BastaBugie n�801 del 28 dicembre 2022

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1 NATALE CALPESTATO DOVE COMANDANO ISLAMICI O COMUNISTI
Natale proibito in Corea del Nord e in Arabia Saudita dove può essere vissuto solo in casa e di nascosto, in Brunei si rischiano 5 anni di carcere, in Somalia e in Tagikistan è proibito anche solo scambiarsi regali
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
2 TELEVISIONE E CELLULARE CI SPINGONO A CAMBIARE CONTINUAMENTE CANALE
La tecnica non è neutra: l'uso di immagini in continuo mutamento riduce l'attenzione e anche la capacità di osservare (come spiega Gandalf a Boromir ed anche il filosofo cattolico Marshall McLuhan)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone
3 CRISI ENERGETICA: I NODI VENGONO AL PETTINE
Nemmeno la crisi energetica attuale mette in discussione la folle politica energetica europea che, con il pretesto di una inesistente emergenza climatica, ha l'obiettivo di azzerare l'uso di combustibili fossili
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 CHEMSEX, OVVERO DROGARSI PER FARE SESSO
Estremamente rischioso, altera in modo artificiale il battito cardiaco, genera dipendenza, abbassa i freni inibitori e favorisce malattie sessuali
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
5 E' BELLO AVERE IL COGNOME DEL PADRE... E DEL MARITO
Quest'anno la Corte Costituzionale ha abolito il cognome del padre attribuito in modo automatico, ma è peggio... persino la moglie dovrebbe avere il cognome del marito (come la Thatcher, Hilary Clinton e Ursula von der Leyen)
Autore: Pietro Guidi - Fonte: Redazione di BastaBugie
6 LA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA A LORETO
Il 10 dicembre nel calendario liturgico si ricorda l'anno 1294 quando la casa di Maria a Nazaret fu trasportata in volo dagli angeli a Loreto per preservarla dall'attacco dei musulmani (VIDEO: La Santa Casa di Loreto)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 ANCHE GLI SCOUT SI ADEGUANO A GENITORE 1 E GENITORE 2
L'Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) contraddice il suo stesso Statuto come quando nel 2014 invitava la Chiesa a rivalutare l'omosessualità, la convivenza e il divorzio
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
8 OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO A (Lc 2,16-21)
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
9 OMELIA EPIFANIA DEL SIGNORE - ANNO A (Mt 2,1-12)
Prostratisi lo adorarono
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - NATALE CALPESTATO DOVE COMANDANO ISLAMICI O COMUNISTI
Natale proibito in Corea del Nord e in Arabia Saudita dove può essere vissuto solo in casa e di nascosto, in Brunei si rischiano 5 anni di carcere, in Somalia e in Tagikistan è proibito anche solo scambiarsi regali
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 26 dicembre 2022

Anche quest'anno si è rinnovato il tradizionale scambio di auguri natalizi. Di persona o con bigliettini, tramite web o social. Tra familiari, amici, conoscenti, colleghi. Ci è parso normale, spontaneo, quasi scontato. In realtà non è così. Non lo è per niente. Almeno non ovunque.
In Arabia Saudita, ad esempio, Paese rigorosamente musulmano, viene severamente vietato qualsiasi altro culto pubblico. Per cui Natale ed anche capodanno - espressione del calendario gregoriano, quindi cristiano - possono essere celebrati solo in casa e di nascosto, pena pesanti sanzioni per i trasgressori.
Ma il Natale è fuorilegge anche altrove, essendo considerato un pericolo per l'islam: in Brunei dal 2014, può costare a chi lo festeggi 20 mila euro di multa e fino a cinque anni di carcere; in Somalia è stato bandito dal 2015, lo stesso anche in Tagikistan, dove è proibito anche solo scambiarsi regali o raccogliere fondi per beneficenza; ma nella black list dei Paesi «Grinch» ce n'è anche uno comunista, la Corea del Nord, dove dal 2016 il dittatore Kim Jong-Un ha trasformato il 25 dicembre nella festa della «sacra madre della rivoluzione» ovvero di sua nonna.

LA FRANCIA RINNEGA IL SUO PASSATO DI FIGLIA PRIMOGENITA DELLA CHIESA
Non c'è bisogno di andar tanto lontano, per scoprire il Natale nel mirino dei "soliti noti". In Francia, ad esempio, ovvero nell'unico Stato europeo, che ha voluto inserire la "laicità" come "principio" nella propria Costituzione, la fede cattolica ed i suoi simboli sono da considerarsi sotto attacco per l'intero periodo delle festività natalizie. È già stato registrato un inquietante aumento degli atti vandalici nei giorni scorsi. Lo scorso 21 dicembre sono stati tracciati sulle pareti della chiesa di S. Rocco, a Parigi, simboli satanici e scritte folli. All'indomani, il 22 dicembre, peraltro in pieno giorno, nel mirino è finita la chiesa di Sant'Anna d'Arvor a Lorient: qui in pieno giorno è stato devastato il presepe, sono state distrutte diverse statue in gesso - tra cui quelle della Madonna, di S. Giovanna d'Arco e di S. Teresa del Bambin Gesù - e gettate a terra le candele. Vandalismi e profanazioni si sono verificati anche presso la chiesa di Saint-Maclou, a Rouen, presso la chiesa di Puy-de-Dôme con un tentato incendio doloso, presso la chiesa della Santissima Trinità a Bordeaux ed altrove.
Solo teppisti? Nient'affatto. Come recita il famoso detto popolare, «il pesce puzza dalla testa». Così, ecco il sindaco di Parigi, la socialista Anne Hidalgo, partecipare al tramonto alla rottura del digiuno del Ramadan, aderendo all'iniziativa della moschea di Parigi, e partecipare con la comunità ebraica all'accensione della sesta candela della Menorah per la festa dell'Hanukkah ai Champs de Mars, ma rifiutarsi totalmente di unirsi ai fedeli alla Messa di mezzanotte per la celebrazione del S. Natale. Lo stesso, sostanzialmente, han fatto il sindaco di Metz, François Grosdidier, e quello di Béziers, Robert Ménard.
E laddove non arriva la politica, arriva la magistratura. Così il tribunale amministrativo di Montpellier, su input della «Lega dei Diritti dell'Uomo», ha ordinato al Comune di Perpignan di rimuovere entro ventiquattr'ore il presepe sistemato nel municipio dal sindaco Louis Aliot di Rassemblement National. Ogni giorno di ritardo sarebbe costato cento euro di sanzione.

TERRA SANTA
Neppure in Terra Santa la situazione appare migliore: i leader delle principali chiese cristiane di Gerusalemme lo scorso 22 dicembre, nel proprio messaggio di Natale, hanno evidenziato come, negli ultimi anni, i fedeli abbiano «dovuto affrontare sempre più spesso attacchi al libero esercizio della religione, tra cui aggressioni personali, profanazioni delle chiese e dei cimiteri, restrizioni ingiustificate al culto e minacce legali alle proprietà ecclesiastiche». Il che suscita viva preoccupazione, anche perché, tra Israele e Palestina, i cristiani locali sono circa 180 mila, quindi poco più dell'1% dell'intera popolazione: erano oltre il 25% nel 1948, poi scesi al 12% nel 1967 ed ora ridotti al lumicino.
Allora è chiaro: se le ostilità verso il culto cattolico giungono dall'alto, da chi dovrebbe essere di esempio quanto meno in termini di equanimità, è poi improbabile immaginare una società diversa, virtuosa. Sarebbe davvero ora di pretendere, leggi alla mano (anche con le attuali, peraltro migliorabili...), quel rispetto e quella considerazione che meritiamo, stigmatizzando tifoserie ideologiche e dileggi giacobini.

Fonte: Radio Roma Libera, 26 dicembre 2022

2 - TELEVISIONE E CELLULARE CI SPINGONO A CAMBIARE CONTINUAMENTE CANALE
La tecnica non è neutra: l'uso di immagini in continuo mutamento riduce l'attenzione e anche la capacità di osservare (come spiega Gandalf a Boromir ed anche il filosofo cattolico Marshall McLuhan)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone, novembre 2022

La tecnica, si dice, è neutra: può essere usata bene o male. Un coltello, ad esempio, può essere usato per affettare del formaggio o per ferire qualcuno. Sarà vero?
Se qualcuno ha letto (e di attenzione ne occorre parecchia) Il signore degli anelli dello scrittore (cattolico) J.R.R. Tolkien, ricorderà il personaggio Boromir. Forte e coraggioso guerriero, commette però un errore che gli costa la vita e mette in pericolo i suoi compagni: vuole impossessarsi dell'anello del potere. Vuole usarlo, certamente, per fare il bene, contro l'oscuro signore. Ma Gandalf l'aveva avvertito: l'anello non è neutro, esso può essere usato solo per il male. In un certo senso, Tolkien contraddice la nostra tesi iniziale; e dà ragione al filosofo (cattolico) canadese Marshall McLuhan.

MCLUHAN: GLI STRUMENTI NON SONO NEUTRI
McLuhan sosteneva che gli strumenti, ad esempio i mezzi di comunicazione, non sono neutri, cioè sono buoni se trasmettono un messaggio buoni e cattivi se trasmettono un messaggio cattivo. Sosteneva addirittura che il "mezzo", lungi dall'essere soltanto un canale di trasmissione, "è il messaggio" stesso. Il contenuto, insomma, è meno importante del mezzo di comunicazione.
La teoria di McLuhan spiega in modo semplice e chiaro ciò che è accaduto alle nostre capacità cognitive da qualche decennio: si sono cioè ridotte drasticamente. Come è possibile? Semplice: se io mi abituo a usare sempre la calcolatrice, diventerò sempre meno capace di svolgere calcoli a mente, fino a perdere per sempre questa capacità. Se io uso sempre il navigatore per spostarmi, a lungo andare perderò completamente il senso dell'orientamento. Questo proprio perché gli strumenti non sono neutri, ma ci educano, ci plasmano senza che ce ne accorgiamo.
L'uso di immagini, piene di colore saturi, in repentino e continuo mutamento, ad esempio, riduce la capacità di osservare, contemplare ciò che abbiamo davanti al naso. Mi riferisco, ovviamente, ai video che arrivano a noi attraverso schermi elettronici: cartoni animati, film, video musicali o di altro genere.
L'effetto è ancora più evidente se pensiamo alla nostra capacità di accostarci alla musica. È noto che, in occasione dell'esecuzione di alcuni brani musicali, gli ascoltatori svenivano, letteralmente. Uno di questi brani è il finale del Guglielmo Tell, di Rossiini, con quelle sue continue cadenze d'inganno che accrescono la tensione quasi senza fine. Scommetto che, al giorno d'oggi, quello stesso brano non farebbe svenire nessuno: non siamo più in grado di concepire la musica come gioco di tensioni e rilassamento. [...]

TUTTO È RAPIDO
E che dire della dinamica, azzerata dai nuovi formati di riproduzione? Un tempo si acquistava un disco, lo si metteva sul giradischi e ci si prendeva un'oretta di tempo, al buio, per ascoltare. Il disco, un long playing, era concepito per essere ascoltato tutto, dall'inizio alla fine. L'ascolto era, quindi, un'esperienza che catturava l'attenzione e chiedeva che fosse conservata fino al silenzio finale. Ora esistono le singole canzoni, sempre più corte. Che, in realtà, non ascoltiamo nemmeno: sono il sottofondo della nostra giornata, mentre guidiamo, mentre facciamo attività sportiva, mentre usiamo i mezzi pubblici. Mentre facciamo altro, insomma. Nessuno interrompe le proprie attività per dedicarsi all'ascolto.
Tutto è rapido, provvisorio, niente merita attenzione. Nemmeno un libro, o la persona che abbiamo di fronte. Facciamo zapping con ogni stimolazione che ci si presenta; non abbiamo, quindi, più tempo per nulla. Siamo criceti sulla ruota della vita. Come fare, dunque, per recuperare tempo e capacità di attenzione? [...] Prevalenza della ragione sulle passioni (ansia inclusa), compartimentazione del tempo e libertà sono le chiavi per lavorare bene, in modo efficace e senza perdere tempo. Non importano il frastuono e la confusione con i quali il mondo tenta di invaderci: in fin dei conti, siamo sempre liberi (e, quindi, responsabili) di come utilizzare il nostro tempo.

DOSSIER "CELLULARE? NO, GRAZIE!"
L'illusione di essere connessi

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Fonte: Il Timone, novembre 2022

3 - CRISI ENERGETICA: I NODI VENGONO AL PETTINE
Nemmeno la crisi energetica attuale mette in discussione la folle politica energetica europea che, con il pretesto di una inesistente emergenza climatica, ha l'obiettivo di azzerare l'uso di combustibili fossili
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 dicembre 2022

«Tutti intendono mantenere gli obiettivi sul clima, ma quando ti trovi davanti alla scelta se tenere accese le luci o diminuire le emissioni di carbonio, la scelta è di tenere accese le luci». Questa constatazione di Carlos Fernandez Alvarez, responsabile del dipartimento carbone e gas all'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), citato da Bloomberg, è una implicita ammissione della gravità della crisi energetica in Europa e nei paesi sviluppati. E fa da contorno alla notizia del nuovo ricorso al carbone per tamponare la mancanza del gas ed evitare i blackout elettrici.
La Germania ha già lanciato l'allarme e nel terzo quadrimestre del 2022 fa registrare un +13,3% di consumo del carbone rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, malgrado ci sia stato una rilevante diminuzione del consumo energetico totale. Il carbone oggi provvede per oltre un terzo del fabbisogno energetico della Germania. E per quanto il governo, in nome della lotta ai cambiamenti climatici, affermi che non cambia l'obiettivo di azzerare il consumo di carbone entro il 2030 (anticipando il precedente obiettivo che fissava al 2038 la data fatidica) la realtà sembra suggerire altrimenti.
Anche perché lo "scontro" con la Russia non è la causa principale del problema, è solo una circostanza che ha peggiorato e reso immediatamente evidente una crisi che è figlia invece della transizione energetica ed ecologica. Come ha giustamente notato Fraser Myers, vice-direttore di Spiked, «i nostri leader hanno passato gli ultimi 15 anni o giù di lì convincendosi che il vero obiettivo della politica energetica sia la mitigazione dei cambiamenti climatici, la riduzione dell'impronta carbonica della nostra produzione energetica. Il risultato è che i politici di tutti i partiti non solo hanno trascurato i nostri rifornimenti energetici e le infrastrutture, le loro deliberate scelte politiche le hanno rese anche più precarie».

IL MITO DELLE FONTI RINNOVABILI
Il mito delle fonti rinnovabili capaci di sostituire i combustibili fossili si sta rivelando disastroso. Myers si riferisce soprattutto al Regno Unito, che questa estate ha sfiorato un drammatico black out, evitato soltanto con un acquisto urgente di elettricità dall'estero a prezzi astronomici (il 5.000% dei prezzi normali), ma il problema coinvolge tutti i paesi europei: anche in Italia negli ultimi mesi si sono registrati localmente diversi blackout. E anche l'Italia ha registrato a ottobre un record nell'utilizzo di carbone per le centrali elettriche: +56,6% rispetto allo stesso mese del 2021, malgrado i consumi elettrici siano calati del 6,6%.
Il revival del carbone comunque è un fenomeno mondiale: un rapporto dell'IEA pubblicato dieci giorni fa prevede per il 2022 un incremento globale del consumo di carbone dell'1,2%, superando per la prima volta la cifra degli 8 miliardi di tonnellate in un anno. E la previsione è che rimanga su questi livelli almeno fino al 2025.
La crisi attuale potrebbe anche essere una benedizione se servisse a bloccare questa folle transizione energetica a tappe forzate: allo stato attuale sole e vento sono fonti troppo aleatorie e comunque discontinue per poter garantire un approvvigionamento sufficiente e regolare di energia, senza contare che le giornate sono più corte e grigie proprio in inverno quando la domanda di energia raggiunge il suo picco. Ma la lezione non sembra sia stata ancora sufficiente.
È vero, tutti i paesi europei stanno cercando di correre ai ripari per fare fronte all'attuale carenza di energia: i paesi che già ce l'hanno (vedi la Germania) spostano più in là la programmazione della chiusura delle centrali nucleari, si cercano nuovi fornitori di gas, e ripartono esplorazioni e trivellazioni per trovare nuovi giacimenti. Anche l'Italia dà qualche segnale in questo senso: si riparla del gasdotto dall'Algeria all'Italia via Sardegna (che era stato accantonato dieci anni fa) e recentemente il neo-ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha anche aperto al nucleare.

LA FOLLE TRANSIZIONE ENERGETICA
Ma tutto questo non ha ancora la forza di rimettere in discussione la scelta di fondo. Anzi, l'indirizzo politico prevalente in Europa è quello di accelerare ulteriormente la transizione energetica, cosa che non potrà che aggravare la crisi. Visto che tutte le opzioni citate richiedono tempo per poter essere realizzate (e in Italia più che altrove) mentre il bisogno di energia è subito, il carbone per ora è la soluzione più rapida ed economica per tamponare l'emergenza. Il termine fissato per la fine del suo utilizzo nell'Unione Europea resta però il 2030.
Né la lezione della Russia sembra avere insegnato alcunché: la dipendenza energetica può essere molto pericolosa se non c'è almeno una diversificazione dei fornitori, addirittura pianificarla è suicida. Per liberarsi del gas russo ci si è rivolti al Qatar, paese ancora più pericoloso per la nostra sicurezza nazionale e continentale, e ai suoi ricatti: abbiamo visto proprio in questi giorni che il Qatar ha minacciato ripercussioni negative sulla trattativa per la fornitura di gas all'Europa in seguito alle polemiche seguite allo scandalo degli europarlamentari che prendevano mazzette dal governo di Doha.
E l'alternativa che si profila non è più incoraggiante: proprio ieri la Turchia ha annunciato di avere scoperto un altro importante giacimento di gas naturale nel Mar Nero, 58 miliardi di metri cubi di riserve, che portano la riserva turca nel Mar Nero a 710 miliardi di metri cubi, come ha specificato lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan. Potremmo avere disperato bisogno di quel gas, ma doversi trovare a dipendere anche dalla Turchia non sarebbe una bella prospettiva dal punto di vista politico.
Per questo la politica energetica richiede ben altro che misure tampone o di corto respiro. E soprattutto richiede che si torni ad avere come obiettivo la disponibilità massima di energia al più basso costo possibile, smettendola di pensare che si possa vivere meglio con meno energia. Tanto più che non c'è alcuna emergenza climatica.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 dicembre 2022

4 - CHEMSEX, OVVERO DROGARSI PER FARE SESSO
Estremamente rischioso, altera in modo artificiale il battito cardiaco, genera dipendenza, abbassa i freni inibitori e favorisce malattie sessuali
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 19 dicembre 2022

Tanti, c'è da scommettere, non ne hanno mai sentito parlare; e probabilmente qualcuno scoprirà quindi di questa realtà leggendo ora questo articolo. Eppure il chemsex è qualcosa che non solo esiste, ma che andrebbe esaminata con attenzione in quanto estremamente problematica. Con questo neologismo, infatti - coniato per la prima volta nel 2012 dallo scrittore, ricercatore e attivista di origine australiana David Stuart - si indica una pratica derivante dalla fusione di chems, termine utilizzato per definire le sostanze stupefacenti di origine chimica e sex, sesso.
Si tratta insomma di attività sessuale praticata in combinazione con l'assunzione di sostanze che, in genere, sono di tre tipi: mefedrone, simile ad un'anfetamina, fa sentire gli utenti euforici, potendo sovrastimolare il cuore e il sistema nervoso; Ghb/ Gbl, che hanno effetto anestetico rilassante che riduce le inibizioni, ma possono essere molto pericolosi se mescolati con depressivi quali l'alcol, con una combinazione che può risultare anche mortale; e metamfetamina, che rende il consumatore esaltato e stimolato.
Ora, non serve essere tossicologi né medici, evidentemente, per capire come il chemsex possa essere rischioso, dato che comporta l'assunzione di sostanze che da una parte alterano in modo artificiale il battito cardiaco e, dall'altra, possono generare dipendenza; senza considerare che l'abbassamento dei freni inibitori comporta, va da sé, il fatto che si possano fare proprie condotte a rischio. Basti dire che si può arrivare a praticare rapporti sessuali senza sosta per molte ore - anche più di 24 ore di seguito - o addirittura giorni. Ne consegue, oltre a immaginabili conseguenze sulla salute, come tale pratica sia associata al rischio di trasmissione di malattie sessuali per la mancanza di controllo.
Il punto è che di un simile fenomeno, per quanto a prima vista bizzarro e da molti sconosciuto, c'è il rischio che ci si debba occupare sempre più spesso. Chi studia questa pratica segnala infatti oggi come la gamma degli stupefacenti usati si stia ampliando, rispondendo a quelle che sono le esigenze di mercato e facendo quindi sì che il chemsex si radichi, diffondendosi a livello globale. [...]
Il "successo" attuale del chemsex ben oltre alcuni club gay del chemsex è probabilmente l'esito [...] di un disagio giovanile figlio di molteplici fattori; primo tra tutto, i modelli ultravincenti che vengono proposti ai ragazzi sia da influencer e cinematografia, tanto più se pornografica. In secondo luogo [...] c'è da evidenziare la perdita del senso del sacrificio.
Un rapporto sessuale naturale ma, ancor più, la costruzione di una relazione solida nell'ambito della quale - a tempo debito, non certo immediatamente - vivere l'unione a 360 gradi, inutile nascondersi dietro ad un dito, comporta tempo e fatica; in una parola, comporta sacrificio. Invece il chemsex garantisce immediatezza e "prestazioni", per così dire. Peccato che una relazione seria richieda ben altre "prestazioni", a partire appunto dal dono di sé, dalla capacità di ascoltare l'altro e di rendersene non solo complice, ma alleato nell'ambito di una relazione matura e aperta alla vita. Senza dimenticare, infine, che comunque l'assunzione di droghe non comporta, repetita iuvant, conseguenze solo immediate.
Il grande rischio, infatti, è che oltre a veicolare disvalori, il chemsex rafforzi tutto un sistema di fragilità individuali e di dipendenze, non solo non risolvendo nulla delle insicurezze per affrontare le quali viene scelto, ma peggiorando di gran lunga la situazione; e non solo quella del singolo che ne fa ricordo, ma dei suoi familiari, dei suoi amici e, in definitiva, di tutti noi. Per il semplice fatto, come ha scritto un grande poeta, che nessun un uomo è un'isola. Quindi, se qualcuno purtroppo va a fondo, ad inabissarsi è sempre e comunque l'esistenza anche di un pezzo di società.

Fonte: Provita & Famiglia, 19 dicembre 2022

5 - E' BELLO AVERE IL COGNOME DEL PADRE... E DEL MARITO
Quest'anno la Corte Costituzionale ha abolito il cognome del padre attribuito in modo automatico, ma è peggio... persino la moglie dovrebbe avere il cognome del marito (come la Thatcher, Hilary Clinton e Ursula von der Leyen)
Autore: Pietro Guidi - Fonte: Redazione di BastaBugie, 21 dicembre 2022

Mercoledì 27 aprile la Corte Costituzionale ha definito illegittime le norme che attribuiscono al figlio di una coppia il cognome del padre in modo automatico. Per dare al figlio soltanto il cognome paterno d'ora in poi sarà necessario che entrambi i genitori siano d'accordo. Questa notizia non deve stupirci.
Già in moltissimi paesi europei vigevano leggi simili, se non ancora più estreme. In Spagna vengono dati entrambi i cognomi. Nei Paesi Bassi si attribuisce di comune accordo uno dei due cognomi. In Germania, Svizzera, Grecia, Ungheria, Romania e Croazia viene assegnato ai figli il cognome scelto dai genitori per tutta la famiglia. In Francia e in Belgio si possono assegnare entrambi i cognomi in ordine alfabetico. Addirittura in Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia e Austria viene attribuito automaticamente il cognome della madre dall'anagrafe, a meno che si dia indicazione della propria scelta. In Lussemburgo siccome sono più indecisi fanno un sorteggio.
Quindi la legge attualmente vigente in Italia non è un caso isolato, ma è parte di un processo di revisione del ruolo della donna all'interno della famiglia che ha colpito tutto l'Occidente. Si dice infatti che una volta la famiglia avesse uno stampo esclusivamente patriarcale: il padre veniva chiamato capofamiglia ed era lui che decideva tutto, mentre la donna era relegata al ruolo di serva del marito, alla cura dei figli e alle faccende domestiche. In quest'ottica il fatto di dare anche il cognome della donna non è impuntarsi per una cosa da niente, ma è un segno del nuovo ruolo assunto dalla donna all'interno della famiglia.
Se una femminista mi esponesse così le motivazioni del dare anche il cognome materno al figlio gli direi che ha ragione, eccetto che nella soluzione. È verissimo che dare il cognome materno al figlio non è una quisquilia burocratica, ma rivoluziona sostanzialmente il ruolo della donna. Il problema è che il vecchio ruolo che aveva la donna nella famiglia andava benissimo e quello nuovo storpia la sua natura. Permettere alla donna di dare il cognome ai propri figli è l'ennesimo passo avanti nella decostruzione del ruolo del padre e del maschio e del conseguente crollo della famiglia. E questo va a scapito anche della donna. È insomma un ulteriore passo avanti di questa ideologia cieca nei confronti della realtà. Sì, sto parlando di realtà perché dare il cognome del padre al figlio (e anche alla moglie) non è una convenzione sociale che può essere cambiata perché risolve i problemi dati dalla realtà biologica. Infatti il cognome del padre risolve l'incertezza della paternità per i figli e, se proprio vogliamo dirla tutta, la moglie dovrebbe portare il cognome del marito a sua maggior garanzia.

IL COGNOME DEL PADRE PER I FIGLI
Nel nostro DNA ci sono scritti due bisogni fondamentali: quello di sopravvivere e quello di riprodurci. Per questo esistono l'istinto alla sopravvivenza e quello dell'accoppiamento sessuale. In questo caso ci interessa il secondo. Noi ci riproduciamo perché istintivamente desideriamo trasmettere i nostri geni alla generazione futura. Non ci basta che la specie umana si riproduca, ma ogni individuo desidera che siano i suoi geni ad essere portati avanti. Traducendo in un linguaggio contemporaneo: non ci basta sapere che qualcuno faccia sesso, ma vogliamo essere noi personalmente a farlo. E siccome la natura mette un piacere dove ci realizziamo, noi ci realizziamo trasmettendo i nostri geni alla generazione futura.
Pensiamo agli animali che, pur di accaparrarsi le femmine per potersi riprodurre, sono disposti a lottare fino all'ultimo sangue. Quindi è interesse di ogni maschio, animale o umano che sia, far sì che sia solo lui a generare figli dalla sua femmina e nessun altro. Altrimenti starebbe sprecando le sue risorse e le sue energie per mantenere i figli del suo rivale: oltre al danno la beffa! I latini spiegavano questo concetto dicendo: "Mater semper certa, pater numquam". Da qui capiamo l'esigenza del padre di imporre il cognome: così facendo lo riconosce come suo e si impegna a mantenerlo e proteggerlo. Da questo discende che il bambino entra a far parte della famiglia del padre, è sottomesso alla sua potestà e per questo ottiene il diritto ad essere mantenuto dal padre, il diritto all'eredità e a tutte le cose che sono dovute ad un figlio. Diversamente no. Infatti ogni vero diritto nasce da un dovere e il diritto ad essere mantenuto dai genitori nasce dal dovere di stare sottomesso a loro.
Dai ragionamenti fatti sul cognome paterno si può capire che questa non è una rivendicazione fine a sé stessa, ma deriva dal fatto che è l'uomo a esercitare il ruolo di capofamiglia con tutto il carico di responsabilità che esso comporta: se la famiglia va male o patisce la fame è colpa sua.
Comprendiamo quindi come imporre il nome o il cognome è un gesto dalla portata grandissima. Dare il nome infatti è sempre stato un atto di autorità. Pensiamo nei vangeli a quando Gesù cambia il nome a Simone, che da quel giorno si chiamerà Pietro. In questo modo Gesù aveva affermato di avere il potere su di lui. Era Gesù che comandava e Pietro obbediva. La stessa cosa deve succedere in famiglia. Il padre infatti deve prendersi la responsabilità di mantenere e difendere la famiglia e per questo motivo è lui che ha il diritto, ma anche il dovere di comandare. Se per non prendersi la responsabilità scaricasse sulla moglie l'onere di decidere, verrebbe meno a un suo preciso dovere.
Diversamente da quello che in genere si crede, in famiglia non si può decidere in due. Non è possibile che siano entrambi i genitori a comandare, ma deve essercene uno che ha l'ultima parola. Ogni realtà ordinata ha una e una sola guida. Pensiamo ad una azienda, una squadra di calcio, uno stato ecc. Se ci fossero due persone a comandare nel momento in cui si trovassero in disaccordo ci si bloccherebbe. Inoltre credere che l'accordo sia sempre possibile a condizione di parlarne abbondantemente è un'illusione tutta femminile. Se in una famiglia vi dicono che comandano tutti e due in realtà ci sarà sempre uno che ha l'ultima parola. E se l'uomo ha abdicato dal suo ruolo di capofamiglia per "decidere insieme", state sicuri che, quando si troverà in disaccordo con la moglie, farà un ulteriore passo indietro e lascerà decidere a lei trasformandosi piano piano in un'ameba. E chi dei due debba comandare ce lo indica la natura: all'uomo viene donata maggior forza fisica e maggior logicità nel ragionamento proprio per adempiere a questo compito. Alla donna invece viene data una maggior sensibilità ed emotività che le permettono di svolgere meglio il suo compito di cura nei confronti del marito, dei figli e, di conseguenza, della loro casa. Una donna affezionata a suo marito farà dei gesti di amore che a lui non sarebbero mai venuti in mente.

IL COGNOME DEL MARITO PER LA MOGLIE
Quindi, come conseguenza di tutto quello che è stato detto facciamo un passo ulteriore: non solo i figli devono avere il cognome del padre, ma anche la moglie dovrebbe prendere il cognome del marito. Infatti il cognome indica la persona a cui sei soggetto. Finché vivi in casa con i tuoi genitori è a loro che sei soggetto e sono loro che ti proteggono e ti mantengono. Quando invece vai a vivere con il tuo marito è lui che prende su di sé il dovere di mantenerti e di proteggerti e ti accetta nella sua famiglia: per questo è giusto che la donna porti il cognome del marito. Questa cosa è magnificamente spiegata quando Gesù istituisce il sacramento del matrimonio, ribadendo l'insegnamento originario di Dio sulla sessualità. Ad un certo punto Gesù dice, citando quello che Dio aveva detto ad Adamo ed Eva: "Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne". Fate bene attenzione alle parole: l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre. Perché non dice che anche la donna li abbandonerà? Perché la donna non abbandona nessuna sicurezza. L'uomo infatti abbandonerà la sicurezza della casa paterna e diventerà responsabile della sua vita. La donna no. La donna passerà dalla protezione dei suoi genitori a quella del marito. Non sarà in nessun momento abbandonata a se stessa. E il cambio di cognome dopo il matrimonio esprime proprio questa realtà: io porto il cognome di colui che mi protegge, di chi ha la responsabilità su di me.
Persino Hilary Clinton porta il cognome del marito Bill, ex presidente degli Stati Uniti, in quanto deve tutta la sua carriera politica a lui. E non si può certo dire che la Clinton sia antifemminista, anzi. Stesso discorso per Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione europea. Il suo cognome è in realtà quello del marito.
In conclusione dobbiamo augurarci che un giorno le donne possano tornare a capire che la loro realizzazione non passa dal competere con l'uomo su chi ha il potere, ma riconoscano il loro ruolo naturale nella cura della famiglia. L'uomo invece non deve farsi da parte per una falsa umiltà che in realtà è sovvertimento degli incarichi naturali voluti da Dio e deresponsabilizzazione per il maschio, ma ritorni ad essere il re della sua famiglia che da lui prende il cognome.

DOSSIER "IL COGNOME DEL PADRE"
Solido fondamento della famiglia

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 21 dicembre 2022

6 - LA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA A LORETO
Il 10 dicembre nel calendario liturgico si ricorda l'anno 1294 quando la casa di Maria a Nazaret fu trasportata in volo dagli angeli a Loreto per preservarla dall'attacco dei musulmani (VIDEO: La Santa Casa di Loreto)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 dicembre 2022

Ogni 10 dicembre si ricorda la traslazione della Santa Casa di Nazaret che il 10 dicembre 1294 fu trasportata in volo dagli angeli nel territorio delle Marche, allora parte dello Stato Pontificio. Non era la prima traslazione miracolosa né sarebbe stata l'ultima, per cui vale la pena accennare al quadro storico in cui ciò avvenne.
Nel maggio 1291 la città di Nazaret e l'intera Palestina si trovavano sotto il dominio dei Turchi Selgiuchidi, che erano una minaccia tanto per i pellegrini quanto per i luoghi santi in cui Cristo aveva vissuto, insegnato e sofferto la Passione per la nostra salvezza. Fu allora che per preservare la Santa Casa, dove era nata Maria e dove il Verbo di Dio si era incarnato in seguito al fiat pronunciato dalla Vergine davanti all'Arcangelo Gabriele (Lc 1, 26-38), gli angeli la staccarono dalle fondamenta e la traslarono a Tersatto, in Dalmazia. Vi rimase per tre anni e sette mesi («ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine», si legge in una cronaca del 1465 di Pier Giorgio Tolomei, che aveva tratto la notizia da una vecchia 'tabula' risalente all'inizio del XIV secolo), fino appunto al 10 dicembre 1294 quando la Santa Casa venne posta per la prima volta sulla terra del Vicario di Cristo.

LA TRASLAZIONE MIRACOLOSA
Nell'anno successivo la sacra dimora fu spostata altre tre volte in luoghi vicini, prima a causa dei briganti che derubavano i fedeli e poi perché due fratelli (i conti Stefano e Simone Rinaldi) avevano cercato di ottenere il titolo di proprietà sulla Santa Casa, che alla fine gli angeli posero al centro della strada che da Recanati va al suo porto: e ciò, si badi bene, costrinse i magistrati dell'epoca a ordinare una deviazione del percorso. In quel luogo, poi chiamato Loreto, la Santa Casa si trova ancora oggi dopo oltre sette secoli, custodita da un rivestimento marmoreo all'interno dell'omonima basilica, eretta a partire dal XV secolo e divenuta uno dei santuari mariani più visitati al mondo, meta di pellegrinaggio di pontefici, cardinali, re, regine e milioni di altri fedeli che vi hanno lasciato doni ed ex voto per le innumerevoli grazie ricevute.
Dal XIII secolo ai giorni nostri, sia a Loreto che a Nazaret, sono stati condotti numerosi studi archeologici e storici sulla Santa Casa che sostengono la soprannaturalità della traslazione. Sono del tutto inventate, invece, le storie moderne (e moderniste), accompagnatesi perfino alla produzione - dal XIX secolo in poi - di atti falsi, che vorrebbero la traslazione operata per mano dei crociati o di una presunta famiglia "Angeli" o "De Angelis". Accenniamo brevemente ai fatti che avvalorano la traslazione miracolosa.
Tra le ricerche più recenti si ricordano quelle di padre Bellarmino Bagatti, uno degli archeologi più importanti del XX secolo, di Nereo Alfieri, anche lui famoso archeologo, e di Nanni Monelli (La Santa Casa a Loreto. La Santa Casa a Nazareth), architetto e ingegnere. Innanzitutto, nel suo nucleo originario, la casa è costituita da sole tre pareti perché era appoggiata a una grotta con la quale costituiva un unico blocco abitativo. Le misure della casa di Loreto e lo spessore dei suoi muri corrispondono perfettamente alle fondamenta che si trovano a Nazaret, nel luogo che per 13 secoli è stato venerato dai fedeli come casa di Maria. Le pietre della Santa Casa sono tipiche della Palestina e lavorate con una tecnica specifica di quei luoghi; a ciò va aggiunto che nelle Marche non vi erano cave di pietra e tutte le costruzioni erano fatte in laterizi, senza contare che la collocazione della porta sulla parete lunga e l'orientamento dell'intera casa sono anomalie per gli usi edilizi dell'epoca in terra marchigiana.

PROVE CERTE
Le pietre della Santa Casa risultano saldate da una malta anch'essa tipica della Palestina, costituita da gesso impastato con polvere di carbone di legna grazie a una tecnica mai usata in Italia, e uniforme in tutti i punti: altro fatto che, come ha spiegato il docente di elettrochimica Emanuele Mor, esclude l'ipotesi di una rimozione e traslazione della casa per mano umana, perché «qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione». Sulle pietre sono presenti numerosi graffiti che recano segni cristologici (compresa la scritta in ebraico «O Gesù Cristo, Figlio di Dio») del tutto simili a quelli ritrovati a Nazaret nei primissimi secoli della cristianità.
Questi e diversi altri particolari convergono verso l'unica conclusione plausibile, figlia della ragione illuminata dalla fede: la Santa Casa di Loreto, traslata dagli angeli, è la stessa di Nazaret dove avvenne il mistero al centro della storia della salvezza, l'Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo. E per la presenza di questo segno tangibile in mezzo a noi dovremmo versare lacrime di gratitudine: perché - come ha detto Giovanni Paolo II - è «la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa».

Nota di BastaBugie: per approfondire suggeriamo di farsi inviare da Luci sull'Est il bellissimo libro sulla Santa Casa di Loreto con tante foto scritto da Federico Catani (offerta suggerita 10 euro, spese spedizione incluse): clicca qui!

VIDEO: LA SANTA CASA DI LORETO
Nel seguente video dal titolo "Loreto: la Santa Casa" (durata: 44 minuti) si può ascoltare la conferenza di Federico Catani per la presentazione del libro che abbiamo suggerito qui sopra.


https://www.youtube.com/watch?v=pb-_uPDejWw

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 dicembre 2022

7 - ANCHE GLI SCOUT SI ADEGUANO A GENITORE 1 E GENITORE 2
L'Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) contraddice il suo stesso Statuto come quando nel 2014 invitava la Chiesa a rivalutare l'omosessualità, la convivenza e il divorzio
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 20 dicembre 2022

«L'Associazione, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana» e i suoi soci adulti «sono donne e uomini che attuano il loro servizio nei modi propri dello scautismo, realizzando così, come membri della Chiesa, la loro vocazione cristiana». Questo recitano dei passaggi - precisamente presi dall'articolo 1 e dall'articolo 9 - dello Statuto Agesci, acronimo di Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Si è qui voluto citare tali passaggi proprio per rimarcare una cosa che dovrebbe essere già nota, e cioè che il legame tra gli scout Agesci e la Chiesa cattolica non è marginale o episodico, ma fondante: carta canta, come si suol dire.
Per questo si faticano a comprendere novità come quelle che, a seguito dell'ingresso dell'associazione nell'ambito del Terzo Settore, vedono nella modulistica inviata ad Agesci e che la stessa rende disponibile sul suo portale - precisamente all'interno della scheda socio del censimento, dove compare una nuova voce indicata come "Potestà genitoriale" - la comparsa di tre voci, tra le quali, citiamo testualmente, «genitore 1 e genitore 2». Sembra uno scherzo, ma purtroppo non lo è: basta un veloce click al portale internet dell'associazione per verificarlo di persona. C'è da dire che in altri documenti, per esempio, quello del fac-simile della  richiesta di partecipazione al percorso scout, l'associazione scoutistica evita di parlare esplicitamente di «genitore 1 e genitore 2», ripiegando su più neutre - e forse pavide - espressioni come «genitore», «uno dei due genitori», «potestà genitoriali» e così via.

GENITORE 1 E GENITORE 2
Resta però il fatto che sembrano essere provate delle indicazioni relative all'impiego, da parte dell'associazione in questione, di espressioni alternative a padre e madre. Non più tardi di alcuni giorni fa, in tal senso, Pro Vita & Famiglia aveva potuto visionare, relativamente al Gruppo Agesci di Castelfranco Veneto 3, una comunicazione agli associati - «Oggetto: rettifica sede assemblea di gruppo e richiesta dati anagrafici» - che proponeva una informativa che poteva essere sottoscritta online - tramite modulo doodle - si cita testualmente, dal genitore 1 o dal genitore 2. Dunque non ci sembrano essere dubbi su questa svolta, decisamente triste e preoccupante.
Se infatti è risaputo che tale dicitura, genitore 1 e genitore 2 in luogo di padre e madre, costituisce una tendenza preoccupante e dilagante - non nata certo in Agesci, questo va detto - con la quale si vuole eclissare anche nominalmente la famiglia, appare però spiazzante che ad essa si accodino anche realtà che si dichiarano cattoliche. Tanto più che alcuni passaggi del magistero di Papa Francesco sono stati chiari, in questi anni di pontificato, come quelli della condanna dell'ideologia gender e delle sottolineature delle insidie contro la famiglia. Valgano, tra le tante che si potrebbero citare, le parole del Pontefice durante il discorso al Corpo Diplomatico, pronunciato nella Sala Clementina nel gennaio 2016. In quella occasione il Papa disse che oggi la famiglia è «minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell'effimero, una mancanza di apertura alla vita».
Ora, che cosa è la scelta di impiegare l'espressione genitore 1 e genitore 2 al posto di padre e di madre se non un tentativo - certamente non il solo, per carità, ma uno di questi senz'altro - di «ridefinire la stessa istituzione del matrimonio»? Varrebbe la pena pensarci, a maggior ragione in seno a quelle associazioni, lo si ripete, che sono esplicitamente e ufficialmente di appartenenza cattolica, arrivando a richiamarla apertis verbis nei passaggi più significativi dei loro statuti. C'è tuttavia da aggiungere come in realtà come Agesci già da tempo si agitino correnti di pensiero non esattamente in linea con la citata «comunione ecclesiale».

LA CARTA DEL CORAGGIO (CORAGGIO DI DIRE QUELLO CHE DICONO TUTTI?)
Basti qui ricordare quanto accaduto nel 2014, quando - a seguito della route nazionale - l'associazione produsse la cosiddetta  "Carta del coraggio", un documento che - tra le varie richieste alla Chiesa - proponeva anche, alla voce "Amore", una definizione palesemente relativista della famiglia («qualunque nucleo di rapporti basati sull'amore e sul rispetto») e facendo una sorta di lista della spesa, con la richiesta alla Chiesa di «rivalutare i temi dell'omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara».
Da questo punto di vista si può ben capire come l'espressione «genitore 1 e genitore 2» sia addirittura quasi acqua fresca. Tuttavia, anche in questa novità terminologica si celano delle serie minacce. Spesso infatti non si considera come il linguaggio non sia solo uno strumento del comunicare, essendo anche - per molti versi soprattutto - un mezzo per pensare. Conseguentemente, nella misura in cui già oggi paternità e maternità sono già minacciati dalle nuove terminologie e opzioni in vitro conseguenti (con il padre non di rado ridotto a "donatore di sperma" e con la madre che vede il suo grembo sempre più spesso reso oggetto di commercio con l'utero in affitto), eclissare pure sotto il profilo lessicale, rimpiazzandoli, i termini «padre» e «madre» vuol dire piegare - in modo consapevole o meno, cambia poco - il proprio pensiero al pensiero dominante. Ce lo possiamo permettere? Essendoci di mezzo la principale cellula della società, la famiglia, e il suo destino, la risposta non può che essere negativa.

Fonte: Provita & Famiglia, 20 dicembre 2022

8 - OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO A (Lc 2,16-21)
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi è il primo giorno dell'anno e, come ogni anno, in questa giornata celebriamo la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Questa Festa è stata collocata dal papa Paolo VI otto giorni dopo la solennità del Natale. Secondo la legge d'Israele, otto giorni dopo la nascita di un bambino ci doveva essere il rito della circoncisione; per questo motivo il brano del Vangelo di oggi riporta anche il racconto di quell'avvenimento nella vita del piccolo Gesù. Provvidenzialmente questo ottavo giorno dopo il Natale coincide con il primo dell'anno, ed è cosa molto bella iniziare un nuovo anno nel Nome di Maria, celebrando una Festa che è tra le più belle in suo onore.
Dire che la Madonna è Madre di Dio sembrava cosa troppo ardita, anzi, impossibile. Come può una creatura essere chiamata con il titolo di Madre di Dio? Ecco che nei primi secoli del Cristianesimo si discusse molto se era lecito o no usare un tale termine. La risposta definitiva venne con il Concilio di Efeso nel 431. Durante questo Concilio, i vescovi lì riuniti insegnarono che è Verità di fede affermare che la Madonna è Madre di Dio per il semplice fatto che Gesù è la Seconda Persona della Santissima Trinità che, nella pienezza dei tempi, si è incarnata, ha preso la nostra natura umana. Gesù, dunque, è vero Dio e vero uomo. È un'unica persona, la Seconda Persona della Santissima Trinità, in due nature: la natura divina preesistente e la natura umana. Dal momento che la persona è comunque divina, la Vergine Maria è Madre di Dio.
Diventare Madre di Dio è il massimo a cui possa arrivare una persona umana. Per questo motivo, alcuni antichi teologi parlavano di Maria come il confine tra il creato e l'increato: al di là di questo confine vi è solo Dio.
La Madonna non è solamente Madre di Dio ma è anche Madre nostra. Questa è una verità molto consolante. Diventando Madre di Gesù, Maria è diventata anche Madre nostra, di noi che siamo le membra del Corpo mistico di Cristo. Oggi, in questa bella Solennità, siamo chiamati a riflettere sull'importanza della devozione mariana. Il papa Paolo VI, in una predica, insegnava che non si può essere cristiani senza essere mariani, ovvero senza nutrire una tenera devozione alla Madonna. La devozione alla Madonna non è qualcosa di facoltativo, lasciato alla nostra libera decisione, ma è qualcosa di essenziale per il semplice fatto che siamo cristiani e Gesù vive in noi. Se vive in noi, Gesù ama in noi. Ama il suo Padre Celeste e ama la sua Madre Immacolata. Per questo motivo possiamo dire che la devozione mariana è come un segno bellissimo della presenza di Gesù in noi: non siamo noi ad amare l'Immacolata, ma è Gesù che la ama in noi. Tutti pertanto devono essere devoti alla Madonna e, quanto più lo saremo, tanto più assomiglieremo a Gesù.
Una grande devozione alla Madonna è il modo più bello e più facile per giungere alla salvezza eterna. Diversi Santi ci assicurano che non si perderà colui che ama la Madonna e la prega con perseveranza. Sia questo dunque il nostro impegno nel nuovo anno che è appena iniziato: pregare con fiducia e perseveranza Colei che è la nostra Madre.
Si racconta che san Bernardino da Siena, quando era ancora giovane, giunta la sera, usciva di casa e vi ritornava dopo diverso tempo. Una sua parente, temendo che il giovane Bernardino avesse trovato qualche brutta compagnia, una sera lo seguì di nascosto; ma fu grande la sua consolazione quando vide che egli, uscito dalla porta della città, si fermava davanti ad una immagine mariana che aveva "rapito il suo cuore", e lì pregava a lungo. Rassicurata da ciò, la parente tornò a casa in pace.
Imitiamo questo esempio. Cerchiamo anche noi una immagine mariana che ci piaccia e che parli al nostro cuore; rechiamoci spesso a visitarla, e parliamole "con il cuore in mano". Saranno quelli i momenti più belli della giornata. Ella, la nostra Madre tenerissima, avrà sempre qualche nodo da scioglierci.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

9 - OMELIA EPIFANIA DEL SIGNORE - ANNO A (Mt 2,1-12)
Prostratisi lo adorarono
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 gennaio 2017)

Oggi è la solennità dell'Epifania. La parola "Epifania" significa "manifestazione": in Cristo, luce del mondo, il Padre Celeste rivela ai popoli il mistero della salvezza. A Betlemme, quando Gesù nacque, accorsero gli umili pastori, avvisati dagli angeli del Cielo; ora, guidati da una stella misteriosa, giungono i Magi. La riflessione che viene spontanea è quella che Dio sceglie di preferenza gli ultimi. Prima scelse i pastori che erano le persone tra le più disprezzate dal popolo; dopo chiamò addirittura dei pagani, persone che comunque cercavano sinceramente la Verità. Tutti gli altri rimasero indifferenti a quella Nascita che segnò una svolta nella storia dell'umanità.
Chi erano i Magi? [...] Antiche fonti storiche ci dicono che i Magi erano una casta di sapienti di origine persiana i quali, a motivo della loro sapienza, avevano comunque un ruolo importante nella religione e nella politica del loro antico paese. [...]
I Magi furono condotti a Betlemme da una misteriosa stella sorta all'orizzonte. Secondo l'antica tradizione persiana, doveva venire in questo mondo un "Soccorritore", il quale avrebbe portato la definitiva perfezione. La sua venuta sarebbe stata indicata da un segno luminoso su nel cielo. Dio si servì di questo antico racconto, che si tramandava di generazione in generazione, per condurre quegli uomini saggi e retti a trovare finalmente la Verità che cercavano tanto ansiosamente. Il Signore, in qualche modo, si adattò alla loro mentalità e li ispirò interiormente ad intraprendere quel lungo viaggio. D'altra parte, c'è anche da dire che era ormai da secoli, dai tempi del re Ciro, che gli ebrei erano entrati in contatto con i persiani, ed era molto probabile che i Magi conoscessero le profezie riguardanti il Messia, in modo particolare quella della stella: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).
Giunti a Gerusalemme, i Magi chiesero dov'era Colui che era nato, il re dei Giudei. Il re Erode ne rimase turbato profondamente e si informò dai capi dei sacerdoti e dagli scribi ove doveva nascere il Messia. Saputo che Egli doveva nascere a Betlemme, vi mandò allora i Magi affinché si informassero accuratamente del Bambino. Il suo intento era quello di ucciderlo, ma, pur di conoscerlo, finse di volergli rendere onore. Ignari di questo inganno, i Magi si recarono a Betlemme guidati dalla misteriosa stella. Il Vangelo dice che, al vedere la stella, i Magi «provarono una gioia grandissima». È la gioia che provano tutti quelli che, nella loro vita, trovano Gesù. Solo Lui ci può rendere felici. Tutto il resto ci lascerà sempre con il cuore arido, riarso dalla sete. I Magi trovarono Gesù «con Maria sua madre». Ed è sempre così: chi trova Maria, trova Gesù. È più facile dividere la luce dal calore, piuttosto che separare la Madre dal Figlio. Lei è la stella che guida i nostri passi incontro al Signore. Seguendo Lei non possiamo sbagliare e giungeremo al porto sospirato della salvezza.
Il grande san Bernardo paragona la Madonna a una stella, e così scrive in una sua celebre Omelia: «O tu che nelle vicissitudini della vita, più che di camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria».
I Magi allora, entrati nella casa, adorarono il Bambino Gesù e gli donarono «oro, incenso e mirra». Questi sono doni profetici. L'oro simboleggia la Regalità di Gesù, l'incenso la sua Divinità, e la mirra la sua Passione dolorosa per mezzo della quale sarebbe poi culminata la salvezza del mondo. Anche noi, in qualche modo, dobbiamo offrire a Gesù questi tre doni. L'oro simboleggerà la nostra carità; l'incenso la nostra preghiera; infine, la mirra rappresenterà l'offerta dei nostri sacrifici quotidiani, dei nostri fioretti.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 gennaio 2017)

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