COME I MEDICI GARANTIRONO UN'APPARENZA DI SCIENTIFICITA' AL NAZISMO
Con la scusa dell'emergenza e ovviamente per il bene della collettività... vi ricorda qualcosa? (VIDEO: Quattro chiacchiere con Silver Nervuti)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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UN PADRE INGLESE CERCA DI OPPORSI AL CAMBIO DI SESSO DEL FIGLIO AUTISTICO
Usano la scusa di non ghettizzare una minoranza, ma così risulta sempre più difficile opporsi all'ideologia del cambiamento di sesso, anche quando coinvolge disabili o è contro il parere dei genitori
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Pro Vita & Famiglia
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SVEZIA NEL CAOS E IN MANO AGLI IMMIGRATI MUSULMANI
Tutto è iniziato con un corano bruciato... fosse stato un Vangelo, tutto sarebbe filato liscio, come il 1° giugno quando un uomo è balzato sull'altare di san Pietro... totalmente nudo (VIDEO: Svezia in fiamme)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
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DICHIARATA VENERABILE SUOR LUCIA DI FATIMA
Riconosciute le virtù eroiche della veggente che visse la sua chiamata alla santità fin da prima delle apparizioni della Madonna nella Cova da Iria
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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QUANDO LE SORELLE WILLIAMS SFIDARONO IL TENNISTA MASCHIO NUMERO 203... E PERSERO
Karsten Braasch si presentò dopo aver giocato una partita a golf, aver bevuto due birre e nell'intervallo fumò una sigaretta, ma sconfisse prima l'una e poi l'altra (VIDEO: Martina Navratilova - Jimmy Connors)
Autore: Riccardo Bisti - Fonte: Tennis Magazine Italia
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RECORD DI ABORTI IN INGHILTERRA, MENTRE IN GIAPPONE IL GOVERNO CORRE AI RIPARI
Kishida ha stanziato 25 miliardi per contrastare la denatalità (obiettivo che si può raggiungere solo smettendola di abortire ed incentivando le nascite)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
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OMELIA XV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,1-23)
Ecco, il seminatore uscì a seminare
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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COME I MEDICI GARANTIRONO UN'APPARENZA DI SCIENTIFICITA' AL NAZISMO
Con la scusa dell'emergenza e ovviamente per il bene della collettività... vi ricorda qualcosa? (VIDEO: Quattro chiacchiere con Silver Nervuti)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 luglio 2023
Quando pensiamo ai totalitarismi del Novecento, l'associazione più immediata è quella razzismo-nazismo e statalismo-comunismo. Che il raggiungimento della purezza della razza ariana fosse il più forte motore ideologico di tutto il sistema che ruotava attorno ad Adolf Hitler non credo sia contestabile. Né vi sono dubbi che la statalizzazione dei mezzi di produzione e del capitale fosse l'obiettivo verso cui orientare ogni azione criminale del sistema sovietico. Analogamente, la volontà di eliminare gli ebrei da una parte e quella dello sterminio dei kulaki dall'altra sono realtà storiche ampiamente suffragate. Tuttavia, ritenere che queste fossero le uniche componenti dei due sistemi totalitari, sufficienti per comprendere quanto accaduto, insieme ad un lato quasi demoniaco di coloro che si prestavano ad atti gravemente immorali pur di attuare l'ideologia, è decisamente riduttivo. Aspetti che portano la nostra generazione a ritenere di non avere nulla a che spartire con quei due sistemi. Il che è sotto certi aspetti vero. Ma le domande da porsi sono altre: sono rinvenibili delle strutture e delle dinamiche fondamentali che consentano a un sistema totalitario di nascere, crescere e rafforzarsi, a prescindere dal volto storico con cui si presenta? Banalmente: è possibile riconoscere il malfattore da alcune caratteristiche apparentemente non così evidenti, anche se cambia l'abbigliamento, la capigliatura, il modo di parlare?
PERSONE NORMALI POSSONO COMMETTERE ATTI DEMONIACI In un lavoro monumentale, Robert Jay Lifton, psichiatra quasi centenario, che ha dedicato i studi alle tecniche di riforma del pensiero (lavaggio del cervello) in Cina e ai rapporti tra psicologia delle persone e storia, mostra i tratti comuni, non immediatamente rinvenibili, di quanti hanno tenuto in vita il regime nazista e hanno reso possibili le grandi iniquità di cui siamo (forse) a conoscenza. Lunghe interviste a 41 ex-nazisti, di cui 29 medici, e 80 ex-internati che avevano lavorato nei blocchi medici hanno permesso di portare alla luce aspetti molto interessanti. Anzitutto, «l'inquietante verità psicologica che la partecipazione all'eccidio di massa non richiede necessariamente emozioni così estreme o demoniache quali sembrerebbero appropriate a un progetto così malvagio. O, per esprimerci in un altro modo, persone normali possono commettere atti demoniaci» (R. J. Lifton, I medici nazisti. Storia degli scienziati che divennero i torturatori di Hitler, BUR, Milano 2022, p. 19). Quali condizioni dunque possono portare una persona normale a compiere «atti demoniaci»? Lifton ha fiutato che la pista da percorrere era quella medica: non solo perché senza il coinvolgimento dei medici sarebbe stato impossibile mettere concretamente in atto un piano di eliminazione degli "indegni di vivere", ma soprattutto perché era fondamentale ancorarsi ad una giustificazione medico-scientifica di quanto si stava operando. Lifting l'ha battezzata medicalized killing, omicidio medicalizzato o medicalmente giustificato, non solo possibile, ma necessario all'interno del preteso controllo totale sulla vita e sulla morte. Il progetto nazista, spiega Lifton, puntava ad «una visione di controllo assoluto sul processo evolutivo, sul futuro umano biologico» (p. 36). Si trattava di una vera e propria «biocrazia», nella quale tutto era orientato al supremo principio biologico, che ovviamente aveva rivendicato la propria fondazione scientifica, e al quale si prestarono luminari ed esperti di ogni ambito, soprattutto medico. «Come si espresse un sopravvissuto che era stato testimone attento di questo processo: "Auschwitz fu come un'operazione chirurgica" e "il programma di sterminio fu diretto da medici dal principio alla fine"» (p. 38). Il regime aveva l'ossessione delle scienze biologiche, al punto che, nel 1934, il generale Rudolf Hess (1894-1987), per sei anni vice di Hitler, fino alla "promozione" del generale Hermann W. Göring (1893-1946), poteva dire, davanti a tutti gli aderenti al partito, che «il nazionalismo non è altro che biologia applicata». In sostanza, organizzazione scientifica della società. Il passaggio fondamentale per nazificare la medicina e renderla strumento adeguato per il progetto biocratico era quello di mettere ai margini la sua vocazione alla cura del malato, per trasformarla in uno strumento di perfezionamento della società. Non doveri verso il singolo, ma verso la collettività. Il manuale del dott. Rudolf Ramm, della facoltà di Medicina dell'Università di Berlino, Ärztliche Rechts- und Standeskunde (1943), testo di etica medica assai influente, aveva spinto verso questa decisiva "apertura" della medicina: «Il medico doveva interessarsi alla sanità del Volk ancor più che alle malattie dell'individuo e doveva insegnare alla gente a superare il vecchio principio individualistico del "diritto al proprio corpo" e ad abbracciare invece il "dovere di essere sani"» (p. 53).
CORSI E RICORSI STORICI Corsi e ricorsi storici. Il diritto al proprio corpo e alla propria salute deve cedere il passo alla salute del corpo collettivo, in nome della quale è dunque possibile obbligare chiunque ad adottare soluzioni sanitarie di volta in volta ritenute scientificamente evidenti. La classe medica - che nel frattempo era divenuta un insieme di funzionari dello Stato in camice bianco - diventa così uno strumento imprescindibile per poter "mantenere sano" l'organismo sociale e per poter eliminare tutto quello che è considerato pericoloso, secondo la visione "scientifica" adottata, incluse persone in carne e ossa. Le massicce campagne di sterilizzazione ed eutanasia dal parte del Reich si comprendono solo alla luce di questa medicalizzazione della società e della nuova vocazione della medicina. È interessante notare che, dal punto di vista giuridico, nella Germania nazista gli aborti erano proibiti; eppure «i tribunali per la sterilizzazione potevano ordinare l'interruzione della gravidanza per ragioni eugeniche in situazioni di "emergenza razziale"» (p. 70). La tanto cara e flessibile emergenza, sempre utile per fare esattamente il contrario di quanto prevede la legge, senza la briga di dover cambiare la legge. L'emergenza aveva reso flessibili anche i medici. Come il ginecologo Carl Clauberg (1898-1957), professore universitario, che aveva fatto numerose ricerche sugli ormoni femminili, per trattare la sterilità della donna, ma che, dopo l'incontro con Himmler, si era reinventato come ricercatore di metodi non chirurgici per la sterilizzazione di massa. La sfida era quella di sterilizzare più persone in meno tempo possibile; ideò così l'iniezione di formaldeide, direttamente nell'utero, senza anestesia. Degli effetti avversi ovviamente non interessava niente a nessuno, sebbene nel gruppo di prova, formato rigorosamente da donne ebree e rom, ci fossero stati anche dei decessi. Sempre corsi e ricorsi: basta sostituire al verbo "sterilizzare" qualcos'altro. Clauberg tornò poi al suo primo amore, le ricerche sulla sterilità, diventando, come se nulla fosse, direttore di un istituto: la Città delle Madri. Clauberg purtroppo non fu un caso isolato: «Benché alcuni medici abbiano opposto resistenza, e molti abbiano avuto poca simpatia per i nazisti, come professione i medici tedeschi si offrirono al regime. Lo stesso comportamento si riscontra anche nella maggior parte delle altre professioni; ma nel caso dei medici quel dono comprese l'uso della loro autorità intellettuale per giustificare ed eseguire uccisioni, situate in una prospettiva medica» (p. 71).
Nota di BastaBugie: non finiremo mai di consigliare la visione del documentario The soviet story (durata: 55 minuti) dove si provano le origini comuni di nazismo e comunismo. Per vedere la versione integrale, doppiata in italiano, clicca qui!
VIDEO: QUATTRO CHIACCHIERE PER FARLA BREVE di Silver Nervuti Nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "Quattro chiacchiere per farla breve" Silver Nervuti riassume quello che è successo in questi ultimi anni che somiglia così tanto a quello che successe con il nazismo (e con ogni totalitarismo, perché in fondo anche oggi viviamo in questa situazione, anche se c'è anche la democrazia, ma è appunto una democrazia totalitaria).
https://www.youtube.com/watch?v=Tabd1pVdTeg
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DOSSIER "TOP TEN 2023" Gli articoli più letti dell'anno Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 luglio 2023
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UN PADRE INGLESE CERCA DI OPPORSI AL CAMBIO DI SESSO DEL FIGLIO AUTISTICO
Usano la scusa di non ghettizzare una minoranza, ma così risulta sempre più difficile opporsi all'ideologia del cambiamento di sesso, anche quando coinvolge disabili o è contro il parere dei genitori
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Pro Vita & Famiglia, 16/06/2023
Coloro che pretendono che la biologia non sia una vera scienza e che l'uomo sia unicamente ciò che desidera essere, fanno di tutto per favorire, legalizzare e legittimare qualunque operazione medica e chirurgica fatta al fine di alterare e correggere il più grande dono fisico che ogni uomo possiede: il proprio corpo. A proposito di un triste fatto di attualità, il britannico Telegraph titola così: "Un padre dal cuore spezzato fa causa al sistema sanitario inglese per impedire il cambio di sesso del figlio autistico". In pratica, secondo la ricostruzione del Christian Institute, un padre, che però certa stampa chiama orwellianamente "genitore A", ha avviato un'azione legale contro il NHS, ovvero il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, per «proteggere il proprio figlio autistico di 21 anni», da un'operazione di «cambio di sesso». Cambio di sesso che era stato già avviato da quando il ragazzo aveva appena 16 anni con la discutibile prescrizione medica dei famigerati bloccanti della pubertà, indirizzando il giovane verso un'operazione di chirurgia genitale a partire dai 19. Dal punto di vista paterno però, il sistema sanitario inglese, come già accaduto in Gran Bretagna con la squallida storia della Clinica Tavistock, non ha «mai esplorato a fondo la sua storia di problemi di salute mentale o autismo». È innegabile del resto che a causa della cultura nichilistica e utopica del "trans è bello", portata avanti con la scusa di non ghettizzare una minoranza, risulta sempre più difficile opporsi all'ideologia del cambiamento di sesso. Che anzi sarebbe per i suoi fan la panacea di tutti i mali e di tutti i turbamenti psichici degli adolescenti. «È strutturalmente ingiusto - ha dichiarato il papà del ragazzo - nei confronti di persone come mio figlio (...) cercare la risposta ai suoi problemi in questo trattamento radicale. Ha bisogno di più protezione, non di meno». Questo ragazzo di 21 anni con disabilità - che legalmente non può compiere neppure tutte le azioni che la legge prevede per i maggiorenni - è in grado di "autodeterminarsi"? Secondo il "detransitioner" Ritchie Herron assolutamente no. E proprio Herron, che condivide la condizione autistica del ragazzo e che ha vissuto sulla sua pelle una transizione sessuale indotta di cui poi si è pentito, sta aiutando il padre in questione in questa battaglia in difesa del ragazzo e contro delle mutilazioni genitali irreversibili. Sempre Ritchie Herron ha affermato che nel suo caso i medici furono piuttosto insistenti nel proporgli il "sex change" come soluzione ai suoi problemi, che erano invece di natura psichiatrica. «Ma quando sei ossessivo, autistico, depresso e ansioso sicuramente non sei un candidato ideale per la chirurgia», ha aggiunto. Per l'avvocato Paul Conrathe, che sostiene le ragioni del padre, è inaccettabile che «i giovani vulnerabili», come appunto i ragazzi autistici, con Sindrome di Down o con disabilità, «siano guidati lungo un percorso di infertilità e di cambiamento irreversibile». Ora la questione, al di là delle particolarità che ogni singolo caso presenta, è questa: la biologia, checché ne dicano i suoi nemici, è una scienza precisa ed essa ci rivela cosa è l'uomo e quanto sia importante la retta integrazione della sessualità all'interno della personalità. L'antropologia e la psicologia di qualunque indirizzo ci insegnano che nell'essere umano la psiche è inseparabile dal corpo. Oggi però, invece di agire affinché i giovani con disagi riconquistino la propria natura autentica e raggiungano la pacificazione tra corporeità e mente, si fa di tutto, per subalternità all'ideologia del gender, per promuovere interventi sul corpo e modificarlo, a volte in modo irreparabile. E questo in nome di proiezioni psicologiche soggettive, adolescenziali, spesso del tutto effimere. In pratica il corpo non direbbe nulla della persona, mentre tutto nell'uomo dipenderebbe dall'auto-percezione del soggetto. Inclusa l'idea micidiale di essere nati in un "corpo sbagliato" che la miracolosa tecno-scienza dovrà aggiustare e rettificare. No, il corpo è amico e parte della persona, e non è una malattia da curare o da mutilare a piacimento. Auguriamoci che tutti i padri e tutte le madri riescano a proteggere i propri figli dalle loro inevitabili fragilità e dai loro dubbi esistenziali di adolescenti, fomentati ad arte da chi ha interessi di tipo ideologico, economico e contrari al bene comune.
Fonte: Pro Vita & Famiglia, 16/06/2023
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SVEZIA NEL CAOS E IN MANO AGLI IMMIGRATI MUSULMANI
Tutto è iniziato con un corano bruciato... fosse stato un Vangelo, tutto sarebbe filato liscio, come il 1° giugno quando un uomo è balzato sull'altare di san Pietro... totalmente nudo (VIDEO: Svezia in fiamme)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 30 giugno 2023
Il Marocco ha richiamato il suo ambasciatore in Svezia dopo che una copia del Corano è stata bruciata a Stoccolma e ha definito il gesto «offensivo e irresponsabile». L'autore, un iracheno di 37 anni di nome Salwan Momika, fuggito dal suo Paese aveva preventivamente chiesto l'autorizzazione alla polizia svedese, in occasione della festa musulmana dell'Eid al-Adha. La cosa singolare è che le autorità, prima gli hanno consentito la "dimostrazione" mentre, subito dopo hanno incredibilmente aperto un'indagine nei suoi confronti per «agitazione contro un gruppo etnico». Infine l'uomo è stato denunciato per incitamento all'odio razziale. Il motivo del gesto è stato subito chiarito dall'autore: «Non stiamo combattendo contro i musulmani, ma contro i loro pensieri». La protesta si è consumata di fronte alla Moschea di Stoccolma, la Medborgarplatsen Camii, nel quartiere centrale di Sodermalm. Diverse persone hanno cercato di intervenire per fermare il rogo. Il fatto, come prevedibile, ha scatenato lo sdegno generale, da Washington ad Ankara: «Condanno l'atto spregevole commesso in Svezia contro il Corano, il nostro libro sacro, durante il primo giorno dell'Eid-al-Adha» - ha detto il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, su Twitter, aggiungendo che «è inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione, tollerare un atto atroce di questo tipo significa esserne complici». Belle parole certo: «È inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione»; tutto giusto, ma chissà perché le stesse pillole di saggezza e la stessa ondata di indignazione non si scatena quando ad essere bruciati o irrisi sono i vangeli, o quando ad essere profanate sono le chiese cristiane, ad esempio. Tanto per ricordare uno dei tantissimi, gravi, gesti dissacratori compiuti contro, ad esempio i luoghi simbolo del cristianesimo, anche nella nostra stessa Italia: lo scorso 1° giugno, un uomo è balzato sull'altare maggiore della basilica di san Pietro, sotto il Baldacchino di Bernini, totalmente nudo. Avrebbe motivato il suo gesto legandolo ad una sorta di forma di protesta contro la guerra in Ucraina. Un gesto gravissimo perché come è ben noto, San Pietro rappresenta il cuore pulsante del cattolicesimo. Invece nessuna voce di protesta si è levata contro questo episodio terribile, anzi, certa stampa si è subito premurata di sottolineare che l'uomo soffriva di forti crisi depressivi e quindi, tra le righe, sarebbe in qualche modo "giustificato". Ma quindi? Nessuno ha sottolineato da noi che «è inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione» e che «tollerare un atto atroce di questo tipo significa esserne complici», come ha ben detto il ministro degli Esteri turco sul rogo del corano? Solo quando si attacca il cristianesimo questo principio, evidentemente, sembra non valere, solo quando ad essere oltraggiati sono i cristiani, allora si tratta di "libertà di espressione" o i criminali che compiono tali gesti vanno trattati a pacche sulla spalla perché vengono presentati come dei "poveri disagiati" come sottolineano i giornaloni? Forse perché i cristiani, in Occidente, subiscono in silenzio o vengono silenziati dai media? Forse, però, ciò rispecchia anche l'atteggiamento degli stessi cristiani, nel momento in cui, di fronte a certe nefandezze che li riguardano da vicino, non si prendono nemmeno la pena di scendere in piazza a protestare, ma lasciano essi stessi che, con la complicità del mainstream, tutto cada nel silenzio. Non sarà che a furia di abbassare la testa e far finta di nulla, su quella stessa testa a noi cristiani occidentali che di libertà di parola ne abbiamo ancora, sono spuntate due belle orecchie da coniglio e un po' complici siamo anche noi?
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 minuto e mezzo) dal titolo "La Svezia va in fiamme insieme ai Corani bruciati da Rasmus Paludan: altri 3 morti" si possono vedere le scene conseguenti a un episodio analogo accaduto un anno fa, sempre in Svezia, sempre per un corano bruciato.
https://www.youtube.com/watch?v=6vO6V1RYB-0
Fonte: Sito del Timone, 30 giugno 2023
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DICHIARATA VENERABILE SUOR LUCIA DI FATIMA
Riconosciute le virtù eroiche della veggente che visse la sua chiamata alla santità fin da prima delle apparizioni della Madonna nella Cova da Iria
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-06-2023
Ieri, 22 giugno, dopo aver ricevuto il benestare di papa Francesco, il Dicastero delle Cause dei Santi ha promulgato, tra gli altri, il decreto che riconosce le virtù eroiche di suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato. Questo il nome completo, da carmelitana scalza, di colei che è più semplicemente conosciuta come suor Lucia di Fatima (28 marzo 1907 - 13 febbraio 2005), che da ieri gode quindi del titolo di «venerabile», il gradino che precede l'eventuale beatificazione. Si può leggere come una carezza della Provvidenza il fatto che questo decreto giunga nel mese del Sacro Cuore di Gesù e a pochi giorni dalla collegata memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria. Una devozione, quest'ultima, che Dio ha voluto diffondere particolarmente proprio attraverso la missione affidata a Lucia, come la Madonna stessa rivelò per la prima volta alla più grande dei tre pastorelli di Fatima, quando di anni ne aveva appena dieci, il 13 giugno 1917. Allora la Santa Vergine le disse che lei, a differenza di Francesco e Giacinta che sarebbero presto andati in Cielo, sarebbe rimasta in terra «ancora per un po' di tempo. Gesù vuole servirsi di te per farMi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. A chi l'abbraccerà, prometto la salvezza, e saranno amate da Dio queste anime, come fiori messi da Me a ornare il Suo trono» (cfr. Memorie di suor Lucia, Appendice I, Testo della Grande Promessa del Cuore di Maria, scritto nel 1927).
SIGNORE FAMMI SANTA Oggi sappiamo che quell'«ancora per un po' di tempo» ha significato, per suor Lucia, tornare alla casa del Padre alla soglia del 98° compleanno. Tant'è che la veggente, già nella sua maturità, ebbe a dire che la Madre celeste l'aveva sempre accontentata in tutto, tranne che nel suo desiderio di raggiungerla presto in Paradiso. Un fatto che ci dice quale nostalgia della patria eterna vivono coloro che sperimentano, già quaggiù, le realtà celesti e che ci esorta a riscoprire il senso soprannaturale della nostra vita in terra, dove siamo chiamati a scegliere Dio, anziché il peccato che ci allontana da Lui. Verità di cui il mondo odierno appare dimentico. Il decreto che riconosce le virtù eroiche di suor Lucia sottolinea il profondo influsso che le apparizioni ebbero sulla vita della nuova venerabile e da cui le derivarono, insieme a grandi gioie e straordinarie grazie celesti, anche «molte delle sue sofferenze». Basti ricordare qui il dolore che provò, fin dall'inizio della mariofania, per non essere creduta dalla propria famiglia, in particolare dalla madre. E non fu l'unico. Eppure suor Lucia, come scrive il Dicastero delle Cause dei Santi, «visse eroicamente la virtù della fede sia nella modalità con cui affrontò il procedimento ecclesiastico e civile relativo alle apparizioni, sia cercando di compiere in tutto la volontà di Dio e di aiutare gli altri a crescere nella fiducia in Lui. La sua lunga vita fu segnata dall'eroica speranza e dal profondo desiderio di "andare in Cielo". Volle offrire la sua vita per amore verso Dio, riparando le offese contro di Lui e crescendo nella pietà eucaristica. Ebbe anche una grande sollecitudine per l'Ordine Carmelitano, i familiari, i malati e i poveri che sosteneva con la preghiera e la penitenza, ma anche attraverso la pratica della carità». Se è chiaro che le apparizioni hanno rappresentato uno spartiacque nella vita di Lucia, è altrettanto chiara una verità poco sottolineata e cioè che in lei, grazie alla fede ricevuta in famiglia, si palesavano i semi di un'eccezionale vocazione alla santità già prima del ciclo angelico del 1915-16 e di quello mariano del 1917. Esemplare, in tal senso, quanto la stessa venerabile racconta nelle prime pagine della seconda delle sue quattro Memorie, tutte e quattro scritte (nel periodo 1935-41) in obbedienza al vescovo di Leiria, monsignor Giuseppe Alves Correia da Silva. Commovente, in particolare, tutta la descrizione dell'attesa e poi del giorno della Prima Comunione, che Lucia ottenne di fare, dietro una sua santa insistenza, già a sei anni. «Mentre il sacerdote scendeva i gradini dell'altare - scriveva Lucia - sembrava che il cuore mi volesse saltar fuori dal petto. Ma appena l'Ostia Divina si posò sulla mia lingua, sentii una serenità e una pace inalterabili, sentii che m'invadeva un'atmosfera così soprannaturale, che la presenza del nostro buon Dio mi diventava così sensibile come se Lo vedessi e sentissi con tutti i sensi del mio corpo. Allora Lo pregai così: "Signore, fammi santa, conserva il mio cuore sempre puro, soltanto per Te"».
UNA PROFEZIA NON ANCORA CONCLUSA Fin dall'infanzia, come ricorda lo stesso decreto, la sua vita è stata quindi un cammino di costante crescita spirituale, che la portò - dopo il grande ciclo fatimita - a vivere nel silenzio e nella contemplazione le sue esperienze da religiosa, prima tra le Dorotee e poi, dal 1948, nel Carmelo di Coimbra. «Lucia si ritira nel segreto della sua clausura perché la luce del messaggio brilli con intensità», ha scritto il vescovo emerito di Leiria-Fatima, il cardinale Antonio Marto. Dal nascondimento della sua cella, nelle sue giornate divise tra preghiera e lavoro, suor Lucia intrattenne vari scambi epistolari. Famosa è la lettera autografa che inviò nei primi anni Ottanta all'allora semplice sacerdote Carlo Caffarra, poi cardinale, il quale, incaricato da Giovanni Paolo II di fondare e presiedere il Pontificio Istituto di Studi sul Matrimonio e sulla Famiglia, le aveva chiesto preghiere: «Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa». Quelle parole oggi si stanno rivelando in tutta la loro portata profetica, non solo per gli attacchi da parte del laicismo ma anche per quel che accade all'interno della Chiesa. Proprio la Sposa di Cristo ha l'urgenza di rilanciare il messaggio di Fatima nella sua interezza: la visione dell'Inferno, dove finiscono le anime che rifiutano fino all'ultimo l'amore di Dio; la recita quotidiana del Rosario, da cui passa la fine delle guerre; l'importanza di consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria, rifugio sicuro contro gli assalti del diavolo; il fortissimo richiamo alla penitenza; la pratica salvifica della Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Il tutto con all'orizzonte l'annuncio della tremenda persecuzione alla Chiesa, che ancora deve compiersi. Come disse Benedetto XVI il 13 maggio 2010, nel decimo anniversario della beatificazione di Francesco e Giacinta e della rivelazione di quella che è nota come la terza parte del segreto: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». La Madonna ha già promesso che il suo Cuore Immacolato infine trionferà. Ma il suo trionfo, come ci ricorda tutta la vita di suor Lucia, passa da ogni nostro singolo sì alla volontà divina che Maria è venuta a rivelarci a Fatima.
Nota di BastaBugie: per vedere il bel cartone animato completo di tutte le apparizioni della Madonna a Fatima realizzato nel 2019 dall'associazione "Amici di Carlo Acutis", clicca qui sotto. A seguire i link ad alcuni interessanti articoli su Fatima e i suoi protagonisti.
https://www.youtube.com/watch?v=8czxhWispjM
SANTA GIACINTA DI FATIMA MORIVA 100 ANNI FA PER IL VIRUS DELLA SPAGNOLA (MILIONI DI MORTI) Morì completamente sola nell'ospedale di Lisbona (le venne negata anche la consolazione della Comunione) di Cristina Siccardi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6039
SAN FRANCESCO DI FATIMA E LA PANDEMIA DELLA SPAGNOLA Con il suo grande amore per l'Eucaristia il pastorello di Fatima, a cui apparve la Madonna alla Cova da Iria, affrontò l'epidemia che causò milioni di morti di Maria Bigazzi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6723
DOSSIER "LA MADONNA DI FATIMA" Tre pastorelli e tre segreti Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-06-2023
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QUANDO LE SORELLE WILLIAMS SFIDARONO IL TENNISTA MASCHIO NUMERO 203... E PERSERO
Karsten Braasch si presentò dopo aver giocato una partita a golf, aver bevuto due birre e nell'intervallo fumò una sigaretta, ma sconfisse prima l'una e poi l'altra (VIDEO: Martina Navratilova - Jimmy Connors)
Autore: Riccardo Bisti - Fonte: Tennis Magazine Italia, 30 gennaio 2021
Fosse successo oggi, non li avrebbero collocati sul campo 17 di Melbourne Park. Ci sarebbe stata la diretta TV, migliaia di persone si sarebbero ammassate in tribuna e l'hashtag avrebbe fatto tendenza. Per ricordare l'improvvisata Battaglia dei Sessi di Melbourne, invece, bisogna affidarsi all'antico strumento dei testimoni oculari. Neanche le riviste specializzate dell'epoca - pensate un po' - diedero grande risalto alla lezione che Karsten Braasch rifilò a Serena e Venus Williams, allora giovani rampanti del tour. 23 anni dopo sono diventate star planetarie e ricordano malvolentieri quel pomeriggio del 27 gennaio 1998. Se possono, evitano del tutto. Venus aveva già raggiunto la finale allo Us Open (persa contro Martina Hingis), mentre papà Richard (inascoltato) diceva che la sorella minore sarebbe stata ancora più forte. Le due si affrontarono al secondo turno nel primo episodio di una saga infinita. Ma nessuno immaginava cosa sarebbe successo pochi giorni dopo. Durante una conferenza stampa, alcuni giornalisti confrontarono lo stile aggressivo delle sorelle con quello del tennis maschile. La 16enne Serena rispose a gamba tesa: "Durante il torneo mi sono allenata spesso con gli uomini e li ho visti lavorare. Onestamente credo di poter battere un uomo fuori dai primi 200 ATP". Un tour manager particolarmente arguto pensò che sarebbe stato divertente organizzare la sfida. Diede un'occhiata alla classifica mondiale, la confrontò con i giocatori ancora presenti a Melbourne e si accorse che al numero 203 (qualche settimana prima era stato esattamente n.200) si trovava Karsten Braasch, 31 anni, tedesco. Era stato eliminato al primo turno dopo aver superato le qualificazioni ed era il profilo giusto: ex n.38, in declino, personalità particolare, vizio del fumo, occhiali da vista e un servizio dal movimento stranissimo, imparato chissà dove. Per la sua personalità, in Germania dicevano che era il Mario Basler del tennis. "Mi accennarono la possibilità di questa sfida, pensando che fossi il candidato perfetto - racconta Braasch - non c'è voluto molto per convincermi, mi sembrava divertente".
LA SFIDA E LA MANCATA RIVINCITA L'avvicinamento al match non fu semplice, poiché le Williams erano già popolarissime e la sfida fu rinviata un paio di volte a causa dei loro impegni. "In questi casi è importante rimanere rilassati e non prenderla troppo sul serio - dice Braasch, soprannominato "Katze", gatto - la mia preparazione è stata una partita di golf al mattino, poi ho bevuto qualcosa e fumato le mie immancabili sigarette. Mi sono presentato sufficientemente rilassato". Il match si è giocato sul Campo 17, davanti a uno sparuto gruppo di spettatori e un paio di giornalisti. Come era accaduto qualche anno prima a Jimmy Connors contro Martina Navratilova, il tedesco ha rinunciato alla seconda di servizio. Nonostante il vantaggio, per Serena è stato un incubo. In pochi minuti è piombata sullo 0-5: temeva il cappotto, ma ha raccolto il game della bandiera. Non è dato sapere se Braasch gliel'abbia concesso o meno. Sul finire della partita, è arrivata Venus. Aveva appena terminato la conferenza stampa dopo la sconfitta contro Lindsay Davenport. In un atto di solidarietà familiare, ha sfidato Braasch per vendicare la sorella. Risultato? 6-2 per il mancino di Marl, cresciuto nella Germania operosa della Ruhr. "Entrambe colpiscono la palla molto bene - dice Braasch - ma se hai frequentato il circuito ATP possiedi alcune armi che le metteranno in difficoltà. Le rotazioni, per esempio: noi siamo in grado di dare effetti che non sono abituate a fronteggiare. E poi la preparazione atletica: hanno tirato alcuni colpi che in campo femminile sarebbero stati vincenti, invece io li ho rimandati di là. Il clima era sereno, non l'abbiamo presa troppo sul serio, ci siamo divertiti". Non tutti ricordano che - dopo la batosta - Venus e Serena hanno rilanciato, abbassando le pretese. Volevano sfidare di nuovo un uomo, spostando però l'asticella al n.350 ATP. "Ho detto loro che bastava aspettare qualche settimana e mi avrebbero potuto sfidare di nuovo!". Già, perché a fine torneo Braasch perse i punti del terzo turno raccolto l'anno prima e a fine torneo precipitò al numero 339. La rivincita non si è mai tenuta: Braasch ha visto Venus qualche mese dopo, al Roland Garros: "La nostra rivincita non si è svolta!" disse la Williams con un sorriso, salvo poi scappare via. Meglio non alimentare l'idea di una rivincita.
SERENA: "GLI UOMINI SONO MOLTO PIÙ FORTI" Oggi Braasch è un simpatico 53enne che si diletta nei tornei senior, rassegnato ad essere ricordato soprattutto per quella partita giocata bevendo birra e fumando ai cambi di campo. Come Antonin Panenka per il suo rigore a cucchiaio, o Olivier Panis per la sua vittoria a Monte Carlo, sa che glielo chiederanno fino alla fine dei suoi giorni. Al contrario, Serena ha fatto il possibile per cancellare il ricordo. Nel 2017, anno dell'ultima finale Slam in famiglia, i giornalisti le hanno chiesto un ricordo. "Mi ero già dimenticata di lui - ha risposto imbarazzata - non ricordo nemmeno in che anno sia successo". Qualche mese dopo, John McEnroe ha detto che una Serena al meglio avrebbe potuto collocarsi intorno al numero 700 ATP. Curiosamente, in quel momento si trovava in 701esima posizione Dmitry Tursunov. Qualcuno provò a solleticarlo, ma lui tenne alla larga le suggestioni: "Discutere su questo è come cercare di capire chi è più veloce, l'uomo o la donna. Il tennis richiede grande forza fisica, quindi per una donna è molto complicato battere un uomo". Questa storia quasi dimenticata, tuttavia, è servita a cancellare ogni discussione sulla possibilità di una reale sfida tra sessi. Il mitico Riggs-King ebbe troppe influenze sociali e culturali per essere ritenuto attendibile (e qualcuno giura che Riggs scommise una bella cifra contro se stesso), mentre gli altri match di questo tipo erano state semplici esibizioni. Le sorelle Williams hanno avuto bisogno di toccare con mano il divario per tornare a miti consigli. Nel 2010 Serena ha ammesso l'enorme differenza tra i due circuiti. "Credo che tennis maschile e femminile siano molto diversi. Gli uomini sono molto più forti. È come mischiare mele con pere. Non avrei nessuna possibilità contro un top-100". Qualche anno dopo, Andy Murray (uno dei pochissimi uomini che segue con interesse il tennis femminile) disse che gli sarebbe piaciuto affrontarla. "Davvero? Ne è sicuro? - disse Serena - sarebbe divertente, ma credo che non riuscirei a fare un punto". Realismo travestito da umiltà. Per rendersi conto della realtà, aveva dovuto prendere una stesa da un tabagista tedesco con barba e occhiali da vista. Non fosse successo per davvero, sembrerebbe un film. Nota di BastaBugie:alla voce "Battaglia dei sessi (tennis)" su Wikipedia si possono leggere le seguenti informazioni. Nel tennis il termine battaglia dei sessi (in inglese Battle of the sexes) è riferito a tre famosi incontri giocati tra un uomo e una donna. In particolare il secondo ebbe grande risalto mediatico per via della vittoria della giocatrice. 1) BOBBY RIGGS - MARGARET COURT (13 MAGGIO 1973) Il campione degli anni trenta e quaranta Bobby Riggs nel 1973 affermò pubblicamente che nonostante la sua età (55 anni all'epoca) egli sarebbe stato in grado di battere anche le migliori giocatrici donne. Inizialmente sfidò Billie Jean King ma questa rifiutò l'incontro, subentrò quindi Margaret Court (all'epoca trentenne e numero 1 della classifica femminile). Il match apparve fin dall'inizio dall'esito incerto, tuttavia la maggior parte degli appassionati riteneva favorita la Court a causa dell'età di Riggs e del suo essere fuori forma da molti anni ormai. La partita si disputò a Ramona; Riggs si era preparato a dovere fisicamente ma soprattutto tatticamente, infatti utilizzando dei lob e dei drop shot riuscì a mandare subito in crisi la Court, infliggendole una dura sconfitta. Dopo questo incontro Riggs apparve sulla copertina di Sports Illustrated e del Time. 2) BOBBY RIGGS - BILLIE JEAN KING (20 SETTEMBRE 1973) Delle tre partite questa è quella che viene maggiormente ricordata, al punto che molti la indicano come La battaglia dei sessi, ignorando le altre. Questa partita fu giocata al meglio dei 5 set. Dopo aver rifiutato il precedente incontro, Billie Jean King, all'epoca ventinovenne e numero 2 della classifica femminile, fu convinta a giocare da una ottima offerta economica. A differenza della Court, King si preparò a dovere all'incontro e giocando frequenti smorzate costrinse Riggs a giocare un Serve & Volley per lui innaturale e soprattutto troppo dispendioso dal punto di vista energetico. Questa strategia portò King alla vittoria di fronte a 30.000 spettatori ed ebbe grande risalto mediatico. La partita fu vista in televisione da oltre 90 milioni di persone. Il film La battaglia dei sessi del 2017, diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris, è ispirato all'evento avvenuto tra Bobby Riggs e Billie Jean King. 3) JIMMY CONNORS - MARTINA NAVRÁTILOVÁ (25 SETTEMBRE 1992) A distanza di quasi venti anni dai due incontri fu organizzata una terza battaglia dei sessi al Caesars Palace di Las Vegas. Inizialmente gli organizzatori invitarono Martina Navrátilová, John McEnroe e Ilie Năstase, ma la tennista americana rifiutò. Poi si pensò a un match tra Jimmy Connors (quarantenne) e Monica Seles (ventenne e numero 1 del mondo). Infine la Navratilova accettò di giocare contro Connors; il campione statunitense definì la sfida come una "guerra" e la prese molto sul serio, cercando di vendicare la sconfitta del genere maschile di venti anni prima. Data la minore differenza di età tra i due (40 lui e 35 lei) stavolta le regole furono modificate per favorire la Navratilova. Infatti Connors aveva a disposizione un solo servizio invece di due e alla Navratilova fu permesso di mandare la palla anche in una porzione dei corridoi riservati al doppio. La partita fu tesa solo nel primo set, vinto da Connors per 7-5; la seconda frazione di gioco fu dominata dal tennista statunitense che grazie alla sua potenza e precisione da fondo campo si impose per 6-2. Connors fu applaudito e ricevette le congratulazioni dal mondo tennistico, poiché diede grande prova di forza di volontà vincendo la partita nonostante le modifiche al regolamento per favorire la Navratilova.
VIDEO: MARTINA NAVRATILOVA - JIMMY CONNORS Nel seguente video (durata: 10 minuti) si possono vedere le migliori azioni della partita tra Martina Navratilova e Jimmy Connors, la terza battaglia dei sessi, vinta dal tennista maschio 7-5 / 6-2.
https://www.youtube.com/watch?v=jGRIf7e6fP0
Fonte: Tennis Magazine Italia, 30 gennaio 2021
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RECORD DI ABORTI IN INGHILTERRA, MENTRE IN GIAPPONE IL GOVERNO CORRE AI RIPARI
Kishida ha stanziato 25 miliardi per contrastare la denatalità (obiettivo che si può raggiungere solo smettendola di abortire ed incentivando le nascite)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 26 giugno 2023
Un'ombra di morte purtroppo avanza in Europa, conquistando nuovi terreni e mietendo troppe vittime innocenti. Lo dimostrano i dati relativi ad Inghilterra e Galles, dove è stato raggiunto un tragico record storico, quello relativo al numero degli aborti praticati nei primi sei mesi del 2022, periodo cui si riferiscono gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento governativo della Sanità e dell'Assistenza Sociale: tra il primo gennaio ed il 30 giugno dell'anno scorso sono stati praticati, infatti, 123.219 aborti ovvero 17.731 in più rispetto ai 105.488 praticati nello stesso periodo nel 2021. Se questo trend dovesse proseguire, il rischio è che anche su base annua il 2023 possa confermarsi come l'anno più nero per numero di bambini uccisi nel grembo materno.
L'OSCURANTISMO DEL GOVERNO Incurante di tale drammatico campanello d'allarme, proprio all'inizio di quest'anno il Parlamento inglese ha vietato la preghiera silenziosa nei pressi delle cliniche abortive - con una multa fissa iniziale di 100 sterline, ma che può salire fino a 1.000 in caso di processo - ed ha negato la possibilità d'informare le donne circa le possibili alternative: secondo un emendamento alla legge sull'ordine pubblico, approvato a marzo dalla Camera dei Comuni, ciò è da considerarsi illegale. Anche in Irlanda, purtroppo, il tasso abortivo risulta in continua crescita: a cinque anni dal referendum, che ha eliminato dalla Costituzione la tutela per la vita dei bambini non nati, consentendone di fatto l'aborto per qualsiasi motivo fino alla dodicesima settimana ed anche oltre, quando si ritenga che la salute - anche mentale - della madre possa essere in pericolo oppure qualora il piccolo presenti un'anomalia ritenuta pericolosa per la sua vita entro 28 giorni dalla nascita. Prima di quel drammatico referendum, l'aborto in Irlanda era vietato. Nel 2019, anno di entrata in vigore della nuova normativa, furono uccisi 6.666 bambini nel grembo delle loro madri, nel 2021 il numero è salito a 6.700, nel 2022 si è raggiunto il triste record di 8.500 - oltre il 21% in più nel giro di un solo anno -, secondo quanto dichiarato dal ministro della Salute, Stephen Donnelly. «Una tendenza devastante - ha commentato Eilis Mulroy della Campagna Pro-Life Irlanda in un'intervista al quotidiano Register - Questo è il risultato di un governo, che ha dimostrato una totale mancanza d'interesse nel fornire alle donne con gravidanze non pianificate reali alternative all'aborto». Non pare tuttavia che vi siano ripensamenti in merito: nuove nubi fosche si stanno anzi addensando in Irlanda, dove nei prossimi mesi dovrebbe essere esaminata dalla commissione parlamentare per la Salute una revisione della normativa, voluta dall'Ifpa-Associazione Irlandese per la Pianificazione Familiare, tesa ad eliminare il cosiddetto «periodo di riflessione» obbligatorio di tre giorni dopo il primo colloquio, entro il quale è ad oggi consentito alla donna un ripensamento. I dati, però, attestano quanto importanti siano stati in molti casi questi tre giorni: nel 2021 le consultazioni iniziali sono state 8.284, gli aborti praticati 6.700. Il che significa che ben 1.584 donne sono tornate sui propri passi e quindi che 1.584 bambini sono stati salvati. Togliere anche quel breve lasso di tempo per una riflessione personale, oltre ad esercitare un'indebita pressione psicologica tale da influenzare pesantemente le scelte, significa dimostrare di voler fare proprio di tutto pur di uccidere bimbi nei grembi materni. Il primo ministro irlandese si è dichiarato però «riluttante e a disagio» nell'apportare modifiche alla legislazione sull'aborto, promulgata solo cinque anni fa: «Quando io e altri ci siamo schierati per il Sì - ha dichiarato alla stampa il premier, Leo Eric Varadkar - abbiamo detto che ci sarebbero state delle garanzie, tra cui il periodo di attesa e la protezione delle obiezioni di coscienza». Rimangiarsi ora la parola data è evidentemente troppo persino per loro, subito favorevoli all'introduzione dell'aborto nel Paese.
BUONE NOTIZIE DAL GIAPPONE Le buone notizie giungono solo dall'altra parte del mondo, dal Giappone nello specifico, dove il governo ha stanziato 3.500 miliardi di yen - pari a 25 miliardi di dollari - in tre anni, dal 2024 al 2027, per contrastare con misure urgenti la denatalità, obiettivo che si può raggiungere in un solo modo: smettendola di abortire ed incentivando le nascite. Non serve la bacchetta magica, occorre piuttosto assicurare un maggior sostegno finanziario alle famiglie. Secondo Haruka Sakamoto, membro della Tokyo Foundation for Policy Research, il crollo nelle nascite dipenderebbe infatti dall'aumento dei single, non per cambiamenti nella scala dei valori, bensì per la precarietà nel lavoro e per i redditi bassi. La decisione, assunta dal primo ministro Fumio Kishida, è giunta, dopo che l'anno scorso il Paese ha toccato il minimo storico di nuovi nati, 799.728 in tutto: «Se non freniamo il rapido declino del tasso di natalità e la diminuzione della popolazione - ha dichiarato il premier alla stampa - l'economia del nostro Paese si contrarrà e sarà difficile mantenere i nostri sistemi di tutela sociale, comprese le comunità locali, le pensioni, l'assistenza medica e l'assistenza infermieristica». Per questo il governo ha previsto un aumento dell'assegno di natalità da 420 a 500 mila yen - pari a 3.500 dollari -, in più le spese per il parto verranno interamente coperte dall'assicurazione sanitaria pubblica. Verranno erogati assegni familiari da 15 mila yen al mese per ogni figlio di età inferiore ai 3 anni e di 10 mila per ogni figlio di età compresa tra i 3 ed i 18 anni. Dal terzo figlio in poi l'assegno mensile diverrà di 30 mila yen dalla nascita sino alla fine delle scuole superiori. Il tutto senza più restrizioni di reddito familiare. Sempre sul fronte scolastico, verrà offerta ai giovani un'istruzione superiore gratuita e verranno estese anche le esenzioni dalle tasse universitarie. Per assicurare tutto questo - ha spiegato il primo ministro Kishida - «attueremo le misure di sostegno con carattere di urgenza, utilizzeremo obbligazioni speciali di finanziamento del deficit per far fronte alla riforma della spesa». Questo è esattamente ciò che andrebbe fatto in ogni angolo del mondo. Perché non serve a nulla, anzi è molto ipocrita lanciare l'allarme denatalità e poi continuare a fare come se niente fosse.
Fonte: Radio Roma Libera, 26 giugno 2023
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OMELIA XV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,1-23)
Ecco, il seminatore uscì a seminare
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
La pagina evangelica che abbiamo ascoltato propone e sviluppa una immagine: quella del "seme". Le immagini usate dal Signore Gesù di solito sono, per chi riflette con animo attento e aperto, delle folgorazioni di verità che non si possono più dimenticare: esse restano nel patrimonio del pensiero umano, proprio perché sono al tempo stesso semplici e ricche di luce.
LA PAROLA DI DIO, PICCOLO SEME CON IMMENSA FORZA VITALE Dunque, la parola di Dio è un seme. Non c'è nulla di più esiguo, di più debole, di più incerto nel suo futuro, di un seme. Sembra una piccola cosa inerte, e ha dentro di sé una carica incalcolabile di vita. Si affida alla terra, al vento, alle forze della natura, senza nessuna garanzia di successo; ed è la sola speranza di fecondità che è data al mondo, l'unica prospettiva aperta a un avvenire. Il seme si nasconde fino a scomparire: nessuno che passi per la strada riesce a percepire la differenza tra un solco che è stato inseminato e un solco che non lo è stato. Il seme pare una realtà condannata a essere sconfitta: il suo destino è lo sfacelo e la morte. Ma proprio in virtù della sua morte è data alla vita la capacità di risorgere e di salvarsi. Non c'è nulla offerto più generosamente di un seme: ogni albero diffonde i suoi semi a migliaia, prodigalmente, nella tenue speranza che qualcuno attecchisca. Proprio così, ci ha detto Gesù, è la parola di Dio: è debole, inerme, sopraffatta, in mezzo al chiasso e al martellamento ossessivo delle parole umane. Ma è la sola che resta, la sola vivificante, la sola in grado di fecondare le intelligenze e i cuori. Si avventura nel mondo senza illusioni di successo; ma se qualcosa di autentico, di nuovo, di imperituro nasce nell'uomo, nasce da lei. Le altre parole lasciano il più delle volte nello smarrimento di sempre. I mezzi di comunicazione (stampa, radio, televisione) riversano ogni giorno sulle nostre anime fiumi di parole vuote e vanificanti, morte e mortificanti; di parole che solleticano senza nutrire, che scintillano senza illuminare, che riempiono gli orecchi e ci lasciano aridi nel nostro essere più profondo e più vero. Il multiloquio mondano è un diluvio che ogni giorno ci sommerge. Ma se vogliamo un po' di luce, un po' di sostentamento, un po' di consolazione, dobbiamo aprirci alla parola di Dio. La parola di Dio, che nella liturgia della Chiesa piove su di noi con grande abbondanza, sembra sempre un po' sciupata: vinta e inefficace tra gli accadimenti della storia, quasi irrilevante nel clamore della cronaca. Eppure i fatti che davvero contano, gli eventi che segnano le esistenze, le novità decisive sul serio, nascono proprio dall'incontro segreto della parola di Dio con la coscienza dell'uomo. Lo testimoniano le vicende di tutti i grandi santi.
IL TERRENO NOSTRO SU CUI E' SEMINATA LA PAROLA Perché, se la parola di Dio è un seme, il nostro mondo interiore è un "campo": così Gesù completa e rifinisce l'immagine. È un campo insidiato dagli uccelli voraci dei pensieri che contrastano i disegni del Padre e delle attenzioni sviate. È un campo troppo spesso isterilito dalla superficialità e dalla incostanza, cioè da quell'atteggiamento dello spirito che non ci interdice di accogliere la proposta cristiana con gioia e magari con entusiasmo, ma ci fa rifuggire dagli impegni prolungati, soprattutto dagli impegni totali e senza ritorno, che però sono gli unici a essere degni di Dio; sicché la verità divina non riesce a mettere radici tenaci dentro di noi. È un campo talvolta ingombro di passioni incontrollate, di desideri terrestri troppo intensi, di preoccupazioni che non lasciano alcuno spazio ai pensieri del Regno e della vita eterna. È un campo però che deve stare sempre in attesa del seme; che deve sempre ricominciare ad accoglierlo, sperando sempre in una miglior fecondità per il domani; un campo che almeno intende e vuole dare i frutti che il Divino Seminatore si aspetta. A noi, che andiamo abitualmente alla scuola di Gesù, è dato di conoscere i misteri del Regno dei cieli: su di noi la parola di Dio discende senza avarizia, e la nostra appartenenza ecclesiale ci consente di capirla nella sua verità. Preghiamo perché non discenda inutilmente e perché la nostra comprensione non resti puramente intellettuale, ma investa tutto il nostro essere e il nostro agire. Preghiamo perché anche per noi si avveri quanto sta scritto nelle profezie di Isaia: Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigata la terra e averla fecondata..., così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire". Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno A (€ 12), clicca qui! Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
ALTRA OMELIA XV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,1-23) da Il settimanale di Padre Pio Clicca qui!
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