VIGILIA DI NATALE DEL 496: IL BATTESIMO DI CLODOVEO CAMBIA LA STORIA D'EUROPA
Solo vent'anni dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente un fatto clamoroso caratterizzerà i 14 secoli successivi e fu così che la Francia diventò la figlia primogenita della Chiesa (VIDEO IRONICO: Clodoveo)
Fonte: Circolo Plinio Corrêa de Oliveira
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EMERGE DAGLI ARCHIVI DI TWITTER LA VERITA' SULLA CENSURA A TRUMP
Come aveva promesso, il nuovo proprietario di Twitter Elon Musk svela le pressioni politiche e dell'Fbi per togliere la libertà a una parte politica ed anche al presidente degli Stati Uniti
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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PER ALZARE LA COPPA DEL MONDO 2022, LEO MESSI HA DOVUTO INDOSSARE IL BISHT
Il mantello ha mostrato in mondovisione il livello di sottomissione dell'Occidente all'islam, del resto il Qatar investe molto in tutti i settori e finanziando moschee anche in Italia (VIDEO: le moschee del Qatar in Italia )
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
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MESSI RINGRAZIA DIO E DICE CHE E' TUTTO MERITO SUO... ANCHE LA VITTORIA DEL MONDIALE 2022
Che contrasto con il clima vissuto al campionato del mondo di calcio in Qatar dove, dietro le proclamazioni sui diritti e l'inclusione, ci sono invece interessi politici tra l'islam e le sinistre occidentali
Fonte: Sito del Timone
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PAPA FRANCESCO PUO' PIACERE O NO, MA E' IL LEGITTIMO PAPA
Tanti lettori ci hanno scritto che sono d'accordo con Codice Ratzinger di Andrea Cionci, ma non si accorgono che papa Benedetto ha rinunciato al papato in maniera valida, anche se ambigua
Autore: Emmanuele Barbieri - Fonte: Corrispondenza Romana
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SMARTPHONE AI MINORI? L'ALLARME DEI PEDIATRI
Praticamente tutti i minorenni hanno un loro cellulare collegato con internet: i danni sono devastanti sia a breve che a lungo termine
Fonte: Provita & Famiglia
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PROCLAMARE SANTO IL VESCOVO CAMARA SIGNIFICA CANONIZZARE IL COMUNISMO
Il vescovo brasiliano Helder Camara potrebbe essere dichiarato venerabile: fu protagonista della teologia della liberazione, benevolo verso Urss e Cina, nella sua diocesi si pianificava la lotta armata rivoluzionaria
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE - ANNO A
Una grande luce rifulse
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero?
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VIGILIA DI NATALE DEL 496: IL BATTESIMO DI CLODOVEO CAMBIA LA STORIA D'EUROPA
Solo vent'anni dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente un fatto clamoroso caratterizzerà i 14 secoli successivi e fu così che la Francia diventò la figlia primogenita della Chiesa (VIDEO IRONICO: Clodoveo)
Fonte Circolo Plinio Corrêa de Oliveira, 25 aprile 2010
Oltre a convertire i barbari, la Chiesa doveva renderli capaci di sviluppare una grande civiltà. Tale era il piano divino e a questo scopo Essa aveva bisogno di un potente aiuto, di una spada che prendesse le sue difese, di un guardiano che preservasse i suoi diritti dalle aggressioni, di un potere secolare che fosse garante della sua indipendenza e le assicurasse, nel nuovo ordine di cose, una certa sovranità temporale diventatale più indispensabile che mai. Insomma, per assecondare l'azione della Chiesa, era necessario un popolo che unisse la rettitudine dell'animo, il carattere energico, il potere delle armi, un alto spirito di proselitismo e un ardore cavalleresco e cristiano per la causa della religione. Questo popolo stava per comparire e inaugurare una missione che per 14 secoli sarebbe stata consacrata dalla famosa formula: "Gesta Dei per francos". I franchi, uno dei popoli barbari, avrebbero avuto questa missione provvidenziale. Al contrario della maggioranza dei germani, che aveva abbracciato l'arianesimo, i franchi erano ancora pagani. Dall'anno 481 era alla loro testa un grande guerriero, Clodoveo, che nel 493 aveva sposato una nipote del Re dei burgundi, la principessa Clotilde. Il Re dei burgundi aveva assassinato tutta la famiglia di Clotilde (rimanendo così solo a governare), odiata dalla sua coscienza e dalla sua fede, che erano ariane come tutta la corte dei burgundi. Clotilde, infatti, era cattolica fervente e aveva sofferto la persecuzione degli ariani fanatici, temprando così le virtù che la dovevano sostenere nella sua grande missione. Divenuta sposa di Clodoveo, ella seppe presto conquistare il cuore del barbaro per mezzo della sua dolcezza e santità e, a poco a poco, riuscì a moderare le feroci abitudini di Clodoveo. Ella gli parlava spesso della inutilità degli idoli e della grandezza e soavità della religione cristiana, così come della speranza nell'eternità ad essa congiunta. Clodoveo, per quanto abbagliato, non voleva darsi per vinto. L'influenza di Clotilde era comunque tale che egli permise il battesimo del suo figlio primogenito; la creatura però morì e Clodoveo rimproverò aspramente la sua sposa attribuendo la morte del bambino alla collera degli dei. Tuttavia l'amore per Clotilde fece sì che ella riuscisse a far battezzare anche il secondo figlio. Ma quando, come il primo, anche questo bambino cadde gravemente malato, la collera del Re esplose in modo terribile. Iddio, che voleva mettere alla prova per l'ultima volta la fede della sposa, guarì miracolosamente la creaturina per le preghiere della madre: Clodoveo rimase profondamente impressionato da questo fatto. Poco dopo, nel 496, un altro popolo barbaro, quello degli alemanni, attraversò il Reno. Clodoveo ingaggiò battaglia contro esso vicino a Colonia, nella pianura di Tolbiac. Nel cuore della battaglia l'esercito di Clodoveo sbanda, la vittoria gli sfugge ed egli stesso è sul punto di cadere in potere dei suoi nemici; in quel momento gli tornano alla memoria gli insegnamenti di Clotilde. "Dio di Clotilde - grida a tutto petto - dammi la vittoria e non avrò altro Dio all'infuori di te!"; pochi istanti dopo l'esito della battaglia si rovescia, gli alemanni sono presi dal terrore, retrocedono, fuggono e quelli che non vengono uccisi si arrendono. Clodoveo mantenne il suo giuramento di rozzo, ma forte e lealissimo uomo naturale. Dopo Tolbiac, egli accettò di essere istruito nella fede da due santi vescovi (uno dei quali era il famoso S. Remigio, vescovo di Reims). Un episodio, avvenuto nel corso della sua istruzione religiosa, è utile per dare un'idea del forte spirito guerriero e del coraggio di questo capo dei franchi: all'udire che Gesù, uomo innocente e suo Salvatore, era stato impunemente crocifisso proruppe in un violento grido: "Infami assassini! fossi stato presente io coi miei franchi non sarebbe finita così!". Clodoveo si fece battezzare la vigilia di Natale del 496. Tremila suoi guerrieri, disposti a lasciare, come il loro capo, il culto degli idoli per quello di Gesù Cristo, lo circondavano nell'imponente cerimonia la cui grandezza era accresciuta dalla presenza di numeroso clero e dal canto degli inni sacri. Nel battezzarlo S. Remigio, detto il Samuele francese, fece udire a Clodoveo queste sublimi parole, formula di tutto il nuovo ordine che stava per sorgere: "Abbassa il capo, condottiero; adora quel che bruciasti e brucia quel che adorasti!". La conversione del Re e dei principali guerrieri franchi provocò la conversione della nazione, e l'esempio di Clodoveo contagiò anche le nazioni vicine, venendo imitato anche da altri capi franchi, come Valarico e i suoi figli. Due sorelle di Clodoveo, una pagana e l'altra ariana, ricevettero rispettivamente il battesimo e la riconciliazione con la Chiesa. La conversione di Clodoveo decise il futuro religioso di tutta la sua razza, poiché egli non tardò ad estendere il suo dominio sui territori che dipendevano da altri capi e a riunire tutte le tribù sotto un'unica monarchia. Il battesimo dei franchi fu, dunque, un evento di immensa portata. La conversione di un potente popolo germanico alla fede cattolica portava il sigillo del trionfo del cristianesimo contro l'eresia ariana e se tre tribù di germani abbandonarono la dottrina di Ario nel corso del VI secolo, lo si deve alla conversione dei franchi al cattolicesimo. Sarà necessario lavorare ancora per molto tempo per far penetrare la vita cristiana e sradicare i resti del paganesimo nel popolo franco, tuttavia la sua fedeltà alla Chiesa Romana non verrà smentita; la sua storia domina a partire da allora quella degli altri popoli e si lega strettamente alla storia della Chiesa. Esso salverà nel VII secolo la Cristianità contro l'invasione dell'Islam. Esso difenderà il papato minacciato dai longobardi e opererà sotto Carlo Magno per la conversione della Germania e, più tardi, dei Paesi Bassi. L'Inghilterra riceverà la civiltà da un popolo di cavalieri che l'aveva ricevuta dai franchi. I popoli scandinavi riceveranno da missionari franchi le prime scintille della fede. L'Oriente, durante le crociate, rimarrà tanto meravigliato dalle prodezze di questo popolo cavalleresco, che conserverà fino ai nostri giorni l'abitudine di identificare la fede romana con la civiltà francese.
Nota di BastaBugie: Massimo Viglione nell'articolo seguente dal titolo "Il battesimo e la consacrazione di Re Clodoveo" parla dell'ampolla del sacro crisma portato dal cielo per mezzo d'una colomba, che servì a consacrare Clodoveo e tutti i re di Francia, suoi successori. Ecco l'articolo pubblicato su Radio Roma Libera l'8 maggio 2020: Clodoveo, figlio del capo della tribù dei Sicambri, aveva 11 anni quando nel 476 cadde per sempre l'Impero Romano d'Occidente. Quattro anni dopo divenne Re dei Franchi Salii, e da sovrano seppe sempre scegliere come suoi consiglieri vescovi cattolici, sebbene egli fosse ancora pagano e metà del suo popolo cristiano ma ariano. [...] Nel 493, dopo una serie di vittorie, l'esercito di Clodoveo stava per essere distrutto nella Battaglia di Tolbiac. Nel momento del più grande timore, Clodoveo ebbe la forza di imitare Costantino, giurando che qualora la sorte della battaglia si fosse rovesciata egli si sarebbe battezzato. [...] La vittoria arrise miracolosamente e subitaneamente a Clodoveo, il quale, incoraggiato anche dalla nascita del desiderato erede, nella notte di Natale del 496, assistito dalle preghiere di Clotilde, ricevette il Battesimo da san Remigio. [...] Ma un miracolo ancor più grande stava per avvenire, destinato a segnare per sempre la storia della Francia monarchica. Per un banale incidente, era venuto a mancare l'olio benedetto; san Remigio allora si mise a pregare, e subito, come riporta mons. Delassus, [...] che riprende il racconto del Baronio: Dio volle mostrare visibilmente quello che dice a tutti i fedeli: "Quando due o tre sono riuniti in mio nome, io mi trovo in mezzo a loro". Infatti, tutto ad un tratto, una gran luce, più risplendente che quella del sole, riempì tutta la cappella e in pari tempo s'intesero queste parole: "La pace sia con voi. Son io non temete: mantenetevi nel mio amore". Poi, dette queste parole la luce disparve e un odore d'ineffabile soavità profumò il palazzo, a fine di provare evidentemente che l'autore della luce, della pace e della dolcezza era venuto, perché, eccettuato il Vescovo, nessuno degli astanti aveva potuto vederlo, perché erano tutti abbagliati dallo splendore della luce. Il suo splendore penetrò il santo Vescovo, e la luce che raggiava da lui illuminava il palazzo con maggior splendore delle luci che lo rischiaravano. Un miracolo degno dei tempi apostolici - per usare le espressioni d'Ormisda, succedette a questa apparizione, come lo riferiscono Aimone ed Hincmaro, Vescovo di Reims "Voglio parlare dell'ampolla del sacro crisma portato dal cielo per mezzo d'una colomba, e che servì a consacrare Clodoveo e, dietro il suo esempio, tutti i re di Francia, suoi successori. La miracolosa conversione dei Franchi seguì quella del Re". Da quel momento, con quel Sacro Crisma sono stati consacrati tutti i Re di Francia fino alla Rivoluzione e quindi Carlo X, i quali acquisivano la miracolosa capacità di guarire alcune malattie con il loro solo tocco della mano. [...] Il Sacro Crisma venne cercato e alla fine trovato dalla furia dei giacobini rivoluzionari per essere distrutto, come accadde per i resti mortali di molti Re di Francia. Evidentemente, il loro odio per il sacro e la vera fede non poteva tollerare l'esistenza e neanche il ricordo di quei simboli che incarnavano in sé la missione che Dio stesso aveva dato alla Francia di Clodoveo, Carlo Magno, san Luigi IX.
VIDEO IRONICO: CLODOVEO Questo video ironico (durata: 4 minuti e mezzo) è stato fatto con sentimento anticristiano, ma essendo orecchiabile aiuta comunque a memorizzare le cose importanti sulla figura di Clodoveo: innanzitutto il suo nome, poi la sua amicizia col clero, la Dinastia Merovingia, quella Carolingia (di Carlo Magno), la Legge Salica (fatta per la solidità del regno e non certo per sistemare i parenti), la moglie che fece di tutto per farlo diventare credente (non certo rompendogli le scatole, ma con dolcezza, fede e preghiera), e infine Sigberto (alleato di Clodoveo). Ci sono anche i nomi dei popoli barbari da lui sconfitti: i Visigoti, gli Alemanni e i Turingi. L'unica vera stonatura è il verso finale "in nome di Dio uccideva". Questo non è possibile per un re cristiano, ben adattandosi invece a sovrani di tutt'altra religione (lasciamo a voi indovinare quale è; esatto avete indovinato). Insomma questo video è molto utile per far imparare senza fatica ai figli tutti questi nomi così importanti nella storia d'Europa che ne hanno fondato le radici cristiane.
https://www.youtube.com/watch?v=qB293nyWv88
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Fonte: Circolo Plinio Corrêa de Oliveira, 25 aprile 2010
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EMERGE DAGLI ARCHIVI DI TWITTER LA VERITA' SULLA CENSURA A TRUMP
Come aveva promesso, il nuovo proprietario di Twitter Elon Musk svela le pressioni politiche e dell'Fbi per togliere la libertà a una parte politica ed anche al presidente degli Stati Uniti
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 dicembre 2022
Anche questa settimana, dagli archivi di Twitter emergono scottanti pezzi di verità, fatti storici recenti che ora è possibile ricostruire fino al dettaglio. Come aveva promesso, il nuovo proprietario del social network, Elon Musk, dopo aver riammesso Donald Trump (che comunque non intende tornare a usare Twitter), ha anche svelato i segreti su come e perché fosse stato bandito nel 2021. Con un'azione di censura senza precedenti, dopo l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, un capo di Stato ancora in carica era stato rimosso da un social network a diffusione mondiale. La questione era stata subito presa seriamente dal mondo politico. Macron, che pure era stato sempre un rivale politico del suo omologo americano, aveva protestato affermando che non dovesse spettare a un soggetto privato la censura di un capo di Stato eletto dal popolo. La stessa preoccupazione era stata espressa da Angela Merkel. Ma Twitter si era difesa affermando che Trump avesse violato le regole della comunità, dunque non dovesse essere trattato diversamente da altri utenti colpevoli di violazioni gravi quali l'istigazione alla violenza (come l'assalto al Campidoglio). Ma ora apprendiamo, da quel che scrivevano gli stessi dipendenti e vertici dell'azienda di San Francisco, che Trump venne escluso senza che avesse violato né la legge, né le stesse regole della comunità. È stato chiuso il suo account, in modo permanente (finché non c'è stato il cambio di proprietà) per motivi puramente politici. E d'altra parte il sospetto veniva. Come era possibile che su Twitter ci fosse ancora l'ayatollah Khamenei, che pure nel 2018 aveva definito Israele "un tumore da estirpare"? E perché c'era ancora Mohamed Mahatir, primo ministro malese che nel 2020 aveva twittato sul "diritto a uccidere milioni di francesi, per le loro colpe del passato" (era appena stato decapitato il professor Samuel Paty, accusato di aver mostrato le vignette su Maometto)? Sono tanti i casi in cui Twitter ha seguito la politica dell'interesse pubblico: quel che un capo di Stato o di governo dice, è di interesse pubblico, anche se il tweet incriminato può essere rimosso, l'utente resta. In tanti momenti del quadriennio trumpiano, Twitter aveva resistito alle numerose richieste di cacciare Trump dal social network per questa stessa ragione.
LA DECISIONE DI ESPELLERE TRUMP Il problema ancora peggiore è che, dalle conversazioni (scritte) interne alla sede del social network, apprendiamo che la decisione di espellere Trump in modo permanente non sia stata solo presa, per motivi politici, all'interno dell'azienda, ma che sia frutto di una serie di pressioni politiche esterne e persino delle agenzie di pubblica sicurezza americane, quali Fbi e Intelligence Nazionale. Quindi un pezzo di Stato, d'accordo con una parte politica (il Partito Democratico), hanno fatto pressione su uno dei più grandi social network del mondo perché censurasse Donald Trump. La storia completa, in tre parti, di come Trump sia stato cacciato dal social network è stata narrata, in tre puntate, nel corso della settimana scorsa, da tre giornalisti di inchiesta: Matt Taibbi (autore della prima infornata di Twitter Files), Michael Shellenberger e Bari Weiss, ex editorialista del New York Times che ha lasciato il grande giornale perché mobbizzata da una redazione ormai radicalizzata verso l'estrema sinistra. Incredibile a credersi, ma la decisione non venne presa all'improvviso dopo i fatti del 6 gennaio 2021, ma meditata a lungo, per tutti i mesi delle elezioni, a partire dall'ottobre precedente. È dall'8 ottobre 2020, infatti, che si inizia a parlare di colloqui con l'Fbi e con l'Intelligence Nazionale per combattere contro la disinformazione nel corso delle elezioni. I dipartimenti dediti alla sicurezza all'interno di Twitter iniziano da allora una attività frenetica di revisione, di segnalazione e di oscuramento di tweet sul voto postale già in corso. Ad esempio: «In questo caso, l'Fbi invia segnalazioni su un paio di tweet, il secondo dei quali coinvolge un ex consigliere della contea di Tippecanoe, Indiana, e repubblicano di nome @JohnBasham, che sostiene che "tra il 2% e il 25% dei voti per posta vengono rifiutati per errori"». Dopo un piccolo dibattito interno: «Il gruppo decide poi di applicare l'etichetta "Impara come il voto è sicuro e protetto" perché un commentatore dice che "è assolutamente normale avere un tasso di errore del 2%". [Yoel, ndr] Roth dà poi il via libera definitivo al processo avviato dall'Fbi». Casualmente o meno, tutte le segnalazioni riguardano messaggi scritti da repubblicani.
L'ASSALTO AL CAMPIDOGLIO Il pressing inizia comunque dopo l'assalto al Campidoglio. A questo punto Twitter è sottoposto ad una pressione politica e "militare" (dall'esterno), così come ad una sollevazione interna dei dipendenti che chiedono di cacciare immediatamente Trump. E domandano anche ai vertici come abbiano fatto a tenerlo e a "rendersi complici" con un presidente ancora in carica, negli ultimi quattro anni. L'ex first lady Michelle Obama è una delle figure più in vista che chiedono il ban permanente. Trecento dipendenti firmano una lettera aperta contro la permanenza di Trump su Twitter pubblicata sul Washington Post. Nelle conversazioni interne l'atmosfera è ancor più incandescente: si cita Hannah Arendt e la Banalità del Male (continuare a pubblicare Trump come eseguire gli ordini superiori dei nazisti), si equipara Trump ad un leader terrorista o ad uno stragista. Nel frattempo le regole erano già cambiate ad hoc: «Jack [Dorsey, l'allora ad di Twitter, ndr] ha appena approvato la recidiva per integrità civica". Il nuovo approccio creerebbe un sistema in cui cinque violazioni ("strike") comporterebbero la sospensione permanente». Ma non basta neanche quello. Arrivato all'8 gennaio, due giorni dopo l'assalto al Campidoglio, Trump non ha ancora totalizzato cinque violazioni, nemmeno secondo le regole di Twitter. Gliene manca una, e l'8 gennaio lancia due messaggi. Nel primo ringrazia i 75 milioni di "patrioti" che lo hanno votato, nel secondo annuncia che non parteciperà all'inaugurazione dell'amministrazione Biden. Nasce un dibattito surreale: ha lanciato un messaggio in codice per gli assalitori del Campidoglio? No, nemmeno secondo il team disciplinare di Twitter i due messaggi sono in violazione. Ma il caso viene, arbitrariamente, riaperto da una dirigente, Vijaya Gadde. Scrive Bari Weiss: «Meno di 90 minuti dopo che i dipendenti di Twitter avevano stabilito che i tweet di Trump non violavano la politica di Twitter, Vijaya Gadde - responsabile del settore legale, politico e fiduciario di Twitter - ha chiesto se si potesse trattare di un "incitamento codificato a ulteriori violenze"». La richiesta incontra l'entusiasmo di tutto il team che già avrebbe voluto cacciare Trump da anni ed ora ha l'opportunità di farlo.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 dicembre 2022
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PER ALZARE LA COPPA DEL MONDO 2022, LEO MESSI HA DOVUTO INDOSSARE IL BISHT
Il mantello ha mostrato in mondovisione il livello di sottomissione dell'Occidente all'islam, del resto il Qatar investe molto in tutti i settori e finanziando moschee anche in Italia (VIDEO: le moschee del Qatar in Italia )
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 20 dicembre 2022
Tutte le grandi storie, quasi senza eccezioni, hanno dei retroscena o delle sbavature, delle piccole ombre che, se non offuscano la luce complessiva di una narrazione, un minimo comunque la ridimensionano. Sembra essere questo il caso del gesto compiuto dal calciatore di cui si parla di più, e giustamente, in questi giorni. Vale a dire il fuoriclasse argentino Lionel Messi, il quale - sollevando la Coppa del Mondo - ha indossato un bisht, un mantello tradizionale del golfo Persico e non solo. Come rilevato da più osservatori, quel mantello è pregno di significati, dal momento che rispecchia opulenza e prestigio. E il fatto che, a porlo sulle spalle di quello che è universalmente riconosciuto come l'erede - ora ancor di più - di Diego Armando Maradona, sia stato l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani - peraltro facendolo in mondovisione -, a detta di molti ha rappresentato la globale sottomissione dello sport più popolare del mondo al potere e all'economia qatariota. Esagerazioni? Probabilmente no. Lo stesso scandalo Qatargate, che sta investendo l'Unione europea in queste settimane, dimostra infatti che serve incassare un bel po' di banconote per convincersi e provare a convincere terzi che da quelle parti valori come i diritti umani, quelli dei lavoratori, delle minoranze e via di questo passo, contino qualcosa. Perché la realtà dice altro, se non l'opposto. In questo senso, sicuramente il gesto dell'emiro del Qatar risulta molto potente, anche se non va certo fatta colpa al solo Messi. Come infatti dimenticare le parole - per molti analisti pregne d ipocrisia - di Gianni Infantino, il presidente della FIFA, il quale durante la conferenza stampa inaugurale dei Mondiali di calcio in Qatar aveva affermato: «Oggi mi sento qatariota, mi sento arabo, mi sento africano, mi sento gay, mi sento disabile, mi sento un lavoratore migrante». E lo stesso Infantino, alla vigilia della finale del Mondiale, ha rincarato la dose di ipocrisia, rispondendo - ad una domanda proprio sui diritti umani - che «ora pensiamo ai tifosi di calcio». Ma torniamo alla politicizzazione, indubbia, dello sfoggio del bisht per un'altra considerazione, che è la seguente. Si fa bene, anzi benissimo a riconoscere nel mantello rifilato a Messi un gesto clamoroso e vergognoso, ai limiti come si diceva poc'anzi della sottomissione culturale. Però bisogna essere franchi: non è certo il solo caso. Come la mettiamo, infatti, con analoghe politicizzazioni che da anni si abbattono in Occidente su eventi che nulla hanno a che vedere con la politica? Si pensi al collettivo inginocchiarsi prima di una manifestazione, oppure il rosso sfoggiato ovunque in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ricorrenza molto importante ma nel corso della quale è impossibile - salvo che uno non intenda affrontare una bella polemica - ricordare che il primo ad uccidere le donne è l'aborto volontario. E ancora: come la mettiamo con i nastrini arcobaleno esibiti da star, influencer e sportivi di ogni livello, in teoria un simbolo contro le discriminazioni subite dalle minoranze sessuali ma, di fatto, un obolo alle più estreme rivendicazioni Lgbt, incluso l'utero in affitto? Come si può vedere, il discorso è molto ampio e non finisce né inizia in Qatar. Figuriamoci. Anzi, si può tranquillamente dire che la sudditanza di Lionel Messi all'emiro - sempre che sudditanza piena e consapevole sia poi stata -, è solo l'ultima di una lunga serie che si consumano ogni giorno in Occidente. Solo che queste ultime, anziché come tali, sono salutate anzi celebrate come "scelte di campo" coraggiose. Cosa ci sia mai di coraggioso in chi si accoda alla linea ideologica, se pensiamo ai cosiddetti diritti Lgbt, sposata non solo dalle più potenti cancellerie del pianeta, ma anche da colossi economici come Amazon, Apple o Disney, ecco, si fa fatica a capire. Come si fa fatica a comprendere chi - giustamente - si indigna per il gesto politico e di sottomissione di indossare un bisht, ma non si indigna allo stesso modo o affatto per i gesti politici e di sottomissione pro-Lgbt. Immaginate per un attimo un Lionel Messi - ovviamente non in Qatar, sarebbe stato impossibile - avvolto da una bandiera Lgbt per alzare la Coppa. Sarebbe stato un gesto salutato come forse il più coraggioso della storia. Non sarebbe stata sottomissione a politica e ideologia anche quella?
Nota di BastaBugie:Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Affari e moschee, la rete del Qatar in Italia" spiega perché da 15 anni il Qatar fa grandi investimenti nel nostro Paese: moda, hotel di lusso, grattacieli. Il Qatar investe molto per diffondere l'islam, di qui i progetti sul territorio italiano di diverse moschee e scuole coraniche. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 dicembre 2022: L'hanno chiamato Qatargate e ha tutta l'aria di essere uno scandalo appena all'inizio. I servizi di sicurezza di ben cinque Stati europei indagano sul tentativo di corruzione di parlamentari dell'Unione Europea: un presunto sistema tangentizio, con lo scopo principale di incidere sui dossier in corso di istruzione all'Eurocamera. Un'indagine che ogni giorno s'ingrossa di più. Ad essere coinvolti fin qui nell'inchiesta sono soprattutto i politici dell'ala socialdemocratica del Parlamento e tra questi anche diversi italiani. Ci sono, per esempio, l'ex eurodeputato del Pd, oggi Articolo Uno, Antonio Panzeri, sospeso dopo lo scandalo, ma anche Niccolò Figa-Talamanca della Ong No Peace Without Justice, fondata nel 1993 da Emma Bonino. Ma quello tra Italia e Qatar non è un sodalizio recente. Tessere una rete di conoscenze capaci di influenzare è una strategia di Doha a livello globale che vede, da anni, nell'Europa un tassello fondamentale e nell'Italia un Paese di particolare interesse. Gli investimenti strategici nel corso degli anni si sono sprecati. Doha, attraverso la Qatar Investment Authority (Qia), il fondo sovrano del Paese creato nel 2005 per investire in tutto il mondo, ha investito estensivamente in Italia negli ultimi quindici anni. Un tesoro il cui valore sarebbe intorno ai cinque miliardi di euro. Il Qatar, grande poco più dell'Abruzzo, al 2022 conta una popolazione di tre milioni di persone per un Pil di 223 miliardi di euro e un Pil pro-capite che è più del doppio di quello italiano. È il 1995 l'anno della svolta per il Paese, quando, con un colpo di Stato, Hamad bin Khalifa Al Thani spodesta il padre e diventa emiro. L'obiettivo è subito trasformare il piccolo Stato in potenza globale: gli ingenti proventi dell'industria di gas e petrolio gli tengono le spalle coperte e già nel 1996 finanzia con 150 milioni di dollari la costituzione dell'emittente televisiva Al Jazeera che negli anni è diventata, secondo la Bbc, il più importante canale di informazione in lingua araba del mondo. E nel frattempo Al Thani inizia una lunga e florida amicizia con la Fratellanza Musulmana per puntare, attraverso il tessuto religioso, culturale ed economico all'espansione verso l'Occidente, Italia inclusa. Il Qatar è da tempo un importante partner, per il nostro Paese, sull'energia: riceviamo, per un contratto a lungo termine sottoscritto da Edison, 6,5 miliardi di metri cubi di gas l'anno, cioè più del 10 per cento del totale del gas che l'Italia acquista dall'estero. Ma l'amicizia Italia-Qatar non si limita all'energia. Moda, hotel di lusso, Costa Smeralda, Milano: la lista degli affari del Qatar in Italia ogni anno s'arricchisce. Nel 2021, le esportazioni qatariote verso l'Italia sono state pari a 2,1 miliardi di euro, cifre che procedono così, senza particolari variazioni, dal 2019; inoltre, siamo il secondo Paese europeo fornitore del Qatar (dopo la Germania) e il decimo al mondo. A Milano, il Qia possiede l'Hotel Gallia, un 5 stelle acquistato nel 2006. E in pochi anni è diventato proprietario del Gritti Palace, a Venezia, del St. Regis e dell'Excelsior a Roma, del Baglioni e del Four Seasons Hotel a Firenze. Riguardo alla moda, nel 2012, il Qatar compra la maison Valentino per 700 milioni di euro. Nello stesso anno viene acquistata per 650 milioni di euro la Smeralda Holding che possiede alberghi di lusso: 2300 ettari di terreni immacolati nella costa gallurese che diventano quattro alberghi. A maggio del 2014, Pigliaru presidente e Renzi premier firmano un accordo con Rispo, responsabile per l'Italia della Qatar Foundation Endowment: nasce l'ospedale Mater Olbia. Nel 2015, tocca di nuovo a Milano. I grattacieli di Porta Nuova, simbolo della skyline del capoluogo lombardo, diventano di Doha per 2 miliardi. Nel 2016, viene comprato l'albergo San Domenico di Taormina e, a fine settembre 2017, Qatar Airways conclude l'iter di acquisizione del 49% di Meridiana. La politica estera si realizza anche con le forniture militari e l'Emirato, negli anni, è diventato ottimo cliente del complesso militar-industriale italiano. Nel 2016, il Qatar firma con Fincantieri l'acquisto di quattro corvette, due pattugliatori d'altura e una nave anfibia multiruolo con un contratto di quattro miliardi di euro. Nel 2019, Fincantieri vende all'Emirato sette navi da guerra per quattro miliardi di euro, a cui si aggiungono i tre miliardi di euro per NHIndustries, partecipata da Leonardo, per acquistare ventotto elicotteri. Se guardiamo alle nostre esportazioni agroalimentari in Qatar, dal 2009 al 2019 sono cresciute del 291%. Nel solo 2021 s'è registrata una crescita del 38%. Il Qatar ha finanziato anche la costruzione di molte moschee e scuole coraniche. Aveva fatto scalpore, nel 2019, la pubblicazione dei Qatar Papers, il libro sui miliardi dell'Emirato per comprarsi l'Europa. Christian Chesnot e Georges Malbrunot, due giornalisti francesi, si trovarono tra le mani migliaia di documenti interni della Qatar Charity (la fondazione controllata dall'emiro del Qatar e nodo centrale del soft power del piccolo Stato) e dimostrarono come, a suon di miliardi, l'islam di Doha stesse penetrando nella cultura, nello sport e nell'economia europea. Il libro aveva rivelato l'esistenza di 113 progetti finanziati in tutta Europa nel solo 2014, per un totale di 71 milioni di euro: il Paese dove la Qatar Charity aveva allora speso di più era l'Italia con 22 milioni suddivisi su 45 progetti. L'islam da predicare è quello sunnita, il più vicino al Qatar. Per questo Doha investe tempo e denaro. Uno dei progetti più noti riguarda la città di Bergamo, dove grazie ai fondi qatarioti nascerà una maximoschea del valore di cinque milioni di euro. Un progetto partorito nel 2015, finito in tribunale per irregolarità dei fondi e in questi mesi rilanciato dall'imam locale. Poi c'è la moschea di Ravenna: inaugurata nel 2013, la seconda più grande d'Italia dopo la moschea di Roma, è costata 1,3 milioni di euro, di cui 800.000 provenienti dalla Qatar Charity. Sarà un caso, ma Ravenna ha sfornato da sola il 10% dei foreign fighter italiani partiti per la Siria nel 2015. Il Qatar avrebbe voluto realizzare una maximoschea anche a Sesto San Giovanni, ma la provenienza sospetta dei fondi indusse il sindaco leghista a bloccare tutto. A Centocelle, popoloso quartiere di Roma, la Qatar Charity ha comprato un ex mobilificio per quattro milioni e l'ha trasformato in una moschea per 800 fedeli. Anche la moschea di Catania è firmata Qatar Charity e in costruzione ci sono diverse moschee e centri culturali per tutta la Sicilia. Oggi il Qatar si trova al centro delle questioni geopolitiche più urgenti del momento. Vicino all'Iran e agli Stati Uniti di Biden, vanta un canale diretto con i talebani in Afghanistan. E grazie alla da'wa, l'azione di proselitismo dell'islam diffusa nelle numerose moschee, è già pronta a controllare i musulmani d'Italia.
VIDEO: I SOLDI DEL QATAR IN ITALIA (MOSCHEE, HOTEL E GRIFFE)
https://www.youtube.com/watch?v=sjBtLtUiwyQ
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Fonte: Provita & Famiglia, 20 dicembre 2022
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MESSI RINGRAZIA DIO E DICE CHE E' TUTTO MERITO SUO... ANCHE LA VITTORIA DEL MONDIALE 2022
Che contrasto con il clima vissuto al campionato del mondo di calcio in Qatar dove, dietro le proclamazioni sui diritti e l'inclusione, ci sono invece interessi politici tra l'islam e le sinistre occidentali
Fonte Sito del Timone, 19 dicembre 2022
Combattuta fino all'ultimo e decisa ai calci di rigore, la finale dei Mondiali di Calcio che ieri ha assegnato - per la terza volta nella sua storia - il titolo di campione del mondo alla nazionale argentina, può essere stata sostenuta anche dal Cielo. A supporlo anzi apertamente, senza troppi giri di parole, è stato proprio lui, il capitano dell'Argentina, Leo Messi, che non ci ha pensato due volte - ai microfoni dell'emittente TyC Sports - ad indicare in Dio l'artefice ultimo del trionfo della sua squadra e suo: «Sapevo che Dio me lo avrebbe dato, avevo il presentimento che sarebbe stato così». In effetti, il sette volte pallone d'oro - il cui accostamento con la leggenda Diego Armando Maradona, dopo la vittoria in Qatar, è definitivo - già prima della finale aveva attribuito al Signore il potere decisionale su eventi anche sportivi. In un'intervista rilasciata a Diario Olé lo scorso 11 novembre, il fuoriclasse aveva esplicitamente dichiarato: «Penso sempre che sia Dio a decidere, Dio sa quando è il momento, qual è il momento e cosa deve succedere. E sono sempre grato per tutto quello che mi è successo sia nel calcio sia nella mia vita». Ma anche quella dichiarazione, pur forte, non era la prima in assoluto. Come segnala l'agenzia Aciprensa, quattro anni fa, allorquando il giornalista Sebastián Vignolo gli chiese del suo talento calcistico, il capitano dell'Argentina (che oggi la Gazzetta dello Sport celebra come "Il piede di Dio") aveva nuovamente richiamato l'Onnipotente come il vero artefice della sua carriera, ricordando: «Ero ancora così piccolo, non ho fatto niente... È stato Dio a farmi giocare così, mi ha fatto quel regalo [...] Lui ha scelto me, e allora ho fatto tutto il possibile per cercare di migliorarmi e riuscire ad avere successo, ma senza il Suo aiuto non sarei arrivato da nessuna parte». Che dire, se non che si tratta di parole estremamente chiare e condivisibili. Certo, questo non vuol dire che Messi sia considerarsi per forza di cose un fedele esemplare; per dire, quando, nel 2017, sì unì in matrimonio con la moglie decisero entrambi di non sposarsi in chiesa (benché non ci fosse alcuna contrarietà, diversamente da come ipotizzato da alcuni, da parte dell'arcidiocesi), anche se - va detto anche questo - la coppia ha comunque poi scelto la propria città natale, Rosario, per festeggiare il battesimo dei loro tre figli: Thiago e Mateo nel 2017, e Ciro nel 2019. Ciò nonostante, le parole della stella argentina su Dio come Colui che davvero stabilisce tutto, ecco, sono vere e controcorrente. Si potrebbe aggiungere - restando in tema - che la vittoria dell'Argentina non sarà dispiaciuta neppure al Papa che da quel Paese viene anche se c'è da dire che Papa Francesco, riferiscono più fonti, non ha seguito la finale, ripetendo un gesto che aveva già fatto nel 2014 quando la finale di quei Mondiali fu disputata tra Argentina e Germania. Tornando però alle parole di Messi, la speranza è che possano far riflettere, dato che, a ben vedere, riflettono quanto già scritto da Duemila anni nel Vangelo: «Senza di me non potete fare nulla» (Giovanni, 15,5)
Nota di BastaBugie:Eugenio Capozzi nell'articolo seguente dal titolo "Mondiali e Qatargate: Ue strumento di poteri esterni" spiega perché il campionato del mondo di calcio del Qatar si è svolto in un clima surreale che illustra l'assoluta permeabilità delle istituzioni del Vecchio Continente a ogni pressione da parte di regimi autoritari mediorientali o nordafricani. La realtà è che dietro le proclamazioni altisonanti sui diritti e l'inclusione sbandierate ai quattro venti c'è invece l'azione a favore di ben precisi interessi politici tra l'islam fondamentalista e le sinistre progressiste occidentali. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 dicembre 2022: I campionati mondiali di calcio del Qatar hanno raggiunto la loro conclusione "sportiva" in un clima surreale, se non proprio da teatro dell'assurdo, portando fino alle estreme conseguenze le contraddizioni che ne inficiavano la credibilità fin dal loro concepimento. Proprio mentre, infatti, il torneo si svolgeva sul campo è esploso lo scandalo clamoroso della corruzione operata dal governo del Qatar nei confronti di molti membri del Parlamento europeo: uno scandalo che sempre più va estendendosi e minaccia di coinvolgere tutte le istituzioni dell'Ue, dimostrando eloquentemente come l'assegnazione e l'organizzazione dei mondiali siano parte di un unico grande disegno di "lobbying" del paese del Golfo e anche di altri Paesi arabi, come il Marocco, nei confronti dell'Europa. Questo esito non sorprende certo chi conosce il ruolo svolto dal Qatar e dal fondamentalismo islamico nella politica internazionale, o le sue influenze di lunga data sulle classi politiche occidentali. Né sorprende, più in generale, alla luce della storia delle grandi kermesse sportive internazionali, che da sempre sono strumenti nemmeno troppo velati di propaganda da parte di regimi di vario genere: dalla Coppa del mondo italiana del 1934 alle olimpiadi di Berlino del 1936, fino al "mundial" argentino della dittatura di Videla del 1978, alle olimpiadi di Pechino del 2008 e ai mondiali giocati in Russia nel 2018. D'altra parte, nel caso attuale del Qatar fin dall'assegnazione del torneo (avvenuta addirittura con un quadriennio di anticipo, nel 2009) la "narrazione" buonista sullo sport che affratella e costruisce ponti, cucita a forza intorno ad esso, era stata messa radicalmente in questione dai più che legittimi dubbi sul potere di condizionamento dei petrodollari qatarioti sulla FIFA, sfociati anche in inchieste giudiziarie, mai concluse da condanne. E più recentemente, all'inizio del torneo stesso, quei dubbi erano tornati a circolare, con l'aggiunta di pesanti accuse di sfruttamento schiavistico della manodopera di immigrati asiatici usata nel paese per la costruzioni degli impianti sportivi. I campionati si erano aperti, insomma, in un clima di generale imbarazzo e sospetto. Un clima accentuato dal discorso inaugurale del presidente della FIFA Gianni Infantino, che goffamente aveva provato a conciliare la retorica politicalcorrettista imposta in ogni sede dello sport internazionale con la difesa del governo del paese ospitante dipinto come un luogo di grande progresso dei "diritti". Erano continuati poi con l'altrettanto paradossale corto circuito tra i frusti e retorici gesti simbolici in favore delle cause più amate oggi dall'ideologia dominante occidentale - i braccialetti arcobaleno per l'agenda Lgbtq e gli "inginocchiamenti antirazzisti" pro Black Lives Matter - e la cruda realtà di un mondo non-occidentale (tipicamente rappresentato dal regime qatariota, che passa come uno schiacciasassi sui diritti di gay e donne); nonché l'atteggiamento di gran parte dei Paesi africani che considerano ridicolo e fuorviante l'antirazzismo ideologizzato occidentale (resterà impressa la comica scena della partita Inghilterra-Senegal: inginocchiati i primi, in piedi fieramente i secondi). Le clamorose indagini sulle vagonate di soldi cash e altri benefit regalati dall'emirato ai parlamentari europei soltanto per avere da loro opinioni favorevoli al regime rappresentano, dunque, il logico coronamento di una situazione paradossale. Di più, esse completano il mosaico della grande compravendita di cui l'assegnazione dei mondiali è stata parte, e degli obiettivi che i qatarioti si prefiggevano: ingresso delle loro aerolinee nel mercato del Vecchio Continente, libera circolazione dei suoi cittadini senza visti, vendita di gas a prezzi convenienti, acquisti di armi, e via dicendo. Soprattutto, il quadro che si va via via definendo getta una luce inquietante sull'effettiva realtà, oggi, dell'Unione europea e delle democrazie europee. Esso illustra bene, infatti, innanzitutto l'assoluta permeabilità delle istituzioni del Vecchio Continente a ogni pressione da parte di regimi autoritari mediorientali o nordafricani. Dimostra inoltre come, almeno in un caso specifico e ben documentabile, dietro le proclamazioni altisonanti sui "diritti" e l'"inclusione" sbandierate ai quattro venti continuamente da vertici e classi politiche Ue ci sia invece, molto prosaicamente, l'azione a favore di ben precisi interessi politici di Stati, derivante da do ut des opachi, fuori da ogni regola e principio. Indica, poi, con chiarezza come negli ultimi decenni si sia andata stringendo un'alleanza di fatto, fondata su comuni interessi, tra l'islam fondamentalista e i settori prevalenti delle sinistre progressiste euro-occidentali, cementato dalle succitate retoriche sull'inclusione. Ma, ancor più, lo scandalo delle "dazioni" di Doha alimenta la precisa impressione che il caso del "lobbying" qatariota e marocchino sia soltanto la punta di un enorme iceberg, e che se quest'ultimo emergesse in piena luce avrebbe effetti destabilizzanti senza precedenti sull'Occidente come lo conosciamo. Esso, infatti, apre la strada a ulteriori interrogativi, ai quali la politica e la giustizia dovrebbero dare urgentemente risposta. È possibile che la linea politica dei Paesi Ue e le prese di posizione delle istituzioni comunitarie siano stati influenzati, in altri casi e su altri temi, da azioni altrettanto disinvolte da parte di attori esterni? Il pensiero corre subito, in tal senso, all'atteggiamento ostentatamente "dialogante" dell'Ue nei confronti del regime iraniano, strettamente alleato peraltro al Qatar, sulla questione nucleare. O alle vistose oscillazioni europee sull'aggressiva campagna promozionale posta in atto negli anni scorsi dalla Cina di Xi Jinping in merito al grande progetto di "Nuova via della seta". O alla dipendenza sviluppata dal continente nei confronti del gas russo sotto la guida della Germania di Angela Merkel, quando Putin ancora non era il "demonio" oggi dipinto dall'asse Washington/G7/Bruxelles ma organizzava i mondiali e sponsorizzava con la Gazprom la Champions League. O, per converso, alla repentina conversione dell'Unione in senso atlantista e anti-putiniano nel caso della guerra russo-ucraina. Inoltre, se apparati statuali avessero davvero avuto tanta influenza, non potrebbero averla avuta grandi interessi privati? Ad esempio quelli di giganteschi potentati dell'industria farmaceutica non potrebbero aver avuto un ruolo nella politica Ue su misure restrittive, campagne vaccinali e "green pass" all'epoca della pandemia di Covid-19? Se anche soltanto alcuni di questi sospetti fossero supportati da prove, l'Ue e il Vecchio Continente apparirebbero, impietosamente, come un grande vaso di coccio, un vuoto contenitore in balia di forze ben più energiche nello scacchiere di potenza globale. E del "sogno europeo" resterebbe soltanto una vuota, ipocrita retorica moralista che sempre più suonerebbe come una moneta falsa.
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Fonte: Sito del Timone, 19 dicembre 2022
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PAPA FRANCESCO PUO' PIACERE O NO, MA E' IL LEGITTIMO PAPA
Tanti lettori ci hanno scritto che sono d'accordo con Codice Ratzinger di Andrea Cionci, ma non si accorgono che papa Benedetto ha rinunciato al papato in maniera valida, anche se ambigua
Autore: Emmanuele Barbieri - Fonte: Corrispondenza Romana, 14 dicembre 2022
L'articolo del prof. Roberto de Mattei su Corrispondenza Romana del 20 novembre 2022 (clicca qui) ha provocato tra i nostri lettori alcuni quesiti, che possiamo così riassumere: "Benedetto XVI, annunciando l'11 febbraio 2013 le sue dimissioni, ha dichiarato di rinunziare al ministero del Pontificato, ma non al 'munus' petrino. Benedetto inoltre si è auto-definito 'Papa emerito', continua a indossare la veste bianca, che caratterizza lo status di Papa, e impartisce la benedizione apostolica. Ma poiché nella Chiesa cattolica ci può essere un solo Papa, e non due, non avrà ragione chi sostiene che il legittimo Pontefice è ancora Benedetto e non Francesco?" La questione nasce dall'anomalia della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, su cui più volte Corrispondenza Romana ha espresso la sua opinione. Il canonista gesuita Gianfranco Ghirlanda, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, e oggi Commissario dei Francescani dell'Immacolata, il 2 marzo 2013, dieci giorni prima l'elezione di papa Francesco, confutò la figura ratzingeriana del "Papa emerito" in un lungo e argomentato saggio su La Civiltà Cattolica, spiegando che «colui che cessa dal ministero pontificio non a causa di morte, pur evidentemente rimanendo vescovo, non è più papa, in quanto perde tutta la potestà primaziale, perché essa non gli era venuta dalla consacrazione episcopale, ma direttamente da Cristo tramite l'accettazione della legittima elezione». Infatti, la dottrina comune della Chiesa ha sempre distinto tra potere di ordine e potere di giurisdizione. Il primo è ricevuto attraverso i sacramenti, il secondo per missione divina, nel caso del Papa, o per missione canonica nel caso dei vescovi e dei sacerdoti. Il Papato non è un "supersacramento", ma il governo supremo della Chiesa, fondato sul potere di giurisdizione.
PAPA BENEDETTO HA RINUNCIATO AL PAPATO IN MANIERA VALIDA, ANCHE SE AMBIGUA Sul blog di Sandro Magister il 15 settembre 2014, il prof. de Mattei notando che tra i cattolici di orientamento conservatore, alcuni già cominciavano a contrapporre il "Papa emerito" Benedetto XVI al "Papa in esercizio" Francesco, osservava che questa posizione, diversa da quella sedevacantista, era però caratterizzata dalla stessa debolezza teologica. Infatti, «se il papa è, per definizione, colui che governa la Chiesa, rinunciando al governo egli rinuncia al papato. Il papato non è una condizione spirituale, o sacramentale, ma un "ufficio", ovvero un'istituzione. (...) Il Papa è colui che ha il supremo potere di giurisdizione, la "plenitudo potestatis", perché governa la Chiesa. È per questo che il successore di Pietro è prima Papa e poi vescovo di Roma. È vescovo di Roma in quanto Papa e non Papa in quanto vescovo di Roma». Benedetto XVI, quali che siano state le ragioni per dimettersi, lo ha fatto in maniera valida, ma ambigua, creando una profonda confusione tra i fedeli. Il 15 gennaio 2020, Corrispondenza Romana scriveva che Benedetto XVI: «conservando il titolo di Papa emerito, come avviene per i vescovi, sembra ritenere che l'ascesa al Pontificato imprima sull'eletto un carattere indelebile analogo a quello sacerdotale. In realtà i gradi sacramentali del sacerdozio sono solo tre: diaconato, presbiterato ed episcopato. Il pontificato appartiene ad un'altra gerarchia della Chiesa, quella di giurisdizione, o di governo, di cui costituisce l'apice. Quando viene eletto, il Papa riceve l'ufficio della suprema giurisdizione, non un sacramento dal carattere indelebile. Il sacerdozio non si perde neanche con la morte, perché sussiste "in aternum". Si può invece "perdere" il pontificato, non solo con la morte, ma anche in caso di volontaria rinuncia o di manifesta e notoria eresia. Se rinuncia ad essere pontefice, il Papa cessa di essere tale: non ha diritto a indossare la veste bianca né ad impartire la benedizione apostolica. Egli, dal punto di vista canonico, non è neanche più un cardinale, ma torna ad essere un semplice vescovo». In un suo importante saggio, dal titolo Renuntiatio Papae. Alcune riflessioni storico-canonistiche (in Archivio Giuridico, 3-4 (2016), pp. 655-674), il cardinale Walter Brandmüller ha ribadito che uno e solo uno è il Papa, e inscindibile nella sua unità è il suo potere. «La sostanza del Papato è così chiaramente definita dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione autentica, cosicché nessun Papa può essere autorizzato a ridefinire il suo ufficio».
ANCHE BENEDETTO XVI RICONOSCE PAPA FRANCESCO Se Benedetto XVI ritenesse di essere davvero Papa, simultaneamente a Francesco, negherebbe la verità di fede per cui esiste un solo Vicario di Cristo e dovrebbe essere considerato eretico o sospetto di eresia. Il prof. Enrico Maria Radaelli, che è persona più preparata e conseguenziale di Andrea Cionci, nel suo libro Al cuore di Ratzinger, sostiene che l'abdicazione di papa Benedetto è invalida e nulla, proprio perché è stata elaborata sulle basi di una dottrina eretica, di stampo hegeliano. Ma a questa tesi il prof. de Mattei già rispondeva il 1° luglio 2020 su Corrispondenza Romana: «Se fosse provato che Benedetto XVI aveva l'intenzione di scindere il pontificato, modificando la costituzione della Chiesa, sarebbe caduto in eresia; e poiché questa concezione eretica del Papato sarebbe certamente anteriore alla sua elezione, l'elezione di Benedetto dovrebbe essere ritenuta invalida per lo stesso motivo per cui si ritiene invalida l'abdicazione. Egli non sarebbe in nessun caso Papa. Ma questi sono discorsi astratti, perché solo Dio giudica le intenzioni, mentre il diritto canonico si limita a valutare il comportamento esterno dei battezzati. Una sentenza celebre del diritto romano, ricordata sia dal cardinale Walter Brandmüller che dal cardinale Raymond Leo Burke, afferma che «De internis non iudicat praetor»; un giudice non giudica le cose interne. D'altra parte il canone 1526, § 1 del nuovo Codice di Diritto Canonico ricorda che "Onus probandi incumbit ei qui asserit" (L'onere di fornire le prove tocca a chi asserisce)». Inoltre, "se il legittimo Papa è Benedetto XVI, che cosa accadrebbe se egli da un giorno all'altro morisse, o se invece, prima della sua morte, venisse a mancare papa Francesco? Dal momento che molti degli attuali porporati sono stati creati da papa Francesco e nessuno dei cardinali elettori lo considera un antipapa, la successione apostolica sarebbe interrotta, pregiudicando la visibilità della Chiesa. Il paradosso è che per provare l'invalidità della rinuncia di Benedetto si utilizzano sofismi giuridici, ma poi per risolvere il problema della successione di Benedetto o di Francesco, si dovrebbe ricorrere a soluzioni extra-canoniche. La tesi del visionario francescano Jean de Roquetaillade (Giovanni di Rupescissa: 1310-1365), secondo cui, nell'imminenza della fine dei tempi, apparirebbe un "Papa angelico" alla testa di una Chiesa invisibile, è un mito diffuso da molti pseudo-profeti, ma mai accolto dalla Chiesa. E' questa la strada che imboccherebbe una parte del mondo conservatore? Sembra più logico ritenere che i cardinali riuniti in conclave per eleggere un nuovo Papa, dopo la morte o la rinunzia al pontificato di papa Francesco, sarebbero assistiti dallo Spirito Santo. E, se è vero che i cardinali potrebbero rifiutare l'influsso divino, eleggendo un Pontefice peggiore di papa Francesco, è anche vero che la Provvidenza potrebbe riservare sorprese».
CONCLUSIONE In conclusione: l'essenza del Papato non è nel munus, come nei vescovi, ma è nell'esercizio del governo, ovvero nel ministerium, che non è un sacramento indelebile, ma un potere di giurisdizione, che si può perdere o a cui si può rinunciare. Il Papato non è una condizione spirituale o sacramentale, ma un "ufficio", o più precisamente un'istituzione. Chi rinuncia al ministerium, cioè al governo, perde il Papato. E questo era ben chiaro a Benedetto XVI, che nella sua Declaratio del 13 febbraio 2013 afferma con chiarezza: «[Declaro] Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem (...) convocandum esse» ("dichiaro che va convocato un conclave per eleggere un nuovo Sommo Pontefice"). Benedetto XVI non ha inteso conservare per sé la condizione papale, affidando il governo a un facente funzione, ma ha formalmente aperto la sede vacante (e non impedita), ordinando l'elezione di un nuovo Papa. Questo Papa è stato eletto con il nome di Francesco ed è stato riconosciuto come tale dalla Chiesa universale. Potrà piacere o no, ma è il legittimo Papa. Se Benedetto XVI continua ad atteggiarsi a Pontefice, vestendo di bianco e impartendo la benedizione apostolica, commette un errore, creando confusione tra i fedeli, ma non rivendica certo una legittimità pontificia alla quale ha rinunciato il 13 febbraio 2013. Nessuna sua parola o gesto apparentemente contrario è stato finora più forte di quella solenne Declaratio con cui ha concluso il suo pontificato. Chi sostiene il contrario è mosso da sentimenti o risentimenti personali di varia natura, ma non è sorretto da ragioni teologiche o canoniche, le sole che contano, nelle epoche di crisi come l'attuale.
Nota di BastaBugie: già il 19 maggio 2021 avevamo pubblicato un articolo (clicca nel link qui sotto) che chiariva la questione sull'elezione dell'attuale Papa.
CHI NEGA L'ELEZIONE DI PAPA FRANCESCO NON E' PIU' CATTOLICO: PAROLA DEL CARDINAL RATZINGER Nel 1998 il futuro Papa affermò in un documento ufficiale che chi rifiuta l'elezione di un Papa accettata dalla Chiesa, parlando di dimissioni forzate, conclavi irregolari, interpretazioni del diritto canonico, di fatto rifiuta la verità della dottrina cattolica di Robert Siscoe e John Salza https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6581
Per leggere il precedente articolo a cui si fa riferimento nell'articolo più in alto clicca sul seguente link.
I PRESUNTI MESSAGGI SEGRETI DI BENEDETTO XVI Codice Ratzinger di Andrea Cionci è il libro spazzatura pubblicato da ByoBlu dove si farnetica che il papa sia ancora Benedetto XVI (contro il parere di tutti i cardinali) di Roberto De Mattei https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7233
DOSSIER "FRANCESCO E' IL PAPA" Chi lo nega non è cattolico Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: Corrispondenza Romana, 14 dicembre 2022
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SMARTPHONE AI MINORI? L'ALLARME DEI PEDIATRI
Praticamente tutti i minorenni hanno un loro cellulare collegato con internet: i danni sono devastanti sia a breve che a lungo termine
Fonte Provita & Famiglia, 7 dicembre 2022
Da anni si parla dei potenziali danni allo sviluppo dei bambini che possono essere provocati dall'abuso di smartphone e altri apparecchi digitali, ma questi appelli sono stati ignorati e ora il quadro inizia a diventare davvero preoccupante. Infatti secondo quanto emerso da un'indagine sul rapporto con il digitale all'interno di 800 famiglie italiane condotta dalle Associazioni italiane di pediatria Acp, Fimp e Sip, in collaborazione con Fondazione Carolina e Meta, il 26% dei genitori italiani consente ai figli di utilizzare gli smartphone in autonomia nella fascia d'età tra 0 e 2 anni, percentuale che sale al 62% nella fascia 3-5, all'82% nella fascia 6-10 e al 95% tra gli 11 e i 15 anni. A preoccupare le associazioni di pediatri è soprattutto la crescente pervasività degli strumenti tecnologici in tutte le fasce d'età, a cominciare da quella delicatissima che va da zero a due anni, dove il 71,67 per cento delle madri ammette di usare uno smartphone durante l'allattamento, rischiando però così «ricadute negative sulle traiettorie neuroevolutive del bambino - spiega Antonio D'Avino, presidente Fimp in una fase della crescita fondamentale per lo sviluppo del legame con il genitore». La situazione non migliora cambiando target: il 72% delle famiglie con figli nella fascia da 0 a 2 anni ammette di utilizzare social e chat durante i pasti dei propri piccoli, mentre un bambino su quattro nella fascia 2-4 oggi si addormenta ascoltando Alexa che gli racconta una fiaba o gli canta una ninna nanna. Lo studio sottolinea inoltre come i bambini della fascia 4-6 anni, potendo scegliere, opterebbero per giocare con coetanei e genitori piuttosto che interagire con un dispositivo elettronico. La costante sovrastimolazione degli schermi, emerge sempre dallo studio, porterebbe a una produzione eccessiva di dopamina, il neurotrasmettitore che gioca un ruolo chiave nel far sentire i bambini gratificati ma che alcuni studi hanno associato allo sviluppo di forme più o meno marcate di dipendenza. Per questo motivo, la Società Pediatrica Canadese raccomanda di tenere i bambini con meno di due anni lontani dagli schermi digitali e consiglia di limitare l'esposizione nella fascia 2-5 a meno di un'ora al giorno. Dello stesso avviso anche Annamaria Staiano, presidente Sip che sottolinea come siano state rilevate «interferenze negative dei device sul sonno, sulla vista, sull'apparato muscolo-scheletrico, sull'apprendimento e persino sullo sviluppo cognitivo dei bambini». Più complicata la fascia 7-11. Secondo uno studio condotto dal Pew Research Center di Washington, è proprio a questa età che i genitori regalano il primo smartphone ai figli, esponendoli però così alla complessa costellazione dei social media e alle relative problematiche (cyberbullismo, hate speech, ricerca del consenso) spesso senza supervisione. I pediatri consigliano perciò di optare per telefoni senza accesso al web e incoraggiano i genitori a monitorarne attentamente l'uso. A patto però che gli adulti stessi siano i primi ad essere formati e informati, perché dal questionario stilato dalle associazioni pediatriche emerge un altro dato preoccupante, che riguarda la scarsa comprensione da parte degli adulti sui rischi derivanti dall'uso improprio della tecnologia: alla domanda su cosa sia il sexting, il 66% dei genitori della fascia 6-10 non ha saputo dare risposta.
Nota di BastaBugie: per ulteriori approfondimenti si possono leggere i seguenti articoli.
IL TELEFONO IN MANO AI RAGAZZI E' UN'ARMA DISTRUTTIVA Quando darai il cellulare a tuo figlio questi lo inonderà di pornografia gratuita a portata di mano e potrebbe avere altri effetti dannosi: depressione, iperattivismo, violenza e rischio di suicidio (VIDEO: I pericoli di TikTok) di Benedetta Frigerio https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7207
SEXTING: COSA FARE COME GENITORI? Tra gli adolescenti è di moda inviare foto di se stessi o di amici in pose erotiche attraverso cellulari e computer... ma quello che inizia come un gioco innocente ha conseguenze gravissime di Roberta Sciamplicotti https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3353
Fonte: Provita & Famiglia, 7 dicembre 2022
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PROCLAMARE SANTO IL VESCOVO CAMARA SIGNIFICA CANONIZZARE IL COMUNISMO
Il vescovo brasiliano Helder Camara potrebbe essere dichiarato venerabile: fu protagonista della teologia della liberazione, benevolo verso Urss e Cina, nella sua diocesi si pianificava la lotta armata rivoluzionaria
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 dicembre 2022
Un deciso passo in avanti per la causa di beatificazione di mons. Helder Camara (1909-1999), il "vescovo rosso" brasiliano che a breve potrebbe essere dichiarato venerabile. Lo ha reso noto l'arcivescovo mons. Fernando Saburido, suo successore nell'arcidiocesi di Olinda e Recife, retta da Camara tra il 1964 e il 1985. Un prelato sui generis, schierato con l'ala più progressista dei padri conciliari e poi, a concilio concluso, desideroso di un Vaticano III che superasse il secondo (naturalmente a sinistra). Protagonista della teologia della liberazione, sul piano politico, si mostrò decisamente benevolo verso le dittature comuniste, dall'Unione Sovietica, alla Cina, a Cuba, sempre all'insegna della "difesa dei poveri" con cui è stato propagandisticamente identificato in vita e in morte. Qualora un giorno mons. Camara salisse agli onori degli altari, costituirebbe un modello a dir poco controverso. A sostenerlo, auspicando che la causa venga sospesa, è Tradizione Famiglia Proprietà (TFP), rete di associazioni nata proprio in Brasile dall'opera di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), leader cattolico e impegnato nella "battaglia culturale" su posizioni opposte a quelle di dom Camara. Ne parla a La Bussola Julio Loredo, presidente della TFP italiana.
Loredo, potremmo avere dunque un "vescovo rosso" sugli altari? Dom Helder Camara è stato una figura chiave del progressismo ecclesiale dagli anni ‘30 fino alla morte, protagonista della svolta a sinistra dell'Azione Cattolica in Brasile. In seno a questo processo è sorta anche la teologia della liberazione. Inoltre negli anni '50 e '60 ha avuto un ruolo centrale nel ricambio (generazionale ma anche ideologico) dell'episcopato brasiliano, favorendo la nomina di prelati progressisti insieme al nunzio dell'epoca, mons. Armando Lombardi.
Una parabola partita però dal fronte opposto... E non da semplice militante: era il numero due del partito filo-nazista Azione Integralista Brasiliana, fondato da Plinio Salgado. Quando fu ordinato sacerdote, nel 1931, sotto la talare indossava la divisa delle milizie integraliste. Grazie a uno studio di Plinio Correa de Oliveira, che ne mostrava l'incompatibilità con la dottrina cattolica, venne meno l'appoggio ecclesiastico al movimento, poi messo fuorilegge dal presidente Getulio Vargas. Dopo la dissoluzione e l'esilio di Salgado, Camara iniziò il suo trasbordo ideologico verso sinistra - che abbiamo descritto in apertura - fino alla teologia della liberazione e alla costituzione di comunità ecclesiali di base (CEB), prefigurate dal pedagogo brasiliano marxista Paulo Freire, ispiratore del Movimento de Educação de Base.
Come si mosse dom Camara durante il Concilio? Pur non avendo mai preso la parola in aula, è stato assolutamente centrale dietro le quinte del Vaticano II. Era lui a coordinare gli incontri fra esponenti dell'ala progressista (curiosamente anche sul fronte tradizionalista la spinta veniva dal Brasile, grazie agli incontri coordinati da Plinio Correa de Oliveira dai quali scaturì il Coetus Internationalis Patrum). In questi anni dom Helder, già parte integrante della teologia della liberazione, portava avanti il dissenso dal magistero anche sul piano morale fino alla critica della Humanae Vitae di Paolo VI e alla difesa dell'aborto.
Un politico più che un vescovo? Nel 1969 tenne un celebre discorso a New York in cui appoggiava il comunismo internazionale. Difendeva l'URSS e la Cina di Mao. Al Sessantotto risale uno degli episodi più scioccanti: il documento Comblin. Nel giugno 1968 trapelò questo documento che pianificava una rivoluzione comunista armata in Brasile. Joseph Comblin era un sacerdote belga, professore presso l'istituto teologico di Recife. Dunque, nella diocesi e sotto l'egida di mons. Camara, il quale non negò l'autenticità del documento, limitandosi a dire che non era ufficiale. Il progetto contemplava, per esempio, l'abolizione della proprietà privata, delle forze armate, la censura di stampa, radio e tv, i tribunali popolari. In pratica una rivoluzione bolscevica in Brasile. Correa de Oliveira raccolse 2 milioni di firme chiedendo l'intervento di Paolo VI per bloccare questa infiltrazione marxista nella Chiesa brasiliana, ma non ebbe risposta. Anzi, il controverso presule rimase in carica fino ai 75 anni canonici. Nel 1984 Giovanni Paolo II nominò suo successore José Cardoso Sobrinho, che ha cercato di mettere un po' d'ordine nella diocesi, addirittura chiudendo l'istituto teologico e creandone un altro. Nello stesso anno usciva l'istruzione vaticana Libertatis Nuntius che condannava gli aspetti esterni della teologia della liberazione, ma era come chiudere la stalla con i buoi già scappati. E lui personalmente non ha mai ritrattato le sue posizioni? Non risulta. E alla sua morte, nell'agosto 1999, godeva di una sorta di canonizzazione mediatica. Alcuni giornali italiani titolavano: «Profeta dei poveri», «Santo delle favelas», «Voce del Terzo Mondo», e addirittura «San Helder d'America».
Una "fama di santità" ideologica, più che religiosa. Un'eventuale canonizzazione di dom Helder Camara sarebe la canonizzazione del comunismo, della teologia della liberazione, del dissenso. Lo chiamano già "Santo dei poveri", ma lui difendeva regimi che provocano la povertà, come aveva sintetizzato Indro Montanelli: «La sinistra ama tanto i poveri, che ogni volta che sale al potere ne aumenta il numero». Riguardo alla «falsificazione della fede cristiana» operata dalla teologia della liberazione, Benedetto XVI disse che « bisognava opporsi anche proprio per amore dei poveri e a pro del servizio che va reso loro».
Nota di BastaBugie:mons. Helder Câmara appoggiava un progetto di rivoluzione comunista per l'America Latina conosciuto come il "Documento Comblin" preparato nel giugno 1968 sotto l'egida di mons. Helder Câmara dal sacerdote belga Joseph Comblin, professore presso l'Istituto Teologico (Seminario) di Recife. Si trattava di un Rapporto destinato al Consiglio Episcopale Latinoamericano. Il documento proponeva, senza veli, un piano eversivo per smantellare lo Stato e stabilire una "dittatura popolare" di matrice comunista. In mezzo all'accesa polemica che ne seguì, padre Comblin non negò l'autenticità del documento, ma disse trattarsi "soltanto di una bozza". Eccone alcuni punti, riportati dal sito di Tradizione, Famiglia, Proprietà:
CONTRO LA PROPRIETÀ Nel documento, il p. Comblin difende una triplice riforma - agraria, urbana e aziendale- partendo dal presupposto che la proprietà privata e, quindi, il capitale siano intrinsecamente ingiusti. Qualsiasi uso privato del capitale dovrebbe essere vietato dalla legge. UGUAGLIANZA TOTALE L'obiettivo, afferma p. Comblin, è stabilire l'uguaglianza totale. Ogni gerarchia, sia nel campo politico-sociale sia in quello ecclesiastico, va quindi abolita. RIVOLUZIONE POLITICO-SOCIALE In campo politico-sociale, questa rivoluzione ugualitaria propugna la distruzione dello Stato per mano di "gruppi di pressione" radicali i quali, una volta preso il potere, dovranno stabilire una ferrea "dittatura popolare" per imbavagliare la maggioranza, ritenuta "indolente". RIVOLUZIONE NELLA CHIESA Per consentire a questa minoranza radicale di governare senza intralci, il documento propone il virtuale annullamento dell'autorità dei vescovi, che sarebbero soggetti al potere di un organo composto solo da estremisti, una sorta di Politburo ecclesiastico. ABOLIZIONE DELLE FORZE ARMATE Le Forze Armate vanno sciolte e le loro armi distribuite al popolo. CENSURA DI STAMPA, RADIO E TV Finché il popolo non avrà raggiunto un accettabile livello di "coscienza rivoluzionaria", la stampa, radio e TV vanno strettamente controllati. Chi non è d'accordo deve abbandonare il Paese. TRIBUNALI POPOLARI Accusando il Potere Giudiziario di essere "corrotto dalla borghesia", p. Comblin propone l'istituzione di "Tribunali popolari straordinari" per applicare il rito sommario contro chiunque si opponga a questo vento rivoluzionario. VIOLENZA Nel caso in cui non fosse stato possibile attuare questo piano eversivo con mezzi normali, il professore del seminario di Recife considerava legittimo il ricorso alle armi per stabilire, manu militari, il regime da lui teorizzato.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 dicembre 2022
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OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE - ANNO A
Una grande luce rifulse
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero?
1) MESSA DELLA NOTTE
La celebrazione natalizia - prima di tutto con questa Eucaristia notturna e poi con i vari riti di questi giorni, ma anche con le molte manifestazioni festose e luminose che l'accompagnano in ogni angolo della cristianità - è un grande inno di riconoscenza e di lode a Dio, che ha rischiarato la nostra notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo.
UNA LUCE RIFULGE NELLA NOTTE Come aveva detto il profeta, su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una grande luce rifulse (Is 9,1). Davvero tenebrosa è la nostra terra e noi ce ne accorgiamo sempre più, anche perché si sono spenti o stanno spegnendosi tutti i bagliori ingannevoli. La nostra epoca ha visto via via esaltati i miti più falsi e più ossessivi: il mito del nazionalismo, della inevitabile lotta di classe, del razzismo, dello scientismo senza saggezza e senza amore, del permissivismo senza buon senso, dell'edonismo sfrenato. Agli inizi le ideologie sembrano sempre luccicanti e fascinose; poi, quando si impongono e si assolutizzano, si rivelano tutte soffocanti e crudeli. Stregato e illuso da questi dogmi infondati e senza verità, il nostro secolo - il secolo dell'affermazione spavalda della ragione rattrappita in se stessa e dell'umanesimo senza Dio - ci ha regalato stragi e catastrofi sociali che non trovano paragoni nella storia: le guerre totali, gli eccidi di popolazioni innocenti reclamati dalle utopie del momento, i genocidi, la soppressione legalizzata e ufficialmente propagandata di vite incolpevoli, il dissenso ecologico, il dissesto morale. Immersa in questa notte, di cui solo adesso si può cominciare a misurare interamente l'orrore, l'umanità ha però conservato un filo di luce e un piccolo germoglio di speranza: ha sempre continuato, anche nei momenti più ottusi e più tetri, a celebrare il Natale. E proprio dal Natale la fiducia può rifiorire; proprio grazie all'annuncio di gioia e di salvezza dato ai poveri e agli umili si supera ogni avvilimento. Da Betlemme ci giunge ogni buon auspicio possibile, se però ci riconosciamo - noi, uomini tutti - poveri di bene vero e di sapienza; se ci vogliono collocare tra i semplici, che non dalle voci e dalle infatuazioni mondane attendono di essere illuminati; se prendiamo posto non tra i personaggi potenti e famosi, ma tra i pastori che con cuore limpido vegliano nella notte e aspettano senza scoraggiarsi l'alba di Dio. La gloria del Signore li avvolse di luce (Lc 2,9) - abbiamo ascoltato - perché non avevano una loro gloria da difendere e da vantare.
IL NATALE CI È OFFERTO PER CONSENTIRCI DI CONTINUARE A SPERARE Come disperare dell'uomo, quando Dio ha voluto farsi uno di noi? Come si può temere che non ci sia più un futuro per questa famiglia di creature fragili e spavalde, dotte e dissennate, calcolatrice e prodighe, che però quasi d'istinto ogni anno bene o male si pone in ascolto del canto degli angeli che annuncia pace e salvezza? Il Natale ci è dato proprio per consentirci di proseguire a sperare. Ed è la cosa che oggi, forse più che ogni altra, avvertiamo il bisogno. È vero, la vicenda in cui siamo immersi è troppo spesso deludente e ingrata; e lo è anche per colpa nostra, cioè di ciascuno di noi: il cristiano sa che la prima critica è sempre verso se stesso. Ma non possiamo abbandonarci al pessimismo, se - come ci ha esortato san Paolo e come l'odierna festa ci incoraggia - aspettiamo sul serio, nei pensieri e nelle opere, la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo (Tt 2,13). Quel neonato bambino, che oggi contempliamo nell'incredibile indigenza di una mangiatoia, ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo che gli appartenga (Tt 2,14): questo bambino è dunque il principio di un'umanità nuova, cui dobbiamo sempre tentare e ritentare di dare spazio, a cominciare dalla nostra coscienza e dalla nostra vita.
UN TRAGICO PARADOSSO L'odierna festa ci ripresenta ogni volta un tragico paradosso: da una parte i figli di Adamo, che sembra si compiacciono di degradarsi sempre più, di allontanare da sé e censurare ogni prospettiva che li salvi dalla disperazione e dell'assurdo, di scalzare dalla propria cultura ogni persuasione che dia qualche adeguata motivazione all'agire secondo dignità e secondo giustizia; e dall'altra parte Dio che non si arrende davanti a tanta stoltezza, e tenacemente li insegue col suo amore: li insegue magari anche solo con l'incanto innegabile del Natale e la nostalgia della innocenza perduta. Un grande scrittore antico, gloria e vanto della nostra regione, quasi sbigottito di fronte all'enigma del volontario scadimento umano, così esclamava in una sua omelia natalizia: "O uomo, perché così ti avvilisci, tu che agli occhi di Dio sei tanto prezioso? Perché tu, così onorato da Dio, a questo modo ti disonori? Perché indaghi scientificamente sulla tua origine, e non ti domandi mai quale sia il senso e lo scopo della tua venuta nel mondo?" (Pietro Crisologo, Sermone, 148,2). Le interrogazioni appassionate di San Pietro Crisologo, dopo quindici secoli, centrano ancora il nostro vero problema, e ancora ci possono aiutare a vivere nell'autenticità questi giorni privilegiati. La poesia del Natale - per chi la sa cogliere - è un grande dono e può, almeno inizialmente, consolarci dello sconforto e dell'amarezza dei tempi che stiamo vivendo. Ma un dono incomparabilmente più grande è passare dall'emozione effimera alla verità eterna, dal godimento spensierato alla percezione del mistero sostanziale dell'incarnazione del Figlio di Dio, dal gioco superficiale dei sentimenti al coinvolgimento profondo della vita. E questo dono appunto vogliamo oggi per noi e per tutti implorare dal Signore.
2) MESSA DEL GIORNO
Di questi tempi non sono molte le buone notizie. La lettura dei giornali è quasi ogni giorno deprimente; dalla radio alla televisione ci sono offerti spesso motivi di profondo sconforto. Qualche volta si ha l'impressione di vivere in un mondo che si stia sgretolando e non trovi punti di riferimento affidabili per avviare una qualche ripresa.
PROROMPETE INSIEME CON CANTI DI GIOIA, ROVINE DI GERUSALEMME Si è allora tentati di usare, per descrivere la situazione, la parola "rovina", che abbiamo ascoltato nella prima lettura, della profezia di Isaia: le "rovine di Gerusalemme" possono ben rappresentare la società in cui viviamo, soprattutto in rapporto agli ideali e ai valori. Il secolo ventesimo però non era cominciato così: aveva anzi fatto balenare la prospettiva allettante di un'umanità illuminata da una scienza rigorosamente autonoma e fiera di sé; aveva sventolato il vessillo di una libertà senza vincoli; aveva promesso una giustizia terrena senza il timore di un giudizio trascendente e un umanitarismo senza la virtù cristiana della carità. E molto di valido e di apprezzabile è stato anche attuato. Ma del grande progetto ideologico oggi ci restano soprattutto vistose e deludenti macerie. Ci limitiamo a richiamare qualche esempio. Prima di tutto "le rovine della ragione"; che sono molte, ma ne indichiamo una sola: gli uomini che, in omaggio alla razionalità (o meglio al razionalismo), hanno estromesso dalla loro attenzione tutta la realtà invisibile ed eterna, oggi sono comicamente arrivati a una fede quasi universale nell'oroscopo e nei responsi dei maghi e dei cartomanti. Poi le "rovine della libertà". Molti, specialmente giovani, ai quali è stata predicata l'emancipazione da ogni autorità e da ogni principio, si sono trovati sottoposti alle più tragiche schiavitù, come quelle della droga e delle varie aberrazioni morali. Infine le "rovine della serenità di spirito". Censurato il pensiero di Dio e del rendiconto finale da dare a lui, le paure non sono scomparse, sono anzi dilagate fino a diventare ossessive: paura dell'aria inquinata che respiriamo, dei cibi sofisticati, delle malattie e dei contagi senza rimedio, degli infarti improvvisi, delle crisi economiche ricorrenti, degli stranieri che ci invadono, della violenza e della disonestà che non si riesce più a frenare. Dove si estingue la fiducia in un Padre che ci ha creato e ci ama, nasce fatalmente un mondo atterrito. Una riflessione a parte meritano le "rovine della famiglia", che stanno all'origine di molti nostri guai. I bambini dell'inizio del secolo avevano a disposizione una padre, una madre e una mezza dozzina tra fratelli e sorelle. I bambini di oggi non hanno più né fratelli né sorelle; in compenso qualche volta hanno una mezza dozzina tra padri, madri, succedanei e facenti funzioni. Che meraviglia, se poi sono sempre più numerosi i nevrotici, i disadattati, i ribelli?
PERCHÉ L'UOMO RINASCA A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: ma che cosa centra tutto questo col Natale? C'entra, perché, in mezzo a questo squallore il Natale è l'unica "buona notizia". La parola di Dio, che ci ha parlato di "rovine", ci ha detto che anche queste "rovine" possono ricominciare a sperare: Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo (Is 52,9). Dal momento che il verbo di Dio - cioè la parola, il pensiero, l'intelligenza del Padre - si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cf. Gv 1,14), la nostra ragione può essere salvata da se stessa, dalle sue deviazioni e dalle sue intemperanze. È lui la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9): chi se ne lascia rischiarare è preservato dal non senso di un'esistenza che sembra venire dal niente per andare a finire nel niente e dall'assurdità di un pellegrinaggio terrestre senza indicazioni e senza mèta; chi se ne lascia rischiarare può finalmente cominciare a vivere da creatura ragionevole e sensata. A quanti credono nel suo nome è dato di sottrarsi davvero a tutte le tirannie: alla tirannia delle prepotenze politiche, dei condizionamenti psicologici e sociali, delle passioni accecanti. Quel bambino, che oggi contempliamo silenzioso nell'umiltà di una stalla, un giorno pronuncerà su questo argomento una frase decisiva: Se rimanete fedeli alla mia parola… conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8, 31.32). Dal presepe risuona dunque un annuncio che è ancora capace di ridonare pace, gioia, speranza anche ai nostri tempi inquieti. Perciò di qui, dal Natale, dall'Unigenito del Padre pieno di grazia e di verità (Gv 1,14) che è entrato una volta per tutte nella nostra storia, si può e si deve ripartire a lavorare perché l'uomo rinasca.
LA SPLENDIDA NOTIZIA DEL NATALE Comprendiamo allora che la cosa più urgente e benefica che l'umanità possa aspettarsi è che questa "buona notizia" risuoni nelle orecchie e nel cuore di tutti: la "buona notizia" che a Betlemme è stata proclamata per la prima volta dagli angeli, ed è la ragione vera (anche se dimenticata da molti) perché a Natale si debba fare tanta festa. A chi oggi, toccato dalla grazia di questa celebrazione, si propone di fare personalmente qualcosa per portare un po' di rimedio alle "rovine" del mondo e alleviare qualcuna delle angosce dei suoi fratelli, si presentano molti campi di operosità feconda e preziosa. Ma l'opera più benedetta e necessaria, cui dobbiamo tutti pensare, è quella della "nuova evangelizzazione": è quella cioè di far conoscere e riconoscere a tutti come Redentore e Signore il bambino nato a Betlemme, perché, come dice la parola di Dio, in nessun altro c'è salvezza; non c'è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12). Quanto più triste sarà lo spettacolo posto davanti ai nostri occhi della stoltezza e dalla corruzione degli uomini e delle istituzioni, tanto più ci apparirà in tutta la sua splendida attualità natalizia l'esclamazione del profeta: Come sono belli sui monti i passi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio (Is 52,7).
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