LA LEZIONE DI DJOKOVIC: NON TI VACCINI, NON MUORI, VINCI
Politici in piedi ad applaudire Novak Djokovic dopo la sesta vittoria agli Internazionali di tennis di Roma... ma non sono gli stessi che lo insultavano per non essersi vaccinato? (VIDEO: Gioco o non Djokovic?)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2
POTREBBE SPARIRE L'ABORTO NEGLI USA
La Corte Suprema potrebbe annullare la sentenza Roe vs Wade che introdusse nel 1973 l'aborto in tutti gli USA (e si scatena la reazione dei terroristi pro aborto con insulti, sacrilegi e interruzioni delle messe e centri di aiuto alla vita distrutti con bombe molotov)
Autore: Don Samuele Cecotti - Fonte: Osservatorio Van Thuân
3
E SE PUTIN FOSSE ENTRATO NELLA NATO?
Dopo il crollo dell'Urss, la Russia puntava a diventare pienamente occidentale, ma il progetto è naufragato per colpa degli angloamericani (e così Draghi ci fa vivere in un doppio stato d'emergenza)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
4
LE GUERRE GIUSTE DI SAN PIO V
Il santo Pontefice combatté i musulmani (a Lepanto) e i protestanti (a Durham) dimostrando che le guerre giuste sono quelle condotte per difendere la patria aggredita e anche quelle per difendere la fede cattolica
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
5
ANNULLATO IL SECONDO INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E KIRILL
Il Patriarca di Mosca e capo della chiesa ortodossa russa è stato un agente del KGB: perché stupirsi se adesso approva tutto quanto vuole Putin? Del resto solo la Chiesa Cattolica è indipendente dal potere civile
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
6
ALL'EUROVISION SONG CONTEST DOVEVANO VINCERE GLI UCRAINI... E HANNO VINTO
La loro canzone era decisamente di scarsa qualità, ma questo concorso canoro è sempre stato guidato dalla politica e da scelte culturali calate dall'alto... la musica è solo uno specchietto per le allodole
Autore: Giuseppe De Lorenzo - Fonte: Blog di Nicola Porro
7
LO SCISMA C'E', MA NON SI PUO' PIU' RICONOSCERE
Le tesi eretiche del Sinodo tedesco rendono evidente lo scisma nella Chiesa, ma nessuno combatte per la retta dottrina perché non si capisce nemmeno la parola scisma (questo è avvenuto in tre passi: accordo Vaticano-Cina, pena di morte, Amoris Laetitia)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8
OMELIA VI DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 14,23-29)
Se uno mi ama, osserverà la mia parola
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
1 -
LA LEZIONE DI DJOKOVIC: NON TI VACCINI, NON MUORI, VINCI
Politici in piedi ad applaudire Novak Djokovic dopo la sesta vittoria agli Internazionali di tennis di Roma... ma non sono gli stessi che lo insultavano per non essersi vaccinato? (VIDEO: Gioco o non Djokovic?)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-05-2022
Vedere i vertici dello sport italiano e gli amministratori di Roma e della Regione Lazio, tutti targati Pd, in piedi ad applaudire il numero uno al mondo Novak Djokovic ha un non so che di dantesco. Nel senso che deve essere stato un bel contrappasso quello vissuto da Malagò & company, ma anche per diversi politici, i quali a febbraio avevano contestato la sua battaglia no vax ai tempi degli Open d'Australia. Il presidente del Coni disse che la «presenza di Djokovic a Roma è un messaggio sbagliato» mentre Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe, che non si capisce bene da chi abbia mai ricevuto l'investitura di essere l'oracolo sui dati e i numeri del covid, si spinse addirittura a dire che la battaglia del campione serbo di non vaccinarsi e «pretendere» di giocare era sbagliata dato che «le evidenze scientifiche ci dicono che a causa del long covid molti sportivi non possono riprendere l'attività». Semmai, sta succedendo - e accade tutt'ora - un altro fenomeno inquietante, quello delle miocarditi da vaccino che stanno letteralmente funestando atleti professionisti e no, ma questo non interessava allora mentre oggi che ci sono ormai sufficienti prove, si fa finta di nulla. Anche il mondo politico si era esposto nella foga da tweet compulsivo: il forzista Gasparri auspicava che Djokovic se ne rimanesse a casa perché un campione è tale quando rispetta le regole. Parole a vanvera nel circo mediatico, ma parole che come sempre influenzavano l'opinione pubblica. Come si sa Nole non partecipò agli Open, ma invece ha partecipato oggi agli Internazionali di Roma, vincendoli, anzi, stravincendoli dato che il 6-0 7-6 inflitto al greco Tsisipas non lascia adito a dubbi: il numero uno del tennis mondiale, è ancora lui. Anche se non vaccinato. Cadono dunque tutti i costrutti mentali degli opinion maker di casa nostra e cade anche lo sciagurato sillogismo del premier Draghi ("non ti vaccini, ti ammali, muori") che oggi Djokovic potrebbe a buon diritto ribattezzare così: «Non ti vaccini, non ti ammali, vinci». Che lezione ai parrucconi della maggioranza di governo che mentre si auguravano la fine della carriera del tennista serbo hanno proibito le attività sportive per tutti quegli adolescenti over 12 anni che non sono vaccinati. E che lezione di gioco anche a chi ormai fa della vittoria o della sconfitta in una qualunque competizione una faccenda politica. Djokovic vinceva gli internazionali Bnl di Roma proprio mentre a Torino veniva incoronata vincitrice dell'Eurovision song contest una band ucraina che se non ci fosse stata la guerra avrebbe probabilmente trascorso nell'anonimato internazionale il resto dei suoi giorni. Insomma: c'è chi vince per ideologia e chi vince sul campo sudando sulla terra rossa. Il sonoro cappotto inflitto al nostro establishment sportivo dal numero uno del tennis mondiale che ha saputo sfidare le minacce che lo hanno tormentato ingiustamente ci consegna anche un'altra verità della quale dobbiamo tenere ormai conto: anche lo sport è legato a doppio filo con la politica, in un rapporto di vassallaggio. E è lo stesso vassallaggio che fa piegare la testa delle autorità sportive di fronte alla ignobile pretesa di escludere gli atleti russi dalle competizioni sportive. Per far vincere, l'Eurovision insegna, magari, proprio gli ucraini. Insomma: Djokovic ci insegna che nello sport è il migliore che deve vincere non quello più in sintonia col potere politico. Djoko, Video, Vinco.
Nota di BastaBugie: ecco i link ai precedenti articoli da noi rilanciati sulla clamorosa esclusione di Djokovic dal torneo in Australia. In fondo, il video, già promosso in passato "Gioco o non Djokovic?".
NOVAK DJOKOVIC NON CE L'HA FATTA L'Australia cancella il visto ed espelle il tennista serbo, numero 1 al mondo, che se avesse vinto il torneo sarebbe diventato il tennista più vincente della storia (VIDEO IRONICO: Ragazzo vaccinato) di Ermes Dovico https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6874
DJOKOVIC, CAPRO ESPIATORIO DEL REGIME Espulso dall'Australia non perché abbia violato la legge, ma perché sarebbe un cattivo esempio (essendo un no vax di successo, è diventato un comodo capro espiatorio su cui sfogare la rabbia di popoli frustrati) di Eugenio Capozzi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6882
LETTERE ALLA REDAZIONE: VABBE' ESSERE NOVAX, MA CON DJOKOVIC AVETE OLTREPASSATO IL LIMITE Nel caso Djokovic non è solo una questione personale del tennista, perché sono coinvolti anche gli spettatori per la qualità del torneo, la federazione per il prestigio e gli sponsor per gli interessi economici di Giano Colli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6924
VIDEO: GIOCO O NON DJOKOVIC?
https://www.youtube.com/watch?v=KaltXaCPXTY
DOSSIER "CORONAVIRUS" Sì alla prudenza, no al panico Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
DOSSIER "IL VACCINO ANTI-COVID" La scienza e la propaganda Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17-05-2022
2 -
POTREBBE SPARIRE L'ABORTO NEGLI USA
La Corte Suprema potrebbe annullare la sentenza Roe vs Wade che introdusse nel 1973 l'aborto in tutti gli USA (e si scatena la reazione dei terroristi pro aborto con insulti, sacrilegi e interruzioni delle messe e centri di aiuto alla vita distrutti con bombe molotov)
Autore: Don Samuele Cecotti - Fonte: Osservatorio Van Thuân, 9 maggio 2022
Nel 1973, con la tristemente celebre sentenza Roe vs Wade, l'aborto veniva legalizzato in tutti gli Stati Uniti. Nel 1975 anche la Corte Costituzionale italiana, pur in presenza di una chiara condanna da parte del Codice Penale, introduceva la previsione di alcuni casi leciti di aborto. Sarà poi del 1978 la legge 194 che fa dell'interruzione volontaria di gravidanza, in Italia, una pratica, addirittura, fornita dal Servizio Sanitario. È innegabile che, a partire dalla sentenza Roe vs Wade della Corte Suprema USA, si sia generato in tutto il mondo occidentale un processo politico-giuridico-culturale teso a fare dell'aborto un diritto civile. Non vi è oggi, praticamente, Paese occidentale che non annoveri l'aborto tra i diritti riconosciuti e tutelati. Lunedì 2 maggio, con grave violazione del segreto garantito ai lavori della Corte Suprema, è trapelato il testo della bozza iniziale dell'opinione di maggioranza elaborata dal giudice Samuel Alito in merito al caso Mississippi e alla costituzionalità del "diritto all'aborto". Il testo elaborato dal giudice Alito, il cui contenuto è stato confermato dal presidente Roberts, ribalda le sentenze Roe vs Wade e Planned Parenthood vs Casey affermando a chiare lettere che la Costituzione degli Stati Uniti non contempla alcun "diritto all'aborto" e che, anzi, è fortemente radicata nella storia e nella tradizione americana la criminalizzazione dell'aborto, considerato un delitto e punito praticamente senza eccezioni sino al 1973. La bozza, che sembra abbia già ottenuto il voto favorevole della maggioranza (5 giudici su 9), prevede il completo ribaltamento della sentenza Roe vs Wade e, se sarà pubblicata come pronunciamento ufficiale della Supreme Court of the United States, consentirà al Legislatore federale e ai diversi Legislatori statali di rendere nuovamente illegale la pratica dell'aborto. Il crimen nefandum dell'aborto non sarà più considerato diritto costituzionale negli USA. Appare inevitabile che, come la sentenza del 1973 aprì la strada al paradigma abortista in tutto l'Occidente, l'eventuale probabile ribaltamento della Roe vs Wade porti ad un progressivo cambio politico-culturale anche fuori dai confini degli Stati Uniti. I movimenti pro-life di tutto il mondo sarebbero incoraggiati ad osare di più e a chiedere in tutti i Paesi la completa proibizione legale dell'aborto. Il testo elaborato dal giudice Alito, se divenisse pronunciamento ufficiale della Supreme Court, spazzerebbe via la tentazione minimalista dal campo pro-life. Si aprirebbe la via, negli USA prima e dunque poi anche in tutto l'Occidente, per la chiara affermazione del diritto alla vita sin dal concepimento e, dunque, per la altrettanto chiara condanna di qualunque pratica abortiva. Sarebbe difficile per l'Italia non subire l'influenza di un simile cambiamento giuridico negli USA. È ragionevole anzi pensare che nel giro di qualche anno si potrebbe arrivare anche in Italia a ri-reatizzare l'aborto cancellando la 194/78. Appena diffusa la bozza, si è subito generata una mobilitazione tanto dei pro-life quanto dei pro-choice. Se i favorevoli all'aborto sono scesi in piazza manifestando anche davanti la sede della Corte Suprema, moltissime le iniziative di preghiera promosse in tutti gli Stati Uniti per chiedere la grazia di vedere finalmente cancellato il "diritto costituzionale all'aborto" imposto dalla sentenza Roe vs Wade. Il giudice Alito, con le sue 98 pagine di argomentazione giuridica, ha innescato in USA una rinnovata mobilitazione politico-culturale-religiosa in difesa della vita umana innocente. Non tarderà ad arrivare anche in Italia!
Nota di BastaBugie:Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Aborto, i Dem Usa soffiano sulla guerra civile" parla degli scenari da guerra civile che si stanno vedendo negli Stati Uniti. Il centro di aiuto alla vita a Madison, nel Wisconsin, è stato distrutto con bombe molotov. Atti di vandalismo contro chiese e centri prolife. Fedeli cattolici in tutto il Paese hanno subito insulti, sacrilegi e interruzioni delle celebrazioni eucaristiche. E intanto proseguono indisturbate intimidazioni orribili fuori dalle abitazioni dei giudici supremi. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 maggio 2022: Non smette di stupire l'evoluzione violenta del dibattito in corso negli Stati Uniti, dopo l'illegale pubblicazione della bozza di sentenza che potrebbe metter fine alla legalizzazione federale dell'aborto. La grave situazione dei giorni scorsi si è arricchita ancora una volta di incredibili fatti accaduti nelle ultime 48 ore. In particolare: le dichiarazioni della Casa Bianca che appoggiano l'assedio alle abitazioni dei giudici supremi e il silenzio del Dipartimento di Giustizia; le inquietanti e continue minacce e assalti subiti da chiese e centri pro vita e il sostegno che queste azioni ricevono da stampa liberal e politici Democratici; i dibattiti allucinanti e i voti farseschi in Senato e, infine, come tutto ciò venga manipolato ad arte e a fini politici dai Dem, nel tentativo di distrarre l'opinione pubblica dai problemi economici. Alla Casa Bianca sono giorni di confusione. Se per un verso si erano condannati gli atti vandalici di domenica 8 maggio nelle chiese, per altro verso martedì la portavoce uscente Jen Psaki ha voluto chiarire che il presidente Biden sostiene i manifestanti pacifici a dimostrare tutto il loro sdegno verso la possibile decisione contro l'aborto. Tutto ciò stride con la realtà, che di fatto mostra come e quanto questi dimostranti - violenti gruppi abortisti e Antifa - non siano per nulla pacifici né civili. L'attentato esplosivo contro una chiesa sventato nei giorni scorsi a New York, il tabernacolo rubato da una chiesa di Kety (Texas), gli atti vandalici alla chiesa di Fort Collins (Colorado), insieme ai danni subiti da diversi centri pro life nel Paese e al continuo assedio di manifestanti verso le abitazioni di tutti e sei i giudici conservatori (anche se il presidente Roberts non si è ancora espresso sulla bozza di sentenza), dimostrano l'esatto contrario di ciò che afferma la Casa Bianca. Il sostegno dell'Amministrazione Biden ai disordini e alle proteste è palese, se consideriamo che il Dipartimento della Giustizia, pur avendo l'obbligo di legge federale di perseguire i manifestanti che protestano nei pressi delle abitazioni dei giudici supremi per condizionarne il giudizio, non ha ancora mosso un dito per intervenire. Nulla ha fatto neanche ieri, mercoledì 11 maggio, quando da giorni era nota la manifestazione degli assedianti abortisti a tutte le residenze dei sei giudici. Joe Biden li sostiene, insieme a moltissimi parlamentari Democratici. E il capo del Dipartimento di Giustizia, Merrick B. Garland, tace. Al peggio fanno pensare le voci della stampa, a partire dal New York Times, che aizzano le folle e spingono verso l'occupazione permanente di strade e piazze per protestare sine die. Secondo il Guardian, in sintonia con la stampa liberal americana, la possibile decisione della Corte Suprema porterà ad una grande "guerra civile". Il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, del Partito Democratico, ha chiesto pubblicamente sui social di "imbracciare le armi" per difendere l'aborto contro la Corte Suprema. La strategia dei Democratici è chiara: lo scontro deve continuare, costi quel che costi, sino al prossimo novembre e diventare l'oggetto delle elezioni di medio temine. Anche a costo di magre figure. Vedi, in questo senso, la dimostrazione di impotenza dei senatori Democratici andata in scena ieri, con il voto - respinto, anche grazie al senatore Dem Joe Manchin - sulla calendarizzazione della radicale proposta di federalizzare l'aborto senza limiti e con un testo che, paradossalmente, non contiene neanche il temine donna o mamma per non scontentare la lobby Lgbt. I Democratici e gli abortisti usano di tutto e tutti pur di perseguire i propri piani distruttivi della nazione e dell'ordinamento americano. Persino il segretario al Tesoro Janet Yellen, nell'audizione martedì al Senato sulla preoccupante situazione economica e la crescita dell'inflazione nel Paese, ha assecondato le pretese abortiste lanciandosi in un'azzardata e vergognosa affermazione ufficiale: "La decisione della Corte Suprema porterebbe a una grave crisi economica", perché le donne non potrebbero più lavorare liberamente. Ovviamente i Repubblicani non lasciano passare sotto silenzio le indecenti azioni e affermazioni che si fanno in questi giorni e - pur non retrocedendo di un millimetro sul diritto alla vita del concepito, la libertà di culto e il rispetto all'indipendenza della Corte Suprema - puntano il dito sugli impressionanti fallimenti di questo anno e mezzo di amministrazione dei Democratici. L'inflazione registrata ad aprile, i cui dati sono stati pubblicati ieri, è all'8,3%, dopo che a marzo era all'8,5%, il peggior dato degli ultimi 40 anni; i prezzi del pane sono cresciuti dell'11% in un mese e tutti i prodotti alimentari hanno costi mai visti da decenni. Il presidente Biden affronta un gravissimo calo di consensi in tutto il Paese, solo il 2% degli americani è soddisfatto del suo lavoro in campo economico, il 77% è molto preoccupato, secondo un sondaggio della CNN. Non mancasse altro, nel primo anno di Biden, il numero di morti per overdose ha superato quota 100 mila, un record. La stragrande maggioranza degli americani è quindi preoccupata di altro. E comunque il giudice Clarence Thomas ha chiarito come "la Corte Suprema non si farà bullizzare" da proteste di piazza e minacce politiche. La maggioranza dei giudici continua a sostenere la bozza di Samuel Alito, l'unica bozza di sentenza in discussione ad oggi. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti fa bene ad indire una giornata di preghiera e digiuno per il 13 maggio - festa della Madonna di Fatima - per la fine dell'aborto. Che faranno Biden e i CattoDem americani?
DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO" La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Osservatorio Van Thuân, 9 maggio 2022
3 -
E SE PUTIN FOSSE ENTRATO NELLA NATO?
Dopo il crollo dell'Urss, la Russia puntava a diventare pienamente occidentale, ma il progetto è naufragato per colpa degli angloamericani (e così Draghi ci fa vivere in un doppio stato d'emergenza)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 16 maggio 2022
I geni della geopolitica, ovvero: in che mani siamo (finiti). Ora facciamo un piccolo esercizio di immaginazione. Immaginate che mondo sarebbe stato se, ai tempi degli incontri di Pratica di Mare, Putin fosse entrato nel sistema occidentale. Auspice Berlusconi, la Russia fu nel G20 e sarebbe stata disponibile pure a far parte della Nato. I russi, dissolta la cappa sovietica, aspiravano all'Occidente: per i suoi giovani, il rock, i jeans, McDonald's e la Coca-Cola erano simboli di libertà. I cantanti italiani vi spopolavano, e Toto Cutugno poteva esibirsi con dietro il Coro dell'Armata ex Rossa. Mica i cantanti asiatici, no: i russi spasimavano per essere europei e occidentali. Ma la cosa, agli occhi dei padroni dell'Occidente, andava bene finché c'era Eltsin e la Santa Russia era in (s)vendita alla mercé degli squali della City e di Wall Street. Quando Putin risollevò il suo Paese dal baratro economico prodotto anche dalle ruberie di chi, nelle dissoluzione dell'Urss, si era spartito l'erario e l'intero sistema economico, allora i padroni di cui sopra drizzarono le antenne. Berlusconi fu subito fatto fuori nei modi che sappiamo e l'Italia venne commissariata (lo è ancora). Poi partì la manovra a tenaglia e a stantuffo che, lì per lì, spiazzò Putin. Se questi si fosse alleato e fuso con l'Occidente, pensate, la Cina sarebbe stata sola contro il resto del mondo. Anche perché comunista, e i russi l'avrebbero combattuta molto volentieri, considerato anche il fatto che russi e cinesi non si sono mai amati e che, come detto, i russi si sentono occidentali, non asiatici, e fin dai tempi di Pietro il Grande. Invece no, grazie ai soliti americani e ai solitissimi inglesi, che mai hanno sopportato una grande potenza terrestre sul continente. Con calma, uscirono dalla Ue, nella quale stavano, del resto, con un piede dentro e uno fuori, tant'è che continuavano a tenersi la sterlina mentre tutti gli altri, italiani in primis, o barcollavano sotto l'euro o ci giocavano a biliardo. Il resto è cronaca quotidiana e asfissiante. La cosa più patetica e molto italiana («ahi, serva Italia...» è lo stillicidio giornaliero sulla salute di Putin. Ogni giorno gli augurano una malattia nuova, ovviamente mortale. Giornalisti italici: che s'ha da fa' pe' magna'! Zoom sulle mani, sui ginocchi, sulle guance, nella disperata speranza del famoso «cambio di regime». Che per gli angloamericani è il ritorno di un Eltsin qualsiasi al posto di un leader capace e amato dal suo popolo. Avviso ai commentatori: prima di fare gli spiritosi pensate a voi stessi, italiani, e da chi siete comandati. Fatevi i conti in tasca, ricorrete alla memoria: mio padre, poliziotto, ancora negli anni Settanta manteneva tranquillamente col suo stipendio la moglie casalinga, tre figli agli studi e l'affitto di casa. E aveva l'auto, il telefono e il televisore. Poi, partita da Berkeley, Usa, ci raggiunse la Contestazione... Nota di BastaBugie:Paolo Becchi e Giuseppe Palma nell'articolo seguente dal titolo "Il trucco di Draghi per il doppio stato d'emergenza" parlano del perenne stato di emergenza in cui ci fa vivere chi ci governa. Ecco l'articolo completo pubblicato sul Blog di Nicola Porro il 16 maggio 2022: Non c'è due senza tre. Dopo ventisei mesi di stato di emergenza sanitario, peraltro prorogato anche oltre i limiti legislativi preesistenti, ora abbiamo non uno bensì due stati di emergenza riguardanti la crisi internazionale tra Russia e Ucraina. La cosa era sfuggita a molti, anche a noi a dire il vero. Il primo, dichiarato il 25 febbraio 2022, il secondo tre giorni più tardi, il 28 febbraio. Era troppo semplice concentrare tutto in una sola delibera, quindi il governo - per non sbagliarsi - ne ha fatte due. Lo stato di emergenza deliberato il 25 febbraio, in concomitanza con l'approvazione del decreto-legge n. 14/2022 (quello sull'invio di mezzi, equipaggiamenti e armi all'Ucraina), è stato dichiarato per la durata di tre mesi e riguarda l'"intervento all'estero in conseguenza degli accadimenti in atto nel territorio dell'Ucraina". Il secondo, deliberato il 28 febbraio, dura fino al 31 dicembre di quest'anno e riguarda "l'esigenza di assicurare soccorso e assistenza, sul territorio nazionale, alla popolazione ucraina in conseguenza della grave crisi internazionale in atto". Tre giorni fa il Consiglio dei ministri ha prorogato anche il primo fino al 31 dicembre. Ma perché addirittura due deliberazioni quando l'emergenza è la stessa (crisi internazionale Russia-Ucraina)? Il diavolo è nei dettagli. Il soccorso e l'assistenza in Ucraina (in sostanza gli aiuti alla popolazione civile) avviene in territorio ucraino, cioè i nostri aiuti (medici, infermieri, Croce Rossa etc.) devono necessariamente entrare in Ucraina, esattamente come prevede la delibera dello stato di emergenza del 28 febbraio ("assicurare soccorso e assistenza, sul territorio nazionale, alla popolazione ucraina"). Di contro, l'invio di armi, mezzi ed equipaggiamenti militari di cui al decreto-legge n. 14/2022 (convertito in legge n. 28/2022) non può avvenire con l'ingresso dei nostri militari in territorio ucraino altrimenti questo equivarrebbe ad un atto di guerra nei confronti della Russia; pertanto, la delibera dello stato di emergenza emanata il 25 febbraio (ed ora prorogata fino a fine anno) prevede un generico "per intervento all'estero" e non direttamente sul territorio ucraino. Questa proroga sino alla fine di dicembre (per ora) significa che il nostro coinvolgimento militare è destinato a durare nel tempo e quindi che di fatto il governo non lavora per la pace ma per la prosecuzione della guerra. E ovviamente il tutto senza che il parlamento possa dire mezza parola sull'invio di armi e su che tipo di armi, oltretutto per un tempo che in un primo momento era limitato a tre mesi, ora fino a fine anno, poi si vedrà. La legge di conversione del decreto-legge n. 14/2022, all'art. 2, parla di armi non letali (a scopo difensivo), mentre l'art. 2 bis parla di equipaggiamenti, mezzi ed armi la cui portata sia determinata da uno o più decreti del ministro della difesa di concerto con il ministro degli esteri, informando il parlamento con cadenza almeno trimestrale. Ciò ovviamente non autorizza il governo a non rispettare il dettato dell'art. 2 (armi non letali), ma la proroga dello stato di emergenza proprio su questo argomento ci fa pensare che l'esecutivo voglia spingersi verso un conflitto contro la Russia e non verso aiuti all'Ucraina di tipo difensivo e limitati nel tempo. Dopo l'incontro tra Biden e Draghi nei giorni scorsi alla Casa Bianca, premier e maggioranza - sulla base della netta contrarietà dell'opinione pubblica italiana ad un nostro diretto coinvolgimento bellico - hanno parlato della necessità di cercare la via della pace, ma poi, nei fatti, è stato prorogato quello specifico stato di emergenza che riguarda proprio l'invio di armi fino alla fine dell'anno. A parole vogliamo la pace, nei fatti lavoriamo per la guerra, altrimenti perché lo stato di emergenza deliberato il 25 febbraio, previsto inizialmente solo per tre mesi, viene ora prorogato fino al 31 dicembre? Per un certo periodo, dal 28 febbraio al 31 marzo, hanno convissuto addirittura tre stati di emergenza, quello sanitario e i due sulla crisi internazionale. Ora sono due e tutti e due in relazione al conflitto bellico in corso. In attesa di un altro stato di emergenza, in autunno, sulla sesta o settima ondata del virus (Omicron XVI, come i re) e sulla campagna vaccinale della quarta e quinta dose. Il limite legislativo dei 24 mesi che lo stato di emergenza incontra per effetto del D.Lgs. n. 1/2018 è stato ormai raggirato: ne faccio 26 per quello sanitario, poi non lo prorogo, salvo farne un altro in autunno di altri x mesi, in contemporanea a due altri stati di emergenza sulla guerra in Ucraina fino a fine anno ma anche dopo (le guerre si sa quando iniziano ma non quando finiscono). E non ci stupirebbe il fatto che, prima delle elezioni politiche del marzo 2023, qualcuno inizi a parlare esplicitamente di "stato di guerra", così saltano pure le elezioni. Ormai Draghi fa tutto quello che vuole: se per assurdo decidesse di reintrodurre la pena di morte in caso di rivolta popolare, siamo sicuri che troverebbe la maggioranza parlamentare per farlo. Il tutto in nome della nuova emergenza sociale. Ieri quella sanitaria, oggi la crisi internazionale, domani chissà, forse la rivolta sociale, o forse più probabilmente il caos non più generato dal lockdown ma da un blackout totale. Non si governa più nello stato di diritto - che ha le sue garanzie e i suoi limiti costituzionali -, ma nello stato di emergenza permanente, in nome del quale è possibile neutralizzare la Costituzione. Dopo il fallimento della vaccinazione di massa - si continua a morire e a contagiarsi di Covid nonostante il 90% della popolazione over12 sia vaccinata -, Draghi ci sta portando ora verso un nuovo fallimento. E qui a protestare non sono i no-vax, ma la stragrande maggioranza degli italiani (circa il 78% secondo gli ultimi sondaggi) che dopo aver patito per oltre due anni i soprusi più violenti vorrebbe ora solo una cosa: vivere finalmente in Pace. Con la P maiuscola.
DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA" L'offensiva di Putin nel 2022 Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Blog di Nicola Porro, 16 maggio 2022
4 -
LE GUERRE GIUSTE DI SAN PIO V
Il santo Pontefice combatté i musulmani (a Lepanto) e i protestanti (a Durham) dimostrando che le guerre giuste sono quelle condotte per difendere la patria aggredita e anche quelle per difendere la fede cattolica
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 30 aprile 2022
San Pio V fu un papa santo e fu un Papa guerriero. Il suo nome è legato alla vittoria di Lepanto, ma egli aveva intenzione di portare la guerra anche in Inghilterra contro l'usurpatrice, Elisabetta Tudor, che scomunicò il 25 febbraio 1570 con la bolla Regnans in excelsis, dichiarandola decaduta dal suo preteso diritto alla corona inglese. Aveva una volta promesso che per una spedizione contro l'Inghilterra protestante non soltanto avrebbe impiegato i beni della Chiesa, ma sarebbe andato personalmente a guidarla. Il Papa aveva affidato la missione di operare per la restaurazione della Chiesa cattolica in Inghilterra a un suo agente a Londra, il banchiere fiorentino Roberto Ridolfi Ridolfi abitava nella capitale inglese da molti anni e aveva preso contatto con due influenti aristocratici cattolici i conti di Northumberlande di Westmoreland ai quali, d'accordo con Pio V, aveva assicurato un consistente aiuto finanziario per i loro progetti di sollevare il popolo inglese e liberare Maria Stuart. L'insurrezione scoppiò a Durham e Rippon il 16 novembre 1569. Lo stendardo degli insorti, rappresentante il Salvatore con le Cinque Piaghe sanguinanti come quello del Pilgrimage of Grace del 1536. I conti di Northumberland e Westmorland in un primo momento trionfarono ed ebbero la gioia di assistere alla Messa cattolica nella cattedrale di Durham; ma non riuscirono a liberare Maria Stuarda, anche perché non ottennero l'aiuto decisivo che avevano promesso i re cattolici di Spagna, Filippo II, e di Francia, Carlo IX. Fallita la ribellione del Nord d'Inghilterra, Ridolfi prospettò al Papa l'idea che il duca d'Alba, comandante dell'esercito spagnolo nei Paesi Bassi, invadesse l'Inghilterra appoggiando una nuova ribellione cattolica. Il Papa diede il suo sostegno all'iniziativa e il 5 maggio 1571 affidò a Ridolfi una lettera per Filippo II, in cui invitava il sovrano spagnolo a provvedere ai mezzi necessari all'esecuzione dell'impresa. Il sovrano spagnolo, come Pio V, sembrò entusiasta del piano, ma lasciò a sua volta l'ultima parola al duca d'Alba, che invece nutriva scetticismo sull'impresa. Lo stesso duca d'Alba, sempre molto pragmatico, il 5 dicembre 1569 aveva scritto a Filippo II, con una punta di sarcasmo, che il Papa "era così zelante che pensava che ogni cosa si sarebbe potuta realizzare senza usare gli ordinari mezzi umani". L'osservazione si sarebbe potuta capovolgere, affermando che il duca d'Alba era così pragmatico da pensare che ogni cosa potesse essere realizzata senza usare i mezzi soprannaturali. La battaglia di Lepanto avrebbe dimostrato, meno di due anni dopo, i risultati dello zelo soprannaturale di Pio V. Il santo Pontefice, che combatté i musulmani e i protestanti dimostrò con il suo esempio che esistono le guerre giuste. Guerre giuste sono quelle condotte per difendere la propria patria aggredita, ma anche e a maggior ragione, quelle per difendere la fede cattolica da un'aggressione che sta per compiersi o che è stata compiuta: nel primo caso quella dei Turchi, nel secondo caso quella dei protestanti. Il 21 aprile 1572, pochi giorni prima della morte, malgrado le sue sofferenze, il Santo Padre manifestò il desiderio di fare la visita alle sette basiliche di Roma. Cardinali, medici e familiari cercarono invano di dissuaderlo ed egli con fatica compì la sua devozione Al ritorno, sulla soglia del Vaticano incontrò un gruppo di cattolici inglesi, costretti all'esilio; s'intrattenne con essi ed esclamò: "Mio Dio, voi sapete che io sono sempre stato pronto a versare il sangue per salvezza della loro nazione". I beni spirituali sono più alti dei beni materiali e per essi i cattolici devono essere pronti a versare il proprio sangue. Tale fu l'insegnamento di san Pio V, uno dei più grandi Papi nella storia della Chiesa.
DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA" L'offensiva di Putin nel 2022 Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Radio Roma Libera, 30 aprile 2022
5 -
ANNULLATO IL SECONDO INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E KIRILL
Il Patriarca di Mosca e capo della chiesa ortodossa russa è stato un agente del KGB: perché stupirsi se adesso approva tutto quanto vuole Putin? Del resto solo la Chiesa Cattolica è indipendente dal potere civile
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 11 maggio 2022
Tra i tanti successi attribuiti dai mass media a papa Francesco c'è stato lo "storico incontro", avvenuto il 12 febbraio 2016 a L'Avana, con il patriarca di Mosca Kirill. Un avvenimento, fu scritto allora, che avrebbe visto cadere il muro religioso che da mille anni divideva la Chiesa di Roma da quella di Oriente (la Repubblica, 5 febbraio 2016). Il progetto ecumenico di papa Francesco è però naufragato nella tempesta della guerra in Ucraina, benedetta dallo stesso patriarca Kiril che il 9 maggio è stato uno degli ospiti d'onore alla parata militare sulla Piazza Rossa a Mosca. Kiril, al secolo Vladimir Michajlovic Gundjaev, sedicesimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, è il capo della Chiesa ortodossa russa, che conta 165 milioni di fedeli sparsi per il mondo. Nato nel 1946 a Leningrado (l'attuale San Pietroburgo), è stato consacrato vescovo nel 1976 ed eletto Patriarca nel 2009. Secondo i documenti desecretati dagli archivi di Mosca, in particolare dall'Archivio Mitrokhin, è stato fin dai primi anni Settanta un agente del KGB. Anche per questa comune esperienza al servizio della Russia sovietica, Kirill è stato definito «il soft power dell'hard power di Putin» (Hufftingon Post, 14 aprile 2022). In realtà le origini dello stretto rapporto che lega l'altare di Kiril al trono di Putin risalgono all'ideologia stessa dell'Impero bizantino, di cui la Russia si proclama erede. Mentre nella Cristianità occidentale si affermava la distinzione tra l'autorità religiosa e il potere politico, a Costantinopoli nasceva il cosiddetto "cesaropapismo", in cui la Chiesa viene di fatto subordinata all'Imperatore che se ne ritiene il capo, sia nel campo ecclesiastico che in quello secolare. I patriarchi di Costantinopoli erano di fatto ridotti a funzionari dell'Impero bizantino proprio come oggi in Russia è Kiril, non a torto definito da papa Francesco, nella sua intervista al Corriere della Sera del 3 maggio, «il chierichetto di Putin». L'espressione ha suscitato l'ira di Kiril e ha provocato un comunicato del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, secondo cui «è improbabile che tali dichiarazioni possano contribuire all'instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questo momento».
ANNULLATO IL SECONDO INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E KIRILL L'unica possibilità per il Patriarcato di Mosca di uscire dall' isolamento in cui oggi si trova in seguito alla guerra in Ucraina, era proprio quella di rilanciare il dialogo con il Vaticano, ma il secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill che avrebbe dovuto svolgersi a a Gerusalemme il prossimo 14 giugno è stato annullato dalla Santa Sede. Il patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo, da parte sua, in un'intervista rilasciata il 2 maggio 2022 al giornale Kathimerini of Cyprus, ha apertamente condannato Kiril con queste parole: «non puoi pretendere di essere fratello di un altro popolo e benedire la guerra condotta dal tuo Stato. (...) Non puoi insistere sul fatto che l'Ucraina ti appartenga ecclesiasticamente, ma lasciare che i fedeli della struttura ecclesiastica sotto Mosca vengano uccisi e le loro chiese distrutte dai bombardamenti russi». Queste critiche sono condivise tra gli stessi fedeli della chiesa ortodossa ucraina dipendente dalla giurisdizione di Mosca. Quattrocento sacerdoti di questa chiesa si sono appellati al Consiglio dei Primati delle Chiese Antiche Orientali per denunciare la dottrina del «mondo russo del patriarca del Kiril, perché essa si discosta dall'insegnamento ortodosso e andrebbe condannata come eresia. Essi chiedono perciò di privare Kiril del diritto del trono patriarcale». Kiril, peraltro, non era ancora patriarca quando, nel 2002, Vladimir Putin, presidente da due anni della Federazione Russa, iniziava l'espulsione dei missionari cattolici dalla Russia in nome del "mondo russo". Un profondo conoscitore della Russia, padre Stefano Caprio ricorda che l'Ortodossia era già stata elevata al di sopra di tutte le altre confessioni, come "religione di Stato", nella legge sulla libertà religiosa riformata nel 1997, ispirata dal patriarcato di Mosca. «Nel prologo di quella legge - scrive padre Caprio - si proclamava che la religione storica della Russia era appunto l'Ortodossia, mentre si riconoscevano come "tradizionali secondarie" altre quattro religioni: l'islam, l'ebraismo, il buddismo e... il cristianesimo, intendendo evidentemente i cattolici e i protestanti, presenti in Russia da secoli, ma distinti dagli ortodossi come un'altra religione. Non si trattava di un lapsus, e infatti quella dizione non è mai stata corretta: l'Ortodossia russa è in effetti una dimensione spirituale distinta, in cui i dogmi cristiani si mescolano ai residui pagani, molto più che negli altri rami del cristianesimo, e soprattutto si riformulano in ideali nazionali universalistici, che indicano la Russia come "popolo salvifico" per l'umanità intera».
LA PERSECUZIONE DEI CATTOLICI IN RUSSIA I primi a fare le spese di questa concezione politico-religiosa in Russia sono i cattolici che rimangono per il Patriarcato di Mosca "nemici", di cui si teme il "proselitismo" malgrado essi siano un'infima minoranza all'interno della popolazione. Essi sono accusati di minare l'unità religiosa e politica della Russia, a cui continuamente Putin si richiama. Perciò, osserva padre Caprio, «quando vi fu la rivolta anti-russa del Maidan nel 2014, dagli ambienti patriarcali si puntò il dito sugli uniati (n.d.r.: i greco-cattolici) come i veri ispiratori delle sommosse, addirittura attribuendo loro la paternità spirituale dei gruppi più accesi dell'estrema destra ucraina, i "neo-nazisti" che sono stati indicati da Putin come i nemici del "mondo russo", contro i quali si è resa necessaria l'"operazione speciale militare" difensiva per liberare russi e ucraini dall'influsso occidentale». L'invasione russa dell'Ucraina ha portato alla luce le contraddizioni della Chiesa ortodossa russa che Kiril oggi rappresenta. L'importanza dell'incontro ecumenico del 2016, secondo papa Francesco, stava nella possibilità di creare un ponte religioso tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, in nome del principio della sinodalità. Però proprio questo principio giustifica la posizione di Kiril, il cui nazionalismo nasce dal carattere autocefalo del patriarcato di Mosca e dalla sua simbiosi con il potere politico. La differenza fondamentale è questa. La Chiesa di Mosca è nazionale, mentre quella di Roma è universale e si chiama "cattolica", proprio perché non si identifica con alcun popolo e cultura, e annunzia il Vangelo a tutte le nazioni fino agli ultimi confini della terra (Atti 1, 8). La Chiesa cattolica romana non conosce limiti di tempo e di spazio ed è destinata a riunire in una sola famiglia tutti i popoli della terra. È l'unico che può rivolgere un appello a una pace che trascenda gli interessi, le ambizioni delle singole nazioni. Il suo centro di unità è il Romano Pontefice, che esercita un pieno potere sulla Chiesa universale. La Chiesa cattolica può tollerare un cattivo Papa, come tanti ce ne sono stati nella storia, ma senza la roccia di Pietro il mondo sprofonderebbe nel caos. E oggi il patriarca Kiril sta malauguratamente appoggiando il caos provocato da Vladimir Putin nel cuore dell'Europa.
DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA" L'offensiva di Putin nel 2022 Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Corrispondenza Romana, 11 maggio 2022
6 -
ALL'EUROVISION SONG CONTEST DOVEVANO VINCERE GLI UCRAINI... E HANNO VINTO
La loro canzone era decisamente di scarsa qualità, ma questo concorso canoro è sempre stato guidato dalla politica e da scelte culturali calate dall'alto... la musica è solo uno specchietto per le allodole
Autore: Giuseppe De Lorenzo - Fonte: Blog di Nicola Porro, 15 maggio 2022
Ci sono tre cose incredibili in questo Eurovision Song Contest. Primo: il risultato era talmente scontato da apparire pure noioso seguirlo. Quando di mezzo ci si mette il perbenismo, non c'è gara musicale che tenga. Dovevano vincere gli ucraini, invasi dall'autocrate Putin, e così è avvenuto. Poco importa se la loro canzone, va detto, era decisamente bruttina. Secondo: è stato veramente imbarazzante il moto di sostegno arrivato non tanto da Zelensky, quello sarebbe pure comprensibile, ma dai vertici europei. I quali pare che non abbiano di meglio da fare che emozionarsi per le performance canore della Kalush Orchestra. "Stanotte la tua canzone ha conquistato il nostro cuore. Celebriamo la tua vittoria in tutto il mondo. L'Ue è con te", ha scritto Ursula Von Der Leyen tra una riunione a Bruxelles e l'altra. Charles Michel, che di inventiva ne ha molta meno, s'è limitato a twittare alcune parole del testo di Stefania. Terzo, e forse è la faccenda più incredibile: i cantanti ucraini hanno seriamente rischiato la squalifica. Il motivo? Il loro leader subito dopo l'esibizione si è lasciato andare ad un messaggio "politico" rivolto alla sua terra. Anche questo, comprensibilissimo. Ma vietato dal regolamento, che all'Eurovision song contest è rigidissimo e vieta ai partecipanti di esporre tesi politiche. Attimi di panico hanno costretto gli organizzatori a cercare una via d'uscita, trovata nel più classico dei giochi di parole: i commenti del frontman Oleh Psiuk non erano un messaggio "politico" ma "umanitario". Dunque tutti felici e contenti: la Kalush Orchestra, bocciata dalla critica, grazie al televoto si ritrova sul tetto della musica mondiale. Che poi se di messaggio di pace parliamo, c'è un buon motivo per essere preoccupati. Già, perché il presidente Zelensky sulla sua pagina Facebook ha scritto che l'anno prossimo l'Ucraina, che sarà chiamata a organizzare la prossima edizione, farà "il possibile" affinché la città ospitante possa essere Mariupol. Bello, ma complicato. Nel senso che la città nel Sud dell'Ucraina è ' Azovstal a parte ' ormai nelle mani della Russia. Per organizzare anno prossimo lì l'Eurovision le opzioni sono due: firmare un armistizio con Putin oppure riconquistarla a suon di bombe. E visto che per il momento pare che Kiev e Mosca non siano propense a sedersi ad un tavolo, la più probabile delle opzioni sembra essere la seconda. Sicuri che il mondo voglia un contest musicale organizzato al ritmo di granate e "armi letali occidentali"? Nota di BastaBugie: l'Eurovision Song Contest è sempre stato un concorso canoro guidato dalla politica e da scelte culturali calate dall'alto. La musica è solo uno specchietto per le allodole. Ecco il link a un articolo del 16 maggio 2014.
LA DONNA BARBUTA CHE CANTA? MEGLIO GENNY 'A CAROGNA... ALMENO E' UN UOMO VESTITO DA UOMO Se non si fosse inventato la barba e ribattezzato Conchita nessuno l'avrebbe notato, invece ha vinto l'Eurovision Song Contest ed è diventato un caso politico di Rino Cammilleri https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3256
DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA" L'offensiva di Putin nel 2022 Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Blog di Nicola Porro, 15 maggio 2022
7 -
LO SCISMA C'E', MA NON SI PUO' PIU' RICONOSCERE
Le tesi eretiche del Sinodo tedesco rendono evidente lo scisma nella Chiesa, ma nessuno combatte per la retta dottrina perché non si capisce nemmeno la parola scisma (questo è avvenuto in tre passi: accordo Vaticano-Cina, pena di morte, Amoris Laetitia)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-04-2022
Da quando è cominciato il Cammino sinodale tedesco, la parola "scisma", come uno spettro ibseniano, continua ad aleggiare nella Chiesa. I vescovi polacchi hanno segnalato il pericolo ai loro confratelli tedeschi. Settanta vescovi dalle varie parti del mondo hanno scritto loro una lettera aperta, mettendoli in guardia. Diversi cardinali, anche moderati come Koch, hanno segnalato il precipizio verso il quale ci si sta dirigendo. Ma né il cardinale Marx né il presidente dei vescovi della Germania Bätzing danno segni di voler accogliere gli inviti alla prudenza. Il primo ha affermato che il Catechismo non è scritto sulla pietra, il secondo ha accusato i vescovi preoccupati di voler nascondere gli abusi che invece il sinodo germanico vorrebbe affrontare e risolvere (a suo modo). Di fronte a questo quadro di disgregazione, ci si può chiedere se lo scisma possa essere evitato o meno. La domanda principale, a questo proposito, sembra la seguente: la Chiesa ufficiale di oggi possiede ancora le nozioni teologiche che permettano di affrontare il dirompente nodo, oppure ha perduto le categorie capaci di inquadrare il problema e mostrare la soluzione? Più di preciso: il pericolo dello scisma è ancora percepito dalla teologia della Chiesa ufficiale di oggi come un gravissimo pericolo? Su cosa sia uno scisma c'è condivisione? Sul perché bisogna evitarlo, su chi dovrebbe intervenire quando il pericolo fosse alle porte e come, c'è oggi una comunanza di visione? A preoccupare molti non è tanto il pericolo scisma, quanto la percezione che il quadro teologico ed ecclesiale per affrontare il problema sia sfilacciato e abbia ormai dei contorni molto imprecisi. Il che prelude alla immobilità e a lasciare che gli eventi procedano per conto loro. Quando il cardinale Marx sostiene, a proposito della pratica omosessuale, che il Catechismo non è scritto sulla pietra e lo si può criticare e riscrivere, altro non fa che esprimere in linguaggio giornalistico quanto i teologi ormai dicono da decenni. Ossia che il deposito della fede (e della morale) è soggetto ad un processo storico, perché la situazione da cui lo si interpreta entra a far parte a pieno diritto della sua conoscenza e formulazione. Usando questo criterio, che possiamo definire in senso lato "ermeneutico", e secondo il quale la trasmissione dei contenuti della fede e della morale non supera mai lo stato di una "interpretazione", la categoria teologica di scisma perde di consistenza, fino a scomparire. Ciò che oggi consideriamo scisma (e anche eresia), domani può diventare dottrina. Sul piano della Chiesa universale ci sono stati di recente tre fatti molto interessanti da questo punto di vista. Il primo è stato l'accordo tra il Vaticano e la Cina comunista. L'accordo è segreto, tuttavia si può dire che in questo caso è stata assunta nella Chiesa cattolica e romana una chiesa scismatica. Il confine tra scisma e non scisma è diventato più impreciso dopo l'accordo con Pechino. Il secondo è stato il cambiamento della lettera del Catechismo a proposito della pena di morte. Questo cambiamento ha diffuso l'idea che il Catechismo non fosse scritto sulla pietra, proprio come dice il cardinale di Monaco. La motivazione principale per giustificare il cambiamento è stata la presa d'atto che la sensibilità pubblica su questo punto morale era cambiata. La sensibilità pubblica, però, è solo un dato di fatto che non dice niente sul piano assiologico o dei valori. Ora, su questi presupposti come negare che anche nella Chiesa tedesca possa essere maturata una nuova sensibilità sui temi dell'omosessualità e del sacerdozio femminile? Come chiamare tutto questo "scisma", se si tratta invece dello stesso fenomeno approvato altrove? Il terzo esempio è l'abolizione della dottrina morale della Chiesa sugli "intrinsece mala" contenuta di fatto nell'Esortazione apostolica Amoris laetitia. Risulta molto difficile, dopo questo documento, tener fermo l'insegnamento precedente circa l'esistenza di azioni intrinsecamente cattive che non si devono mai fare. Ma venendo meno questa nozione sarà ancora possibile confermare il tradizionale insegnamento della Scrittura e della Chiesa sulla pratica omosessuale? Sembra che la Chiesa faccia fatica a tenere per ferme alcune sue verità. Del resto, se il Catechismo non è scritto sulla pietra, allora anche la definizione di "scisma" in esso contenuta, può essere rivista e quello che ieri era considerabile come scisma ora potrebbe non esserlo più. Addirittura di scisma potrebbero essere accusati coloro che tengono ferme le verità del Catechismo come se fossero scritte sulla pietra. Negare che il Catechismo non sia scritto sulla pietra potrebbe essere considerato un pronunciamento scismatico. Nella perdita dei confini tutti i paradossi diventano possibili. Quanto detto può essere esteso anche all'eresia e all'apostasia, concetti anche questi dai dubbi confini oggi. Si pensi solo ad un fatto: il "dubbio ostinato" può essere considerato apostasia secondo il n. 2089 del Catechismo, eppure oggi si insegna ai fedeli il dubbio sistematico, invitandoli a non irrigidirsi nella dottrina. Nota di BastaBugie: i tre passaggi decisivi che minano le verità su cui è fondata la Chiesa sono l'accordo Vaticano-Cina, il cambiamento del Catechismo sulla pena di morte e l'abolizione del "male intrinseco" in Amoris Laetitia. Per approfondimenti puoi leggere gli articoli dei seguenti dossier:
8 -
OMELIA VI DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 14,23-29)
Se uno mi ama, osserverà la mia parola
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Dio ci ama a tal punto da voler rimanere sempre con noi. Egli non si disinteressa delle sue creature. Con la sua grazia, Egli entra nell'anima come il sole entra attraverso il vetro e illumina l'interno di una stanza. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo prendono dimora nel nostro cuore e noi, pertanto, diveniamo tempio della Santissima Trinità. Non c'è più distanza tra noi e Dio. Dio è in cielo e in terra, e anche nel nostro cuore, se accettiamo che Egli abiti dentro di noi, se noi lo amiamo. Gesù ce lo dice chiaramente nel Vangelo di oggi: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Questo ci insegna che non siamo mai soli, se veramente vogliamo amare Dio. La vita del cristiano è una vita di comunione con Colui che ci ha creati e ci ha redenti. Anzi, diciamo di più: quanto più ci sembra di essere soli, tanto più siamo vicini al nostro Dio. Egli non fa sentire la sua presenza del chiasso e nel frastuono, ma solamente nel silenzio e nella solitudine. Questa certezza ci deve spingere a cercare, nel corso della giornata, dei momenti da dedicare a questa presenza silenziosa e misteriosa. Quando preghiamo, chiudiamo la porta della nostra stanza, chiudiamo i nostri occhi, e pensiamo che Dio è dentro di noi. Parliamogli con grande familiarità e Lui ci ispirerà sempre qualche buon proposito. Sarà soprattutto nel momento della prova che sperimenteremo la sua presenza benefica: quanto più si sarà lontani dagli aiuti umani, tanto più saremo vicini all'aiuto divino. Il fatto, purtroppo, è che, quando preghiamo, siamo molto distratti. La nostra preghiera si riduce a una ripetizione superficiale di parole, alle quali nemmeno pensiamo. Per pregare bene, dobbiamo pensare innanzitutto che Dio è presente in noi e dobbiamo porre attenzione al senso delle parole che pronunciamo. Allora, e solo allora, la nostra preghiera non rimarrà mai senza effetto: od otterrà quello che domandiamo, oppure ci procurerà qualcosa di ancora più grande. Dio in me e io in Lui! Certo, con un Ospite così vivo e così grande, badiamo bene di non sfigurare. Pensiamo spesso che Dio ci vede, che Dio è nel nostro cuore. Pertanto non dobbiamo offendere questa presenza in noi con il peccato. C'è, infatti, una condizione affinché Dio dimori in noi: dobbiamo amarlo. E lo ameremo veramente solo se osserveremo la sua parola, oppure, se non lo abbiamo fatto per il passato, se ci impegneremo ad osservarla. Anche queste sono parole di Gesù: «Chi non mi ama, non osserva le mie parole» (Gv 14,24). Se si ama veramente Dio, non costerà fatica fare la sua Volontà, osservare i suoi Comandamenti d'amore. Solo se faremo così, godremo della pace che Gesù è venuto a portare su questa terra. Altrimenti, nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nella società umana, vi sarà sempre guerra e divisione. Il Vangelo di oggi ci parla inoltre del Paraclito, ovvero dello Spirito Santo. Paraclito significa Consolatore. Egli consola i nostri cuori nelle prove della vita e ci fa assaporare, nel segreto della preghiera, quella che sarà la gioia senza fine del Paradiso. Lo Spirito Santo è il santificatore della nostra anima. Il Padre lo ha inviato su questa terra nel giorno di Pentecoste. Nel brano del Vangelo di oggi, Gesù dice che il Paraclito ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Gesù ha insegnato (cf Gv 14,26). Bisogna dunque pregarlo. Ci avviciniamo ormai alla sua festa. Proponiamoci fin d'ora di invocare la sua discesa nei nostri cuori, affinché Egli ci arricchisca con i suoi Sette Doni e ci faccia comprendere sempre di più le parole di Gesù.
BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.