BastaBugie n�162 del 15 ottobre 2010

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1 L'EUROPA VOLEVA LIMITARE L'OBIEZIONE DI COSCIENZA COME RICHIESTO DALLE LOBBY PRO ABORTO
La risoluzione approvata dal Consiglio d'Europa è stata invece ribaltata grazie ai voti del Partito Popolare Europeo
Autore: Fabrizio Mastrofini - Fonte: Avvenire
2 HA CONTRIBUITO ALLA MORTE DI 40 MILIONI DI BAMBINI, EPPURE GLI HANNO DATO IL PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA!
In trent'anni sono nati 4 milioni di bambini con la fecondazione artificiale... ma si nasconde che ogni nato ha causato la morte di 10 fratellini
Fonte: Corrispondenza Romana
3 IN AMERICA LA POLITICA VICINO AL CUORE DELLA GENTE: OVVERO QUANDO LE TASSE SONO DAVVERO TROPPE...
L’ora dei Tea Party: diario di una rivolta americana
Fonte: US Polis (colllana diretta da Marco Respinti)
4 I CRISTIANI SONO I PIU' PERSEGUITATI AL MONDO
Il 75 x cento dei morti per crimini legati alla religione sono di fede cristiana!
Fonte: Corrispondenza Romana
5 DONARE LA VITA PER STARE ACCANTO A CHI SOFFRE: LA TESTIMONIANZA SILENZIOSA DI CHI PARLA POCO E FA TANTO
A Bologna esiste Viale Lenin, ma nessuno si ricorda delle suore, 40 ragazze martiri sconosciute del '900, nelle corsie del loro ospedale
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 BENEDETTO XVI HA AFFASCINATO GLI INGLESI NEL SUO RECENTE VIAGGIO
Il cattolicesimo liberale è destinato alla sconfitta, mentre alla lunga è vincente la minoranza creativa (vedi l'esempio illuminante di S.Tommaso Moro)
Autore: Samuel Gregg - Fonte:
7 LE STRATEGIE VINCENTI PER L'APPLICAZIONE DEL MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM
Anche Pistoia avrà la sua Messa festiva nella forma straordinaria
Fonte: Coordinamento Toscano Benedetto XVI
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: COME POSSO AIUTARE BASTABUGIE?
Puoi fare una donazione: con il tuo aiuto possiamo crescere
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA PER LA XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 18,1-8)
O Gesù, che hai detto chiedete e otterrete, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia tanto desiderata
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'EUROPA VOLEVA LIMITARE L'OBIEZIONE DI COSCIENZA COME RICHIESTO DALLE LOBBY PRO ABORTO
La risoluzione approvata dal Consiglio d'Europa è stata invece ribaltata grazie ai voti del Partito Popolare Europeo
Autore: Fabrizio Mastrofini - Fonte: Avvenire, 9 Ottobre 2010

E’ un «segnale», è l’idea che una «speranza per la vita» è ancora possibile in Europa. È questo il primo commento di monsignor Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, al voto sull’obiezione di coscienza.
In particolare Giordano fa notare che «il testo della risoluzione approvata si focalizza sul diritto all’obiezione, ovvero su uno dei valori costitutivi dell’Europa, nel senso che gli organismi sovranazionali del continente sono nati per difendere il diritto dei popoli e dei singoli alla libertà». «Il testo approvato dall’aula dev’essere letto in quest’ottica – prosegue monsignor Giordano – perché la commissione incaricata della stesura aveva presentato un testo in cui si sottolineava invece il diritto all’aborto». La discussione in aula sulla base degli emendamenti presentati, come solo Avvenire ha riferito ieri, ha ribaltato la questione. L’aula ha inteso dire che «l’obiezione di coscienza è un diritto ed è un valore, in linea con la tradizione europea». Nel caso in questione si è rilevato che «mentre l’obiezione è un valore, l’aborto è piuttosto un tema che divide le coscienze e anche una problematica aperta che deve venire affrontata in altre sedi e in modi diversi. Infatti se si parla di aborto dobbiamo porre sul tappeto tematiche importanti come quelle della famiglia e del ruolo dei padri, oltre che de i diritti dei nascituri». Quindi nel caso in questione – argomenta ancora Giordano – «la maggioranza trasversale che si è costituita ha posto al centro dell’attenzione non l’aborto ma l’obiezione, vanificando le critiche di quanti vedono le ingerenze della Chiesa sul tema, critiche superate dal prodursi di una maggioranza composta da parlamentari di differenti posizioni politiche e ideali». Se «una parte dell’assemblea sottolineava il tema della libertà della donna, è stato ribadito che al centro del documento veniva posto il tema dell’obiezione di coscienza, dunque della libertà dei medici. Questo è stato il centro del dibattito: la libertà».
Ed è un tema che supera anche le contrapposizioni su argomenti che toccano la vita delle singole persone perché l’assemblea si è fatta carico di rilanciare un diritto alla base della civiltà europea. «Significativa – nota ancora Giordano – anche la reazione del personale medico, delle associazioni mediche e del personale degli organismi sanitari che hanno parlato in maniera autorevole perché la questione li toccava direttamente». È un «segnale» che l’Europa «è ancora capace di produrre una posizione critica e che la tendenza di tipo più radicale e laicista non è sempre vincente come qualcuno poteva pensare. La novità sta piuttosto nel sostenere valori come la vita, la vera libertà, la coscienza, la solidarietà ovunque vi sia in gioco la vita umana».

Fonte: Avvenire, 9 Ottobre 2010

2 - HA CONTRIBUITO ALLA MORTE DI 40 MILIONI DI BAMBINI, EPPURE GLI HANNO DATO IL PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA!
In trent'anni sono nati 4 milioni di bambini con la fecondazione artificiale... ma si nasconde che ogni nato ha causato la morte di 10 fratellini
Fonte Corrispondenza Romana, 9/10/2010

Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato al noto biologo Robert Edwards, l’inventore, in collaborazione con il ginecologo Patrick Streptoe deceduto nel 1988, della tecnica della fecondazione in vitro (“Ansa”, 4 ottobre 2010). Grazie alla tecnica della Fivet sono nati, in poco più di trent’anni, circa 4 milioni di bambini.
Il dato appare estremamente positivo eppure nasconde una terribile realtà: per ogni bambino nato in provetta più di dieci esseri umani innocenti sono stati condannati a morte certa (si parla infatti di 41 milioni di vite eliminate). In effetti, occorrono diversi tentativi e la produzione di un numero variabile di embrioni (in Italia con la legge 40 si è fissato un limite di tre embrioni per ogni ciclo) affinché la tecnica della fecondazione artificiale abbia successo. Inoltre, i bambini nati in provetta presentano una serie di patologie anche gravi in misura statisticamente superiore rispetto ai bambini nati normalmente.
Secondo l’Associazione ginecologi e ostetrici cattolici (Aigoc), in Italia, nel 2008, sono nati solo 7.855 bambini degli 85.113 embrioni trasferiti in utero. «Ci sembra doveroso ricordare l’altissimo costo in vite umane innocenti che la fecondazione in vitro comporta. Solo 6.245 delle 40.574 coppie che si sono sottoposte alla fecondazione in vitro hanno avuto la possibilità di avere uno o più figli in braccio» (“Avvenire”, 6 ottobre 2010). E su scala mondiale, ricorda sempre l’Aigoc, per 4,5 milioni di bambini nati ce ne sono stati 41,5 eliminati. Numeri a cui vanno aggiunti i milioni di embrioni congelati. In Italia ufficialmente sono 3.415: embrioni cui i genitori hanno espressamente rinunciato, non utilizzati, criocongelati e conservati nei centri per la fecondazione artificiale prima dell’entrata in vigore della legge 40.
Anche la International Federation of Catholic Medical Associations (FIAMC), in un comunicato del 5 ottobre, ha stigmatizzato la scelta affermando che la fecondazione in vitro «ha minato la dignità umana» ed ha inoltre «portato ad una cultura nella quale (gli embrioni) sono considerati come merce, piuttosto che come quei preziosi individui umani che sono». Come mai allora il premio Nobel per la medicina è stato assegnato all’inventore della Fivet? Innanzitutto, il prevalere di una visione individualista e utilitarista dell’esistenza conduce l’uomo a perseguire il vantaggio personale (il figlio ad ogni costo) anziché il bene comune; inoltre, lo smisurato desiderio dell’uomo, segnato dal peccato originale, di sostituirsi al Creatore e di farsi padrone di sé e della propria vita porta all’offuscamento della ragione ed alla perversione morale.
Le contraddizioni ed i paradossi della società relativista e nichilista sono evidenti: da un lato, in nome della libertà individuale si uccidono quotidianamente migliaia di bambini con l’aborto di Stato, dall’altro, sempre in nome della stessa libertà si producono esseri umani in laboratorio così come si produce un qualsiasi oggetto; ogni giorno si spendono cifre astronomiche (ogni aborto costa alla collettività circa 1.300 euro) per eliminare i figli non voluti e contemporaneamente se ne spendono altrettanti per farli venire al mondo in maniera artificiale ad esclusivo vantaggio di chi li desidera! Senza contare le gravissime ripercussioni sull’economia di una società che non ha più il ricambio generazionale sufficiente per crescere e svilupparsi.
Tali ragioni sono sufficienti a spiegare l’assegnazione del Nobel a Robert Edwards? Pare evidente il tentativo occulto delle forze del male di indottrinare le masse facendo leva sulle debolezze e le miserie umane (e sull’inconsapevolezza dei più) per conseguire l’obiettivo fissato: condurre l’intera umanità alla perdizione ed all’autodistruzione, in odio a Cristo ed alla sua Chiesa.

Fonte: Corrispondenza Romana, 9/10/2010

3 - IN AMERICA LA POLITICA VICINO AL CUORE DELLA GENTE: OVVERO QUANDO LE TASSE SONO DAVVERO TROPPE...
L’ora dei Tea Party: diario di una rivolta americana
Fonte US Polis (colllana diretta da Marco Respinti)

IL 20 OTTOBRE ESCE IN LIBRERIA Marco Respinti,  "L’ora dei 'Tea Party'. Diario di una rivolta americana, Solfanelli-Columbia Institute, Chieti-Milano 2010, primo volume della collana US Polis, diretta da Marco Respinti ed edita in collaborazione con il Columbia Institute (www.columbiainstitute.it)

Il popolo degli Stati Uniti d’America è giunto a saturazione. Il “cambiamento” promesso dal presidente Barack Hussein Obama è una delusione colossale. Dal 19 febbraio2009 la reazione alle politiche perseguite dalla sua Amministrazione ha preso forma attraverso una rivolta popolaree piuttosto trasversale di natura fiscale, i “Tea Party”: un richiamo alla storia e alle tradizioni politiche del Paese, un appello allo “spirito del 1776” e al conservatorismo costituzionale, una formula felice e accattivante. I “Tea Party” crescono, di continuo, in tutto il Paese.Sono cenacoli informali, riunione di poche decine di persone oppure raduni con migliaia di partecipanti, alcuni famosi, la maggior parte cittadini comuni. Gridano alla politica che la misura della sopportazione è oramai colma, che nessuno ha più voglia, semmai l’avesse avuta prima, di pagare i costi e i danni prodotti da altri, soprattutto da uno Stato sempre più invadente e rapace. La crisi finanziaria mondiale, iniziata negli Stati Uniti con il crollo del sistema surreale dei mutui “allegri”, ha innescato la miccia e oggi continua ad alimentare la protesta, fornendo il quadro di riferimento al movimento. Ma i “Tea party” sono molto più della pur dura e doverosa contestazione dell’Amministrazione Obama e delle sue politiche liberal. Sono il modo in cui sta prendendo vita, nuova vita, il movimento conservatore grassroots, cioè popolare ma non populista, dopo la sconfitta subita dal Partito Repubblicano alle elezioni del 2008, la formazione politica in cui diversi suoi esponenti avevano creduto, almeno in parte, di potersi riconoscere.

INDICE del volume

   1. Introduzione
   2. Obama, un anno dopo
   3. La cerimonia (americana) del tè
   4. E adesso controrivoluzione
   5. Il cuore “fusionista”
   6. Mitch Daniels: mercato e diritto alla vita
   7. Scott Brown, l’incubo dei Democratici
   8. La débâcle dei Kennedy e la “vendetta” di Federer
   9. Falsi problemi
  10. Persino il Massachusetts
  11. Pensando alla Corte Suprema
  12. Ma quali estremisti…
  13. I dieci grattacapi dei Democratici
  14. Pensata alla Corte Suprema
  15. Rand Paul, la sveglia
  16. Newt Gingrich, proprio lui
  17. Attenzione a Sarah Palin
  18. Nikki Haley, che non fa l’indiana
  19. Nikki, come volevasi dimostrare
  20. Petrol-tasse
  21. Bipartitismo a rischio?
  22. «Una tempesta perfetta per abbattere Obama»

APPENDICE
I. 7 novembre 2006: «Gli Stati Uniti d’America sono ancora un Paese conservatore»
II. Stati Uniti d’America, 4 novembre 2008: l’elezione del 44° presidente federale
 
Scrivete a USPolis@columbiainstitute.it
PRENOTATE IL LIBRO presso l'Editore Tel. 0871/561806 - Fax 0871/404798- Cell. 335/6499393 - edizionisoflanelli@yahoo.it

Fonte: US Polis (colllana diretta da Marco Respinti)

4 - I CRISTIANI SONO I PIU' PERSEGUITATI AL MONDO
Il 75 x cento dei morti per crimini legati alla religione sono di fede cristiana!
Fonte Corrispondenza Romana, 9/10/2010

È quello cristiano il gruppo religioso più perseguitato nel mondo. Su 100 morti per crimini legati alla religione, 75 sono di fede cristiana. Il numero totale di credenti discriminanti è di circa 100 milioni di persone. Si stima che siano stati martirizzati più cristiani nel ventesimo secolo che in tutti i 1.900 anni precedenti.
I dati sono emersi nel corso della conferenza sulla Persecuzione contro i cristiani che si è tenuta nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles, promossa dalla Comece (Commissione episcopati Unione europea), dai Gruppi dei conservatori e riformisti europei e del partito popolare europeo (Epp) all’Europarlamento, in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre e Open Doors International. Mons. Sako, arcivescovo dei Caldei in Iraq, ha lanciato l’ennesimo drammatico appello: «In Iraq il numero dei cristiani continua a diminuire. Forse essi scompariranno a causa delle continue persecuzioni, minacce e violenze».
«Dal 2003 ad oggi – ha reso noto – sono state assalite 51 chiese; rapiti e uccisi un vescovo e tre preti; circa 900 cristiani innocenti uccisi e centinaia di migliaia obbligati a lasciare le proprie case in cerca di un luogo sicuro». Gli ha fatto eco mons. Kussala, vescovo del Sudan, un altro Paese dove i cristiani subiscono forti persecuzioni. «Questa conferenza – ha detto Kussala – può suggerire all’Ue di fare pressione sulle Nazioni Unite affinché rafforzino la loro legislazione a difesa dei diritti delle minoranze e specialmente dei cristiani?». Dal presule anche le richieste che all’interno dell’Onu si costituisca una Commissione sulla libertà religiosa internazionale e che anche “atrocità” come “omicidi e persecuzioni” a sfondo religioso vengano perseguite dal Tribunale penale internazionale, presieduto da Mario Mauro (capogruppo Pdl/Ppe) e dal polacco Konrad Szymansky (dei conservatori europei Ecr).
La conferenza si è conclusa con la presentazione di una dichiarazione, sulla quale sono state raccolte firme di parlamentari di tutti gli schieramenti, in cui si chiede al “ministro degli esteri” della Ue Catherine Ashton di difendere la libertà di culto, aggiungendo a tutti gli accordi con Paesi esterni alla Ue una clausola vincolante di rispetto di tale diritto fondamentale.
«La libertà religiosa è la condizione attraverso la quale passano tutte le altre libertà: libertà di esprimere e professare la religione in cui si crede vuol dire sottrarsi agli abusi del potere», ha affermato Mauro aprendo la Conferenza. «Il potere politico – ha osservato l’europarlamentare italiano – è consapevole che distruggendo la libertà religiosa viene eliminata la libertà tout court, prendendo di conseguenza il controllo assoluto della società» (“Avvenire”, 6 ottobre 2010).

Fonte: Corrispondenza Romana, 9/10/2010

5 - DONARE LA VITA PER STARE ACCANTO A CHI SOFFRE: LA TESTIMONIANZA SILENZIOSA DI CHI PARLA POCO E FA TANTO
A Bologna esiste Viale Lenin, ma nessuno si ricorda delle suore, 40 ragazze martiri sconosciute del '900, nelle corsie del loro ospedale
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 3 ottobre 2010

Questa è la storia di quaranta ragazze, fra i 25 e i 35 anni, che hanno consapevolmente accettato di morire – per di più con atroci sofferenze – per poter curare e (letteralmente) servire degli ammalati gravi che neanche conoscevano. Finora questo loro eroismo e il loro martirio, consapevolmente accettato, sono rimasti nell’ombra.
Siamo cresciuti in un’Italia capace di trasformare in divi personaggi senza arte né parte, un’Italia capace di esaltare come eroi dei tipi tremendi (che hanno pure dei morti sulla coscienza).
Ma nessuno, nell’Italia che conta, che parla e scrive, sembra si sia mai accorto di queste giovani donne straordinarie.
Eppure è accaduto tutto alla luce del sole, addirittura in una istituzione pubblica di in una città importante e attenta ai valori civili (e alla “questione femminile”) come Bologna, dove queste ragazze sono vissute e morte fra 1930 e 1960.
A Bologna esiste “Viale Lenin”, la strada dedicata a un tiranno che ha fondato il regime dei Gulag dove sono stati massacrati moltitudini di innocenti inermi, fra cui migliaia di religiosi.  
Ma non esiste alcun ricordo pubblico invece di quelle donne che hanno curato tanti sofferenti dando la loro stessa vita.
Erano religiose, cioè ragazze che avevano rinunciato a se stesse perché innamorate di Gesù Cristo e per suo amore erano diventate silenziosamente capaci di donare ogni loro giornata ai malati e anche di affrontare la morte.
Tutto accadde all’Ospedale Pizzardi di Bologna, oggi Bellaria, aperto nel 1930 per l’assistenza e la cura delle malattie polmonari, in particolari per tubercolotici.
La Tbc era una malattia mortale assai diffusa, soprattutto dopo la Grande guerra, ed era contagiosissima (si contraeva per via aerea, quindi era molto più contagiosa, per esempio, dell’Aids di oggi).
Fino agli anni Cinquanta, quando arrivarono dei farmaci capaci di debellare la malattia e abbatterne enormemente la mortalità.
Ebbene, aprendo l’Ospedale nel 1930  fu richiesta dall’amministrazione degli ospedali di Bologna la presenza delle “Piccole suore della Sacra Famiglia” per assistere come personale infermieristico i circa seicento malati.
Arrivarono subito 55 suore e poi, nel corso degli anni, il loro numero giunse fino a 95, con la qualifica di infermiere diplomate e infermiere generiche (in totale, dal 1930, hanno servito al Pizzardi 574 religiose).
Garantivano assistenza giorno e notte, a continuo contatto con i malati. A quel tempo le suore-infermiere provvedevano a tutto, pure a lavare i pavimenti dei lunghi corridoi, durante il turno della notte.
Erano tutte consapevoli di recarsi in un ambiente ad altissimo rischio. E infatti delle centinaia che hanno accettato  e hanno servito lì, circa 40 hanno contratto la Tbc morendone (32 di loro sono decedute in età compresa fra 25 e 35 anni).
Si trattava di una morte dolorosa e drammatica. Erano giovani suore e oblate.
Nella convenzione che fu stipulata l’amministrazione degli ospedali, considerata la pericolosità della missione, si impegnava, fra l’altro, a “concedere visite mediche” e, in caso di contagio, a “fornire loro i medicinali e in caso di morte un modesto funerale”.
Oltretutto il loro lavoro fu reso molto duro dal fatto che i degenti erano in gran parte giovani e il clima spesso turbolento. Le proteste per il cibo erano all’ordine del giorno, perfino per il fatto che il personale addetto all’igiene dei letti e della biancheria si proteggeva con una mascherina (a quel tempo non esistevano lavatrici ed elettrodomestici).
Negli anni Quaranta e Cinquanta il clima era surriscaldato anche per motivi politici (si formò pure una “Commissione degenti”). Le suore dovevano moltiplicare i loro sforzi per mantenere un clima sereno, mentre soccorrevano i malati in tutte le loro sofferenze.
Il dottor Gaetano Rossini che lì lavorò e le vide all’opera ha lasciato scritto in una memoria conservata negli archivi:
“non meno grave era la emottisi,  specie se soffocante, scioccante non solo per il malato, ma anche per chi doveva assistere e provvedere con gli scarsissimi mezzi disponibili. Terribile a vedersi e molto di più ‘intervenire’.
In quei momenti mi veniva di pensare: ‘oh sante suore, quale amore vi tiene inchiodate a quel letto di sofferenza inesprimibile pur di aiutare, salvare quel ‘prossimo’ che forse in altri momenti era stato poco riguardoso o indisciplinato!.
Le Suore non tenevano davvero conto del rischio personale o interesse umano alcuno; quante di loro riposano nel cimitero di Castelletto perché avevano contratto la malattia nell’adempimento del loro servizio”.
Quale amore, si chiede il dottor Rossini? Suor Arcangela Casarotti risponde: “Le suore inviate al ‘Pizzardi’ di Bologna avevano ben scolpito nella mente l’insegnamento dei Fondatori: ‘Se nei casi di epidemia… fosse necessario mettere in pericolo anche la vita, io mi immagino che anche al presente, com’è successo in altri tempi, le Suore del nostro istituto andrebbero a gara per offrirsi vittime della carità. Memori delle parole del Divino Maestro: Non v’è maggior carità che di dare la vita per i propri fratelli’ ”.
Le suore aiutavano centinaia di malati, perlopiù giovani, non solo nelle loro sofferenze fisiche, ma anche in quelle morali. Li aiutavano a non lasciarsi andare alla disperazione di una malattia gravissima e di una degenza molto lunga (talora vi furono suicidi).
Suor Arcangela sulla rivista dell’ordine ha pubblicato qualche memoria dei malati di allora. Liliana per esempio scrive:
“Ho passato tre anni molto belli al Pizzardi pur essendo lontano dalla famiglia perché ero ammalata. Le suore con noi malati avevano un rapporto molto familiare. Esse cercavano in ogni modo di aiutarci a mangiare e di alleviare le sofferenze. Quante volte le ho viste piangere di nascosto per le condizioni gravi dei malati! Io credo che la medicina fece molto per curarmi, ma molto contribuirono anche le parole di conforto e di incoraggiamento delle suore nei momenti più tristi”.
Fra i malati vi furono suore che testimoniarono l’ardore di quel loro Amore fino all’incredibile. Come suor Maria Rosa Pellesi, Francescana Missionaria di Cristo, che trascorse 27 anni in sanatorio di cui 24 proprio al Pizzardi, morta in fama di santità e oggi dichiarata “Serva di Dio”.
Dice il dottor Rossini: “fu, a mio modo di vedere, un miracolo vivente perché non aveva un organo sano, la tubercolosi aveva devastato il suo corpo. Svolse la sua missione in offerta a Dio per il bene di tutti gli uomini”.
La eroiche suore del Pizzardi appartengono all’ordine fondato da don Giuseppe Nascimbeni e da suor Maria Domenica Mantovani (entrambi beati), sono le Piccole Suore della Sacra Famiglia. che negli ospedali bolognesi hanno svolto un lavoro eccezionale e tuttora gestiscono la “Casa di Cura Madre Toniolo”.
Nessuno ha raccontato al mondo la storia delle suore martiri del Pizzardi e ne ha celebrato la grandezza. Di loro ho trovato qualche notizie solo in pubblicazioni dell’ordine e qualche rapido cenno in volumi celebrativi, a ristretta diffusione.  
Forse perché, essendo suore, appartenevano – secondo i nostri criteri mondani – a una categoria umana di serie B? O a una categoria che è tenuta a sacrificare la propria vita per noi?  
A volte, a considerare come il mondo tratta i cristiani, viene in mente la frase di san Paolo: “Siamo la spazzatura del mondo”.
Probabilmente anche in altre città e altri ospedali vi sono state simili storie di eroica carità cristiana che aspettano di essere conosciute.
Perché la presenza della suore e più ampiamente la presenza della Chiesa accanto ai sofferenti, per portare loro la carezza del Nazareno e per alleviare i loro dolori, è una storia immensa e tuttora misconosciuta.
Eppure parla, anzi grida più di tante parole. Annuncia al mondo quello che ogni essere umano cerca e aspetta: un amore incondizionato, gratuito e totale. Come dice una nota preghiera: “Tutta la terra desidera il Tuo volto”.

Fonte: Libero, 3 ottobre 2010

6 - BENEDETTO XVI HA AFFASCINATO GLI INGLESI NEL SUO RECENTE VIAGGIO
Il cattolicesimo liberale è destinato alla sconfitta, mentre alla lunga è vincente la minoranza creativa (vedi l'esempio illuminante di S.Tommaso Moro)
Autore: Samuel Gregg - Fonte:

In seguito al recente viaggio di Benedetto XVI in Gran Bretagna, abbiamo assistito, ancora una volta, all’incapacità della maggior parte dei giornalisti di leggere in modo accurato questo pontificato. Che si trattasse del cortese discorso di accoglienza della Regina Elisabetta, delle sentite riflessioni del primo ministro David Cameron, o delle decine di migliaia di persone felici di ogni età e razza che sono venute a vedere Benedetto XVI in Scozia e Inghilterra (tutto questo fa impallidire la strana accozzaglia di arrabbiati contestatori kafkiani), tutti questi fatti hanno rapidamente smentito le previsioni dei soliti sospetti 'circa la bassa affluenza e le massicce manifestazioni anti-papa”.
In effetti, le voci fuori del coro delle cosiddette élites culturali dalla Gran Bretagna, come il celebre ateo Richard Dawkins e altri che lo storico inglese Michael Burleigh ha recentemente descritto come "cacciatori di riflettori" e prodotti di un "provincialismo soddisfatto di sé" sono stati relegate ai margini. Come ha detto David Cameron, Benedetto "ha sfidato tutto il paese a sedersi e pensare."
Naturalmente il successo della visita di Benedetto non significa che la Gran Bretagna si appresta a tornare alle sue radici cristiane. In realtà, la tentazione è quella di dire che oggi la Gran Bretagna rappresenta un possibile - e piuttosto deprimente- futuro europeo.
In un articolo di benvenuto alla visita di Benedetto in Gran Bretagna, il rabbino capo del Regno Unito Jonathan Sach ha osservato: "che si accetti o meno la definizione di “società in frantumi”, non va tutto bene nella Gran Bretagna contemporanea". I fatti che sono stati citati da Sach fanno riflettere. Nel 2008, il 45 per cento dei bambini inglesi sono nati fuori dal matrimonio; 3.900.000 sono bambini che vivono in povertà, il 20 per cento dei decessi tra i giovani dai 15 ai 24 sono suicidi, nel 2009, 29,4 milioni gli antidepressivi sono stati dispensati, 334 per cento in più dal 1985 .
Tale è il frutto di una cultura profondamente secolarizzata, über-utilitaristica che tollera i cristiani fino a quando iniziano a mettere in pericolo la coerenza della società che non può parlare di verità e di errore, di bene e di male, salva nel gergo debole tutto ciò che passa per correttezza politica in un dato momento.
Ma quello che pochi commentatori hanno colto è che Benedetto ha da tempo previsto che, per almeno un'altra generazione, questa potrebbe essere la realtà con cui si confronteranno i cattolici europei e gli altri cristiani che non piegano il ginocchio davanti alla correttezza politica o al laicismo militante. Di conseguenza, Egli sta preparando il cattolicesimo per il suo futuro in Europa, destinato ad essere quello che Benedetto XVI chiama una "minoranza creativa".
La frase, che Benedetto ha usato per diversi anni, viene da un altro storico inglese Arnold Toynbee (1889-1975). La tesi di Toynbee era che le civiltà crollano principalmente a causa di un declino interno piuttosto che di un assalto esterno. “Le civiltà", ha scritto Toynbee, "muoiono per suicidio, non per omicidio".
Le "minoranze creative", Toynbee ha dichiarato, sono ciò che in modo attivo risponde a una crisi di civiltà, e la cui risposta permette a quella civiltà di crescere. Un esempio è la reazione della Chiesa cattolica al collasso dell’Impero romano in Occidente nel 5° secolo d.C., la Chiesa ha risposto conservando la saggezza e la legge di Atene, Roma e Gerusalemme, integrando nel contempo le tribù germaniche di invasori in una comunità religiosa universale. La civiltà occidentale è stato così salvata e arricchita.
Questa è la visione di Benedetto del ruolo della Chiesa cattolica nell'Europa contemporanea. In realtà, è probabilmente l'unica strategia possibile. (...)
Un'altra opzione, naturalmente, è il "cattolicesimo liberale". Il problema è che il cattolicesimo liberale (che è teologicamente indistinguibile da protestantesimo liberale) ha più o meno collassato (come il protestantesimo liberale) in tutto il mondo. Per la prova, basta visitare i Paesi Bassi, il Belgio, o qualcuna di quelle sempre più rare diocesi cattoliche il cui vescovo guarda agli anni ‘60 e ‘70 come il culmine della civiltà occidentale.
Anche l'Economist (che stranamente ondeggia tra profonda intuizione e ignoranza imbarazzante quando si tratta di commenti di carattere religioso) ha recentemente osservato che i "cattolici liberali" stanno scomparendo. Molto tempo fa, l'ormai beatificato John Henry Newman ha sottolineato l’essenziale incoerenza del cristianesimo liberale. Il futuro del cattolicesimo liberale è quello di tutte le forme di cristianesimo liberale: un declino inesorabile, l'incapacità di “replicare se stessi”, e la loro progressiva riduzione ad essere pittoreschi accessori di cause sinistrorse alla moda o passivi dispensatori di programmi di welfare finanziati dallo stato.
Per contro, la strategia della "minoranza creativa" di Benedetto riconosce, anzitutto, che per essere un cattolico attivo in Europa è ora, come il Cardinale André Vingt-Trois di Parigi, scrive nella sua "Une missione de liberté" (2010), una scelta piuttosto che una questione di conformità sociale . Questo significa che i cattolici praticanti europei in futuro saranno credenti attivi perché hanno scelto e vogliono vivere l'insegnamento della Chiesa. Queste persone non possono fare marcia indietro quando si tratta di discutere questioni controverse di interesse pubblico.
In secondo luogo, l'approccio minoranza creativa non è solo per i cattolici. Essa attira i non cattolici parimenti convinti che l'Europa ha dei problemi moderni che, come il rabbino Sach, "non possono essere risolti con la spesa pubblica".
Un esempio lampante è il metropolita Hilarion Alfeyev, presidente del Patriarcato ortodosso di Mosca del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa. Un uomo profondamente colto, che è completamente non-intimidito né dai cristiani liberali né dai laicisti militanti, Hilarion ha chiaramente osservato la Chiesa cattolica in Europa, perché egli crede che, soprattutto con Benedetto, e sa si è impegnata a "difendere i valori tradizionali del cristianesimo", ripristinando "un'anima cristiana per l'Europa", ed è "impegnata nella difesa comune dei valori cristiani contro il secolarismo e del relativismo". Allo stesso modo, europei non-credenti di spicco, come i filosofi Jürgen Habermas e Marcello Pera hanno affermato che l’origine essenzialmente cristiana dell’Europa e pubblicamente concordato con Benedetto che l'abbandono di queste radici è la via europea al suicidio culturale.
Infine, le minoranze creative hanno il potere di risuonare nel tempo. Non è un caso che durante il suo viaggio inglese Benedetto pronunciato un importante discorso a Westminster Hall, il sito del processo spettacolo di Sir Thomas More nel 1535.
Quando Tommaso Moro s’ergeva quasi da solo contro la brutale demolizione di Enrico VIII della libertà della chiesa in Inghilterra, molti respinsero la sua resistenza come un gesto disperato. Moro, tuttavia, si rivelò essere minoranza creativa formata da un solo uomo. Cinquecento anni dopo, Moro è considerato da molti cattolici e non cattolici come modello per i politici. Al contrario, nessuno si ricorda di quei vescovi inglesi che, con l'eccezione eroica del vescovo John Fisher, si prostrarono davanti al re-tiranno.
E forse questo è il significato ultimo della minoranza creativa di Papa Benedetto. A differenza dell’élites autoreferenziali e blateranti dell'Europa occidentale, Benedetto non pensa in termini di notizie che durano un ciclo di 24 ore. Non poteva interessargli di meno fare pubblicità a se stesso o i titoli dei giornali. La sua opzione per minoranza creativa è lungimirante.
La lungimiranza vince sempre. Questo è qualcosa che le celebrità non capiranno mai.


7 - LE STRATEGIE VINCENTI PER L'APPLICAZIONE DEL MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM
Anche Pistoia avrà la sua Messa festiva nella forma straordinaria
Fonte Coordinamento Toscano Benedetto XVI

Tra poche settimane, anche Pistoia avrà la sua Messa festiva in rito romano antico.
Si tratta della venticinquesima celebrazione regolare in Toscana (più altre due assicurate dalla Fraternità di S. Pio X), il che dimostra, ancora una volta, che l'attaccamento all'antica tradizione liturgica gode, nella nostra regione, di una sorprendente vitalità. Come si è giunti a tale importante risultato? Non bisogna credere che la Toscana sia un'isola felice, dove i problemi e le opposizioni nei confronti del rito antico non esistono o sono meno gravi che altrove. La situazione, qui, non è diversa dalle altre regioni di Italia: molti gruppi di laici (piccoli ma molto decisi) intenzionati a far applicare il motu proprio nella propria città, molti fedeli comuni potenzialmente interessati, pochi o pochissimi ecclesiastici disposti a seguirli e a dar seguito alle loro legittime richieste. Ciò che probabilmente fa la differenza, è l'aiuto reciproco che i fedeli toscani legati al rito antico hanno deciso di darsi, riunendosi in un Coordinamento di associazioni. A Pistoia, in particolare, si è seguito un iter ben preciso, durato meno di un anno, che ha consentito di giungere al traguardo della Messa festiva settimanale. Vediamo quale.
Esisteva a Pistoia un piccolo gruppo di fedeli non organizzato, che, pur avendo la possibilità di frequentare la Messa tradizionale a Prato, desiderava avviare una celebrazione regolare nella propria diocesi. Le prospettive non erano rosee: nessuno dei sacerdoti contattati sembrava disposto ad "accogliere benignamente", come dispone il motu proprio (art. 5, § 1), la loro richiesta. In questi casi, è facile lasciarsi abbattere dall'impressione che le difficoltà siano insormontabili e far cadere la cosa. Alcuni sono ancora convinti che, nonostante il provvedimento pontificio, l'effettiva concessione della liturgia tradizionale dipenda ancora dalla discrezione dei vescovi. Inoltre, la mancanza di esperienza, normale nei gruppi di recente formazione, fa sì che molti non sappiano come comportarsi di fronte ad un rifiuto. Per quanto possa apparire paradossale, sono questi, più che l'opposizione del clero (che esiste dovunque), i motivi per cui tante volte non si riesce ad ottenere la Messa in rito antico, anche quando i fedeli interessati non mancano. I pistoiesi, tuttavia, non si sono lasciati scoraggiare. Si sono rivolti al Coordinamento Toscano "Benedetto XVI" e, grazie ad esso, hanno avuto modo di confrontarsi con gruppi di più consumata esperienza, per delineare una strategia di azione che consentisse loro di far valere i diritti garantiti dal motu proprio.
Per prima cosa, il direttivo del Coordinamento ha consigliato di indire una riunione a livello diocesano e di costituire un'associazione dotata di statuto e cariche. Non si trattava di una mera formalità o di una complicazione burocratica, ma di un mezzo che si era già sperimentato efficace (per esempio a Pisa) per presentarsi come realtà unitaria e coesa di fronte alle autorità ecclesiastiche. Il motu proprio, è vero, non la richiede, ma l'esperienza dimostra che in molti casi essa si rivela indispensabile. Alla prima riunione, organizzata congiuntamente da alcuni fedeli pistoiesi e dal direttivo del Coordinamento, ha partecipato un numero di fedeli sorprendente, se si pensa che l'iniziativa era stata divulgata solo tramite il passaparola. Al termine, i presenti si sono accordati nel costituire un'associazione intitolata alla Madonna dell'Umiltà (cui a Pistoia è dedicata una celebre basilica) e nel designare due di loro come presidente e segretario. L'associazione ha immediatamente aderito al Coordinamento Toscano "Benedetto XVI". Poco tempo dopo, si è anche dotata di uno statuto che ne determinava la natura, le finalità, il funzionamento.
Espletata la fase "aggregativa", era possibile passare a quella "attiva". Il presidente e il segretario hanno inviato alla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" un'informativa in cui si dava notizia della nuova associazione. Un'altra lettera veniva mandata poco dopo al vescovo diocesano per domandare udienza. Nella situazione attuale, è fondamentale che la Santa Sede sia informata della nascita di nuove associazioni finalizzate a promuovere il rito antico, ed è pure fondamentale che l'ordinario diocesano sappia che la Santa Sede è informata. In questo modo l'associazione, da un lato dimostra di agire con la massima trasparenza, e dall'altro previene, se mai ce ne fosse bisogno, i tentativi di insabbiamento della richiesta. A proposito della richiesta: l'esperienza dimostra che è bene non includerla nella lettera in cui si dà notizia dell'associazione e si domanda udienza. Meglio avanzarla, a voce, nel corso dell'udienza stessa. Soltanto a fronte di un rifiuto o di una "concessione" (utilizziamo questo termine in modo puramente convenzionale, perché di fatto il vescovo non concede un privilegio, ma applica una legge) puramente nominale, che stenta a tradursi in pratica anche dopo qualche tempo, soltanto allora, dicevamo, è consigliabile presentare una richiesta scritta, inviandola anche "per conoscenza" all'Ecclesia Dei. Nel caso di Pistoia, il vescovo ha accolto subito la richiesta dell'associazione. Dopo alcuni mesi, necessari per discutere la questione col consiglio presbiterale (oggi , si sa,bisogna gestire tutto in modo collegiale...) e per individuare un sacerdote disposto a seguire il gruppo, siamo giunti alla fine. La celebrazione sarà avviata tra poche settimane, in una delle chiese più belle e centrali di Pistoia (anche se, purtroppo, non parrocchiale) e con un sacerdote molto convinto e motivato.
Il merito va senza dubbio agli amici dell'Associazione "Madonna dell'Umiltà", che hanno seguito l'iter con pazienza e tenacia. Ma, senza il Coordinamento, senza un organismo in grado di mettere a frutto l'esperienza comune dei gruppi legati alla Tradizione, probabilmente non sarebbe stato possibile catalizzare le forze presenti sul territorio. Questo importante risultato, quindi, costituisce un'ulteriore prova dell'utilità delle federazioni regionali. Per conseguirlo ci sono voluti diversi mesi e non poca fatica. Ma ne è valsa la pena.

Fonte: Coordinamento Toscano Benedetto XVI

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: COME POSSO AIUTARE BASTABUGIE?
Puoi fare una donazione: con il tuo aiuto possiamo crescere
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 10 ottobre 2010

Gentile Redazione di BastaBugie,
ho avuto modo di conoscervi a un recente incontro a Firenze presentati dal comune amico Raffaele e vi ho già ringraziati a voce per il bellissimo lavoro che state facendo. Mi chiedevo come posso sostenervi.
Rita

Cara Rita,
come te, tanti nostri lettori sono entusiasti del nostro servizio. Questo ci riempie di gioia, ma soprattutto ci fa sentire la responsabilità di portare avanti questo progetto iniziato nel 2007. Nel prossimo numero di BastaBugie pubblicheremo alcuni ringraziamenti che abbiamo ricevuto ultimamente.
Per rispondere invece alla tua domanda, e cioè come poter aiutare concretamente BastaBugie, ti dico che ci sono due modi principali con cui aiutarci.
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Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 10 ottobre 2010

9 - OMELIA PER LA XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 18,1-8)
O Gesù, che hai detto chiedete e otterrete, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia tanto desiderata
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 17 ottobre 2010)

La prima lettura di oggi e il Vangelo ci parlano dell'importanza della preghiera. La prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo, ci narra l'episodio della battaglia degli Israeliti contro gli Amaleciti. Durante quella battaglia Mosè stava sulla cima di un colle con le mani innalzate verso il cielo in atteggiamento di supplica. Quando le sue mani erano alzate, Israele aveva la meglio; come le abbassava, gli Amaleciti prevalevano. Così è pure per noi. La vita su questa terra è tutta una battaglia contro le forze del male. Finché preghiamo, riusciamo a superare tutte le tentazioni; se invece veniamo meno a questo dovere fondamentale dell'orazione, il male prende il sopravvento nella nostra vita. C'è un particolare che dobbiamo tenere in considerazione: Mosè si fece aiutare da Aronne e da Cur nel tenere innalzate le braccia che cadevano dalla stanchezza. Ciò indica che anche noi dobbiamo ricorrere alla preghiera dei nostri fratelli. Da soli non ce la faremo; ma, come si dice, l'unione fa la forza. Le mani di Mosè, in questo modo, rimasero innalzate fino al tramonto del sole. Così la nostra preghiera dovrà essere perseverante. E' soprattutto il Vangelo che ci insegna quanto sia importante la perseveranza. La pagina di oggi riporta la parabola della vedova che ricorre al giudice. L'evangelista Luca scrive che questa parabola ci fa comprendere la necessità di pregare sempre “senza stancarsi mai” (Lc 18,1). Dobbiamo imitare la perseveranza di quella vedova che, alla fine, venne esaudita per la sua insistenza. Se quel giudice disonesto accontentò la povera vedova, quanto più Dio farà prontamente giustizia a quelli che gridano a Lui? (cf Lc 18,7).
La pagina del Vangelo si chiude però con una domanda che deve farci molto riflettere: “Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). E' necessaria la fede. Solo così la nostra preghiera avrà effetto. Tante volte si prega, ma non si ha una sufficiente fede nella potenza della preghiera. Per questo rimaniamo a mani vuote.
Ogni volta che preghiamo dobbiamo ravvivare la nostra fede in quello che stiamo per fare. Dobbiamo pensare che c'è una enorme differenza tra il recitare, ad esempio, una corona del Rosario e il non farlo; tra il fare un'ora di Adorazione eucaristica e il perdere il tempo in ozio; tra il ricevere la Santa Comunione e il farsi vincere dalla pigrizia e non andare alla Messa. Tante volte, purtroppo, siamo presi da una strana tentazione che ci fa dire che, in fin dei conti, è sempre la stessa cosa. E così la nostra preghiera è come un corpo senz'anima.
Prima di pregare, dunque, rinnoviamo la nostra fede ripetendo le parole della Coroncina al Sacro Cuore di Gesù, tanto cara a Padre Pio da Pietrelcina: “O Gesù che hai detto: chiedete e otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto; ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia tanto desiderata”.
Dobbiamo pensare che con la preghiera possiamo ottenere tutto, che la preghiera, come diceva san Claudio de La Colombiere, è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Dobbiamo pensare che Gesù può e vuole esaudirci più di quanto possiamo desiderare di essere esauditi. Dobbiamo pensare che, se ricorriamo all'intercessione della Vergine Maria, la nostra preghiera diventerà molto gradita al Cuore di Gesù e otterrà più facilmente ciò che desideriamo, se veramente  quanto chiediamo è secondo la Volontà di Dio e per il nostro bene. Se preghiamo sempre con queste disposizioni interiori otterremo sicuramente molto dal Signore. Ciò che ferisce il Cuore del nostro Salvatore è la nostra mancanza di fiducia.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 17 ottobre 2010)

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