LE FARFALLE ABUSATE, IL LATO OSCURO DELLA GINNASTICA RITMICA
Ginnastica, atletica, nuoto: tanto sforzo per cosa? ne vale davvero la pena? basta il piacere di raggiungere la perfezione di un gesto per giustificare un impegno così pressante? (VIDEO: La testimonianza di una ex farfalla)
Autore: Angelo De Lorenzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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DANIEL ORTEGA, IL ''VOLTO UMANO'' DEL COMUNISMO IN NICARAGUA
Il comunismo nei vari Paesi ha portato o una dittatura del partito unico (come in Asia, Africa e America del centro e del sud) o un immorale radicalismo di massa (come in Europa e negli Stati Uniti)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
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I MANESKIN SI SPOSANO TRA LORO CON UN ''MATRIMONIO'' POLIAMOROSO
L'operazione di marketing per l'uscita del nuovo album è l'ennesimo spot al gender fluid (presenti il regista Sorrentino, i calciatori Dybala e Pellegrini, i cantanti Elisa e Fedez e la campionessa Federica Pellegrini)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
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AVATAR 2, IL SOLITO CONCENTRATO DI POLITICAMENTE CORRETTO
Anche il secondo film la stessa solfa: un ecologismo new age con l'uomo cattivo che insidia Gaia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
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IL MEDIOEVO, UN'EPOCA DI STRAORDINARIA LUCE
Altro che buio: il Medioevo amava i colori, affrescava gli ospedali, costruiva le cattedrali con vetrate luminose e nella luce il vescovo Grossatesta intuì l'idea che porterà il sacerdote Lamaitre a formulare la teoria del Big Bang (VIDEO: George Lemaître e il Big Bang)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Timone
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IL CENTRODESTRA SVELA IL SUO VOLTO ABORTISTA
Con 257 sì e tre astenuti la Camera ha impegnato il Governo a non intaccare, nemmeno indirettamente, la legge sull'aborto (del resto la Meloni aveva promesso che non avrebbe abolito la 194)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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SEMPRE MENO CRISTIANI RESISTONO IN TERRA SANTA
Qualche decennio fa i cristiani di Gerusalemme rappresentavano circa l'11% della popolazione, oggi sono meno del 2%
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone
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OMELIA V DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 5,13-16)
Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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LE FARFALLE ABUSATE, IL LATO OSCURO DELLA GINNASTICA RITMICA
Ginnastica, atletica, nuoto: tanto sforzo per cosa? ne vale davvero la pena? basta il piacere di raggiungere la perfezione di un gesto per giustificare un impegno così pressante? (VIDEO: La testimonianza di una ex farfalla)
Autore: Angelo De Lorenzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 gennaio 2023
Farfalle, troppo leggere per volare? È inutile girarci troppo attorno: lo sport agonistico non è per tutti. Lo ribadisce una persona che appartiene all'ambiente, la pedagogista e psicologa Marcella Bounous. La professionista, dal 17 novembre, ha assunto il ruolo di Duty Officer dell'Accademia Internazionale di ginnastica ritmica di Desio, finita sotto i riflettori dopo lo scandalo delle presunte pressioni alle atlete per perdere peso. In un'intervista rilasciata di recente a un quotidiano, la Bounus spiega come il mondo della ritmica sia molto particolare, duro, rigido. Il talento sportivo a volte non si incontra con quello mentale e si barcolla. A lei è ora affidato il delicato compito di tutela e vigilanza su stati emotivi, comportamenti e rapporti di e tra atlete e staff. Il caso è nato dalle esternazioni sulla stampa di due ex ginnaste che frequentavano la palestra di Desio, nella operosissima Brianza. Dopo che le notizie di stampa hanno rivelato presunte umiliazioni e violenze psicologiche durante gli allenamenti alle atlete, sottoposte a pesanti pressioni per mantenere il pesoforma tali da indurre le ragazze, alcune allora ancora minorenni, a pensare al suicidio la Procura di Monza ha aperto un'inchiesta per maltrattamenti. Le due ragazze avevano riferito il contesto in cui gli abusi si sarebbero verificati, la loro durata e i responsabili dei comportamenti, con particolare riferimento al sistema di rigide regole legate all'attività sportiva agonistica. A cascata sono arrivate altre interviste rilasciate da ex atlete di ginnastica artistica appartenenti ad altre squadre e vissute in contesti e situazioni differenti, in cui si denunciavano altri presunti abusi o, comunque, comportamenti ritenuti scorretti e sopra le righe: offese per il peso, allenamenti anche da infortunate. Alcune ragazze raccontavano di disturbi dell'alimentazione e tentativi di suicidio. Insomma, un quadro d'insieme non certo edificante, che cozzerebbe contro un ideale sportivo fatto di bellezza, spettacolo e sano agonismo.
AGONISMO DURO E LUNGHI ORARI DI ALLENAMENTO Si tratta quindi di una vicenda complessa che non solo ha travolto l'Accademia di Desio, un'eccellenza nel campo a livello internazionale, ma ha suscitato anche un ampio e articolato dibattito sullo sport agonistico. Nel frattempo, lo scorso 12 gennaio, dopo il commissariamento dell'Accademia di Desio, si è arrivati alla decisione di ridimensionare il ruolo di Emanuela Maccarani, la storica allenatrice della Nazionale di Ginnastica Artistica messa sotto accusa dalle esternazioni delle ex atlete. Il ruolo di direttore tecnico è passato, ad interim, a Gherardo Tecchi, presidente del Consiglio Direttivo Federale. Maccarani, particolare non da poco, è l'allenatrice più titolata della storia della ritmica italiana con 8 ori mondiali, un argento olimpico ad Atene 2004, e due bronzi olimpici a Londra 2012 e Tokyo 2020. Gli allenamenti, intanto, proseguono, anche se il clima non è dei migliori. Le ragazze sono state invitate a non esporsi sui social e a non rilasciare dichiarazioni alla stampa. The Show must go on, potremmo dire, con alcune necessarie correzioni. Tuttavia la sostanza non cambia. Agonismo duro e lunghi orari di allenamento per dei fisici giovanissimi. Poi, lo stress, inevitabile, alla vigilia degli appuntamenti top del calendario. L'agonismo, insomma, non è per tutti. La dura legge dello sport. A tutto ciò - per le discipline che coinvolgono le giovanissime come ginnastica artistica e nuoto - si sommano le esigenze e le problematiche tipiche dell'età: la necessità di conciliare gli allenamenti con lo studio, a volte l'inquietudine affettiva, il bisogno di relazionarsi con gli altri. Dalle parole della dott.ssa Bounous emerge inoltre chiaramente quanto la realtà delle ragazze della ritmica sia un mondo abbastanza chiuso; tra di loro si instaurano relazioni forti, simili a quelle familiari. C'è un forte senso di condivisione e di appartenenza che può essere utile, ma che allo stesso tempo potrebbe limitarle nello loro sviluppo sul lungo periodo.
C'È QUALCOSA DI RAGIONEVOLE IN TUTTO QUESTO? E la famiglia? Padri e madri con il compito di sostenere, aiutare i figli, specie in giovane e tenerissima età, pare siano estromessi dalla loro mission educativa; le atlete sono catapultate, giovanissime, in un mondo che chiede prestazioni, alti livelli di agonismo, obiettivi ambiziosissimi. Le farfalle sono chiamate a spiccare precocemente il volo, parrebbe, e il rischio che le loro ali si spezzino è molto alto. Lo sport ad alto livello non è una questione che riguarda solo l'aspetto tecnico-sportivo, ma interessa anche una serie variegata di situazioni: si forma un ambiente, si generano delle aspettative e si creano delle dinamiche anche dopo aver smesso l'attività agonistica. Il fattore anagrafico ha poi un ruolo molto importante, talvolta decisivo. Mentre in altri sport - come il ciclismo - si inizia l'attività in modo graduale, partendo dal gioco; in altre discipline - invece - l'agonismo incalza già in giovanissima età. Ai giovani corridori si consiglia gradualità per non bruciare il proprio fisico in pochi anni, alle Farfalle si chiede già di volare. Leggendo alcune testimonianze di ex atlete si scopre che, paradossalmente, le bambine siano più avvantaggiate: iniziano e continuano per gioco. L'impegno agonistico è ancora limitato. L'età dell'adolescenza è quella più difficile, aumentano gli allenamenti, gli amici bussano alla tua porta e li devi allontanare o limitare. Chi ha praticato anche solo un po' di sport agonistico lo sa. Dopo una certa età senti di più il sacrificio, la fatica raddoppia e ti chiedi se vale la pena continuare. In genere, rimangono i più forti, i più bravi e competitivi; è una selezione naturale che screma i migliori. E questo avviene anche in altre discipline come l'atletica e il nuoto. C'è un'ultima, ma non secondaria riflessione: tanto impegno, tanta fatica e tanto sforzo per che cosa? Ne vale davvero la pena? C'è qualcosa di ragionevole in tutto questo? Basta la passione e il piacere di raggiungere la perfezione di un gesto per giustificare un impegno così pressante?
Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "La ginnasta Anna Basta: Così venivo umiliata ogni giorno dopo essere stata pesata" (durata: 9 minuti) l'ex Farfalla Azzurra racconta i maltrattamenti denunciati alla procura di Monza che ha iniziato a indagare a fine 2022 sui metodi di allenamento nella Nazionale di danza ritmica. La ginnasta ricorda alcuni episodi risalenti al periodo delle gare quando le dicevano di bere solo un cappuccino o di mangiare della frutta invece del pasto che aveva scelto di consumare.
https://www.youtube.com/watch?v=CNSVvcVeVrg
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 gennaio 2023
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DANIEL ORTEGA, IL ''VOLTO UMANO'' DEL COMUNISMO IN NICARAGUA
Il comunismo nei vari Paesi ha portato o una dittatura del partito unico (come in Asia, Africa e America del centro e del sud) o un immorale radicalismo di massa (come in Europa e negli Stati Uniti)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 30 gennaio 2023
A chi ancora credesse al volto umano dell'ideologia comunista - qua e là nel mondo tradottasi o nella dittatura del partito unico o nella tragedia di un immorale radicalismo di massa -, varrebbe la pena di dedicare, quale esempio, la situazione odierna del Nicaragua di Daniel Ortega, tornato al potere nel 2007 col partito sandinista, partito di estrema sinistra impregnato di marxismo, socialismo, antimperialismo e teologia della liberazione. Come noto, questo Paese dell'America centrale è formalmente una repubblica presidenziale, col ritorno di Daniel Ortega però subito trasformata in un regime e dei più oscuri. Per citare solo l'ultimo periodo di una lunga e contrastante carriera politica, lo scorso 16 dicembre il vescovo di Rockford, mons. David Malloy, ha chiesto agli Stati Uniti ed alla comunità internazionale di esercitare pressioni per ottenere il rilascio del vescovo di Matagalpa, amministratore della diocesi di Estelí e segretario per i media della Conferenza episcopale, mons. Rolando Álvarez, prelevato dalla Polizia nazionale dal suo palazzo nelle prime ore dello scorso 19 agosto e poi posto dal governo prima e dai giudici poi agli arresti domiciliari con le incredibili accuse di «cospirazione per attentare all'integrità nazionale e propagazione di notizie false attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense», semplicemente per aver rivolto comprensibili critiche ad un esecutivo, distintosi per la politica di aggressione e intimidazione fisica scatenata contro la Chiesa cattolica, da oltre un anno perseguitata per un presunto sostegno dato ad oppositori e dissidenti. L'anno scorso il governo sandinista ha espulso dal Paese il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag e 18 suore Missionarie della Carità, ha imprigionato 7 sacerdoti e 2 collaboratori laici, chiuso 9 stazioni-radio cattoliche, ritirato 3 canali cattolici dalla programmazione televisiva in abbonamento, impedito processioni e pellegrinaggi. Profanazioni del Santissimo Sacramento e di immagini sacre, arresti ingiusti ed ingiustificati, violenze, divieto di rientro in Patria imposto ai sacerdoti all'estero sono solo alcune delle più evidenti prevaricazioni poste in essere da un regime rivoluzionario, pronto a calpestare libertà religiosa e diritti umani (quelli veri...), impedendo l'avvio di un processo di ripristino dello stato di diritto nel Paese, come evidenziato dal vescovo Malloy, che ha anche lanciato un drammatico allarme: «L'aspetto fisico deteriorato di Álvarez testimonia le condizioni particolarmente difficili degli arresti domiciliari». La risposta non si è fatta attendere. Lo scorso 20 dicembre Daniel Ortega, durante la cerimonia di consegna dei diplomi ai cadetti dell'Accademia di Polizia, si è scagliato a muso duro contro la Chiesa cattolica, incolpando i vescovi del bagno di sangue avvenuto nel 2018, quando migliaia di nicaraguensi scesero in piazza per protestare contro il regime sandinista. 300 dissidenti furono massacrati solo per aver chiesto un cambio di governo. Senza vergogna, Ortega ha accusato di tutto questo sacerdoti e vescovi, bollati come «farisei» e «sepolcri imbiancati», concludendo il discorso con un giudizio senza appello: «Non ho mai avuto rispetto per i vescovi». La data del processo al vescovo Álvarez non è stata ancora fissata. Ma le stesse accuse di «diffusione di notizie false» e «cospirazione» si sono già tradotte anche nell'arresto di altri 3 sacerdoti, 2 seminaristi, un diacono ed un laico, un fotografo cattolico per la precisione. Tra questi figura anche Padre Ramiro Reynaldo Tijerino Chávez, rettore dell'Università «Giovanni Paolo II». Tutti proclamano la propria innocenza. Probabilmente la loro "colpa" è quella d'esser considerati collaboratori del vescovo Álvarez. Le medesime accuse comunque sono state rivolte anche a don Uriel Antonio Vallejos, parroco della chiesa di Gesù della Divina Misericordia, a Sébaco, salvo solo perché in esilio. Su di lui pende un mandato d'arresto sempre pronto, sempre valido. Ecco, non fosse bastata l'esperienza dell'Unione Sovietica (i cui metodi sembran piacere ancora a tanti, troppi suoi nostalgici "nipotini") e non fosse sufficiente quel che oggi avviene in qualsiasi Paese a trazione comunista (Cina, Corea del Nord, Cuba e via elencando), il Nicaragua oggi, in questi stessi giorni mostra quale sia il vero volto del marxismo. In ogni epoca ed a qualsiasi latitudine.
Fonte: Radio Roma Libera, 30 gennaio 2023
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I MANESKIN SI SPOSANO TRA LORO CON UN ''MATRIMONIO'' POLIAMOROSO
L'operazione di marketing per l'uscita del nuovo album è l'ennesimo spot al gender fluid (presenti il regista Sorrentino, i calciatori Dybala e Pellegrini, i cantanti Elisa e Fedez e la campionessa Federica Pellegrini)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 24 gennaio 2023
Una palese operazione di marketing, peraltro di dubbio gusto. Non si può che qualificare in questo modo l'ultima trovata della band dei Maneskin i quali hanno deciso di "sposarsi" tra loro per pubblicizzare l'uscita del nuovo album, «Rush». Il lieto evento, si fa per dire, si è tenuto a Roma, a Palazzo Brancaccio. I quattro componenti del gruppo rock - Damiano, Ethan, Thomas e Victoria - si sono presentati in abito bianco. Officiante d'eccezione per lo pseudorito nuziale: l'ex direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele. Per rendere il «Sì» della band romana ancor più realistico, sono stati invitati numerosi ospiti, quali il regista Paolo Sorrentino, i calciatori Paulo Dybala e Lorenzo Pellegrini, i cantanti Elisa e Fedez, la campionessa Federica Pellegrini e il cantautore Manuel Agnelli. Il significato ufficiale dell'evento - quello vero, come si è già detto, è puro marketing -è stato spiegato dagli stessi Maneskin: «È un rito pagano con il quale giuriamo fedeltà a noi stessi e ai nostri fan. È successo tutto velocemente: vogliamo celebrare la nostra musica e il nostro amore nel nome del rock». In realtà, i significati di una simile celebrazione - oltre a quello commerciale - sono altri. Impossibile, infatti, non scorgere in questo «matrimonio musicale» anche l'ennesimo spot al gender fluid, sia per com'erano vestiti gli "sposi" - cioè con abiti maschili e femminili mescolati - sia per i calorosi baci, che sono stati anche omosessuali, ossia tra soggetti maschili. Da questo punto di vista, i Maneskin hanno effettivamente confezionato un piccolo capolavoro: hanno fatto parlare del loro nuovo album, hanno strizzato l'occhio alla narrazione gender fluid di cui sono, almeno a livello di immagine, consolidati testimonial e, infine, hanno fatto parlare anche di loro stessi. E non ci sarebbe nulla di grave e nulla da commentare, in tutto ciò, se oltre all'omaggio all'ideologia gender - cosa senza dubbio seria, ma di fatto non nuova per la band romana - non vi fosse di mezzo una scimmiottatura all'istituto (sia laico che religioso) del matrimonio. Una realtà già sotto attacco sia istituzionale (si pensi alle introduzioni, in questi anni, di "divorzi brevi" e delle unioni civili, istituto di fatto concorrente), sia culturale, come mostrano i sistematici tentativi di gettare discredito, in particolare, sulle nozze religiose e cristiane. Che altro non sono, si sa, che la base a quella «famiglia tradizionale» - in realtà famiglia naturale - che costituisce un pilastro sociale fondamentale. Non la teoria, infatti, ma l'esperienza, peraltro suffragata da abbondante letteratura scientifica, ci dicono che le coppie unite in matrimonio sono quelle in cui si rintracciano significativi benefici (psicologici, di salute fisica, perfino economici) per chi contrae l'unione, ma pure anche quelle che, in media, sono associate a più elevati tassi di natalità (tassi invece meno favoriti dalla costitutiva precarietà della convivenza), per non dimenticare, infine, l'aspetto più importante: i figli. L'avere mamma e papà sposati, se certo non garantisce perfetta felicità, comunque è un elemento che, sempre mediamente, favorisce uno sviluppo sano ed equilibrato dei bambini. I riscontri della letteratura psicologica e sociologica, su tutto questo, sono abbondanti e convergenti, ma se li filano in pochi. Nell'era della comunicazione e, soprattutto, dell'immagine, un fotogramma del matrimonio farlocco di Damiano & company ha più potenza ed efficacia di cento trattati. Infinitamente di più. Può non piacere, e infatti al popolo pro family difficilmente piacerà, ma è un fatto. Un fatto cui però urge opporsi nel mondo più pacato e sereno, ricordando cioè che sì, il matrimonio e la famiglia, quella vera, sono e restano un'altra cosa. Decisamente.
Nota di BastaBugie: ecco il link ad altri due articoli sui Maneskin precedentemente rilanciati.
COSA C'E' DIETRO IL SORPRENDENTE SUCCESSO PLANETARIO DEI MANESKIN Pessimi cantanti, nessuna ribellione o disobbedienza al sistema, ma anzi incarnano perfettamente l'ideologia fluida a cui tutti devono inchinarsi di Antonio Socci https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6780
VICTORIA DEI MANESKIN SOFFRE DI FOMO (LA PAURA DI ESSERE TAGLIATA FUORI) La chitarrista ha spiegato quanto sia stata danneggiata dalla dipendenza da smartphone e dal bisogno quasi costante di condividere la propria vita sui social network da Virgilio https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7188
Fonte: Provita & Famiglia, 24 gennaio 2023
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AVATAR 2, IL SOLITO CONCENTRATO DI POLITICAMENTE CORRETTO
Anche il secondo film la stessa solfa: un ecologismo new age con l'uomo cattivo che insidia Gaia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 30 gennaio 2023
Prius: recuperare la (spaventosa) cifra dei costi. Eh, ormai, attratti dal successo della trilogia de Il Signore degli Anelli, per i film non si bada più a spese. Prima erano milioni, ora sono miliardi di dollari. Qualche gran flop, sì, c'è stato, come il mitico Cleopatra con Liz Taylor, ma è acqua passata. Per ora. Il fatto è che, a questo punto, non è più questione di soldi, ma di idee. Abbiamo visto il secondo Avatar e confessiamo di esserci annoiati non poco. È, infatti, tutto un déjà vu, perché perfino la fantasia umana ha i suoi limiti. Il primo era, certo, una novità, anche se la trama non era altro che un Balla coi lupi traslato nello spazio e nel futuro. Ecologico, new age, quant'è bello vivere a contatto e in sintonia, anzi in simbiosi con la Natura, una Natura arcadica, benigna e materna, dove per mangiare basta allungare la mano ai frutti, dove non si lavora né si suda, dove non ci sono malattie e tutti sono belli, sani, snelli, giovani, agili, atletici. Non soffrono nemmeno di vertigini. Vuoi cavalcare un drago volante? Basta chiederglielo gentilmente. Il mega-albero che tutti accoglie? Eh, anche i celti avevano il loro Albero Sacro prima che quel fetente di Carlomagno glielo abbattesse in nome del Cristo Bianco. Insomma, Avatar era, tanto per cambiare, il solito concentrato di pensiero politicamente corretto. Almeno, quello corrente. E sai che originalità. Sì, spettacolare, ma l'idea che i cattivi siamo noi terrestri, mentre i Na'avi del pianeta Pandora sono i buoni proditoriamente invasi per pura avidità non è propriamente nuova, perché è solo una trasposizione dell'uomo-cancro-del-pianeta. Panteismo in salsa deep ecology, perché nel vecchio panteismo pagano almeno l'uomo aveva un suo ruolo. In quello moderno no, deve solo togliersi di mezzo per non sciupare Gaia. Così, visto Avatar 1, ci si può risparmiare il 2, che è un rimestare nel solito paiolo. Sì, questo si volge in mare, ma già il Pianeta Terra ha le sue meraviglie marine che superano ogni immaginazione. Perciò, nel mare di Pandora ci sono pescioni che sembrano balene, pesci che sembrano pesci, meduse che sembrano meduse, e così via. Il resto è bisogno disperato di vendere i biglietti, tant'è che è stata pure messa in giro la voce di gente che si è ammalata della «sindrome di Pandora», che sarebbe la saudade (nostalgia? rammarico? melanconia? rimpianto?) di un mondo come quello dei pandoriani blu dalla pelle striata simil-sgombro che, chissà perché, incoccano la freccia nell'arco con la mano girata alla rovescia. Eggià: l'arco. E il pugnale. E la clava. What else, visto che sono umanoidi? Niente, la fantasia, abbiamo detto, ha i suoi limiti e molta di più ne servirà per convincere i popoli ad affollare le sale. Dicono che stanno già lavorando ai numeri 3 e 4 e pure 5, ma la filosofia politicamente corretta è un nano rispetto a quella di Tolkien, come hanno dimostrato le inserzioni nelle trilogia de Lo Hobbit: dovevano allungare il brodo per cavare tre film da un solo romanzo, e così sono spuntati l'elfo femmina e la sua love story col nano. Risultato? Lo spettatore ha subito avvertito la calata di tono. Dunque, a nostro avviso può darsi che ci sia un Avatar 3, magari con aggiunte lgbt per catturare anche questo segmento di pubblico (e perdere gli altri). Ma non ci stupiremmo se la cosa finisse lì.
Fonte: Blog di Nicola Porro, 30 gennaio 2023
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IL MEDIOEVO, UN'EPOCA DI STRAORDINARIA LUCE
Altro che buio: il Medioevo amava i colori, affrescava gli ospedali, costruiva le cattedrali con vetrate luminose e nella luce il vescovo Grossatesta intuì l'idea che porterà il sacerdote Lamaitre a formulare la teoria del Big Bang (VIDEO: George Lemaître e il Big Bang)
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Timone, gennaio 2023 (n. 224)
Da dove nasce l'espressione, oggi così spesso impiegata, del «buio Medioevo»? Semplice: dagli "illuministi". È noto che mentre Socrate afferma di «sapere di non sapere», Agostino d'Ippona e Nicola Cusano definiscono l'uomo un «dotto ignorante» e Isaac Newton si paragona a un bambino, pieno di curiosità e d'ignoranza insieme, gli illuministi si considerano invece "adulti" pienamente razionali, avviati verso le «magnifiche sorti e progressive» tanto derise da Giacomo Leopardi. Il marchese di Condorcet, nel suo Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano, descrive infatti la storia umana come un'arrestabile ascesa verso la felicità. Per costui, dopo i secoli medievali, oscuri e tetri, la storia ha ormai preso una piega differente. «Lo stato attuale dei lumi», scrive, «ci dice che essa [l'epoca ventura, ndr] sarà felice...» perché sta per giungere «il momento in cui il Sole non illuminerà più sulla terra che uomini liberi che non riconoscano altra guida che la ragione: in cui i tiranni e gli schiavi, i preti e i loro sciocchi o ipocriti strumenti non esisteranno più che nella storia o nei teatri». La pensa così anche il più agguerrito polemista del Settecento, quel Voltaire che bolla i secoli più segnati dal cristianesimo come «tenebrosi e intolleranti» e vede nel Rinascimento l'annuncio della luce piena, giunta, finalmente, con l'Illuminismo (e con lui stesso). A ben vedere tutto il Settecento è segnato da questa convinzione, che sarà ereditata dai secoli successivi: il passato da buttare, il presente e il futuro forieri di una vera e propria salvezza e redenzione terrena, di un regnum hominis capace di svelare l'onnipotenza della ragione umana. Poco importa che poi la luce della ragione trionfi solo nella fantasia e che lo stesso Condorcet finisca condannato a morte da quei giacobini che tagliano teste a ritmo continuo per eliminare "fanatici" e oscurantisti, compreso quell'Antoine-Laurent de Lavoisier, padre della chimica moderna, ucciso nel "radioso" 1794.
MARX E MUSSOLINI Oggi sappiamo bene che la marcia trionfale dell'uomo illuminista si schianta sulla ghigliottina e sui 23 anni di guerra scatenati dai giacobini... eppure quel sogno continuerà a vivere anche dopo. «Civette del Medioevo» è l'insulto con cui il leader socialista Benito Mussolini apostrofa i sacerdoti cattolici, mentre ripete con Marx che «la religione è l'oppio dei popoli» e annuncia un radioso futuro: «Dietro di noi, quindi, un passato di tenebre; davanti, un avvenire di luce». [...] Non possiamo qui soffermarci sulla luce irradiata dal terrore dei giacobini e dei loro epigoni (in primis i comunisti), ma solo chiederci cosa ci sia di vero nella descrizione del Medioevo cui si è accennato, ricordando, per brevità, che accanto al Medioevo vero e proprio esiste un fanta-Medioevo, zeppo di torturatori, terrapiattisti e cinture di castità, esistito soltanto nella penna dei romanzieri e dei falsari dell'Ottocento, desiderosi di venire incontro al gusto diffuso per il macabro e il gotico. La realtà storica però fu diversa. In estrema sintesi, ricordiamo anzitutto che il Medioevo è diviso in due: l'alto Medioevo, dal 476 al 1000, e il basso Medioevo, dal 1000 al 1492. Ebbene, la prima parte è sicuramente la più cupa: l'Impero romano è crollato, le invasioni barbariche e islamiche rendono la vita dell'Europa piuttosto grama. Eppure questo buio è come quello del grembo materno: annuncia una nascita, un venire alla luce.
LA REALTÀ STORICA Infatti, con l'affermarsi di una pace duratura, esplode una civiltà nuova, davvero luminosa, segnata tra l'altro dalla civilizzazione dei germani e degli altri barbari. Sì, la cristianità basso medievale è un periodo storico, che, pur evitando eccessive idealizzazioni, ha pochi paragoni nella storia: nascono i Comuni medievali, la massima espressione di libertà e di "democrazia" realizzata sino ad allora, e con essi le banche, i Monti dei pegni e i primi ospedali degni di questo nome. È in quest'epoca che la ragione umana, intesa come dono di Dio, genera le università e stimola una corsa alla produzione libraria assolutamente unica, portando all'invenzione della carta di Fabriano e a quella della stampa (imprimendo così un'accelerazione inaudita nella diffusione della conoscenza); è in questi secoli che Mondino de' Liuzzi apre alla nascita dell'anatomia moderna, e che Nicola di Oresme, Nicola Cusano e molti altri "scienziati in tonaca" minano l'astrologia superstiziosa degli antichi, segnando il passaggio dall'astrolatria all'astronomia e alle intuizioni del devoto canonico Niccolò Copernico. Ma tornando all'immagine della luce e del buio, il basso Medioevo è inondato di luce: è il periodo in cui nascono le vetrate delle chiese e delle case; in cui vengono inventati gli occhiali (probabilmente da un frate di un convento veneziano), e in cui, nell'università francescana di Oxford, prende forma un'importantissima disciplina scientifica, l'ottica o perspectiva. In generale, la luce esercita un fascino incredibile: il frate Ruggero Bacone conosce la scomposizione della luce in vari colori per mezzo di un bicchiere pieno d'acqua e comprende le leggi della riflessione e della rifrazione (sarà un altro religioso, padre Francesco Maria Grimaldi, nel 1665, a scoprire la diffrazione).
LA BONTÀ DELLA CREAZIONE Tutto ciò in continuità con il suo maestro, il vescovo Roberto Grossatesta, autore di un trattatello, il De luce, che viene oggi considerato un capolavoro scientifico. In esso Grossatesta, prendendo spunto dal Fiat lux della Genesi e dai suoi studi su luce, iride e arcobaleno, propone una cosmologia per certi aspetti anticipatoria dell'ipotesi del Bing Bang (anch'essa figlia, secoli più tardi, dell'ingegno di un sacerdote, George Lemaȋtre): l'universo sarebbe nato da un punto di luce, in un istante atemporale che avrebbe dato cominciamento a materia, spazio e tempo, producendo così una "mundi machina", cioè la macchina ordinata del mondo materiale. Al di là delle considerazioni scientifiche [...] quello che emerge da questa visione tipicamente medievale è la bontà della creazione e della natura, che Dio avrebbe creato tramite la luce, cioè il corpo più sottile e spirituale che esista. [...] Il mondo, per questi oscurantisti medievali, è dunque fatto di luce-energia, di una luce che è a suo modo immagine stessa di Dio, perché capace di mostrare la verità, donare bellezza, scaldare e vivificare ogni altra realtà. Il Medioevo che ama i colori, affresca interamente i suoi ospedali, che produce lo «stile della luce» (le cattedrali gotiche), vede la vita dell'uomo come un progressivo aprirsi alla luce: dal buio del grembo materno, alla luce della nascita, sino alla luce piena del Paradiso («che solo Amore e Luce ha per confine»). L'idea che Dio sia la Luce vera, piena, «che illumina ogni uomo che viene in questo mondo» è, allora, ciò che non può essere perdonato al medioevo dagli illuministi e da quanti ritengono che l'uomo possa essere luce e salvezza a se stesso!
Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "La teoria del Big Bang ideata e verificata da uno scienziato e prete cattolico: George Lemaitre" (durata: 3 minuti) si spiega come nacque la teoria del Big Bang che all'inizio fu disprezzata dal suo collega Einstein in quanto, secondo lui, troppo legata alla visione cristiana della creazione dal nulla. In seguito Einstein cambiò idea accettando quanto il sacerdote Lemaitre aveva sempre sostenuto.
https://www.youtube.com/watch?v=q1MUSvVb41A
Fonte: Il Timone, gennaio 2023 (n. 224)
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IL CENTRODESTRA SVELA IL SUO VOLTO ABORTISTA
Con 257 sì e tre astenuti la Camera ha impegnato il Governo a non intaccare, nemmeno indirettamente, la legge sull'aborto (del resto la Meloni aveva promesso che non avrebbe abolito la 194)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 gennaio 2023
Il voto del 24 gennaio con cui la Camera (a grandissima maggioranza) ha "congelato" la legge 194 sull'aborto di Stato da ogni tentativo parlamentare, non solo di abolirla, ma anche di legiferare su quanto da essa disposto, ha rappresentato per la maggioranza uscita dalle recenti elezioni politiche uno schianto culturale e politico difficilissimo da recuperare. Si può parlare di fallimento. Dopo questo voto, il centro-destra ha un volto deturpato, o non ha più un volto. Il tema della difesa della vita non è un argomento settoriale della politica, esso è un "principio" e, come tutti i principi, non è negoziabile. Negoziare sui principi o, peggio, negare i principi vuol dire perdere i punti di riferimento fondanti, senza dei quali tutto cade perché diventa in-fondato. E se niente è fondato, tutto diventa manovrabile, cambiabile, sovvertibile, adattabile a seconda delle circostanze e degli interessi. Una maggioranza che non sa difendere nemmeno il fondamento della vita, perde di dignità politica anche in tutti gli altri campi e nei suoi confronti non fidarsi diventa d'obbligo. In questo frangente il centro-destra ha confermato di non avere una cultura politica. Infatti si è totalmente appiattito sul "fiore all'occhiello" della cultura del post-illuminismo borghese, dell'individualismo narcisistico, dell'emotivismo etico, della cultura postmoderna dei nuovi diritti: l'aborto. Se Meloni e Roccella la pensano come la Schlein su questo punto, che è un punto di luce per tutto il resto, come potranno pensarla diversamente sul resto? Con questo voto in aula, la coalizione che ha vinto le elezioni ha perso sul fronte della cultura politica.
LA SINISTRA HA VINTO LA BATTAGLIA CULTURALE La sinistra, che ha perso le elezioni, governa ancora il Paese con le sue idee. La maggioranza di governo ha perso con le proprie mani. La grande questione è: se ne è accorta? Oppure l'assimilazione della cultura neo-borghese ha ormai preso il posto di una cultura di destra assente? Vincere per poi fare quello che dicono gli avversari, pensando per di più di averlo deciso in conformità alla propria cultura, è la peggiore delle sconfitte. Perdere pensando di vincere non ammette riscosse. La cultura del centro-destra non c'è, a ben pensarci però non c'era nemmeno alle elezioni. La Serracchiani, il giorno successivo all'esito elettorale, disse che nel Paese la sinistra era maggioranza. L'avevano derisa ma aveva ragione. La Meloni ha vinto perché PD e Terzo Polo non avevano trovato l'accordo. La Meloni non è stata eletta per la cultura alternativa di centrodestra che essa esprimeva, perché questa cultura non c'era. È stata eletta per mille motivi (giustissimi) di stanchezza, dopo la recita collettiva a copione prestabilito durata tanti anni. Se almeno la maggioranza leggesse più spesso quanto scrive Marcello Veneziani potrebbe trovare qualche strada, ma dubito che lo faccia. E i cattolici che ora siedono in Parlamento sugli scranni del centro-destra alzano la mano per approvare questa rinuncia pubblica alla verità del fondamento della vita, come nelle precedenti legislature di sinistra l'avevano alzata per la legge Cirinnà e iniziative legislative analoghe.
PUO' UN CATTOLICO VOTARE CENTRODESTRA? Nel suo famoso libro del 1981 Dopo la virtù, Alasdair MacIntyre aveva sostenuto che se si rifiuta la possibilità di attingere a fondamenti etici impersonali e oggettivi e ci si rifugia nell'emotivismo secondo il quale la coscienza di ognuno è inconfutabile, si finisce per cancellare qualsiasi distinzione tra azioni sociali manipolative e non manipolative. L'aborto è una azione sociale manipolativa, in quanto l'altro non viene trattato come un fine ma come un mezzo. Con il voto sulla 194 la Camera della Repubblica ha fatto questa scelta, che è poi la scelta di gran parte del pensiero politico vincente nella modernità, secondo il quale "i valori sono creati dalle decisioni umane", come dicevano in tanti, da Weber ad Aron, da Nietzsche a Sartre, da Moore ad Hare. Ma è proprio da questa visione che una cultura di destra che voglia dirsi alternativa dovrebbe schiodarsi, ritornando invece ad una cultura dei fondamenti, ad una concezione che pone alla base della politica l'adesione ad un ordine impersonale. Proprio quanto con il recente voto sulla 194 non ha fatto. Nessun aiuto potrà venire in questo senso da Forza Italia, che possiede una (debolissima) cultura neoliberale. Non tutti i liberali sono uguali. Ci sono anche quelli che vogliono una "nuova costituente" o che, ricorrendo magari ad un Locke male interpretato, affermano di aver bisogno di Dio per fondare i diritti. Forza Italia non riesce nemmeno ad immaginare simili avventure intellettuali. Qualcuno poteva sperare qualcosa dalla Lega, che nei tratti originari aveva qualche elemento legato all'ordine naturale. Il punto di forza della coalizione poteva essere Fratelli d'Italia. Non certo per il discorso del fascismo che, anzi, fu storicamente un macro-fenomeno di secolarizzazione dell'Italia e di modernizzazione forzata, ma per il riferimento alla famiglia e alla nazione. Nel frattempo, la cultura politica alternativa alla sinistra modernista ancora attende. Nota di BastaBugie:Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "A destra abortisti come a sinistra: la 194 è intoccabile" racconta come con 257 sì e tre astenuti, la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a non intaccare, nemmeno indirettamente, la legge sull'aborto. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 gennaio 2023: Atena dagli occhi azzurri, Odisseo ricco d'astuzie, il piè veloce Achille. Tutti attributi che vengono chiamati epiteti e che identificano un personaggio in modo peculiare, così peculiare che questi epiteti seguono sempre l'eroe in ogni circostanza, tanto da diventare la sua seconda pelle (Achille rimase il piè veloce Achille anche quando si trovava seduto). Qual è l'epiteto che più si confà alla legge 194 sull'aborto? Intoccabile. Un epiteto coniato prima nelle piazze, poi sui media e nei corridoi della politica e, infine, ora anche in Parlamento. Infatti il 24 gennaio scorso il M5S, in occasione della proposta di legge per l'istituzione della Commissione bicamerale sul femminicidio, ha proposto il seguente ordine del giorno, dopo una riformulazione del testo, assai più radicale nella sua forma originale, chiesta dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari: "La Camera impegna il Governo ad astenersi dall'intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978". L'odg è stato votato quasi all'unanimità dalla Camera (solo tre astenuti). Un odg che impegna il Governo non solo a non toccare gli articoli della 194, ma anche ad evitare, seppur alla lontana, possibili intralci alla sua applicazione. Ad esempio la compagine meloniana non potrà più proporre disegni di legge per il riconoscimento della soggettività giuridica del concepito o per l'aiuto economico alle donne con gravidanze indesiderate (verrebbe letto come deterrente all'aborto); non potrà più appoggiare iniziative provenienti dal mondo pro-life, né tutelare l'obiezione di coscienza. E l'elenco potrebbe continuare a lungo. Interessante leggere alcuni stralci dei paragrafi introduttivi dell'odg (cfr. pp. 32-33) per capire come tutti i parlamentari di ogni schieramento siano riusciti nell'impossibile, ossia siano riusciti a saldare una proposta di legge per istituire una commissione contro il femminicidio con l'aborto: "In tale contesto culturale riferito alla tutela della dignità delle donne il nostro ordinamento si è dotato, tra le altre, della legge 22 maggio 1978 n. 194". Nel giorno in cui viene approvata una Commissione sui femminicidi, il Governo si impegna a non modificare una legge che avrà soppresso almeno 3 milioni di bambine nel ventre materno e avrà ucciso nell'anima circa il doppio di donne, perché avrà ucciso la loro parte materna, quella più essenziale in ogni donna. Come la 194 possa tutelare la dignità delle donne rimane un ossimoro. L'odg prosegue dichiarando che la 194 "ha riconosciuto, da una parte, il diritto alla vita dell'embrione e del feto, e dall'altra, la tutela del diritto della donna alla salute fisica o psichica". La tutela della "vita umana sin dal suo inizio", enunciata all'art. 1, è rimasta sulla carta, è solo uno specchietto per le allodole. È come se avessimo una legge che all'art. 1 dichiarasse che lo Stato tutela i minori e nei seguenti articoli ti dicesse come sterminare questi minori quando la salute psicofisica delle loro madri è in pericolo. Poi il testo ricorda un'affermazione del ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, che pare eccessivamente timida per gli abortisti: «Abortire "fa parte purtroppo delle libertà delle donne"». Volendo ricorrere ad un gioco di parole, quel "purtroppo" è di troppo. E così i firmatari dell'odg partono alla carica: "Le violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, come la negazione o il ritardo dell'aborto sicuro e delle cure post-aborto, la continuazione forzata della gravidanza, l'abuso e il maltrattamento di donne e ragazze che cercano informazioni, beni e servizi sulla salute sessuale e riproduttiva – sono forme di violenza di genere che, a seconda delle circostanze, possono costituire trattamenti degradanti". Avete compreso bene: ritardare un aborto o addirittura vietarlo è una "violenza di genere" che può sfociare in "trattamenti degradanti". Ma l'aborto non è violenza verso il nascituro, non è per lui ben più che un trattamento degradante? E inoltre ogni aborto rappresenta per la donna un atto di violenza e di trattamento degradante verso se stessa, come molti studi sulla sindrome post-abortiva stanno a testimoniare. Poi non poteva mancare una stoccata alla sentenza della Corte Suprema pronunciata l'anno scorso che ha mandato in soffitta la sentenza Roe vs Wade: "di recente si sono registrate a livello globale iniziative regressive sul piano della tutela dei diritti relativi alla salute sessuale e riproduttiva, nonché dell'autonomia delle donne, con il rischio di esercitare un'influenza significativa sulle legislazioni e sulle politiche nazionali di altri Stati stranieri". Sia mai che a qualche politico italiano venga in mente di imitare i giudici degli USA. Torniamo all'approvazione dell'odg. Dal 24 gennaio la 194 può fregiarsi del titolo giuridico di intoccabile. E da quel giorno tutti i 257 "onorevoli" si sono disonorati e si sono visti assegnare dalla Storia anch'essi un epiteto: abortisti. Sì, chi dice che non vuole toccare la 194 è un abortista perché il senso delle parole e la logica più elementare lo impongono. Come chi approvò e difese le leggi razziali fasciste fu un razzista, chi difende la 194 non può che essere un abortista. E, per amor della decenza, smettiamola di ripetere che si vogliono applicare le parti buone della 194, quelle che offrirebbero soluzioni alternative all'aborto. Smettiamola sia perché la 194 è costruita in modo tale che quelle sezioni rimangano lettera morta, sia perché dire che si vuole contrastare l'aborto applicando meglio una legge abortista è una vera e propria contraddizione in termini. È come dirsi contrari alla pena di morte e volere applicare meglio la legge sulla pena di morte. Per abolire la pena di morte la prima cosa da dire è dichiararsi contrari alla legge sulla pena di morte. La premier Meloni ha ribadito più volte che non vuole toccare la 194. La sua posizione è stata ribadita qualche giorno fa dal ministro Roccella e dal portavoce di FdI, Lucio Malan. Ma l'approvazione di quell'odg avvenuto alla Camera segna un qualcosa di amaramente nuovo. Per la prima volta c'è una consacrazione parlamentare della 194, quasi un rinnovo delle promesse omicidiarie contenute in quella legge, e per la prima volta sinistra, destra e centro votano compatti sull'aborto. Quasi con afflato religioso hanno prestato giuramento solenne sulla 194, hanno sigillato la loro fedeltà a questo nuovo credo anti-umano. La partita politica sull'aborto è quindi chiusa, almeno per un decennio. Su leggi sicuramente assai più marginali, ci si scanna come belve e si scavano fossati. Sulla morte dei bambini si diventa belve tutti insieme nel decidere di buttare in unico fossato tutti i nascituri. Alla luce della ragione vi sono temi più importanti di altri: vita, famiglia e libertà, valgono più che ambiente e Mes. Ecco, sui primi, dove l'identità di un partito e di una coalizione dovrebbe marcare maggiormente le distanze rispetto ad altre coalizioni e partiti, ci si trova invece in piena sintonia. Questo perché ormai la mentalità (rivoluzionaria) è la medesima. Certo, il M5S ha lanciato l'esca avvelenata, ha costruito una trappola per farci cadere dentro il Governo: questi ha ripetuto sui media che la 194 non si tocca e allora che venga a dirlo anche in Parlamento. A quel punto Meloni & Co. non potevano di certo tirarsi indietro. Il frutto avvelenato era già stato mangiato da tempo. E dunque ieri alla Camera abbiamo assistito solo ad una conclusione scontata, perché inevitabile, di un tradimento già consumato molto tempo prima sulla pelle dei bambini. La sinistra esulta perché tiene in ostaggio il Governo tanto che si arriva al paradosso. La deputata M5s Stefania Ascari, che ha proposto l'odg, dichiara: "Anche la maggioranza e l'Esecutivo si sono resi conto che è un impegno doveroso verso tutte le donne e hanno cambiato parere". Dai banchi di FdI arriva la smentita: mai abbiamo cambiato parere, abbiamo detto fin dall'inizio che la 194 non verrà modificata. Insomma c'è una gara tra sinistra e destra su chi è più abortista. Nell'ottobre scorso avevamo dedicato un articolo sull'approccio differente della sinistra e della destra in merito ai principi non negoziabili. In quell'articolo spiegavamo che la sinistra per sua natura vuole continuamente demolire questi principi, non arrestarsi nel processo di distruzione dell'ordine morale. La destra non intende continuare a distruggere, ma semmai tende a conservare le macerie e certamente non vuole ricostruire, sia perché teme di perdere consensi sia perché, soprattutto, i politici di destra sono impregnati anche loro di una mentalità secolarizzata e liberista. Sono inconsapevolmente progressisti, però con il freno a mano tirato. Ciò detto, si aggiungeva allora, il DNA del centrodestra orienta questa coalizione a guardare potenzialmente con favore i temi etici. Una potenzialità pro vita e famiglia che se debitamente stimolata potrebbe portarla a varare qualche legge buona, ad esempio, su natalità, famiglia ed educazione, ma non certo ad abrogare leggi come quella sull'aborto e sulle unioni civili. Dopo l'approvazione del succitato odg, questo giudizio rimane di fondo immutato, ma con una correzione saliente. La conservazione delle macerie prodotte da spinte progressiste non avviene più con atteggiamento meramente passivo, ossia omissivo. Non tocchiamo la 194 direttamente, ma le faremo guerra in modo indiretto, ad esempio promuovendo il riconoscimento della soggettività giuridica del concepito. L'approvazione di quell'odg da parte di politici di destra ora significa che la conservazione delle macerie viene elevata a difesa della 194, ossia abbiamo avuto una dichiarazione esplicita, perché formale, volta alla condivisione radicale della ratio mortifera della 194, una positiva approvazione delle sue finalità e quindi un appoggio senza riserve all'aborto in tutte le sue forme. Ciò significa che la coalizione di centrodestra marcia nella stessa identica direzione della coalizione di centrosinistra, semmai a velocità ridotta. In breve: alla fine destra e sinistra sull'aborto la pensano uguale.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 gennaio 2023
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SEMPRE MENO CRISTIANI RESISTONO IN TERRA SANTA
Qualche decennio fa i cristiani di Gerusalemme rappresentavano circa l'11% della popolazione, oggi sono meno del 2%
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone, 24 gennaio 2023
La situazione in Terra Santa, per i fedeli cristiani, è sempre più complicata. Tanto che i rappresentanti in loco delle varie confessioni - nelle figure del patriarca greco-ortodosso Teofilo III, del Custode di Terra Santa, Francesco Patton, dell'ex vescovo luterano di Gerusalemme, Munib Younan e del Patriarca latino, cardinale Pierbattista Pizzaballa - hanno voluto accendere sulla questione i riflettori del mondo mediatico, nella speranza che la diffusa conoscenza della situazione possa avere ricadute concrete nella quotidianità di tante persone. Nell'affrontare l'argomento è necessario innanzitutto partire da un dato numerico, che nella sua precisione è assai utile per inquadrare la questione: qualche decennio fa i cristiani di Gerusalemme rappresentavano circa l'11% della popolazione; oggi, invece, a portare avanti il vessillo della Fede in Gesù Cristo in quella che è la città santa per ben tre confessioni - cristianesimo, ebraismo e islam - è rimasto uno sparuto gruppo di appena 10.000 persone, ossia meno del 2% del totale della popolazione, delle quali - riporta Infocatolica - «la stragrande maggioranza sono arabi palestinesi, sebbene vi sia anche una piccola e consistente comunità armena». E, se è pur vero che la storia ci insegna che sono bastati i Dodici per diffondere il cristianesimo nel mondo, il dato è significativo nella sua drammaticità.
UNA QUOTIDIANITÀ MOLTO DIFFICILE Ad ogni modo, il nodo dolente non è solamente questo: vi è anche il fatto, di certo in parte conseguente, per via del loro "scarso peso", che i fedeli che ancora resistono a Gerusalemme vivono una quotidianità molto difficile, sotto diversi aspetti. Scrive Melanie McDonagh del Catholic Herald, che si è recata di persona in Terra Santa e ha potuto ascoltare le parole dei leader delle diverse confessioni, che le chiese di Gerusalemme «affrontano particolari difficoltà a causa delle attività di un certo numero di gruppi di coloni ebrei radicali (spesso finanziati dagli Stati Uniti) i cui obiettivi sono in contrasto con la cultura tripartita di ebrei, musulmani e cristiani che ha dato a Gerusalemme un aspetto unico carattere di città santa per tre confessioni». In particolare, registra la giornalista irlandese ma operante principalmente in Inghilterra, un problema importante è l'abuso, sia verbale sia fisico, nei confronti dei rappresentanti del clero, che alimentano un clima di ostilità. Accanto a questo, vi è il problema inerente «la proposta di istituire un'estensione del Parco Nazionale attorno al Monte degli Ulivi, un'area strettamente legata alla vita di Cristo: sarebbero interessati 20 siti cristiani». La questione, a prima vista, potrebbe non sembrare così preoccupante, tuttavia nella sua realizzazione pratica comporterebbe che l'area diventerebbe pericolosa per i palestinesi, in quanto «il parco rientrerebbe sotto l'autorità della Israel Nature and Parks Authority e non delle autorità municipali» e, conseguentemente, «le chiese e i residenti palestinesi perderebbero il controllo delle loro proprietà». Il già citato Francesco Patton, in merito alla questione, ha scritto quanto segue alle autorità governative, richiamando l'attenzione sul nocciolo della questione: «Questi luoghi sono sacri. [...] E per questo, per noi, è importante che i luoghi santi possano essere e continuare ad essere luoghi di preghiera, luoghi di culto, e non semplicemente luoghi aperti al pubblico».
I CRISTIANI SONO SCHIACCIATI TRA EBREI E ISLAMICI Un altro punto di difficoltà per i cristiani a Gerusalemme è quindi quello che «anche le autorità municipali di Gerusalemme ignorano la sensibilità delle chiese»: permettono l'organizzazione di feste in aree appartenenti alle chiese, transennano intere parti della Città Vecchia, danno luogo a iniziative culturali senza confrontarsi con le autorità religiose sul posto... il tutto creando diversi disagi per quanti vivono, o vorrebbero vivere, la città precipuamente nella dimensione di fede. Un'altra questione spinosa, e non del tutto trasparente, è poi quella dell'acquisto di immobili strategici nella Città Vecchia da parte dei militanti di Ateret Cohanim: un disegno che va avanti da anni, che vede anche un ruolo da parte degli Stati Uniti, e che secondo Daniel Seidemann, avvocato israeliano specializzato in questioni geopolitiche, «si inserisce nella trama di una politica generale, che è quella di circondare e penetrare la Città Vecchia con insediamenti e attività legate ai coloni. E questa non è solo una minaccia per gli hotel, ma una minaccia per il carattere di Gerusalemme e, più specificamente, una minaccia per la vitalità della presenza cristiana a Gerusalemme, ed è così che le Chiese la percepiscono». Ad ogni modo, pur dentro questo quadro complicato e del quale è bene parlare, e pur nella consapevolezza che - come nota il cardinale Pizzaballa - «purtroppo a Gerusalemme tutto è politico», la chiosa dei leader religiosi è di speranza, nelle parole di Teofilo III: «Siamo qui da quasi 2000 anni. Le cose sacre e profane sono andate e venute, e la Chiesa è ancora qui. Questo, almeno, è qualcosa a cui aggrapparsi».
Fonte: Sito del Timone, 24 gennaio 2023
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OMELIA V DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 5,13-16)
Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Ogni cristiano ha il dovere di mettere in pratica le parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato: «Voi siete il sale della terra [...] voi siete la luce del mondo [...]. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,13-16). Insegnava san Giovanni Crisostomo che non ci sarebbe bisogno di parole se la nostra vita risplendesse in questo modo; non ci sarebbe bisogno di maestri, se noi predicassimo con le nostre opere; non ci sarebbe un pagano, se noi fossimo cristiani come si deve. Scriveva un santo missionario sul finire del XIX secolo dalla lontana Cina: «Se l'Europa fosse veramente cristiana, questa grande nazione si sarebbe già convertita al Vangelo». Il fatto è che, purtroppo, molti rifiutano il Vangelo a motivo del cattivo esempio che diamo. Sant'Antonio da Padova scriveva in un suo sermone: «Cessino, ve ne prego, le parole e parlino le opere». Proprio così: devono parlare le nostre opere! In questo modo saremo sale della terra e luce del mondo. In questo modo noi saremo dei piccoli missionari anche senza dire parola. Per chi, invece, è chiamato a predicare con la parola, si impone una legge: quella di mettere in pratica ciò che predica agli altri. È inevitabile che non venga accolta la predicazione quando questa non è seguita dall'esempio. Gli alunni infatti – diceva san Giovanni Crisostomo in una celebre omelia – osservano la condotta dei maestri e, se vedono che anche loro sono presi dagli stessi difetti, o addirittura da peggiori, come potranno ammirare il Cristianesimo? Questo grande Santo scriveva inoltre: «Quando io cerco in te i segni per riconoscerti cristiano, trovo segni del tutto opposti. Se volessi giudicare chi sei dai luoghi che tu frequenti, dalle persone corrotte con le quali ti trovi, dalle parole che niente hanno di serio e di utile, direi che nulla mi resta per riconoscerti cristiano». Queste parole, purtroppo, tante volte potrebbero essere dette di ciascuno di noi. Giustamente, san Francesco di Sales si chiedeva: «Che differenza passa tra il Vangelo e la vita di un santo?». Era poi lui stesso a dare la risposta: «È la stessa differenza che vi è tra una sinfonia scritta sul rigo musicale e una sinfonia eseguita!». Ed è così: nella vita di un santo, o perlomeno di un fervente cristiano, impariamo come si mette in pratica il Vangelo. Noi tutti, inoltre, dobbiamo sforzarci di essere questa "sinfonia eseguita" per tutti i fratelli che incontreremo sul nostro cammino. San Giovanni Crisostomo insegnava che, per questo motivo, dovremo rendere conto a Dio non solo delle nostre colpe, ma anche del danno che rechiamo agli altri con il nostro cattivo esempio. In che modo possiamo essere anche noi sale della terra e luce del mondo? Compiendo le buone opere di cui parla Gesù nel Vangelo di oggi. Per buone opere non si intendono solo le opere di misericordia le quali non devono mai mancare, ma anche tutte le singole virtù. Per essere concreti, ricordo ora brevemente quelle che sono le virtù e quelli che sono i vizi capitali. Tra le virtù più belle vi è la fede, la speranza, la carità; poi la pazienza, la purezza, l'umiltà, la mitezza, la semplicità. Sono tantissime le virtù e siamo chiamati ad esercitarle ogni istante della giornata. I vizi capitali, invece, sono sette: superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia e avarizia. Ogni volta che ci facciamo prendere da questi vizi, noi diamo una contro-testimonianza e allontaniamo le anime dalla Verità; se, al contrario, eserciteremo le virtù e le buone opere, saremo luce che illumina, sale che dà sapore.
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