre repubbliche indipendenti e sovrane, fra cui la Russia, guidata da Boris Eltsin, avversario politico di Gorbachev e della sua linea tardo-sovietica.
La Russia non è l'Unione Sovietica. Ha ereditato il suo seggio all'Onu e, dal 1994, ha mantenuto il monopolio sull'arsenale nucleare dell'ex impero rosso. Ma non ha ereditato né i debiti con l'estero, né gli accordi con altre potenze. Con la Nato, la Russia ha firmato gli accordi della Partnership for Peace nel 1994, ma soprattutto il Nato-Russia Founding Act del 27 maggio 1997. Quest'ultimo fissava i criteri dei rapporti di partnership fra l'Alleanza Atlantica e la nuova Federazione Russa.
Non è l'Urss neppure la Comunità degli Stati Indipendenti (Csi), nata dall'accordo di Minsk del 1991, per creare un'area di libero scambio e cooperazione militare fra repubbliche ex sovietiche. Contrariamente all'Urss non è una federazione, né una confederazione ed è su base volontaria. Estonia, Lettonia e Lituania, pur essendo repubbliche ex sovietiche, non ne hanno mai fatto parte. La Georgia si è ritirata dalla Csi nel 2009, dopo essere stata aggredita dalla Russia.

GLI ARSENALI NUCLEARI
L'Ucraina si è ritirata nel 2018, dopo che la Russia le aveva occupato e annesso la Crimea. Originariamente, nella Csi c'erano quattro arsenali nucleari: in Russia, Bielorussia, Kazakistan e Ucraina. L'Ucraina, al momento della sua indipendenza, era la terza potenza atomica del mondo, subito dietro a Usa e Russia. La sua eredità del vasto arsenale sovietico causò due crisi molto serie, una nel maggio 1992, quando gli ufficiali al comando della forza strategica aerea e missilistica si divisero, fra chi rimase fedele a Mosca e chi giurò lealtà a Kiev. E poi nel settembre-ottobre 1993 quando, a causa del fallito golpe nazional-comunista contro Eltsin, le forze strategiche russe furono poste in stato di allerta e gli ucraini temevano di subire un attacco preventivo. Alla fine la tensione scemò solo grazie alla mediazione degli Usa che convinsero l'Ucraina a cedere tutto il suo arsenale alla Russia, come Bielorussia e Kazakistan avevano già accettato di fare.
In cambio di questa cessione, che ridiede alla Russia lo status di superpotenza nucleare, l'Ucraina chiese garanzie per la sua indipendenza. Vennero stabilite a Budapest, con un memorandum sottoscritto il 5 dicembre 1994 da Russia, Ucraina, Usa e Regno Unito: la Russia, in cambio del disarmo nucleare di Kiev, si impegnava a non invadere l'Ucraina e a rispettarne i confini (per i distratti: Crimea inclusa) e l'integrità territoriale. Fu così risolta, allora, la "crisi dei missili ucraini", immagine retorica che la Russia sta usando in questi mesi, tracciando il parallelo con la crisi dei missili di Cuba, fuori tempo massimo e ormai senza motivo, per giustificare la sua invasione dell'Ucraina. Gli accordi vennero violati una prima volta nel 2014, con l'annessione russa della Crimea. E sono stati violati definitivamente il 24 febbraio scorso, con l'invasione dell'Ucraina. Una violazione palese, di cui si parla incredibilmente poco.
Putin, nelle sue richieste ultimative a Bruxelles e Washington (17 dicembre 2021) chiede comunque di rivedere il Nato-Russia Founding Act. Val la pena dunque di rileggere più in dettaglio cosa prevedeva quell'accordo.

NATO-RUSSIA FOUNDING ACT
"Coerentemente con i lavori dell'Osce su un modello di sicurezza comune e globale per l'Europa per il Ventunesimo secolo, e tenendo conto delle decisioni del Vertice di Lisbona in merito a una Carta sulla sicurezza europea, la Nato e la Russia cercheranno la più ampia cooperazione possibile tra gli Stati partecipanti dell'Osce con l'obiettivo di creare in Europa uno spazio comune di sicurezza e stabilità, senza linee divisorie o sfere di influenza che limitino la sovranità di alcuno Stato".
Se lo ricordino quelli che, oggi, parlano e straparlano di "rispettare la sfera di influenza russa". Perché la Russia stessa ha sottoscritto un impegno a non crearne di nuove in Europa.
Ricordiamoci cosa era l'Europa del 1997: la Guerra Fredda finita da meno di un decennio, le democrazie dell'Europa centrale desiderose di liberarsi del passato comunista e di entrare in un futuro liberale, accedendo all'Ue e alla Nato, una Russia perennemente in bilico fra occidentalisti che guardavano all'Europa e orientalisti nostalgici dell'Urss (o dell'impero), i primi dominanti al Cremlino, i secondi nella Duma. I Paesi dell'ex Patto di Varsavia osservavano con timore la crescita delle tendenze revansciste della politica russa, nei partiti nazionalisti (Zhirinovskij), comunisti (Zjuganov), in un governo guidato da un ex agente del Kgb (Primakov) e nell'esercito, che non era mai cambiato dalla fine dell'Urss e si esercitava ancora per combattere contro la Nato in Europa. Guardavano con apprensione alle guerre nella ex Jugoslavia, temendo che qualcuno, in Russia, potesse fare come Milosevic: riprendersi pezzi di Serbia, dopo la fine della federazione jugoslava, anche ricorrendo alla pulizia etnica. I russi erano intervenuti a gamba tesa in Moldavia e in Georgia, fra il 1992 e il 1994, in modo non troppo dissimile. E mantenevano un'exclave-fortezza a Kaliningrad, incombente su Polonia e Lituania.
Lo scopo della Nato, e dell'amministrazione Clinton, era duplice: proteggere i Paesi ex comunisti dall'eventuale ritorno di fiamma di Mosca, da un possibile scenario "jugoslavo nucleare". E al tempo stesso creare un rapporto di partnership con la Russia, che pur non volendo entrare nella Nato (per l'opposizione della Duma, del governo e dell'esercito), poteva almeno cooperare, su un piano di parità, per la stabilità in Europa.

PUTIN VUOLE RISCRIVERE QUESTI PATTI
Le due parti si impegnavano a cooperare, "astenendosi dalla minaccia o dall'uso della forza l'uno contro l'altro e contro qualsiasi altro Stato, la sua sovranità, integrità territoriale o indipendenza politica in qualsiasi modo in contrasto con la Carta delle Nazioni Unite e con la Dichiarazione di principi che guidano le relazioni tra gli Stati partecipanti contenuta nell'Atto finale di Helsinki" e al "rispetto della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale di tutti gli Stati e del loro diritto intrinseco di scegliere i mezzi per garantire la propria sicurezza, l'inviolabilità dei confini e il diritto all'autodeterminazione dei popoli sancito dall'Atto finale di Helsinki e da altri documenti dell'Osce".
Infine, va ricordato anche: "Le disposizioni di questo atto non conferiscono alla Nato o alla Russia, in alcun modo, un diritto di veto sulle azioni dell'altra né violano o limitano i diritti della Nato o della Russia a un processo decisionale e di azione indipendente. Non possono essere usati come mezzo per svantaggiare gli interessi di altri Stati".
Putin vuole riscrivere questi patti, sottoscritti dal suo Paese nel 1997, quando era Eltsin il presidente della Russia. Vuole ritornare a creare la sua sfera di influenza, vuole tornare ad avere potere di veto sulle scelte di altri Stati. Permettergli di riscrivere le regole è una scelta politica, francamente autolesionista da un punto di vista occidentale. Ma, in Italia, non possiamo sempre rispolverare presunti impegni verbali con l'Urss, che non esiste più, e dimenticare trattati veri e propri firmati dalla Russia e violati oggi da Putin. A chi giova?
Fra l'altro gli eventi di questi giorni in Ucraina, ma anche quelli del 2014 (annessione russa della Crimea) e quelli del 2008 (invasione russa della Georgia), dimostrano proprio che i timori dei Paesi dell'ex Patto di Varsavia per un revanscismo imperiale post-sovietico fossero più che fondati. Gli unici Paesi dell'Europa orientale che non sono ancora stati destabilizzati dalla Russia sono, guarda caso, proprio quelli entrati nella Nato.

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L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Atlantico, 22 marzo 2022

3 - LA TRAGEDIA DELLA PORNOSTAR ITALIANA FATTA A PEZZI DAL VICINO DURANTE UN ''GIOCO'' EROTICO
Sono i frutti avvelenati della rivoluzione sessuale da Freud a De Sade: una sessualità perversa, mortifera e disperata che non ha nulla a che fare con l'amore, né con il piacere (VIDEO: Pornografia, la verità oltre l'apparenza)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31-03-2022

Una recente storia italiana, quella di Carol Maltesi, in arte Charlotte Angie. Ex commessa di un negozio di profumeria, giovanissima, solo 26 anni e un figlio.
Avete presente il lockdown? La geniale misura che, impedendoci di abbracciarci per quindici giorni, avrebbe salvato la vita a milioni di italiani e sconfitto il SARS-COV2? Quando le piattaforme pornografiche erano diventate gratuite e avevano aumentato vertiginosamente gli accessi? Proprio allora la giovane mamma Carol aveva cominciato a pubblicare video pornografici su Only Fans (che, dopo questa storia, avrà moltiplicato gli iscritti), un social network al quale si accede a pagamento. Aveva avuto successo, la ragazza; tanto da esibirsi in locali notturni e da pensare di cominciare una carriera da porno attrice professionista.
Ecco un perfetto ritratto dell'Italia del 2020: abbiamo una ragazza madre che si prostituisce sui social media; forse per vincere l'angoscia del lockdown, forse per guadagnare qualcosa mentre il negozio nel quale lavorava era chiuso.
A fine gennaio si è accordata con un vicino di casa, con il quale aveva avuto una relazione «aperta»: insieme avrebbero girato dei nuovi video. Stando alle ricostruzioni, il vicino (fotografo e food-blogger) le avrebbe legato i polsi al palo per la lap-dance e un sacchetto sulla testa. Poi l'avrebbe uccisa. Tralascio le modalità dell'omicidio e la miserevole fine del cadavere della ragazza.
Rileggo quanto ho scritto, con tutte quelle parole inglesi moderne. Quando avevo l'età di Carol, queste parole neppure esistevano. Ora è la vita quotidiana di migliaia di giovani italiani: il covid, i social-media, una sessualità perversa che non ha nulla a che fare né con l'amore, né con il piacere. Una sessualità disperata, mortifera, che non ha nulla a che fare con la gioia e il dono di sé. È l'esito necessario della rivoluzione sessuale.

LA PRIMA RIVOLUZIONE SESSUALE
Come i lettori della Nuova Bussola sanno, la prima rivoluzione sessuale risale all'estate del 1816. Quando i due poeti inglesi George Byron e Percy Bysshe Shelley, con il medico-segretario-amante di Byron, John William Polidori, trascorsero circa un mese in compagnia di due giovanissime sorellastre, Mary Wallstonecraft e Claire Clairmont. Il progetto era quello di costituire una società segreta, sulle orme degli Illuminati di Baviera, per la rivoluzione sessuale; trascorsero circa un mese tra sedute spiritiche, racconti di fantasmi e orge incestuose e promiscue. Alla fine del periodo di vacanze, esausti e, probabilmente, mortalmente annoiati, decisero di intraprendere un concorso letterario. Gli unici che riuscirono a scrivere qualcosa di sensato furono Mary e Polidori, che scrissero rispettivamente Frankenstein e Il vampiro. Così la prima rivoluzione sessuale produsse, oltre a una serie di suicidi: quello di Fanny, sorella di Mary e Claire, che si tolse la vita a 22 anni con il laudano perché era stata lasciata a casa ed esclusa dall'avventura; e Harriett, moglie di Shelley, che si suicidò a 21 anni gettandosi nel fiume Serpentine. Shelley, a questo punto libero, poté sposare Mary. Anche Polidori si uccise nel 1821, a 26 anni. La prima rivoluzione sessuale, tuttavia, produsse anche la nascita della letteratura horror. Da allora, rivoluzione sessuale e orrore, sono inscindibilmente uniti.
La cosa ha un senso, da diversi punti di vista.
Innanzitutto, la rivoluzione sessuale significa il rifiuto delle leggi morali che riguardano la sessualità. La legge morale, tuttavia, ha come conseguenza la protezione del più debole; tra uomo e donna, la più debole è quest'ultima. Così, abolendo le leggi morali che regolano la sessualità umana, la donna diventa un semplice oggetto di piacere per l'uomo che ne può disporre a piacimento. Il pensiero corre, ovviamente, a Carol.

IL SADISMO DEL MARCHESE DE SADE
Ma anche al marchese de Sade che spiegava, nel suo pamphlet intitolato Francesi, ancora uno sforzo se volete essere rivoluzionari: «Un uomo che vorrà godere di una donna o di una fanciulla qualsiasi, potrà dunque, se le leggi che promulgherete saranno giuste, intimarle di trovarsi in una di quelle case di cui ho parlato e là, sotto la salvaguardia delle matrone di questo tempio di Venere, essa gli sarà affidata perché soddisfi, con umiltà e sottomissione, tutti i capricci che vorrà togliersi con lei, per quanto bizzarri o irregolari possano essere, dal momento che tutti sono voluti ed ammessi dalla natura. Si tratterebbe, a questo punto, soltanto di fissare l'età, ma io ritengo che non lo si possa fare senza limitare la libertà di chi desidera godere di ragazze di età diversa. Chi ha il diritto di mangiare il frutto di un albero, può ovviamente coglierlo quando è verde o quando è maturo, secondo ciò che gli suggerisce il suo gusto. Ma mi obietterete, vi è un'età nella quale il comportamento dell'uomo nuocerà alla salute della ragazza. Questa considerazione è priva di qualsiasi valore. Una volta accordato il diritto di proprietà sul godimento, tale diritto è indipendente dagli effetti prodotti dal godimento stesso; da questo istante, diviene indifferente che il godimento risulti vantaggioso o nocivo all'oggetto che deve sottomettervisi. Non vi ho forse già dimostrato che è legale piegare la volontà di una donna su questo punto e che, dal momento in cui essa ispira il desiderio del godimento, deve per ciò stesso sottomettervisi, mettendo da parte ogni sentimento egoista? La stessa cosa vale per la sua salute. Se i riguardi per la sua persona distruggono o indeboliscono il godimento di chi la desidera e ha il diritto di appropriarsene, le considerazioni circa l'età perdono ogni valore, poiché non ci interessa ciò che può provare l'individuo condannato dalla natura e dalla legge al momentaneo appagamento dei desideri dell'altro; si tratta soltanto di sapere ciò che conviene a chi prova il desiderio».
Secondariamente, Freud ci ha avvertito che l'Es, il crogiuolo delle passioni, ospita pulsioni sessuali e di morte; e che conveniva allearci con l'Io, la parte «civile», sebbene ipocrita, della persona, pur di non lasciare libero sfogo alle passioni (ovviamente, Freud escludeva di ripristinare il dominio sulle passioni della ragione, l'istanza morale, il Super-Io...). Ma i suoi discepoli, che utilizzarono il suo pansessualismo per giustificare la rivoluzione sessuale (Wilhelm Reich su tutti) aprirono il cancello delle pulsioni; e, insieme alla libido, uscì thanatos, la pulsione di morte.
E ora siamo giunti alla triste e patetica storia di Carol Maltesi. Una storia italiana del 2022.

Nota di BastaBugie: il seguente video (durata: 2 minuti e mezzo) dal titolo "Pornografia: la verità oltre le apparenze" ci svela cosa sta dietro la scintillante industria del porno. Tanti suicidi sono frequenti nel mondo della pornografia in cui il piacere è soltanto una messa in scena, ma che in realtà è caratterizzato da droga, disperazione, umiliazioni e persone usate come oggetti.


https://www.youtube.com/watch?v=smY2reiDv_M

DOSSIER "PORNOGRAFIA"
Com'è nata e le sue conseguenze

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31-03-2022

4 - IL VERO MOTIVO DELL'AFFONDAMENTO DEL TITANIC FURONO LE BESTEMMIE SULLO SCAFO
Alcuni operai, per dispetto ai loro compagni cattolici, avevano scritto sulla carcassa della nave bestemmie e scherzi sacrileghi, ad esempio: ''Nemmeno Cristo potrà farti colare a picco''
Fonte I Tre Sentieri, 8 aprile 2022

Il 10 aprile 1912 il grande e lussuoso transatlantico Titanic partiva da Southampton alla volta di New York. Aveva a bordo 2201 passeggeri più l'equipaggio. Era il primo e ultimo viaggio.
La Domenica in Albis, nella notte tra il 14 e il 15 aprile, mentre si trovava a 300 miglia (555 km) a sud-est di terranova e a metà della traversata, urtò improvvisamente contro un iceberg. Erano le 23,40. L'urto non risvegliò neppure i viaggiatori addormentati, ma la nave era colpita a morte. In dieci secondi l'iceberg aprì una breccia di 100 metri (un terzo della lunghezza totale al di sotto della linea di immersione). Si lanciarono l'S.O.S. e dei razzi mentre l'orchestra di bordo continuava a suonare musica da ballo.
L'acqua montava raggiungendo le caldaie e la stiva. Si decise di mettere in acqua i 16 canotti di salvataggio e le 4 zattere. All'una di notte la prua si inabissava. Poco dopo tutta la parte anteriore veniva sommersa. Seicentosessanta persone presero opposto nelle imbarcazioni di salvataggio. Scene terribili di spavento e di follia si verificarono.
Millecinquecento passeggeri rimasero a bordo. Si pensò di invocare l'Onnipotente. L'orchestra accompagnò il canto, divenuto poi celebre in tutto il mondo: "Più vicino a Te, mio Dio... Più vicino a Te". Altri passeggeri in ginocchio sul ponte inclinato pregavano con fervore. Poi fu l'oscurità completa. La prima ciminiera si spezzava e rotolava in mare trascinando parecchi naufraghi. Dopo due minuti (ore 2,20) l'enorme transatlantico, orgoglio della marina mercantile britannica, colava a picco. Le vittime furono 1750, i superstiti 711.
Ed ecco alcuni precedenti venuti alla luce quando si faceva l'inchiesta. Tra le centinaia di operai che lavoravano alla costruzione di quel colosso, alcuni, per dispetto ai loro compagni cattolici, avevano scritto sulla carcassa della nave bestemmie e scherzi sacrileghi: "Nemmeno Cristo potrà farti colare a picco". Al di sopra della linea di immersione in lettere enormi si leggeva: "No God, no pope" (Né Dio, né Papa) e dall'altra parte: "Né la terra né il cielo possono inghiottirci".
Benché fossero state coperte dalla vernice, parecchie di queste iscrizioni non tardarono a riapparire, anzi un impiegato cattolico del Titanic, che le aveva viste, scrisse ai suoi parenti di Dublino in una lettera che essi conservarono come reliquia: "Sono persuaso che la nave non arriverà in America a causa delle scritte blasfeme che ricoprono i suoi fianchi." Le parole "No God, no pope" furono letteralmente tagliate a metà dall'iceberg che attaccò la linea di immersione dove erano scritte. Queste medesime affermazioni blasfeme furono poi ripetute dal comandante della nave Smith durante l'ultimo pranzo. Poco dopo egli stesso pagava con la vita la sua empia temerarietà.
È stato osservato che la bestemmia è più diffusa tra i popoli che hanno più vivo il senso religioso: fenomeno piscologico spiegabile. Quando nella vita domina il pensiero della Divinità che tutto governa, è spontaneo nel momento che le cose vanno male, dapprima lamentarsi con Dio, poi arrivare ad ingiuriarlo come se Egli fosse la causa dei nostri mali. Il bestemmiatore faccia appello al vero buon senso, risvegli la sua fede sopita e la liberi dalle incrostazioni dell'errore.
Allora non troverà difficile sostituire l'espressione blasfema, l'imprecazione a Dio, che equivale ad una invocazione di maledizione su di sé, con l'invocazione filiale per la ricerca di aiuto al Datore di ogni bene.

Nota di BastaBugie: per approfondire la vicenda dell'affondamento del Titanic si può leggere il seguente articolo cliccando sul link.

IL TITANIC E LA FEDE CIECA NEL PROGRESSO TECNOLOGICO
Nel nome ricordava i Titani che avevano sfidato gli dei e infatti recava la scritta ''Nemmeno Dio può affondarmi''... ma calò a picco miseramente nel suo primo viaggio
di Rino Cammilleri
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5734

Fonte: I Tre Sentieri, 8 aprile 2022

5 - GRAZIE AL FILM DI MEL GIBSON SULLA PASSIONE DI CRISTO MI SONO CONVERTITA
Per la prima volta Cristo ha parlato al mio cuore e la mia vita è cambiata: mi confessai e non riuscivo a smettere di piangere, sentendo che tutti questi anni che avevo passato senza di Lui non avevano importanza, Lui mi stava aspettando... (VIDEO: Trailer della Passione)
Fonte Sito del Timone, 12 aprile 2022

Gabriela [nella foto] è un classico esempio di ciò che è accaduto in Spagna negli ultimi decenni con milioni di cattolici. È cresciuta in una famiglia cristiana, si è persino sposata in Chiesa ed ha iscritto le sue figlie in una scuola cattolica. Tuttavia, la sua vita scorreva come se Dio non esistesse. Era una "cristiana culturale" che credeva in Dio come idea, ma viveva completamente lontana dai sacramenti e da una vita di fede.
In una testimonianza video questa madre parla dell'impressionante conversione che ha vissuto e che è stata propiziata dalla preparazione alla comunione della sua prima figlia che la mise di fronte a uno specchio in cui vedeva riflessa la propria incoerenza. E in quel momento Dio è entrato nella sua vita con una potenza impressionante. «All'età di 13 anni ho rinunciato a tutto ciò che mi era stato insegnato a casa e a scuola. Ho "parcheggiato" Dio in una posizione di puro conforto. Ho fatto la strada più semplice, che per me era fare quello che volevo e divertirmi. Ho deciso di tenere Dio come idea e nel frattempo vivere la mia vita», dice Gabriela. All'età di 23 anni si era sposata in Chiesa, ma lei stessa confessa che, tra i 13 e i 30 anni. ha messo piede in Chiesa solo per sposarsi e per battezzare le sue figlie. Ma è a 30 anni che si verifica un evento che ha portato a un cambiamento totale nella sua vita. Sua figlia Cloe, la più grande delle sue tre figlie, stava iniziando a prepararsi per la Comunione. «Per la prima volta ho iniziato a vedere la mia incoerenza», riconosce Gabriela.

LA PASSIONE DI CRISTO DI MEL GIBSON MI HA APERTO GLI OCCHI
In quel momento dice di aver pensato: «Gabriela, sei stata sposata dalla Chiesa, hai battezzato le tue figlie, hai scelto una scuola cristiana, vuoi che facciano la Comunione se davvero non vai a Messa, non pratichi?». Aveva ancora una sua idea sull'esistenza di un Dio, ma lo considerava distante, astratto e completamente estraneo alla sua vita. Poco prima di Pasqua 2010, ricorda d'essersi trovata sola a casa e di essersi seduta sul suo divano a non fare nulla per rilassarsi. E Dio è intervenuto nel modo più facile per lei, attraverso la televisione.
«Dio ha preparato quel momento per me. Ero sola, ho acceso la TV e c'era La Passione di Cristo di Mel Gibson. Alzai gli occhi al cielo e pensai: «Devo vederla. Ho quindi visto il film e per la prima volta nella mia vita Cristo mi ha aperto gli occhi e ha parlato al mio cuore». Quando vide il Signore sulla via del Calvario, sentì un gemito dentro. «Ho sempre creduto in Dio, Cristo ha attraversato tutto questo per me e mi ha detto "Ti amo, ti do la vita eterna"...», pensò. Quell'incontro con Cristo attraverso questo film «cominciò ad esplodere nel mio cuore. Improvvisamente, la mia vita è cambiata. Tre giorni dopo, la Domenica delle Palme, mi confessai, fu un'esplosione di gioia nel mio cuore e non riuscivo a smettere di piangere, sentendo che tutti questi anni che avevo passato senza di Lui non avevano importanza, Lui mi stava aspettando».
Ma era stata lontana dalla Chiesa per così tanti anni che non sapeva davvero cosa fare per mantenere acceso quel fuoco. La logica ha portato Gabriela a iniziare ad andare a Messa la domenica. E con il passare delle settimane, ha corso il rischio di considerarsi «una cristiana a tutti gli effetti». Si diceva: «Sono sposata, vado già a Messa, non rubo, non uccido...». [...]

PICCOLI DETTAGLI
Poi si ricordò che sua madre non aveva mai perso la speranza del suo ritorno alla Chiesa e gli aveva sempre regalato vangeli, santini, libri... oggetti che riponeva semplicemente in una scatola nell'armadio senza mai guardarli. Cercò quei ricordi, depositati lì per anni, e improvvisamente notò un Vangelo. Invece di iniziare dall'inizio, lo aprì verso la fine, trovando le preghiere e i consigli per la vita cristiana. E fu lì che la sua preoccupazione fu risolta, perché trovò il "Giorno del Buon Cristiano". Gabriela assicura che «era felice come non mai di rendere grazie al Signore che è buono e ci risponde».
Aveva quindi un piano da seguire: offrire la giornata al mattino, recitare l'Angelus, benedire la mensa... Erano «piccoli dettagli», aggiunge, «ma mi hanno riempita di molta gioia. Poi ho iniziato a leggere il Vangelo fin dall'inizio. Lì ti rendi conto di come parla il Signore, di come si comporta e ti innamori di Lui, perché è impossibile non innamorarsi», dice emozionata. Già con le armi della Messa domenicale, del Vangelo e del suo cammino quotidiano, Gabriela fu invitata dalla madre ad andare in pellegrinaggio al santuario mariano di Torreciudad. Lì si innamorò della Vergine e Dio gli diede di nuovo un nuovo dono sempre attraverso lo schermo. Sull'autobus di ritorno dal pellegrinaggio è stato trasmesso un filmato di Eduardo Verástegui (famoso attore messicano, convertito al cattolicesimo e noto prolife, tra i protagonisti dei film: Bella, Cristiada, Il circo della farfalla). È così che Gabriela ha scoperto anche il Santo Rosario, promosso dalla testimonianza dell'attore. Il passo successivo nel suo cammino di fede la condusse all'Adorazione Perpetua.
É così passata da un regalo all'altro. «Siamo in un tempo con molta oscurità, dolore, tristezza... Ma abbiamo la fortuna e la grazia di avere la vergine che ci conforta. Quello che voglio dire è che non abbiamo bisogno dello straordinario, abbiamo una cappella dell'Adorazione, un qualsiasi Santissimo Sacramento... sono il paradiso in terra», esorta Gabriela.
Dopo anni di amore con Dio e la Chiesa, Gabriela assicura che «Nostro Signore e la Vergine contano su di noi per iniziare una rivoluzione d'amore». E continua: «tra tanta guerra, sofferenza, e odio dobbiamo essere testimoni e portatori della Sua luce, del Suo amore. Dobbiamo riempire il cuore, smettere di vivere una fede di appagamento, esterna, vuota, una fede sociale, e vivere una fede dal cuore». «Come se il cuore non batte non c'è vita», conclude, «se la fede non è vissuta dal cuore è una fede morta».

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sul film della "Passione di Cristo", per leggere l'intervista al regista Mel Gibson e a Jim Caviezel che ha interpretato Gesù e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it, clicca qui!
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https://www.youtube.com/watch?v=RRowOL1LEuM

Fonte: Sito del Timone, 12 aprile 2022

6 - LA VIA CRUCIS DELLA CEI ESALTA CAROLA RACKETE, GRETA THUNBERG, GINO STRADA, UN'ATTIVISTA LGBT, ECC.
Missio ha diffuso nelle parrocchie una via crucis dedicata ai martiri della Chiesa, ma i testimonial sono tutto fuorché santi e cristiani, bensì attivisti e Nobel già esaltati dal mondo
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-04-2022

"Santa Greta Thunberg, prega per noi"; "Beato Gino Strada, ora pro nobis"; "...e per intercessione del martire Mimmo Lucano, andate in pace...". Per la CEI sono questi i testimoni del nostro tempo, ma se anche non sono battezzati non è un problema, anzi, è quasi meglio. L'importante è che abbiano speso la vita per gli altri. Gli altri, cioè tutti tranne Cristo.
E di esempi, l'ufficio che redige sussidi pastorali chiamato Missio, ne ha individuati 15. Tanti quante sono le stazioni della via Crucis, che è stata proposta alle diocesi e alle parrocchie italiane per la Quaresima 2022.
15 testimoni scelti da - nientepopodimenoche - la Consulta Nazionale Missio Giovani, uno degli inutili organismi pastorali della Cei che si occupa di redigere sussidi e "sostenere e promuovere la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana". Missio ha prodotto un sussidio chiamato Voce dei Martiri, Eco del Verbo, dedicato ai missionari martiri. Ma di cristiani che muoiono per dare la vita a Gesù non c'è traccia. Però, ci sono loro: attivisti, premi Nobel, giornalisti e politici di poche, ma selezionate cause, i quali, come filo conduttore non sembrano avere nulla che li accomuni, ad eccezione del fatto, a parte due, forse tre, di non essere nemmeno cristiani.
La cosa ha fatto indignare i fedeli di una delle poche parrocchie che per la Quaresima '22 ha deciso di utilizzare lo schema della via Crucis di Missio, quella della Chiesa di madre di Castellamare del Golfo, diocesi di Trapani. Alcuni parrocchiani si sono indispettiti per i "contenuti antropocentrici e politicizzati" dei testi e dei testimoni scelti.

LE STAZIONI DELLA VIA CRUCIS
Vediamo, dunque. Alla prima stazione la condanna a morte di Gesù viene rappresentata da Marielle Franco Da Silva, definita "un'attivista brasiliana". Di Marielle, che è stata uccisa per la "causa della giustizia in Brasile", si scopre pure che era un'attivista Lgbt, che viveva con una "compagna" di lotta, pur non disdegnando di presentarsi come bisessuale.
Seconda stazione: i Nobel per la Pace Maria Ressa e Dmitry Muratov, giornalisti premiati per le loro denunce e che qui, poco ci manca, sono additati come santi patroni dei giornalisti. Terza stazione, Andrea Caschetto, chiamato "Ambasciatore del sorriso". Con la quarta stazione è il turno di Lorenza Fornasir e Gian Andrea Franchi. È poi il minuto di celebrità di Alessia Bonari, l'infermiera di Grosseto divenuta celebre durante la pandemia perché ha mostrato i segni della mascherina sul volto. Dalla foto al palco di Sanremo il passo è stato velocissimo e dall'Ariston agli altari, ancora più rapido: la quinta stazione, quella del Cireneo, è la sua.
Per trovare una suora cattolica bisogna aspettare la sesta stazione: è suor Gabriella Bottani, "missionaria comboniana impegnata nella lotta contro la tratta degli esseri umani" mentre la seconda caduta è affidata a Nasrin Sotoudeh, avvocatessa per i diritti umani in Iran attualmente in prigione per il suo impegno.
La speronatrice di motovedette della Marina Carola Rackete è all'ottava stazione in compagnia delle pie donne. Molto pia non deve essere, ma il sussidio la chiama comunque "attivista della solidarietà". Eccoci arrivati alla terza caduta di Gesù con Mimmo Lucano che viene lodato per l'"audacia nell'accoglienza". Il tribunale di Locri che l'ha condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di reclusione non parlerebbe proprio di audacia, dato che nelle motivazioni della sentenza parla di un "illegale approvvigionamento di risorse pubbliche per garantirsi una tranquillità economica".
È invece una vera e propria apostola della "Cura della casa comune" Greta Thunberg, che viene così equiparata a una "Madonna" che desidera un futuro più sostenibile. Il "calvario" prosegue con Malala Yousafzai, anch'essa Premio Nobel alla voce "diritti", che compare alla dodicesima stazione subito dopo il sacerdote cattolico Alejandro Solalinde. Chiudono la via crucis Nicolò Govoni, l'artista Afghana Samsia Hassani e appunto, in resurrexione Domini, Gino Strada.

NESSUN MARTIRE DELLA CHIESA
Che cosa hanno in comune questi personaggi? Che nessuno di loro è martire della Chiesa e nemmeno fulgido esempio di fede. Ad essere preso ad esempio, qui, è il loro impegno civile, solidaristico, per cause se vogliamo lodevoli, ma comunque mondane come le migrazioni clandestine e il clima.
I nuovi testimoni che i vescovi vogliono proporre ai giovani non sono più i santi, sono gli attivisti. O i premi Nobel, protagonisti mondani di battaglie sempre di altri, mai nate dentro la Chiesa. Alcuni di loro fanno azioni meritorie e lodevoli (della Rackete non potremmo dire nemmeno quello), ma in quanti lo fanno perché animati da una fede e quanti invece da ideali generici di solidarietà? Se ad essere d'esempio è solo l'attivismo senza caratterizzazioni di fede, quale è il valore aggiunto dato dalla fede cattolica per il bene della società? Perché, ad esempio, visto che si parla di diritti, non c'è nessuno che si occupi di aborto e di diritti dei nascituri? In Spagna hanno appena messo fuorilegge le preghiere davanti agli abortifici, non sono forse questi dei martiri delle fede più adeguati di quelli scelti?
C'è poi un altro aspetto che deve fare riflettere: [...] tra i 15 "testimoni" scelti, soltanto due sono religiosi cattolici e nessuno si muove esplicitamente per una chiamata missionaria o evangelica. Alcuni, addirittura, sono stati uccisi o stanno subendo torture in carcere, ma mai per la causa di Gesù. Ebbene, non avrebbe forse trovato meritoriamente posto un'Asia Bibi, che di persecuzione religiosa se ne intende, tra di loro? Invece, sembra proprio che il messaggio che si vuole lanciare sia: non importa che tu sia cristiano o no, l'importante è che tu faccia del bene. [...]

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-04-2022

7 - PALMIRO TOGLIATTI, IL COMUNISTA CHE COMBATTE' LA CHIESA (E GLI ITALIANI)
Elaborò il progetto (approvato da Stalin in persona) di trasformare gli italiani grazie a un partito radicale di massa che imponesse l'egemonia culturale della sinistra
Autore: Martina Camonita - Fonte: Società Domani, 6 marzo 2022

Palmiro Togliatti nasce a Genova, una domenica di marzo del 1893. Era la domenica delle Palme, da lì il suo nome: Palmiro.
Cresce in una famiglia cattolica, da genitori praticanti, la mamma è una maestra di scuola, il padre un amministratore dei convitti. Togliatti scrive: "per abitudine si andava a messa tutte le domeniche, ma non sentii mai il problema religioso con troppa intensità". A scuola è il primo della classe tanto da guadagnarsi l'appellativo de "il migliore". Frequenta il liceo classico con ottimi risultati. In concomitanza della maturità, nel 1911, suo padre muore. La famiglia attraversa un periodo di difficoltà economiche e per andare avanti negli studi Palmiro partecipa al concorso per la borsa di studio. Si classificherà al secondo posto, il nono posto sarà appannaggio di un giovane sardo, di nome Antonio Gramsci. Palmiro vorrebbe intraprendere gli studi di filosofia ma, per assicurarsi un futuro più sicuro ed aiutare la famiglia, sceglie giurisprudenza. Si laurea con il massimo dei voti, 30/30, discutendo la tesi su "Il regime doganale delle colonie" con il professore Luigi Einaudi. Continua a seguire la sua passione per la filosofia ma, durante gli studi universitari frequenta Gramsci e matura il suo avvicinamento agli ideali socialisti rivoluzionari. Palmiro vive la sua gioventù nel clima del primo grande boom industriale del nord ovest italiano, dove sono ubicate fabbriche come la FIAT e l'ANSALDO che vedranno crescere una nuova, numerosa e forte classe operaia. Nel 1914 si iscrive al partito socialista. Il clima che si respira in quegli anni vive degli echi della rivoluzione bolscevica del 1917, della figura di Benito Mussolini che infervora gli animi dei giovani socialisti e che firma la testata dell'Avanti. Molti giovani percepiscono gli effetti dell'atmosfera ottimistica lasciati dalla belle époque, dal montante futurismo, c'è un'aria di attesa messianica e di grandi rivoluzioni nel sociale che la prima guerra mondiale metterà in crisi. Nel 1919 insieme a Gramsci, Terracini e Tasca fonda il giornale L'ordine Nuovo. Le masse operaie hanno bisogno di una guida, Togliatti intuisce che la politica "era una cosa troppo importante e troppo seria per lasciarla fare alla gente comune" guidare le masse verso la rivoluzione socialista diverrà la sua vocazione.

I DUE PARTITI GEMELLI
Intanto il Mussolini socialista diventa il Mussolini fascista, rappresentando con quel partito, come dicevano i socialisti de L'Ordine Nuovo: "la parte peggiore della borghesia italiana".
Le squadre fasciste diventano molto attive, sono uno degli strumenti con cui l'incombente regime spazzerà via ogni opposizione.
A Livorno, nel 1921, da una scissione del Partito Socialista, nasce il Partito Comunista d'Italia, che da lì a poco, insieme a Togliatti e tanti altri attivisti, sarà votato alla clandestinità. Nel 1926 Antonio Gramsci è arrestato, il carcere segnerà il suo destino piegherà il suo fisico e, nel 1937, lo porterà alla morte. In quell'anno Togliatti raccoglierà il testimone di segretario del partito comunista che ricoprirà fino al 1964, anno della sua morte.
Nel 1924 Togliatti sposa la compagna Rita Montagnana, l'anno successivo nascerà suo figlio Aldo. Da lì a poco, insieme alla famiglia, andrà esule in Unione Sovietica dove resterà 17 anni fino al 1943. A Mosca diverrà membro, importante e stimato da Stalin, del Comintern il gotha del comunismo mondiale.
Palmiro Togliatti è un uomo dal carattere riflessivo, diffida dei sentimentalisti e degli entusiasti, preferisce le decisioni pensate, prima che un militante ed attivista, sarà uno stratega. Fonderà lo stile della sua politica sul suo carattere ponderato, e sul convincimento che "il marxismo non è un dogma ma una guida per l'azione politica". Sposa la linea leninista che considera i primi nemici, i più pericolosi, quelli interni. Non pochi dirigenti e militanti comunisti fuggiti come lui in URSS, subiranno processi, esecuzioni, gulag e carcerazioni per avere, in vario modo ed a vari livelli, dissentito dal partito. Il Togliatti pragmatico, ritiene plausibile perseguire i dissidenti perché mettono in pericolo la "causa". Togliatti sposerà la logica per cui il "partito ha sempre ragione, anche quando ha torto". Nel 1930 diventa cittadino sovietico. Nel 1935 è inviato in Spagna durate la guerra civile, come commissario del Comintern. Vi rimarrà fino al 1939. In quel periodo lancia un appello ai fascisti italiani, invitandoli a tornare al primo ideale socialista.

LA CHIESA CATTOLICA È IL NEMICO
Al rientro dalla Spagna in URSS, sarà messo sotto inchiesta perché sospettato di avere sabotato la liberazione di Gramsci nonché per via del sequestro, da parte della polizia francese, di un carteggio del PSE - partito comunista spagnolo. Palmiro è un uomo colto, competente, conosce bene la parte avversaria soprattutto la Chiesa Cattolica. Per lui il Vaticano è "l'avversario irreconciliabile e organizzato, di una trasformazione democratica dell'Italia". Un avversario del quale ha grande rispetto, si arrabbia quando sente i suoi compagni denigrare o sottovalutare la Chiesa e il cattolicesimo, perché il nemico va conosciuto e considerato se lo si vuol combattere. Togliatti sa che il cattolicesimo, in Italia, è un modo di pensare, radicato nella mente dei più anziani e coltivato nei giovani. Ecco perché per attaccare il "nemico" è necessario conoscerlo a fondo.
Nel 1943 Palmiro torna in Italia sotto l'identità di Ercole Ercoli. Ha elaborato un progetto "per cambiare gli italiani nel modo di essere e di sentire" che sottopone a Stalin, il quale non manca di condividere e "benedire" il piano. Il progetto prevede quanto, in effetti, accadrà successivamente: la partecipazione dei comunisti al governo Badoglio, il referendum monarchia-repubblica, una costituzione nella quale inserire principi e formule che favoriscano la rivoluzione, governi di unità nazionale etc... tutte cose che puntualmente si realizzeranno compresa "l'amnistia Togliatti". Un provvedimento di clemenza per un rapido avvio del Paese a condizioni di pace politica e sociale. L'amnistia comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi, ivi compreso il concorso in omicidio. Il provvedimento sarà promosso da Togliatti, a in qualità di Ministro di Grazia e Giustizia del primo governo De Gasperi.
Lo stile politico del leader comunista è pacato, argomentato, tiene testa ai suoi avversari con raziocinio, facendo riferimento, spesso, a fatti davanti ai quali l'interlocutore rimane spiazzato per mancanza di memoria o di preparazione. Ignazio Silone dirà di lui "nessuno poteva stargli alla pari aveva un suo modo di ascoltare a lungo ma quando prendeva la parola era come se leggesse, veniva fuori la lunga riflessione, sapeva collegare fatti apparentemente secondari, a cui nessuno aveva pensato".

LE PIROETTE SU STALIN
Ricorre anche alla contraddizione, non la teme, come quando alla morte del dittatore "canonizza" il grande Stalin "Stalin è un gigante del pensiero e dell'azione, col suo nome verrà chiamato un secolo" salvo successivamente, in epoca destalinizzante, affermare che "Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva di persecuzione etc...".
Nel 1948 Togliatti subisce un grave attentato, tre colpi di pistola lo attingono mettendone in pericolo la vita. L'Italia è sull'orlo della guerra civile. L'Italia è ancora un Paese armato, Palmiro ha la forza di ordinare ai suoi di non reagire militarmente, nonostante ciò sulle piazze si conteranno i morti. Al risveglio dall'intervento chirurgico proferirà una frase in latino "Omnes actiones non ridere, non lugere neque detestari, sed intelligere". Dalla sua formazione intellettuale, Palmiro ha imparato che dietro ogni azione dell'uomo vi è un motivo che occorre capire, e che dietro ogni istituzione c'è sempre un essere umano. Questa considerazione fonderà un metodo di conquista dell'avversario che egli instillerà nei suoi dirigenti e nei militanti del PCI. Un metodo di conquista che gioca sul "cerchiamo ciò che ci unisce e non ciò che divide", Palmiro sa che "nelle file della DC ci sono masse di intellettuali, contadini, giovani, con le nostre stesse aspirazioni (...) vogliono una Italia democratica e progressiva". Uno stile dialogante che non vale, ovviamente, per gli irriducibili.
Nel 1951 Mosca gli propone di diventare il numero uno del Cominform, la direzione mondiale del partito comunista. Lui rifiuterà. In Italia il PCI ha bisogno di Togliatti, c'è da cambiare l'Italia, le sue istituzioni e, soprattutto, gli italiani, occorre avviare la via italiana al socialismo. Nelle elezioni politiche del 1963 porterà il PCI al 25,6%, un grande successo, il PCI è il partito comunista più importante dell'occidente.
Nel 1964 si reca in vacanza a Jalta in Crimea, vuole parlare con Kruscev, è preoccupato della frattura creatasi fra Mosca e Pechino, ma muore all'improvviso a seguito di un infarto. Al suo funerale a Roma, in Piazza San Giovanni accorreranno più di un milione di persone. Un popolo che riconosceva in lui una guida sicura, la guida de "il migliore". L'URSS gli dedicherà un francobollo e una città, Togliattigrad.
La figura di Togliatti può essere definita elitaria perché incarna un politico che pensa, che studia, un politico colto, abile e pragmatico, uno che concepisce progetti politici a lunga scadenza, un uomo che ha una visione del mondo e della società, la si condivida o meno. C'è chi lo chiamerà "l'anti rivoluzionario" perché Togliatti si era reso conto che la via per la conquista del governo non poteva passare per la scorciatoia della rivoluzione cruenta.

LE OMBRE
Nonostante ciò, restano ampie ombre: il suo voto per la condanna a morte di Imre Nagy capo della rivolta ungherese del 1956; le sospette delazioni nei riguardi di suoi compagni italiani rifugiati come lui a Mosca, incriminati perché dissidenti; le accuse rivoltegli di avere sabotato la liberazione di Gramsci; il cinismo espresso nei riguardi del militari italiani ancora prigionieri in URSS, la cui cattiva sorte poteva essere per le famiglie italiane colpite da quel lutto "...il migliore, e il più efficace degli antidoti", contro la tentazione di assecondare i fascismi. Una sorta di monito-castigo agli italiani, per non essersi ribellati al regime fascista.
Il suo atteggiamento prudente e ragionevole, che evitò lo spargimento di sangue dopo avere subito l'attentato, si deve anche al fatto che Palmiro era cosciente che l'occidente non avrebbe mai tollerato, in Italia, un partito comunista al governo, almeno non allora. La sua intelligenza politica lo portò a concepire un progetto di lungo respiro che oggi si è rivelato vittorioso, un progetto che ha cambiato gli italiani. Con l'evoluzione delle forze politiche di sinistra che si sono trasformate in quello che Augusto del Noce chiamò un "partito radicale di massa" ed oggi Luciano Canfora, in un suo recente libro, definisce come "La Metamorfosi". Una forza cultural politica che oggi rappresenta una Italia secolarizzata e laicizzata. Il progetto togliattiano di trasformare gli italiani si è realizzato grazie alla spinta iniziale data da Palmiro, con lo stile politico progressivo da lui impresso al PCI e grazie agli insegnamenti intorno all'egemonia culturale lasciati da Antonio Gramsci.
Comunque lo si giudichi rimane un fatto, il grande ed esemplare spessore politico di un uomo nella cui storia e nel cui stile, chiunque volesse fare politica, da qualunque parte schierato, può trovare abbondante e valido materiale, utile ad elaborare una cultura in grado di essere propellente per concepire un'azione politica.
Materiale da fare proprio... con beneficio di inventario, s'intende.

Fonte: Società Domani, 6 marzo 2022

8 - OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO C
Veglia Pasquale e Messa del giorno
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1) VEGLIA PASQUALE
Cristo Signore è risorto!

Questa notte da ogni altare la Chiesa grida al mondo la notizia più sorprendente, più consolante, più rinnovatrice della storia: "Cristo Signore è risorto!".
Questo messaggio avvera, con una pienezza che sorpassa l'attesa, le speranze dei patriarchi e dei profeti antichi, che abbiamo sentito farsi di secolo in secolo più chiare e vibranti attraverso le letture della veglia santa.
Questo messaggio raccoglie e tramanda soprattutto le esperienze, piene di stupore e di gioia, che testimoni prescelti hanno fatto incontrando colui che era stato crocifisso, addirittura conversando e mangiando con lui.

CRISTO È RISORTO!
Qui c'è il cuore della nostra fede; qui c'è il solco che segna l'unica vera divisione tra gli uomini.
Quelli che accolgono l'annuncio pasquale sanno di non essere più prigionieri di un mondo piccolo e chiuso, oltre il quale non c'è che l'abisso del nulla. È stato aperto un varco dall'amore che è più forte della morte: per questo varco ora anche noi abbiamo libero accesso al Regno e alla casa del Padre, dove Gesù è salito a prepararci un posto.
Risorgere in Cristo e con Cristo è il nostro destino; e vuol dire migrare di là, su una nuova terra dove più non si piange, sotto nuovi cieli dove finalmente abiterà la giustizia.
Se Cristo è risorto, allora ogni sofferenza è transitoria: ciò che passa, alla fine è sempre breve; e, una volta passato, sembra irreale come un sogno. Solo ciò che resta per sempre, ciò che è collocato nel mondo dei risorti, è realtà autentica e piena, senza il turbamento che è inseparabile da ogni cosa che finisce.
La Pasqua è la certezza che il male alla fine è sconfitto. Anche se fa molto chiasso, anche se dissemina molte rovine, anche se può avere un'impressionante successo - che poi è il "successo dei tre giorni", come la vicenda del Signore crocifisso - non prevarrà. Sulla menzogna, sull'ingiustizia, sull'odio, sull'oppressione del debole e dell'innocente, alla fine si affermerà la verità, trionferà la vita, vincerà l'amore.
L'Unigenito del Padre - che si è fatto uomo, indissolubilmente legato alla nostra stirpe e alla nostra sorte - è entrato come primogenito di una moltitudine di fratelli nel Paradiso di Dio, che così è diventato anche nostro.
La sua risurrezione è la caparra sicura e concreta della nostra. Nemmeno su di noi, che pure sembriamo votati a subire il suo oscuro dominio, la morte avrà l'ultima parola. Risorgendo, Cristo ha liberato i nostri giorni "infausti e brevi" dalla paura dell'annientamento e dall'orrore della prospettiva che tutto, nella nostra esistenza, alla fine sia vanificato.

ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI
Nella professione di fede noi proclamiamo davanti a tutti: "Aspetto la risurrezione dei morti". Lo diciamo tutti sul serio?
San Paolo, al pensiero che qualche cristiano possa ripetere queste parole senza convincimento intimo e certo, è preso come da un brivido di angoscia e di compassione; ed esclama: Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati... Se abbiamo speranza in Cristo soltanto per questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini (cf. 1 Cor 15,16-19).
Allora la grazia particolare da chiedere nella celebrazione della Pasqua è appunto di recuperare intera e viva questa persuasione. È la verità che è il centro e il compendio di tutta la nostra fede: deve tornare ad essere il cuore e l'ispirazione di tutta la nostra esistenza.
E c'è una seconda grazia da chiedere: quella di diventare, tutti noi che crediamo, gli evangelizzatori e gli apostoli di questo annuncio pasquale.
Annunciare la risurrezione di Cristo, che è principio e causa della nostra, significa in concreto anche di riaffermare la preziosità dell'uomo in faccia a Dio e la sua dignità. E ci vuole coraggio e tenacia in un mondo come il nostro.
Non è facile far risonare efficacemente la Pasqua in una società dove le aggressioni, gli omicidi, i sequestri si fanno sempre più frequenti e spavaldi; dove gli esseri umani, chiamati alla vita, vengono subito aggrediti atrocemente - e legalmente - perché non ne varchino la soglia; dove la denutrizione e la fame abbattono a milioni i fanciulli; dove l'emarginazione del malato e dell'anziano a volte è aggravata da calcoli ed egoismi spietati [dove sono chiamate civili le unioni che segnano il ritorno alla barbarie, dove si parla di diritti per tutti, tranne che per i bambini che hanno il diritto fondamentale ad avere un babbo e una mamma, N.d.BB].
Ma celebrare la Pasqua vuol dire anche ravvivare la speranza. Proprio perché Gesù di Nazareth è risorto e, risorgendo, è stato costituito Signore dell'universo, noi sappiamo che l'umanità non può andare perduta. Una grande energia di novità e di riscatto sta pervadendo la terra da quel mattino di primavera, quando prima Maria di Magdala e le altre donne, poi Pietro e gli apostoli trovano il sepolcro vuoto. Ciascuno di noi stanotte si impegni a lasciar lavorare questa divina energia nel segreto del suo cuore e nella operosità della sua vita.

2) MESSA DEL GIORNO DI PASQUA
Cristo, nostra Pasqua, si è immolato!

Cristo, nostra Pasqua, si è immolato! (1 Cor 5,7), esclama con voce commossa san Paolo nella prima Lettera ai Corinti.
Cristo, nostra Pasqua. L'espressione è significante: san Paolo pensa alla Pasqua come a una persona; noi pensiamo alla Pasqua come a una festa. Ed è giusto: la Pasqua è una festa, è anzi la madre di tutte le feste cristiane; e la sua gioia vibra in ogni altra autentica gioia che possiamo incontrare, la sua luce risplende in ogni speranza che non delude.
Ma prima ancora la Pasqua è un avvenimento, che si è compiuto e non finisce più. Addirittura è una persona: la persona del Figlio di Dio crocifisso e ritornato alla vita, che di sé colma interamente la storia ed è ormai, nell'avventura umana, una presenza intramontabile; una presenza che pervade tutto e chiede di farsi in tutti principio di una mentalità nuova e di una esistenza trasfigurata: Cristo risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui (Rm 6,9).
Allora la Pasqua è sì un'occasione straordinaria di letizia familiare e sociale, un'opportunità di tornare in pace e sereni, un'occorrenza di cordialità beneaugurante. Ma non può ridursi a questo, perché non si tratta soltanto di una festa, sia pure la più rifulgente di tutte.
Celebrare la Pasqua nella sua piena autenticità comporta cogliere e comprendere sino in fondo il senso dell'immolazione di Cristo, per condividere esistenzialmente - anche mediate la comunione al suo Corpo e al suo Sangue, offerti in sacrificio per noi - il mistero della sua morte e della sua risurrezione.
I valori dell'immolazione del Signore sono molteplici, anche se poi si possono riassumere in uno solo: la gloria di Dio inverata nella redenzione degli uomini.

VITTORIA DELLA VERITÀ SULLA FALSITÀ E L'ERRORE
La Pasqua di Cristo è prima di tutto vittoria della verità su ogni prospettiva deformata e falsa, e quindi anche sul demonio, che dall'unico Maestro è stato perfettamente definito come il padre della menzogna (cf. Gv 8,44).
Gesù, testimone verace (At 3,14), al cospetto delle massime autorità della sua nazione non teme di proclamare la sua origine divina, pur prevedendo che questa franchezza gli sarebbe costata la vita (cf. Lc 22,70-71), perché egli sa che solo a partire dalla conoscenza di questa realtà primaria e trascendente può scaturire la nostra salvezza.
A Pilato piaceva - come a molti anche ai nostri giorni - discutere elegantemente, gingillarsi con i concetti, coltivare con i vari interessi culturali, purché non si arrivasse a certezze troppo scomode e troppo impegnative. A lui il suo misterioso Prigioniero rivolge parole che sono taglienti come una lama di luce, e sono ancora oggi inquietanti: Per questo io sono nato e sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce (Gv 18,37).
Lo splendore della Pasqua, meritato dal sangue del Figlio di Dio, ci illumini e ci scampi dalla spirito di Pilato. Ci liberi cioè da ogni propensione allo scetticismo e al relativismo, da tutti i dubbi coltivati ed esaltati quali fossero pregi e fortune, dalla superficialità per cui finiamo col pensare che tutte le visioni delle cose sono accettabili, che tutte le religioni sono uguali, che tutte le maniere di vivere e di agire meritano considerazione.
Ci faccia anzi tutti diventare ricercatori appassionati di ciò che è vero, di ciò che è, di ciò che salva. Ed è una ricerca che deve cominciare e accompagnarsi con la rettitudine della nostra intenzione e l'irreprensibilità del nostro agire, perché Gesù ha detto: Chi fa la verità viene alla luce (Gv 3,21).

VITTORIA DELL'INNOCENZA SUL PECCATO
Poi la Pasqua è vittoria dell'innocenza sul peccato. In questa vicenda, l'unico incolpevole si lascia volontariamente aggredire dai peccatori. A loro - e a tutti noi - egli ottiene il perdono di Dio, e a nostro vantaggio prepara nel suo sangue un'aspersione di misericordia.
La prima conquista di questo trionfo, ottenuto a così caro prezzo, è il malfattore crocifisso sul Golgota accanto a Gesù. Col suo pentimento egli rovescia felicemente un'intera esistenza sbagliata: una attimo di fede, e la croce si muta nella gloria. Il caso è esemplare, ed è ragione di speranza per tutti noi, quali che siano i nostri debiti con la giustizia divina: "Dopo il perdono al ladro, chi sarà ancora oppresso da timore?", canta sant'Ambrogio nel suo inno pasquale.

VITTORIA DELLA VITA SULLA MORTE
Più radicalmente la Pasqua è il trionfo della vita sulla morte. Gli uomini - i condannati a morte, perché tutti siamo destinati a incontrare questa oscura esperienza a causa del peccato - condannano a morte colui che è la fonte stessa della vita. È un paradosso, avvertito anche dall'apostolo Pietro nel suo coraggioso discorso al popolo di Gerusalemme: Avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni (At 3,15).
Morendo Gesù distrugge la morte e risorgendo offre agli stessi suoi uccisori un destino di risurrezione e di vita eterna.

LA STRATEGIA È UNA SOLA: VINCERE IL MALE COL BENE
Le vittorie pasquali sono dunque tre: sulla falsità e l'errore, sul peccato, sulla morte. Ma la strategia è una sola: vincere il male col bene. E cioè: superare le tenebre con la luce, la colpa con l'obbedienza alla volontà del Padre, la fine di ogni valore terreno con l'elargizione dell'immortalità nel Regno dei cieli.
Questo stile e questo piano di battaglia sono un'altra lezione preziosa per noi. Per mantenerci in sintonia con la Pasqua di Cristo, che ci ha riscattati, anche i nostri pensieri, le nostre decisioni, i nostri comportamenti devono sempre essere connotati dal rifiuto totale e irreversibile di ogni menzogna, di ogni trasgressione, di ogni violenza.

Fonte: La rivincita del crocifisso

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