BastaBugie n�772 del 08 giugno 2022

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1 LA GUERRA IN UCRAINA E IL RISCHIO CARESTIA
Il mondo rischia una carestia per mancanza di grano e non solo... Russia e Ucraina infatti coprono un quarto della produzione globale (e intanto l'India ha bloccato le esportazioni)
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone
2 ARRESTATO E POI RILASCIATO IL CARDINALE ZEN
A Hong Kong la libertà è finita, infatti l'arresto del cardinale novantenne Joseph Zen non è un incidente di percorso, ma l'ultima tappa di un progetto voluto (VIDEO: Intervista al card. Zen)
Autore: Alessandro Ferro - Fonte: Il Giornale
3 LA MADONNA BLASFEMA AL GAY PRIDE E' LA REGOLA, NON L'ECCEZIONE
Sindaco e vescovo di Cremona prendono le distanze dagli eccessi, ma nessuno ammette che ogni gay pride non può che essere anticristiano e blasfemo
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 FINALMENTE BEATO IL SACERDOTE UCCISO DAI PARTIGIANI
Don Luigi Lenzini pur consapevole delle minacce, continuò a essere sincero e forte fino a quando un gruppo di partigiani comunisti riuscirono a entrare in canonica, lui suonò le campane a martello per richiamare i parrocchiani... ma nessuno intervenne
Autore: Paolo Risso - Fonte: Santi e Beati
5 STRAGI NELLE SCUOLE USA, IL PROBLEMA VERO NON E' NELLE ARMI
La libera circolazione delle armi negli USA garantisce la libertà della difesa personale (tra l'altro nelle scuole sono tutti disarmati: ecco perché sono possibili le stragi... se invece i professori fossero armati...)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 NIENTE COMUNIONE A CHI SOSTIENE PUBBLICAMENTE L'ABORTO
Il vescovo di San Francisco, Mons. Salvatore Cordileone (buon nome non mente), ha annunciato che la presidente della Camera, Nancy Pelosi, non può ricevere l'eucaristia se non ripudierà pubblicamente il sostegno all'aborto
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone
7 DOPO LA DISNEY GAY FRIENDLY, ARRIVA LA BARBIE TRANSGENDER
La Disney promuove la drag queen per i bambini nonostante cali nelle vendite, proteste dei dipendenti e sit-in di famiglie
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
8 OMELIA SANTISSIMA TRINITÁ - ANNO C (Gv 16,12-15)
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA GUERRA IN UCRAINA E IL RISCHIO CARESTIA
Il mondo rischia una carestia per mancanza di grano e non solo... Russia e Ucraina infatti coprono un quarto della produzione globale (e intanto l'India ha bloccato le esportazioni)
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone, 24 maggio 2022

La guerra in Ucraina, per quanto ad oggi veda i combattimenti realizzarsi in un fazzoletto di terra piuttosto circoscritto, ha tuttavia ripercussioni altre che interessano il mondo nella sua globalità. E questo non solo, e non tanto, a livello di parole, di dialoghi e azioni più o meno diplomatiche, o di venti di paura, quanto a un livello molto concreto: basti guardare al fronte umanitario, o al versante economico e industriale, in primis con tutte le questioni legate alle materie prime e con l'inflazione che galoppa... ma anche alla sempre più concreta possibilità che si vada a breve profilando una vera e propria emergenza alimentare globale, che fa seguito al già consistente aumento del costo registrato dei prodotti alimentari, stimato a circa un +30%, secondo quanto affermato da António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza su crisi alimentare e conflitti. Guterres che ha anche dichiarato: «Conflitto significa fame»... e non solo per i Paesi direttamente coinvolti.

IL PROBLEMA DEL GRANO
In particolare, il problema principale si concentra sul grano, oltre che sui semi di girasole, sull'orzo e sulla colza. Infatti, l'Ucraina - e con lei la Russia, andando tra i due Paesi a coprire un quarto della produzione globale - è tra le "riserve di grano" più importanti, ma ora la sua catena di produzione e l'export sono fortemente compromessi: di qui, sul lungo periodo, la carenza. E, dato che piove sempre sul bagnato, proprio quest'anno la produzione di grano che normalmente avviene in altri Paesi subirà una contrazione, soprattutto in relazione al clima: tanto che l'India - il secondo produttore di grano al mondo - ha bloccato le esportazioni, a tutela del proprio mercato.
E così lo spettro di una crisi globale si fa sempre più concreto. Tanto che, stando solo a questi ultimi giorni, non sono stati pochi gli articoli pubblicati sui media dedicati al tema, spesso in relazione a dichiarazioni pronunciate dai massimi vertici in materia. Il tutto, ovviamente, con titoli un po' urlati ma, in questo caso, forse a ragione; stando solo al panorama italiano troviamo: Ucraina, Kiev: "Rischio più grande carestia della storia", scrive AdnKronos; La via del grano è interrotta: chi nel mondo è a rischio fame, fa eco il Corriere; Crisi alimentare globale nel 2022, cresce l'allarme. Perché riguarda anche l'Italia, scrive il Quotidiano nazionale; e via di questo passo.

ESPORTAZIONI BLOCCATE
Che il problema sia concreto, lo dicono i numeri. Stando alle dichiarazioni del ministro dell'Agricoltura ucraino Mykola Solskiy, prima della guerra il suo Paese esportava 5 milioni di tonnellate di grano al mese, utili per sfamare 400 milioni di persone nel mondo: ad aprile invece l'esportazione totale è stata un quinto, con solo un milione di prodotto spedito all'estero. «Almeno 44 milioni di persone in 38 paesi sono a un passo dalla carestia», ha affermato ancora il già citato Guterres, mentre altre fonti parlano di «allarme carestia in 53 Paesi». In particolare, a rischio sono i Paesi più poveri, già in difficoltà, soggetti coinvolti nel Programma alimentare mondiale (Pam), che vedeva l'Ucraina fornire il 50% del grano.
D'altronde il 98% del grano esportato passa per il porto di Odessa, dove attualmente sono stoccati 20 milioni di tonnellate di cereali, e l'ipotesi di un'esportazione ucraina via terra, in particolare via rotaia, è attualmente impraticabile. Nel frattempo, riporta FanPage, il G7 sta provando a fare in modo «di far viaggiare i beni su 10.000 camion dall'Ucraina ai porti rumeni e baltici, per poi far partire da lì le navi per tutto il mondo», ma l'effettiva fattibilità non è scontata. Nel contempo, il dialogo tra Russia e Usa non è interrotto, e questo anche proprio in ragione della consapevolezza del rischio di crisi alimentare globale e l'ipotesi di creare corridoi umanitari alimentari.
Ma se il problema dell'export appare quello più immediato, è altresì vero che, anche dovesse essere trovata una soluzione, il problema non sarebbe risolto nell'immediato. Il motivo? È molto semplice: la prospettiva è che l'Ucraina - ma anche la Russia - vedrà quest'anno una consistente contrazione della propria produzione: c'è chi parla di una diminuzione totale dei raccolti del 35%. Ergo, magari nel breve periodo i porti ucraini torneranno a funzionare, ma i suoi silos rischiano di rimanere vuoti. Insomma, la questione è molto grave di portata globale. Sarà la storia a scrivere come andrà, ma intanto l'allarme c'è.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Sito del Timone, 24 maggio 2022

2 - ARRESTATO E POI RILASCIATO IL CARDINALE ZEN
A Hong Kong la libertà è finita, infatti l'arresto del cardinale novantenne Joseph Zen non è un incidente di percorso, ma l'ultima tappa di un progetto voluto (VIDEO: Intervista al card. Zen)
Autore: Alessandro Ferro - Fonte: Il Giornale, 11 maggio 2022

Arrestato e poi rilasciato su cauzione il cardinale di Hong kong, Joseph Zen Ze-kiun, accusato di collusione con le forze straniere: ecco cos'è successo e perchè è osteggiato dal governo di Pechino
Ore incredibili e convulse quelle che hanno riguardato il cardinale e attivista cattolico Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong che nel pomeriggio era stato arrestato dalla polizia "per la sicurezza nazionale" come riferito dal South China Morning Post. L'accusa con cui il 90enne era stato fermato alcune ore fa insieme a un ex deputato di opposizione del governo cinese Margaret Ng Ngoi-yee, e alla cantante Denise Ho Wan-sze è stata per "collusione con forze straniere", uno dei quattro reati che prevede la legge che grava su Hong Kong che era stata decisa da Pechino nel giugno 2020 e condannata a livello internazionale perché può comportare pene severissime che arrivano anche all'ergastolo.

L'INTERROGATORIO, POI IL RILASCIO
Il cardinale Zen ha passato alcune ore all'interno di una stazione di polizia per un interrogatorio come aveva dichiarato a AdnKronos Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime adesso a Hong Kong. "La Polizia per ora non ha detto niente". Durante il pomeriggio, poi, anche la Santa Sede si era espressa in merito alla vicenda apprendendo "con preoccupazione la notizia dell'arresto del cardinale Zen" e seguendo "con estrema attenzione l'evolversi della situazione". Nelle ore convulse si era fatta sentire anche la Lega sottolineando come si trattasse dell'ennesimo attacco "alla libertà di professare la propria fede religiosa" dove è fondamentale che anche tutta l'Europa facesse "sentire la propria voce" contro il regime di Pechino che "non può continuare a ridurre al silenzio ogni voce libera che crede negli stessi valori e principi su cui poggiano i pilastri dell'Occidente".
Poi, però, è arrivata la lieta notizia del rilascio tramite cauzione come ha fatto sapere la piattaforma Hong Kong 01. Gli altri due arrestati assieme a Zen non erano persone casuali ma facevano del "612 Humanitarian Relief Fund", un Istituito che offre assistenza finanziaria ai partecipanti delle proteste a favore della democrazia nel 2019. Tra l'altro, ieri era stato arrestato anche un altro amministratore del fondo che stava per decollare alla volta della Germania.

LA FIGURA DEL CARDINALE
Quanto accaduto non è un fatto nuovo: il cardinale Zen è da tempo sotto la lente d'ingrandimento della Cina. A gennaio ebbe alcuni attacchi dove veniva accusato di aver incitato alcuni studenti a ribellarsi, nel 2019, contro alcune misure decise da Pechino. Ed è proprio nella capitale cinese che il religioso viene visto con avversione per le critiche al controllo del Partito comunista cinese verso le comunità religiose. Ha da sempre difeso i diritti civili a Hong Kong e nella Cina, come ricorda AsiaNews, Zen "ha spesso assistito alle udienze che vedono imputati politici e attivisti filo-democratici, finiti alla sbarra con l'accusa di aver violato il provvedimento sulla sicurezza nazionale".
Zen è una figura delle figure, se non la figura, più importante sia per la guida spirituale di Hong Kong che a livello politico per il movimento democratico. Si è sempre schierato contro le malefatte della polizia e le pressioni cinesi su quella che era l'ex colonia. In passato, poi, aveva criticato apertamente le politiche del Vaticano e le trattative con i leader comunisti cinesi dopo che furno nominati in maniera congiunta alcuni vescovi. Per Zen quell'episodio fu "irriguardoso" verso milioni di credenti che anche rischiando la propria pelle continuano a credere e coltivare la propria fede anche in un regime come quello cinese che reprime e condanna queste forme religiose.
"L'arresto di un cardinale di 90 anni per le sue attività pacifiche è un altro episodio scioccante per Hong Kong, che mostra bene la caduta libera della città per quanto riguarda i diritti umani negli ultimi due anni", ha affermato, infine, Human Rights Watch.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Joseph Zen arrestato a Hong Kong, anche la libertà religiosa ha le ore contate" parla dell'arresto del cardinale, 90 anni da poco compiuti, che poi è stato liberato su cauzione. Non è un incidente di percorso, ma l'ultima tappa di un disegno ben congegnato ed accelerato nel 2019.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 maggio 2022:

Ad Hong Kong le autorità hanno arrestato il cardinale Joseph Zen. La notizia ha sconvolto la Chiesa, il Vaticano ha espresso preoccupazione per la sorte del vescovo emerito di Hong Kong. Il cardinale, 90 anni da poco compiuti, è stato liberato su cauzione. In ogni caso, resta aperto il procedimento contro di lui. Dopo la libertà politica e quella di espressione, ad Hong Kong, sempre più indistinguibile dal resto della Cina, sta scomparendo anche la libertà di religione. È l'ultima tappa di un percorso già segnato ed accelerato nel 2019.
Joseph Zen è da sempre la voce critica di Hong Kong sia sull'accordo segreto fra Cina e Vaticano, sia sul regime comunista cinese. Si è esposto in prima persona in difesa dei manifestanti democratici, nel corso della rivoluzione "degli ombrelli" (2014) e poi delle manifestazioni di massa contro la legge sull'estradizione del 2019. Il regime di Pechino lo aveva preso nel mirino, con articoli denigratori sulla stampa ufficiale. L'arresto è motivato dalla presunta violazione della nuova Legge per la sicurezza nazionale, imposta a Hong Kong da Pechino, proprio a seguito delle manifestazioni del 2019. L'accusa rivolta a Joseph Zen è quella di sospetta collusione con "forze straniere": era uno dei cinque amministratori del Fondo 612, con cui erano stati aiutati i manifestanti democratici nel pagamento delle spese legali o sanitarie che dovevano affrontare. Con Zen sono stati fermati dalla polizia due altri amministratori: la cantante Denise Ho Wan-sze, e l'ex parlamentare dell'opposizione Margaret Ng Ngoi-yee. Il giorno prima si era proceduto all'arresto di un quarto amministratore, il professor Hui Po Keung, fermato all'aeroporto internazionale mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto in Germania
"La Santa Sede ha appreso con preoccupazione la notizia dell'arresto del Cardinale Zen e segue con estrema attenzione l'evolversi della situazione", è il comunicato scritto rilasciato da Matteo Bruni, direttore della Stampa della Santa Sede. Anche gli Stati Uniti hanno espresso la loro protesta, nel giorno dell'arresto, chiedendo il rilascio di "coloro che sono stati arrestati e accusati, ingiustamente, come il cardinale Joseph Zen".
L'arresto e la successiva liberazione su cauzione del cardinal Zen, segna l'inizio del "regno" di John Lee, nuovo capo dell'esecutivo di Hong Kong, insediatosi da appena due giorni. Nel 2019 era a capo della polizia ed ha gestito direttamente la repressione delle manifestazioni di piazza. Ha anche supervisionato l'imposizione della nuova Legge per la sicurezza nazionale. John Lee e funzionari fedeli a Pechino come lui, erano esattamente il motivo per cui buona parte della popolazione di Hong Kong era scesa in piazza per protesta.
Lo spiegava proprio il cardinale Zen, nell'intervista che aveva rilasciato alla Nuova Bussola Quotidiana nel 2020: «I comunisti non capiscono cosa è una società libera e non possono tollerare che Hong Kong sia autonoma. Dovevamo essere autonomi per 50 anni, ma non siamo neppure a metà del percorso che ci hanno già tolto tutto. Con la nuova Legge sulla sicurezza nazionale, se ci arrestano possiamo essere privati dell'assistenza di un avvocato, non è permesso che i parenti vengano a trovarci in carcere, possiamo essere deportati in Cina e sparire. Esortiamo tutti ad essere prudenti e a non fornire pretesti, ma qualunque parola può essere usata contro di noi. La cosa più dolorosa è vedere tanta gente, soprattutto i giovani, che non può trattenersi più, vede che ci stanno togliendo tutto e non pensa più alla propria incolumità, al proprio futuro. E incontra la brutalità della polizia».
L'elezione di John Lee, domenica, è stata praticamente una cooptazione in cui il voto si è ridotto a un rito formale. È stato infatti scelto dal voto di un comitato di 1500 membri, accuratamente selezionati in base al loro "patriottismo". Hong Kong non è mai stata democratica, né quando era una colonia britannica, né dopo la sua restituzione alla Cina nel 1997. Ma il percorso che stava intraprendendo verso una maggiore libertà, è stato interrotto. Ora il sistema della città autonoma è ancor più oligarchico e, quel che conta: direttamente controllato dal Partito Comunista Cinese.
Se la riforma elettorale voluta da Pechino è la dimostrazione che nell'enclave di Hong Kong non ci sono più speranze per la libertà politica, la precedente imposizione della Legge per la sicurezza nazionale ha invece segnato la fine del sistema giudiziario indipendente, con le sue garanzie e il rispetto dell'habeas corpus derivati dalla tradizione britannica. Ora i reati puniti dalla nuova legge sono definiti in modo talmente ideologico (secessione, sovversione, sabotaggio...) ed arbitrario, da segnare, di fatto, la fine dell'equo processo. La libertà di espressione ha subito un durissimo colpo con l'arresto dell'imprenditore ed editore cattolico Jimmy Lai e la chiusura di Apple Daily, punto di riferimento dell'opposizione democratica al comunismo. L'arresto di Zen è il chiaro segnale che anche la libertà di religione ha le ore contate.
«Noi abbiamo la dottrina sociale della Chiesa, per fortuna, che ci dice di essere buoni cittadini, ma sulla base della giustizia e dell'amore - dichiarava il porporato alla Nuova Bussola Quotidiana quando esprimeva i timori di una nuova Tienanmen, in occasione del 31mo anniversario della strage - Allora di fronte a questa situazione orribile ed apocalittica, alla vigilia quasi di un'altra Tienanmen, cosa possiamo fare? Noi ci fidiamo della bontà di Dio, noi ci mettiamo nelle sue mani, avendo il coraggio di difendere la verità e la giustizia, pregando anche per quelli che ci fanno soffrire, perché si convertano, perché capiscano che fare la giustizia e il bene è a vantaggio di tutti. Abbiamo solo questo da scegliere. Confidiamo anche nell'aiuto della Madonna Ausiliatrice».

VIDEO: L'ACCORDO VATICANO-CINA SECONDO IL CARDINALE ZEN
Il Card. Joseph Zen, Vescovo emerito di Honk intervistato da Riccardo Cascioli, in occasione della giornata della Nuova Bussola Quotidiana del 2020.


https://www.youtube.com/watch?v=u8958qTwqNM

Fonte: Il Giornale, 11 maggio 2022

3 - LA MADONNA BLASFEMA AL GAY PRIDE E' LA REGOLA, NON L'ECCEZIONE
Sindaco e vescovo di Cremona prendono le distanze dagli eccessi, ma nessuno ammette che ogni gay pride non può che essere anticristiano e blasfemo
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-06-2022

È inutile prendere le distanze da una blasfemia al gay pride. È il gay pride ad essere intrinsecamente e ontologicamente anticristiano. Condannare le "Madonne desnude" e i Gesù Cristi arcobaleno, come se stigmatizzare un eccesso consentisse di accettare però tutto il resto, è una scappatoia troppo comoda e l'assist perfetto per organizzare dei futuri gay pride clericalmente corretti: senza mascheramenti blasfemi, ma in fondo accettati nella loro portata distruttiva anti cristiana e anti umana perché anti creazionista.
Le lobby gay non aspettano altro. Sarebbe l'ultimo errore di una Chiesa che non ha saputo affrontare e prendere il gaio toro scatenato per le corna dicendo quello che è: una diabolica manifestazione nella quale l'orgoglio gay di facciata rivela una rivendicazione di odio verso Dio. Il pride è ormai un problema di libertà religiosa, non di rivendicazione.
A Cremona, dove immagini blasfeme hanno sfilato nel corso del Cremona pride di sabatoin fondo è stato fatto quello che ogni gay pride è progettato per fare: ferire al cuore una Chiesa che i clan omosex avversano di un odio di conquista, per costringere la Chiesa a cambiare la verità sulle relazioni omosessuali anche se un movimento sempre più influente al suo interno lavora per farlo condizionando le gerarchie e orientandone le politiche.

NESSUN INCIDENTE DI PERCORSO
Diversamente, se si trattasse di un incidente di percorso, di uno sgambetto non voluto, avremmo i cantori del love is love prendere per primi le distanze di fronte ad un'offesa alla fede: avremmo Vladimiro Guadagno in arte Luxuria ergersi per primo a difesa del sentimento religioso così orrendamente vilipeso dai suoi compagni di cordata; vedremmo Alessandro Zan (parlamentare e organizzatore a sua volta di pride simili), tuonare contro l'odio e la discriminazione e auspicare un'estensione di repressione nel suo vergognoso progetto di legge anche per questi campioni di libertà, ascolteremmo pastori illuminati e teologicamente includenti come James Martin o come Aristide Fumagalli pretendere un trattamento di rispetto verso la Chiesa mentre loro portano avanti la corretta agenda dell'omoeresia e dei cristiani Lgbt+. Avremmo le guide scout del'Agesci, la cui deriva omosessualista è sempre più evidente, difendere il sentimento religioso. Leggeremmo di deputati e giornalisti liberal alla Gramellini o alla Selvaggia Lucarelli, sempre pronti a stracciarsi le vesti per i soprusi, tuonare.
Invece non c'è nulla di tutto questo, tutti sono opportunamente omertosi di fronte a queste performance che delineano sempre più quella gay, come un'ideologia anti cristiana che affascina anche tanti cantori della Chiesa aperta e del dialogo.
Di dialogo e di dolore ha parlato infatti il vescovo di Cremona, in un comunicato insufficiente che in fondo accetta le premesse del pride: «Esprimo dolore per la presenza di immagini offensive ed evidentemente blasfeme che non possono avere alcun valore educativo o comunicativo di valori e diritti», ha detto Antonio Napolioni in un comunicato. Perché, invece, il resto delle immagini che si vedono nei cortei, dei corpi nudi e profanati, delle rivendicazioni politiche sull'utero in affitto che accompagnano i cortei del pride senza tirare in ballo la Chiesa comunicano forse valori? Difendono diritti? Basterebbe quindi per essere accettabili, non eccedere ed essere un po' più educati?

ROSARIO DI RIPARAZIONE
È significativo, ma al Rosario di riparazione recitato domenica sera davanti alla cattedrale di Cremona, su 100 laici, erano presenti soltanto tre preti e a guidare la preghiera non era uno di loro. Segno che i laici hanno ben presente la necessità di riparare pubblicamente questo atto, molto più del clero che dovrebbe invece guidare il popolo affidatogli. E anche questo vorrà pur dire qualcosa. Ma le diocesi, purtroppo, sono ormai strette nella morsa di ordini di scuderia che arrivano da troppo in alto per poterli scansare. Con la promozione dell'agenda gay dentro la Chiesa, il vescovo si adegua come può. Per questo, sentir parlare Napolioni di diritti, dialogo e discriminazioni, in fondo fa parte del copione, peccato che non si accorga che è la sua Chiesa che viene discriminata.
E vorrà pur dire qualcosa se il sindaco di Cremona, che ha concesso entusiasta il patrocinio al pride partecipandovi in prima persona e definendosi entusiasta, si limita a condannare anche lui la blasfemia come un semplice incidente di percorso. «Fa più notizia il gesto sbagliato, volgare e sciocco di dieci incivili che i colori e l'entusiasmo di migliaia di persone», ha detto Gianluca Galimberti, primo cittadino con un passato di attivista nell'Azione Cattolica. Ma anche per lui, il pride non si tocca, tanto che appena 24 ore prima della manifestazione che con orgoglio aveva sponsorizzato con i soldi dei contribuenti diceva: «A chi mi chiede se c'era proprio bisogno di questo Cremona pride, rispondo: Sì. C'era proprio bisogno».
Ma quello che sindaco e vescovo non riescono ad accettare perché ormai avviluppati nell'ideologia gaia è che la blasfemia è solo il sintomo: il male è il gay pride in sé. Un evento che ormai ha preso possesso di un mese, giugno, che tradizionalmente - o guarda caso - è dedicato al Sacro Cuore di Gesù e che in ogni sua manifestazione non manca di irridere la fede cristiana mentre i suoi adepti gridano alla discriminazione o pretendono di chiudere la bocca con leggi liberticide agli stessi di cui si fanno beffe.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 minuto) dal titolo "Cristianofobia, la Madonna blasfema al Cremona Pride" si possono vedere alcune scandalose immagini del gay pride a Cremona.


https://www.youtube.com/watch?v=0zYwssBvwyA

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-06-2022

4 - FINALMENTE BEATO IL SACERDOTE UCCISO DAI PARTIGIANI
Don Luigi Lenzini pur consapevole delle minacce, continuò a essere sincero e forte fino a quando un gruppo di partigiani comunisti riuscirono a entrare in canonica, lui suonò le campane a martello per richiamare i parrocchiani... ma nessuno intervenne
Autore: Paolo Risso - Fonte: Santi e Beati, 28 maggio 2022

La notte del 21 luglio 1945 - la guerra era finita da tre mesi - alle ore 2, si ode una scampanellata alla porta della canonica di Crocette (Pavullo - Modena). La buona "perpetua", Angiolina F., affacciatasi alla finestra, vede un uomo che le dice di voler il parroco per l'assistenza a un infermo assai grave.
Angiolina conosce l'uomo e si affretta a chiamare il parroco, don Luigi Lenzini, 64 anni di età, che dovrebbe riposare, ma carico di preoccupazioni, veglia e prega. Don Luigi, intuito il diabolico tranello, rifiuta l'invito, dicendo che ha già visitato il malato il giorno prima e che sarebbe tornato al mattino, alla luce del sole. La perpetua dalla finestra lo dice all'uomo rimasto ad attendere.
Segue un lungo silenzio nella calda notte d'estate. Quindi si sentono strani rumori lungo i muri della casa. Gli uomini presenti, partigiani comunisti, (sono almeno in quattro) servendosi di una scala a pioli, riescono a entrare in canonica attraverso la finestra del ballatoio, rimasta aperta, all'altezza di 7 metri da terra.
Sono mascherati e, appena entrati, terrorizzano la perpetua, la quale fugge in una casa vicina, dopo aver riconosciuto uno di quei figuri. Frattanto risuonano nella notte lenti rintocchi della campana a martello, come un gemito, un grido di aiuto.
Don Luigi, compreso il pericolo, è sceso al piano terra ed è risalito subito sul pianerottolo del campanile e ha dato di piglio alla corda della campana. A quel suono, si scatena sul piazzale della chiesa una sparatoria infernale a scopo intimidatorio: guai a chi fosse sopraggiunto!
I briganti, introdottisi in canonica, sono assai pratici dei luoghi e, scendendo la scala interna, si portano in chiesa e sparano diversi colpi, quindi salgono sul pianerottolo del campanile, dove trovano don Luigi. Lo afferrano - quattro contro uno, buon affare, vero? - e lo strappano via dal luogo santo con brutale sacrilega violenza.
Nel tragitto dalla chiesa verso la morte ormai sicura, don Luigi vive il suo calvario. Gli assassini infieriscono su di lui con sevizie ed efferata crudeltà. Vogliono costringerlo a bestemmiare il suo Dio, quel Dio che lo ha elevato alla dignità più alta sulla terra: "alter Christus".
Giunto nella vigna a mezzo chilometro dalla chiesa, con il corpo orribilmente straziato, il parroco viene finito con un colpo alla nuca, quindi viene "semisepolto" sotto poca terra, intrisa del suo sangue. I senza-Dio, peggiori di Attila, fuggono "a capolavoro compiuto".
L'odio a Cristo e alla sua Chiesa, li ha condotti a un delitto, contro uno dei suoi Ministri. È notte fonda, notte nera, sulla campagna di Crocette e ancor più in quei fanatici chiusi alla luce.
Il povero corpo di don Luigi è ritrovato da alcuni contadini una settimana dopo, il 27 luglio 1945, nella vigna, lungo la scorciatoia che conduce a Pavullo. I suoi funerali, in mezzo al rimpianto e alle lacrime degli onesti, vengono celebrati nella sua chiesa di Crocette dal Vicario foraneo di Pavullo, don Giuseppe Passini.
La tomba del martire - perché di un martire vero si tratta - nel cimitero parrocchiale, è subito meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera: indimenticabile buon pastore che ha dato la vita per Gesù e per le anime a lui affidate.

APOSTOLO DI GESÙ
Luigi Lenzini era nato a Fiumalbo il 28 maggio 1881, figlio del dottor Angelo e di Silvia Lenzini, in via Bassa Costa, N. 74. Cresce in famiglia agiata e soprattutto profondamente cristiana. Fin dall'infanzia, Gesù è il suo primo Amico. Una fanciullezza segnata dalla devozione a Gesù Eucaristico e alla Madonna. Sente presto che Gesù lo chiama a farsi sacerdote.
Compie gli studi ginnasiali nel Seminario di Fiumalbo (Modena). Nel 1898, 17enne, a Natale veste l'abito talare, come chierico della diocesi di Modena. È molto contento della scelta compiuta e intraprende con slancio e profitto gli studi di filosofia e teologia. Si radica nella Verità della santa Dottrina Cattolica, alla luce del Magistero di Leone XIII che all'inizio del secolo XX, indica con autorità Gesù Cristo come Via, Verità e Vita per l'umanità (enciclica Tametsi futura), e del santo Pontefice Pio X, che inaugurando il suo pontificato, nell'agosto 1903, si propone di "ricapitolare tutte le cose in Cristo" ("instaurare omnia in Christo").
A 23 anni, ricco del vero spirito religioso e sacerdotale che vuole stabilire davvero tutto in Gesù Cristo e che non può sopportare che qualcosa o qualcuno sia fuori di Lui, Luigi Lenzini viene ordinato sacerdote il 19 marzo 1904, festa di S. Giuseppe, dall'Arcivescovo di Modena, Mons. Natale Bruni.
Celebrata la prima S. Messa a Fiumalbo tra la gioia dei suoi cari e dei concittadini, viene mandato vice-parroco prima a Casinalbo, quindi a Finale Emilia, dove resterà sei anni. È un giovane prete colmo di amore a Dio che lo spinge ogni giorno di più a essere apostolo del Redentore in mezzo, ai fratelli. In Italia, in particolare in Emilia, in questi anni, dilaga il socialismo, ateo e materialista, che si propone di sradicare la Fede cattolica e, a parole, di promuovere i ceti più umili: ecco dove sta l'inganno.
A Finale, una delibera del consiglio comunale del 1882 aveva abolito il Crocifisso e l'insegnamento della Religione dalle scuole, che però era stato subito ripristinato da un decreto del prefetto. All'inizio del secolo, il socialista Gregorio Agnini organizza a Finale e dintorni la penetrazione del socialismo, recandosi a ‘predicare' anche sulla piazza della chiesa. Don Luigi, appena 30enne, scende in piazza con competenza e coraggio a controbattere baldanzosamente il "compagno" Agnini, con la Luce della Verità del Vangelo di Cristo.
Prima e dopo, prega davanti a Gesù Eucaristico, acquistando per suo dono una parola franca e luminosa che confuta gli errori e custodisce molte anime nella Fede.
Dal 1912 al 1921, è rettore della parrocchia di Roncoscaglia, quindi viene nominato parroco di Montecuccolo, dove rimarrà fino al 1937. Sente in profondità come un assillo pungente la responsabilità di essere parroco e di portare le anime che gli sono affidate a Gesù, in questa vita nella fuga dal peccato e nella Grazia santificante, quindi nell'al-di-là in Paradiso. Vuole giungere a ogni anima, nessuno escluso.
Nella piccola biografia che abbiamo tra mano, leggiamo di lui: "Mattiniero e puntuale all'orario della Messa, si preoccupava dell'istruzione religiosa (e non solo) dei suoi parrocchiani: con il catechismo ai ragazzi, agli aspiranti dell'Azione Cattolica, riuniti nel circolo dei "Lorenzini" (dal loro protettore S. Lorenzo, diacono e martire), alle madri di famiglia, ai giovani, ai capifamiglia, raggruppati in confraternite. Aveva istituito una piccola biblioteca circolante con libri di formazione, vite di santi, romanzi buoni. Era sempre disponibile al confessionale e alla direzione spirituale" (da: G. Lenzini, Don Luigi Lenzini, martire di un atroce odio anti-clericale, pro manuscripto, Modena, 2009).
In una parola, è attento a tutte le necessità della parrocchia dove è amato come il buon pastore a immagine di Gesù, come l'apostolo di Gesù, che vive per Gesù solo e per donargli tutte le anime. Il suo più grande amore è il Santo Sacrificio della Messa, Gesù Eucaristico. Ogni domenica guida i suoi parrocchiani in un'ora di adorazione eucaristica.

SEMPRE VICINO AL TABERNACOLO
Tra i suoi scritti, questa elevazione ardente a Gesù-Ostia esposto sull'altare: "So di essere alla tua presenza, o Gesù mio, e benché con gli occhi non ti veda, pure la Fede mi dice che Tu sei lì in quell'Ostia, vivo e vero, come lo fosti un dì sulla terra. Sì, lo credo, o Gesù, più che se ti vedessi con gli occhi, e sapendo di essere alla tua reale presenza, il mio primo dovere è di adorarti. Ti adoro con lo spirito di adorazione con cui ti adorò tua Madre, quando ti vide nato nella grotta di Betlemme. Voglio la Fede e la carità del tuo padre putativo S. Giuseppe per adorarti come meriti. Ti adoro con le adorazioni dei tuoi Apostoli e soprattutto con quella del tuo diletto Pietro, quando ti disse: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Fa', o Gesù, che la mia adorazione non si limiti a questo giorno, ma che il mio pensiero sia sempre vicino al tuo santo Tabernacolo".
Alla fine del 1937, don Luigi si sente chiamato a farsi religioso redentorista a Roma. Lascia Montecuccolo, ma a Roma non resiste a causa dell'età non più giovanile: così nel 1939 ritorna in diocesi a Modena. Per due anni è cappellano nella casa di cura di Gaiato, servendo Gesù nei malati con la delicatezza di un padre. Intanto ha la gioia, di vedere due giovani già suoi parrocchiani, da lui guidati, salire l'altare come sacerdoti di Gesù.
Il 26 gennaio 1941, a 60 anni, è nominato parroco di Crocette, 700 abitanti, nel comune di Pavullo (Modena). Un'altra volta, è tutto dedito al suo ministero: sacerdote della Verità che annuncia e fa amare Gesù, uomo di sconfinata carità che soccorre e consola i suoi nelle difficoltà enormi della guerra. È subito benvoluto e stimato da molti, quelli che amano la Verità.
Nessuno può accusarlo di simpatie fasciste, anzi aiuta anche i partigiani che rispettano la dignità dell'uomo e nasconde in canonica alcuni ricercati. La sua preoccupazione è "salvare" chiunque abbia bisogno. Non usa il pulpito per fare propaganda politica per qualche partito, ma esprime con chiarezza, in chiesa e fuori, il suo timore per il diffondersi di ideologie avverse al Cristianesimo: "Se il comunismo ateo avesse a prevalere - afferma con coraggio nelle sue omelie - un giorno sarà anche impedito alle famiglie di battezzare i loro bambini".
Bastano parole come queste a renderlo inviso, a trasformarlo in bersaglio da colpire e da eliminare. A una riunione a metà giugno 1945, interviene un propagandista comunista per chiedere in tono minaccioso "dove si trovi il parroco a cui intende insegnare come deve parlare in chiesa". Queste minacce arrivano a don Luigi che non se ne cura, anche quando qualcuno viene di persona a intimidirlo in casa sua ritiene suo dovere grave mettere in guardia i giovani e tutti i suoi parrocchiani contro i nemici della Fede e della libertà.
Don Luigi sa che nelle circolari a uso dei propagandisti comunisti a Modena, nel Nord-Italia e nell'Est Europeo, sta scritto: "Il nostro compito è bolscevizzare il paese, cioè liberare l'umanità dalla schiavitù che secoli di barbarie cristiana hanno creato, liberare l'umanità dal concetto di religione, distruggere la morale, non aver paura del sangue". Ecco, questo è il comunismo! Davanti a tutto questo, egli risponde predicando con la tenacia degli antichi profeti e con la pubblicazione di due volumetti, "Pensate" e "Ragioniamo un poco". Più volte alla domenica, dice al suo popolo: "Mi hanno imposto di tacere, mi vogliono uccidere, ma il mio dovere debbo farlo anche a costo della vita".
Davvero diverse da don Abbondio di manzoniana memoria. Si arriva così alla notte del 21 luglio 1945, segnata dal sangue del martirio del buon pastore per la Verità, per Gesù-Verità e Amore, così come abbiamo narrato all'inizio. Il Paradiso di Dio si spalanca ad accogliere nella Luce eterna il Sacerdote martire caduto come altre decine di confratelli sacerdoti e seminaristi, il più piccolo è il Beato Rolando Rivi (1931-1945) - di soli 14 anni - in quel periodo sotto il piombo dei senza-Dio con falce e martello. [...]
La Messa con il Rito della beatificazione fu celebrata il 28 maggio 2022, in Piazza Grande a Modena, presieduta dal cardinal Semeraro come delegato del Santo Padre. La memoria liturgica del Beato Luigi Lenzini ricorre il 21 luglio, giorno della sua nascita al Cielo.
Per il trionfo di Gesù, nostro Dio e nostro Re, sacerdos ac martyr, ora pro nobis.

Nota di BastaBugie: per approfondire la storia del seminarista ucciso dai partigiani comunisti, il Beato Rolando Rivi, clicca qui!

Fonte: Santi e Beati, 28 maggio 2022

5 - STRAGI NELLE SCUOLE USA, IL PROBLEMA VERO NON E' NELLE ARMI
La libera circolazione delle armi negli USA garantisce la libertà della difesa personale (tra l'altro nelle scuole sono tutti disarmati: ecco perché sono possibili le stragi... se invece i professori fossero armati...)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-05-2022

La nuova strage di bambini in Texas per mano di un 18enne armato di tutto punto penetrato nella scuola elementare Robb di Uvalde, non può lasciare indifferenti e spinge a chiedersi quale sia la causa del ripetersi di queste sparatorie di massa. Purtroppo sembra un rito inutile che si ripete a ogni strage, visto che passati i giorni del lutto e delle polemiche politiche nulla cambia in attesa della prossima sparatoria.
Uno dei motivi di questa inutilità sta nel fatto che si reagisce sempre dando per scontata la risposta: la colpa è delle armi che negli Stati Uniti circolano liberamente, e quindi è della lobby delle armi che impedisce al Congresso di intervenire per limitarne o proibirne la possibilità di acquisto. Da ieri tutte le testate giornalistiche sono piene di queste analisi che dicono tutte la stessa cosa. Ma è davvero così? O ci sono altri fattori da tenere in considerazione e che alla lunga sono molto più determinanti delle armi?
In effetti, la tesi "è tutta colpa delle armi" è fortemente riduttiva, per una serie di fattori, non ultimo il fatto che «è l'uomo che uccide, non la sua spada», come ricordava Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata della pace del 1984. Bisogna perciò più realisticamente guardare all'uomo, al suo cuore e alle sue motivazioni piuttosto che alla sua spada o fucile automatico.

LA LIBERTÀ E LA PROPRIETÀ PRIVATA: FONDAMENTO DELL'IDENTITÀ AMERICANA
Lasciamo pure stare il fatto che il possesso personale delle armi negli Stati Uniti affonda le radici nelle origini, che pongono la libertà e la proprietà privata a fondamento dell'identità americana. Ci sono altri dati relativi alla diffusione e all'uso delle armi che fanno dubitare che questa sia la causa vera del problema. Anzitutto gli Stati Uniti non sono l'unico paese dove c'è ampia possibilità di avere armi in casa. Il Canada solo due anni fa ha posto dei limiti vietando l'acquisto di fucili d'assalto, ma fino ad allora sparatorie di massa sono stati eventi molto rari. In molti altri paesi, inoltre, procurarsi armi è molto facile in modo più o meno legale - pensiamo, per non allontanarci troppo, a Messico e Venezuela - ma non c'è questo fenomeno seppure la violenza sia molto diffusa. Peraltro, il fatto che - come dice un rapporto dell'FBI pubblicato nei giorni scorsi e citato dalla BBC - dall'inizio della pandemia da Covid-19 siano raddoppiati gli attacchi armati di privati cittadini smentisce una relazione diretta tra disponibilità di armi e sparatorie di massa (nello stesso periodo le armi non sono raddoppiate). Piuttosto dovrebbe porre qualche domanda sulle conseguenze che hanno avuto certe politiche di gestione della pandemia.
Certo, è innegabile che avere armi a disposizione renda più facile e drammaticamente più efficace l'azione di chi in cuor suo ha deciso di rovesciare su degli innocenti la propria rabbia. Ma questo sarebbe un fattore decisivo se tali stragi fossero d'impeto. Ovvero una reazione immediata a un presunto torto subito, come accade ad esempio per le liti stradali (omicidi per un sorpasso subito o per un parcheggio "rubato") o per gli omicidi passionali (un marito che scopre la moglie con l'amante): in questi casi ovviamente un'arma pronto uso fa la differenza.

ANCHE SE NON CI FOSSERO LE ARMI LE STRAGI CI SAREBBERO LO STESSO
Ma le sparatorie di massa di cui parliamo sono stragi attentamente pianificate, preparate accuratamente per giorni e settimane, addirittura annunciate in alcuni casi sui social media. Vuol dire che chi ha queste intenzioni ha anche tutto il tempo di procurarsi le armi necessarie in qualche modo, anche illegale. E di fronte a questa determinazione anche se non ci fossero le armi potrebbe usare un altro mezzo: ad esempio potrebbe lanciarsi con un'auto a tutta velocità contro la folla all'ingresso o all'uscita della scuola.
Torniamo allora all'uomo, al suo cuore, alla sua mente. Che cosa spinge ad atti così tremendi? Non pretendiamo di avere una risposta esaustiva, tanto il mistero del male è impossibile da esplorare compiutamente. Però possiamo notare alcuni fattori che tornano in gran parte di queste sparatorie di massa. Il primo elemento è proprio la scuola, certamente il luogo più colpito: in dieci anni, dall'attacco del dicembre 2012 alla scuola elementare Sandy Hook (Connecticut) con 27 morti, sono state ben 9 le sparatorie all'interno delle scuole, praticamente una all'anno. Ex studenti della stessa scuola, in gran parte, che in quell'ambiente sentono di aver subito delle ingiustizie, hanno accumulato frustrazioni, si sono scoperti dei falliti: come Salvador Ramos, il 18enne protagonista dell'attacco di ieri. Il "sogno americano" per costoro è diventato un incubo.
Altro fattore, la giovane età: a parte un caso, tutti i protagonisti degli assalti alle scuole dal 2012 a oggi vanno dai 15 ai 25 anni. E tutti avevano situazioni familiari complicate, genitori divisi, assenti, storie di abusi, e ovviamente anche problemi psicologici o psichiatrici. Giovani, soli, infelici, disperati. E suicidi: già, perché ognuno di loro o si è suicidato dopo aver sparato o si è lasciato uccidere dalla polizia. Tutti hanno ucciso volendo morire loro stessi: quasi un ultimo, disperato, tentativo di sperimentare una compagnia, almeno nella morte.
Mettere sotto controllo le armi; impedire che possano andare in mano a persone già segnalate per problemi mentali; prevenire manifestazioni estreme non abbandonando a se stesse persone problematiche, può certo aiutare a limitare i danni, forse ad evitare alcune tragedie, ma è pur sempre un intervento sui sintomi.
Quello che è necessario è però andare alla radice del male: c'è bisogno di un senso per vivere, anzitutto, un incontro che corrisponda alle esigenze vere del cuore. Ma è un tesoro sempre più raro da trovare in una società che pretende di costruirsi senza o addirittura contro Dio. È su questo anzitutto che si dovrebbe riflettere.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-05-2022

6 - NIENTE COMUNIONE A CHI SOSTIENE PUBBLICAMENTE L'ABORTO
Il vescovo di San Francisco, Mons. Salvatore Cordileone (buon nome non mente), ha annunciato che la presidente della Camera, Nancy Pelosi, non può ricevere l'eucaristia se non ripudierà pubblicamente il sostegno all'aborto
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone, 23 maggio 2022

Il vescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, venerdì 20 maggio ha annunciato che la presidente della Camera degli Stati Uniti, la democratica Nancy Pelosi, non dovrebbe essere ammessa alla comunione nell'arcidiocesi di San Francisco, né dovrebbe presentarsi per ricevere l'eucaristia fino a quando non ripudierà pubblicamente il suo sostegno all'aborto.
Un passo, ha spiegato Cordileone, «puramente pastorale, non politico», ed è avvenuto dopo che la Pelosi, ripetutamente e pubblicamente dichiaratasi «cattolica devota», ha più volte respinto gli sforzi del vescovo per incontrarla e discutere del suo sostegno all'aborto e l'accesso all'eucaristia. Le istruzioni di divieto rimandano al canone n. 915 del diritto canonico: «Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».
Peraltro, i vescovi statunitensi hanno discusso animatamente nel giugno scorso sulla opportunità di redigere un documento sulla cosiddetta «coerenza eucaristica», ossia un testo che ricordasse apertamente come un politico cattolico deve, come tutti i fedeli, essere coerente e non accostarsi alla comunione qualora non desideri vivere sposando pubblicamente la fede e gli insegnamenti morali della Chiesa. Ovvio che un politico, compreso il presidente Joe Biden, sedicente cattolico devoto, non può sostenere o approvare leggi o provvedimenti che vanno in contrasto con l'insegnamento della Chiesa e poi presentarsi in fila la domenica per fare la comunione. Si tratta, appunto, di coerenza.
«Poiché non ha pubblicamente ripudiato la sua posizione sull'aborto e continua a fare riferimento alla sua fede cattolica per giustificare la sua posizione e per ricevere la Santa Comunione», ha scritto Cordileone rivolgendosi alla Pelosi, «è giunto» il momento di passare ai fatti. «Pertanto, alla luce della mia responsabilità di Arcivescovo di San Francisco di essere "preoccupato per tutti i fedeli cristiani affidati alle [mie] cure" (Codice di Diritto Canonico, can. 383, §1), con questa comunicazione la informo che non si deve presentare per la Santa Comunione e, in tal caso, non è ammessa alla Santa Comunione, fino a quando non ripudierà pubblicamente la sua difesa della legittimità dell'aborto e confesserà e riceverà l'assoluzione di questo grave peccato nel sacramento della Penitenza».
Come si legge anche nel Documento di Aparecida dei vescovi sudamericani del 2007, il cui grande redattore fu l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, occorre «essere consapevoli che [legislatori, capi di governo e operatori sanitari, nda] non possono ricevere la Santa Comunione e alla stesso tempo agire con atti e parole contro i comandamenti in particolare quando vengono incoraggiati l'aborto, l'eutanasia e altri gravi crimini contro la vita e la famiglia». Su questa linea quindi il documento di monsignor Cordileone nei confronti della speaker della Camera è, appunto, in piena coerenza, senza compiere alcuna invasione di campo, ma svolgendo semplicemente il suo mestiere di vescovo.
La Pelosi, come molti dem statunitensi sedicenti cattolici, il presidente Biden in primis, sono da tempo schierati apertamente a favore di leggi e politiche pro-choiche, adducendo, come capita in tutte le versioni del cattolicesimo che si riconosce «adulto», che un conto è la loro azione pubblica, un altro è ciò che credono in coscienza. Proprio la Pelosi recentemente ha criticato la Corte suprema americana che, secondo quanto rivelato da Politico, starebbe per annullare la storica sentenza Roe vs Wade che, nel 1973, rese l'aborto protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Un provvedimento, quello di Cordileone, destinato a far discutere un episcopato già diviso sul tema, anche perché lo sconfinamento nella politica c'è anche in molti vescovi apertamente vicini al mondo liberal, vescovi che spesso rimandano a motivi di «unità della conferenza episcopale» contro questi divieti, ma che in realtà sembrano voler sostenere l'approccio da «cattolici adulti» in politica.
Il punto è che la coerenza è merce rara, Pelosi, ad esempio, è liberissima di portare avanti politiche pro-choice, come lo è il presidente Biden, o qualsivoglia politico a tutte le latitudini: possono tranquillamente farlo, ma si astengano dal ripetere in ogni occasione di essere dei «cattolici devoti».

Nota di BastaBugie: in America il clima è rovente a causa del terremoto che accadrebbe se la Corte Suprema rovesciasse la sentenza che portò ad estendere a tutti gli Stati Uniti la possibilità di abortire. Ecco i link agli articoli che abbiamo recentemente pubblicato.

POTREBBE SPARIRE L'ABORTO NEGLI USA
La Corte Suprema potrebbe annullare la sentenza Roe vs Wade che introdusse nel 1973 l'aborto in tutti gli USA (e si scatena la reazione dei terroristi pro aborto con insulti, sacrilegi e interruzioni delle messe e centri di aiuto alla vita distrutti con bombe molotov)
di Don Samuele Cecotti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7007

ABORTO BOCCIATO NEL SENATO AMERICANO: LA CORTE SUPREMA PUO' ANDARE AVANTI
La bocciatura servirà a livello psicologico alla Corte Suprema per confermare la decisione di cancellare la sentenza Roe vs Wade con cui fu introdotto l'aborto negli Usa (Amazon si prepara all'abolizione rimborsando le spese di viaggio per recarsi ad abortire)
di Tommaso Scandroglio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7025

DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Sito del Timone, 23 maggio 2022

7 - DOPO LA DISNEY GAY FRIENDLY, ARRIVA LA BARBIE TRANSGENDER
La Disney promuove la drag queen per i bambini nonostante cali nelle vendite, proteste dei dipendenti e sit-in di famiglie
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 31 maggio 2022

Che cosa centrano una drag queen come Nina West e un'associazione di attivisti trans come Glsen con l'intrattenimento per bambini? Apparentemente nulla. Sono e dovrebbero essere e restare ambito, anzi universi paralleli, destinati quindi - in primis, per ovvie ragioni di salvaguardia dell'infanzia - a non incontrarsi mai. Sfortunatamente, non la pensa così la principale casa mondiale di prodotti audiovisivi per i minori, la Disney, che, come segnalato con sdegno su Twitter dallo scrittore Christopher F. Rufo, «ha promosso uno speciale per bambini realizzato da drag queen».
In effetti, lo spezzone condiviso da Rufo non lascia spazio a dubbi ed immortala, come si diceva, Nina West - negli improbabili panni di fatina - e vari altri personaggi, allo scopo d'incoraggiare «i bambini fin dall'asilo a unirsi all'organizzazione di attivisti trans Glsen», al cui sito esplicitamente si rinvia. Ora, è fuori discussione come un simile spot sia d'una gravità inaudita. E per varie ragioni. In primo luogo, perché si serve di un marchio da decenni sinonimo di cartoni innocenti e spensierati - quello disneyano - per veicolare contenuti nella più rosea delle ipotesi di parte ed eticamente più che sensibili.
Inoltre, come se non bastasse, va ricordato che non è la prima volta che la Disney si appoggia a organizzazioni Lgbt di questo tipo. Esattamente un anno fa, infatti, sempre a maggio, proprio la Disney faceva «il conto alla rovescia» per il mese del Pride e ribadiva l'impegno della Walt Disney Company nel finanziare in modo costante le «organizzazioni di tutto il mondo che sostengono le comunità LGBTQ+». Tra queste proprio la Glsen.
In seconda battuta, va evidenziato come proporre ai bambini sotto una chiave giocosa e colorata - quale è, almeno a prima vista, quella drag queen - il tema del transgenderismo è irresponsabile. Per un fatto molto semplice, e cioè che «i sintomi» del disturbo dell'identità di genere in eta prepuberale, come segnalava già nel 2008 un lavoro uscito sul Journal of Sexual Medicine, «diminuiscono o addirittura scompaiono in una percentuale considerevole di bambini (le stime vanno dall'80 al 95%). Pertanto, qualsiasi intervento nell'infanzia sembrerebbe prematuro e inappropriato».
Ecco che allora appare davvero pericoloso avviare alla galassia dell'associazionismo Lgbt bambini che, nella stragrande maggioranza dei casi, risolveranno in modo autonomo e naturale ogni forma di disagio che dovessero percepire sulla loro identità di genere. Non c'è alcun bisogno che Glsen, Disney o altri facciano nulla: questi minori vanno semplicemente lasciati in pace. È così  difficile accettarlo, senza ricorrere per forza alla leva dell'indottrinamento? A quanto pare, per alcune realtà purtroppo lo è.
Tornando a noi, va detto che avviare i bambini alle transizioni precoci - o alle associazioni Lgbt che di transgederismo, nello specifico, si occupano - è inaccettabile anche perché, come annotava nel 2012 un lavoro uscito sul Journal of Homosexuality, i bambini che si sottopongono o si sono sottoposti a questi trattamenti «si rendono a malapena conto di appartenere all'altro sesso natale. Sviluppano un senso della realtà così diverso dalla loro realtà fisica da rendere inevitabilmente difficile l'accettazione dei molteplici e prolungati trattamenti di cui avranno bisogno in seguito. Anche i genitori, che assecondano questo comportamento, spesso non si rendono conto di contribuire alla mancanza di consapevolezza di queste conseguenze da parte del bambino».
Sono parole senza dubbio dure, ma dense di verità. E che devono fungere da motivo circa il fatto che chiunque osi propinare ai piccoli il tema del transgenderismo - sia pure in una prospettiva apparentemente soft, come fatto da Disney - vada guardato con estrema diffidenza: anche se porta un nome rispettabile e a suo modo glorioso, come indubbiamente è quello disneyano. Il fatto è che tanti, evidentemente, non hanno ancora compreso che, se i bambini non sono proprietà dello Stato - aberrazione possibile solo sotto i regimi totalitari -, essi non sono neppure ostaggi dei media.
Le loro famiglie, e soltanto loro, sono infatti titolari della facoltà educativa, esercizio che perfino le scuole possono realizzare solamente in delega rispetto ai genitori i quali, non a caso, debbono sempre e comunque formalizzare il loro consenso informato prima di qualsivoglia attività che non sia prettamente didattica. Una regola sacrosanta che alcuni media, però, stanno tentando di aggirare. E di questo papà e mamme vanno resi consapevoli, prima che ai loro bambini sia rifilato il prossimo spot.

Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo seguente dal titolo "Ora inventata anche la Barbie transgender" parla della deriva gay friendly  della Mattel.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 30 maggio 2022:

Se la Disney ha "sposato" la causa Lgbt, pur tra cali nelle vendite, proteste dei dipendenti e sit-in di famiglie, la Mattel non intende essere da meno: detto fatto, ecco uscire sui mercati la nuova «Barbie transgender», ispirata al "modello" di Laverne Cox, transessuale e attivista Lgbt. Può essere acquistata online al prezzo di 40 dollari con tanto di abiti di ricambio già in catalogo.
L'iniziativa non ha mancato di sconcertare il pubblico e di scatenare prevedibili polemiche, anche perché questa, più che un giocattolo, è un'arma ideologica. Molte le organizzazioni pro-life e pro-family, che hanno alzato la propria voce, biasimando la scelta del noto marchio di bambole. Giuliana Caccia, presidente dell'associazione Origen, ha parlato espressamente di «un sistema noto e perverso».
Il fatto che la mossa della Mattel possa rivelarsi un prevedibile fallimento sul fronte commerciale probabilmente poco importa ai suoi paladini, già soddisfatti d'aver messo a punto l'ennesimo «strumento politico utile all'agenda Lgbt», come ha aggiunto Caccia, lasciando intendere che chi procede su questa strada lo fa «perché c'è qualcuno dietro le quinte che finanzia», facendo così intravvedere una sorta di regia più o meno occulta.
D'altra parte, tutto questo si colloca in un brodo socio-culturale sostanzialmente favorevole o quanto meno ammiccante ai "piani alti" ovvero in una significativa parte del sistema politico, culturale e mass-mediatico, benché risulti al contempo problematico e turbolento a livello di opinione pubblica, di gente comune. Da un lato, infatti, il tribunale regionale di Brema ha assolto nei giorni scorsi un pastore luterano, Olaf Latzel, accusato di «incitamento all'odio» per un suo intervento critico circa il corteo Lgbt del «Christopher Street Day», definito «profondamente diabolico e satanico», nonché «un attacco all'ordine della Creazione di Dio», intervento tenuto nel corso di un seminario sul matrimonio. In primo grado era stato condannato ad una multa da 8.100 euro, ora invece l'ammenda è stata cancellata, in quanto la Corte d'Appello ha invocato i principi di libertà di religione e di opinione. D'altra parte, però, a vanificare tale risultato, provvedono notizie quali quella relativa alla concessione da parte della diocesi di Friburgo a Theo Schenkel, biologicamente donna ma dichiaratamente transgender, di una licenza permanente per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali. La decisione contrasta nettamente col Codice di Diritto Canonico e viene complicata ulteriormente dalle annunciate "nozze lesbo" dell'insegnante con la sua "compagna". Ciò che fa ancora problema a Roma, del resto, non fa più problema per la Chiesa tedesca, che ha da tempo intrapreso una propria deriva, pur proclamandosi ancora "cattolica" ed essendolo, almeno per ora, sulla carta, il che dovrebbe indurla a condotte coerenti e non a naufragi dottrinali.
Intanto, nell'Europarlamento si cerca di rimpiazzare il termine «sesso» con quello di «genere». In una direttiva sulla trasparenza salariale, si propone infatti di ridurre il divario retributivo tra uomini e donne, come auspicato precedentemente dalla Commissione per l'occupazione e gli affari sociali, nonché dalla Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere. Tuttavia, la parola «sesso» è stata sistematicamente sostituita nel testo dal termine «gender», che non è esattamente la stessa cosa, mentre le parole «donne» o «uomini» sono state rimpiazzate dall'iperbolica espressione «lavoratori di genere diverso», trasformando una campagna retributiva in una campagna ideologica. Per l'approvazione, Strasburgo ha peraltro deciso furbescamente di bypassare il dibattito in plenaria, sottraendosi così al voto - e soprattutto alla discussione in aula - dei 705 deputati, per avviare piuttosto negoziati interistituzionali diretti con altri organi legislativi dell'Ue.
È del gennaio scorso, inoltre, la decisione della Corte di Giustizia europea d'imporre a tutti gli Stati membri dell'Unione che i «genitori» dello stesso sesso o, per esteso, Lgbtqi ed i loro figli vengano riconosciuti come una "famiglia" a tutti gli effetti, per garantire ai piccoli il diritto alla libera circolazione: si tratta della sentenza nella causa C-490/20 relativa al caso di una bimba, cui le autorità bulgare hanno rifiutato il rilascio del certificato di nascita, essendo affidata a due donne, mentre si è fatto notare come nessun bambino possa avere due madri.
La Corte di Giustizia ha agito, infischiandosene del fatto che nessun trattato europeo riconosca alle istituzioni di Bruxelles, compresa questa, la benché minima competenza in materia di diritto di famiglia. Ma, si sa, le leggi vengono applicate o trascurate a piacimento ovvero sempre e solo, chissà perché, a "senso unico"...

Fonte: Provita & Famiglia, 31 maggio 2022

8 - OMELIA SANTISSIMA TRINITÁ - ANNO C (Gv 16,12-15)
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Un giorno sant'Agostino passeggiava su una spiaggia cercando di comprendere il mistero di Dio. Mentre era immerso in queste meditazioni, vide un bambino che con una conchiglia prendeva l'acqua del mare e la versava in una piccola buca. Incuriosito, il Santo lo interrogò chiedendogli cosa stesse facendo. «Voglio mettere il mare dentro la buca», rispose il piccolo. Sant'Agostino, con parole semplici, cercò di spiegare al bambino che questo era impossibile. Allora il piccolo aggiunse: «Prima che tu comprenda il mistero di Dio, io avrò messo tutto il mare nella buca». Detto questo il bimbo disparve.
Allora sant'Agostino pensò che quel bambino poteva essere un angelo inviatogli da Dio per fargli comprendere che il mistero della Santissima Trinità è il più grande e il più importante della nostra Fede e noi, con la nostra mente, non riusciremmo mai e poi mai a capirlo interamente. Come quella piccola buca sulla spiaggia era troppo piccola per contenere tutta l'acqua del mare, così, e ancora di più, la nostra intelligenza è oltre modo limitata per afferrare un Mistero così grande.
Noi sappiamo che Dio è Trinità solo perché Gesù ce lo ha rivelato nel Vangelo. Egli ha parlato del Padre, del Figlio, ovvero di Lui stesso, e dello Spirito Santo. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio; insieme, le tre Divine Persone non sono tre dèi, ma l'unico vero Dio. Per riuscire un po' a comprendere questo grande Mistero bisogna partire dalla più bella definizione che è stata data di Dio. La definizione, se così possiamo dire, ce l'ha data san Giovanni apostolo in una sua lettera. Egli dice: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il mistero di Dio Uno e Trino. Se Dio è amore, ciò significa che vi è una comunione di Persone. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre, e l'Amore reciproco tra Padre e Figlio è anch'esso Persona ed è lo Spirito Santo.
Noi, che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo chiamati a riflettere questo Mistero dell'amore eterno di Dio nel mondo. Innanzitutto la famiglia è chiamata a questa altissima missione. Nella famiglia vi sono più persone riunite in un solo amore. Così è poi per ogni comunità umana: l'amore reciproco deve essere riflesso dell'amore di Dio.
Nell'Antico Testamento non si aveva ancora la rivelazione di questo mistero. Tuttavia ve ne era qualche piccola intuizione, come quella che risulta dalla prima lettura di oggi. L'autore del libro dei Proverbi parla della Sapienza, che è da sempre, generata fin dall'eternità (cf 8,24-26). La Sapienza era presso Dio quando Egli fissava i cieli, quando stabiliva al mare i suoi limiti, quando disponeva le fondamenta della terra (cf 8,27-30). Nella Sapienza di Dio, di cui parla l'Antico Testamento, i cristiani hanno riconosciuto il Figlio eterno del Padre. È molto bello notare che, in ogni opera creata da Dio, la Sapienza era presso di Lui. Quando poi si parla dell'uomo, la lettura dice che la Sapienza ha posto in lui le sue delizie (cf 8,31). Ciò significa che tutte le creature, e in modo particolare il genere umano, sono riflesso della perfezione della Sapienza, ovvero del Figlio eterno del Padre.
La seconda lettura di oggi ci parla invece dello Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. San Paolo ci dice che «l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Lo Spirito Santo è l'Amore tra il Padre e il Figlio e questo amore eterno dimora nei nostri cuori dal giorno del nostro Battesimo. Purtroppo, con il peccato mortale, noi tante volte cacciamo via dal nostro cuore l'Amore di Dio e, ad esso, preferiamo magari l'illusorio piacere di un momento. Pentiamoci dunque, di tutto cuore, e chiediamo perdono a Dio di tutti i nostri peccati. Confessiamoci sinceramente e cambiamo vita, allora lo Spirito Santo tornerà a riversare nei nostri cuori il suo amore. Così, resi nuove creature, noi potremo diventare testimoni dell'amore di Dio.
Un giorno, un avvocato anticlericale andò ad Ars sperando di ridere a spese di «quell'ignorante del parroco» che era san Giovanni Maria Vianney. Ma, contro ogni sua aspettativa, quell'uomo tornò a casa convertito. Agli amici che gli chiesero: «Ma dunque che cos'hai visto ad Ars?», rispose: «Ho visto Dio in un uomo».
Quanto più ameremo Dio e il prossimo, tanto più comprenderemo il mistero di Dio e lo faremo comprendere ai nostri fratelli.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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