BastaBugie n�768 del 11 maggio 2022

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1 GUERRA RUSSIA-UCRAINA: CHI STA VINCENDO?
La Russia sta avanzando militarmente, ma perdendo politicamente per l'avvicinamento dell'Ucraina alla NATO (intanto gli USA spingono per una guerra prolungata che devasterà l'Ucraina e impoverirà l'Europa)
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA METAMORFOSI DELLA SINISTRA ITALIANA: DALL'UNIONE SOVIETICA... ALLA NATO
La contraddizione dei post-comunisti che, criticando i cattolici contrari all'invio di armi all'Ucraina, sono passati dal difendere l'Unione Sovietica di Stalin all'essere contrari alla Russia di Putin
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 LE GUERRE DEL 2022 CONTRO I CRISTIANI DI CUI LA TELEVISIONE NON PARLA
Ad esempio in Asia dove la Cina inventa una nuova legge per zittire i cristiani, mentre in Nigeria prosegue indisturbata la mattanza dei cristiani (più di 6000 uccisi dal 2021)
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: Blog di Nicola Porro
4 IL MITO DELLE FONTI SICURE PER LE NOTIZIE, OVVERO... PERCHE' ESISTE BASTABUGIE
La maggior parte delle notizie provengono dalle istituzioni, ma questo non è garanzia di verità (VIDEO: Le dieci regole della manipolazione mediatica)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone
5 LE CAUSE DEL TRAMONTO DI NETFLIX
Tra le cause il blocco delle attività in Russia (persi 700.000 abbonati), l'aumento di prezzo degli abbonamenti, la concorrenza di altri canali... ma Elon Musk, neo proprietario di Twitter, sostiene che sia colpa anche dell'appiattimento sulle ideologie dominanti
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
6 ENZO BIANCHI: DALLE STELLE ALLE STALLE
Osannato da vescovi e televisioni, quasi nominato cardinale, ma poi inizia il declino che lo ha visto espulso dalla sua Bose (adesso il segretario di Stato Vaticano sconsiglia alle diocesi anche solo invitarlo a parlare)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 I MASCHI E LE FEMMINE SONO DIVERSI, MA NON LO PUOI DIRE
La campionessa Sofia Goggia nella bufera per aver ricordato che i maschi hanno più forza e nello sport sono avvantaggiati (VIDEO: La sfida di Julio Velasco)
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone
8 OMELIA V DOM. PASQUA - ANNO C (Gv 13, 31-33.34-35)
Amatevi, come io ho amato voi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - GUERRA RUSSIA-UCRAINA: CHI STA VINCENDO?
La Russia sta avanzando militarmente, ma perdendo politicamente per l'avvicinamento dell'Ucraina alla NATO (intanto gli USA spingono per una guerra prolungata che devasterà l'Ucraina e impoverirà l'Europa)
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-05-2022

Vladimir Putin ha anticipato il tenore con cui si terranno quest'anno i festeggiamenti per la ricorrenza del 9 maggio, giorno della vittoria nella grande Guerra Patriottica che per i russi è la Seconda Guerra Mondiale combattuta sul fronte europeo. La Germania nazista si arrese in realtà agli alleati l'8 maggio e infatti ieri Putin ha ringraziato i militari, la popolazione e i governi delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk (in Ucraina) assimilando la lotta di ieri contro il nazismo con quella di oggi.
"I nostri militari, proprio come i loro antenati, stanno combattendo insieme per liberare il loro suolo dalla feccia nazista" ha scritto il presidente russo in un comunicato di congratulazioni inviato ai leader e ai popoli delle repubbliche che componevano l'Unione Sovietica, incluse quelle di Donetsk e Lugansk nel 77esimo anniversario della vittoria.
Come riporta il sito del Cremlino, sottolineando che il leader russo ha "espresso la certezza che la vittoria sarà nostra, proprio come nel 1945", Putin ha ricordato che è un dovere comune prevenire la restaurazione del nazismo rivolgendosi con un comunicato ai veterani ucraini della Grande Guerra Patriottica
Sul piano della spettacolarizzazione dell'evento la parata militare a Mosca si preannuncia imponente come sempre, con centinaia di mezzi ruotati e cingolati, migliaia di militari e ben 77 aerei ed elicotteri (uno per ogni anno trascorso dal 1945) che voleranno sulla Piazza Rossa. Tra questi 8 caccia MiG-29SMT sorvoleranno la Piazza Rossa formando la lettera "Z", a sostegno del "personale militare che partecipa all'operazione speciale in Ucraina".
Più difficile invece valutare quanto possano essere credibili le ipotesi e illazioni circolate in questi giorni intorno alle decisioni che Putin potrebbe secondo alcuni assumere oggi in occasione della ricorrenza. Il Cremlino stesso aveva auspicato a marzo che le operazioni in Ucraina potessero avviarsi alla conclusione entro il 9 maggio e anche se così non è stato è probabile che Putin ne approfitti per tirare le somme delle operazioni in Ucraina.

A CHE PUNTO SIAMO
Un bilancio positivo in termini militari anche se non decisivo ma ancora lontano dal raggiungere gli obiettivi politici.
I russi hanno assunto il controllo di ampie aree del Donbass, ma non di tutte le regioni di Donetsk e Luhansk dove ancora combattono duramente contro il grosso delle forze ucraine.
Successo pieno è stato invece conseguito nella regione di Kherson, a nord della Crimea e lungo le coste del Mare d'Azov dove la caduta di Mariupol ha permesso di unire il Donbass alla Crimea: regioni dove già comincia a circolare il rublo in vista, se non di una annessione alla Russia, almeno alle repubbliche popolari ucraine filo-russe.
Più lontano invece il raggiungimento degli obiettivi politici che Putin sperava forse di raggiungere senza un impiego così ampio della forza militare ma convincendo il governo ucraino ad accettare uno status di neutralità, rinunciando all'ingresso nella NATO e ad ospitare truppe e armi anglo-americane.
Del resto le recenti aperture di Volodymyr Zelenski alla trattativa, con l'annunciata disponibilità a riconoscere a Mosca il controllo della Crimea e dei territori del Donbass controllati dai filo russi il 23 febbraio (cioè alla vigilia dell'offensiva russa), costituirebbero una buona base su cui imbastire seri negoziati ma sono state immediatamente stroncate sul nascere dal segretario generale della NATO, che parla solitamente più a nome degli anglo-americani che degli altri partner dell'Alleanza.
L'Ucraina sarebbe disposta ad accettare un accordo di pace di compromesso con la Russia se le forze di Mosca si ritirassero "sulle posizioni del 23 febbraio" ha detto il 6 maggio il presidente Volodymyr Zelensky, intervenendo in video al think tank britannico Chatham House, lasciando intendere che almeno per ora Kiev non pretenderebbe la restituzione della Crimea, annessa dai russi nel 2014. «Da parte nostra non tutti i ponti diplomatici sono stati bruciati», ha poi precisato, evitando di avanzare richieste pure su quella parte del Donbass fra Donetsk e Luhansk sottratta al controllo di Kiev dal 2014.
"I membri della Nato – ha risposto indirettamente il giorno dopo il segretario generale della NATO Lens Stoltenberg - non accetteranno mai l'annessione illegale della Crimea" aggiungendo che "ci siamo sempre opposti al controllo russo su parti dell'Ucraina orientale". Stoltenberg ha poi aggiunto che "saranno però il governo e il popolo ucraino a decidere in maniera sovrana su una possibile soluzione di pace" ma dopo aver stabilito i limiti in cui il governo ucraino potrà muoversi in una eventuale trattativa con Mosca.

UNA GUERRA PROLUNGATA CHE DEVASTERÀ L'UCRAINA E IMPOVERIRÀ L'EUROPA
Annunciando che la NATO non accetterà mai la sovranità russa sulla Crimea, Stoltenberg ha sgombrato il campo dai residui dubbi su chi governi realmente l'Ucraina e chi piloti Zelenski confermando il pieno sostegno dell'Occidente a una guerra prolungata che devasterà l'Ucraina e impoverirà l'Europa pur di logorare la Russia impedendo a Putin di raggiungere i suoi obiettivi e di proclamare la vittoria.
Se su questo aspetto sembrano esserci pochi dubbi, più difficile risulta valutare le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi dal quotidiano on line britannico "The Independent" che svelavano a volontà di Putin di annunciare oggi la "guerra totale" all'Ucraina, cioè la mobilitazione generale e la militarizzazione dell'economia e della società russa. Anticipazioni giornalistiche attribuite a fonti anonime che hanno tenuto a lungo banco nei dibattiti politici e mediatici ma da prendere con le molle innanzitutto perché The Independent è di proprietà di un oligarca russo acerrimo nemico di Putin, Aleksandr Lebedev, che a quanto sembra è uno dei pochi a non aver subito la confisca dei beni in Occidente.
Inoltre Putin gode di un ampio sostegno politico e popolare anche rispetto alle operazioni militari in Ucraina che sembra in grado di poter sostenere nel tempo la guerra evitando accelerazioni che aumenterebbero le perdite tra le truppe ma anche tra i civili ucraini che, nelle zone in cui si combatte, sono in gran parte russofoni e probabilmente non ostili a Mosca.
Proclamare lo "stato di guerra" quindi non aiuterebbe Putin a cementare il consenso interno e, almeno al momento, non sembrerebbe neppure un'azione necessaria per alimentare lo sforzo bellico. A meno che il Cremlino non voglia puntare a indurre nei russi una psicosi di guerra in cui la percezione del nemico venga estesa dai "nazisti ucraini" agli USA e alla NATO.
Resta però il fatto che, come confermano anche molti analisti e osservatori occidentali incluso l'Economist, l'economia russa sta reggendo bene (a differenza di quelle italiana ed europea) alle sanzioni economiche poste dall'Occidente, segno che Mosca si era preparata per tempo a sostenere l'impatto del conflitto.
Il rublo è forte e del resto "l'isolamento" della Federazione Russa è solo parziale tenuto conto che viene praticato solo da Europa e Nord America mentre Asia, Medio Oriente, Africa e America del Sud continuano a mantenere (e in alcuni casi a rafforzare) i rapporti economici e commerciali con Mosca.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-05-2022

2 - LA METAMORFOSI DELLA SINISTRA ITALIANA: DALL'UNIONE SOVIETICA... ALLA NATO
La contraddizione dei post-comunisti che, criticando i cattolici contrari all'invio di armi all'Ucraina, sono passati dal difendere l'Unione Sovietica di Stalin all'essere contrari alla Russia di Putin
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 8 maggio 2022

Le Metamorfosi di Ovidio? Nulla rispetto alle metamorfosi dei comunisti italici, comprese le più recenti con le quali sono diventati "pasdaran" dell'ortodossia atlantica, severi censori del pacifismo e predicatori umanitari.
E questo senza mai riconoscere l'errore di essere stati comunisti al tempo dell'Urss di Breznev e Andropov. Anzi ritengono di avere tutti i titoli per dare lezioni oggi di atlantismo e umanitarismo.
Prendiamo l'editoriale (sul "Corriere della sera" di venerdì) di Walter Veltroni, il quale è una persona gentile, intelligente e piacevole, ma in quel pezzo ha cucinato un confuso minestrone in cui riesce a cantare le lodi del Nord Vietnam comunista che combatteva contro "l'invasione straniera" degli Usa e - al tempo stesso - le lodi dei soldati Usa che sbarcarono in Italia e in Normandia per combattere contro il nazifascismo (non furono due "invasioni" per la libertà?).
Un inno combattente in cui Veltroni rinfaccia (senza nominarli) a Santoro e compagni il passato, ma dimenticando il suo. E il suo non è il passato di uno qualsiasi: Veltroni - iscrittosi alla Fgci nel 1970 - è stato poi uno dei dirigenti nazionali del Partito Comunista Italiano quando ancora c'era l'Urss e il blocco comunista (la vicenda degli euromissili e di Comiso è degli anni '80 e Veltroni c'era).
Il Pci era un "partito fratello" di quel Pcus da cui vengono Putin e la classe dirigente russa di oggi. Quel Pcus a cui obbediva il Pci togliattiano, a lungo finanziato da Mosca (per capire quando finirono i finanziamenti bisogna leggere "Oro da Mosca" di Valerio Riva e non solo "L'oro di Mosca" di Gianni Cervetti).
Da chi è stato parte della storia comunista ci si aspetta una riflessione vera sulla classe dirigente post-comunista che oggi governa a Mosca e sulle macerie lasciate dal comunismo.

IL PCI E GLI ORRORI DELL'URSS
Prima di tuonare per tutto un editoriale contro la presunta "indifferenza" che Veltroni imputa a chi non condivide le sue attuali idee "atlantiste" sull'Ucraina, dovrebbe spiegarci quanto fu "indifferente" il suo Pci nei confronti degli orrori dell'Urss e regimi compagni.
Negli anni Settanta, quando lui era un militante comunista, già sapevamo tutto, già era uscito "Arcipelago Gulag" e sull'Unità e poi su Rinascita, nel febbraio ‘74, Giorgio Napolitano, a nome del Pci, scriveva che l'espulsione del dissidente Solzenicyn era "la soluzione migliore "perché lo scrittore aveva "finito per assumere un atteggiamento di ‘sfida' allo Stato sovietico e alle sue leggi" e "non c'è dubbio che questo atteggiamento - al di là delle stesse tesi ideologiche e dei già aberranti giudizi politici di Solzenicyn - avesse suscitato larghissima riprovazione nell'URSS".
Napolitano, che allora si scagliava contro "l'antisovietismo", è il simbolo autorevole del passaggio dal Pci filosovietico (lui fu dirigente del Pci al tempo di Togliatti) all'atlantismo più zelante.
Ma senza mai fare autocritiche. Nella sua "autobiografia politica" del 2005 intitolata "Dal Pci al socialismo europeo" neanche cita mai Solzenicyn.
Carlo Ripa di Meana, nel 2008, alla morte dello scrittore russo, su "Critica sociale", in un articolo intitolato "Solzenicyn e il silenzio del Quirinale", scriveva:
"Avevo sommessamente suggerito, qualche mese fa, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 1974, allora responsabile della cultura del PCI, su l'Unità, aveva rumorosamente applaudito all'esilio comminato a Solzenicyn che, va ricordato, aveva già passato otto anni nel Gulag nell'immediato dopoguerra, che in una prossima occasione, o in forma privata o nel corso di una visita di Stato, chiedesse un incontro a Solzenicyn, ormai molto in là con gli anni e malato, per chiudere una pagina nera. Così non è stato. In questi ultimi giorni, mentre in tutto il mondo si sono ascoltate voci di statisti, di rimpianto e di riconoscenza per la grandezza di quest'uomo e della sua vita, da Roma-Quirinale è venuto un silenzio arido, privo di umanità".

WALTER VELTRONI
Veltroni nel 2008 era il segretario del Pd: si espresse mai sulla vicenda? È sicuro che la storia dei post-comunisti - di cui è parte - oggi legittimi i suoi moniti umanitari sulla presunta "indifferenza" altrui?
Oltretutto è un'accusa inaccettabile perché chi si oppone all'invio di armi, come i cattolici, lo fa perché vuole la pace per gli ucraini e lo fa dando loro ogni possibile aiuto umanitario (del resto bisogna anche non essere indifferenti ai costi pesantissimi che i bellicisti vorrebbero imporre agli italiani).
Quando si ha un tale passato comunista certamente si può evolvere e cambiare, ma bisognerebbe almeno evitare di andare a fare prediche agli altri sull'indifferenza, l'Occidente e la libertà.
Il "Corriere della sera", che oggi è guidato da giornalisti che vengono dall'"Unità", a cominciare dal direttore, si distingue per fanatismo occidentalista. Talleyrand - che di cambi di casacca era esperto - consigliava: "Surtout pas trop de zèle".
Anche perché si rischia il cortocircuito. Un intellettuale progressista francese, Robert Redeker, di recente ha osservato:
"La simpatia degli europei è legittimamente attratta dall'Ucraina e dalla sua resistenza all'invasione, mentre questa resistenza esprime tutto ciò che gli europei hanno rifiutato negli ultimi decenni, quella cultura alla moda ridicolizzata e che l'istruzione scolastica ha cercato di distruggere: il sentimento della nazione, l'amore per la patria, della terra, il senso del sacrificio militare, la difesa dei confini, la sovranità e la libertà".
È questa anche la contraddizione dei post-comunisti italici. Sono passati dall'apologia del cosmopolitismo apolide all'esaltazione del nazionalismo ucraino. Ma il nazionalismo non è lo spirito nazionale, come la polmonite non è il polmone. Il nazionalista impone la sua patria sulle altre. Il patriota ama tutte le patrie.
È legittimo e nobile che gli ucraini si difendano dall'invasore. Ma non si può esaltare quel nazionalismo ucraino che dal 2014 ha combattuto le regioni russofone. Somiglia al nazionalismo russo che oggi nega l'Ucraina. Patrie, non nazionalismi.

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L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Libero, 8 maggio 2022

3 - LE GUERRE DEL 2022 CONTRO I CRISTIANI DI CUI LA TELEVISIONE NON PARLA
Ad esempio in Asia dove la Cina inventa una nuova legge per zittire i cristiani, mentre in Nigeria prosegue indisturbata la mattanza dei cristiani (più di 6000 uccisi dal 2021)
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: Blog di Nicola Porro, 4 maggio 2022

"Per ragioni note a tutti, d'ora in poi il nostro sito non potrà più servire fratelli e sorelle in Cristo. Grazie a tutti per la vostra compagnia e supporto negli ultimi 21 anni!", così recitava fino a poche ore fa, l'ultimo post di un popolare sito cristiano cinese, Jona Home, prima di sparire definitivamente nel nulla. Il regime cinese l'ha dichiarato illegale.
Ma non è niente di strano, o meglio, è tutto in regola con la legge nuova di zecca che il comunismo di Xi Jinping ha sfornato da poche settimane nel contesto della repressione al cristianesimo nel cyberspazio. Senza autorizzazione governativa in Cina, infatti, dal primo marzo non è più possibile scrivere e pubblicare immagini, video o audio che afferiscano alla sfera religiosa. Lo aveva annunciato a dicembre scorso, l'Amministrazione statale degli affari religiosi. L'organo del Consiglio di Stato cinese - il governo centrale - aveva reso noto di aver approvato il 3 dicembre le " Misure amministrative per i servizi d'informazione religiosa su internet". Misure che seguono le denunce del presidente Xi Jinping secondo il quale i divieti di utilizzare internet per pubblicizzare la religione sono troppo facilmente elusi, e si dovrebbe fare di più per assicurarsi che internet e i social network non siano usati come strumenti per la "propaganda religiosa".

I TIMORI CINESI SUL CRISTIANESIMO
Durante i lavori di una conferenza religiosa nazionale tenutasi a inizio dicembre scorso, il presidente cinese e segretario generale del Partito comunista aveva annunciato il proposito di migliorare il controllo "democratico" sulle religioni. Tradotto dal cinese: nuova stretta sulla libertà di culto.
Il cristianesimo è considerato, da sempre, ma oggi ancor di più, pericolosissimo per la tenuta del Paese: il concetto di persona e i principi di giustizia e diritti umani, per esempio, che il comunismo ignora, sono considerati eversivi, paragonati al terrorismo.
Omelie, preghiere o catechesi sono da sempre controllate in Cina, ma oggi ancor di più. I loro contenuti devono essere sicinizzati - l'assorbimento delle religioni all'ideologia comunista - affinché garantiscano esclusivamente la promozione dei valori del governo, e non siano intesi come strumenti di proselitismo. Quanto alle università e i college religiosi possono diffondere contenuti via internet esclusivamente ai propri studenti. Qualsiasi tentativo di catechizzare i minori o di "indurre i minori a credere nelle religione" comporta la revoca della licenza. E la conseguente chiusura dei battenti.
Senza aver ottenuto una specifica licenza dal governo, infatti, è severamente vietato condividere immagini o commenti su "cerimonie religiose come adorazione di Dio, bruciare incenso, ordinazioni sacerdotali, messe, battesimi e dottrina".
La legge impone una "licenza per l'informazione religiosa su internet" per qualsiasi gruppo religioso e afferma che solo le organizzazioni "giuridicamente stabilite" possono ottenerla.

LE DUE CHIESE IN CINA
Lo Stato comunista cinese odierno riconosce ufficialmente cinque religioni gestite attraverso istituzioni burocratiche centralizzate: il buddhismo, il taoismo, il protestantesimo, il cattolicesimo e l'islam. Ad essere è garantita costituzionalmente la libertà di culto a patto, però, che i fedeli siano iscritti a una delle associazioni controllate dallo Stato. Si tratta di un organismo intermedio tra il governo e la società e fa da filtro. In questo modo, infatti, il Partito comunista cinese plasma i precetti religiosi alla linea politica del Paese. Ogni credo, dall'islam al cristianesimo, risponde dunque alla propria associazione e non ai vertici delle rispettive autorità spirituali. E quindi esistono l'Associazione buddista cinese, l'Associazione taoista cinese, l'Associazione islamica cinese, il Movimento patriottico protestante delle tre autonomie e l'Associazione cattolica patriottica cinese.
I cattolici cinesi, per esempio, sono divisi in due comunità: una sotterranea, fedele a Roma e non riconosciuta, e una ufficiale, "patriottica" composta da fedeli, preti e vescovi che, professando la propria fede cattolica, accettano il controllo governativo. L'Associazione, formata più da laici che da religiosi, decide le nomine dei vescovi, "consiglia" loro le nomine dei parroci, sceglie gli insegnanti e l'insegnamento dei seminari. La Chiesa clandestina, dall'altro lato, subisce invece solo persecuzioni: suore e preti sono incarcerati, i fedeli intimoriti, vescovi ridotti al silenzio. E ovviamente per non loro non ci sono luoghi di culto. Uno dei casi più esemplari è sicuramente la vicenda del vescovo di Baoding, Giacomo Su Zhimin, sequestrato dalla polizia nel 1997, senza un perché e senza processo. Nessuno conosce, ancora oggi, neanche il luogo di detenzione. La sua diocesi è stata da allora, però, immediatamente occupata da un vescovo nominato dal governo.

Nota di BastaBugie: la persecuzione contro i cristiani non esiste solo in Asia, ma anche in Africa come dimostra l'articolo seguente dal titolo "Nigeria, la mattanza dei cristiani: più di 6000 uccisi in 15 mesi".
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 21 aprile 2022:

Una recente indagine ha rilevato come, negli ultimi anni, il numero di cristiani uccisi in Nigeria sia raddoppiato: «Negli ultimi quindici mesi, da gennaio 2021 a marzo 2022, il Paese ha registrato un totale di morti di cristiani non inferiore a 6006», afferma l'Intersociety (Società internazionale per le libertà civili e lo stato di diritto) nel rapporto del 5 aprile, aggiungendo: «Nei primi tre mesi del 2022 o da gennaio a marzo, non meno di 915 sono stati uccisi».
La fondazione per i diritti umani che sostiene la promozione e il progresso della democrazia e del buon governo, fondata nel 2008 e guidata da esperti laureati nei settori della criminologia, degli studi sulla sicurezza, del diritto, degli studi sulla pace, della risoluzione dei conflitti, del giornalismo e di altre aree di competenza in Nigeria, indica che l'anno 2021 si è concluso in modo «disastroso» per i cristiani e i loro luoghi sacri di culto con l'uccisione di 5.191 cristiani.
La cifra include 25 sacerdoti e pastori che sono stati assassinati o rapiti, considerando anche che ci sono stati attacchi e distruzione di circa 420 chiese e altri centri cristiani. L'entità che comprende ricercatori sui diritti umani osserva inoltre che non meno di 3.800 cristiani sono stati rapiti «con decine, se non molti tenuti uccisi in cattività dai jihadisti». Il rapporto continua poi: «Non meno di 400 civili cristiani indifesi sono stati uccisi dalle forze armate in strada a sparatorie e uccisioni e in quartieri chiusi per la custodia nella Nigeria orientale».
Il monitoraggio e l'indagine sulla persecuzione religiosa avviene attraverso l'uso di contatti diretti con le vittime, testimoni oculari, monitoraggio dei media, revisione di rapporti locali e internazionali credibili, interviste e fonti protette. Il rapporto del 2022 visto da ACI Africa è stato firmato da Emeka Umeagbalasi, Lead Investigator e Board Chair di Intersociety, e da altri quattro funzionari della fondazione. Il team osserva che, a causa delle dilaganti uccisioni contro i cristiani in Nigeria, il paese si qualifica come il luogo in cui le persone vengono più violate al mondo a causa delle loro convinzioni religiose.
La Nigeria si attesta così l'indecoroso titolo di «Paese più ostile al mondo a praticare la libertà di fede o la libertà di culto e a mostrare pacificamente l'identità etnica e il più grande nemico della fede cristiana e dei suoi fedeli o membri nel mondo».
Riferisce poi l'ente per i diritti umani: «È stata aggiunta una cifra oscura di 70 morti di cristiani per rappresentare altre vittime non rilevate, il che porta il numero totale di cristiani uccisi per la loro fede nel Paese negli ultimi tre mesi del 2022 a non meno di 915. Almeno sei religiosi cristiani sono stati rapiti o uccisi e non meno di venti luoghi di culto cristiani attaccati o distrutti».

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 4 maggio 2022

4 - IL MITO DELLE FONTI SICURE PER LE NOTIZIE, OVVERO... PERCHE' ESISTE BASTABUGIE
La maggior parte delle notizie provengono dalle istituzioni, ma questo non è garanzia di verità (VIDEO: Le dieci regole della manipolazione mediatica)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone, aprile 2022 (n° 216)

"E allora da dove provengono le notizie?" Se lo chiede proprio Marcello Foa nel suo già citato Gli stregoni della notizia. Scrive: "La risposta è semplice: il 70% forse persino l'80% delle notizie nascono dalle istituzioni: governi in primo luogo e poi Parlamenti, Tribunali - dal primo grado alla Corte suprema -, procure, partiti politici, Comuni, Regioni, Amministrazione pubblica. E ancora: l'Onu, la Croce Rossa Internazionale, l'Unione Europea. In campo Economico: le Borse, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, le Banche centrali, le aziende, le Associazioni settoriali, i sindacati. In campo militare: gli eserciti, i ministeri della Difesa, i servizi segreti. In ambito sociale: lo Stato e le organizzazioni riconosciute (Caritas, centri studi ecc.). Persino sulle notizie di cronaca la fonte ultima è un' istituzione: polizia, vigili del fuoco, ospedali, magistrati. Chi avverte le redazioni quando accade un incidente o quando c'è stata una rapina? I cittadini? Talvolta. Ma a dare ufficialità a una notizia di cronaca è sempre un Ente, riconosciuto, ufficiale, pubblico. Un'istituzioni, appunto, intesa in senso ampio. Sono loro i giudici ultimi, soprattutto quando, come ammoniva Lippmann, i giornalisti non possono verificare personalmente un fatto, perché avviene a centinaia di chilometri di distanza o in un'area non accessibile alla stampa o semplicemente perché non possiedono le competenze tecniche specifiche per appurare la versione ufficiale. O, più semplicemente, si fidano".

PREVISIONI ERRATE
Facciamo un esempio. E' il 29 aprile del 2020. Siamo in piena pandemia, ma si comincia a discutere di riaperture dopo il primo, duro lockdown. I parrucchieri, secondo le indicazioni di allora, avrebbero dovuto riaprire il 3 giugno, per i cinema si parlava addirittura del mese di dicembre. Sui giornali c'era il report del Comitato Tecnico Scientifico che aveva ispirato le decisioni del Governo, e stando a quanto scritto con le aperture in questione (che poi sarebbero state anticipate), entro l'8 giugno 151mila persone sarebbero finite in terapia intensiva. Grazie al Cielo non fu così, ma tutti i giornali riportarono la notizia senza colpo ferire e senza chiedersi se non fosse avventato pubblicare una previsione tanto catastrofica in un momento così delicato, perché? Proprio perché la fonte era un'istituzione e i giornalisti. Come scriveva Foa, si sono fidati. E' un esempio minuscolo, ma esemplificativo di come funziona il sistema dell'informazione.
Oggi, al tempo dei social, oltre alle istituzioni vere e proprie ci sono delle figure che rivestono lo stesso ruolo. Si tratta di giornalisti, intellettuali, attivisti vari, che sono stati nel tempo coronati - dal mainstream, ovviamente - dell'autorevolezza necessaria per essere considerati "fonti sicure". Anche da loro vengono le notizie. Ma non sono sempre vere. Lo scorso anno a marzo l'avvocato Cathy La Torre, legale bolognese nota per il suo attivismo per i diritti cosiddetti Lgbt (e anzi diventata "fonte autorevole" proprio per questo), ha denunciato tramite i suoi profili social una vicenda: "In una scuola superiore della provincia di Piacenza, una ragazzina esentata dalla didattica a distanza, tornando in classe, dopo aver affrontato un aborto, ha trovato, sulla porta della sua aula e lungo tutto il piano in cui si trova la classe, appesi dei fogli con disegni di un feto e scritte come: "Ho bisogno di afFeto". "Questo eri tu". La ragazza è chiaramente e fortemente turbata dell'accaduto". Tempo zero la notizia è stata ripresa prima dal Corriere della Sera e poi, come di fronte ad un ordine di scuderia, da tutte le principali testate italiane.
Nessuno si è fatto domande, causa Dad, gli studenti a scuola erano pochissimi, la ragazza in questione era stata esentata dalla Dad, come scrive sempre il Corriere, "perché ha bisogno di un sostegno"; com'è possibile che in una scuola semi deserta i pochi ragazzi presenti abbiano attaccato bigliettini in corridoio senza essere notati? In coro, i media mainstream rilanciano la notizia, gonfiandola di volta in volta, cogliendo l'occasione per ribadire che "l'aborto non deve essere messo in discussione" e aggiungendo - non c'entra nulla, ma ce lo mettono lo stesso - che in Italia "ci sono troppi obiettori". La vicenda ha tenuto banco per giorni. Salvo poi rivelarsi falsa. La preside chiarirà che i disegni erano relativi a un progetto di scienze, erano stati affissi ben due settimane prima dell'aborto e in classe non c'era alcuna tensione. Quante testate hanno poi riportato la rettifica?

FAKE A INTERMITTENZA
Nell'agosto del 2018 le agenzie di stampa riportano la notizia che riguarda la vicenda di Daisy Osakue, allora atleta azzurra under 23 di lancio del disco, colpita sul volto da un uovo lanciato da un'auto in corsa. La ragazza - torinese di origine nigeriana - aveva riportato la lesione a un occhio. Immediatamente Enrico Mentana rilancia la notizia su Facebook: "Salvini, Di Maio - scrive - ma come si fa a dire che non c'è un aumento allarmante di episodi di intolleranza nei confronti dei neri di questo Paese?". Segue anche in questo caso la ripresa della notizia, da parte di Ansa, Corriere della sera, Repubblica, La Stampa, Espresso, Tg Rai, Sky, Mediaset che all'unisono declinano più o meno intensamente sull'"allarme razzismo". Che ha tenuto banco per giorni. Peccato che il razzismo non c'entrasse nulla. Gli autori del lancio delle uova - tre ragazzi di 19 anni, di cui uno figlio di un politico locale del Pd - avevano preso di mira altre persone nelle settimane precedenti, indipendentemente da razza, sesso, o altri fattori. "L'abbiamo fatto per gioco", diranno una volta individuati. Ma nei tg e sui giornali è rimasto solo l'allarme razzismo.
Quando a dare una notizia falsa sono le istituzioni, o le fonti considerate autorevoli, non entrano in campo i debunker, o i fact checker, non si parla di fake news. Ma d'altra parte le fake news hanno cominciato a esistere con la Brexit e con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Forse prima nessuno dava notizie false? O forse da quel momento determinati pulpiti hanno iniziato a essere considerati autorevoli e altri a prescindere inaccettabili?

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 6 minuti) dal titolo "Le dieci regole della manipolazione mediatica" Silver Nervuti presenta i risultati del terremoto mentale che i professionisti dell'informazione hanno prodotto sulla popolazione. Questi danni sono incontrovertibili e condizionano la nostra libertà.


https://www.youtube.com/watch?v=1cam55tcA6w

Fonte: Il Timone, aprile 2022 (n° 216)

5 - LE CAUSE DEL TRAMONTO DI NETFLIX
Tra le cause il blocco delle attività in Russia (persi 700.000 abbonati), l'aumento di prezzo degli abbonamenti, la concorrenza di altri canali... ma Elon Musk, neo proprietario di Twitter, sostiene che sia colpa anche dell'appiattimento sulle ideologie dominanti
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 21 aprile 2022

Dici streaming e pensi a Netflix: viene automatico. Eppure presto potrebbe non essere più così, data la forte difficoltà che sta incontrando la celebre società statunitense operante nella distribuzione via Internet di film, serie televisive ed altri contenuti d'intrattenimento a pagamento. A renderlo noto, è stato lo stesso gigante dello streaming che, nei tre mesi del 2022, ha fatto sapere di aver perso la bellezza di 200.000 abbonati, circa equivalente degli abitanti di Siena, Pisa e Lucca messi assieme.Non solo, si è pure saputo che, se da un lato Netflix si aspettava di crescere di 2,5 milioni di abbonati a fine 2022, dall'altro è ben lontana dal risultato inizialmente previsto.

CRISI IN RUSSIA, USA E CANADA
A causa del blocco delle attività in Russia la piattaforma ha infatti già perso 700.000 abbonati. Quindi tutta colpa di Vladimir Putin e delle conseguenti sanzioni europee introdotte nei confronti di Mosca? Non esattamente. Infatti simili dinamiche di flessione le stanno registrando pure altre piattaforme. Il punto è che il colosso è in crisi pure negli States e in Canada, dove ha perso un esercito di 600.000 abbonati e, entro la fine di quest'anno - se il trend continuerà -, si aspetta di perdere 2 milioni di abbonati. Se non si può parlare di catastrofe, di sicuro è uno smacco: è infatti la prima volta - in oltre 10 anni - che la società perde più abbonati di quanti ne guadagni.
D'accordo, come mai tutto questo? Quali le cause di quella che ha tutte le sembianze di una implosione? Verosimilmente, le spiegazioni sono molteplici. Sicuramente ha avuto il suo peso il recente aumento di prezzo degli abbonamenti; prova ne sia che Netflix ora sta valutando l'introduzione di un abbonamento più economico degli attuali - e sostenuto in parte dalla pubblicità - proprio per spingere più persone all'iscrizione. C'è inoltre la variabile concorrenza dato che, quando conquistava immense quote di mercato, la società non faceva i conti, come invece avviene oggi, con PrimeVideo, AppleTV e Disney+, tutte rivali che non esistevano o risultavano comunque essere agli albori.

COSA NE PENSA ELON MUSK
Non è finita. C'è infatti anche chi ipotizza come dietro questo clamoroso crollo vi possano essere motivazioni, per così dire, di ordine maggiormente culturale. E no, non si tratta del solito bigotto che detesta le piattaforme streaming e non vedeva l'ora di vederle in crisi. A dare questa spiegazione è stato infatti l'uomo più ricco del mondo, Elon Musk, il quale ha scritto testualmente che «il woke mind virus ha reso Netflix inguardabile». Il patron di Tesla l'ha sparata grossa? Difficile da dire. Di certo, ecco il punto, il gigante dello streaming una piega militante e di appoggio nei confronti della cultura dominante l'ha presa. Su questo non c'è davvero dubbio.
Inoltre, a favore della interpretazione di Musk, ci sono dei precedenti. Si pensi per esempio a quanto raccontava il Timone nel settembre 2020, quando dava conto di quello che era un primo record di cancellazione di abbonamenti incassato da Netflix. Un segnale negativo che, anche in quella occasione, non arrivava causalmente, bensì dopo le polemiche generate dalla premiere di "Cuties", film accusato di promuovere la pedofilia sessualizzando le protagoniste femminili, che si erano tradotte con l'hashtag "#CancelNetflix". Col senno di poi, quell'episodio non era che l'inizio di una nuova tendenza con Netflix che, dopo averle lanciate tante, ora si trova subirla. Inevitabile, allora, chiedersi se quella in corso non sia davvero la fine di un'era.

Nota di BastaBugie: per leggere i nostri precedenti articoli su Netflix clicca su quello che ti intressa.

SQUID GAME SU NETFLIX CORROMPE I GIOCHI DEI BAMBINI FACENDO MORIRE CHI PERDE
Nella serie coreana un gruppo di persone rischiano la vita in un mortale gioco di sopravvivenza per liberarsi dai debiti verso le banche... purtroppo i bambini imitano ciò che vedono in televisione
di Francesca Galici - Fonte: Il Giornale
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6769

BENEDETTA, L'ENNESIMO FILM NETFLIX ANTICATTOLICO
Netflix punta i riflettori su una monaca vissuta nel XVII secolo nel convento di Pescia, in Toscana, accusata di una relazione lesbica con un'altra monaca
di Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6760

NETFLIX RIFIUTA UNPLANNED E PROMUOVE SEX EDUCATION (CHE INDUCE AL DISPREZZO PER LA VITA)
Nella serie TV Sex Education ci sono scene di sesso estremo condite da un linguaggio scurrile e zeppo di parolacce, tradimenti e rapporti disordinati e infarciti di ideologia LGBT... e tu permetti ai tuoi figli di vederlo?
di Anna Bonetti - Fonte: Provita & Famiglia
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6740

I DUE PAPI, IL FILM DI NETFLIX IDEOLOGICO E... RIDICOLO
Secondo il regista Benedetto XVI si è dimesso perché ispirato da Dio a lasciare il posto a Papa Francesco
di Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6180

Fonte: Sito del Timone, 21 aprile 2022

6 - ENZO BIANCHI: DALLE STELLE ALLE STALLE
Osannato da vescovi e televisioni, quasi nominato cardinale, ma poi inizia il declino che lo ha visto espulso dalla sua Bose (adesso il segretario di Stato Vaticano sconsiglia alle diocesi anche solo invitarlo a parlare)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-05-2022

Ogni fedele cattolico, proprio perché sa di essere purtroppo incoerente, apprezza negli organismi della Chiesa la coerenza. A proposito degli ultimissimi sviluppi del caso Enzo Bianchi questa coerenza non si è vista e a farne le spese, ancora purtroppo, sono gli organi ecclesiastici vaticani, in questo caso la Segreteria di Stato.
Quali sono questi ultimissimi sviluppi? È venuta alla luce, in quanto pubblicata dal quotidiano il "Domani", una lettera del Segretario di Stato Pietro Parolin del gennaio 2020 nella quale si invitano i vescovi italiani a considerare se sia opportuna la presenza di Enzo Bianchi in diocesi come conferenziere o predicatore. Nella sua lettera Parolin fa riferimento ad alcune nuove "testimonianze" e "documentazioni" che sarebbero arrivate alla Segreteria di Stato dopo il decreto, risalente a due anni fa, con cui la Santa Sede estrometteva Bianchi dalla Comunità di Bose da lui fondata. La lettera non chiarisce quali siano queste novità, ma esprime una chiara insistenza affinché a Enzo Bianchi sia tolta la platea. In altre parole una messa al bando dalla Chiesa visibile.
Non ho avuto mai simpatia per le posizioni teologiche e morali espresse in tutti questi anni da Enzo Bianchi - tutt'altro! - però non si può non notare il repentino cambio di prospettiva da parte della Chiesa ufficiale che lascia molto perplessi proprio in fatto di coerenza.

DALLE STELLE...
Enzo Bianchi è stato per anni osannato. La formazione del clero di Biella, la diocesi del monastero di Bose, era completamente in mano sua. Fior fiore di cardinali si recavano in pellegrinaggio a Bose per avere i suoi consigli. Non c'era convegno ecclesiale nel quale Bianchi non fosse relatore ufficiale. Si era perfino parlato di una sua ordinazione cardinalizia. Le vetrine delle librerie delle Paoline da decenni espongono soprattutto i libri di Enzo Bianchi, che per presenza in primo piano ha senz'altro battuto perfino il cardinale Ravasi, che da questo punto di vista sembrerebbe non essere secondo a nessuno. Il suo faccione barbuto ha campeggiato nella copertina dei suoi numerosissimi libri, che gli editori cattolici si contendevano, come una grande icona ecclesiale, il biglietto da visita del cattolicesimo moderno e del futuro. Il monastero da lui fondato non aveva veste giuridica ecclesiale, Bianchi non era (come non è) né religioso né sacerdote, eppure era considerato un punto di riferimento insostituibile del cattolicesimo.
Egli collocava i suoi concetti sempre sul confine dell'eterodossia. Quando Benedetto propose i suoi principi non negoziabili, Bianchi elencò i propri, naturalmente diversi da quelli del papa. Gridò di smetterla con tutti questi discorsi contro l'omosessualità, dato che Cristo non ne aveva mai parlato. Nonostante tutto questo - anzi proprio per tutto questo - però la sua stella rimaneva in ascesa, gli inviti alle conferenze e ai convegni continuavano e nessun Segretario di Stato o Prefetto di qualche dicastero vaticano si era mai permesso di criticarlo né naturalmente di interdirne la presenza nelle diocesi. Certo, c'è stato anche chi lo ha accusato pubblicamente di dire cose sbagliate, come ha fatto senza timori reverenziali mons. Antonio Livi, ma l'opinione pubblica ecclesiale era dalla parte di Bianchi e non da quella di Livi.

... ALLE STALLE
Ora, invece, gli viene interdetto di parlare in pubblico. E per di più non risulta che ciò sia dettato da motivi dottrinali. Il riferimento della lettera di Parolin a fatti che in questi ultimi anni sarebbero venuti a galla e che non ci è dato di conoscere, motivano il riserbo. Tuttavia da qualche affermazione della lettera, sembra che l'esilio sia motivato non da errori dogmatici espressi da Enzo Bianchi, ma da comportamenti scorretti dal punto di vista disciplinare e pastorale, nel campo dell'esercizio dell'autorità e delle relazioni umane. Si sarebbe capita una dichiarazione della Congregazione della Fede su gravi passaggi di alcuni suoi libri e, di conseguenza, l'invito ai vescovi a non invitarlo più in diocesi. Questo invece non si è verificato, mentre ora arriva la chiusura dei microfoni e lo spegnimento dei riflettori non per errori dottrinali del suo pensiero, ma per taluni comportamenti. Questo segno ecclesiale dei tempi di oggi lascia perplessi: un vescovo oggi viene destituito non perché insegna dottrine erronee, ma perché non collabora pastoralmente con i suoi confratelli all'interno della Conferenza episcopale. Così Enzo Bianchi è da isolarsi non perché abbia espresso una teologia inattendibile e pericolosa, ma per comportamenti inadatti (e non specificati).
Contemporaneamente all'allontanamento di Enzo Bianchi e al suo isolamento, tantissimi altri Enzo Bianchi sono lasciati al loro posto a pontificare. La Germania di oggi è piena di teologi, professori, conferenzieri, vescovi che le dicono anche più grosse di Enzo Bianchi. Nessun podio viene interdetto al famoso gesuita James Martin. Le vetrine delle librerie delle Paoline, ora che devono togliere i libri di Enzo Bianchi, rimarranno lo stesso piene di testi problematici, inaffidabili e spesso sul crinale dell'eterodossia esplicita.

DOSSIER "ENZO BIANCHI"
L'eretico priore di Bose

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-05-2022

7 - I MASCHI E LE FEMMINE SONO DIVERSI, MA NON LO PUOI DIRE
La campionessa Sofia Goggia nella bufera per aver ricordato che i maschi hanno più forza e nello sport sono avvantaggiati (VIDEO: La sfida di Julio Velasco)
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone, 19 aprile 2022

Ecco servito l'ennesimo caso di indignazione - principalmente via social, oramai spesso ridotti a megafono del politicamente corretto, in un agone tanto virtuale, quanto surreale - a seguito delle parole pronunciate da un personaggio in vista.
Questa volta non serve neppure spostarsi di Paese, come nel noto caso della scrittrice J.K. Rowling, in quanto l'autrice del misfatto è la nostrana sciatrice alpina Sofia Goggia (nella foto). Salita agli onori della cronaca pochi mesi fa per il suo insperato argento alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, conquistato dopo un infortunio rimediato a Cortina una ventina di giorni prima, da sciatrice di cui tutta Italia era fiera, nello spazio di poche frasi pronunciate durante un'intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo e Flavio Vanetti sul Corriere della Sera e uscita il giorno di Pasqua, è stata declassata a persona, diciamo così, poco degna di stima, per non dire "oscurantista", "omofoba", o altri epiteti ricorrenti in queste situazioni.

LE PAROLE INCRIMINATE
Ma vediamo cosa ha detto l'atleta, che di certo non ha lesinato nel rispondere alle domande che le venivano poste. Rispetto alla presenza di persone con tendenze omosessuali nel mondo dello sci, la quasi trentenne bergamasca ha affermato: «Tra le donne qualcuna sì. Tra gli uomini direi di no». Per poi chiosare, con quel briciolo di ingenuità forse dovuto alla giovane età: «Devono gettarsi giù dalla Streif di Kitzbuhel...».
E sugli uomini trans che gareggiano con le donne? «A livello di sport», ha affermato la Goggia, «un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più». E, anche in questo caso, ha aggiunto un «Non credo allora che sia giusto» che profonde buon senso e sincerità... che al giorno d'oggi non sono più delle virtù.
Dunque, l'atleta nostrana ha poca considerazione del gentil sesso? [...]: «Le donne sono donne; gli uomini, uomini. Non mi piace quando dicono: donna con le palle. Perché devi giudicarmi da quello che non ho, che non sono?». Apriti, oh cielo. I social hanno raccolto il profluvio d'indignazione generato da queste frasi, portato avanti sia da persone comuni, sia dai soliti noti dediti al commento facile. Tra questi, l'immancabile Selvaggia Lucarelli, che prima delle 10 di mattina del Lunedì dell'Angelo aveva già twittato: «Sofia Goggia è una brava atleta, non una maître à penser. Il problema sta nell'aspettarsi sempre il commento giusto da persone che fuori dalle loro competenze possono essere mediocri e fallibili». Naturalmente, ai tanti critici si affiancano anche coloro che della Goggia hanno preso le difese ma, come sempre in questi casi e sui social, le loro opinioni hanno meno peso.

LE SCUSE, MA SENZA DIETROFRONT
Tanto è stato quindi il cancan, che la Goggia ha ritenuto di dover cinguettare, nel tardo pomeriggio del giorno di Pasqua, una frase di scuse, specialmente in riferimento all'uscita sullo Streif di Kitzbuhel: «Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Mi dispiace e mi scuso con tutte le persone che si sono sentite offese per la frase che è uscita nell'intervista del Corriere che, sicuramente, quando l'ho pronunciata, non voleva essere di natura discriminatoria».
273 caratteri, sui 280 messi a disposizione dal social azzurro, che suonano più come un pro forma volto a mettere a tacere il trans-gossip pasquale del 2022, che altro: la Goggia, infatti, non ha fatto nessun dietrofront nel merito.
Tuttavia, le scuse si sono rese necessarie. Per cosa? Molto semplicemente per aver abbracciato ed esposto pubblicamente la realtà dei fatti: ma, si sa, di questi tempi non vale più l'adagio latino di classica memoria: "Contra facta non valet argumentum", bensì sulla lavagna, sui quaderni e sulla bocca del buon cittadino del XXI secolo campeggia il più moderno: "Di fronte all'ideologia non valgono i fatti". E, lo si sa, l'ideologia gender e transgender sono oggi un must ben foraggiato da tutti coloro che hanno come obiettivo ultimo quello di sovvertire la verità sugli esseri umani.

Nota di BastaBugie: Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "Sofia Goggia campionessa di verità: i trans discriminano le donne negli sport" commenta la notizia della sciatrice italiana facendo esempi per avvalorare la tesi che uomini e donne sono diversi, nello sport come nella vita.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 19 aprile 2022:

La sciatrice Sofia Goggia è finita al centro di una vera e propria bufera mediatica per le sue parole, durante un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, con le quali ha rivendicato la necessità di proteggere le donne dalle istanze "sportive" delle persone transgender, che finiscono per discriminare proprio le competizioni femminili e annullare qualsiasi competitività.
Parole però sacrosante, quelle della campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di tre Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali: «A livello di sport - ha affermato - un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più. Non credo allora che sia giusto». Dunque non le opinioni ma le evidenze dicono come un uomo che decidesse di «diventare donna» per gareggiare nelle competizioni femminili godrebbe di un indubbio vantaggio.
Di questo abbiamo sia prove fattuali - si pensi al caso di Lia Thomas, che sbaragliando la concorrenza ha conquistato il titolo delle 500 yard (circa 450 metri) stile libero femminili ai Campionati di prima divisione dell'American University di Atlanta, suscitando non poche polemiche proprio in quanto «ex uomo» - , sia, ed è il dato più rilevante, riscontri scientifici che, come tali, non possono in alcun modo essere contestati.
Si pensi ad una recente ricerca - confluita in sette dense pagine pubblicate sul British Journal of Sports Medicine, rivista medica peer reviewed con 60 anni di storia - che ha visto un team di tre ricercatori esaminare retrospettivamente le cartelle cliniche e i test sportivi, negli anni compresi tra il 2013 e il 2018, di 75 soggetti transgender, dei quali 29 uomini "diventati" donne, che hanno iniziato il percorso di riassegnazione di genere mentre facevano parte dell'aeronautica degli Stati Uniti.
Ebbene ciò che si è osservato con tale indagine è il netto vantaggio competitivo degli uomini desiderosi di «cambiare sesso» che, rispetto alla controparte femminile, è apparso davvero notevole. Esso infatti è risultato oscillante, a seconda del tipo di prestazione atletica considerata, dal 15 al 31% in più. Si tratta di un divario immenso e misurato considerando valori assai indicativi, quali il numero di flessioni, gli addominali eseguiti in un minuto e il tempo impiegato per fare di corsa 1,5 miglia.
Ecco che allora, tornando alle parole della sciatrice Goggia, non si può non rilevare come quella sua considerazione - «un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più» - può esser stata ritenuta scomoda, sconveniente, politicamente scorretta dalla comunità Lgbt, ma sia vera e non lascia spazio a nessun dubbio in merito
Certo, può anche accadere che, in un determinato sport, un uomo «diventato donna» soccomba davanti ad una donna più dotata, ma si tratta di eccezioni ed episodi rari. La regola è che maschi e femmine sono differenti, non c'è nulla da fare. Motivo per cui, se si consente a uomini «diventate donne» di gareggiare in competizioni femminili, si farà un torto alle donne, agli atleti stessi, allo sport tutto.

VIDEO: LA SFIDA
Nel seguente video (durata 8 minuti) si può vedere una clip del corso motivazionale tenuto da Julio Velasco, allenatore di pallavolo, che fa ben comprendere le differenze tra maschi e femmine nello sport.


https://www.youtube.com/watch?v=nr5hcz5SNr8

Fonte: Sito del Timone, 19 aprile 2022

8 - OMELIA V DOM. PASQUA - ANNO C (Gv 13, 31-33.34-35)
Amatevi, come io ho amato voi
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua ci insegna quella che deve essere la misura del nostro amore fraterno. L'esempio che dobbiamo imitare è molto grande, il più grande che potessimo avere. Non dobbiamo amare il prossimo come lo ama una qualsiasi persona buona, ma come Gesù ci ha amati e continuamente ci ama. Comprendiamo subito una cosa: non riusciremo mai ad uguagliare l'amore di Gesù. Per quale motivo, dunque, Egli ci dice: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34)?
La risposta penso sia soltanto una: Gesù ci dice di imitare un modello irraggiungibile per farci comprendere che dobbiamo e possiamo sempre migliorare e crescere nella carità. Non ci sarà mai un momento nel quale potremo dire di amare abbastanza.
Com'è che Gesù ci ha amati? Ci ha amati fino a morire in Croce per noi, fino al Sacrificio supremo, fino al dono dell'Eucaristia, e fino a donarci, dall'alto della Croce, quanto aveva di più caro: la Madre sua quale Madre nostra tenerissima. Poteva dimostrarci un amore più grande? Certamente no! Egli ha dato tutto: la sua vita e il suo amore per noi.
Sul suo esempio, dobbiamo amarci gli uni gli altri. A questa scuola divina, comprenderemo facilmente che la prova sicura dell'autentica carità è il sacrificio. Infatti, solo chi ama è disposto a sacrificarsi per una persona, fino a donare tutta la sua vita. Così fanno i genitori con i figli, così fanno le persone che si amano autenticamente e non sono accecate dall'egoismo. L'egoismo è l'esatto contrario dell'amore. L'amore è donazione; l'egoismo è solo ricerca del proprio tornaconto. Pensiamo a quante famiglie si sfasciano. Per quale motivo tante divisioni? Si sta insieme solo fino a quando ci è utile, ma quando c'è da affrontare qualche sacrificio, allora si molla tutto. Non era Gesù la misura dell'amore, ma unicamente il nostro io.
Dobbiamo un po' tutti convertirci dall'egoismo all'amore. Tanti si illudono di amare; ma, in realtà, cercano solo il proprio benessere. Se di fronte al sacrificio noi non amiamo più, allora significa che in realtà non abbiamo mai amato, ma abbiamo unicamente cercato il nostro io nelle consolazioni e nei benefici che ci venivano dalle persone che ci illudevamo di amare. È regola infallibile che i veri amici si vedono solo al momento della prova. Di questi veri amici, purtroppo, ce ne sono sempre molto pochi. Amare, dunque, costa sacrificio, e non può essere diversamente.
Sospinti da questo amore per il prossimo, Paolo e Barnaba predicavano il Vangelo fra molte difficoltà e opposizioni. I due Santi non badavano però a tali persecuzioni perché dicevano: «Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (At 14,22). Da loro impariamo che, se veramente vogliamo bene al nostro prossimo, innanzitutto dobbiamo ricercare il loro bene spirituale, la loro salvezza eterna. Per salvare le anime, Paolo e Barnaba non badavano ai sacrifici che inevitabilmente dovevano affrontare. Tutto era poco in paragone alla salvezza dei fratelli. Si sarebbero poi riposati in Paradiso; ma, finché erano su questa terra, c'era da lottare.
Una volta lasciata questa terra, avremo la giusta ricompensa. San Giovanni, nella seconda lettura di oggi, ci dice che in Paradiso Dio «asciugherà ogni lacrima [...] non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21, 4). Pensiamo spesso al Paradiso e comportiamoci in modo da meritarlo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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