SFIDA AL SINODO: UNA NUOVA SERIE DI DUBIA
A sette anni dai dubia sull'Amoris Laetitia, cinque cardinali di cinque continenti rendono pubbliche le domande e stavolta il Papa finge di rispondere, ma è solo per cercare di coprire la figuraccia dell'altra volta (VIDEO: card. Burke)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ESSELUNGA, LA FORZA DIROMPENTE DELLO SPOT CHE MOSTRA IL DOLORE DEI FIGLI DEI SEPARATI
Un avvocato familiarista, che i dolorosi processi delle separazioni e dei divorzi li conosce bene, presenta i diversi livelli di lettura della pubblicità della pesca (VIDEO: Lo spot di Esselunga)
Autore: Massimiliano Fiorin - Fonte: Sito del Timone
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UN DISEGNO DI LEGGE PER VIETARE LA PILLOLA ABORTIVA NEGLI USA
Il deputato repubblicano Andy Ogles, rappresentante per lo Stato del Tennessee, combatte per vietare gli aborti chimici e penalizzare la distribuzione del Mifepristone
Fonte: Provita & Famiglia
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SALUTE PUBBLICA, UN PRETESTO PER SOSPENDERE LA DEMOCRAZIA
Con il pretesto di un'emergenza di salute pubblica è possibile scavalcare le leggi, come abbiamo visto con il Covid, ma ora si punta a un controllo totale sulla popolazione
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL GIUDICE PRO-MIGRANTI, FU LO STESSO CHE CONDANNO' IL GIOIELLIERE CHE SI DIFESE DAI LADRI
Bloccarono e percossero la moglie: per difenderla sparò uccidendone due e, per questo, è stato condannato nel 2019 a ben 13 anni di carcere
Autore: Giuseppe De Lorenzo - Fonte: Sito di Nicola Porro
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IL COITO INTERROTTO E I RAPPORTI ANALI SONO SEMPRE IMMORALI
Nella coppia sposata la colpa di Onan, cioè il coito interrotto, è sempre peccaminoso perché altera in maniera palese il disegno di Dio sulla sessualità e i rapporti sodomitici sono contro natura anche se compiuti con la moglie
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani
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OMELIA XXVII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 21,33-43)
Darà in affitto la vigna ad altri contadini
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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SFIDA AL SINODO: UNA NUOVA SERIE DI DUBIA
A sette anni dai dubia sull'Amoris Laetitia, cinque cardinali di cinque continenti rendono pubbliche le domande e stavolta il Papa finge di rispondere, ma è solo per cercare di coprire la figuraccia dell'altra volta (VIDEO: card. Burke)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 ottobre 2023
Cari cattolici, in occasione del Sinodo (e non solo) «alti Prelati» fanno dichiarazioni gravemente contrarie alla fede cattolica che non sono mai corrette da chi dovrebbe. Per questo abbiamo posto delle domande precise a papa Francesco, secondo la tradizione della Chiesa, a cui però non risponde. Quindi le rendiamo pubbliche, perché non siate disorientati dalla confusione regnante e non cadiate in errore. È questa la sostanza della Lettera ai fedeli laici sottoscritta da cinque cardinali - Raymond Leo Burke, Walter Brandmüller, Robert Sarah, Joseph Zen Ze-kiun, Juan Sandoval Íñiguez -, resa pubblica oggi, 2 ottobre, in tutto il mondo e accompagnata dalla pubblicazione dei cinque Dubia sottoposti a papa Francesco, che la Nuova Bussola Quotidiana pubblica in esclusiva per l'Italia (insieme a Settimo Cielo, il blog di Sandro Magister). I "Dubia" sono domande formali poste al Papa e alla Congregazione per la Dottrina della Fede per chiedere chiarificazioni circa particolari temi concernenti la dottrina o la pratica. Come si ricorderà a papa Francesco già nel 2016 furono sottoposti cinque Dubia dopo la pubblicazione dell'Esortazione post-sinodale Amoris Laetitia: anche in quell'occasione c'era la firma dei cardinali Burke e Brandmüller, a cui si aggiungevano I cardinali Carlo Caffarra e Joachim Mesner, nel frattempo deceduti. Da allora papa Francesco non ha mai risposto direttamente ai Dubia, solo risposte indirette che si ricavano dai suoi atteggiamenti.
IL PAPA FINGE DI RISPONDERE Ora il copione sembra ripetersi, però con due importanti novità: anzitutto si allarga il numero dei cardinali che mettono la firma sotto ai Dubia (ora c'è un rappresentante per ogni continente). E da ricordare che i cardinali firmatari avrebbero dovuto essere sei, perché molto attivo nel processo per arrivare alla formulazione dei Dubia è stato il cardinale australiano George Pell, morto improvvisamente l'11 gennaio scorso. In secondo luogo questa volta abbiamo due versioni dei Dubia: la prima porta la data del 10 luglio. A questa papa Francesco ha risposto addirittura il giorno seguente, ma non nella forma canonica, che è quella di risposta a domanda, ma sotto forma di una lettera che però - come è nel suo stile - sfugge al nocciolo della questione. Così i cinque cardinali hanno riformulato i Dubia in modo che il Papa potesse rispondere semplicemente con un "sì" o un "no". In questo modo riformulati sono stati di nuovo inviati a papa Francesco il 21 agosto. Da allora è calato il silenzio. Solo sul contenuto dei quesiti, però. Ora infatti si comprende meglio perché in questi ultimi tempi il cardinale Burke sia stato fatto oggetto di frecciate polemiche sia da parte del Papa - nella conferenza stampa di ritorno dalla Mongolia - sia da parte del neo-prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernández, nell'intervista al National Catholic Register. È forse un segno del nervosismo che questa iniziativa genera e che ora piomba su un Sinodo che sta sollevando molte polemiche sia sui contenuti sia sulle modalità di svolgimento e comunicazione. Infatti i cinque Dubia vanno al cuore degli argomenti che saranno trattati nel Sinodo o sono comunque fondamentali per comprendere cosa c'è in ballo nell'assemblea sinodale (peraltro un contributo importante sarà anche il Convegno "La Babele Sinodale" che la Bussola organizza a Roma il 3 ottobre). Il fatto che siano resi pubblici alla vigilia del Sinodo è significativo della preoccupazione di ampi settori della Chiesa per quanto sta avvenendo e per le dichiarazioni di chi guiderà il Sinodo.
I CINQUE DUBIA Ecco in sintesi le questioni poste dai cinque cardinali: 1. Il primo Dubium riguarda il valore immutabile della Divina rivelazione. Nella prima versione si fa riferimento a quanti sostengono che «la Divina Rivelazione debba essere reinterpretata secondo i cambiamenti culturali del nostro tempo». E quindi si chiede al Papa «se la Divina Rivelazione sia vincolante per sempre, immutabile e quindi da non contraddire». Data la risposta evasiva, nella riformulazione si chiede ancora più precisamente se è possibile che «la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale». 2. Il secondo quesito è in qualche modo una esemplificazione del primo. Cioè: davanti al diffondersi della prassi di benedire le unioni di persone dello stesso sesso, si può dire che questo sia in accordo con la Rivelazione e il Magistero? Nella riformulazione il quesito diventa doppio, perché è chiaro che tale benedizione non riguarda tanto le singole persone quanto l'omosessualità in sé. E infatti la domanda è: «È possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio?». E in secondo luogo, come conseguenza, ci si sposta su qualsiasi atto sessuale fuori del matrimonio, omosessuale in particolare: è ancora un peccato oggettivamente e sempre grave? 3. Il terzo quesito riguarda la sinodalità, che alcuni ritengono «dimensione costitutiva della Chiesa». Non significherebbe questo un sovvertimento dell'ordine voluto da Gesù stesso per cui «la suprema autorità della Chiesa viene esercitata» dal Papa e dal collegio dei vescovi? Nella riformulazione la domanda si fa ancora più precisa e attuale: sarà dato potere al Sinodo di scavalcare l'autorità del Papa e del collegio dei vescovi sulle materie dottrinali e pastorali di cui si occuperà? 4. Il quarto Dubium si concentra sulla possibilità dell'ordinazione sacerdotale delle donne, che mette in discussione sia la definizione di sacerdozio ministeriale, ribadita dal Concilio Vaticano II, sia l'insegnamento di san Giovanni Paolo II che aveva già dato per definito questo argomento. E nella riformulazione si chiede se in futuro non ci sia questa possibilità. 5. L'ultimo Dubium riguarda il perdono definito «diritto umano» e l'assoluzione dai peccati sempre e comunque, come più volte ha insistito papa Francesco. Si può essere assolti senza pentimento, contraddicendo tutto ciò che la Chiesa ha sempre insegnato? Nella riformulazione la domanda precisa ancora meglio: può essere assolta sacramentalmente una persona che rifiuta il proposito di non commettere il peccato confessato?
Nota di BastaBugie:Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "I Dubia daranno frutto a suo tempo" spiega perché i dubia presentati al Papa sono un atto perfettamente legittimo. Non si tratta di mettere in difficoltà il Papa, ma di ricorrere a quell'ufficio che compete a lui solo. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 ottobre 2023: Che cosa pensare della via dei dubia, scelta dai cinque cardinali firmatari di questa nuova serie, che segue di sette anni quella resa nota dopo la pubblicazione dell'esortazione post-sinodale Amoris Lætitia? Possiamo immaginare che, almeno a livello mediatico, verranno considerati un attacco diretto a papa Francesco, un'iniziativa volta a dividere la Chiesa, o ancora un modo per mettere in discussione il Sinodo che sta per iniziare. Tra quanti sono invece piuttosto critici verso questo pontificato, non mancheranno coloro che riterranno questa iniziativa inutile, soprattutto alla luce della risposta mai pervenuta ai dubia del 2016. Per capire che invece la strada scelta dai cinque cardinali firmatari è quella corretta, occorre riflettere sulla natura dell'adesione dei fedeli al magistero, e sulla modalità con cui essi sono chiamati a relazionarsi alla piena e suprema autorità, che appartiene a due soggetti: al «Romano Pontefice, in forza del suo Ufficio, cioè di Vicario di Cristo e Pastore di tutta la Chiesa», e al collegio dei vescovi «insieme col suo capo il romano Pontefice, e mai senza questo capo» (Lumen Gentium, 22). C'è un atteggiamento che potremmo considerare "massimalista", secondo il quale qualsiasi cosa contenuta in documenti ufficiali del Sommo Pontefice e dei Dicasteri richiederebbe un assenso certo; nessun riguardo al tipo di documento, a quale sia il grado di assenso richiesto, all'argomento trattato, alla reiterazione di un certo insegnamento nel magistero. I massimalisti tra i massimalisti esigono lo stesso indiscutibile assenso anche per qualsiasi affermazione del Pontefice pronunciata in un contesto informale, come, per esempio, un'intervista. La posizione massimalista assume normalmente un'attitudine volontarista, che può essere così espressa: non serve che tu comprenda; è sufficiente (e necessario) che tu obbedisca. In questo modo il Magistero viene trasformato in uno strumento di governo assolutista. Al fedele si richiede che la volontà elimini le esigenze della ragione. Sull'altro versante si colloca un atteggiamento "minimalista", per il quale solo il Magistero infallibile e definitivo richiederebbe un assenso dell'intelligenza. Sul resto sarebbe sufficiente avere un atteggiamento rispettoso, giudicando però da sé della verità e ortodossia di tali enunciati. Il minimalismo conduce quasi inevitabilmente all'autoreferenzialità, cioè all'attribuire a se stessi l'autorità di dirimere in ultimo questioni di natura dottrinale e morale. Il proprio giudizio diviene in definitiva il criterio determinante della verità o falsità di un enunciato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 892, ricorda che il Magistero della Chiesa, anche quando non insegna in modo infallibile o definitivo, va accolto con il «religioso ossequio dello spirito» in quanto - attenzione - «porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi». Non è intenzione di questo articolo entrare nella spiegazione di cosa sia questo «religioso ossequio» dovuto al Magistero meramente autentico. Il punto che interessa, è che il senso dell'esistenza di quest'ultimo è quello di guidare l'intelligenza dei fedeli ad aderire alle verità di fede, alle verità ad esse strettamente connesse, e offrire una «migliore intelligenza della Rivelazione». La posizione massimalista non comprende più questo aspetto intellettivo, mentre quella minimalista cade nel libero esame del Magistero. È chiaro che quando un fedele percepisce che alcune affermazioni del Pontefice o di vescovi che non vengono poi ripresi e corretti cozzano contro quelle verità a cui hanno dato un assenso certo, quando non riesce a vedervi una continuità con il costante insegnamento della Chiesa, deve domandare all'autorità suprema di chiarire. E questa ha il dovere di rispondere a questa domanda. Il ministero petrino esiste per confermare i fratelli nella fede; e nessun altro può dire l'ultima parola a riguardo. Il problema non è meno acuto quando, anziché da affermazioni problematiche e poco chiare presenti in documenti ufficiali - pensiamo ad Amoris Lætitia -, la fede viene minacciata da infelici esternazioni informali, ma pur sempre pubbliche, o ancora da atti che rivelano una concezione eterodossa. I dubia presentati al Papa in due formulazioni dai cinque cardinali firmatari sono un atto perfettamente legittimo, che corrisponde adeguatamente all'atto umano dell'assenso, il quale non è un mero atto di obbedienza né un'adesione a ciò che il singolo ritiene personalmente essere giusto. Il senso di questi quesiti è di sollecitare il successore di Pietro a fare quel che deve e per cui esiste: confermare i suoi fratelli, perché essi possano prestare un rationabile obsequium. Pochi pastori, ormai, stanno dimostrando di saper tenere nella giusta considerazione il ministero petrino e rispettare la natura del magistero, che deve appunto gettare luce su ciò che non è chiaro e non seminare il dubbio su ciò che è certo. Questo atteggiamento dimostra altresì la grande stima e rispetto che questi pastori hanno verso i fedeli, non esigendo da loro un'obbedienza cieca, che lascia l'intelletto senza un contenuto su cui riposare, né abbandonandoli in balìa del proprio personale giudizio, ma li considerano degni di essere coinvolti in una quanto mai necessaria opera di chiarificazione. Un'opera che dev'essere di effettiva chiarificazione, non di semplice raccomandazione o esortazione alla fiducia, le quali, senza un contenuto aletico, dimostrano ancora una volta una concezione assolutista dell'autorità e volontarista dell'assenso. In questo senso, la riformulazione dei dubia è stato un atto necessario. Il popolo di Dio non può essere lasciato nell'incertezza su punti così capitali, quali quelli sollevati. Intendiamoci: la Chiesa si è già espressa con chiarezza, ma era ed è necessario che il Papa, questo Papa, proclami queste verità, oggi nuovamente e in diversi modi non solo minacciate, ma negate dagli stessi pastori, incluse alcune affermazioni del Pontefice stesso. Non si tratta di mettere in difficoltà il Papa, ma di ricorrere a quell'ufficio che compete a lui solo. In un tempo di confusione, durante il quale alcuni monaci volevano che san Girolamo sottoscrivesse una formula trinitaria a lui non chiara, il Dottore della Chiesa, scrivendo a papa Damaso, non ebbe dubbi: «Ho deciso di consultare la Cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca d'un Apostolo ha esaltato (...) Io non seguo altro primato che quello di Cristo; per questo mi metto in comunione con la tua Beatitudine, cioè con la Cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa» (Lettera XV, 1-2, passim). Quella dei dubia è una fatica sprecata? Un'iniziativa senza speranza di successo? È destinata al fallimento come la strada della "riforma della riforma" o come quella dell'ermeneutica della riforma nella continuità? Il punto è che tutte queste "strade" corrispondono alla verità, alla natura delle cose; non sono strategie di politica ecclesiastica, che devono essere misurate in termini di efficienza immediata. Sono strade faticose, in salita, fortemente osteggiate, che non raccolgono il consenso delle masse. Poco importa. Esse hanno profonde radici e, come ci avverte il salmista, daranno «frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere» (Sal. 1, 3). Non prima, non dopo: a suo tempo.
VIDEO: LA SINODALITÀ CONTRADDICE LA VERA IDENTITÀ DELLA CHIESA Nel seguente video (durata: 38 minuti) dal titolo "La sinodalità contraddice la vera identità della Chiesa" si può vedere l'intervento del card. Raymond Leo Burke al convegno "La babele sinodale" organizzato a Roma dalla nuova Bussola Quotidiana il 3 ottobre 2023.
https://www.youtube.com/watch?v=3rASH_w2BzA
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 ottobre 2023
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ESSELUNGA, LA FORZA DIROMPENTE DELLO SPOT CHE MOSTRA IL DOLORE DEI FIGLI DEI SEPARATI
Un avvocato familiarista, che i dolorosi processi delle separazioni e dei divorzi li conosce bene, presenta i diversi livelli di lettura della pubblicità della pesca (VIDEO: Lo spot di Esselunga)
Autore: Massimiliano Fiorin - Fonte: Sito del Timone, 29 settembre 2023
Le verità indicibili sono come certe infezioni. Più a lungo rimangono nascoste, e più suppurano e fanno male quando vengono allo scoperto. Se riguardano fatti rilevanti per il vivere civile, provocano a lungo dolori atroci in larghi strati della popolazione. Ma solo quando vengono svelate - spesso per caso, o grazie all'innocenza di qualche bambino che dice che l'imperatore è nudo - si scopre che esistevano già da anni, o addirittura da decenni. A quel punto, i media, gli esperti e le tribune dei social non perdono tempo per dire la loro, con pareri talvolta sensati, ma assai più spesso da mani nei capelli. È quello che è successo con lo spot della bambina che al supermercato compera la pesca per il suo papà. Nessuno se lo aspettava, ma l'intuizione dei pubblicitari dell'Esselunga ha rappresentato la rivincita dell'ovvio. Le reazioni scomposte che il cortometraggio ha suscitato - talvolta di esecrazione, in altri casi di giubilo, ma quasi sempre di critica - sono state indice di quanto il nostro sistema delle separazioni e dei divorzi si fondi sulla rimozione di una verità tanto essenziale quanto misconosciuta. Un'evidenza della quale non si può parlare apertamente, anche se la sua negazione continua a essere pagata cara da tutti. E cioè, detto in parole semplici, che i figli non vorrebbero mai la separazione dei loro genitori. Mai. Non la vorrebbero nemmeno quando gli stessi sono conflittuali tra loro o - come si dice oggi - gravemente disfunzionali. Per i figli è sempre meglio che i propri genitori rimangano insieme, anche nelle condizioni di una famiglia imperfetta (come lo sono tutte), piuttosto che venire esposti alle conseguenze del loro divorzio. Da sempre, nella grande maggioranza dei casi, le separazioni coniugali sono pronunciate dai tribunali in forma consensuale e per semplice incompatibilità di carattere. Vale a dire che raramente esse dipendono da situazioni di grave pregiudizio. La realtà ci insegna che alla base della rottura di una coppia vi è quasi sempre l'egoistico desiderio di uno dei due, o di entrambi, di rifarsi una vita. Anche se farlo notare significa sfidare un altro tabù. Dal punto di vista di un avvocato familiarista, che i dolorosi processi delle separazioni e dei divorzi li conosce non certo per sentito dire, il filmato presenta diversi livelli di lettura.
IL LIVELLO IDEOLOGICO Tutti interessanti, anche se sconfortanti per come rivelano il baratro nel quale la nostra società è caduta. Il primo livello è quello ideologico. È il terreno dei fautori della distruzione della famiglia naturale. Quelli che hanno abbattuto l'ideale del Mulino Bianco, e a suo tempo hanno costretto la Barilla a fare autodafé, per evitare il rischio di venire travolta dalle conseguenze economiche di un boicottaggio. Agli occhi della lobby lgbt-ecc. uno spot come quello del quale stiamo parlando - che ha riproposto in modo quasi sfacciato il valore della famiglia eterosessuale, unita e con figli - deve avere rappresentato un affronto insopportabile. Inevitabilmente, è subito partita la contraerea, per cui Esselunga è tornata sul banco degli imputati. Purtroppo, non si possono escludere per il prossimo futuro penose ritrattazioni o nuovi cortometraggi di riparazione. Ma perché tanto scandalo? In effetti, per aggredire ideologicamente l'idea di quella che, oltretutto, è un'agenzia pubblicitaria internazionale - quindi non certo un'espressione di italico provincialismo - è necessario attaccarsi più a quello che la storia non dice, rispetto a quello che si vede. E così, ecco le insinuazioni riguardo al fatto che la mamma dello spot è stata discriminata, in quanto sarebbe sembrata più colpevole della separazione rispetto al marito. Per non parlare dell'immancabile rilievo sullo sfruttamento pubblicitario dei minori. O dell'ipocrisia tipica del politicamente corretto, per cui mettere in scena il dolore di una bambina sarebbe una mancanza di rispetto per quello di centinaia di migliaia di sue coetanee. Fino ad arrivare al riflesso condizionato di chi si è semplicemente messo a urlare contro le famiglie che rovinano i bambini, ovvero ha protestato che non devono essere i figli a decidere sul destino di una coppia, e così via ideologizzando. C'è stato persino chi, nonostante le sue pretese competenze, di fronte alla disarmante verità mostrata dallo spot non ha saputo far altro che gettare la palla in tribuna, dissertando, su ispirazione di una blogger, sugli accenti corretti con i quali si devono nominare le pesche.
LA LETTURA DEGLI ADDETTI AI LAVORI Vi è poi - e talvolta, nella fattispecie, è stata pure peggio - la lettura degli addetti ai lavori. Cioè, di quel gigantesco carrozzone di giuristi, mediatori, consulenti e psicologi assortiti, che quotidianamente vive della fabbrica delle separazioni e dei divorzi. Inutile negare che anche chi scrive ne faccia parte, e quindi lo conosca bene, per quanto da molto tempo in esso cerchi di salvare il salvabile del buonsenso. Per gran parte di questi operatori, il divorzio altrui è una ragione di vita, e non solo una esigenza economica. Per loro si tratta quindi di giustificare il proprio operato, che consiste nel cercare di convincere i giudici di quello che sarebbe il "preminente interesse del minore", su cui tutto il sistema si fonda. Tra costoro, solo i più onesti intellettualmente hanno capito che il suddetto interesse del minore rappresenta né più né meno che un'araba fenice. Ognuno lo tira da una parte o dall'altra, in modo da renderlo adeguato alle esigenze - se non proprio alle voglie - dell'uno dell'altro genitore. Ma di per sé, l'unico vero e preminente interesse del minore sarebbe che i suoi genitori non si separassero. Proprio quello che sta tanto scandalizzando, per via dello spot Esselunga,la quale ce lo ha rimesso sotto gli occhi. I magistrati delle separazioni e dei divorzi da tempo si rifiutano di decidere, e delegano ogni scelta sull'affidamento dei figli dei separati ai loro consulenti d'ufficio. Questi sono sempre psichiatri o psicologi, e utilizzano come criterio decisionale costruzioni retoriche che immancabilmente si giustificano con l'autorità di "la scienza". Quello stesso idolo che abbiamo già ampiamente veduto all'opera negli ultimi anni di pandemia. Per gli operatori di questo livello, la critica più diffusa è che non spetta ai bambini decidere sulla separazione dei genitori. C'è da crederci, perché si tratta di scelte che essi vorrebbero riservate esclusivamente a loro. Decidendo per l'appunto in nome de "la scienza", senza troppi riguardi per quello che veramente i bambini vorrebbero.
IL MODO DI PENSARE DEL CETO MEDIO DIVORZISTA C'è poi un ulteriore livello di lettura. Quello confacente al modo di pensare del ceto medio divorzista. A differenza della famiglia separata dello spot della pesca Esselunga, esso non vive abitualmente nelle ZTL. Tuttavia, è perfettamente adeguato alla narrazione dominante proposta dagli "esperti". Si tratta di un ceto al quale è stato inculcato, talvolta ossessivamente, che separarsi dal partner non sia - o meglio, non debba mai essere - un dramma esistenziale, bensì l'espressione del trionfo di sacrosanti diritti di libertà. A queste persone è stato raccontato, senza arrossire di vergogna, che quando una coppia entra in crisi separarsi sarebbe sempre la scelta migliore anche per i figli stessi. Sarebbe sempre meglio così, piuttosto che esporre i bambini allo spettacolo delle continue tensioni, litigi e incomprensioni tra i genitori. Ma si tratta di una sesquipedale bugia, motivata solo dalla necessità di giustificare l'egoismo degli adulti. È l'ennesima inversione del senso comune, per cui nella nostra società liquida, e in quanto tale informe, oggi non sono più i genitori a doversi preoccupare della serenità dei figli, ma sono questi ultimi a dover garantire la serenità dei genitori. D'altronde, è interessante notare che i due genitori dello spot della pesca, a ben vedere, tra di loro non litigano né se le mandano a dire per mezzo della figlia. Anzi, appaiono entrambi molto tranquilli, anche se evidentemente imbarazzati. Sulle prime, per chi non conosce certe situazioni, può essere complicato capire perché la loro rappresentazione stia provocando tanta insofferenza nel pubblico progressista. Ma lo si può facilmente spiegare: si tratta semplicemente di una gigantesca coda di paglia. Esiste infatti anche un livello inferiore, che è quello delle tribune dei social, in cui ognuno si dilunga nelle sue considerazioni su chi sarà stato il soggetto maggiormente colpevole della separazione. Sarà stata la mamma, che appare sostanzialmente fredda e anaffettiva? Oppure il papà, che nel filmato sembra tanto tenero e ragionevole ma sotto sotto sarà stato il solito egoista, e alla figlia non pagherà nemmeno gli assegni di mantenimento? Le risposte variano a seconda del vissuto e del livello culturale al quale appartiene il commentatore. Resta tuttavia il fatto che, rispetto a un dramma epocale come quello della disgregazione della famiglia, le idee più radicate - e le uniche ad avere diritto di cittadinanza nel pubblico dibattito - sono quelle di un conformismo che si nutre di interessi economici enormi.
UN ASPETTO PARADOSSALE Tra i tanti aspetti paradossali suscitati dal cortometraggio dell'Esselunga, ve ne è uno particolarmente agrodolce. Specie se osservato, ancora una volta, con gli occhi dell'avvocato familiarista. Sono decenni che gli operatori specializzati, dei quali dicevamo prima, cercano di convincerci che il "preminente interesse del minore" consisterebbe nel raggiungimento dell'ideale della cosiddetta "separazione tra persone civili". Quelle, cioè, che sono perfettamente consapevoli di stare incarnando un ideale di libertà e di progresso, e quindi mantengono al minimo la conflittualità tra di loro. Si tratta di quel tipo di genitori che si mostrano perfettamente disponibili ad adeguarsi alla situazione. Al punto di non protestare nemmeno per i nuovi compagni di lei o di lui, anche quando finiscono per sostituirli nella convivenza con i figli. Ovviamente, questi genitori sono impeccabili sia nel pagamento dei contributi di mantenimento che nel comportamento verso i figli, ai quali fanno accettare la separazione senza mai recriminare nulla contro l'altro genitore. Ma proprio per questo, come non notare che si tratta esattamente dell'atteggiamento dei due genitori raccontati nello spot Esselunga? A farci caso, la mamma può apparire inizialmente un po' sgradevole, perché si perde la figlia nel supermercato, ma poi non appena la ritrova la sgrida dolcemente senza alcuna scenata. La fa ragionare sulla sua preoccupazione, e poi le compera la pesca senza fiatare. Appena arrivata a casa, gioca con lei e la fa ridere di gusto. Quando il papà suona il campanello non dice nemmeno una mezza parola di ostilità nei suoi confronti. Anzi, si preoccupa che la bambina si prepari e scenda in fretta. Il padre, dal canto suo, rispetta a sua volta il manuale del perfetto padre separato. Rimane ad aspettare in strada, saluta con la mano, non recrimina, non cerca di imporsi. Nonostante che, secondo quel che normalmente accade, la casa dove vivono madre e figlia sia stata anche la sua. E non debba essere nemmeno costata poco, considerato che si tratta di un appartamento signorile di Milano città. Quando il papà riceve dalla bambina il regalo della pesca, rimane sorpreso ma recupera immediatamente la situazione. E subito rassicura la figlia, dicendole che ringrazierà anche la mamma. Insomma, nel modo di fare di entrambi i genitori dello spot non si vede nulla che tradisca rancore, ostilità o desiderio di vendetta. Quei due incarnano esattamente l'ideale che si pretende dai genitori separati dei nostri giorni. E allora perché tante polemiche? Che cosa si sarebbe preteso di diverso da loro? La realtà è che il cortometraggio dell'Esselunga ha mostrato senza veli tutta la nostalgia che non soltanto i figli, ma anche i genitori, provano per l'ideale di una famiglia unita che sappia rimanere unita. Quella che, secondo i sociologi, rimane il desiderio della stragrande maggioranza della popolazione. E basta questo perché sui media, sui social e tra gli addetti ai lavori si siano scatenate l'ipocrisia e la malafede che reggono tutto il sistema divorzista. Troppo orrore per una bambina così sola e triste.
Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "La pesca. Una storia Esselunga" (durata: 2 minuti) si può vedere lo spot di cui si è parlato nell'articolo.
https://www.youtube.com/watch?v=sFE9VvAym3Q
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DOSSIER "ESSELUNGA" I soprusi della Coop contro Bernardo Caprotti Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: Sito del Timone, 29 settembre 2023
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UN DISEGNO DI LEGGE PER VIETARE LA PILLOLA ABORTIVA NEGLI USA
Il deputato repubblicano Andy Ogles, rappresentante per lo Stato del Tennessee, combatte per vietare gli aborti chimici e penalizzare la distribuzione del Mifepristone
Fonte Provita & Famiglia, 28 settembre 2023
Il deputato repubblicano Andy Ogles, rappresentante per lo Stato del Tennessee, è pronto a presentare un disegno di legge per vietare gli aborti chimici e penalizzare la vendita o la distribuzione di pillole abortive. "L'Ending Chemical Abortions Act" del 2023, dunque, proibirebbe l'uso di farmaci abortivi chimici allo scopo di eseguire un aborto, secondo quanto dichiarato dallo stesso Ogles. Inoltre, secondo la proposta, chiunque prescriva, distribuisca, venda o utilizzi farmaci per l'aborto chimico potrebbe essere soggetto ad una pena detentiva massima di 25 anni ed essere multato. L'uso della pillola abortiva chimica, oggi, rappresenta oltre il 50% degli aborti negli Stati Uniti e le pillole «vengono ora spedite oltre i confini statali per uccidere i bambini». La distribuzione della pillola abortiva attraverso i confini statali spesso «viola molte leggi statali pro-life esistenti» e, prosegue nella sua dichiarazione Ogles, «è imperativo che i nostri Rappresentanti eletti difendano le donne e i bambini vietando legislativamente l'uso di questi farmaci». L'ufficio di Ogles ha inoltre dichiarato che la Food and Drug Administration (FDA) ha «continuato a deludere le donne diminuendo le misure di sicurezza per proteggere loro e i loro bambini non ancora nati contro questi farmaci dannosi», a partire dalla controversa decisione dell'agenzia di approvare il mifepristone nell'ormai lontano anno 2000. Nel 2016, inoltre, la FDA ha ridotto il numero di visite mediche di persona richieste per una donna che desidera un aborto chimico da 3 a una soltanto e ha ampliato la disponibilità di indurre l'aborto chimico da 7 a 10 settimane. Nel 2021, poi, la FDA ha eliminato l'obbligo di acquisto di persona per i farmaci per l'aborto chimico, rendendoli accessibili tramite la vendita per corrispondenza. Il disegno di legge di Ogles arriverebbe dopo che il giudice distrettuale del Texas Matthew Kacsmaryk ha emesso una sentenza preliminare in aprile che ha sospeso l'approvazione del mifepristone da parte della FDA. L'amministrazione Biden ha presentato ricorso contro la sentenza alla Corte d'Appello statunitense del Quinto Circuito di New Orleans. Lì, una commissione si è pronunciata parzialmente contro la sentenza di Kacsmaryk, ma ha confermato alcune restrizioni sull'uso della pillola abortiva. A settembre sempre l'amministrazione Biden e la Danco Laboratories, produttrice di mifepristone, hanno presentato ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti per annullare le sentenze del tribunale di grado inferiore. Ora, per contrastare queste derive abortiste di Biden e delle case farmaceutiche, l'Ending Chemical Abortions Act verrà presentato e, si spera, possa avere un iter positivo.
Fonte: Provita & Famiglia, 28 settembre 2023
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SALUTE PUBBLICA, UN PRETESTO PER SOSPENDERE LA DEMOCRAZIA
Con il pretesto di un'emergenza di salute pubblica è possibile scavalcare le leggi, come abbiamo visto con il Covid, ma ora si punta a un controllo totale sulla popolazione
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26 settembre 2023
Suggestiva tesi quella del bioeticista Wesley Smith espressa sul giornale The Epoch Times in un articolo dal titolo Dire no all'imperialismo della "salute pubblica". La tesi è la seguente: «L'establishment medico sta ridefinendo le nostre controversie politiche più dibattute come "emergenze sanitarie pubbliche" in modo da aggirare la resistenza pubblica e imporre alla società politiche che non sono ottenibili attraverso i normali mezzi democratici». In parole povere: l'apprensione numero uno della maggior parte della gente è la propria salute fisica e psicologica. E dunque se la Scienza - sì quella con la esse maiuscola che trovate nelle riviste scientifiche e nelle università - ci dice che una certa condotta, che nulla apparentemente c'entra con la salute, invece c'entra eccome, ecco che ce n'è abbastanza perché intervenga il governo in modo coattivo per tutelare o vietare quella condotta a suon di decreti o leggi, seguendo il modello pandemia, tanto per intenderci. In tal modo si scavalcherebbe di un solo colpo le proteste dei contestatori. Gli esempi offerti da Smith sono illuminanti a riguardo. Editoriale del British Medical Journal (Bmj) del 31 agosto scorso a firma del prof. John Middleton: Brexit, profitti aziendali eccessivi, spreco d'acqua, «politiche neoliberiste, interessi commerciali acquisiti e distruttivi, una guerra culturale populista e disinformazione su scala industriale, [...] il collasso climatico globale» sono tutte minacce alla salute pubblica. Faccia bene attenzione il lettore. È vero che ad esempio la Brexit può avere ricadute indirette sulla salute pubblica (la tesi di Middleton è che il costo della vita stia aumentando soprattutto per i percettori di salari più bassi e dunque li impoverisca con grave danno per la loro salute), ma il giochino furbo è il seguente: convertire ogni problema sociale in un problema di salute pubblica, tema su cui tutti sono sensibili, affinchè il governo intervenga. Insomma qualsiasi problema sociale deve diventare problema di salute pubblica e perciò problema politico. In tale dinamica la salute diventa il bene più importante per la società e quindi per il politico. Ed infatti come chiude l'articolo Middleton? «Abbiamo bisogno di una leadership per la salute e di una visione che consideri la salute come la legge somma e l'obiettivo politico più alto». Ma la salute, non solo sul piano soprannaturale, ma anche naturale, non è il bene sommo per una società: la famiglia, la patria, la cultura di un popolo, Dio sono più importanti. Continuiamo con gli esempi proposti da Smith. «Nel 2021, 230 riviste mediche e bioetiche del mondo - scrive l'autore - hanno pubblicato un editoriale congiunto senza precedenti che sollecita l'elevazione del cambiamento climatico al vertice dell'agenda mondiale della sanità pubblica». 230 (du-e-cen-to-tren-ta) riviste hanno scritto su Bmj: «La scienza è inequivocabile; un aumento globale di 1,5°C rispetto alla media preindustriale e la continua perdita di biodiversità rischiano danni catastrofici alla salute che saranno impossibili da invertire». Stessa musica leggendo un editoriale pubblicato su The Lancet nel 2021: «Azioni ben progettate per ridurre le emissioni di gas serra (GHG) potrebbero portare grandi benefici per la salute. [...] Studi di modellizzazione stimano che molti milioni di morti [sic] premature potrebbero essere prevenute [...] eliminando gradualmente i combustibili fossili, [...] e incoraggiando i viaggi attivi [camminare, correre o andare in bicicletta], aumentando l'uso dei trasporti pubblici e passando a diete sostenibili e sane». La pandemia ha fatto scuola: la prospettazione da parte della Scienza di milioni di morti giustifica risposte governative draconiane. Quindi perché non ipotizzare per il futuro un decreto che imponga di andare a piedi tutte le domeniche e un divieto di mangiare patatine fritte il martedì a pranzo? A margine: gli studi di modellazione spesso hanno una capacità predittiva uguale a quella della sfera di cristallo. Pure il razzismo può incidere sulla salute pubblica. Citiamo ancora Lancet con un articolo, pubblicato nel 2021, il cui titolo già dice tutto: È ora di prendere sul serio la teoria critica della razza: andare oltre una lente di genere daltonica nella salute globale. Nell'articolo si può leggere che «occorre accogliere la razza come un fattore onnipresente che influenza la pratica, la ricerca e i risultati della salute globale». Nel settembre di quest'anno gli ha fatto eco la prestigiosa rivista New England Journal of Medicine con un articolo dal titolo Azione affermativa, salute della popolazione e importanza delle opportunità e della speranza. L'azione affermativa è uno strumento politico che mira a privilegiare ingiustamente in ambito sociale alcune persone perché hanno certe caratteristiche etniche, sessuali e sociali che sono minoritarie e/o sottorappresentate in alcuni contesti. Sono quote rosa declinate secondo l'etnia, il sesso, l'orientamento sessuale, etc. e che portano ad esempio gli studenti di colore ad avere corsie privilegiate nelle prove di ingresso in alcune università. Non si premia la bravura, ma il colore della pelle. L'articolo di cui sopra considera l'azione affermativa come una questione di salute pubblica: «l'azione affermativa può anche svolgere un ruolo nel plasmare la salute della popolazione. [...] I divieti statali sull'azione affermativa sono stati associati a un aumento ampio e persistente di comportamenti avversi legati alla salute (fumo e consumo di alcol) tra gli adolescenti neri, ispanici, indiani d'America e nativi dell'Alaska». Compreso? Se non privilegi ingiustamente lo studente di colore questo diventa un ubriacone. Ciò vuol dire che ha qualche problema il ragazzo, non l'università che si rifiuta di adottare il criterio dell'azione affermativa. Ma quello che rileva in questa sede è il tentativo di creare una connessione tra discriminazione e salute pubblica. Anche l'uso delle armi è una questione di salute pubblica. Lo sostiene l'American Medical Association (Ama) nell'articolo intitolato Task force Ama per affrontare la "crisi sanitaria" dovuta alla violenza armata. Addirittura alcuni ricercatori, in un articolo sull' Ama Journal of Ethics dal titolo Come il settore sanitario può ridurre la violenza trattandola come un contagio, si sono spinti a dire che «la violenza dovrebbe essere meglio intesa come un problema sanitario di carattere epidemico che può essere efficacemente prevenuto e trattato utilizzando metodi sanitari adoperati per fermare fenomeni ed epidemie e ridurne la diffusione. Questa impostazione di natura sanitaria è importante perché riconosce che la violenza è una minaccia per la salute delle popolazioni, che l'esposizione alla violenza causa seri problemi di salute e che il comportamento violento è contagioso e può essere trattato come un processo contagioso». Nulla da obiettare nel qualificare, usando una metafora, la violenza come un'epidemia contagiosa. Ma l'aspetto curioso ed insieme inquietante sta nel fatto che la metafora cessa di essere tale se per ridurre la violenza nelle strade e nelle case deve intervenire il virologo o il medico, non lo psicologo o lo psicoterapeuta. Ricorda infine Smith: «Recentemente, il governatore del New Mexico ha qualificato la violenza armata ad Albuquerque un'emergenza sanitaria pubblica e ha emesso un ordine emergenziale che sospende il diritto di portare armi in pubblico in tutta la contea di Bernalillo». L'ordine del governatore è stato sospeso perché viola il Secondo emendamento che tutela il diritto di portare armi, ma ciò non toglie che, con il pretesto che la violenza armata è un tema di salute pubblica, allora chi governa può intervenire nella vita privata dei cittadini. Concludendo, la CO2, gli hamburger, il colore della pelle bianca, la ricchezza personale, la cultura conservatrice, il credo religioso, la detenzione di una Colt calibro 38 possono attentare alla salute pubblica e perciò giustificano azioni di repressione governative per il bene di tutti.
Nota di BastaBugie:Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Groenlandia, scoppia il nuovo caso di eugenetica razzista" parla della pratica di applicare la spirale contraccettiva a inconsapevoli ragazzine di etnia inuit (esquimesi), appena entrate nella pubertà. Oggi scoppia il caso, con la richiesta di risarcimento di 67 vittime. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 ottobre 2023: Talvolta, ancora oggi, riemergono gli errori e gli orrori dei programmi eugenetici scandinavi. L'ultimo in ordine di tempo è in Groenlandia, tuttora territorio della Danimarca anche se pienamente autonomo dal 2009. La "campagna della spirale" è stata condotta dal 1966 alla metà degli anni 70: la pratica di applicare la spirale contraccettiva a inconsapevoli ragazzine di etnia inuit, appena entrate nella pubertà. Il governo di Copenaghen e quello autonomo della Groenlandia hanno aperto un'inchiesta all'inizio dell'anno, dopo che un podcast di successo aveva rispolverato il caso. Ma un gruppo di 67 donne, vittime della pratica contraccettiva, ha deciso di far causa da subito, senza attendere i tempi (almeno due anni) dell'inchiesta, chiedendo l'equivalente di 40mila euro di risarcimento al governo. Perché in molti casi, la loro vita è stata rovinata. In tutto le ragazzine a cui è stata applicata la spirale contraccettiva, senza informarle e senza neppure consultare i genitori, sono almeno 4500, tutte di etnia inuit. La prima donna che ha raccontato la sua esperienza sei anni fa ed ora guida la class action contro il governo è Naja Lyberth, psicologa. Quando aveva 13 anni, nei primi anni 70, un medico disse a Naja di recarsi all'ospedale locale per un piccolo intervento, in seguito a una visita medica scolastica di routine. "Non sapevo bene di cosa si trattasse perché non mi ha mai spiegato né chiesto il permesso", racconta Naja, che all'epoca viveva a Maniitsoq, una piccola città sulla costa occidentale della Groenlandia. "Avevo paura. Non potevo dirlo ai miei genitori", racconta alla BBC. "Ricordo i dottori [in] camice bianco, e forse c'era un'infermiera. Ho visto le cose metalliche [staffe] dove si dovevano aprire le gambe. Era molto spaventoso. L'attrezzatura usata dai medici era così grande per il mio corpo di bambina: era come avere dei coltelli dentro di me". Le applicazioni di contraccettivi sono avvenute soprattutto in Groenlandia, ma anche in territorio danese su ragazze di etnia inuit provenienti dalla Groenlandia. Come Arnannguaq Poulsen a cui è stata applicata la spirale quando aveva 16 anni, sull'isola di Bornholm. Nel 1974 studiava in un collegio per studenti groenlandesi in Danimarca. "Non mi hanno chiesto nulla prima dell'intervento e non avevo idea di cosa si trattasse o di cosa fosse la spirale", racconta oggi. La spirale è un metodo contraccettivo reversibile. La Lyberth ha avuto un figlio (dopo molte complicazioni) all'età di 35 anni. Per molte donne sottoposte a questo intervento contraccettivo involontario, tuttavia, la pratica è risultata pari a una sterilizzazione. Negli anni 60 e 70 le spirali erano più grandi di quelle usate oggi e nel corpo di una bambina potevano provocare danni più frequentemente. La mancanza assoluta di informazione e di vigilanza medica successiva all'applicazione, hanno fatto sì che, pur incredibile che sembri, molte donne non erano consapevoli neppure di avere la spirale. Ad esempio, Katrine Jakobsen, di Nuuk, ha tenuto la spirale, applicata nel 1974, per quasi due decenni, soffrendo di dolori e di una serie di complicazioni. Alla fine le fu asportato l'utero. Fino a poco tempo fa, i ginecologi groenlandesi trovavano la spirale in donne che non ne conoscevano la presenza. Una donna ha scoperto solo l'anno scorso che le era stata applicata, secondo quanto riferisce Lyberth. Anche l'assistenza post-operatoria era molto carente. Molte donne sono rimaste con forti dolori, emorragie interne e infezioni addominali, mentre molte hanno dovuto farsi rimuovere l'utero o hanno perso la capacità di avere figli. La contraccezione involontaria e la sterilizzazione forzata sono pratiche frequenti nei programmi eugenetici scandinavi. Il caso più eclatante è quello della Svezia, che ha eseguito operazioni di sterilizzazione forzata dal 1934 al 1975, su persone portatrici di disabilità o semplicemente considerate "non convenzionali" nei loro comportamenti. Si poteva perdere la propria capacità riproduttiva anche solo per una denuncia di comportamento deviante da parte di un vicino di casa. Anche negli Usa la sterilizzazione forzata venne praticata, soprattutto nella prima metà del Novecento, per eliminare la fertilità di svariate categorie di cittadini: malati di mente, albini, alcolizzati, talassemici, epilettici, immigrati come irlandesi e italiani, afroamericani e messicani. L'eugenetica è stata condannata, moralmente e poi anche politicamente, solo molti anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando si realizzò che era alla base delle purghe del regime nazista. Eutanasia e sterilizzazione obbligatoria erano pratica comune per migliorare la "razza" ariana. Condannata dopo la sconfitta della Germania, è stato però molto più difficile realizzare che anche i sistemi sanitari di Paesi democratici seguivano esattamente la stessa logica e per gli stessi fini. Il caso danese permette ancora una volta di capire quali siano le due principali caratteristiche della politica eugenetica. È una pratica legata strettamente al welfare state: la giustificazione economica, in un sistema in cui il benessere dipende dalla redistribuzione dei beni, è che lo Stato non può occuparsi di tutti. Meno si è, più ampia sarà la fetta di benessere che potrà essere distribuita a ciascuno. La seconda caratteristica è il razzismo: se vuoi poter godere dei servizi dello Stato non c'è posto per le minoranze. E poi devi "meritarti" l'appartenenza alla comunità, perciò non puoi riprodurti se sei malato e quindi sei un peso. Lo Stato, dunque, elimina i corpi estranei e procede con la purga dei suoi cittadini per migliorarne la "razza", nel pieno e razzista senso del termine. A farne le spese, dunque, sono stati anche gli inuit della Groenlandia.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26 settembre 2023
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IL GIUDICE PRO-MIGRANTI, FU LO STESSO CHE CONDANNO' IL GIOIELLIERE CHE SI DIFESE DAI LADRI
Bloccarono e percossero la moglie: per difenderla sparò uccidendone due e, per questo, è stato condannato nel 2019 a ben 13 anni di carcere
Autore: Giuseppe De Lorenzo - Fonte: Sito di Nicola Porro, 4 ottobre 2023
Non ci sono solo i post Facebook pro-migranti a dividere Matteo Salvini e Iolanda Apostolico, il giudice di Catania che ha dichiarato "illegittimo" il trattenimento di quattro tunisini picconando così il decreto Cutro. Non ci sono solo i "like" a Potere al Popolo, l'apprezzamento per le Ong e la richiesta di dimissioni al leader leghista. I due, probabilmente senza saperlo, si sono già trovati su due lati della barricata: il ministro a sostenere la legittima difesa di Guido Gianni, commerciante di Nicolosi, in carcere per essersi difeso da tre malviventi entrati nel suo negozio; e lei, giudice estensore della sentenza che nel 2019 condannò il gioielliere a 13 anni di carcere. I fatti risalgono al 18 febbraio del 2008. Siamo nel centro di Nicolosi, in provincia di Catania, alla pendici dell'Etna. La gioielleria di Guido Gianni viene assalita: uno dei banditi prende in ostaggio la moglie, la immobilizza a terra, le punta una pistola alla tempia mentre i complici cercano di svaligiare il negozio. Gianni però è armato con una Beretta 9×21 legalmente detenuta e reagisce per difendere la sua Maria Angela: combatte con gli assalitori, ha una colluttazione con loro, esplode alcuni colpi di pistola e ne uccide due ferendo il terzo. Risultato: in primo grado la Corte di Assise di Catania lo condanna a tredici anni di carcere. Dicasi tredici. Guido Gianni, come racconta l'eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, che va spesso a trovarlo all'Ucciardone, è un semplice padre di famiglia che da un giorno all'altro si è ritrovato addosso il marchio di assassino. Omicidio volontario. Secondo i giudici della Corte, Iolanda Apostolico inclusa, Gianni avrebbe esploso i colpi mortali quando i banditi erano in fuga. E poco importa se in quei momenti si fa fatica a ragionare; se distinguere una pistola giocattolo senza tappino rosso da una vera è quasi impossibile; se pochi mesi prima era stata approvata la riforma in senso estensivo della legittima difesa; e se la moglie era stata immobilizzata, minacciata e pure percossa. Gianni va in carcere. "Mio marito è un uomo onesto - ripete Maria Angela da anni - questi rapinatori mi avevano aggredito, mi stavano facendo del male, mi volevano uccidere e la sua colpa è quella di avermi difeso". Salvini tre anni fa definì "vergognosa" la condanna perché "io sto con chi si difende, sempre". E chissà che effetto gli farà oggi scoprire che a firmarla fu proprio Iolanda Apostolico, la giudice che ha liberato i quattro migranti. Ora, che sia stata chiamata proprio lei a scrivere la sentenza sarà ovviamente frutto del caso. Però Susanna Ceccardi qualche domanda se la fa: "A quel tempo, il nome della giudice non mi diceva nulla. Oggi invece dice qualcosa: ovvero che lo stesso magistrato che ha liberato quattro migranti è lo stesso che condivideva campagne No Borders, petizioni contro Salvini e che ha avuto tra le mani il potere di privare della libertà un padre di famiglia. Mi chiedo: perché non applicò per Gianni la scriminante della legittima difesa?". In molti in queste ore si stanno chiedendo se le convinzioni politiche del giudice presunto "cane sciolto", che chiedeva la mozione di sfiducia contro l'ex ministro e che non nascondeva simpatie No Borders, possano in qualche modo aver influito sulle sue sentenze sui migranti trattenuti a Pozzallo. Lei assicura di no ("non ho mai scritto alcun provvedimento condizionato dalle mie idee") però un giudice deve apparire imparziale, oltre che esserlo. Anche nelle sue attività sui social. Possibile, dunque, che la sentenza su Guido Guidi possa essere stata macchiata da qualche convincimento personale? Ceccardi fa una pausa di qualche secondo. Poi risponde: "Non voglio pensare che quella fosse una sentenza politica, perché qui si parla di una persona in carcere per 12 anni e una famiglia sul lastrico per le spese legali. Non lo voglio pensare. Ma di certo è quello che si sta chiedendo Guido Gianni e credo anche tanti italiani".
Fonte: Sito di Nicola Porro, 4 ottobre 2023
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IL COITO INTERROTTO E I RAPPORTI ANALI SONO SEMPRE IMMORALI
Nella coppia sposata la colpa di Onan, cioè il coito interrotto, è sempre peccaminoso perché altera in maniera palese il disegno di Dio sulla sessualità e i rapporti sodomitici sono contro natura anche se compiuti con la moglie
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani, 11 marzo 2015
Salve Padre, sono coniugata con due figli. Mio marito a volte mi chiede, in intimità, di avere per alcuni momenti un rapporto come quello che hanno gli omosessuali per intendersi (ovviamente però con me). Mi chiede se voglio oppure no e io a volte per concedermi di più acconsento anche perché è rispettoso anche in quei momenti. Mi vergogno anche a farle questa domanda perché sono cattolica e una volta quando l'ho confessato il sacerdote mi ha detto che non era peccato perché Dio non sta a guardare queste cose quando due coniugi sono in intimità e perciò lo chiedo anche a lei. Grazie e a presto e che il Signore la benedica. Federica
RISPOSTA DEL SACERDOTE
Carissima Federica, rispondendo alla tua domanda colgo l'occasione di ripresentare una sentenza della Sacra Penitenzieria apostolica del 3 aprile 1916. Ricordo che questa sentenza è un'espressione del Magistero della Chiesa, il quale si evolve in maniera omogenea e non discontinua o dialettica. Pertanto si evolve senza mai rinnegare le affermazioni precedenti. D'altra parte non si tratta di una determinazione della disciplina della Chiesa, ma della legge di Dio. E questa legge evidentemente non cambia. La Sacra Penitenzieria si pone una duplice domanda. La prima riguarda la colpa di Onan, in altri termini il coito interrotto. Quest'azione è sempre peccaminosa perché altera in maniera palese il disegno di Dio sulla sessualità. Ma la Sacra Penitenzieria si poneva il caso di una donna che fosse costretta dal marito sotto minacce di violenza o addirittura di morte. La Sacra Penitenzieria dice che in questo caso, sebbene non voglia l'azione, tuttavia può permetterla e subirla perché il male di cui viene minacciata non la spinge ad opporsi fino in fondo, anche perché lei inizia l'atto coniugale in una maniera che non è contraria alla legge di Dio e non coopera attivamente all'azione. La seconda domanda riguarda un rapporto coniugale compiuto secondo l'uso dei sodomiti, e cioè degli omosessuali. Qui la risposta è del tutto negativa. La moglie non può permetterla in nessuna maniera perché l'azione - anche da parte sua, e non solo del marito - sarebbe viziata fin dall'inizio. Ecco allora la domanda posta alla Sacra Penitenzieria: "Può una moglie cooperare lecitamente ad una azione del marito che, per darsi al piacere, vuole commettere la colpa di Onan o dei Sodomiti, e, se non obbedisce, la minaccia sotto pena di morte o di gravi molestie?" La prima risposta riguarda la colpa di Onan. "Se il marito nell'uso del matrimonio vuole commettere la colpa di Onan, spargendo cioè il seme al di fuori del vaso naturale, dopo aver iniziato la copula, e minaccia di morte o di gravi molestie la moglie se non si sottomette alla sua perversa volontà, la moglie, secondo l'opinione di provati teologi, può in questo caso congiungersi così con suo marito, dal momento che lei da parte sua dà corso ad una cosa ed azione lecita, mentre permette il peccato del marito per un grave motivo che la scusa, poiché la carità, per la quale sarebbe tenuta ad impedirlo, non obbliga di fronte ad una così grave molestia" Ed ecco la seconda risposta che riguarda il tuo caso: "Ma se il marito vuole commettere con lei la colpa dei Sodomiti, poiché questo coito sodomitico è un atto contro natura da parte di entrambi i coniugi che così sì congiungono e questo, a giudizio di tutti i dottori, è gravemente cattivo, la moglie, per nessun motivo, neppure per evitare la morte, può lecitamente in questo caso compiacere al suo impudico marito" (DS 3634). Devo concludere che il sacerdote al quale ti sei rivolta probabilmente non ha capito oppure è del tutto fuori strada. Non basta che i coniugi siano nell'intimità coniugale perché tutto sia corrispondente al disegno di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma che "i coniugi cristiani non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del vangelo" (Gaudium et spes 50). E "quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale. I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina" (GS 51). Paolo VI nell'enciclica Humanae Vitae insegna che "nel compito di trasmettere la vita i coniugi non sono liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all'intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall'insegnamento costante della Chiesa" (HV 10). Ti ringrazio di avermi dato l'opportunità di presentare ai nostri visitatoti gli insegnamenti della Chiesa su alcune questioni riguardanti l'intimità coniugale. Il senso di tutto è questo: anche nell'intimità coniugale siamo chiamati ad essere santi, e cioè conformi alla luminosità e alla bellezza del disegno di Dio sulla sessualità.
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Fonte: Amici Domenicani, 11 marzo 2015
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OMELIA XXVII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 21,33-43)
Darà in affitto la vigna ad altri contadini
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
Gesù espone la parabola dei perfidi vignaioli negli ultimi giorni della sua vita terrena. Proprio questo discorso provoca la decisione dei suoi nemici di mettere fine alla sua scomoda predicazione e affretta la tragedia del Venerdì Santo. L'evangelista, dopo aver riferito il racconto, annota: I sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Penserà di lì a poco il tradimento di Giuda a togliere le difficoltà e a consentire un arresto indisturbato, nel silenzio appartato del giardino del Getsemani, in un'ora in cui Gesù è senza difesa. Questa parabola elaborata con molta ricchezza di particolari nella sua costruzione letteraria è la più inverosimile del Vangelo. Ma nel significato che racchiude e nella vicenda che evoca è quella che con più precisione di ogni altra delinea secondo verità la storia della salvezza. È inverosimile che il padrone, dopo aver conosciuto per ripetuta esperienza che quei contadini ladri e prepotenti non arretrano neppure di fronte all'omicidio, rischi il suo figlio prediletto (cf. Mc 12,6) e lo mandi da loro solo e senza alcuna protezione. Ed è inverosimile anche il ragionamento di quei malfattori che dicono: Costui è l'erede; uccidiamolo, e avremo noi l'eredità (Mt 21,38). In quale codice è mai stato scritto che l'eredità possa passare agli uccisori dell'erede? Ma ciò che è senza alcuna plausibilità negli elementi del racconto, si è avverato alla lettera nella storia dei rapporti tra Dio e il popolo d'Israele.Israele è come una vigna che ha avuto le cure più attente e premurose da parte del Creatore del mondo. Ma è un amore che non ha ricevuto una corrispondenza adeguata. Il Signore invia ripetutamente dei profeti al suo popolo, perché si ravveda. Ma restano sempre inascoltati, e anzi molti di loro fanno una brutta fine. Allora, come dice san Paolo, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli (Gal 4,4). Noi però sappiamo come sono andate le cose: Presolo, lo cacciarono fuori della vigna (fuori della sua eredità) e l'uccisero (Mt 21,39). Il Signore Gesù viene infatti arrestato e crocifisso fuori della porta di Gerusalemme, che era la sua città, la santa città di Davide. Ma proprio in virtù di quell'immolazione e di quel sangue sparso, la redenzione, la liberazione dal peccato e dalla morte, il rinnovamento totale degli uomini e delle cose, raggiungerà tutti e assicurerà a tutti la possibilità di salvezza. Anche dall'odio e dalla ribellione Dio ha ricavato la vittoria dell'amore. Siamo posti di fronte a un grande mistero; anzi a due. C'è il mistero inaudito e sorprendente di un Dio che, non avendo nessun bisogno di noi, cerca l'affetto del nostro cuore e vuol portarci alla comunione con la sua stessa gioia. E c'è l'enigma indecifrabile dell'uomo che avendo bisogno di tutto e non sapendo da solo proteggersi dalla tirannia del male e dai colpi della sventura si ostina a eludere il Dio che lo insegue, si rinchiude e si rende impenetrabile alla luce dall'alto, pare che voglia difendere la sua miseria dalla generosità di colui che può e vuole dargli la felicità vera e la vita senza fine. Qui c'è in sintesi tutto il dramma dell'umanità, tutto il nostro dramma. Il Signore ci conceda di arrenderci finalmente al suo amore, perché il suo sacrificio non vada per noi perduto.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire". Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno A (€ 12), clicca qui! Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
ALTRA OMELIA XXVII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (21,33-43) da Il settimanale di Padre Pio Clicca qui!
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