BastaBugie n�819 del 03 maggio 2023

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1 IL MAGICO MONDO DI ELLY SCHLEIN SU VOGUE NASCONDE IL SOLITO PROGRAMMA COMUNISTA: PIU' POVERTA' PER TUTTI
Con luccicanti slogan, come decrescita felice, nuovi diritti Lgbt, comunità produttive di energia pulita, mobilità sostenibile, il segretario del PD si rifà il look su Vogue (VIDEO: Crozza, Feltri ed Elly Schlein)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
2 FANPAGE E FORMIGLI GETTANO ANCORA FANGO CONTRO LA COMUNITA' SHALOM E SUOR ROSALINA
Emerge il motivo di un inquietante killeraggio mediatico: Suor Rosalina non ha finanziamenti pubblici ed è perciò libera di aiutare davvero senza seguire i protocolli dello Stato (VIDEO: Suor Rosalina e la comunità Shalom)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LO SCANDALO DELLA FUNZIONE ANGLICANA IN LATERANO
Sull'altare papale dell'Arcibasilica di San Giovanni in Laterano si è svolta una pantomima, perché i vescovi anglicani non sono vescovi, i sacerdoti non sono validamente ordinati e le messe non sono vere Messe
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
4 L'IPOCRISIA DELLA BARBIE CON SINDROME DI DOWN
La Barbie con la trisomia 21 è un'operazione puramente commerciale, dove tutto è bello e politicamente correttissimo... cioè disumano
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
5 LICENZIAMENTO-SHOCK DI TUCKER CARLSON
A causa delle sue posizioni controcorrente e cristiane il più seguito giornalista televisivo d'America è stato defenestrato da Rupert Murdoch, proprietario di Fox News, l'unico canale filorepubblicano negli USA
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone
6 FARE FIGLI SENZA UN GENITORE BIOLOGICO
Inquietante esperimento giapponese in cui si sono fatti nascere dei topi senza l'intervento genetico della femmina: clamorosi risvolti per gli uomini
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 PER MATTARELLA L'ITALIA E' FIGLIA DELL'ANTIFASCISMO E DELLA RESISTENZA
Dovrebbe però spiegarci perché oggi tutti si dicono antifascisti, in assenza di fascismo, ma nessuno si dice anticomunista, in presenza di regimi politici che si richiamano esplicitamente al comunismo, come la Cina
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
8 OMELIA V DOMENICA DI PASQUA - ANNO A (Gv 14,1-12)
Credete in me: io sono nel Padre e il Padre è in me
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL MAGICO MONDO DI ELLY SCHLEIN SU VOGUE NASCONDE IL SOLITO PROGRAMMA COMUNISTA: PIU' POVERTA' PER TUTTI
Con luccicanti slogan, come decrescita felice, nuovi diritti Lgbt, comunità produttive di energia pulita, mobilità sostenibile, il segretario del PD si rifà il look su Vogue (VIDEO: Crozza, Feltri ed Elly Schlein)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 28 aprile 2023

Sarà preso un colpo apoplettico a qualche vecchio partigiano impegnato nei festeggiamenti per la Liberazione, nell'assistere, proprio il 25 aprile, alla pubblicazione, in contemporanea con la data storica, sul sito di Vogue praticamente il giornale più glamour del pianeta e non precisamente un quotidiano politico, dell'intervista alla nuova segretaria del PD Elly Schlein, corredata di cotanta foto, super patinata, allo scopo di mettere in risalto un look decisamente rinnovato. Merito della sua "armocromista di fiducia", ammette orgogliosa la Schlein.
E proprio la personal shopper ed esperta di immagine, Enrica Chicchio, cui la Schlein si è rivolta per questa improvvisa metamorfosi, spiega sulla sua pagina facebook alcuni dei criteri scelti per il look da copertina, sottolineando di aver optato per un trench di tonalità « verde grigio e azzurro, da molti definito salvia» (il rosso evidentemente sarà passato di moda..) perché il "power dressing" non va più bene: «Non è più il tempo del potere e della prevaricazione per affermarci sugli altri» profetizza la Chicchio. Dunque è nata una nuova Schlein, "pasionaria" sì... ma della moda?
Evidentemente potrà essere di ispirazione a qualche operaia che prima di entrare in fabbrica per montare in servizio, ripensando a questo illuminante servizio su Vogue, correrà ad indossare una nuova divisa, se non verde-grigio-azzurra (che insieme fanno "salvia") magari anche color fumo metallizzato, più in pendant col suo ambiente di lavoro.
E così, tra cambi di look, esperti di immagine, cene ai Parioli con il gotha della "Roma bene", la vita della Schlein, tutt'altro che una borgatara, sembra davvero immersa nella Grande Bellezza.
E manco a dirlo, proprio il regista Paolo Sorrentino, insieme a Verdoni e Muccino, ma anche alla coppia Franceschini- Di Biase coautori della sua candidatura, e tanti altri, era tra gli invitati della chiacchieratissima cena a casa di Claudio Baglioni ai Parioli che ha visto la Schlein come ospite d'onore, tra champagne e tartine al salmone.
Un desco ben diverso da quello delle mense aziendali dei suoi elettori, quasi a dire: «Caro proletario, tu lavori e io magno».
«Dal centro sociale al centrotavola, dalla sardina alla spigola», ha ironizzato Dagospia.
Insomma tanto fasto, come a voler dare una passata di vernice fresca, a cominciare dalla svolta fashionista, ad una sinistra che non solo imbraccia battaglie sempre più lontane dai bisogni del popolo, non avendo più le soluzioni concrete per migliorarne le condizioni materiali, ma che non ne frequenta più nemmeno gli stessi ambienti. Una presa di distanze totale, insomma. Chissà se la Schlein vestita da cover girl avrà pure il coraggio di andare per comizi a parlare di povertà.
Una segretaria da Grande Bellezza, dunque, con molta armocromia, ma non sappiamo quanta armonia e sintonia con gli elettori di sinistra. Quasi ad incarnare una leadership sempre più radical chic, ovvero politicamente di sinistra, ma con redditi decisamente maggiori degli elettori a cui si rivolge e non certo, dunque, con gli stessi grattacapi.
Ma lungi dal voler tirare strali tutti contro la segretaria dem, in realtà è da un po' che i kompagni si sono dati ai cambi di immagine. Pensiamo alla metamorfosi dell'attuale presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini che per prepararsi alcuni anni fa, alla campagna elettorale, nel giro di poco tempo, perse dieci chili e si presentò alle elezioni con barba lunga ma curatissima e occhiali a goccia, un look vintage-glamour. Sarà stato forse motivato dall' aforisma di Winston Churchill «Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare?» Chissà.
Insomma, la Sinistra riparta da... Vogue! E chissà anche che cosa pensano della nuova sinistra patinata, gli esperti di salsicce e piadine alle feste dell'Unità!

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Decrescita della Schlein. Il popolo ha fame? Vada in bici" spiega la nuova ideologia di sinistra di Elly Schlein. In pratica la solita del comunismo: più povertà per tutti. Con il luccicante slogan: la decrescita felice.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 maggio 2023:

L'intervista che Elly Schlein, nuova segretaria del PD, ha rilasciato a Vogue, lo scorso 25 aprile, ha fatto molto parlare di sé solo per l'armocromista. Cioè per la professionista che la nuova leader della sinistra, ha ingaggiato per 300 euro all'ora per aiutarla a migliorare il look. Marco Rizzo, comunista, ha prontamente commentato che quella cifra è un quarto dello stipendio medio mensile di un operaio e dunque la Schlein "non ha il diritto politico di parlare di uguaglianza sociale,di lotta alla disparità e difesa dei soggetti deboli". Ma qualcuno è andato oltre e ha letto il resto dell'intervista? Perché, fra varie risposte su temi squisitamente personali (gusti, abitudini, passioni e ricordi) troviamo tutto quel che ci attende dal fronte di sinistra.
Innanzitutto non è da dimenticare che l'intervista sia stata rilasciata durante la manifestazione delle "famiglie arcobaleno" a Milano. La Schlein dichiara al giornalista Federico Chiara che sulla questione Lgbt "Innanzitutto vorrei ridurre la distanza che ci divide dai Paesi del Nord Europa. Noi non abbiamo nemmeno una legge contro l'odio e la discriminazione, quella che ha portato avanti Alessandro Zan, con cui lavoriamo tutti i giorni, affossata dalla destra con quel vergognoso applauso nell'Aula del Senato". Ma questo è solo "il minimo sindacale", perché la nuova leader della sinistra mira a ben di più: "Poi naturalmente ci stiamo battendo per il matrimonio egualitario. Love is love: questo è lo slogan con cui accompagniamo le associazioni nella battaglia. Ma mancano anche i diritti delle figlie, dei figli delle coppie omogenitoriali, per cui abbiamo molti passi avanti da fare".
La Schlein vuole inserirsi nel filone delle moderne leader della sinistra radicale: Jacinda Ardern in Nuova Zelanda e Alexandria Ocasio Cortez negli Usa, sono citate espressamente fra i suoi modelli. E come attiviste riserva una menzione speciale per Greta Thunberg (e come poteva mancare?) e Vanessa Nakate, entrambe ecologiste radicali. Le battaglie sono molte e fra loro strettamente connesse: "C'è una mobilitazione europea - dice la Schlein - che tiene insieme la giustizia sociale e la giustizia climatica, passando per la dignità del lavoro, contro lo sfruttamento e il precariato e per l'uguaglianza nei diritti, nelle opportunità di partenza".
Cosa possa tenere assieme tutte queste battaglie, la Schlein lo dà per scontato. Ma merita una piccola spiegazione: la nuova sinistra punta alla decrescita. È questo il filo che tiene unite tutte le battaglie: giustizia sociale va intesa come livellamento verso il basso (meno ricchezza), la giustizia climatica come meno industriosità, la dignità del lavoro è da intendersi come meno lavoro, i nuovi diritti per le nuove famiglie sono premessa per la denatalità. È un progetto completo in cui socialismo, ecologismo e nuovi diritti si tengono per mano. Nell'intervista successiva rilasciata a La Stampa, puntualmente la Schlein propone di alzare le tasse "ai ricchi", dunque a chi produce di più. E nell'intervista a Vogue vuole una piena armonizzazione fiscale, perché nessun produttore possa sfuggire a una tassazione troppo elevata.
La Schlein condanna i populisti di destra perché ricorrono alla retorica del capro espiatorio, del nemico del popolo. Però fa la stessa cosa, solo cambiando leggermente il bersaglio: "I nazionalisti puntano il dito verso il basso, cioè dicono: se stai male è perché arriva qualcuno che minaccia la tua situazione - di solito è una persona che sta peggio di te, che ti ruberà il lavoro, che prenderà lo spazio che non hai più tu, che avrà la casa popolare eccetera. Invece dobbiamo spostare quel dito verso l'alto. Si vedrebbe allora che in questi anni c'è chi ha continuato ad arricchirsi in modo sproporzionato, mentre larghe fasce della società si impoverivano". E non si rende conto che la destra, o comunisti come Marco Rizzo, puntano il dito in alto, contro di lei, esattamente per i motivi che indica.
La decrescita (per il popolo) è implicita nelle proposte della leader che fa suo un progetto ecologista radicale dal sapore maoista: le comuni che producono energia pulita. "Altro esempio concreto sono le comunità energetiche, poco conosciute ma molto efficienti: permettono alle persone, alle aziende, ai comuni, alle scuole di autoprodurre energia pulita e rinnovabile, magari con i pannelli solari sui tetti, per condividerla e scambiarla".
La Schlein risolve il problema delle emissioni personalmente perché non ha l'auto e può permettersi evidentemente di non averne una per lavoro. Per il rilancio della mobilità, oltre a rendere gratuiti (cioè a spese altrui) i mezzi pubblici per i giovani meno abbienti, arriva a dire: "L'Italia è un Paese che può investire moltissimo sul cicloturismo, ormai alla portata di tutti anche grazie alla mobilità elettrica. Chi pensa che sia un argomento di nicchia non ha visto le stime, secondo cui porterebbe un indotto di più di 40 miliardi di euro all'anno in Europa. Inoltre le ciclovie possono generare nuova occupazione: 1 km di pista ciclabile fatta bene può creare 4/5 posti di lavoro. Insomma, investire sul turismo sostenibile, sul turismo lento, è anche una via per fare buona impresa e sviluppare lavoro di qualità". Tutti in bici, insomma. Quasi come a Cuba, dove per scarsità di carburante, ieri, per la prima volta nella storia del regime comunista, i lavoratori non hanno potuto celebrare il 1° maggio.

VIDEO: CROZZA IMITA FELTRI E PARLA DI ELLY SCHLEIN
Nel seguente video dal titolo "Con una sinistra così, voterebbe a destra anche Bersani" (durata: 4 minuti) Maurizio Crozza prende in giro il segretario del PD. Il video contiene qualche parola sconveniente. Astenersi persone sensibili.


https://www.youtube.com/watch?v=JJs2i46yXDo

Fonte: Sito del Timone, 28 aprile 2023

2 - FANPAGE E FORMIGLI GETTANO ANCORA FANGO CONTRO LA COMUNITA' SHALOM E SUOR ROSALINA
Emerge il motivo di un inquietante killeraggio mediatico: Suor Rosalina non ha finanziamenti pubblici ed è perciò libera di aiutare davvero senza seguire i protocolli dello Stato (VIDEO: Suor Rosalina e la comunità Shalom)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 aprile 2023

Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere. La puntata di giovedì scorso di Piazza Pulita (su La7), dedicata in gran parte (e per la terza volta consecutiva) alla Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio ha toccato punte di falsità tali da scadere nel grottesco. Vi risparmiamo la descrizione del solito teatrino con Corrado Formigli a fare da finto giornalista interessato alla verità lanciare servizi e dare la parola in modo che non si sviasse dal binario già scelto: la condanna senza appello per la Comunità Shalom e per suor Rosalina. E con le poche voci a difesa, soprattutto Andrea Muccioli e Carlo Fucci, padre di Luca, ex ospite della comunità, costantemente interrotte quando provavano ad argomentare in modo serio, pur davanti a obiezioni - come quelle di Nunzia De Girolamo - che non avrebbero meritato neanche una parola di risposta. E forse bisognerà anche chiedersi se vale la pena partecipare a trasmissioni dove il copione è già scritto e gli ospiti non allineati al pensiero del conduttore servono soltanto a mantenere viva più a lungo possibile la discussione su un argomento (in questo caso il linciaggio di suor Rosalina).

SCENE GIRATE CON L'ACCORDO DI TUTTI
Ad ogni modo tutto questo era scontato, come il giudizio della "Scienza" - al cui controllo nulla può e deve sfuggire - e l'invocazione dello Stato, che tutto deve vedere e coprire. E scontatissima anche la riproposizione delle scene di presunta violenza pur di fronte all'evidenza di prove - segnalate da un avvocato ma già documentate dalla Bussola - secondo cui i filmati in discussione, se proposti in modo integrale, dimostrano in modo incontrovertibile che non c'entra nulla il metodo terapeutico di suor Rosalina né la punizione fuori controllo imposta da alcuni "vecchi" della Comunità. Erano infatti delle scene girate con l'accordo di tutti coloro che vi erano coinvolti, anche se di pessimo gusto.
Ma vista l'operazione di killeraggio che ha guidato questa pseudo-inchiesta fin dall'origine non ci si poteva realisticamente aspettare un sussulto di verità. Ma la volontà di colpire suor Rosalina e farle terra bruciata intorno è così forte che la redazione di Fanpage (che lavora di comune accordo con Formigli) è riuscita a costruire un servizio talmente strampalato e fuori da ogni logica giornalistica da lasciare basiti.
Scopo principale era dimostrare oscuri giri di soldi per gettare ancora più ombre sulla gestione della Comunità: e allora ecco voci coperte di testimoni che parlano di "tanti soldi" visti circolare, e fogli pieni di cifre ma di cui non si spiega cosa siano e che cosa dimostrerebbero. Illazioni, accuse non documentate, sospetti, tanto per gettare fango, per creare l'atmosfera che renda ancora più credibile la descrizione della "comunità degli orrori". Cose che se fossero state proposte da altri avrebbero già messo in moto l'apparato sanzionatorio dell'Ordine dei Giornalisti.

SUOR ROSALINA È CONSACRATA A TUTTI GLI EFFETTI
Ma il bello deve ancora venire: per tutta la puntata si era cercato di avvalorare la tesi che suor Rosalina sia una specie di santona che agisce al di fuori di qualsiasi regola scientifica, civile e anche religiosa; ed ecco quindi il servizio finale che ci rivela, udite udite, che suor Rosalina non è neanche una suora. Lo dice esplicitamente il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, rispondendo a precisa domanda di Formigli. Domanda chiamata dopo il servizio-inchiesta in cui si intervistava una superiora delle Orsoline, congregazione da cui suor Rosalina è uscita, e si concludeva con la dichiarazione di un anonimo funzionario della Curia vescovile di Brescia secondo cui suor Rosalina risulta praticamente sconosciuta. Ci sarebbe dal rotolarsi dal ridere, se non fosse inquietante, visto che la stragrande maggioranza degli spettatori non conosce la comunità e quindi è portata a pensare che si tratti di notizie affidabili.
Invece il livello del giornalismo di Fanpage e Formigli è talmente basso che non sono neanche in grado di raccogliere informazioni semplici in modo corretto. Pur non facendo parte di una congregazione religiosa, suor Rosalina è consacrata a tutti gli effetti nelle mani del vescovo, così come le altre suore che condividono con lei il lavoro alla Comunità Shalom e la regola di vita comune approvata. Quindi il povero Cancellato e Formigli si mettano l'animo in pace: Rosalina è proprio una suora, pienamente inserita nella Chiesa cattolica. Niente santona, niente setta, suor Rosalina è semplicemente cattolica e la fede è l'origine del suo amore per le persone più fragili.
Ma c'è un altro particolare: dagli uffici della Curia veniamo a sapere che la frase estrapolata nel servizio, presentata come la negazione che la Curia abbia neanche la conoscenza di suor Rosalina, in realtà si riferiva ad altro ed è stata isolata da un colloquio più lungo con qualcuno al centralino, alimentato dalle continue domande della giornalista. Tanto per confermare il livello infimo di certi "professionisti" dell'informazione.

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Comunità Shalom, esempio vero di sussidiarietà" spiega che l'attacco di Formigli è finalizzato al controllo totale da parte dello Stato perché Suor Rosalina non ha finanziamenti pubblici ed è perciò libera di aiutare davvero i poveretti che bussano alla sua porta senza seguire i protocolli dello Stato. Anche con metodi che la cultura dominante aborre: tipo la preghiera.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il aprile maggio 2023:

Durante la vicenda del proditorio attacco alla comunità Shalom è emersa da molte parti l'idea che la soluzione consista in un maggior controllo da parte dello Stato. Molti lo hanno richiesto espressamente: è lo Stato che deve controllare queste realtà; altri, invece, indirettamente, lamentando un vuoto: ma lo Stato era distratto? C'è nell'aria un forte ritorno allo statalismo, sulla spinta delle (presunte) emergenze. C'è perfino chi vuole, come il grillino (si dice ancora così?…) Alessandro Di Battista, che lo Stato abbia una propria industria farmaceutica. Figuriamoci, quindi, se non si pretende dallo Stato di "vegliare" sulle comunità terapeutiche come quella di Palazzolo sull'Oglio.
Però c'è un però. Come si sa, la comunità di suor Rosalina Ravasio non dipende economicamente da nessuna istituzione statale. Non prende contributi né da Milano né da Roma. Vive di carità e quindi è libera. Libera da cosa? Libera dall'obbligo di seguire certi protocolli, di fornire certe rendicontazioni, di partecipare a gare di appalti i cui criteri sono stabiliti da altri; libera di contraddire le pretese degli ordini professionali e di altre corporazioni; libera di servirsi di volontari e professionisti non imposti; libera di avere un rapporto diretto con le famiglie degli ospiti; libera soprattutto di avere una propria idea di cosa si debba intendere per "persona umana", di quale sia l'ordine giusto dei suoi bisogni, di cosa significhi "salute", libera di pensare perfino che la fede cattolica c'entri in tutte queste questioni che invece sono "laiche" per il pensiero dell'apparato.
Quella statale è una macchina, la comunità Shalom ha deciso di starsene fuori. Ha così incarnato, il principio di sussidiarietà.
Questo principio - proposto nella sua versione originaria dalla Dottrina sociale della Chiesa - dice che le società inferiori e più vicine al bisogno, come per esempio una comunità terapeutica, hanno un diritto originario ad agire in proprio e prioritariamente rispetto alle società superiori e più lontane dal problema, come lo Stato. Hanno anche diritto che lo Stato le aiuti quando hanno delle difficoltà, ma senza sostituirsi ad esse. Quando mi sento male, chiedo prima di tutto aiuto ai familiari o ai vicini. Così le famiglie gravate da pesanti problemi nei loro figli si sono rivolte alla Shalom prima che ai servizi sociali statali. Ecco appunto la sussidiarietà.
Ora, ci sono, anche nel mondo cattolico, realtà sociali che si dicono sussidiarie ma non lo sono, perché dipendono, come il malato dalla flebo, dalle istituzioni pubbliche. Quante associazioni di impegno e solidarietà sociale - lasciando anche stare la Caritas che senz'altro è la più grande - dipendono dalle convenzioni con l'ente pubblico e quindi non sono libere né amministrativamente, perché l'apparato dell'ente pubblico fornisce i criteri concettuali e operativi, né politicamente, perché i rapporti con l'ente pubblico dipendono dalla maggioranza politica che lo governa?
Questo tipo di sussidiarietà fa piacere all'apparato statale e a quanti hanno in mano le sue chiavi. Ecco allora che si ricorda che lo Stato deve controllare, per evitare gli abusi, per impedire che non si rispetti la scienza, perché i protocolli terapeutici forniti dagli apparati nazionali e internazionali vengano rispettati.
Ma questa non è sussidiarietà o, se si vuole, è una sussidiarietà camuffata. Perché è lo Stato che stabilisce i criteri del controllo e quindi i soggetti sociali sono privati del loro protagonismo e considerati un'appendice periferica della macchina statale.
La Dottrina sociale della Chiesa ha sempre detto che lo Stato ha un dovere di coordinamento e controllo in vista del bene comune. Quindi coloro che chiedono maggiori controlli statali nel caso Shalom e in altri simili hanno ragione? Il problema è se questo Stato sia adeguato a fare il controllo, se i suoi criteri siano veramente conformi al bene comune e alla sussidiarietà, se sia eticamente legittimato ad esercitare una autorità in quel determinato campo, o se invece sia preda di interessi e di ideologie che trasformano le sue ispezioni in un danno e un pericolo per il bene delle realtà ispezionate e per chi usufruisce della loro azione solidale.
Nel biennio Covid lo Stato si è dimostrato preda di forti interessi particolari, ha sposato cause scientifiche che non erano scientifiche, ha avvalorato i criteri corporativi degli ordini professionali, ha imposto una propria idea (sbagliata) di salute, di medicina, di terapia e ha esercitato con tutto ciò un fortissimo controllo sociale. Ci sentiamo veramente di dire che la soluzione al (presunto) problema delle comunità terapeutiche è un maggior controllo dello Stato, di questo Stato?
La comunità Shalom se ne sta fuori da questo sistema perché c'è un bene comune da perseguire che viene prima dello Stato, gli è superiore e va protetto anche dallo Stato stesso. I principi, anche quello di sussidiarietà, vanno difesi con coraggio.

VIDEO: SUOR ROSALINA E LA COMUNITA' SHALOM
nel seguente video dal titolo "Reportage Comunità Shalom" (durata: 2 minuti e mezzo) si può vedere un'intervista a Suor Rosalina con immagini della comunità che risalgono a qualche anno fa.


https://www.youtube.com/watch?v=HbctsAlfUn4

DOSSIER "COMUNITA' SHALOM"
Suor Rosalina recupera i ragazzi sbandati

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 aprile 2023

3 - LO SCANDALO DELLA FUNZIONE ANGLICANA IN LATERANO
Sull'altare papale dell'Arcibasilica di San Giovanni in Laterano si è svolta una pantomima, perché i vescovi anglicani non sono vescovi, i sacerdoti non sono validamente ordinati e le messe non sono vere Messe
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 22 aprile 2023

Vorrei commentare un episodio che mi è sembrato grave e significativo. Lo abbiamo appreso da un comunicato ufficiale del venerando Capitolo di S. Giovanni in Laterano, rilasciato lo scorso 20 aprile 2023.
Il comunicato dice questo: "Il Capitolo Lateranense, nella persona di Sua Ecc.za Mons. Guerino Di Tora, Vicario Capitolare, esprime profondo rammarico per quanto avvenuto martedì scorso, 18 aprile, all'interno della Basilica di S. Giovanni a Roma. Infatti, un gruppo di circa 50 sacerdoti, accompagnati dal loro vescovo, tutti appartenenti alla comunione anglicana, hanno celebrato sull'altare maggiore della cattedrale di Roma, contravvenendo alle norme canoniche. Mons. Di Tora ha anche spiegato che l'increscioso episodio è stato causato da un difetto di comunicazione."
Mons. Di Tora è il Vicario dell'Arciprete della Basilica Lateranense, che è il cardinale Angelo De Donatis, a sua volta Vicario Generale di papa Francesco per la Diocesi di Roma. Mons. Di Tora ha attribuito l'accaduto a un "difetto di comunicazione" Secondo quanto ricostruito dal quotidiano "Messaggero", il gruppo di anglicani era di passaggio a Roma e uno di questi avrebbe chiesto a un religioso romano di trasmettere al Laterano la richiesta di celebrare la Messa. Ambasciata che sarebbe stata fatta senza specificare che si trattava di un gruppo di protestanti.

LA GRAVISSIMA PORTATA DELL'EVENTO
Sembra strano però che un gruppo di cinquanta sacerdoti ottenga di concelebrare all'altar maggiore della Basilica Laterana, senza esibire il celebret, cioè il documento che le autorità ecclesiastiche rilasciano per consentire ai sacerdoti di amministrare lecitamente la Messa e i sacramenti. Se si fosse trattato solo di un malinteso, bisognerebbe dire che la superficialità delle autorità lateranensi è stata somma, tanto da coprire di ridicolo i responsabili. Ammesso pure che così sia stato, non si può ammettere però la buona fede degli anglicani, che non potevano ignorare come la funzione religiosa da essi svolta fosse in aperto contrasto con le leggi canoniche della Chiesa di Roma. Il loro gesto ha comunque un sapore provocatorio, che vi sia stata complicità o meno delle autorità del Laterano. Ma al di là dell'attribuzione delle responsabilità, ciò che rimane è la gravissima portata dell'evento.
La cattedrale di Roma non è San Pietro, come molti credono, ma la Basilica di San Giovanni in Laterano, che è detta "Arcibasilica" perché è la più importante delle quattro basiliche papali maggiori. L'iscrizione latina scolpita sul marmo della facciata della Arcibasilica Lateranense recita «Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput»: Madre e Capo della Chiesa universale.
Il Laterano è il luogo in cui si trova la cattedra papale, simbolo dell'autorità e del magistero del Vescovo di Roma. Ed è proprio l'altare del Vescovo di Roma, cioè l'altare papale, quello dove si sarebbe svolta la cerimonia anglicana. Sullo scranno riservato al Papa si sarebbe seduto il vescovo che ha presieduto la funzione, Jonathan Baker, che ha avuto una lunga militanza massonica, ed è divorziato e risposato, secondo quanto permette la Church of England, ma soprattutto, per la Chiesa cattolica, non è nemmeno un vescovo.

LO SCISMA ANGLICANO
Lo scisma anglicano risale al Re d'Inghilterra Enrico VIII (1534-1547). Durante il suo regno tutte le ordinazioni dei sacerdoti si fecero secondo il Rituale romano e furono considerate valide. Ma nel 1550 entrò in vigore il Book of Common Prayer di Edoardo VI, nel quale il Pontificale romano fu sostituito da un nuovo Ordinale, che manifestava, secondo la teologia cattolica, difetti di forma e di intenzione. In questo Ordinale, non solo si negava il Sacramento dell'Ordine, ma si eliminava dalla celebrazione della Cena, sostituita alla Messa, ogni idea di sacrificio e di consacrazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Gesù Cristo.
La regina Elisabetta (1558-1603) scelse come arcivescovo di Canterbury Matteo Parker, ordinato sacerdote secondo l'ordinale edoardiano, e quindi invalidamente. Da Parker vennero poi consacrati altri vescovi anglicani, tutti secondo l'ordinale di Edoardo VI, e dunque invalidi. Da essi, per successive consacrazioni, derivò l'episcopato anglicano di cui la Chiesa non ha mai riconosciuto la validità.
Leone XIII, con la Lettera Apostolicae curae del 13 settembre 1896, confermò e rinnovò i decreti dei suoi predecessori, proclamando solennemente che, per difetto di forma e per difetto di intenzione, "le ordinazioni compiute con il rito anglicano sono state del tutto invalide e sono assolutamente nulle". La presente lettera, aggiungeva Leone XIII, "sarà ed è sempre valida e in vigore e deve essere osservata infallibilmente da tutti, di qualsiasi grado e onore nel giudizio e fuori". Benedetto XVI ha confermato questo decreto nella costituzione apostolica Anglicanorum coetibus del 4 novembre 2009.
Ciò significa che i vescovi anglicani non sono vescovi, i preti non sono preti e le messe da loro celebrate non sono vere Messe. Sull'altare papale dell'Arcibasilica di San Giovanni in Laterano è stata messa in scena una pantomima, offensiva per l'autorità della Santa Sede e per la fede cattolica. Un comunicato come quello che è stato rilasciato dal Capitolo dell'Arcibasilica, al di là delle buone intenzioni, è del tutto inadeguato, perché ciò che è avvenuto è un oltraggio, che meriterebbe una solenne riparazione. E se non c'è stato dolo da parte di nessuno, la cosa appare ancora più grave, perché vuol dire che è stata permessa dalla Divina Provvidenza per mostrare l'abisso di confusione in cui oggi è immersa la Chiesa.

Fonte: Radio Roma Libera, 22 aprile 2023

4 - L'IPOCRISIA DELLA BARBIE CON SINDROME DI DOWN
La Barbie con la trisomia 21 è un'operazione puramente commerciale, dove tutto è bello e politicamente correttissimo... cioè disumano
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 2 maggio 2023

Dopo la prima con fisicità "curvy" e quella in sedia a rotelle, Barbie - la bambola più fashion e chiacchierata da 64 anni a questa parte - ha deciso di continuare la propria evoluzione presentandosi ora... con la sindrome di Down. Si tratta di una bambola, come fa sapere lo stesso sito dell'azienda Mattel, realizzata in collaborazione con la National Down Syndrome Society. Secondo quanto riportano alcune fonti, l'idea è infatti stata accolta con favore dagli enti benefici del Paese e internazionali.
Carol Boys, direttore generale dell'associazione britannica della sindrome di Down, ha dichiarato: «Le bambine della nostra comunità potranno giocare con una bambola che le rappresenta». Anche Ellie Goldstein, modella inglese con la trisomia 21 che è apparsa in una campagna pubblicitaria proprio con la nuova bambola, ha dichiarato di essere «davvero felicissima» di vedere questa nuova versione inclusiva. «La diversità è importante per me», ha spiegato Goldstein, «perché la gente ha bisogno di vedere più persone come me nel mondo e non di tenerle nascoste».
Tutto bene, dunque? Non esattamente. Come ha sottolineato infatti Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e genitore di un bambino con la sindrome di Down, l'entusiasmo per queste iniziative cela sempre una certa ipocrisia. «Tutto bello, tutto politicamente correttissimo», sono state le sue parole, «se non fosse che in molti Paesi occidentali questi bambini non vengono fatti più nascere. In Italia - ed è uno dei Paesi più accoglienti da questo punto di vista - il 53% viene eliminato dopo la diagnosi prenatale. E allora mi domando: che senso ha fare una Barbie con la sindrome di Down se poi eliminiamo i bambini con la sindrome di Down?». Un bambino con Sindrome di Down «ha bisogno di amici come lui, non di giocattoli con le sue fattezze».
Purtroppo queste parole riflettono un'amara verità: i bambini con sindrome di Down, gli stessi che oggi si vedono nei servizi ai telegiornali e nelle immagini dei siti internet, sono da anni brutalmente decimati con l'aborto. Già nel dicembre 2020, a questo proposito, The Atlantic pubblicava un lungo servizio dal titolo inquietante: «Gli ultimi figli della Sindrome di Down». In quell'articolo, si ricordava che «i test prenatali stanno cambiando chi nasce e chi no» e «questo è solo l'inizio». Il fatto è che, al di là dei test prenatali, ci sono pressioni fortissime anche in ambito sanitario perché questi bambini siano abortiti. Ad Emma Mellor, una donna in dolce attesa di una bimba con la trisomia 21 - mamma la cui testimonianza è stata raccolta dalla Bbc - i dottori hanno proposto l'aborto. E non una, ma addirittura 15 volte. «Anche se avevamo chiarito che non era una opzione per noi», ricorda la Mellor, «sembravano davvero insistere».
Ora, quello di questa mamma è forse un caso isolato? Davvero dietro gli aborti dei bambini con sindrome di Down sono solo il frutto di scelte genitoriali? Il dubbio viene. Quello che è sicuro è che gli aborti di questi bimbi sono dilaganti. Negli Usa - secondo una pubblicazione uscita su Prenatal Diagnosis oltre dieci anni fa, e quindi oggi probabilmente superata - viene abortito il 67% dei nascituri con questa Sindrome, percentuale che sale ulteriormente tra le madri con più alti livelli d'istruzione: e in Europa il trend è così se non peggiore. Quindi, che senso ha fare perfino una bambola che ha le sembianze di bambini che, di fatto, vengono eliminati a migliaia prima della nascita? Come non si può non ritenere tutto ciò assai ipocrita?
Una nota di critica, infine, va anche alla Mattel. Che già oltre 20 anni fa, lo si ricordava, aveva fatto debuttare una Barbie in sedia a rotelle. Un progetto senza dubbio molto valido, che però risulta essere stato messo da parte, in favore di altri e ben più discutibili prodotti, come bambole queer e gay. Ora, ciascuna azienda è libera di scegliere le linee di prodotti che preferisce, ci mancherebbe. Però questa svolta Lgbt, assai criticabile se si pensa che in realtà i veri discriminati in questa società sono - e restano - le persone diversamente abili, contribuisce ulteriormente a spegnere l'entusiasmo per la Barbie con la trisomia 21. Che ha tutto il sapore, a questo punto, di un'operazione puramente commerciale, dove tutto è bello, tutto è «politicamente correttissimo».

Fonte: Provita & Famiglia, 2 maggio 2023

5 - LICENZIAMENTO-SHOCK DI TUCKER CARLSON
A causa delle sue posizioni controcorrente e cristiane il più seguito giornalista televisivo d'America è stato defenestrato da Rupert Murdoch, proprietario di Fox News, l'unico canale filorepubblicano negli USA
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone, 29 aprile 2023

«Quando ero a Fox News, mi è stato detto di non usare la parola "Dio" in onda. Hanno contato quante volte ho disobbedito. Non so se il discorso di Tucker Carlson su Dio e la preghiera sia stata l'ultima goccia, ma ho la sensazione che abbia infastidito profondamente Rupert Murdoch». Le parole di Glenn Beck - commentatore politico, conduttore radiofonico e produttore televisivo - aiutano a far luce sul divorzio più rumoroso dell'anno, quello tra Fox News e il giornalista Tucker Carlson. A sei giorni dai fatti, senza che nessuno degli attori abbia pronunciato una parola ufficiale sul perché del licenziamento, si fa strada una pista scioccante: a innervosire il magnate Murdoch, padrone della Fox, sarebbe stato il discorso "religioso" tenuto da Carlson per il 50° anniversario della Heritage Foundation, importante think tank conservatore. Si è trattato di 34 minuti di fuoco, improntati sul concetto di bene e di male, un discorso in cui politica e teologia si sono fusi.
Dopo aver tuonato, pur senza perdere il suo proverbiale humor, contro la «mentalità da gregge» in cui molti sono caduti durante l'era «George Floyd e Covid»; dopo aver detto che le persone comuni non sono ancora «abituate a obiettare contro le idee su cui sono in disaccordo», il popolare conduttore si è rammaricato di non aver pregato di più. Mettendo a nudo la sua attività di giornalista d'inchiesta ha confessato: «Dovremmo smetterla di impegnarci in questi dibattiti totalmente menzogneri [...], come se si potesse vincere solo raccogliendo più fatti. Ho provato e non funziona. Forse varrebbe la pena prenderci tutti solo 10 minuti al giorno per dire una preghiera per il futuro. Dico sul serio, spero che lo farete».
Carlson spiega l'indispensabilità della preghiera nel contesto americano in un passaggio-chiave del suo discorso: «Se ci sono persone che dicono: "Ho un'idea, castriamo la prossima generazione, mutiliamo sessualmente i bambini", mi dispiace ma questo non è un dibattito politico, non ha niente a che fare con la politica [...]. Quando il segretario al Tesoro si alza e dice: "Sapete cosa potete fare per aiutare l'economia? Abortire". Beh, in realtà è come un principio azteco. Qual è lo scopo del sacrificio di bambini? Non c'è nessun obiettivo politico legato a questo. Semmai è qualcosa che ha a che fare con la teologia».

CARLSON CITA LA LETTERA DI PAOLO AI GALATI
Secondo il corrispondente di Vanity Fair America Gabriel Sherman, che ha ricevuto le confessioni di un interno della Fox Corporation vicinissimo a Murdoch, sono stati i toni paolini utilizzati da Carlson nella serata all'Heritage Foundation a mandare fuori di testa il magnate televisivo. Il conduttore, che ha scherzato sul suo essere episcopaliano («Mi rivolgo a voi dalla posizione teologica più umile e bassa possibile. Sono letteralmente un episcopaliano»), ha ripreso il quinto capitolo della lettera ai Galati, distinguendo i frutti della luce da quelli della carne. Per Carlson guardare al Governo federale come a quell'entità che «decide di perseguire la distruzione fine a se stessa» è «nient'altro che una visione ampiamente condivisa del bene e del male, non un'idea necessariamente cristiana».
E il perché è presto detto: «Il bene è caratterizzato da ordine, calma, tranquillità, pace, dall'assenza di conflitto, purezza [...]. Il male è caratterizzato dai loro opposti: violenza, odio, disordine, divisione, disorganizzazione, impurità. Quindi, se sei d'accordo con chi realizza quest'ultimo tipo di risultati, ciò che davvero sostieni è il male». Insistendo infine sulla dimensione trascendente del problema, Carlson ha aggiunto: «Non sto certo appoggiando il Partito Repubblicano, non sto affatto facendo un discorso di parte. Sto solo notando ciò che è super ovvio [...] Siamo di fronte e manifestazioni di una forza più grande che agisce su di noi. È così lampante».

LA GIOIA ISTERICA DELLA SINISTRA
Non sorprende che dalle parti della sinistra woke si sia festeggiato con entusiasmo il licenziamento del più irriducibile dei nemici. Chiedendo l'aiuto del pubblico in studio, Ana Navarro (che insieme a Whoopi Goldberg conduttrice del salotto televisivo The View), si è lanciata in un'irridente quanto sguaiata versione di "Na Hey Hey Kiss Him Goodbye", vecchio successo degli Steam. Poco prima Sunny Hostin, ospite fissa dello stesso salotto, era arrivata a pronunciare queste parole: «Non credo che a nessuno piaccia celebrare la fine della carriera di qualcuno, ma lui è responsabile del degrado che vediamo in questo Paese». Neanche i politici di professione sono riusciti a mascherare la loro gioia. «Non stupisce che l'ineffabile Alexandra Ocasio-Cortez», scrive Bonifacio Castellane su La Verità, «abbia commesso l'ennesima gaffe dichiarando, nel Paese del Primo emendamento, come sia giusto e come ottenga ottimi risultati "il lavoro di boicottaggio" adottato nei confronti di un giornalista per il quale "non poteva succedere cosa migliore" che il suo licenziamento».
La stampa italiana, per spiegare una delle defenestrazioni più strane e impopolari della storia della tv, si è rifugiata nelle tesi più ovvie e difendibili. Che però non reggono. La causa dell'improvviso divorzio lavorativo non sarebbe da rintracciare nell'affare Dominion Voting System e nella multa di 787,5 milioni di dollari che Fox News ha dovuto pagare all'azienda informatica a conclusione di un processo per diffamazione. Ci sono infatti molti giornalisti di Fox News che ben più di Carlson hanno cavalcato la tesi per cui la Dominion avrebbe truccato il voto delle elezioni presidenziali (favorendo Biden), si dà il caso però che questi siano tutti ancora saldamente al lavoro. Con il licenziamento non c'entrano nemmeno le rogne legali relative alle accuse di sessismo lanciate al conduttore dalla giornalista Abby Grossberg: giorni fa gli avvocati della donna hanno dovuto ammettere che Tucker Carlson non ha mai incontrato fisicamente la collega. Rimane dunque la pista della cristianofobia, che si avvale anche di un aneddoto molto significativo avvenuto ad aprile (e rimbalzato sul laicissimo Guardian).
È sempre il corrispondente di Vanity Fair America (altro giornale non certo conservatore) a riportare ciò che gli avrebbe riferito la gola profonda di Fox Corp: «Rupert Murdoch era innervosito dal messianismo di Carlson perché richiamava la visione del mondo [...] della sua ex promessa sposa Ann Lesley Smith». Murdoch e Smith, di 30 anni più giovane e fervente evangelica, si sarebbero lasciati a un passo dalle nozze proprio per ragioni religiose. Quando, a fine marzo, il 92enne Murdoch aveva invitato Tucker Carlson a cena nella sua elegantissima tenuta di Bel Air, non aveva potuto fare a meno di notare come la sua fidanzata discutesse appassionatamente di spiritualità con il conduttore, tanto che, Bibbia alla mano, durante la cena Ann Lensley Smith aveva letto e commentato con Carlson alcuni passaggi del libro dell'Esodo.

RECORD DI VISUALIZZAZIONI SU TWITTER
«Rupert si è seduto e li ha fissati», ha rivelato la fonte a Sherman, tanto che «pochi giorni dopo la cena, Murdoch e Smith hanno annullato il matrimonio già fissato». Tutti i giornali italiani hanno dato la notizia (che oggi può essere letta come il vero motivo del licenziamento di Carlson); il Corriere della Sera, per esempio, in un articolo del 5 aprile a firma di Paolo Foschi, titolava: «Rupert Murdoch e Ann Lesley Smith, l'amore è già finito. Annullato il matrimonio: "C'entra la religione"». «Licenziando Carlson», ha concluso Gabriel Sherman, «Murdoch stava anche cancellando lo spettacolo preferito della sua ex».
Intanto, con la sua prima dichiarazione dopo il suo allontanamento dalla rete, l'ex conduttore di Fox News ha già infranto un record: un suo video postato su Twitter, della durata di poco più di due minuti, ha raggiunto quasi 22 milioni di visualizzazioni. Cioè oltre 7 volte di più dei 3 milioni di spettatori che mediamente si sarebbero sintonizzati su "Tucker Carlson Tonight", lo spazio televisivo delle ore 20 dal quale il 53enne conduttore californiano è stato improvvisamente allontanato. Nel video - il cui enorme seguito sottolinea quanto il pubblico sia disposto a seguire le sue inchieste su qualsiasi piattaforma - Carlson si è concentrato sulle sue personali sensazioni «una volta usciti dal rumore per qualche giorno». Lanciando un guanto di sfida alla totalità dei mainstream media, il conduttore ha affermato che «i grandi temi, quelli che definiranno il nostro futuro, non vengono praticamente discussi [...], dibattiti del genere non sono ammessi dai media americani», tanto che «gli Stati Uniti improvvisamente somigliano molto a uno Stato a partito unico». Ma per il popolare conduttore tutto ciò non è destinato a durare: «Le nostre attuali ortodossie non dureranno [...], i responsabili lo sanno, per questo sono isterici e aggressivi. Hanno paura». La vicenda di Tucker Carlson aiuta a svelare al mondo di Chi queste ortodossie hanno paura.

Nota di BastaBugie: nei seguenti video, che abbiamo proposto in passato, si possono vedere alcuni spezzoni delle trasmissioni di Tucker Carlson su Fox News.
Per vedere i video vai sul sito Mazzoni News:

GUERRA IN UCRAINA (Tucker Carlson dal minuto 33)
https://mazzoninews.com/2022/11/20/trump-ci-riprova-mn-192/

FINE DELLA DEMOCRAZIA NEGLI USA (Tucker Carlson dal minuto 26)
https://mazzoninews.com/2023/04/04/trump-e-la-fine-della-prima-repubblica-parte-1-mn-207/

VIDEO: TUCKER CARLSON TONIGHT
Per vedere alcuni spezzoni di "Tucker Carlson Tonight" di Fox News, clicca qui!
Nel canale di sono 3.273 video per un totale di 12.294.872 di visualizzazioni.

Fonte: Sito del Timone, 29 aprile 2023

6 - FARE FIGLI SENZA UN GENITORE BIOLOGICO
Inquietante esperimento giapponese in cui si sono fatti nascere dei topi senza l'intervento genetico della femmina: clamorosi risvolti per gli uomini
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 aprile 2023

Padre certo, madre inesistente, o quasi. Katsuhiko Hayashi, professore presso il Dipartimento di Medicina e Biologia delle Cellule Staminali della Kyushu University in Giappone, ha fatto nascere dei topolini senza bisogno dell'intervento, almeno a livello genetico, di un topo femmina. L'esperimento non è stato ancora pubblicato e, quindi, non si ha certezza sulla procedura, né sugli esiti. Ma se tutto è andato come raccontano i media, il processo è stato il seguente: si sono prese cellule cutanee di topo e si sono convertite in ovocellule.
Queste ultime sono state poi fecondate da spermatozoi di topo in un utero di topo femmina la quale, infine, ha portato a termine la gravidanza di alcuni topolini maschi, morti prematuramente, e di altri di sesso femminile. In buona sostanza, se quanto emerso corrisponde a verità, ci troveremmo di fronte ad un caso di filiazione senza madre, pur presente appunto in fase di gestazione. Padre e madre coinciderebbero nello stesso individuo. Teoricamente sarebbe poi possibile anche una generazione senza padre.
Giandomenico Palka, professore ordinario di genetica dell'Università Gabriele d'Annunzio di Chieti-Pescara, avverte che esperimenti come questi, da una parte, comportano rischi seri per la salute della prole (vedi la morte prematura di alcuni topolini) e su altro fronte sono esperimenti inutili: "Non è certo questa una via per curare l'infertilità o altre patologie", dichiara sul sito di ProVita & Famiglia. Vengono dunque eseguiti per due motivi: primo, perché per alcuni scienziati ciò che è tecnicamente fattibile deve essere fatto a tutti i costi, fosse anche per avere visibilità dentro e fuori l'ambiente scientifico. In secondo luogo, perché gli esperimenti sulle cavie preludono sempre a sperimentazioni sugli uomini.

FIGLI SENZA UN GENITORE BIOLOGICO?
Da qui la domanda che ogni lettore si sarà fatto: in futuro potremo avere figli nati senza un genitore biologico? Non si può escludere a priori. La genetica e la sperimentazione sugli embrioni si è spinta molto in là negli ultimi anni. Ma, posto che si arrivi a tanto scempio, perché le persone dovrebbero ricorrere a questo tipo di tecnica? Per più motivi.
In primis, avremmo le femministe che esulterebbero per essersi sbarazzate finalmente e in modo definitivo del maschio, persino dall'ultimo ambito in cui era necessario: la fecondazione. Rivestire anche il ruolo maschile sarebbe inoltre inebriante per tutte coloro che per una vita hanno tentato di assomigliare il più possibile all'uomo per essere davvero donne (il transessualismo è dunque debitore delle spinte progressiste del femminismo).
In secondo luogo, sarebbe un regalo per i misantropi, per i solipsisti, per tutti coloro che schifano l'umanità e per tutti quelli che non hanno "trovato la persona giusta", perché in fondo più giusti di loro non esiste nessuno. Insomma, sarebbe la celebrazione dell'individualismo, del narcisismo estremo, della singletudine che fa rima con solitudine, del fai da te espresso all'ennesimo delirio di onnipotenza. Un figlio proprio, davvero esclusivo, da non condividere con nessuno, proiezione perfetta di sé senza interferenze genetiche di terze parti.
In terzo luogo, tale tecnica farebbe felici gli atei, coloro che volevano la morte di Dio, il Padre per eccellenza, e che si credono loro stessi dei, tanto da poter generare senza bisogno di nessun Adamo o di nessuna Eva.

IL PROCESSO CULTURALE RIVOLUZIONARIO
La generazione senza un generante si inserisce armonicamente nel processo culturale rivoluzionario che riguarda la sessualità. Inizialmente, con la rivoluzione sessuale abbiamo avuto il sesso senza matrimonio e il sesso senza amore. Poi con la contraccezione, l'aborto e l'omosessualità, il sesso senza figli. Con la fecondazione artificiale, i figli senza sesso. Con l'utero in affitto, i figli senza gestazione. E oggi, con la tecnica messa a punto da Hayashi, i figli senza sesso e senza un genitore. Una vita senza Dio, alla fine.
L'esperimento del figlio senza genitore trova interessanti addentellati con il tema delle coppie gay. Da una parte l'omogenitorialità prevede che il ruolo del padre o della madre si sdoppi. Ma lo sdoppiarsi comporta l'eliminazione: due padri senza la madre; due madri senza il padre. Il ruolo del genitore appare quindi interscambiabile (un uomo può diventare mammo e una donna una babba) ed eliminabile. Allora l'esperimento giapponese applica nella biologia ciò che è prassi sociale nelle coppie omosex: la soppressione di una figura genitoriale. La visione della genitorialità propria del mondo arcobaleno, dunque, può preconizzare l'eliminazione della figura paterna o materna nella procreazione, cosa che in un certo qual modo già avviene con l'eterologa e la maternità surrogata.
Un figlio messo al mondo senza il contributo del maschio o della femmina è perfetta espressione della famigerata libertà negativa alla base dei cosiddetti diritti civili. Ossia, ci si pensa liberi quando ci si priva di qualcosa che si ritiene un vincolo: il matrimonio, il figlio, la gestazione, il padre o la madre. Togli tutto e rimane solo l'Io. Un Io segregato in una disperante cella esistenziale in cui si è volutamente rinchiuso da sé.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 aprile 2023

7 - PER MATTARELLA L'ITALIA E' FIGLIA DELL'ANTIFASCISMO E DELLA RESISTENZA
Dovrebbe però spiegarci perché oggi tutti si dicono antifascisti, in assenza di fascismo, ma nessuno si dice anticomunista, in presenza di regimi politici che si richiamano esplicitamente al comunismo, come la Cina
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, aprile maggio 2023

Negli ultimi giorni, in Italia, si è discusso molto di antifascismo e di resistenza. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando a Cuneo, ha affermato che il 25 aprile è la festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo. L'Italia è figlia dell'antifascismo e della resistenza, ha aggiunto, e le parole del giurista Piero Calamandrei "Ora e sempre resistenza", costituiscono un programma ideale.
Osserviamo che il ventesimo secolo è stato il secolo dei totalitarismi e delle dittature: comunismo, nazionalsocialismo, fascismo. Tra il 1939 e il 1945 si è combattuta una guerra mondiale in cui le democrazie occidentali, alleate al comunismo sovietico, hanno vinto il nazismo e il fascismo. Nella seconda metà del Novecento, scomparsi dalla scena nazismo e fascismo, sono rimaste, l'una di fronte all'altra, divise dalla Cortina di Ferro, le democrazie liberali e la Russia comunista, con i suoi paesi satelliti. Il crollo del muro di Berlino, nel 1989, e l'autodissoluzione dell'Unione Sovietica, nel 1991, hanno segnato la fine dell'anticomunismo, ma non quella del comunismo. Lo prova il fatto che oggi mentre tutti si dicono antifascisti, in assenza di fascismo, nessuno si dice anticomunista, in presenza di regimi politici che si richiamano esplicitamente al comunismo, come la Cina, di Xjnping, ma anche la Russia di Putin, che ancora inneggia a Stalin, come ad un eroe nazionale. La storiografia condanna in blocco come male assoluto il fascismo, ma per quanto riguarda il comunismo scompone il blocco tra l'ideale comunista e la sua realizzazione pratica e tra i diversi comunismi che si sono realizzati.

IL FANTASMA DELL'ANTIFASCISMO
Il filosofo Augusto Del Noce, scomparso nel 1989, ci offriva oltre cinquant'anni fa, una chiave di interpretazione di questa concezione della storia. Ciò che allora accadeva, e che ancora oggi accade, è che i comunisti utilizzavano il fantasma dell'antifascismo e della resistenza, per combattere non il fascismo, ma una concezione della società che con il fascismo non ha niente a che fare, ma al comunismo direttamente si oppone: quella visione tradizionale del mondo, fondata sul trinomio "Dio, patria e famiglia", che il comunismo vuole estirpare nel suo progetto di secolarizzazione della società Per compiere quest'operazione culturale, gli intellettuali progressisti elevano la resistenza da fatto storico quale essa fu a mito ideale, assumendola come spartiacque tra due ere della storia, l'oscura, legata ai valori tradizionali e la progressiva, fondata sull'abbandono di questi valori e sulla mitologia di un uomo nuovo, emancipato da ogni legge naturale e divina.
La resistenza, affermava Augusto Del Noce fu un momento della seconda guerra mondiale, ed è in rapporto a essa che, sul piano internazionale, dev'essere intesa. Essa svolse un ruolo storico, ma in Italia si pose in continuità e non in discontinuità con il fascismo, di cui accolse proprio il concetto di "fascio", cioè di coalizione ideale tra forze divergenti per un progetto comune. Il "fascio" di Mussolini in seguito alla sconfitta nella seconda guerra mondiale si frantumò nelle varie forme che unificava e nacque un nuovo "fascio" antifascista, per cui i fascisti di tendenza liberale raggiunsero i liberali antifascisti, i fascisti cattolici si unirono ai cattolici antifascisti, i fascisti di sinistra io socialisti, agli azionisti ai comunisti; e così via. Al momento della caduta di un regime in cui monarchia e fascismo erano unificati, divampò una guerra civile, in cui, sotto l'aspetto ideologico, spesso le due parti, che erano formate da fascisti, antifascisti ed ex-fascisti, si confondevano; e come accade nelle guerre, ogni parte ebbe i suoi eroi e i suoi vili, i suoi ingenui e i suoi furbi, i suoi onesti e i suoi profittatori.

TUTTI I BUONI DA UNA PARTE, TUTTI I CATTIVI DALL'ALTRA
Per gli intellettuali progressisti, però, tutti i buoni stavano da una parte, tutti i cattivi dall'altra. Da qui la mitizzazione della resistenza, considerata come "unità ideale" delle forze del progresso contro il "male radicale", individuato non tanto nel fascismo, quanto in ogni visione della storia fondata sui valori tradizionali. La resistenza invece di essere un elemento da situare nella storia, divenne il metro stesso della valutazione della storia, l'antifascismo una categoria ideale contro un nemico che non è più il fascismo storico, ma è la visione del mondo di chi resiste alla dissoluzione dei valori e delle istituzioni tradizionali.
Dunque le parole "ora e sempre resistenza" non hanno senso se sono applicate a un fascismo inesistente. E' vero che la vita è lotta e dobbiamo resistere contro i nemici che ci aggrediscono. Ma quali sono i veri nemici che ogni giorno ci troviamo a combattere? Innanzitutto il male morale, che ha le sue radici nel peccato originale e che si esprime nella concupiscenza che portiamo dentro di noi. A questo nemico interno si aggiungono il mondo e il demonio. Dobbiamo resistere al mondo, che san Giovanni dice immerso tutto nel male (1 Gv, 5, 19 e dobbiamo resistere al demonio, che è un essere personale e reale, che san Pietro paragona a un leone ruggente che cerca di divorarci (1, Pt, 5, 8). Ma dobbiamo resistere anche ai nemici della Chiesa e della nostra civiltà, che sono quotidianamente all'opera. Questi nemici sono tanti, e tra questi non c'è più il fascismo, ma c'è ancora il comunismo, che definisce fascisti i suoi avversari. Ed è innanzitutto contro il comunismo, in tutte le sue versioni, che proclamiamo "ora e sempre resistenza" il 25 aprile, festa di una ritrovata libertà che rischiamo nuovamente di perdere.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Il vero male del fascismo: il culto dello Stato" spiega che la dottrina fascista è una teoria statalista che anche oggi è incontrastata. Per cui l'antifascismo, da questo punto di vista, è identico al fascismo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 aprile 2023:

"Fascismo" è la parola più abusata nel dibattito politico di questo mese, che si concluderà, passato il 25 aprile, solo con le celebrazioni del 1° maggio. Si tratta, tuttavia, di un insulto ormai scollegato dalla realtà storica. Si dà del "fascista" al prepotente che non ti lascia parlare, all'estremista che ricorre facilmente alle mani, al politico che vuole imporre legge-e-ordine.
Al tempo stesso, il "fascismo" è inteso come periodo storico, una pagina negativa della storia di cui si chiede continuamente una ferma condanna. Gianfranco Fini, autore della svolta che mutò il Movimento Sociale Italiano in Alleanza Nazionale, il 25 aprile ha chiesto pubblicamente a Giorgia Meloni di abiurare il fascismo. La premier ha scritto una lettera aperta al Corriere della Sera, condannando tutti i totalitarismi, in generale, e i suoi critici l'hanno accusata di non aver avuto il coraggio di condannare il fascismo, in particolare. La Russa, dopo una serie di uscite che non lo hanno aiutato certamente a superare la sua etichetta di fascista nostalgico, ha rifiutato di rispondere alle insistenti domande di un cronista de La Stampa che gli chiedeva se si "sentisse antifascista".
Ma non sappiamo realmente da cosa si debba prendere le distanze. A rendere complicata la memoria su cosa fu il fascismo, furono i fascisti stessi che aveva idee tutt'altro che chiare. Nel suo manifesto Origini e dottrina del fascismo, del 1932, Mussolini ammette: "Il fascismo non fu tenuto a balia da una dottrina elaborata in precedenza, a tavolino: nacque da un bisogno di azione e fu azione; non fu partito, ma, nei primi due anni, antipartito e movimento".
Il fascismo elaborò una sua dottrina solo stando al governo. Ma ciò non vuol dire che non vi fosse un pensiero. Vi è una chiara continuità fra le leggi e le politiche perseguite dal regime almeno dall'inizio della dittatura (1925) alla sua sconfitta militare finale nel 1945.
La definizione di "totalitarismo" non è un'invenzione di Hannah Arendt o di qualche politologo del secondo dopoguerra, ma è un'aspirazione del regime fascista. Scriveva Mussolini: "Si può pensare che questo sia il secolo dell'autorità, un secolo di «destra», un secolo fascista; se il XIX fu il secolo dell'individuo (liberalismo significa individualismo), si può pensare che questo sia il secolo «collettivo» e quindi il secolo dello Stato". E più esplicitamente: "Caposaldo della dottrina fascista è la concezione dello Stato, della sua essenza, dei suoi compiti, delle sue finalità. Per il fascismo lo Stato è un assoluto, davanti al quale individui e gruppi sono il relativo. Individui e gruppi sono «pensabili» in quanto siano nello Stato". Il filosofo Giovanni Gentile autore delle Idee fondamentali nella dottrina fascista, nega che la nazione nasca dalla tradizione o dal consenso, ma ritiene che sia lo Stato a plasmarla: "Questa personalità superiore è bensì nazione in quanto è Stato. Non è la nazione a generare lo Stato, secondo il vieto concetto naturalistico che servì di base alla pubblicistica degli Stati nazionali nel secolo XIX. Anzi la nazione è creata dallo Stato, che dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà, e quindi un'effettiva esistenza." Per essere più chiaro, aggiunge: "Lo Stato infatti, come volontà etica universale, è creatore del diritto". Non viene, dunque, riconosciuto, alcun diritto naturale.
Lo Stato totalitario non è lo strumento, ma il fine. Come vanta lo stesso Mussolini: "Lo Stato fascista ha rivendicato a sé anche il campo dell'economia e, attraverso le istituzioni corporative, sociali, educative da lui create, il senso dello Stato arriva sino alle estreme propaggini, e nello Stato circolano, inquadrate nelle rispettive organizzazioni, tutte le forze politiche, economiche, spirituali della nazione". E Gentile sintetizza: "per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo".
Se ci chiedessimo, oggi, cosa sia il fascismo, al di là di Mussolini e dei suoi aspetti storici (e dunque irripetibili) la risposta, in estrema sintesi è: un culto dello Stato. Anche se la dottrina fascista affermava che la religione cattolica andasse "non soltanto rispettata, ma difesa e protetta", quella fascista era, a tutti gli effetti, una religione laica: "Che sia una dottrina di vita, lo mostra il fatto che ha suscitato una fede: che la fede abbia conquistato le anime, lo dimostra il fatto che il fascismo ha avuto i suoi caduti e i suoi martiri", scriveva Mussolini a conclusione del suo manifesto.
Il culto dello Stato non rimase solo sulla carta. Ove poté, quando fu possibile, il Partito, attraverso lo Stato, irreggimentò la popolazione, la indottrinò nelle sue scuole pubbliche, la inquadrò in organizzazione economiche, le corporazioni, che, a dispetto del nome (che richiamava le libere corporazioni medievali), erano emanazione dello Stato. Ma non riuscì mai a realizzare il suo progetto totalitario. Mussolini, capo del governo, rimase sempre in subordine rispetto al re e trovò un modus vivendi con la Chiesa, con la firma dei Patti Lateranensi. Anche se fu un grande centralizzatore, il regime non riuscì mai ad abolire i corpi intermedi. La giustizia fu politicizzata, ma mai sottomessa al partito, ci fu sempre diritto alla difesa di fronte a un giudice. La vita delle persone, in Italia, non dipendeva dal Partito. La proprietà privata rimase e fu garantita, così dunque anche la libera impresa. Anche se le nazionalizzazioni ci furono e le grandi imprese lavoravano d'accordo con il regime, le piccole imprese rimasero indipendenti. In testimonianze importanti, come quella di Eugenio Corti ne Il cavallo rosso, vediamo persone che vivono da cattolici, senza tessera fascista, indipendentemente dal regime.
Lo Stato totalitario, dunque, fu un'aspirazione mai realizzata. A realizzarla, in modo completo, fu, ancor più che la Germania nazista, il regime nemico del fascismo: il comunismo. Che aveva come fine, paradossalmente, quello di abolire del tutto lo Stato. I comunisti e i post-comunisti di oggi, non essendo mai arrivati al potere in Italia, possono dunque attribuirsi la fama di forza liberatrice, perché vedono le intenzioni della loro dottrina, ma non le sue realizzazioni. Mentre condannano il fascismo, giudicando le sue realizzazioni, più ancora che la sua dottrina. Ma se fossero coerenti, se condannassero veramente le intenzioni dei fascisti, non potrebbero che vedersi allo specchio. Perché vedrebbero, negli ideali mai realizzati di Mussolini e Gentile, lo Stato totalitario che loro realizzarono ovunque arrivarono al potere, tuttora in piedi in Cina, Cuba, Corea del Nord. E soprattutto realizzerebbero che anche oggi sopravvive il culto per lo Stato e la sua invocazione per la soluzione di ogni problema sociale. Sopravvive soprattutto nei partiti di sinistra, fautori di una nuova tecnocrazia, molto più che in quelli di destra.

Fonte: Radio Roma Libera, aprile maggio 2023

8 - OMELIA V DOMENICA DI PASQUA - ANNO A (Gv 14,1-12)
Credete in me: io sono nel Padre e il Padre è in me
Fonte Il settimanale di Padre Pio

San Francesco, quando era alla ricerca della via da percorrere, quando voleva sapere cosa Dio voleva da lui, entrò nella chiesetta di San Damiano e pregò intensamente davanti ad un Crocifisso. Con tutto il suo cuore voleva sapere quella che era la volontà di Dio su di lui e, miracolosamente, Gesù parlò e disse: «Francesco, va', ripara la mia Casa, che, come vedi, va tutta in rovina» (FF 1334). San Francesco pensò che si trattasse della rovina materiale delle mura di quella chiesetta e, con tanta buona volontà, si mise a restaurarle. Poi si mise a restaurare altre due chiese, quella della Porziuncola e quella di San Pietro, nei pressi di Assisi. In seguito, san Francesco comprese che la missione a lui affidata da Dio era diversa, più profonda: era quella di restaurare la Chiesa di cui i cristiani sono le pietre vive. Allora egli non andò più in cerca di pietre materiali, ma si mise a predicare per città e villaggi, alternando periodi di ritiro negli eremi a periodi di intensa attività apostolica. In questo modo, san Francesco ricondusse molti a Cristo, risvegliando in altri il fervore che si era ormai spento. In poche parole, egli ridiede un volto cristiano a una società che si era allontanata dalla retta via.
Questo tema è messo in luce dalla seconda lettura di oggi. San Pietro lo afferma chiaramente: «Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale» (1Pt 2,5). Gesù è la «pietra d'angolo» (1Pt 2,7), ovvero la pietra fondamentale per dare stabilità all'intera costruzione. Questa pietra era stata scartata dai costruttori ed ora è divenuta «sasso d'inciampo, pietra di scandalo» (1Pt 2,8) per tutti quelli che rifiutano il Vangelo. Per essere utilizzati nella costruzione di questo edificio, le pietre devono essere lavorate e ben squadrate. Questo lavoro è iniziato con il Battesimo, per mezzo di esso siamo divenuti pietre vive, e deve continuare durante tutta la nostra vita. Ogni giorno dobbiamo uniformarci a Gesù Cristo, dobbiamo assomigliargli sempre di più. Ogni pietra che non risponde a questi requisiti viene scartata: abbiamo tempo fino al termine della nostra vita.
Accogliendo la Parola di Dio e mettendola in pratica, noi siamo sempre più perfezionati e resi idonei ad essere utilizzati in questa costruzione. È necessaria la predicazione; per questo motivo, nella Chiesa primitiva, furono istituiti di Diaconi, i quali si impegnavano nel servizio della carità, dando così la possibilità agli Apostoli di dedicarsi interamente al servizio della Parola, ovvero alla predicazione, e alla preghiera. Furono scelti sette Diaconi. Gli Apostoli, vista la gran mole di lavoro che gravava sulle loro sole spalle, così dissero alla Comunità: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola» (At 6,1-7). Non è giusto che nella Chiesa vengano sacrificati gli aspetti della preghiera e della predicazione, che sono i più importanti, per una attività che rischia di diventare un "vuoto attivismo". Le parole che abbiamo ascoltate sono particolarmente valide ai nostri giorni, nei quali il valore della vita interiore non è molto compreso e, molto spesso, si apprezza solo l'attività sociale. Senza la preghiera, l'attività caritativa si trasforma in una promozione umana.
Nella Chiesa, la predicazione deve avere un obiettivo principale: quello di indicare al mondo Cristo che è l'unica via che conduce al Padre, è l'unica verità a cui aderire, ed è l'unica vita delle anime nostre. Gesù lo afferma chiaramente, dicendo ai suoi Apostoli: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Seguendo i suoi esempi non possiamo sbagliare strada, giungeremo al posto che Egli, il nostro Salvatore, è andato a prepararci, secondo quanto ci dice nel Vangelo: «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,3). La morale cristiana consiste nel seguire le orme di Gesù, nell'imitarlo, nel comportarci come Lui si è comportato. Osservando la morale cristiana, insegnata infallibilmente dalla Chiesa, noi siamo certi di arrivare alla Vita eterna. Il Signore verrà a prenderci, secondo la sua promessa, e ci condurrà dove è la nostra dimora eterna.
Gesù, inoltre, è l'unica verità a cui credere. Non ci sono diverse verità, come se ciò fosse solo una cosa soggettiva. Gesù dice a ciascuno di noi e a tutti gli uomini del mondo: «credete in me: io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,11). Per essere cristiani non basta comportarsi bene, bisogna pure credere a tutto quello che la Chiesa ci insegna nel suo Magistero.
In questo modo, osservando la morale evangelica e credendo ai dogmi di fede, noi realizzeremo le parole che Gesù disse agli Apostoli: «chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (Gv 14,12). Sembra incredibile, ma Gesù dice chiaramente che faremo opere più grandi di quelle da Lui compiute su questa terra. Ciò si spiega per il fatto che Gesù è andato al Padre, ovvero è stato glorificato, e agisce per mezzo dei cristiani con la potenza della sua divinità. Questo significa che, con l'Ascensione al cielo, Gesù non ha diminuito il potere di operare su questa terra, ma lo ha di molto aumentato.
Prima dell'Ascensione, quando era su questa terra, la sua azione era circoscritta ad un solo popolo, quello Ebraico; ora, per mezzo della Chiesa, Gesù raggiunge e abbraccia il mondo intero. Egli rende partecipe la Chiesa di quelli che sono i suoi poteri, continua ad operare miracoli e, soprattutto, continua a convertire i cuori, servendosi del servizio dei suoi ministri.
Quanto più saremo simili a Gesù, tanto più si realizzeranno le parole che abbiamo udito nel Vangelo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Gesù è una sola cosa con il Padre, in quanto è il Figlio, della stessa sostanza del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. Noi, creati ad immagine e somiglianza di Dio, rifletteremo la sua luce nella misura della nostra bontà. Un pellegrino che si era recato ad Ars per conoscere il parroco di quel paese che era san Giovanni Maria Vianney, dopo averlo incontrato, così esclamò: «Ho visto Dio in un uomo». Il Signore vuole che questo si possa dire anche di noi. Se saremo buoni di cuore, non mediocri ma santi cristiani, compiremo l'opera più bella ed importante: mostreremo Dio al mondo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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