MURGIA SANTA SUBITO? NON E' PROPRIO IL CASO
Definita scrittrice controcorrente, in realtà è stata sempre dalla parte del politicamente corretto, della sinistra e del potere, quello vero (VIDEO: Mons. Antonio Suetta critica i funerali di Michela Murgia)
Autore: Mario Iannaccone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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STUDENTI DEVASTATI DA SCHERMI E MEZZI DIGITALI: LA SOLUZIONE E' TORNARE AL LIBRO
Dipendenza, ansia e depressione spesso derivano da uso eccessivo del tablet e dello smartphone
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
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PERDE CLIENTI LA BIRRA PUBBLICIZZATA DA UN TRANS
Il più grande produttore di birra al mondo ha subito un grande calo di consumatori a seguito di una promozione realizzata con un influencer transgender
Fonte: Sito di Nicola Porro
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L'ITALIA RICONOSCE L'HOLODOMOR COME GENOCIDIO
Con 90 anni di ritardo il Senato riconosce la morte per fame di 7 milioni di contadini causata dalla carestia artificiale voluta da Stalin per piegare l'Ucraina
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA MADRE DELLE TENTAZIONI: LA RICERCA DEL PIACERE SESSUALE
Quando l'uomo vive la propria sessualità in vista del solo piacere è malato... eppure oggi non lo dice più nessuno (VIDEO MUSICALE: Più del sesso)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Il Timone
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FRANCESCO DI SALES, IL SANTO CHE INSEGNA AD ESSERE SANTI
Autore del libro di successo Filotea, scritto per i fedeli laici e tutt'oggi validissimo per progredire nella vita spirituale
Autore: Liana Marabini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XX DOM. TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 15,21-28)
Donna, davvero grande è la tua fede!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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MURGIA SANTA SUBITO? NON E' PROPRIO IL CASO
Definita scrittrice controcorrente, in realtà è stata sempre dalla parte del politicamente corretto, della sinistra e del potere, quello vero (VIDEO: Mons. Antonio Suetta critica i funerali di Michela Murgia)
Autore: Mario Iannaccone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14 agosto 2023
Michela Murgia «ricorda Sant'Agostino: l'esperienza personale diventa simbolo universale» declama, spericolatamente, Dacia Maraini su Huffington Post. Una fra le tante uscite ispirate dalla morte della scrittrice. La celebrazione pressoché unanime della Murgia da parte del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo, ci fa comprendere che era investita di un ruolo importante nel comunicare la mentalità contemporanea di cui i principali media si fanno megafono. Di fronte alla morte di una persona ancora giovane - spirata il 10 agosto, a 51 anni, pochi mesi dopo aver annunciato un tumore -, che ha mostrato coraggio e dignità di fronte alla propria morte, è difficile scrivere, soprattutto quando si va in direzione contraria al coro di lodi unanimi. Si teme di apparire inopportuni, stonati. Tuttavia, la Murgia era un personaggio pubblico e se viene celebrata come una grande intellettuale, addirittura «indispensabile», una «lottatrice» per i diritti degli ultimi, «attivista», «teologa», «filosofa», «innovatrice», «grande scrittrice» o «grande cattolica» allora è giusto esprimersi e ricordare gli elementi della sua vicenda che risultano critici a chi abbia una visione differente da quella propagandata dalla scrittrice sarda.
L'IDENTITA' CATTOLICA E' IN CRISI Su Repubblica Giulia Santerini definisce la Murgia una scrittrice «cattolica». Se si può scrivere tanto è perché l'identità cattolica è in crisi, attaccata anche dall'interno della Chiesa. Nessuno può dare patenti di cattolicità perché è la dottrina che definisce e lei non può essere definita, per le dottrine che propagandava, cattolica, se ha ancora un senso la parola. Il Sole 24 Ore la ricorda come scrittrice «antagonista contro il patriarcato», dimenticando che non siamo negli anni Sessanta e il patriarcato è smantellato da tempo e la Murgia ne combatteva il fantasma eliminando le vocali finali delle parole. Diceva di essere scomoda ma l'11 agosto Rai 3 ha presentato in prima serata una programmazione a lei dedicata, un onore mai concesso agli scrittori scomodi. I palinsesti di ogni media si sono riempiti di sue riapparizioni, celebrazioni, letture, lodi senza contraddittorio. Persino Giorgia Meloni, con tutto il governo schierato, ha fatto il suo dovere istituzionale delle condoglianze che si presentano alle grandi personalità. Michela Murgia, in fondo, aveva scelto di stare dalla parte del potere anche se lo negava con sdegno; quel potere che, attraverso le lotte che lei appoggiava, sta rimodellando le nostre vite abolendo confini fra sessi, nazioni, proprietà. Quel potere che, attraverso istituzioni comunitarie, favorisce il traffico di uomini attraverso le Ong e i loro complici scafisti. Quel potere che favorisce la denatalità a favore di una fertilità tecnica e mercenaria, l'aborto sempre più facile, l'omogenitorialità, l'eutanasia, la maternità surrogata, tutti punti difesi tenacemente dalla donna che puntellava queste scelte con la volontà o espediente di essere vicina a "Dio Madre". La scrittrice sarda esprimeva un pensiero fazioso e violento, irridente e blasfemo, persino feroce. Però era chiara: definiva amici e nemici con chiarezza. Dunque, riabilitarla, portarla dalla propria parte anche da quella "destra" - vera o sedicente - che lei individuava nei cattolici lontani dalle innovazioni creative degli ultimi anni o in mentalità politiche da lei vituperate, o lontane dalla sinistra neoliberista prodotto del marxismo culturale, non ne rispetta la volontà. Le va dato atto di non essere stata ipocrita: ha sempre attaccato, morto o vivo che fosse, chiunque andasse contro le sue idee. Non avrebbe gradito riabilitazioni da chi disprezzava.
GOD SAVE THE QUEER Sino alla fine ha "combattuto" con segni e rituali forti, come il matrimonio "queer" della famiglia allargata. Ma se i segni hanno un valore, allora il fatto che il suo vestito da cerimonia sia stato impreziosito dalla scritta ricamata God Save the Queer della stilista di Dior, Maria Grazia Chiuri, avrà un significato. Il marchio del lusso Dior, come tutti i marchi importanti, appoggia le idee che sono maggioritarie come la grande finanza, le multinazionali dei media, le grandi istituzioni appoggiano le medesime lotte care alla Murgia. Quello del 15 luglio fu «matrimonio» fatto «pur non credendo nel matrimonio», aveva chiarito. Le teorie radical-femministe, "intersezionali", della Murgia sono una vecchia conoscenza della cultura europea che demolisce il bello e il passato; ma lei era riuscita, partecipando a trasmissioni televisive e usando il suo talento comunicativo, a farle tornare novità. Il suo odio per un fascismo più immaginario che reale e contro una Chiesa "vecchia" era implacabile. La teologa Marinella Perroni sull'Osservatore Romano ne loda l'amicizia e l'umanità: «Non avrebbe certo potuto scrivere in God Save the Queer le pagine davvero magiche di teologia trinitaria, se non avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani». Su Avvenire - che ha dedicato molti articoli alla Murgia in poche ore - Roberto Carnero insiste soprattutto sull'«inclusività» della sua teologia delle «periferie», perché il cattolicesimo è religione dell'«et-et», non dell'«aut-aut». Vero, ma ci sono dei limiti: in un'intervista su Repubblica definiva la Trinità «due uomini e un uccello», «patriarcato tossico» e meglio sarebbe una Trinità di «tre donne». Sono concetti «illuminanti» di teologia trinitaria? È l'applicazione dell'et-et? Lo lasciamo giudicare al lettore. Quanto al catechismo femminista della Murgia, ne scriveva già 100 anni fa l'occultista Valentine de Saint Point e in termini molto simili parlando già di un Dio-Madre, con tutto quanto conseguiva. La scrittrice sarda verrà ricordata soprattutto per i suoi pamphlet polemici Stai zitta, Morgana o Ave Mary, testi brevi, rapsodici, taglienti che ritagliava fra le sue collaborazioni giornalistiche, le rubriche sulle riviste femminili. Come diventare fascisti polemizzava contro un fascismo parodistico, felliniano. Della sua opera letteraria si può ricordare Accabadora (2009) che ha grazia di scrittura, il romanzo breve L'incontro (2014) e Tre ciotole (2023), racconti ispirati alla malattia. Probabilmente, Michela Murgia più che scrittrice era donna di spettacolo, attivista moderna, spesso in televisione, spessissimo alla radio e nei teatri.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 10 minuti) dal titolo "I funerali di Michela Murgia" Mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, critica le cose che sono state permesse in chiesa in tale occasione.
https://www.youtube.com/watch?v=p824jhZAsZc
DOSSIER "PERSONE FAMOSE" Decedute dal 2020 in poi Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14 agosto 2023
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STUDENTI DEVASTATI DA SCHERMI E MEZZI DIGITALI: LA SOLUZIONE E' TORNARE AL LIBRO
Dipendenza, ansia e depressione spesso derivano da uso eccessivo del tablet e dello smartphone
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 27 giugno 2023
Negli ultimi anni, l'impiego del digitale a scuola, ha avuto una forte accelerazione: si credeva che tutti ciò che era digitale potesse costituire il miglior mezzo di apprendimento, ma ultimamente è cominciato un graduale dietrofront sulla questione. Inizialmente la politica educativa, soprattutto in Spagna, era basata sul sistema "one-to-one": un computer o tablet per ogni studente. Indicazione che però non si è mai concretizzata veramente e questo costituisce un dato non da poco. Se infatti, per anni, si è sempre detto che l'uso e l'abuso della televisione non favorisse certo l'apprendimento, ma anzi portasse a sviluppare un atteggiamento di passività, non si capisce come mai i colossi del Big Tech (Apple, Amazon, Microsoft, Google e Facebook -Meta-) ad un certo punto abbiano invaso le scuole. Forse per creare, semplicemente, un nuovo canale di business molto redditizio?
IL SUCCESSO INIZIALE DEI DISPOSITIVI DIGITALI Inizialmente le scuole erano ossessionate dai dispositivi digitali che aprivano infinite possibilità di ludicizzazione che, in teoria avrebbero dovuto accrescere la motivazione negli studenti. Il libro sembrava un mezzo ormai relegato nel passato. La digitalizzazione della scuola, invece, sembrava indiscutibile. E anche a casa: i bambini hanno giocato e imparato davanti agli schermi. Tuttavia, la questione era più complessa di quanto sembrasse. Infatti man mano è emersa tutta una serie di possibili ostacoli all'apprendimento che una massiccia digitalizzazione delle scuole comporta. Si è progressivamente scoperto che i dispositivi digitali in classe ostacolano l'attenzione. È come se lo studente scomparisse dietro lo schermo sviluppando, peraltro, conoscenze limitate e superficiali. L'Hi-tech diminuirebbe anche il gusto per la lettura e la comprensione del testo scritto. Ma più di ogni altra cosa, due sono i problemi principali che emergono dall'uso delle nuove tecnologie: nei bambini gli schermi producono isolamento e danneggiano la salute provocando un aumento di ansia e depressione e ingenerando una serie di problematiche legate al sonno. Ciò emerge da molte ricerche, una tra tutte, lo studio di Jean Twenge professore di psicologia alla San Diego State University, da cui risulterebbe che in età scolare, l'attivazione del sistema di anticipazione del piacere generato dalla dopamina darebbe origine a comportamenti di dipendenza. Di conseguenza, gli schermi non contribuiscono pienamente all'apprendimento, ma anzi distraggono e diminuiscono l'attenzione in classe, durante lo studio e la lettura. E ovviamente nella vita in generale.
ANSIA, DEPRESSIONE & CO. I danni derivanti dall'uso eccessivo del tablet e dello smartphone, nei bambini, è documentato da un altro importante studio The Use of Social Media in Children and Adolescents: Scoping Review on the Potential Risks (2022) Si tratta di una rassegna di numerosi lavori in cui questi temi sono stati studiati a livello internazionale negli ultimi anni e che vengono analizzati dal mondo della pediatria italiana. Elena Bozzola, Giulia Spina e Rino Agostiniani hanno riscontrato sintomi di ansia, depressione e problemi del sonno, dipendenze, problemi legati al sesso, problemi comportamentali, problemi alla vista che colpiscono i minori che fanno un uso eccessivo degli schermi. C'è anche un secondo studio del 2021 che è una comparazione tra la lettura su libri stampati e la lettura in formato digitale: A Comparison of Children's Reading on Carta. In esso May Irene Furenes, Natalia Kucirkova e Adriana G. Bus (dell'università della Norvegia e della Gran Bretagna) passano in rassegna numerose ricerche che dimostrano scientificamente la superiorità cognitiva della lettura di libri, o testi stampati, rispetto alla lettura di testi digitali. Per non parlare del consorzio Seattle Public Schools (ben 114 scuole) che ha citato in giudizio Big Tech per i danni inflitti ai suoi studenti sotto forma di dipendenza, ansia, depressione, ecc. direttori di questo consorzio di scuole ritengono che questi problemi di salute interferiscano con il rendimento scolastico dei loro studenti. Insomma, studi ed esperienza pratica alla mano, sia nel mondo della scuola sia della ricerca, sta emergendo in maniera sempre più evidente, che le moderne tecnologie, per quanto accattivanti possano essere, non potranno mai sostituire i tradizionali metodi di apprendimento, in particolare la carta stampata e che anzi, il loro uso va decisamente limitato nella scuola, come nella vita.
Fonte: Sito del Timone, 27 giugno 2023
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PERDE CLIENTI LA BIRRA PUBBLICIZZATA DA UN TRANS
Il più grande produttore di birra al mondo ha subito un grande calo di consumatori a seguito di una promozione realizzata con un influencer transgender
Fonte Sito di Nicola Porro, 4 agosto 2023
La guerra culturale ha avuto un impatto notevole su Bud Light. Ora, il proprietario del marchio di birra dichiara che la sua quota di mercato si sta stabilizzando e che riconquisterà i consumatori mantenendosi lontano da temi controversi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Anheuser-Busch InBev BUD, il più grande produttore di birra al mondo, ha rivelato giovedì che le vendite, i profitti e la quota di mercato negli Stati Uniti sono calati bruscamente nel secondo trimestre a causa dell'abbandono di Bud Light da parte dei consumatori, a seguito di una promozione realizzata con l'influencer transgender Dylan Mulvaney. Un sondaggio tra i consumatori statunitensi durante il trimestre mostra che il marchio è ancora visto favorevolmente, ma anche che la gente vuole semplicemente che si dedichi alla vendita di birra. "La birra è sinonimo di relax", ha dichiarato l'amministratore delegato Michel Doukeris in un'intervista. "Le persone non vogliono godersi la loro birra con un dibattito. Vogliono che la birra sia semplice, che sia per tutti e che sia piacevole da condividere con familiari e amici." La reazione negativa contro Bud Light è iniziata in aprile, dopo che Mulvaney ha postato un'immagine su Instagram di una lattina personalizzata che AB InBev le aveva regalato. Il post era parte di una campagna di marketing mirata a rinnovare l'immagine di Bud Light per renderla meno "mascolina". Ma il post ha scatenato un putiferio, facendo arrabbiare i consumatori di base di Bud Light e spingendo AB InBev a mettere in pausa gli executive di marketing che avevano supervisionato la collaborazione. Più tardi, l'azienda ha tagliato centinaia di posti di lavoro negli uffici statunitensi a causa del calo delle vendite. Doukeris ha detto che i consumatori desiderano che l'azienda concentri il suo marketing su cose di largo consumo, come la National Football League, la musica e il sostegno alle famiglie militari. Per ora basta coi trans.
Fonte: Sito di Nicola Porro, 4 agosto 2023
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L'ITALIA RICONOSCE L'HOLODOMOR COME GENOCIDIO
Con 90 anni di ritardo il Senato riconosce la morte per fame di 7 milioni di contadini causata dalla carestia artificiale voluta da Stalin per piegare l'Ucraina
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 luglio 2023
A 90 anni di distanza, anche il Parlamento italiano ha votato per il riconoscimento dell'Holodomor quale genocidio degli ucraini, commesso da Stalin dal 1932 al 1933. Il Senato ha approvato la mozione con 130 voti a favore e 4 astenuti (e tutti gli altri assenti). I 4 astenuti sono senatori di Verdi-Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle. Sull'Holodomor (in ucraino: "morte per fame") è stato fatto negazionismo (vero) da parte del regime sovietico e ancora oggi il dibattito è difficile da affrontare. È innegabilmente un crimine di massa figlio dell'ideologia comunista. Nel 1928 Stalin impose le sue riforme economiche radicali, dopo aver introdotto il primo Piano Quinquennale. L'agricoltura, che era la principale risorsa per l'Ucraina, come per la Russia meridionale, venne considerata come un settore ausiliario dell'industria. Nutrire gli operai: questo doveva essere il compito dei contadini. Poi la grandezza dell'Urss sarebbe arrivata grazie al programma di industrializzazione. L'Ucraina, nei primi anni sovietici, dopo la guerra civile (che l'aveva devastata, con una prima carestia) aveva ottenuto una certa autonomia, per lo meno il permesso di usare la propria lingua e di studiare la propria cultura nazionale. Gli anni '20 furono un periodo di "ucrainizzazione". Stalin, con la sua furia centralizzatrice, volle distruggere l'identità ucraina che lui stesso, da ex ministro delle Nazionalità, aveva concesso. L'Ucraina era un nemico nazionale: con la sua identità rischiava di minare l'unità dell'Urss. Era anche un nemico di classe, dove la Nuova Politica Economica aveva fatto fiorire più che altrove una classe di intraprendenti contadini proprietari, i "kulaki" come venivano chiamati spregiativamente.
SI AIZZARONO LE LOTTE DI CLASSE L'ira lucida di Stalin si abbatté sui kulaki. Considerati nemici di classe, vennero aizzate contro di loro le masse contadine. Con processi sommari e linciaggi veri e propri, furono poi tutti deportati in Siberia, in Asia centrale e al Circolo polare. La campagna di "de-kulakizzazione" fece sparire quasi 2 milioni di ucraini e fu devastante per l'economia. Arrivati al 1931, le autorità sovietiche accelerarono la collettivizzazione. La resa dei terreni crollò. Le autorità sovietiche, più che "esperti" di agricoltura mandarono brigate di agit prop. Le stazioni dei trattori e delle macchine agricole erano centri di propaganda, più che fornitori di servizi ai contadini. La collettivizzazione fu una grande ubriacatura ideologica e causò la fine di una società agricola, in quello che era sempre stato il "granaio d'Europa". Ma al Cremlino non ammisero mai alcun errore, il modello doveva funzionare. Quindi alla comparsa delle prime statistiche che dimostravano raccolti molto inferiori alle quote prefissate dal piano, Stalin reagì punendo in massa i contadini. Chiunque era sospetto di nascondere il grano. La polizia politica entrava casa per casa, con pertiche di ferro con cui ispezionava (e distruggeva) le misere capanne di legno dei contadini, sequestrando ogni singolo chicco di grano. Ai contadini stessi non veniva lasciato nulla. Nessuno poteva fuggire. Venne reintrodotto un sistema rigidissimo di passaporti interni. Nessuno poteva neppure raggiungere le città. In tempi di carestia naturale, le città fanno la fame, i contadini hanno sempre qualcosa da mangiare. In una carestia artificiale, come quella provocata da Stalin in Ucraina, le campagne morivano, le città ricevevano provviste dalle autorità centrali, a sufficienza da sfamare operai e funzionari. Chi provava a entrare nelle città, alla ricerca di un po' di cibo, veniva cacciato o arrestato, oppure bastonato e lasciato morire. I casi di cannibalismo si moltiplicarono. La fame provocò un impazzimento collettivo. Testimonianze di sopravvissuti ci ricordano di persone trasformate completamente, ridotte all'inedia o ad una condizione di automi famelici, disperati, pronti a tutto. Tutta l'Ucraina si riempì di fosse comuni. Non esiste una contabilità dell'Holodomor. Esistono solo stime demografiche che variano da 3 a 7 milioni di morti. La più probabile è di 4,5 milioni di vittime, in un unico anno. Una mattanza simile, per dimensioni (anche se in proporzione alla popolazione fu molto maggiore) si vedrà, mezzo secolo dopo, solo in Cambogia, altro regime comunista che collettivizzò di colpo le campagne.
UN VERO E PROPRIO GENOCIDIO Nella lettera di contestazione inviata al governo italiano dall'Ambasciata russa, si leggono i classici tre argomenti contro la definizione di "genocidio": la stessa carestia riguardò non solo l'Ucraina, ma anche il Kazakistan e la Russia meridionale. Non fu deliberato, ma il frutto di "errori gestionali da parte delle amministrazioni regionali delle zone agricole dell'Urss". E infine avvenne in "condizioni climatiche sfavorevoli dei primi anni '30". La prima obiezione non nega il carattere genocida dello sterminio per fame in Ucraina. La popolazione ucraina fu deliberatamente colpita e, contemporaneamente alla fame, venne scatenata anche una purga di tutte le personalità della cultura nazionale locale, un processo di violenta "de-ucrainizzazione". Semmai sono il Kazakistan e i russi delle regioni del Kuban e Caucaso settentrionale che avrebbero tutto il diritto di reclamare la memoria del loro genocidio, ma nessuno può negare che gli ucraini lo abbiano subito. La dinamica della carestia dimostra che fu un atto deliberato. Non solo non vennero inviati soccorsi, ma vennero vietati tutti i possibili aiuti e chiuse tutte le vie di fuga. Quindi non furono "errori gestionali". Infine le condizioni climatiche "sfavorevoli" non impedirono raccolti altrove, in Urss e all'estero, colpirono selettivamente solo le zone agricole soggette a collettivizzazione forzata. Troppo per essere una coincidenza.
UNA SISTEMATICA CAMPAGNA DI NEGAZIONISMO Dell'Holodomor non si parla molto, perché, appunto, il regime staliniano condusse una sistematica campagna di negazionismo in tempo reale. Non si limitò a chiudere l'accesso delle aree colpite dalla carestia, arrivò ad organizzare tour di giornalisti selezionati in zone in cui era stata creata una campagna sovietica completamente artificiale: finti villaggi, comparse, un benessere costruito per essere mostrato all'estero. Ci cascarono in tanti, un giornalista in particolare si fece promotore della disinformazione sovietica: il britannico (premio Pulitzer) Walter Duranty. Tuttora non è chiaro quanto non sapesse o quanto fingesse di non sapere. Ad un diplomatico britannico, successivamente alle sue corrispondenze, confessò di sapere che la popolazione ucraina aveva subito fino a 5 milioni di morti a causa della carestia. Chi sapeva era il console italiano a Kharkov (attuale Kharkiv), Sergio Guadenigo, che inviava a Mussolini fedeli e puntuali rapporti di quanto stava accadendo. Tuttavia, anche l'Italia fascista scelse di non protestare, di non reagire, in un periodo in cui i rapporti con l'Urss era distesi. L'unico giornalista indipendente che documentò fedelmente l'orrore dell'Holodomor fu un altro britannico, Gareth Jones. Tuttavia i suoi articoli non ebbero seguito e furono contestati dalla stessa comunità giornalistica del suo Paese. Jones morì appena due anni dopo, nel 1935, in Manciuria. Si portò nella tomba la verità sconvolgente che aveva visto in Ucraina. Il 1933 fu l'anno dell'ascesa di Hitler in Germania. Da allora, per la stampa internazionale, non ci fu argomento più importante. Quel poco di attenzione per quanto accadeva nell'Urss si spense subito. Il voto in Senato può essere considerato un atto tardivo, può essere visto come un atto interessato per motivare la politica estera italiana sulla guerra in Ucraina. Ma intanto afferma una verità troppo a lungo negata.
Nota di BastaBugie: per approfondire l'Holodomor si possono leggere i seguenti articoli e vedere il video e il film suggerito.
IL CARDINALE JOSYF SLIPYJ E LA SUA UCRAINA L'eroico vescovo fu testimone dell'Holodomor e passò 18 anni tra carcere, Siberia e lavori forzati nei gulag: al Vaticano II testimoniò il sacrificio dei cattolici in Ucraina (VIDEO: L'holodomor in Ucraina) di Roberto de Mattei https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6921
FINALMENTE IN ITALIANO IL FILM SULL'HOLODOMOR, LO STERMINIO PER FAME IN UCRAINA PROVOCATO DA STALIN ''Raccolto amaro'' racconta uno dei più grandi crimini del comunismo: il genocidio di milioni di kulaki (contadini) con la carestia del 1932-33 indotta dal regime sovietico (VIDEO: trailer del film) di Rino Cammilleri https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5682
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 luglio 2023
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LA MADRE DELLE TENTAZIONI: LA RICERCA DEL PIACERE SESSUALE
Quando l'uomo vive la propria sessualità in vista del solo piacere è malato... eppure oggi non lo dice più nessuno (VIDEO MUSICALE: Più del sesso)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Il Timone, luglio - agosto 2021
Sembra partita persa anche il solo parlarne. La ricerca del piacere sessuale, fai-da-te o in "compagnia" di altri, reale o virtuale, "classico" o con chissà quali artificiali inventati ormai dalla perversione dell'uomo è ormai una regola. La castità assoluta è ritenuta innaturale, il celibato una castrazione e la continenza periodica una specie di sadismo. Per non parlare dei "problemi di salute" che di certo emergeranno a chi non pratica la sessualità o almeno la masturbazione. Niente di sorprendente: in un mondo di matti i pochi che cercano la salute appaiono patologici.
L'USO DELLA SESSUALITÀ AL DI FUORI DEL MATRIMONIO Eppure, l'insegnamento dei Padri non lascia spazio a equivoci: quando l'uomo vive la propria sessualità in vista del solo piacere è malato. E la malattia si chiama porneìa, o lussuria. Perché il piacere sessuale è ordinato alla procreazione e all'unione dei coniugi, non al godimento di chi lo prova. Per questa ragione l'uso della sessualità al di fuori del matrimonio costituisce sempre un disordine grave. Il matrimonio, tuttavia, non dev'essere inteso come via libera per questa passione: la lussuria è sempre distruttiva dell'uomo, perché non considera più il prossimo come persona, come immagine di Dio, bensì come oggetto per procurarsi piacere; e parimenti non tratta più il proprio corpo come tempio dello Spirito Santo (cfr. 1 Cor 6,19) e casa di preghiera (cfr. Mc 11,17), ma ne fa un spelonca di ladri e luogo di meretrico idolatrico. San Paolo non dava spazio a fraintendimenti, chiamando "volontà di Dio" l'astenersi dall'impudicizia ed esortando a "mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, e non come oggetto di passione e libidine, come i pagani che non conoscono Dio." Conoscendo la capacità dell'uomo di raccontare storie a se stesso e al proprio fratello, l'apostolo aggiungeva: "che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice su tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito" (1 Ts 4,3-8).
UNA MALATTIA DELL'ANIMA Anche la lussuria, pur esprimendosi prevalentemente nel corpo, ma è una malattia dell'anima; tant'è vero che possiamo peccare anche con i soli pensieri. San Giovanni Crisostomo, infatti considera la lussuria come una "oftalmia (...) non degli occhi del corpo, ma degli occhi dell'anima" (Omelie sulla penitenza VI,2). Come tutte le passioni, anche la lussuria nasce piccola come un pensiero, che poi alimenta un desiderio, il quale a sua volta suscita una pulsione fisica, più o meno forte. San Gregorio di Nissa riconosceva che la lussuria è la passione che esercita la forza maggiore: "tra le numerose passioni che assediano il cuore umano, non ve n'è alcuna che abbia contro di noi una forza paragonabile a quella della frenesia della voluttà" (vita di Mosè, II, 301). Quanto più l'uomo si lascia trascinare da questa pulsione, tanto più il suo spirito ne risulterà ottenebrato, intorpidito e appesantito. Com'è possibile che una una passione così grossolana, così umiliante la natura spirituale dell'uomo sia in realtà la più diffusa? San Giovanni Climaco spiega la tecnica raffinata del "nemico disumano che presiede al vizio della fornicazione", il quale, una volta che è accesa in noi la passione, tranquillizza le coscienze suggerendo che "Dio è amico dell'uomo e che è pronto a perdonare questa passione poiché essa è legata alla nostra natura" (La Scala XV, 31). Salvo poi farci sprofondare nella disperazione una volta commesso il peccato. Già: Dio è misericordioso e non può pretendere comportamenti così "innaturali", non può chiedere cose impossibili, non può essere fissato su una cosa in fondo così innocente, mentre ci sono altri peccati ben più gravi. Dice il demone della lussuria.
Nota di BastaBugie: il gruppo "The Sun" ha composto la canzone "Più del sesso" che ben esprime, con linguaggio giovanile, l'attrazione per la sessualità, ma al contempo la pericolosità di considerarla un gioco o un semplice soddisfacimento di istinti. La canzone infatti conclude significativamente con: "L'eccitazione fine a se stessa conquista ma non ti sazia". Interessante inoltre il riconoscimento della diversità uomo-donna anche nel modo in cui viene vissuta la sessualità. Si lascia intuire questa differenza al termine della canzone: "sento che lei ha un mondo diverso, il sogno di un bacio che poi è più del sesso". Nel video di YouTube si può ascoltare la canzone rock di cui sotto è riportato il testo.
http://www.youtube.com/watch?v=kn3-8jUUsoo
PIÙ DEL SESSO (testo)
Tu lo sai che non è un gioco / E' un desiderio che scotta più del fuoco Lo nascondi, ma non t'inganni / e assapori il gusto dei tuoi anni Una degna timidezza si veste da esuberanza L'hai spogliata e sognata senza averla toccata, mai
Ritornello: Le voglie che hai d'immagini spinte Le mani lo sai cosa possono fare Ma senti che lei ha un mondo diverso Il sogno di un bacio non c'entra col sesso.
Tu lo sai come finisce / quando assecondi una voglia si capisce La debolezza non è un istinto / ma ti delizia per quanto abbia vinto La prima amica sfiorata, / la prima pelle baciata e lasciata L'eccitazione fine a se stessa / conquista ma non ti sazia (Rit.)
Mani timide / Notti accese Un piacere complice / Ti toglie il fiato / E scuote l'animo fragile
2° Ritornello: Le voglie che ho d'immagini spinte Le mani, io so cosa possono fare Ma sento che lei ha un mondo diverso Il sogno di un bacio che poi è più del sesso. (2 volte)
DOSSIER "TOP TEN 2023" Gli articoli più letti dell'anno Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: Il Timone, luglio - agosto 2021
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FRANCESCO DI SALES, IL SANTO CHE INSEGNA AD ESSERE SANTI
Autore del libro di successo Filotea, scritto per i fedeli laici e tutt'oggi validissimo per progredire nella vita spirituale
Autore: Liana Marabini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30 marzo 2023
Lo Château de Sales, in Savoia, predomina la vallata sottostante con i suoi muri merlettati predisposti per le guardie: è un castello fortificato, di proprietà della famiglia de Sales. Il patriarca François osserva da una delle finestre del primo piano il giardino sottostante: un ragazzino elegantemente vestito sta duellando con un adulto. Il ragazzo è suo figlio, si chiama François, come lui (lo hanno battezzato così in onore di san Francesco d'Assisi); l'altro duellante è il suo maestro di armi. Il patriarca è combattuto fra la gioia di vedere la bravura del figlio nel maneggiare le armi e la tristezza per la notizia che il giovane desidera ardentemente diventare prete. Ma lui ha ben altri progetti per il figlio. Lo manderà a Parigi, a studiare il diritto, così diventerà un ottimo magistrato. Il giovane Francesco (1567-1622) si piega alla decisione del padre e prosegue gli studi presso il collegio parigino di Clermont, tenuto dai gesuiti. Studia retorica, latino, greco, ebraico, filosofia e teologia, conoscenze che gli permettono di "imparare gli esercizi della nobiltà". Impara bene anche il francese, che comincia ad utilizzare in sostituzione del dialetto natale. Ma ciò che lo attira di più è lo studio della teologia. Francesco mostrava un forte interesse per la teologia dei santi Agostino di Ippona e Tommaso d'Aquino, concentrandosi in particolare sulla grazia e la predestinazione, che era molto discussa allora a causa del protestantesimo. Qualche tempo prima della nascita del Sales, Calvino aveva teorizzato una sua teologia della predestinazione, in modo molto diverso dalla dottrina cattolica. Questo approccio suscitò grande ansia in Francesco, che per alcune settimane - tra il dicembre 1586 e il gennaio 1587 - si immaginò di essere predestinato all'Inferno. Sconvolto, pregava davanti a una statua della Vergine Maria in una chiesa domenicana, la chiesa di Saint-Étienne-des-Grès. Con l'aiuto della preghiera arrivò alla liberazione dalle sue paure. Fece anche voto di castità, accrescendo preghiere e penitenze.
STRAORDINARIE QUALITÀ SACERDOTALI Nel 1588, decise di continuare gli studi in Italia, arrivando in una delle più notevoli università europee del tempo: Padova. Cercando consiglio e aiuto, si pose sotto la direzione spirituale del gesuita Antonio Possevino, che gli fece fare gli esercizi spirituali. Come confidò una volta a un amico: "Ho studiato diritto per piacere a mio padre e teologia per piacere a me stesso". A 25 anni, viaggiò tra Loreto, Roma, Venezia e poi tornò in Savoia. Qui il padre gli offrì la signoria di Villaroger e gli presentò una fidanzata. Ma Francesco ribadì il suo desiderio di diventare prete. Qualche tempo dopo, il vescovo Claude de Granier gli offrì l'incarico di prevosto del capitolo di Ginevra. Così, Francesco indossò la tonaca il 10 maggio 1593 e il giorno successivo divenne canonico di Annecy; il 13 maggio rinunciò alla primogenitura e al titolo di signore di Villaroger. Si ritirò quindi nel castello di Sales fino al 7 giugno 1593, lottando contro i suoi dubbi e le sue tentazioni. Ricevette il diaconato l'11 giugno 1593; il 18 dicembre dello stesso anno fu ordinato sacerdote e quindi divenne prevosto di Ginevra. Le sue straordinarie qualità sacerdotali (calma, dolcezza nelle parole e nell'approccio ai fedeli, un'eloquenza rara) fecero di lui un ottimo strumento per la conversione delle anime. L'8 dicembre 1602 Francesco di Sales fu consacrato, a Thorens, vescovo di Ginevra. Servì la sede episcopale in esilio ad Annecy, poiché Ginevra era divenuta una roccaforte protestante. Come nuovo vescovo, decise di istituire il catechismo per diffondere, far conoscere e far comprendere la fede cattolica ai credenti della sua diocesi. I suoi seguaci lo chiamavano "l'amabile Cristo di Ginevra".
L'INCONTRO FECONDO CON SANTA GIOVANNA DI CHANTAL Nel marzo 1604, a Francesco fu chiesto di tenere i sermoni quaresimali a Digione. Lì conobbe la baronessa Giovanna Francesca di Chantal (1572-1641). Vedendola, Francesco credette di riconoscere colei che gli era apparsa durante una visione e che avrebbe dovuto fondare un nuovo ordine religioso. Qualche tempo dopo, divenne direttore spirituale della stessa Giovanna di Chantal, oggi santa, alla quale disse: "Tutto si deve fare per amore, e niente per forza, bisogna amare l'obbedienza più che temere la disobbedienza". Insieme a lei, avrebbe poi fondato l'Ordine della Visitazione. San Francesco di Sales è stato anche uno scrittore notevole, uno dei primi ad usare il francese contemporaneo nei suoi scritti per avvicinarsi ai lettori. Nel 1608, scrisse la sua opera più famosa, l'Introduzione alla vita devota (o Filotea). Inizialmente, il santo aveva scritto a Madame de Charmoisy, la moglie di un cugino che desiderava praticare una vita di preghiera. Per due anni, le diede consigli spirituali, finché la guida spirituale di Francesco lo esortò a pensare a una pubblicazione. L'autore, dopo una serie di opportune modifiche, pubblicò quindi quei consigli sotto il titolo di Introduzione alla vita devota. Il linguaggio e lo stile utilizzati in quest'opera erano molto semplici per l'epoca, senza citazioni latine o greche. Offrendo devoti consigli a uomini e donne di ogni stato di vita, si rivolgeva a un pubblico molto più vasto rispetto a molti altri trattati spirituali dell'epoca. Riguardo al protestantesimo, si distinse per la carità con cui si proponeva di riportare le anime alla Chiesa cattolica: "È con la carità che le mura di Ginevra devono essere scosse, con la carità che deve essere invasa, con la carità che deve essere recuperata [...]. Non ti offro ferro, né questa polvere il cui odore e sapore ricorda la fornace infernale [...]. È da noi stessi che dobbiamo respingere il nemico [...], con l'esempio e la santità della nostra vita [...]. Dobbiamo abbattere le mura di Ginevra con preghiere ardenti e lanciare l'assalto con fraterna carità". Francesco di Sales è stato canonizzato nel 1665 da Alessandro VII. Nel 1877 il beato Pio IX lo ha proclamato Dottore della Chiesa. E nel 1923, Pio XI lo ha dichiarato patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30 marzo 2023
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OMELIA XX DOM. TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 15,21-28)
Donna, davvero grande è la tua fede!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
Abbiamo ascoltato una pagina di Vangelo sconcertante, ma ricca di luce. Essa ci aiuta ad accostarci al mistero di Dio e della sua condotta verso di noi; ci aiuta, se non a capire fino in fondo, almeno ad accogliere e ad adorare i disegni di un Dio che di fronte alle sventure umane ci appare distratto e indifferente, mentre è sempre vicino, compassionevole, desideroso di farci entrare tutti nel gioco spesso enigmatico del suo amore. È questo un episodio significativo e singolare, nel quale la persona del Signore Gesù si manifesta in tutta la sua originalità e in tutta la sua imprevedibilità. Il comportamento di Cristo ci sorprende, ci stupisce, è lontano da ogni idea di bontà puramente convenzionale. Proprio per questo la narrazione è affascinante e stimola la nostra riflessione.
DIO CI NEGA UNA GRAZIA PER DARCENE UNA PIU' GRANDE Si diresse verso le parti di Tiro e di Sidone: siamo dunque fuori della Palestina. È una delle poche volte che Gesù sconfina dal territorio ebraico e arriva sulla costa fenicia, in un paese straniero. Qui è al riparo dall'odio crescente e dalle insidie dei suoi nemici come anche dalle richieste assillanti dei suoi connazionali; qui per qualche tempo può dedicarsi con tranquillità al compito che si è voluto assegnare come prevalente e primario: l'istruzione e la formazione dei Dodici, di coloro cioè che dovranno essere i capi della sua Chiesa e gli annunciatori del suo Vangelo. Ma anche qui viene raggiunto e importunato da qualcuno che chiede. Una donna cananea, che veniva da quelle regioni: una straniera, dunque. Ma alla nazionalità la donna non bada. Conosce solo la sua pena di madre; conosce solo la malattia crudele di sua figlia. Le persone che soffrono non sono mai straniere: sono avvicinate e accomunate dal dolore, il quale non conosce confini. Questa donna suscita compassione anche in noi, che ascoltiamo le sue parole a tanta distanza di anni. Ma sembra non riuscire a commuovere Gesù. Egli non le rivolse nemmeno una parola. Questa insensibilità, insolita in colui che tanto spesso abbiamo visto commuoversi sulle sventure umane, meraviglia gli apostoli, i quali - forse anche per togliersi il fastidio di quel lamento interminabilmente ripetuto - si mettono a intercedere per lei: Esaudiscila, vedi come ci grida dietro. Con grande nostra sorpresa, proprio Gesù mostra di ricordarsi di quella condizione di straniera, di cui nella sua pena si era dimenticata la donna; e rifiuta la grazia, adducendo assurdamente a pretesto le esigenze del suo piano di azione: adesso, dice, è il momento degli ebrei, le pecore della casa di Israele; dopo la mia risurrezione si penserà anche agli altri. Questa durezza ci sbigottisce: è una durezza voluta, una durezza addirittura ostentata, evidentemente per provare la fede. Non abbiamo un Signore facile: non abbiamo un Signore che immediatamente si arrende, che subito consente a ogni nostra implorazione. Abbiamo un Signore che vuole soprattutto educarci, che vuole farci crescere di dentro; che proprio per questo ci mette alla prova, e perciò sembra spesso eludere le nostre domande; talvolta sembra addirittura nascondersi, perché la nostra fede si purifichi e si irrobustisca. Ma il nostro sbalordimento non ha ancora toccato la punta più alta. Di fronte alle insistenze della donna, Gesù trova una frase tanto impietosa da essere perfino offensiva: Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini. È, per così dire, una crudeltà inventata dall'amore; che non è mossa dall'intento di rifiutare, ma da quello di dare di più; che non vuol negare la grazia, ma vuol donare, con la grazia esterna esplicitamente implorata, una più grande e più preziosa purificazione del cuore.
FIDUCIA, UMILTA' E PERSEVERANZA NELLA PREGHIERA La donna non si scoraggia, non si arrende, non cede: sa leggere, oltre le parole aspre e scortesi, la misericordia e la dolcezza del cuore di Gesù. Insiste, ma con un'umiltà che troppo spesso manca alla nostra preghiera: si vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. Qui dobbiamo meditare e imparare. Senza che ce ne avvediamo, è facile che il nostro atteggiamento nei confronti di Dio sia guastato da una venatura di arroganza. Abituati come siamo a esigere tutto come un diritto, ci dimentichiamo che di fronte a Dio diritti veri e propri non ce ne sono. Poiché nella convivenza umana abbiamo un po' tutti l'inclinazione a ritenerci vittime di soprusi e di ingiustizie, finisce che siamo tentati di metterci anche di fronte al Signore dell'universo con l'animo di chi ha l'autorità di chiedere un rendiconto: perché mi hai fatto capitare questo? Perché mi mandi questa sofferenza? Perché permetti tante cose ingiuste? È umano, è comprensibile che questo avvenga. Ma se vogliamo che la nostra religione diventi più perfetta e la nostra preghiera più limpida e più gradita, dobbiamo tentare di riprodurre in noi l'atteggiamento di questa madre angosciata, di cui ha parlato la pagina evangelica odierna. La donna cananea sa unire una totale sottomissione all'insistenza di chi conosce in profondità il cuore del Signore e la sua pietà inesauribile. Il suo perseverare nel chiedere non è petulanza, ma è solo il frutto di una grande fede. Una fede che Gesù elogia pubblicamente: Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire". Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno A (€ 12), clicca qui! Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
ALTRA OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 15,21-28) da Il settimanale di Padre Pio Clicca qui!
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