''NON SGRIDARMI'', IL DRAMMA DI UNA SOCIETA' DI BAMBINI
Considerazioni a margine del caso Pifferi, la donna di 37 anni che ha lasciato la propria bambina di 18 mesi in casa da sola per 6 giorni trovandola poi morta di stenti
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL BOSS MAFIOSO CHE DETESTAVA LA CHIESA
Messina Denaro, arrestato dopo 30 anni di latitanza, è morto a 62 anni: non voleva il funerale in chiesa in nome di una fede fai-da-te alquanto diffusa che finisce per auto-assolvere chiunque
Autore: Federica Di Vito - Fonte: Sito del Timone
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IL NOBILE CRISTOFORO COLOMBO, ULTIMO DEI CAVALIERI MEDIEVALI
Un libro svela come l'ammiraglio Colombo non partì per la sete di gloria e di conquista, ma per servire Dio, per trovare una via alternativa al Santo Sepolcro e per conquistare nuove anime a Dio
Autore: Michelangelo Longo - Fonte: Alleanza Cattolica
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GIORGIO NAPOLITANO, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IN SINTONIA CON I POTERI FORTI
Dall'esaltazione dell'invasione comunista sovietica dell'Ungheria alla morte voluta di Eluana Englaro, dal sostegno al bombardamento della Libia alla scandalosa intromissione nel caso Berlusconi-Monti (VIDEO: Napolitano, il marxista liberal-globalista)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ESSELUNGA FA UNO SPOT DOVE LA FIGLIA DESIDERA CHE I GENITORI SEPARATI SI RIMETTANO INSIEME
Il doppio standard dell'indignazione selettiva lgbt che non sarebbe scattata se la coppia era gay o si inneggiava all'utero in affitto (VIDEO: Lo spot di Esselunga)
Fonte: Provita & Famiglia
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OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 21,28-32)
I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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''NON SGRIDARMI'', IL DRAMMA DI UNA SOCIETA' DI BAMBINI
Considerazioni a margine del caso Pifferi, la donna di 37 anni che ha lasciato la propria bambina di 18 mesi in casa da sola per 6 giorni trovandola poi morta di stenti
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 settembre 2023
Torna alla ribalta il caso Pifferi, dal nome della donna di 37 anni che ha lasciato la propria bambina di 18 mesi da sola, in casa, con un biberon di latte o poco più. Ovviamente, la bambina è morta di stenti. La consulente della difesa, che ha somministrato alla donna un test del QI, ha dichiarato che la sua cliente «ha un ritardo mentale e un QI di 40, al limite tra l'insufficienza mentale media e l'insufficienza mentale grave». Questa diagnosi è stata avvalorata dall'atteggiamento della Pifferi in aula, che si è rivolta al pubblico ministero con queste agghiaccianti parole: «Le chiedo gentilmente di non sgridarmi. Io pensavo che il latte nel biberon che le avevo lasciato in casa bastasse». Ma la sorella, zia della bimba, non ci sta: «Ha recitato tutta la vita. Adesso è diventato cattivo quello di Leffe. Si è confermata: è sempre colpa di qualcun altro». Che dire, di fronte a questo nuovo abisso che ci si è spalancato davanti ai piedi: ovviamente, nulla, meglio tacere. Innanzitutto per rispetto di fronte a questa tragedia; e poi perché sarebbe impossibile (e poco serio) esprimersi su una questione clinica (insufficienza mentale o menzogna?) senza conoscere a fondo la questione.
QUALCHE RIFLESSIONE DI CARATTERE GENERALE Non ci resta che stendere qualche riflessione di carattere generale, suscitata dalla frase «le chiedo gentilmente di non sgridarmi». È possibile che una persona anagraficamente adulta si comporti e pensi in modo infantile? Partiamo dalle differenze tra bambini e adulti. Innanzitutto, i bambini non sono responsabili; gli adulti si. Cioè: i bambini non «rispondono» (non subiscono le conseguenze) di ciò che fanno, contrariamente agli adulti. Adesso guardiamoci intorno. Innanzitutto, mi viene da osservare, la nostra società ha creato una società nella quale l'atto sessuale non ha (fingiamo di crederci) conseguenze. La conseguenza prima e più importante di un atto sessuale è la nascita di una nuova vita; tuttavia, contraccezione e aborto hanno disgiunto il sesso dalle sue conseguenze. Possiamo avere tutto il sesso che vogliamo, non dovremo assumercene la responsabilità. Questo atteggiamento, ossia fare ciò che voglio senza pagarne le conseguenze, è tipico della modernità: posso avere un lavoro comodo e al riparo, ma non le conseguenze (corpo pallido e flaccido), grazie a palestra e lettini abbronzanti; posso addirittura mangiare quanto voglio senza ingrassare, grazie ai nuovi ritrovati della dea scienza. Pensiamoci un attimo: la maggior parte dei nostri problemi di salute (compresa la salute psicologica) sono in gran parte causati dal nostro stile di vita, ne sono conseguenza. Ciò che noi vogliamo, tuttavia, non è cambiare il nostro stile di vita: vogliamo continuare a vivere in modo malsano senza subirne le conseguenze. Proprio perché responsabile, l'uomo adulto sa che azioni, parole e pensieri hanno delle conseguenze: i bambini no. Mi ha molto colpito un episodio riguardante la chiusura dell'azienda FPT (gruppo FIAT) di Pregnana Milanese, causata dalla deindustrializzazione e dal passaggio a una economia green. Mi ha colpito, dicevo, la presenza ai cancelli dell'azienda di rappresentanti di Friday For Future, l'organizzazione che aveva come punto di riferimento Greta e che ha precorso l'attuale Ultima Generazione.
UNA SOCIETÀ DI BAMBINI Il giovane continuava a ripetere che le conseguenze della deindustrializzazione non dovevano pagarle gli operai. E chi cavolo dovrebbe pagarle, Babbo Natale? Se eliminiamo l'auto di proprietà, chi vi accompagnerà a scuola e ritorno, visto che non si usa più andare a scuola a piedi o in bicicletta? Se digitalizziamo tutto, cosa accadrà se dovesse andare via la corrente? Quali potrebbero essere le conseguenze della politica «zero emissioni», della «decarbonizzazione»? Se eliminiamo l'agricoltura, con cosa riempiremo gli scaffali del supermercato? Ovviamente, nessuno di questi attivisti (o attori sedicenti attivisti) è mai sfiorato da simili pensieri. Loro vogliono «zero emissioni», punto; che la cosa avrà delle conseguenze non importa. Procediamo: gli adulti, in confronto ai bambini, hanno una «personalità». Cos'è la personalità? È il nostro modo unico e irripetibile di vivere nel mondo, frutto di esperienze (cioè errori), riflessioni, relazioni. L'uomo adulto, insomma, ha opinioni salde, meditate, uniche; è profondo, sicuro, saldo e punto di riferimento per altri. Bene: come abbiamo visto in questi anni, l'uomo moderno non ha opinioni, non ha valori, non ha profondità. Non pensa: pensa di pensare. In realtà ripete cose ascoltate o semplicemente sentite alla televisione e assorbite in modo passivo e acritico. Ecco un altro punto: lo sviluppo di una capacità critica era, fino a qualche decennio fa, un obiettivo dell'istruzione pubblica (quando il clima culturale era ancora cattolico e tradizionale) mentre ora è addirittura motivo di derisione e sospetto. «Sei virologo? Vuoi saperne più dei medici? Dovrebbe parlare solo chi ha i titoli per farlo...». Potremmo continuare parlando dei capricci («Se non ottengo ciò che voglio, faccio casino!»), della incapacità di differire la gratificazione e di tante altre differenze tra adulti e bambini. La realtà apparirà chiara e luminosa: a dispetto dell'anagrafe, la nostra è una società di bambini. Chi sarà la bambinaia?
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti e mezzo) dal titolo "Lasciò morire la figlia" si può sentire, tra le altre cose, alcune domande dell'interrogatorio in tribunale. La frase "io le chiedo gentilmente di non sgridarmi" si trova al minuto 1' 20".
https://www.youtube.com/watch?v=IugbgzJ3NWc
VIDEO: INTERVISTA ALLA ZIA DELLA BAMBINA MORTA Nel seguente video (durata: 8 minuti) dal titolo "Una tragica morte" si può vedere la puntata di I Fatti vostri del 13/04/2023 con l'intervista a Viviana, sorella di Alessia Pifferi, la donna che ha lasciato morire di stenti la figlioletta di pochi mesi.
https://www.youtube.com/watch?v=bbV9Woc2ptA
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 settembre 2023
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IL BOSS MAFIOSO CHE DETESTAVA LA CHIESA
Messina Denaro, arrestato dopo 30 anni di latitanza, è morto a 62 anni: non voleva il funerale in chiesa in nome di una fede fai-da-te alquanto diffusa che finisce per auto-assolvere chiunque
Autore: Federica Di Vito - Fonte: Sito del Timone, 25 settembre 2023
È morto oggi Matteo Messina Denaro, 62 anni, l'ultimo stragista di Cosa Nostra arrestato il 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza. A fine 2020 gli era stato diagnosticato un grave tumore al colon, per questo era ricoverato dall'8 agosto nell'ospedale San Salvatore de L'Aquila. Seguito costantemente da una equipe di oncologi e di infermieri, nei 9 mesi di detenzione il padrino di Castelvetrano è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche. Dall'ultima non si era più ripreso, a tal punto che i medici avevano deciso di non rimandarlo in carcere ma di continuare con la terapia del dolore e con i sedativi in una stanza di massima sicurezza dell'ospedale. Avendo rifiutato l'accanimento terapeutico, venerdì gli è stata interrotta l'alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile. Prima di morire ha potuto incontrare alcuni familiari e ha dato il cognome alla figlia avuta durante la latitanza e ancora mai riconosciuta, Lorenza Alagna. È stata lei insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, la quale è anche difensore di Messina Denaro, a restare al capezzale nei suoi ultimi giorni di vita. Sarebbe giunta anche l'anziana madre, mentre in paese, a Castelvetrano, tutto è pronto per ricevere la salma che sarà tumulata nella cappella di famiglia vicino al padre Francesco - meglio conosciuto come "don Ciccio", capo della mafia trapanese morto per infarto durante la latitanza nel 1998. È Lorenza Guttadauro a occuparsi in questi giorni della procedura post mortem dello zio. In contatto con le questure de L'Aquila e di Trapani, con la Procura di Palermo, con i Comuni competenti e le prefetture sta cercando di ottenere al più presto tutte le autorizzazioni necessarie per trasferire la salma in Sicilia. Nelle ultime ore prima del decesso le misure di sicurezza sia all'interno che all'esterno della struttura ospedaliera sono state rinforzate, a sorvegliare i reparti dell'ospedale 15 membri delle forze dell'ordine, tra poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria, militari dell'esercito e finanzieri. «Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato», queste sono state le volontà del boss ritrovate scritte in un pizzino del 2013 il giorno del suo arresto dai carabinieri del Ros nel covo di Campobello di Mazara. «Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie», scriveva ancora il boss di Castelvetrano nel maggio di dieci anni fa, mentre la Chiesa proclamava beato don Pino Puglisi. Il riferimento sembrerebbe infatti chiaro al prete di Brancaccio assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993. «Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno», così aveva sentenziato. Ecco come si spiega la volontà di non avere nessun funerale religioso, «Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità», puntualizzando che le sue ultime volontà sono espresse «in piena coscienza» perché «il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Chi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità». Parole che non stentiamo a definire deliranti e che sfatano il mito dei mafiosi "devoti", spesso utilizzato per tacciare la Chiesa di una vicinanza con la corruzione mafiosa. Con la morte di Matteo Messina Denaro si chiude in qualche modo il capitolo della storia italiana degli anni Ottanta fatto di stragi e ricatti allo Stato. O sarebbe meglio dire che si volta pagina, perché su Cosa Nostra ancora molto c'è da scoprire. Intanto Messina Denaro i suoi segreti se li porterà in tomba e di fronte a quel Dio sempre pronto a essere invocato, ma che scruta e conosce nel profondo l'anima dell'uomo.
Nota di BastaBugie:Stefano Chiappalone nell'articolo seguente dal titolo "L'(a)teologia senza intermediari di Messina Denaro fa scuola" parla del boss mafioso che non voleva funerali religiosi in nome di un rapporto personale "puro, spirituale e autentico" con Dio che sarà "la mia giustizia, il mio perdono". Una fede fai-da-te alquanto diffusa che finisce per auto-assolvere chiunque. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 settembre 2023: Niente funerali religiosi per il boss Matteo Messina Denaro, morto ieri a L'Aquila all'età di 61 anni, dopo trent'anni di latitanza e otto mesi di detenzione. La decisione è sua, espressa in un pizzino risalente al 2013. «Rifiuto ogni celebrazione religiosa», queste le volontà di Messina Denaro, «perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato e non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie». Come a dire: "non voglio dar loro neanche la 'soddisfazione' (che tale non è) di negarmi il funerale, sono io a rifiutare loro", descrivendo la Chiesa alla stregua di un'associazione a delinquere. Quindi il boss si avventurava, a modo suo, sul piano teologico: «Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono. Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità». In sintesi, con Dio me la vedo da solo e guai a chi si mette in mezzo. Neanche di fronte alla fine o in vista di essa viene meno quel misto di orgogliosa impunità e senso di onnipotenza che i greci chiamavano hybris, dimenticando che «per sfidare Dio l'uomo gonfia il proprio vuoto» (Nicolás Gómez Dávila). China pericolosa al culmine e al termine di un'intera esistenza abituata a comandare e disporre della vita e della morte altrui, che spinge a illudersi di poter trattare persino Dio da pari a pari, perché all'atto pratico si fa di se stessi un "dio". In tal senso, suona involontariamente drammatica la specificazione: «la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità», cioè: a modo mio, come io ho voluto, come io li ho perseguiti nella mia esistenza, fino alla tragica possibilità di scoprire solo nell'aldilà quanto siano amari i frutti scaturiti da determinati semi. E ciascuno ne tragga le somme, sempre salvando quell'estremo frammento di vita in cui solo Dio e il moribondo possono sapere cosa si siano detti. E le tragga innanzitutto per sé. Molti di coloro che oggi reclamano giustizia, magari auspicando per il defunto le pene infernali descritte nei peggiori gironi danteschi, non si accorgono di essere cresciuti - sul piano puramente teologico - alla sua stessa scuola e sottoscriverebbero tutte o quasi tutte le formulazioni di questo agghiacciante testamento. Rifiuto la Chiesa perché tutti i preti sono «immondi e vivono nel peccato» (da qual pulpito, si direbbe, ma non pochi la pensano così). Rifiuto qualsiasi intermediario perché «il rapporto con Dio è personale» e proprio così è «puro, spirituale, autentico». E va da sé che otterrò il perdono («il mio perdono»), tanto più che, rifiutando qualsiasi mediazione, ciascuno è naturalmente portato ad auto-assolversi, persuaso che il giudizio divino non sia poi tanto dissimile dal proprio (perché "io sono buono", che in fondo è il "non detto" da chiunque, compreso Messina Denaro). Tipico di una mentalità che confonde la testimonianza della verità con la credibilità del testimone, perché in fondo non cerca la verità, ma la sua verità: a tale scopo il testimone più credibile è l'"io" stesso, l'unico su cui non avremmo nulla da ridire. Talora i peccati degli uomini di Chiesa sembrano il pretesto (oltre che per non guardare i propri) per non chiedersi se ci sia qualcosa di divino in quella Chiesa che da duemila anni rimane viva malgrado quella sua mescolanza di peccatori (certo), corrotti (altrettanto certo, ma meno di quanto si creda) e santi, il che raramente lo si ricorda. E sempre che si parli con cognizione di causa, poiché molti di quelli che "non vado in chiesa perché tutti i preti sono così e così", generalmente di preti non ne hanno più visto uno dal giorno del battesimo o poco più. Ma ammesso (e non sempre concesso) che tra i successori dei Dodici Apostoli capiti proprio a noi qualcuno che sembri il successore di Giuda Iscariota, a nessun'altra società umana si applicherebbe la consueta generalizzazione per cui se dieci o mille preti sono delinquenti, lo sarebbero anche tutti gli altri: provate a farlo con qualsiasi altra categoria umana, politici, giornalisti, avvocati ecc., e vedete cosa (giustamente) vi risponderebbero. Ma se anche il parroco fosse un poco di buono, ci si dovrebbe forse privare dei sacramenti per causa sua? Era più o meno quanto credevano nel III secolo i donatisti, persuasi che la validità dei sacramenti dipendesse dalla dignità o meno di chi li amministra. A costo di banalizzare: smetterete forse di comprare il pane perché il fornaio tradisce sua moglie? Piuttosto, il pane me lo faccio in casa, risponderà qualcuno. Fuor di metafora: mi rivolgo a Dio per conto mio. È alquanto comune e fa pure un po' chic rivendicare una relazione personale, vis a vis, con l'Onnipotente, senza intermediari. Lo dice anche Messina Denaro: «Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari». E nessun'autorità esterna dovrebbe intromettersi in questo rapporto «puro, spirituale, autentico». E chi ne certificherebbe la purezza? E se fosse distorto? E se portasse a considerarsi giusti malgrado uno o più crimini? Con questo libero esame, il parere di chicchessia varrebbe quanto quello di un boss mafioso e non ci sarebbe Chiesa alcuna legittimata a pronunciarsi in merito (a meno di non ricordarci improvvisamente che proprio a quella Chiesa «contaminata» e «politicizzata» dobbiamo i Vangeli e quant'altro si presume di interpretare in proprio). Quanto a noi, non potendo annoverarci tra gli apostoli o gli evangelisti (al massimo tra i farisei e i pubblicani), speriamo che ad assisterci in punto di morte e poi a celebrare Messe in nostro suffragio ci sia almeno il peggiore, il meno credibile e il più corrotto dei preti, misero veicolo di un potere di eterna riconciliazione ben più grande e più affidabile di quel singolare "vangelo secondo Matteo Messina Denaro", più diffuso di quanto si creda.
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Fonte: Sito del Timone, 25 settembre 2023
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IL NOBILE CRISTOFORO COLOMBO, ULTIMO DEI CAVALIERI MEDIEVALI
Un libro svela come l'ammiraglio Colombo non partì per la sete di gloria e di conquista, ma per servire Dio, per trovare una via alternativa al Santo Sepolcro e per conquistare nuove anime a Dio
Autore: Michelangelo Longo - Fonte: Alleanza Cattolica, 27 gennaio 2023
La vulgata vorrebbe Cristoforo Colombo marinaio genovese, di umili origini che grazie a una felice intuizione scopre "per caso" un nuovo continente. I dati storici ribaltano questa narrazione. I documenti ci regalando uno spaccato del tardo medioevo assai diverso: il self made man non è semplicemente possibile, ma è possibile l'epopea di un nobile cavaliere spinto dallo spirito di avventura e dal desiderio, per noi post moderni incomprensibile, di portare la fede ovunque. Ma partiamo dalla famiglia. Il cognome per esteso è Colombo di Cuccaro, feudo del marchesato del Monferrato. La famiglia serviva i Marchesi e li seguì fino alla fine della signoria, quando Gian Giacomo Paleologo si dichiarò vassallo dei Savoia per ritornare nel Monferrato dopo l'esilio a Venezia con a seguito i Colombo di Cuccaro. La nobile famiglia dei Colombo si trovò così a servire non più un marchesato nel pieno del suo potere ma un vassallo senza futuro e rendite. A quel punto i Colombo di Cuccaro dovettero trovare altre strade per vivere e una di queste portava al mare... Colombo fu corsaro, mozzo? È plausibile che come cadetto di una nobile famiglia fosse comandante di qualche vascello, magari anche con la licenza di corsa (corsaro appunto). Il figlio Ferdinando riporta episodi che sembrano figli di battaglie atlantiche tra corsari di diverse nazioni, certo è che il futuro Ammiraglio esplora in lungo e in largo l'Atlantico e il Mediterraneo fino ad incontrare il sorgente impero Ottomano a Chio, poche miglia dall'Asia Minore ormai presa dagli infedeli. Forse proprio lì maturò il desidero di trovare una nuova via per l'Asia. Proprio la ricerca di una nuova via per l'Asia ha solleticato la fantasia di innumerevoli detrattori del Medioevo e della Chiesa Cattolica. La leggenda nera vuole la Chiesa schierata su posizioni "terra-piattiste", quando in realtà la consapevolezza della forma sferica della terra era nota ed accettata. Inoltre molti episodi conosciuti alle corti della penisola iberica dimostravano che al di là del mare esistevano terre abitate: le indie? L'Asia? Erano popoli da convertire, con cui commerciare? Il punto era comprendere quanto distasse la terra al di là dell'Oceano. Colombo sosteneva che l'intera circonferenza della terra fosse di 20.000 km (sbagliando), portoghesi, spagnoli non ci credevano. Molti fattori ritardarono l'avvallo all'impresa di Colombo: dubbi sulla rotta proposta, i portoghesi che probabilmente stavano cercando di raggiungere l'altra sponda già da tempo per altre vie, gli Spagnoli che erano ancora intenti a cacciare i mori dalle loro terre, non ultime le consistenti richieste di Cristoforo (la decima parte delle scoperte, l'Ammiragliato, la nomina a vice Re del nuovo mondo). L'idea che un popolano potesse attendere così a lungo, perorare la sua causa con continue trattative con le corti spagnola e lusitana, che potesse intrattenersi con i cartografi e studiosi del suo tempo a discutere di una terra non ancora "scoperta" rimane improbabile. Il nobile Colombo attese con frustrazione uno spiraglio che arrivò dopo un decennio di attesa e, quando era ormai intenzionato a rivolgersi altrove, Isabella e Ferdinando di Castiglia decisero: a don Cristoforo Colombo avrebbero concesso titoli e privilegi nel caso di successo, assegnarono le tre caravelle più famose di tutti i tempi. L'avventura era partita. Quattro viaggi resero Colombo immortale. Dal primo epico e trionfante all'ultimo quasi "normale". Il mondo era entrato in una nuova epoca e i caratteri distintivi dell'Ammiraglio, la testardaggine, la petulanza, l'incapacità al governo, lo resero inviso alle corti del tempo. Morirà lasciando ai posteri un continente e un segno indelebile nella storia. Su di lui si è scritto molto, ma le parole di Leone XIII forse chiariscono il motivo per cui è ancora segno di contraddizione. Nell'enciclica Quarto abeunte saeculo, scritta in occasione del quarto centenario della scoperta del nuovo mondo, scrive "...Colombo è uomo nostro", a sottolineare che Cristoforo non partì per la sete di gloria e di conquista ma per servire Dio, per trovare una via alternativa al Santo Sepolcro, per conquistare nuove anime a Dio. Il nobile Colombo fu l'ultimo dei cavalieri medievali votati al servizio della Cristianità e per questo oggi raccoglie ancora tanto rancore e odio, in un mondo che desidera stare lontano dal Creatore del mondo.
Nota di BastaBugie: per approfondire la storia della scoperta dell'America si può leggere il libro del 2021 "Cristoforo Colombo il nobile. L'epopea transoceanica dell'ultimo cavaliere medievale" scritto da Giorgio Enrico Cavallo (264 pagine, editore D'Ettoris, Euro 18,90). Per acquistarlo, clicca qui!
DOSSIER "LA SCOPERTA DELL'AMERICA" Frutto della fede cattolica di Colombo Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: Alleanza Cattolica, 27 gennaio 2023
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GIORGIO NAPOLITANO, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IN SINTONIA CON I POTERI FORTI
Dall'esaltazione dell'invasione comunista sovietica dell'Ungheria alla morte voluta di Eluana Englaro, dal sostegno al bombardamento della Libia alla scandalosa intromissione nel caso Berlusconi-Monti (VIDEO: Napolitano, il marxista liberal-globalista)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 settembre 2023
Giorgio Napolitano è stato un valido esempio della transizione del Partito Comunista Italiano dal comunismo delle prime ore, ancora filosovietico nella forma, anche se nella sostanza già imbevuto di togliattismo più che di gramscismo, e il neosocialismo dell'Italia e dell'Europa postmoderne, dall'ideologia evanescente e camaleontica e dalla completa sintonizzazione sulle decisioni dei poteri forti. Siano essi ideologici, economici o politici. Nel 1956 Napolitano esaltava l'invasione dell'Ungheria e difendeva il compito mondialista dell'Unione sovietica, il 20 febbraio 1974 in un articolo su L'Unità egli spiegava perché la cacciata di Aleksandr Solzhenitsyn dall'Urss fosse la «soluzione migliore» che il Partito comunista sovietico potesse adottare... per giungere, in tempi più recenti, ad appoggiare il bombardamento della Libia da parte di Francia e Inghilterra a nome della NATO iniziato il 19 marzo 2011, e architettare dal Quirinale, sempre nello stesso anno, un cambiamento di governo in ottemperanza alle richieste di chi comandava allora, e comanda tuttora, nell'Unione Europea. Il "migliorismo", l'ideologia di cui era sostenitore e principale protagonista nella omonima corrente del Partito Comunista, mostrava essere così una concezione politica cinicamente pragmatistica, in coerenza del resto con la linea di sviluppo dell'adattamento del comunismo all'Occidente democratico e secolarizzato. Pragmatismo e secolarizzazione che guidarono anche la sua azione nel caso di Eluana Englaro, con la quale la sua presidenza si macchiò di un'altra pesante colpa.
BOMBARDAMENTI ALLA LIBIA Nella vicenda dei bombardamenti alla Libia è certo che la posizione di Napolitano fosse decisamente favorevole all'intervento, come egli stesso ebbe a dichiarare in seguito, confermando che, invece, almeno in origine, la posizione del presidente del Consiglio Berlusconi era contraria. È anche accertato che, in quei momenti di incertezza politica che caratterizzava tutti i partiti con passi in avanti e repentini ripiegamenti indietro, la posizione di Napolitano fu ferma e decisiva per garantire l'appoggio dell'Italia. Si sa ormai che i motivi per far fuori Gheddafi erano altri rispetto a quelli dichiarati allora, e che erano soprattutto di natura monetaria: la Libia stava lavorando per dar vita ad una moneta non dipendente dal dollaro. Anche nel caso del disarcionamento di Berlusconi dal governo alla fine del 2011 la mano di Napolitano si fece sentire in modo molto pesante e attraverso un piano ben congegnato e perseguito a tappe. Dapprima la borsa enfatizza il famoso scarto con i bond tedeschi, poi il 23 ottobre 2011 la Merkel e Sarkozy sorridono di Berlusconi in pubblico delegittimandone l'immagine internazionale, quindi Napolitano nomina Monti senatore a vita non si sa per quali meriti, e poi spinge Berlusconi, che teme per i riflessi borsistici sulle proprie aziende, alle dimissioni e incarica Monti di formare il nuovo governo. Il migliorismo in questo caso è consistito in un rigido pragmatismo politico, trasformando il ruolo della presidenza della Repubblica a soggetto politico attivo, linea che sarà poi proseguita da Mattarella.
ELUANA ENGLARO Nel caso di Eluana Englaro, Napolitano ha avuto la responsabilità di avere aperto la prima significativa porta verso l'eutanasia, quando fece avvertire il Consiglio dei ministri in seduta - cosa assolutamente inusuale - che non avrebbe firmato un decreto legge che impedisse l'esecuzione della giovane come stabilito dai giudici. Si trattava di una minaccia e di un ricatto preventivi e, quindi, di un atto politico. Anche in questo caso l'ideologia migliorista produceva un comportamento crudamente pragmatico. Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica ad essere rieletto, come avvenne il 18 aprile 2013. Rimase in carica per due ulteriori anni. La cronaca dice che il motivo è stata la situazione politica molto frammentata a seguito delle elezioni politiche avvenute in quell'anno. Però quella frammentazione politica si rispecchiava nel Presidente rieletto, figli l'una e l'altro di una degenerazione della politica che aveva radici lontane e profonde. Napolitano, nel suo discorso dopo la rielezione, redarguì aspramente i partiti, quegli stessi partiti che egli aveva però delegittimato durante la sua prima presidenza. Non va dimenticato che con la nomina di Monti alla presidenza del Consiglio nel 2011, inizia la storia dei leader governativi non eletti, ma decisi dal presidente della Repubblica. Dalla situazione di caos politico di allora emerse Letta, subito messo da parte però dallo stesso Napolitano che ad un certo punto gli preferì Renzi. Dietro al famoso "Enrico, stai sereno!" c'era Napolitano. Mercoledì 20 settembre, durante l'udienza in Vaticano, papa Francesco ha invitato a pregare per Giorgio Napolitano. Nel febbraio 2016 il pontefice aveva espresso una sorprendente, e per molti irritante, valutazione del suo operato politico. Aveva annoverato Re Giorgio tra "i grandi d'Italia" insieme ad Emma Bonino. In particolare egli si riferiva all'accettazione della rielezione, «quando ha accettato per la seconda volta, a quell'età, e sebbene per un periodo limitato, di assumersi un incarico di quel peso, l'ho chiamato e gli ho detto che era un gesto di eroicità patriottica». Sulla preghiera siamo d'accordo. Su questa valutazione politica no.
1) CASO ELUANA ENGLARO
ELUANA E' VIVA E PERCIO' NON DEVE ESSERE UCCISA Ecco perché la RAGIONE ci dice che la richiesta di toglierle cibo e acqua è sbagliata di Giano Colli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1012
FAMIGLIA CRISTIANA SI COPRE DI RIDICOLO INCORONANDO NAPOLITANO ''ITALIANO DELL'ANNO'' Vale la pena ricordare almeno che il Presidente della Repubblica, non firmando il decreto che l'avrebbe salvata, condannò Eluana Englaro a terribile morte per fame e sete di Gianfranco Amato https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2087
2) CASO LIBIA
NON DIFENDO GHEDDAFI E LA SUA DITTATURA, MA COME MAI NESSUNO FUGGE DALLA LIBIA? I proventi del petrolio Gheddafi li ha usati per strade, scuole, ospedali, università, case popolari a bassissimo prezzo, inizio di industrializzazione, sviluppo agricolo, due acquedotti; inoltre ha mandato le bambine a scuola e le ragazze all'università, ha abolito la poligamia e varato leggi in favore della donna (ad esempio ha proibito di tener chiuse le ragazze e le donne in casa) di Piero Gheddo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1690
IL FUTURO DELLA LIBIA SARA' BASATO SULLA SHARIA Ecco perché la guerra scellerata voluta da Francia e Gran Bretagna ha avuto il risultato immediato di consegnare su un vassoio d'argento un altro paese all'islam militante di Riccardo Cascioli https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1997
LA LIBIA NEL CAOS PIU' TOTALE: TUTTO COME PREVISTO I Paesi che hanno fatto la guerra a Gheddafi si disinteressano della Libia e così prendono il sopravvento le forze islamiste di Gianandrea Gaiani https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2203
https://www.youtube.com/watch?v=J0AMvHwIpcM
DOSSIER "PERSONE FAMOSE" Decedute dal 2020 in poi Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 settembre 2023
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ESSELUNGA FA UNO SPOT DOVE LA FIGLIA DESIDERA CHE I GENITORI SEPARATI SI RIMETTANO INSIEME
Il doppio standard dell'indignazione selettiva lgbt che non sarebbe scattata se la coppia era gay o si inneggiava all'utero in affitto (VIDEO: Lo spot di Esselunga)
Fonte Provita & Famiglia, 26 settembre 2023
Una storia commovente, come spot della nota marca di supermercati Esselunga. Si vede una bambina che, mentre fa la spesa con la mamma, compra una pesca. Poi la bambina, chiaramente figlia di due genitori separati o divorziati, incontra il padre e le dà proprio quel frutto, dicendogli che è un regalo da parte della madre, nel tentativo di farli riavvicinare. Apriti cielo! Sono piovute su Esselunga indignazioni, polemiche e critiche. C'è chi polemizza con la scelta di «strumentalizzare» le emozioni di una bambina, i cui genitori sono separati. Sicuramente la scelta della nota marca di supermercati è stata originale e non scontata, ma ci chiediamo: e se fosse stata la stessa storia strappalacrime ma con un "diverso" tipo di "famiglia"? Se i genitori fossero stati due uomini o due donne? Se la bambina avesse avuto come tarlo principale in testa non il riavvicinamento dei genitori ma il proprio cambiamento, magari di "identità"? Se all'interno dello spot ci fossero stati chiari riferimenti alla fluidità, alle relazioni fluide e così via? Ci sarebbe stata la stessa indignazione per la «strumentalizzazione» della bambina, della famiglia e delle loro emozioni? Le domande sono ovviamente retoriche perché sappiamo bene che le indignazioni social non ci sarebbero mai state per una "famiglia Lgbt", mentre qualsiasi cosa riguardi una famiglia composta da un uomo e una donna, anche se separati o divorziati, va criticata e vista come una vergognosa strumentalizzazione. A noi, invece, sembra invece che sia il caso di fare un plauso a chi non solo ha avuto il coraggio di affrontare qualcosa di difficile e complicato come il divorzio o la separazione dal punto di vista dei piccoli, ma lo ha anche avuto nel mettere in scena una vera famiglia, formata da un uomo e una donna, con la propria bambina e senza aggiunte moderniste e fluide.
Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "La pesca. Una storia Esselunga" (durata: 2 minuti) si può vedere lo spot di cui si è parlato nell'articolo. Da notare i motivi per cui ha suscitato tanta (altrimenti incomprensibile) indignazione: la bambina non è di colore ed è nata presumibilmente non da una maternità surrogata, ma da un atto di amore tra due genitori etero. Il tarlo che la rode non è certo quale sia veramente il suo sesso, ma riavvicinare due persone che le hanno dato la vita Il papà sale su una macchina che non è full electric ed ecologica. Nel sottofondo musicale non c'è una canzone di Rosa Chemical o dei Maneskin. Un intero spot senza traccia di arcobaleni. Tutto questo per qualcuno è inaccettabile e diventa oggetto di feroce critica.
https://www.youtube.com/watch?v=sFE9VvAym3Q
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DOSSIER "ESSELUNGA" I soprusi della Coop contro Bernardo Caprotti Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: Provita & Famiglia, 26 settembre 2023
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OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 21,28-32)
I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
Ogni impegno cristiano, ogni donazione a favore dei fratelli, ogni vigore di carità, si alimenta alla frequentazione continuata della scuola di Cristo. Abbiamo sempre bisogno di queste "lezioni" dell'unico vero Maestro, se non vogliamo ridurre il nostro servizio ecclesiale a un attivismo senz'anima e senza motivazioni. La lezione che ci viene impartita oggi, dalla pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato, potrebbe avere per titolo: "I fatti e le parole". Fatti e parole visti nella loro differenza, nella loro eventuale contrapposizione, nel loro pregio diverso. E si compone di una breve parabola e di una provocante, quasi scandalosa, affermazione del Signore.
LA NOSTRA PROFESSIONE DI FEDE SI SOSTANZIA DI OPERE La parabola tende a mettere in luce che di fronte a Dio, più che le dichiarazioni, le etichette, le sigle di appartenenza, le ostentate declamazioni di fedeltà, conta l'effettiva accettazione della volontà del Padre. Sia fatta la tua volontà, è la più necessaria, la più sublime, la più ardua delle preghiere. Il valore reale che ciascuno di noi possiede in faccia a Dio, più che dalle espressioni della bocca, è determinato dalla risposta della vita. In un altro punto del Vangelo, Gesù manifesta lo stesso pensiero quando dice: Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio. Senza dubbio, fa parte della volontà del Padre che noi lo lodiamo con le nostre labbra, lo imploriamo col nostro cuore, lo riconosciamo con la nostra voce davanti al mondo. Perciò ogni contrapposizione tra la liturgia, l'orazione, la testimonianza, e l'attività di bene, la realizzazione di opere a vantaggio degli altri, la solidarietà concreta coi bisognosi, è fittizia, non evangelica, improponibile. Il Padre vuole tutto: vuole la nostra mente, il nostro cuore, le nostre labbra, le nostre parole, le nostre mani, i nostri fatti. Tutto, senza indebite esclusioni, deve essere posto al servizio del Regno. C'è un'altra annotazione, simile a questa, che va segnata a scanso di equivoci. Nella parabola non è la ribellione esteriore che viene lodata, ma la sottomissione effettiva. Il primo figlio non viene disapprovato perché ha detto di sì, ma perché ha fatto di no; e il secondo non viene esaltato perché ha detto di no, ma perché ha fatto di sì. L'ideale resta colui che dice di sì e fa di sì; che non ha paura di professare apertamente la sua fede nel Signore Gesù e la sua volontà di essere pienamente partecipe della vita della Chiesa con umiltà e con gioia, e insieme si sforza ogni giorno di tradurre nella sua esistenza le esigenze di comportamento coerente che sono incluse nelle sue convinzioni. Questa parabola non è dunque un'apologia dei ribelli, sia pure verbali, e un plauso rivolto ai virtuosi del "no", ma è un invito a una professione cristiana sostanziata di opere. Il modello supremo resta sempre il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, come dice san Paolo, non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì" (2 Cor 1,19). Egli è stato in ogni sua parola, in ogni suo sentimento, in ogni sua azione, in ogni ora della sua vita, fino all'ora suprema del sacrificio della croce, il "sì" totale rivolto al Padre, dal quale tutti noi siamo stati salvati: Per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti (Rm 5,19).
CHI SI RITIENE ARRIVATO NON E' MAI DISPOSTO A CAMBIARE La frase, con cui la parabola si conclude, doveva apparire agli ascoltatori abbastanza sconcertante. Gesù dice ai "giusti" del suo popolo, a coloro che si ritenevano perfettamente a posto perché osservavano tutte le prescrizioni della legge e tutti i riti della tradizione ebraica: I ladri e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio. Questa espressione, se è innaturalmente staccata dal contesto, può dar origine a qualche spiacevole malinteso. Se invece è capita nell'ambito di tutto il discorso, rivela con molta chiarezza il pensiero del Signore. Non si tratta dei ladri e delle prostitute nel tranquillo e soddisfatto esercizio della loro professione, ma nel momento in cui "credono", cioè aderiscono, alla proposta di pentirsi e di cambiare vita; nel momento della loro accettazione della "via della giustizia" annunciata da Giovanni. Giovanni il Battezzatore aveva detto: Convertitevi perché è vicino il Regno dei cieli. Vale a dire: trovate nel futuro, che è ormai imminente, la forza di mettere in crisi il vostro passato, di rompere coi vostri errori, di mutare la vostra condotta. Meglio dunque una prostituta che, per l'attesa del Regno di Dio che viene, trova il coraggio di trasformare la sua squallida vita, che una signora per bene, la quale, per andare incontro con interiore sicurezza al giudizio di Dio, continua a richiamare alla mente tutta la sua vita virtuosa e onorata. Il cristiano si salva non perché si appoggia alla sua giustizia passata ("non ho mai fatto male a nessuno"; "ho sempre fatto del bene a tutti", ecc.), ma perché confida nella giustizia veniente di Dio. Non nel nostro passato, ma nel futuro del Dio che verrà a sigillare e a dare un senso alla storia, e già fin d'ora domanda il cambiamento del nostro presente, sta la ragione della nostra salvezza e il fondamento della nostra speranza.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire". Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno A (€ 12), clicca qui! Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
ALTRA OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 21,28-32) da Il settimanale di Padre Pio Clicca qui!
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