BastaBugie n�842 del 11 ottobre 2023

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1 ALL'ONU, NEI MASS MEDIA E IN VATICANO REGNA IL CATASTROFISMO ANTISCIENTIFICO SUL CLIMA
Nonostante 1.600 scienziati, di cui due premi Nobel, lo neghino, i grandi della terra spingono sul cambiamento climatico come colpa dell'uomo... e con la Laudate Deum il Papa ''dogmatizza'' le incertezze della scienza (VIDEO: No, non ce la beviamo)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IN OCCIDENTE GLI ISLAMICI FESTEGGIANO LE MILLE VITTIME DEGLI ATTACCHI DI HAMAS IN ISRAELE
Musulmani col passaporto europeo e americano dimostrano il fallimento del multiculturalismo... che in realtà è una bomba ad orologeria (breve excursus storico sulle origini di Hamas e dei Fratelli Musulmani)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
3 SAN MICHELE E' L'ARCANGELO DEL PURGATORIO
Il Principe della milizia celeste è incaricato di consolare le anime del Purgatorio: le assiste e le soccorre, procurando loro molti sollievi nelle pene
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
4 IL NOBEL PER LA MEDICINA VA AI DUE RICERCATORI DEL VACCINO ANTICOVID
E intanto Bassetti dichiara che non vaccinerà i figli e la moglie con la nuova dose, ma non spiega perché: mica avrà paura degli effetti avversi? (VIDEO IRONICO: I ridicoli virologi cantano Jingle Bells)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA TRAGEDIA DEL PRIMO POPOLO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO NON INTERESSA A NESSUNO
La fuga degli armeni dal Nagorno Karabakh occupato dai musulmani dell'Azerbaigian: lasciano decine di monasteri medievali, antichi cimiteri, vestigia di mille anni di civiltà armena e cristiana
Autore: Diego Torre - Fonte: I Tre Sentieri
6 E' GIUSTO PREGARE PER MATTEO MESSINA DENARO?
A tre suore benedettine è stato vietato di pregare sulla salma del boss di mafia morto senza sacramenti... eppure il vangelo e i santi hanno fatto diversamente
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro
7 SE HANNO RAGIONE I LEFEBVRIANI, LE PORTE DEGLI INFERI HANNO PREVALSO
L'irregolarità canonica dei sacerdoti di Ecône non è questione solo disciplinare, bensì anche dottrinale
Autore: Alfredo Maria Morselli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA XXVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 22,1-14)
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - ALL'ONU, NEI MASS MEDIA E IN VATICANO REGNA IL CATASTROFISMO ANTISCIENTIFICO SUL CLIMA
Nonostante 1.600 scienziati, di cui due premi Nobel, lo neghino, i grandi della terra spingono sul cambiamento climatico come colpa dell'uomo... e con la Laudate Deum il Papa ''dogmatizza'' le incertezze della scienza (VIDEO: No, non ce la beviamo)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 ottobre 2023

Le morti legate al clima sono diminuite del 99% negli ultimi cento anni; diminuiti pure gli incendi e uragani causati dal clima. Ma il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel suo discorso di apertura al Climate Ambition Summit di New York, un evento di due giorni a cui hanno partecipato le élite mondiali, ha dichiarato che «l'umanità ha aperto le porte dell'inferno».
Scienziati allarmisti hanno fatto previsioni climatiche catastrofiche che negli ultimi decenni, su modelli imprecisi e politicamente indirizzati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), facente capo all'Onu, sono state costantemente smentite. Tuttavia, invece di aprirsi al confronto scientifico con più di 1600 scienziati, di cui due premi Nobel, che negano l'allarmismo climatico e denunciano la palese politicizzazione e il prossimo impoverimento di miliardi di persone causato dalle speculazioni che lobby e plutocrati stanno facendo sul clima, Guterres ha detto che «il caldo orrendo sta avendo effetti terribili. Agricoltori sconvolti che vedono i raccolti portati via dalle inondazioni, temperature soffocanti che generano malattie e migliaia di persone che fuggono spaventate dall'infuriare di incendi storici», attribuendo la colpa ai combustibili fossili.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non è stato da meno, chiedendo un aumento degli investimenti pubblici e privati in soluzioni energetiche verdi per contribuire a «rendere il mondo a prova di clima», aggiungendo che la sua amministrazione «ha trattato questa crisi come una minaccia esistenziale dal momento in cui ci siamo insediati, non solo per noi ma per tutta l'umanità». Al summit era invitata anche Jacinda Ardern, per la quale, ora che si è convertita alla cultura woke e globalista, la libera discussione nelle reti è diventata la peggiore minaccia per la lotta ai cambiamenti climatici e, di conseguenza, il maggior pericolo per l'establishment internazionale che aspira a governarci. La Ardern ha sottolineato che la libertà di parola è un'arma da guerra virtuale e «non possiamo permettere che la libertà di parola ostacoli la lotta contro "minacce" come il cambiamento climatico». Non si può vincere la guerra al cambiamento climatico se la gente non crede alla versione apocalittica del problema: l'unica soluzione è mettere a tacere chi ha obiezioni o argomenti scientifici contrari.

IL PROFESSOR JOHN CLAUSER
È stato così, infatti, per il premio Nobel 2022 per la Fisica, il professor John Clauser, a cui è stato ritirato l'invito al seminario del Fondo Monetario Internazionale sui cambiamenti climatici, per le sue posizioni scientificamente fondate e perciò scettiche sul catastrofismo della propaganda occidentale. Della libertà di parola, della libertà di ricerca e del confronto scientifico l'Onu e il suo segretario generale paiono non preoccuparsi troppo; del resto, la stessa censura ferrea aveva colpito centinaia di milioni di persone durante i lockdown e le restrizioni giustificate con il pretesto del Covid.
Però è necessario segnalare un salto di qualità nelle bugie propagandate nelle ultime settimane dai mass media mondiali, inclusi quelli pubblici e privati italiani. Tre fatti emblematici di una propaganda sempre costretta a mentire.
Primo: il tasso di incendi boschivi è diminuito dal 2001 in tutto il mondo. La narrazione sugli incendi disastrosi dovuti ai cambiamenti climatici, mentre erano causati principalmente da delinquenti incendiari o dall'incuria, ci è stata data come quotidiano companatico per tutti i mesi estivi, dagli incendi in Canada ai fumi che invadevano le città americane. Nelle scorse settimane, a tale proposito, sia Biden che Trudeau non avevano perso tempo nell'invitare i cittadini a riflettere sugli «impatti del cambiamento climatico» e a denunciare come «anno dopo anno, con il cambiamento climatico, assistiamo a incendi selvaggi sempre più intensi». Tutto ciò che ci hanno detto è palesemente falso. In realtà, i dati raccolti dal Wall Street Journal dimostrano che gli incendi delle foreste avvengono ad un ritmo sempre più basso e con minori estensioni negli ultimi decenni.

GLI URAGANI SONO MENO FREQUENTI, NONOSTANTE GRETA THUNBERG
Secondo: gli uragani stanno diventando sempre meno frequenti. Tutti ricordiamo i preparativi per l'avvento degli uragani estivi in Florida e le critiche di noncuranza e scetticismo climatico verso il governatore Ron DeSantis, un repubblicano impegnato anche nelle primarie del suo partito. Le accuse pubblicate dal New York Times, poi amplificate a dismisura, rimproveravano al governatore della Florida di non credere agli «scienziati che affermano che gli uragani che colpiscono il suo Stato sono intensificati dal riscaldamento globale causato dall'uomo». Ovviamente chi fossero questi scienziati interpellati dal New York Times non è dato sapere. Al contrario, il numero di uragani in Florida e complessivamente nel mondo, lo dimostrano i dati esposti al seminario internazionale tenutosi a Glasgow l'inverno scorso, è diminuito significativamente nell'ultimo secolo.
Che ne è però delle decine di migliaia di morti causati dai cambiamenti climatici? Anche questa narrazione, così in voga tra i protagonisti della novella, siano essi grandi ufficiali del Palazzo di Vetro o burocrati occupanti il Palazzo Berlaymont (sede della Commissione europea) o inquilini temporanei del Vaticano, è falsa.
Terzo. Nonostante l'oracolo dei cambiamenti climatici e della "Madre Terra", l'attivista Greta Thunberg, avesse twittato nel 2018, poi cancellato maldestramente quest'anno, che «il cambiamento climatico spazzerà via l'intera umanità» entro i prossimi cinque anni (dunque, entro il 2023), nell'anno in corso non si ha notizia dell'ecatombe globale tanto minacciata. Anzi, il dato più importante da tenere a mente è questo: le morti legate al clima sono diminuite del 99% in tutto il mondo negli ultimi cento anni, grazie alla diffusione dei combustibili fossili, della libertà del mercato e d'impresa e della genialità innovativa umana. Tre fatti emblematici su cui anche all'Onu dovrebbero riflettere.

Nota di BastaBugie: Eugenio Capozzi nell'articolo seguente dal titolo "Laudate Deum o laudate Gaia? La resa della Chiesa ai verdi" spiega perché la Chiesa ha imboccato la pericolosa strada verso l'ideologia ecologista. Una strada che può portare a conseguenze devastanti sulla stessa ragion d'essere della Chiesa.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 ottobre 2023:

L'esortazione apostolica Laudate Deum, dedicata alla "crisi climatica", con la quale significativamente papa Francesco ha voluto aprire il "Sinodo sulla sinodalità" di Roma, non si limita a inserirsi nella già consolidata scia dell'ubriacatura della Chiesa cattolica per l'ideologia ambientalista millenarista e i suoi dogmi sul "cambiamento climatico" antropocentrico, ma rappresenta lo spartiacque attraverso il quale il cattolicesimo viene trascinato in un territorio che con l'umanesimo cristiano è di fatto incompatibile, estremizzando una tendenza già manifestatasi con l'enciclica Laudato sì e in molti altri pronunciamenti pontifici.
Si tratta di un documento molto pericoloso, sia nel metodo che nel merito delle sue argomentazioni. Per quanto riguarda il primo aspetto, esso concentra la sua attenzione su temi esclusivamente politici, economici e scientifico-tecnologici, invocando il perseguimento di un obiettivo pratico e specifico, e dando così l'impressione di mettere da parte quello che sarebbe il compito fondamentale della Chiesa: la predicazione del kérigma, del messaggio di salvezza per tutti gli uomini che guarda alla vita sub specie aeternitatis e trascende ogni singolo tema del dibattito pubblico nella dimensione della storia, pur non disinteressandosi certo a esso.
Inoltre, nell'allocuzione il pontefice pretende di presentare argomentazioni irrefutabili in campo scientifico e tecnico senza averne alcuna autorità, e citando a supporto di esse fonti dichiarate affidabili su una base del tutto acritica, come quelle degli scienziati facenti capo al panel Ipcc dell'Onu (la cui stessa esistenza dipende da un'assunzione politica, quella dell'emergenza climatica, e non da un libero percorso di ricerca della verità), mentre ne rifiuta altrettanto aprioristicamente e acriticamente altre, cioè tutte quelle critiche rispetto alla tesi del cambiamento climatico di origine antropica.
Per quanto riguarda poi il merito, la Laudate Deum presenta una imbarazzante serie di asserzioni una più infondata e contraddittoria dell'altra. Si dichiara innanzitutto come fosse un dato acclarato, senza sentire il bisogno di citare alcuna fonte a supporto, che "il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura", e che il cambiamento climatico produrrà un impatto sociale ed economico drammatico in tutto il mondo, i cui segni "sono lì, sempre più evidenti", fondandosi su una constatazione empirica che si considera automaticamente e universalmente condivisa, e mettendo nello stesso fascio il fantomatico cambiamento climatico con i ben più concreti e reali problemi legati all'inquinamento.
Si cerca poi di confutare i critici della teoria del cambiamento climatico antropico affermando che la stragrande maggioranza degli scienziati lo sostiene: dato assolutamente inventato, ricavato come è noto da una interpretazione statistica errata di un saggio di un decennio fa; e che comunque, quand'anche fosse vero, non dimostrerebbe certo che la maggioranza ha ragione, ma imporrebbe semmai una disamina attenta delle tesi degli uni e degli altri.
Si sostiene, ancora, che la differenza tra le oscillazioni della temperatura globale succedutesi in altre epoche e il processo oggi supposto in atto consisterebbe nella molto maggiore velocità di quest'ultimo: affermazione smentita dalle rilevazioni degli ultimi decenni, che hanno visto alternarsi periodi di crescita della temperatura ad altri di stasi, e dalla storia che presenta negli ultimi secoli periodi di variazioni termiche anche più repentine.
Infine e soprattutto, sulla base di queste affermazioni apodittiche ed errate, si chiede, in occasione della prossima COP28 di Dubai, che vengano istituite "forme vincolanti di transizione energetica che abbiano tre caratteristiche: che siano efficienti, che siano vincolanti e facilmente monitorabili". Si invoca, cioè, un accentramento delle decisioni politiche a livello sovranazionale che imponga una drastica accelerazione nei provvedimenti volti a ridurre le emissioni di anidride carbonica, nella convinzione che essi produrranno una diminuzione anche parziale della temperatura globale, e norme rigide che scavalchino i processi democratici di decisione stabiliti nelle singole nazioni in nome di un "supergoverno" globale su basi scientifiche e tecniche. Richiesta che è esattamente l'opposto della prevalenza dell'uomo sulla tecnocrazia che si dichiara essere il principio fondamentale di ispirazione della visione politica alla base dell'esortazione. Ed è in flagrante contraddizione con il multilateralismo che, in presenza di un mondo strutturalmente multipolare, si indica qualche pagina prima come necessaria stella polare delle relazioni internazionali.
In tale prospettiva, il papa arriva persino a giustificare gli atti provocatori dei movimenti ambientalisti radicali, in quanto essi "occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta ad ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli"; dunque come modo, in mancanza di azioni efficaci dei governi, per risvegliare le opinioni pubbliche e le classi politiche.
Siamo di fronte, evidentemente, a una distorsione profonda di quella che dovrebbe essere la visione del mondo e dei problemi sociali e politici proposta dalla Chiesa cattolica, a partire dalla formulazione della sua dottrina sociale.
Di fronte alla secolarizzazione e al relativismo radicale dilaganti in tutto l'Occidente, che fino a qualche secolo o a qualche decennio fa era ancora la "cristianità", la Chiesa di papa Bergoglio sceglie non di cementare e ravvivare il proprio fondamento trascendente, ma al contrario di votarsi a un'idea puramente immanente di salvezza, trasformando la dottrina della cura per il Creato nell'adesione passiva a una delle più autoritarie ideologie nate dal relativismo secolare: quell'ambientalismo apocalittico e millenaristico che imputa all'egoismo e all'avidità dell'uomo una trasformazione catastrofica della natura che porterà alla propria estinzione, ed esige da lui di riparare a questo "peccato" attraverso espiazione e mortificazione nel suo stile di vita.
Dopo le seduzioni della "teologia della liberazione" negli scorsi decenni, per fortuna contenute e respinte sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il cattolicesimo è piombato insomma, con l'ecologismo cieco ed estremista della Laudate Deum, in una vera e propria "teologia delle emissioni". Una strada che, se ancora perseguita senza correzioni, può portare a conseguenze devastanti sulla stessa ragion d'essere della Chiesa.

VIDEO: NO, NON CE LA BEVIAMO
Nel seguente video dal titolo "Ebollizione globale?" (durata: 16 minuti) Maurizio Milano si chiede se il mondo stia forse per finire, come sembrerebbe paventare la visione apocalittica portata avanti da Onu, Amministrazione Biden, Commissione Europea, World Economic Forum e movimenti ecologisti. La risposta è "No, non ce la beviamo". Il cattolico non si inginocchia di fronte alla dea Gaia, beffardo idolo neopagano dell'ideologia climatista, funzionale all'attuazione di un Reset completo del sistema economico, sociale e politico, nella prospettiva di una governance globale che mira a un socialismo verde. La vera ecologia dev'essere integrale, a partire dal rispetto per la natura umana, la vita, la famiglia. Partendo dal bene possibile e secondo una logica sussidiaria.


https://www.youtube.com/watch?v=ksyPfsH6XGc

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 ottobre 2023

2 - IN OCCIDENTE GLI ISLAMICI FESTEGGIANO LE MILLE VITTIME DEGLI ATTACCHI DI HAMAS IN ISRAELE
Musulmani col passaporto europeo e americano dimostrano il fallimento del multiculturalismo... che in realtà è una bomba ad orologeria (breve excursus storico sulle origini di Hamas e dei Fratelli Musulmani)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 10 ottobre 2023

La guerra che infuria in Israele e a Gaza - con centinaia di vittime, feriti e ostaggi - è un orrore difficile da commentare; eppure offre spunti per riflessioni che non possono in alcun modo essere trascurate; anche perché si basano su fatti concreti. Un primo aspetto, già considerato ieri dal Timone, è quello del clamoroso e macroscopico fallimento dell'intelligence di Israele e Usa; un fallimento che pare inspiegabile, dato che, per le sue caratteristiche, l'operazione Tempesta deve necessariamente essere stata preparata per mesi - e proprio non si può pensare che a Gaza non vi siano uomini di Tel Aviv.
Un secondo aspetto che deve far pensare - e che riguarda però stavolta non Israele né la Palestina, bensì l'Occidente - sono le numerosissime reazioni di giubilo e non solo, da parte di vari esponenti del mondo islamico, alla notizia dell'attacco di Hamas. Basti vedere cos'è accaduto all'High-Deck-Siedlung, area multiculturale che si trova nel quartiere Neukölln di Berlino: dei manifestati pro Palestina sono scesi in piazza per festeggiare i massacri di Hamas distribuendo dolci ai passanti e ci sono stati attacchi alla polizia, che hanno provocato il ferimento di due agenti e l'arresto di 40 persone.
Attenzione a pensare che si tratti di un fenomeno solo tedesco. Anche in tutto il Regno Unito - a Londra, Manchester e Brighton - folle pro-Hamas si sono radunate per celebrare l'assalto ai danni di Israele. Scene simili si sono verificate anche in Svezia. Sabato scorso a Malmö, una città in cui il 37% della popolazione ha origini straniere, una carovana di palestinesi e altri migranti ha letteralmente invaso le strade; complessivamente, alla manifestazione hanno preso parte circa 200 autovetture, con musica araba e bandiere svolazzanti dai finestrini, quasi ci fosse da festeggiare un successo calcistico.
Anche in Olanda ci sono state manifestazioni e i sindaci di Rotterdam e l'Aia si sono rifiutati di esporre la bandiera d'Israele. Scene surreali si son viste pure negli Stati Uniti e in Canada; significativo in particolare cosa è accaduto in Ontario, dove uomini a bordo di veicoli sono stati ripresi mentre celebravano gli attacchi nel parcheggio di un centro commerciale. Ora, si potrebbe continuare ancora a lungo enumerando avvenimenti che hanno dello sconvolgente, ma forse meglio fermarsi perché essi già mettono ben in luce - davanti ad una guerra che ieri ha superato la quota di 1.000 vittime - le basi civili inesistenti su cui poggia l'osannato modello sociale multiculturale, che ricorda tanto una bomba ad orologeria.
Per carità, è vero che simili surreali festeggiamenti non costituiscono una novità assoluta. Basti vedere quanto accaduto nel 2015 in Siria, dove jihadisti dell'allora sedicente Stato islamico festeggiarono gli attentati di Parigi distribuendo caramelle alla gente in strada. Ma un conto - ecco la differenza - è che ciò sia avvenuto ieri, in Libia, per mano di militanti dell'Isis; un altro, ben più sconvolgente, è apprendere come le medesime scene si ripetano oggi nel cuore dell'Occidente, per mano di soggetti col passaporto europeo o americano. È un fortissimo campanello d'allarme. La domanda però è: quanti sapranno, in particolare nel mondo della politica e delle istituzioni, riconoscerlo come tale? Alla fine, la questione vera è tristemente questa.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Hamas, braccio palestinese dei Fratelli Musulmani" parla della matrice ideologica fondamentalista islamica del movimento armato palestinese che controlla Gaza. Un breve excursus storico sulle sue origini e progetti per il futuro.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 ottobre 2023:

La guerra improvvisamente scatenata da Hamas contro Israele, inizia esattamente cinquant'anni dopo l'attacco arabo dello Yom Kippur, del 6 ottobre 1973. L'aggressione in un Paese addormentato in un sabato di festa, il fallimento dei servizi segreti, le gravi perdite degli israeliani, l'inaspettata preparazione dei suoi nemici la ricordano. Ma i paralleli finiscono qui. Perché quello a cui assistiamo, negli ultimi due giorni, non è un conflitto convenzionale fra eserciti regolari. È un'operazione a cavallo fra un'offensiva militare e un'azione terroristica, una "scorreria" tipica dei popoli del deserto e riportata in vita nei tempi moderni.
Abbiamo visto scenari simili anche a Mumbai nel 2008 e più vicino a noi, nel tempo e nello spazio, anche a Parigi nel 2015. Gli attaccanti agiscono in piccole cellule fra loro coordinate, appoggiate da unità già all'interno del territorio nemico, colpiscono obiettivi civili indifesi, uccidono indiscriminatamente, catturano ostaggi (il loro vero "bottino"). Le massicce salve di razzi, la caratteristica di tutti i precedenti attacchi di Hamas, stavolta sono servite solo come diversivo. L'operazione vera e propria è avvenuta con l'infiltrazione di gruppi di terroristi nei centri abitati, compresa la città di Sderot.
L'aspetto più atroce di questo tipo di azioni, oltre al trauma di chi le subisce in prima persona, è l'ostentazione della crudeltà. Le immagini dei civili uccisi, dei feriti, del sangue, dei cadaveri portati a Gaza come trofei, delle case penetrate e devastate, diventano "virali" sono fatte circolare in rete, sono montate ad arte, anche con la musica in certi casi. Deve servire per galvanizzare la propria base ideologica e al tempo stesso terrorizzare l'avversario. La popolazione colpita, soprattutto, sente di poter fare una fine atroce anche restando in casa propria e perde ogni senso di sicurezza.
Al Qaeda e poi l'Isis, ci avevano abituati a questo tipo di spettacolo crudele, prima di sparire dai nostri radar. Hamas coglie alla sprovvista il pubblico occidentale più distratto, perché nessuno associava il partito islamista palestinese, padrone incontrastato di Gaza dal 2007, alla violenza tipica dei jihadisti. Ma la matrice ideologica di Hamas è la stessa di quella di Al Qaeda e dunque anche dell'Isis, scheggia impazzita del movimento di Al Zawahiri e Bin Laden. La matrice comune è quella dei Fratelli Musulmani (di cui l'ideologo Al Zawahiri era un esponente). E l'ideologia jihadista, anche quella di Hamas, non solo giustifica ma addirittura richiede l'uccisione dei civili nemici di religione. Colpisce gli ebrei in quanto tali, senza distinguere fra militari e non.
Che Hamas sia il braccio palestinese dei Fratelli Musulmani è specificato nel suo stesso statuto del 1988. Nell'articolo 2 leggiamo: "Il Movimento di Resistenza Islamico è una delle branche dei Fratelli Musulmani in Palestina. Il movimento dei Fratelli Musulmani è un'organizzazione mondiale, uno dei più grandi movimenti islamici dell'era moderna. È caratterizzato dalla profonda comprensione, da nozioni precise, e da una totale padronanza di tutti i concetti islamici in tutti i settori della vita: nelle visioni e nelle credenze, in politica e in economia, nell'educazione e nella società, nel diritto e nella legge, nell'apologetica e nella dottrina, nella comunicazione e nell'arte, nelle cose visibili e in quelle invisibili, e comunque in ogni altra sfera della vita".
Nel suo preambolo è contenuta una citazione di Hassan al Banna, fondatore egiziano della Fratellanza: "Israele sarà stabilito, e rimarrà in esistenza finché l'islam non lo ponga nel nulla, così come ha posto nel nulla altri che furono prima di lui". Oltre a questo invito a distruggere lo Stato israeliano, troviamo nello stesso statuto anche quello a uccidere gli ebrei. L'articolo 7, sulla Universalità del Movimento di Resistenza Islamico, è diventato tristemente celebre: "... il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta - le preghiere e la pace di Allah siano con Lui - dichiarò: ‘L'Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l'albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c'è un ebreo nascosto dietro di me - vieni e uccidilo'".
Formatosi nella Prima Intifadah, anche come opposizione interna alla leadership di Arafat, Hamas si è distinto per le sue azioni terroristiche negli anni Novanta, quando si opponeva al processo di pace iniziato con gli accordi di Oslo del 1993. Infatti, Hamas non ha mai accettato alcun piano di pace, né alcuna proposta di partizione per due popoli in due Stati, perché ritiene la Palestina indivisibile per diritto divino: "Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell'islam fino al giorno della resurrezione - leggiamo ancora nello statuto, articolo 11 - Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell'islam sino al giorno del giudizio".
Proprio per la sua intransigenza, Hamas è cresciuto nel corso della Seconda Intifadah (2000-2005) con azioni di terrorismo suicida e soprattutto numerosi attacchi con razzi e mortai contro gli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza. Quando il premier Ariel Sharon decise il ritiro unilaterale di tutti gli ebrei dalla Striscia, Hamas divenne la forza dominante nella regione. Nel 2006, con una prima incursione in territorio israeliano, rapì il caporale Gilad Shalit, rilasciato solo dopo cinque anni di negoziati in cambio di un migliaio di prigionieri. Sempre nel 2006 iniziò una vera e propria guerra civile palestinese, con l'insurrezione di Hamas contro il regime di Abu Mazen, successore di Arafat, retto dal partito "laico" Fatah. Hamas aveva vinto le elezioni, ottenendo la maggioranza assoluta nel territorio di Gaza. Ma Fatah non accettò mai l'esito e dopo un anno di falliti tentativi di compromesso per la spartizione del potere, scoppiò una guerra interna che provocò circa 600 morti. Nel 2007 il conflitto venne vinto da Hamas con la presa del potere a Gaza. Dai tempi del rapimento di Shalit e ancor più dopo la presa del potere di Hamas, la città e il territorio della Striscia sono sottoposti a embargo da Israele. Hamas lo ha trasformato in un emirato islamico sotto il proprio controllo assoluto.
La sopravvivenza di questo emirato, nonostante l'embargo, dipende da appoggi internazionali che sono cambiati nel tempo. Essendo parte dei Fratelli Musulmani, anche Hamas ha ricevuto aiuti da Turchia (celebre il caso della nave Mavi Marmara che provò a violare il blocco nel 2010), Qatar e dalla rete delle moschee legate al movimento in tutto il mondo, ma al tempo stesso anche da Assad in Siria, per comune inimicizia contro Israele. Nel 2011, con l'arrivo al potere del presidente Morsi, in Egitto, il movimento palestinese ebbe una sponda importante nel Cairo, almeno fino al golpe di Al Sisi, nel 2013. Il nuovo alleato è comunque sempre più l'Iran. Una stima di intelligence degli aiuti forniti da Teheran parla di 6 milioni di dollari al mese, cresciuti a 30 milioni al mese negli ultimi anni. I razzi di ultima generazione, soprattutto quelli a lungo raggio, sono tutti di fabbricazione iraniana. E probabilmente iraniani sono anche i consiglieri militari che hanno addestrato i gruppi di fuoco di Hamas per questa ultima grande incursione. L'Iran è una repubblica rivoluzionaria sciita. Hamas, come tutti i Fratelli Musulmani, è sunnita. Ma per l'odio contro Israele si può chiudere un occhio.

Fonte: Sito del Timone, 10 ottobre 2023

3 - SAN MICHELE E' L'ARCANGELO DEL PURGATORIO
Il Principe della milizia celeste è incaricato di consolare le anime del Purgatorio: le assiste e le soccorre, procurando loro molti sollievi nelle pene
Fonte Il Settimanale di Padre Pio, n.44 (2017)

L'arcangelo san Michele è considerato dai cristiani il più potente difensore del popolo di Dio. Nell'iconografia, sia orientale che occidentale, san Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o lancia nella mano e sotto i suoi piedi il dragone-satana, sconfitto nella battaglia. I credenti da secoli si affidano alla sua protezione qui sulla terra, ma anche particolarmente nel momento del giudizio, come recita un'antica invocazione: "San Michele arcangelo, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel terribile giorno del giudizio."
L'Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al Cielo. Questa funzione di san Michele è evidenziata nella Liturgia romana in particolare nella preghiera all'Offertorio della Messa dei defunti: "Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell'inferno! San Michele, che porta i tuoi santi segni, le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza."
Egli compie dunque l'onorevole ufficio di presentare a Gesù Cristo, nostro giudice, le anime che muoiono in grazia di Dio. La Santa Chiesa prega anche san Michele, a nome di tutti i fedeli, di difenderci al momento della morte contro i demoni; di farci trionfare dei loro assalti e di custodirci contro ogni pericolo di perdizione. Questo ufficio attribuito a san Michele di proteggere i moribondi è un privilegio secolare e riconosciuto da tutti. San Tommaso, san Bellarmino, Suarez e sant'Alfonso de' Liguori dichiarano che san Michele ha dato a Dio il compito di presiedere alla morte dei cristiani; che egli libera i suoi devoti dalle astuzie del demonio e dona loro la pace e la gloria eterna. Tale è dunque il pensiero della Chiesa.
La Tradizione attribuisce a san Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Perciò in alcune rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, l'Arcangelo porta in mano una bilancia. Felice dunque colui che ogni giorno avrà pregato san Michele. Nella sua ultima ora, quando dovrà vincere il supremo combattimento che decide per l'eternità, il potente Arcangelo l'assisterà. Esso stesso dichiarò che Satana non avrebbe avuto nessun potere sopra i suoi servi e i suoi protetti.
Il fatto che la Chiesa lo preghi per i defunti, indica, secondo l'osservazione del Bossuet, la sua fede circa il ruolo di san Michele nei riguardi delle anime del Purgatorio. Nelle loro sofferenze purificatrici, queste anime hanno bisogno di consolazione. San Michele vi si impegna in modo particolare, egli è l'Arcangelo del Purgatorio. Il Principe della milizia celeste, dice sant'Anselmo, è onnipotente in Purgatorio, egli può dare sollievo alle anime che la giustizia e la santità dell'Altissimo trattengono in quella dimensione dell'aldilà. E' incontestabilmente riconosciuto fin dalla fondazione del Cristianesimo, diceva il cardinale san Roberto Bellarmino, che le anime dei defunti sono liberate dal Purgatorio per l'intercessione ed il ministero dell'arcangelo san Michele. Aggiungiamo a questo autorevole teologo anche l'opinione di sant'Alfonso: "San Michele - egli dice - è incaricato di consolare le anime del Purgatorio. Egli non cessa di assisterle e di soccorrerle, procurando loro molti sollievi nelle loro pene".
Se dunque noi amiamo i nostri defunti, a loro intenzione dobbiamo pregare san Michele.

Nota di BastaBugie: per approfondire come possiamo aiutare i nostri defunti che sono in purgatorio si può leggere il seguente articolo.

L'ESISTENZA DEL PURGATORIO E L'IMPORTANZA DELLE PREGHIERE PER I DEFUNTI
E' molto bello ed utile lucrare per i nostri cari defunti l'indulgenza plenaria (anche quest'anno le indulgenze sono prorogate per tutto il mese di novembre)
di Don Stefano Bimbi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6771

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, n.44 (2017)

4 - IL NOBEL PER LA MEDICINA VA AI DUE RICERCATORI DEL VACCINO ANTICOVID
E intanto Bassetti dichiara che non vaccinerà i figli e la moglie con la nuova dose, ma non spiega perché: mica avrà paura degli effetti avversi? (VIDEO IRONICO: I ridicoli virologi cantano Jingle Bells)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 ottobre 2023

Il Premio Nobel per la Medicina 2023 è stato assegnato a due ricercatori, Katalin Karikó e Drew Weissman, per il loro ruolo fondamentale nello sviluppo dei i vaccini mRNA contro il Covid.
Il premio verrà assegnato tra due mesi, il 10 dicembre a Oslo, ma nel frattempo la notizia sta facendo il giro del mondo, e ovviamente questa scelta rappresenta una sorta di consacrazione di un determinato tipo di metodologia per realizzare i vaccini contro il Covid, che non è stato certo l'unico, ma che è quello che è stato scelto da molti Paesi, tra cui l'Italia, come opzione principale. Ci sono al mondo Paesi come l'India che deliberatamente non hanno scelto i vaccini a mRNA, ma secondo una certa informazione questi sono i vaccini per eccellenza, quelli che- secondo la stampa ufficiale, «stanno salvando centinaia di milioni di persone nel mondo».  
Cominciano inoltre a circolare i profili biografici di questi due ricercatori: Weissman è nato nel 1959 negli Stati Uniti, è medico e nel 1997 ha fondato un gruppo di ricerca presso la Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania ed è attualmente direttore del Penn Institute for Rna Innovations. La biochimica ungherese Katalin Karikó, 66 anni, vicepresidente di BioNTech, l'azienda che ha collaborato con la Pfizer a realizzare il vaccino anti Covid più celebre, è celebrata dalla stampa come «la pioniera dei vaccini basati sulla molecola dell'Rna».

FILANTROPI E BENEFATTORI DELL'UMANITÀ?
Potremmo quindi dire che questo Premio Nobel è un esplicito riconoscimento dato alla tecnica a mRNA per la realizzazione dei vaccini. Una decisione che potrebbe avere conseguenze sulla futura scelta di sviluppare altri vaccini, se non tutti i vaccini, con questa metodologia, a dispetto delle altre tipologie tradizionali di preparazione di vaccini. Mentre l'informazione mainstream dalla fine del 2020 in poi ha descritto la corsa al vaccino per il Covid come una competizione tra filantropi e benefattori dell'umanità per realizzare quanto prima il siero che avrebbe magicamente sconfitto il Covid, si è in realtà combattuta una durissima guerra commerciale tra giganti, da cui ne uscì sconfitto il vaccino Astrazeneca, prodotto della collaborazione tra l'Università di Oxford e un gigante farmaceutico svedese.
In questa sfida, almeno sul mercato europeo e nordamericano, hanno non solo vinto due aziende, Pfizer e Moderna, ma anche una visione scientifica, quella che prevede l'uso del mRNA. «Attraverso le loro scoperte rivoluzionarie, i vincitori di quest'anno hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione di come l'mRNA interagisce con il nostro sistema immunitario. Hanno contribuito al tasso senza precedenti di sviluppo dei vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni». Così è stato detto nel corso della conferenza stampa di annuncio, sottolineando che la scoperta dei due scienziati è stata fondamentale non solo per la lotta al virus Sars-Cov2, ma di fatto «ha aperto le porte a tutta una serie di nuove applicazioni per altri vaccini contro il cancro e le malattie cardiovascolari».

LA TRIONFANTE TECNICA A MRNA
La tecnica che si avvale dell'uso di inoculazione di frammenti di mRNA nelle cellule umane, le quali vengono indotte a produrre antigeni di organismi patogeni (come ad esempio la proteina spike virale) oppure antigeni tumorali, che poi stimolano una risposta immunitaria adattativa, è una scoperta fatta da uno scienziato statunitense, Robert Malone, che tuttavia difficilmente potrà essere insignito del Nobel, perché - proprio in quanto "padre" della tecnologia mRNA -, fin dal 2020 mise in guardia dall'utilizzo della stessa per la produzione di farmaci genici cui fu poi attribuito il termine di vaccini. Non fu ascoltato, e il Comirnaty della Pfizer fu il primo farmaco al mondo a mRNA autorizzato in via sperimentale per la vaccinazione umana.
Tra i due scienziati vincitori del Nobel 2023, chi attira il maggior interesse è Katalin Karikó. La sua è la storia raccontata con enfasi retorica di un brillante cervello che nasce in un Paese arretrato e che poi va a trovare fortuna nella terra delle opportunità per eccellenza, gli Stati Uniti. In realtà, la biochimica ungherese andò incontro negli States ad una serie di rifiuti dei propri progetti, fino a quando all'apparire del Covid, Pfizer e Moderna puntarono sulla tecnica a mRNA, vedendo poi approvati i propri progetti dagli enti americano e europeo dei farmaci, arrivando a conquistare, in particolare in Italia, un assoluto duopolio dominante.
Nessuna delle centinaia di progetti di vaccino anti Covid che esistevano nel 2020 è stata portata a termine, anche a motivo delle scelte politiche che non lasciavano alternative a ciò che non era a tecnica mRNA. E ora, con questi Nobel, sembra essere stata indicata una scelta ben precisa, nonostante le tante perplessità che ancora oggi suscitano questi prodotti e i loro possibili effetti collaterali, sui quali lo stesso professor Malone continua a lanciare documentati avvertimenti. E come dice entusiasticamente la stessa ricercatrice ungherese, siamo solo agli inizi delle applicazioni di questa tecnologia.

Nota di BastaBugie:
Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Bassetti fa il no vax con i figli. Ma non ci dice perché" racconta che il professor Bassetti non vaccinerà i figli e la moglie con il nuovo inoculo anti covid e si dice contrario a vaccinare tutta la popolazione, come un banale no vax. Ma siccome non spiega perché, ci viene il dubbio che sia per paura degli effetti avversi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 settembre 2023:

Adesso che Matteo Bassetti ha comunicato urbi et orbi che sua moglie e i suoi figli non faranno il nuovo vaccino anti covid, che succederà? Schiere di giornalisti orfani di uno dei principali araldi del vaccino, a chi si rivolgeranno per convincere gli italiani a porgere il braccio? Il trio delle meraviglie che al jingle di sì-sì-vax-vacciamoci si era coperto di ridicolo pur di condurre alla vaccinazione coatta grandi e piccini, non sa che pesci pigliare: sciogliersi come i Beatles o continuare senza leader, come i Nomadi? In ogni caso Crisanti e Pregliasco sanno che adesso dovranno coprire anche gli spazi lasciati vuoti dal loro compare. Perché, signori, forse non l'avete capito, ma il vostro Bassetti vi ha scaricato, è uscito dal gruppo come Jack Frusciante e adesso dice cose che qualche tempo fa in bocca a un no vax erano bestemmie. Fa da sé, come Riccardo Fogli senza i Pooh, anzi, scioglie proprio il gruppo dei tre virostar canterini come un Tommaso Paradiso qualsiasi o un Max Pezzali.
«Non dobbiamo ricommettere il medesimo errore già commesso due anni fa allargando la vaccinazione a tutti da 0 a 100 anni senza nessuna distinzione. Il vaccino per tutti è un errore, i miei figli non lo faranno. E neanche mia moglie». Questa frase pronunciata anche solo un anno e mezzo fa in bocca a un qualunque medico o scienziato gli sarebbe costata il posto di lavoro, l'espulsione forzata dal consesso civile, l'ostracismo del nome e la pubblica denigrazione.
E invece messa in bocca al brillante infettivologo del San Martino di Genova oggi è parola di vita, autorevole posizione. Strano mondo, davvero.
Dunque, finalmente grazie a Bassetti, scopriamo che ci sono stati degli errori nella campagna vaccinale? E quali sarebbero, di grazia? E quale sarebbe il motivo per non vaccinare moglie e figli con i nuovi vaccini dato che Bassetti è lo stesso che ha spinto e non poco per inoculare bambini e ragazzi senza alcun criterio, con la sola scusa che così sarebbero potuti uscire dalla DaD e riappropriarsi della loro vita sociale? Perché così diceva nel 2021 quando spingeva per gli inoculi: «Non possiamo mantenere ancora i ragazzi in Dad. Hanno bisogno di stare insieme e di socializzare. Devono vaccinarsi».
Convinto a vaccinare tutti, Bassetti lo era anche quando stilava persino un vademecum in forma di decalogo per i più piccini: «I vaccini approvati hanno la funzione di proteggerti dallo sviluppo della polmonite e dalla morte, non dal raffreddore o dall'influenza» e «con il vaccino proteggi te stesso e le persone che hai attorno» secondo la massima forte, ovviamente smentita dalla realtà che il vaccino avrebbe protetto anche gli altri, per una sorta di immunità indotta.
Dunque, adesso, si fa dietrofront. Non serve vaccinare tutti, men che meno i bambini e gli adulti, il nostro professore ora invita all'inoculo soltanto gli over 75 e i fragilissimi, che poi era la raccomandazione che con un po' di razionalità i suoi odiati no vax cercavano di sostenere.
A questo punto, con la campagna vaccinale alle porte sarebbe interessante capire dal professore che cosa è successo nel frattempo. Certo, che il covid non faccia più paura a molti è ormai risaputo e che si possa curare lo sapevamo da tempo ormai, ma allora perché questo principio non valeva prima, negli anni in cui la pandemia imperversava? Dire che il covid non fa più paura perché lo dice Bassetti ha più valore?
D'accordo, ma allora che cosa è cambiato nel frattempo? E perché oggi non farebbe più fare il vaccino ai suoi figli? Se, come ha sempre sostenuto lui non esistono gli effetti avversi o meglio, ne fa più il paracetamolo, e se il vaccino ha protetto tutti dal contagio, perché non approfittarne? Forse perché è inutile? Ma lo decide Bassetti se è inutile? O forse perché qualche effetto avverso forse lo sta mettendo in conto anche lui e forse il gioco non vale la candela?
Sarebbe bene che il professore ci illuminasse perché o il vaccino dato a tutti indiscriminatamente non va bene e allora bisognerebbe ripensare tutte le decisioni assunte irrazionalmente in questi anni oppure si potrebbe essere autorizzati a pensare che anche Bassetti possa aver preso un abbaglio.
Se gli effetti avversi non sono poi così tanto importanti, come più volte ripetuto dal professore, perché impedire che i ragazzi e gli adulti vengano esclusi dalla campagna vaccinale imminente?

VIDEO: I ridicoli virologi cantano Jingle Bells - Non è una parodia, sono loro per davvero!
Ricordate quando Bassetti cantava con i suoi amici per convincerci a correre a farci vaccinare?


https://www.youtube.com/watch?v=fGJ65ZS_JSQ

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 ottobre 2023

5 - LA TRAGEDIA DEL PRIMO POPOLO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO NON INTERESSA A NESSUNO
La fuga degli armeni dal Nagorno Karabakh occupato dai musulmani dell'Azerbaigian: lasciano decine di monasteri medievali, antichi cimiteri, vestigia di mille anni di civiltà armena e cristiana
Autore: Diego Torre - Fonte: I Tre Sentieri, 29 settembre 2023

Nel silenzio del sistema massmediatico si consuma la tragedia di un altro popolo. L'Artsakh (il nome armeno del Nagorno-Karabakh), territorio incluso nel cuore dell'Azerbaigian, paese a maggioranza musulmano, è stato progressivamente strangolato e si è ormai estinto come realtà statuale (e non solo). Era una repubblica autonoma formata da popolazione armena, non riconosciuta dalla stato azero, che ne ha progressivamente chiuso i valichi verso la repubblica di Armenia, lasciando appena una strada di collegamento, il corridoio di Lachin. Nel dicembre 2022 è stato tagliato anche quello, costringendo alla fame gli armeni dell'Artsakh, praticamente circondati. Il 19 settembre un buon cannoneggiamento dell'esercito azero, con tanti morti, ha cancellato la residua volontà di resistenza di questi ultimi. Il risultato di questi giorni è che più della metà dei 120.000 abitanti è fuggito verso la repubblica di Armenia, che dovrà necessariamente accoglierli. Sono lunghissime colonne di macchine con a bordo disperati che hanno perso ogni cosa, attanagliati da fame e paura. I rimanenti seguiranno a breve, ben sapendo cosa viene riservato agli "infedeli" e non fidandosi delle promesse azere di clemenza. I profughi parlano infatti di abusi e uccisioni di civili e danno la motivazione: "ci uccidono perché siamo cristiani". Il Comitato Internazionale della Croce Rossa parla di "tragedia assoluta". Si sta svuotando così un territorio con una pulizia etnica "soft" nell'indifferenza generale.
Fallisce quindi il benevolo protettorato russo verso quel popolo, essendo Putin in ben altre faccende affaccendato, nonostante i suoi 2000 militari presenti quale forza di pace ... che non muovono un dito. L'occidente è voltato dall'altro lato e gli azeri, alleati di Erdogan, da lui sostenuti ed armati, realizzano dopo 30 anni di sforzi il loro piano: cancellare da quelle terre uno stato a prevalenza cristiana, un altro tassello della cristianità.
E le chiese di tutto il mondo? Non pervenute neanche loro. Eppure dovrebbero ricordare il genocidio ottomano degli armeni, compiuto un secolo fa (un milione e mezzo di vittime, sterminate dai turchi deportandole verso il centro dell'Anatolia), come le migliaia di morti degli ultimi 30 anni di aggressioni azere al Nagorno-Karabakh. Ma si sa: i martiri di cui si può parlare sono soltanto quelli graditi al politicamente corretto. E la comunità internazionale? Sostanzialmente tace ma sicuramente ratificherà quanto ottenuto dal regime azero con la forza a dispetto della libertà dei popoli di decidere del loro destino; mica siamo in Ucraina!

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "La fuga degli armeni dal Nagorno Karabakh, tragedia annunciata e ignorata" parla dei 100mila armeni che hanno abbandonato il Nagorno Karabakh appena occupato dall'Azerbaigian: fuggono per il timore (fondato) di una pulizia etnica. Ignavia della comunità internazionale e rischio di guerra allargata.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 ottobre 2023:

Se 100mila profughi vi sembran pochi. Tanti sono gli abitanti del Nagorno Karabakh fuggiti in Armenia dal 21 settembre ad oggi, secondo le stime del governo di Erevan. E si tratta della quasi totalità della popolazione locale che constava, l'estate scorsa, in 120mila anime. La pulizia etnica è stata dunque completata, senza che l'Azerbaigian, conquistatore del territorio, si sia neppure sporcato le mani. Quel che preoccupa, soprattutto gli armeni, è il silenzio assordante con cui, in Europa, è stata accolta la loro tragedia.
Le Nazioni Unite hanno nuovamente mostrato tutta la loro impotenza. All'Onu, una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza si è riunita un giorno dopo che il breve conflitto nel Nagorno Karabakh si era già concluso. Eppure era tutt'altro che una sorpresa. Era dal dicembre del 2022 che l'Azerbaigian aveva imposto un embargo totale sulla regione autonoma a maggioranza armena e, contemporaneamente, si preparava alla ripresa della guerra interrotta nel novembre del 2020. Il blocco del corridoio di Lachin, unica via di approvvigionamento di beni dall'Armenia, era illegale sotto tutti i punti di vista e in violazione degli accordi del 2020. Eppure nessuno, nella comunità internazionale, ha proposto di imporre sanzioni contro l'Azerbaigian per indurlo a cambiare politica. Le mediazioni sono tutte fallite, senza pressioni c'è poco da convincere la controparte.
Non essendo riusciti a prevenire il disastro, cioè l'improvvisa occupazione del Nagorno Karabakh armeno ad opera dell'Azerbaigian, ci si chiede cosa potrebbe fare la comunità internazionale per salvare la popolazione locale dal possibile massacro. E la risposta che gli armeni si sono dati, evidentemente è: niente. Lo dimostra la loro fuga di massa. Lasciano indietro secoli di storia, decine di monasteri medievali, antichi cimiteri, vestigia di mille anni di civiltà armena e cristiana. Quanto verrà risparmiato? Quanto di questo patrimonio sarà distrutto, non appena si spegneranno i riflettori internazionali sul Caucaso?
Le rassicurazioni da parte azera che nulla verrà fatto contro la popolazione, sono talmente poco credibili che le stesse uniformi dei soldati di Baku dicono il contrario: lo storico turco Taner Akcan ha fatto notare come la pezza sulla manica delle uniformi azere sia l'effige di Enver Pasha, la mente del genocidio degli armeni nel 1915. La scritta sulla stessa pezza recita, in turco: "Non scappare, armeno. Morirai semplicemente di stanchezza". Un riferimento macabro alla storia: gran parte delle vittime del genocidio morì di stanchezza e stenti nelle lunghe marce della morte in Anatolia. "È chiaro che nella coscienza del regime azero esiste un legame diretto tra il genocidio del 1915 e le sue azioni – commenta lo storico turco - Non c'è quindi bisogno di fare questo collegamento in seguito. La domanda è: cos'altro produrrà questa mentalità in questa regione?".
La guerra potrebbe addirittura non finire qui. Se l'Azerbaigian, appoggiato dalla Turchia, attaccasse la stessa Armenia? La scrittrice Antonia Arslan, autrice de La masseria delle allodole (il capolavoro sul genocidio degli armeni) avverte che il pericolo è concreto: "il progetto della Turchia e dell'Azerbaigian è di impadronirsi anche dell'Armenia – dichiara la scrittrice - Tanto è vero che a Baku hanno già istituito un ramo del ministero degli Esteri per l'Azerbaigian dell'Ovest, che sarebbe l'Armenia. È un progetto bello chiaro, non lo nascondono". Farebbe parte del disegno politico di lungo termine della Turchia: "Ai turchi interessa tagliare in due l'Armenia e prendere un corridoio di terra che congiunga Ankara con tutte le repubbliche ex sovietiche islamiche dell'Asia centrale. All'Azerbaigian serve la Turchia da cui viene armato, da cui compra i droni prodotti dal genero di Erdogan. Altri ne compra da Israele".
Se per la distrazione internazionale sul Nagorno Karabakh dovesse scoppiare la guerra fra Azerbaigian e Armenia, sarebbe il peggior esempio in decenni di miopia politica. Non si poteva fare altrimenti? Il Nagorno Karabakh non era riconosciuto internazionalmente, per questo è sempre stato conosciuto ufficialmente come entità "separatista", come repubblica "auto-proclamata" dell'Artsakh. Neppure i russi, alleati dell'Armenia e presenti sul territorio con una forza di interposizione, hanno avuto legittimità di intervenire in difesa degli "armeni di montagna". Però era una realtà, era una regione abitata da armeni dalla notte dei tempi e godeva di piena autonomia anche in tempi sovietici. Quando ha avuto possibilità di farlo, la sua popolazione, al momento della dissoluzione sovietica, aveva votato a larghissima maggioranza per l'indipendenza.
Le Nazioni Unite non hanno attribuito importanza al diritto di autodeterminazione, preferendo quello dell'integrità territoriale degli Stati unitari rappresentati nella sua Assemblea Generale. La causa non va ricercata solo nel lavoro di lobby internazionale condotto dall'Azerbaigian, ma di un modo rigido di applicare le regole per cui solo le repubbliche che avevano un diritto costituzionale alla secessione (quelle sovietiche e quelle jugoslave) hanno avuto la possibilità di dichiarare la loro indipendenza, ma non le regioni autonome, neppure se abitate da minoranze perseguitate. Pochissime le eccezioni: il Kosovo è stato riconosciuto in modo atipico, ma solo dopo dieci anni di guerra nei Balcani e di massacri, con la memoria ancora fresca delle fosse comuni in Bosnia. L'altra eccezione recente è il Sud Sudan, ma anche qui solo dopo un genocidio e dopo che il presidente del Sudan, Omar Bashir, è stato incriminato per un altro genocidio dalla Corte Penale Internazionale. Il Sud Sudan, per altro, è uno dei peggiori esempi di indipendenza: tuttora è lacerato da una guerra civile scoppiata appena due anni dopo la sua nascita.
L'Artsakh, con la sua piccola popolazione e le sue istituzioni democratiche, non meritava l'indipendenza? Ignorata, la "repubblica invisibile" è stata cancellata dalla carta geografica.

Fonte: I Tre Sentieri, 29 settembre 2023

6 - E' GIUSTO PREGARE PER MATTEO MESSINA DENARO?
A tre suore benedettine è stato vietato di pregare sulla salma del boss di mafia morto senza sacramenti... eppure il vangelo e i santi hanno fatto diversamente
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro, 28 settembre 2023

Santa Teresina di Lisieux, quand'era ancora ragazzina ma già aveva in animo il chiostro, chiese con insistenza a Dio una grazia speciale. Un rinomato pluriomicida, il criminale più famoso di Francia, catturato dopo anni di efferatezze stava per salire sulla ghigliottina. Teresina pregò fervidamente per diversi giorni, anche perché il condannato aveva rifiutato i conforti religiosi. La piccola futura santa domandava la salvezza di quell'anima perduta. Non aveva detto Cristo che bisognava pregare gli uni per gli altri? E chi più bisognoso di preghiere di un cattivo conclamato a rischio di dannazione eterna? Seguì dalla finestra l'ascesa del condannato al palco del patibolo. Gli tagliarono il colletto e stavano per distenderlo sull'asse sotto la lama. Come da prassi, un sacerdote lo seguiva brandendo un crocifisso. Ebbene, proprio all'ultimo istante, con un gesto che stupì tutti, il condannato si voltò e con uno scatto inatteso si chinò a baciare fugacemente il crocifisso. Poi la lama calò sul suo collo. Teresina era felice: all'ultimo momento era stata esaudita.
A ben pensarci, il primo santo a essere canonizzato da Cristo in persona è il Buon Ladrone, un tagliagole da strada che, in extremis, si era raccomandato al Messia. Pregare dunque per i cattivi? E per chi se no? Sono i malati ad aver bisogno del medico, non i sani, lo dice il Vangelo. Per questo la Chiesa ha sempre accompagnato sul patibolo i condannati a morte. I «santi impiccati», come li chiamava san Giuseppe Cafasso, già precettore di don Bosco e cappellano nelle carceri savoiarde. Li scortava sulla carretta che li portava alla forca, impartiva loro gli ultimi i sacramenti e li assolveva in confessione. Con la morte fisica espiavano le loro colpe, ma col pentimento finale avevano diritto a entrare nel Regno dei Cieli, per questo don Cafasso li chiamava i suoi «santi impiccati». Come, appunto, il Buon Ladrone.
Si badi, Latro-onis per i romani era il brigante assassino; il ladro semplice era fur-is. Dunque, si trattava di un pluriomicida che sgozzava la gente per derubarla sulla pericolosa strada per Gerico. Ebbene, la Chiesa del 2023 pare riempirsi la bocca di «poveri» e di «ultimi», però sta molto più attenta alla sua immagine social e politically correct, altrimenti avrebbero protestato vivamente per il divieto imposto a tre suore di pregare per l'anima di Matteo Messina Denaro. Certo, le tre possono anche pregare nel chiuso del loro convento di clausura, ma è una fatto che all'ospedale dell'Aquila non le hanno fatte entrare.
Madre Donatella, suor Emanuela e suor Teresa Benedetta, sono benedettine del monastero dei santi Cosma e Damiano, i due gemelli medici «anargiri» (cioè, che curavano gratis) finiti martiri di Diocleziano. Erano lì per una visita agli occhi della superiora e avevano chiesto di poter pregare sulla salma del boss, appena morto senza sacramenti. Voi direte: ma a che sarebbe servito, visto che non si era pentito in senso cattolico dei suoi peccati? Risponderò come rispose Cristo ai sadducei: a Dio tutto è possibile.
Per esempio, oggi sappiamo che, in tema di espianti, si dichiara clinicamente morto uno a cui batte ancora il cuore (se no, l'espianto non è praticabile). Dunque, non sappiamo che cosa accade nella testa di uno «morto» negli ultimi infinitesimi istanti dell'agonia, quando non dà alcun segno ma neanche i medici sanno che cosa accade nella sua testa pur se, da protocollo, cerebralmente defunta. E poi, che male fa permettere a tre suore di dire un requiem? Bah, per fortuna, come recita la Scrittura di domenica scorsa, «le mie vie non sono le vostre vie», dice il Signore. Per quanto mi riguarda, ho appena dato alle stampe la mia ultima fatica, Il manuale del diavolo (Cantagalli), in cui è descritto anche come e qualmente nell'Altro Lato avremo molte sorprese. Scopriremo che c'è un sacco di gente che non avrebbe dovuto esserci, mentre mancano molti di quelli che credevamo ci fossero.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti si possono leggere i seguenti articoli.

NEL 1957 IN FRANCIA L'ULTIMO DELINQUENTE AD ESSERE GHIGLIOTTINATO SI CONVERTE A CRISTO
Dopo la condanna a morte, come il buon ladrone, Jacques Fesch chiede perdono a Gesù (ora è in corso la causa di beatificazione)
di Paolo Risso
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4686

IL BOSS MAFIOSO CHE DETESTAVA LA CHIESA
Messina Denaro, arrestato dopo 30 anni di latitanza, è morto a 62 anni: non voleva il funerale in chiesa in nome di una fede fai-da-te alquanto diffusa che finisce per auto-assolvere chiunque
di Federica Di Vito
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7549

Fonte: Sito di Nicola Porro, 28 settembre 2023

7 - SE HANNO RAGIONE I LEFEBVRIANI, LE PORTE DEGLI INFERI HANNO PREVALSO
L'irregolarità canonica dei sacerdoti di Ecône non è questione solo disciplinare, bensì anche dottrinale
Autore: Alfredo Maria Morselli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 settembre 2023

Vorrei esprimere la mia solidarietà alla dott.ssa Luisella Scrosati, che coraggiosamente ha spiegato come, nella devastante crisi che oggi colpisce gli uomini di Chiesa, pur con tanti pastori che remano contro la Verità, ebbene, pur in questa situazione, non è lecito schiodarsi dalla Croce e rifugiarsi presso i priorati della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
La vostra cara collaboratrice è stata oggetto, nei giorni successivi alla pubblicazione dei suoi articoli, di un impietoso tiro al bersaglio, maleducato nei modi ed errato nella sostanza. Se forse c'è un appunto (di natura strategica) da fare ai suoi ultimi scritti, è quello di essersi dilungata su questioni particolari, piuttosto che concentrarsi sui problemi dottrinali. Non che Ella non l'abbia fatto, ma, un dibattito punto a punto rischia di impantanarsi e di dividersi in tante sotto-questioni.
Conviene concentrarsi dunque sulla questione essenziale, che, come ha scritto Benedetto XVI, è di natura dottrinale: «La remissione della scomunica era un provvedimento nell'ambito della disciplina ecclesiastica: le persone venivano liberate dal peso di coscienza costituito dalla punizione ecclesiastica più grave. Occorre distinguere questo livello disciplinare dall'ambito dottrinale. Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. [...] Bisogna quindi distinguere tra il livello disciplinare, che concerne le persone come tali, e il livello dottrinale in cui sono in questione il ministero e l'istituzione. Per precisarlo ancora una volta: finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa» (Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei 4 Vescovi consacrati dall'Arcivescovo Lefebvre, 10 Marzo 2009).
E quali sono le questioni dottrinali? Sono soprattutto due principali (con altre minori, derivate dalle prime, ad esempio, l'allontanamento dalla dottrina tradizionale circa l'infallibilità delle canonizzazioni): il rifiuto della Nuova Messa e il rifiuto dell'autorità del Magistero dopo il 1962. Prendiamo in esame in dettaglio questi due punti.

1) LA NUOVA MESSA VIENE RIFIUTATA IN SÉ
La nuova Messa viene rifiutata in sé, ed è presentata come un rito che fa perdere la fede, tanto da vietarne ai fedeli la partecipazione. In pratica la partecipazione alla nuova Messa e la sua celebrazione (pur ritenuta sacramentalmente valida) sono diventati un assoluto morale, una cosa sempre da evitare, che né intenzioni né circostanze possono rendere buona, e quindi lecita. Nel 1976 Mons. Lefebvre così si pronunciava nei confronti del Novus Ordo Missae: «Ah! E questo proprio perché questa unione voluta dai cattolici liberali fra la Chiesa e la Rivoluzione è un'unione adultera! E da questa unione adultera non possono venire che dei bastardi. E chi sono questi bastardi? Sono i riti. Il rito della nuova messa è un rito bastardo. I sacramenti sono dei sacramenti bastardi. Noi non sappiamo più se sono dei sacramenti che danno la grazia o se non la danno più. Noi non sappiamo più se questa messa ci dà il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo o se non ce lo dà. I preti che escono dai seminarii, essi stessi non sanno più chi sono. [...] I preti che escono dai seminarii sono dei preti bastardi. Essi non sanno più chi sono» (Omelia di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre nella S. Messa celebrata a Lille, in Francia 29 agosto 1976).
E queste sono le posizioni attuali immutate: don Philippe Toulza, in un articolo pubblicato sul sito italiano della Fraternità San Pio X, riassume in questi termini la soluzione del problema: «Non si può celebrare la messa con un rito non cattolico, né assistervi. Ora, la messa di Paolo VI è un rito non cattolico. Dunque non si può celebrare la messa di Paolo VI né assistervi». E nella presentazione di detto articolo, viene anche esposta la strategia pastorale per dissuadere i fedeli: «Benché nelle nostre cappelle si accolgano i nuovi fedeli così come sono, con le loro motivazioni, i loro dubbi, alcune ritrosie etc., il nostro compito è comunque quello di farli crescere nella fede, nelle nozioni, ammonendoli dei pericoli, sino ad approfondire la questione della messa, per giungere a questa consapevolezza: "Non possiamo assistere attivamente al novus ordo"».
Che risposta dà le fede autenticamente cattolica a questa ostinazione? Se quanto asserito dalla Fraternità San Pio X fosse vero, sarebbero rese vane le promesse di Nostro Signore, il quale ci ha assicurato che le porte dell'inferno mai prevarranno contro la Chiesa: ora, visto che nel mondo ci sono oltre quattrocentomila sacerdoti, e che (se celebrano tutti i giorni) abbiamo circa 4,5 S. Messe ogni secondo (ammettiamo pure anche una riduzione a una sola S. Messa al secondo, contando gli orientali e le concelebrazioni)... ebbene, se da oltre 50 anni ogni secondo, la Chiesa, nel suo massimo atto di culto, compiuto dalla totalità morale dei Vescovi e dei Sacerdoti, compisse qualcosa di cattivo, come possono essere ritenute vere le promesse del Salvatore?

2) IL MAGISTERO VALE SOLO FINO AL 1960
Il secondo problema è il giudizio sul Magistero, una sorta di ortodossia ferma al 1960 piuttosto che ai primi sette concílî, un vero libero esame del Magistero, ovvero la trasformazione del cattolicesimo in una "religione del libro", piuttosto che fondata sull'assenso alla Rivelazione proposta continuamente a credere dal Magistero vivo, regola prossima della fede e ultimo e definitivo giudice della corretta ermeneutica. Naturalmente non ogni pronunciamento richiede il medesimo grado di assenso, ma nessuno "privatamente" può decidere che cosa, nel Magistero, vada bene o no a partire dal 1960.
La prova di questo neo-protestantesimo è la frammentazione del mondo pseudo-tradizionalista, dove le varie componenti hanno le loro sacrosante ed evidenti ragioni: Fraternità San Pio X, resistenti, Viganò, sedevacantisti (a loro volta divisi in vari gruppi), senza contare alcuni liberi battitori che potremmo definire folcloristici, se non ammaliassero migliaia di persone distogliendole dalla pratica sacramentale. Ora, questa frammentazione, fondata sul Magistero post-conciliare portato innanzi all'esame tribunale della sola [loro] ragione, come non rassomiglia fin troppo a quella divisione in luterani, calvinisti, zwingliani e via via fino alle migliaia di denominazioni protestanti di oggi, ciascuna della quali è certa evidentemente delle sue ragioni?
Sia che il punto di partenza sia la Bibbia ("Sola Scriptura"), sia il Denzinger ("Solo Denzinger"), sempre si tratta di libero esame di un libro, di una lettera che uccide in quanto priva dello Spirito vivificante che solo il Magistero vivo, accolto nella sua "autoritatività", può immettere nei cuori (Cf 2 Cor 3,6).

PROVA DELLE MIE AFFERMAZIONI
1) Chiedete a un sacerdote della Fraternità San Pio X se è lecito partecipare a una S. Messa, celebrata secondo il Novus Ordo, nel migliore dei modi (es.: come celebrava Benedetto XVI).
2) Chiedete a un sacerdote della Fraternità San Pio X se accetta il nuovo Codice di diritto canonico, il Catechismo della Chiesa Cattolica, e se ritiene vincolanti i documenti del Magistero dopo il 1960, in base alla lor oggettiva nota teologica.
Se vi risponde "No", purtroppo ho ragione io; se vi risponde "Sì", allora è fatto l'accordo dottrinale, e ciò significherebbe la fine alla divisione. E sarebbe accettare finalmente le condizioni che lo stesso Mons. Lefebvre accettò il 5 maggio 1988, ma che poi, disgraziatamente per tutta la Chiesa, ritrattò; ne riporto il nucleo essenziale:
Protocollo fissato nel corso della riunione tenutasi a Roma il 4 maggio 1988 tra S. Em. il Cardinale Joseph Ratzinger e S. Ecc. Mons. Marcel Lefèbvre, e firmato dai due prelati il 5 maggio 1988.
I - Testo della dichiarazione dottrinale
Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata:
1) promettiamo di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato e Capo del corpo dei vescovi.
2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta nel n° 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta.
3) A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo di studio e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica.
4) Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II.
5) Infine promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico promulgato dal Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale concessa alla Fraternità con legge particolare.

RISPOSTA AD ALTRE OBIEZIONI
La Dott.ssa Scrosati, con tutti gli errori che ci sono in giro, alla vigilia dell'inquietante prossimo sinodo, se la deve prendere proprio con la Fraternità San Pio X? I bersagli sono altri!
Risposta: Proprio perché tanti buoni cattolici sono in balia di cattivi Pastori, la Scrosati non vuole che credano di trovare la verità dove essa non c'è; «La verità o tutta o niente» (Monaldo Leopardi), «La controrivoluzione non sarà una rivoluzione opposta, ma l'opposto di una rivoluzione» (Joseph de Maistre)
Il Papa ha dato il permesso alla Fraternità San Pio X di confessare e di assistere ai matrimoni etc...
Risposta: Certamente, "todos todos todos" sul carro, da padre Martin alla Fraternità San Pio X, nel pantheon dove gli unici non ammessi sono proprio i fedeli al Summorum Pontificum, mai guardato dalla Fraternità San Pio X con grande benevolenza.

CONCLUSIONI
Rileggendo questo scritto, potrebbe sembrare che chi lo ha redatto sia un nemico giurato della Fraternità San Pio X. Vorrei scrivere con il sangue che ciò non è assolutamente, vero.
Ho sempre pregato, durante i vari colloqui tra Roma e la Fraternità, che si giungesse ad un accordo.
Ho dei ricordi indimenticabili di tanti sacerdoti della Fraternità San Pio X: dalla confessione generale, dopo la mia conversione pratica al cattolicesimo, inginocchiato ai piedi dell'allora abbè Williamson, dalla guida del padre Ludovic Marie Barrielle, dall'esempio meraviglioso di tanti di loro, dal tempo passato nel seminario di Écône: li sento tutti come "sangue del mio sangue" e «Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli» (Rm 9,3).
Ritengo solo che Mons. Lefebvre, dopo avere dipinto un capolavoro (tutta la sua vita fino alla ritrattazione dell'accordo), lo abbia rovinato con le lacune dottrinali esposte sopra: un po' come se Michelangelo, dopo avere scolpito la pietà, lui stesso fosse quel László Tóth che il 21 maggio 1972 colpì il capolavoro prendendolo a martellate.
La pietà è stata restaurata perfettamente: e io prego che qualcosa di simile avvenga con tutta l'opera di Sua Ecc.za Reverendissima Mons. Lefebvre.

DOSSIER "LEFEBVRIANI? NO, GRAZIE!"
Non possiamo andare via dalla Chiesa Cattolica

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 settembre 2023

8 - OMELIA XXVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 22,1-14)
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Questa è tra le parabole del Signore più ricche di senso e più cariche di fondamentali verità. In essa troviamo raffigurato il disegno originario del Padre, il mistero della nostra vocazione, l'enigma del rifiuto umano che si oppone all'iniziativa di Dio, l'amore del Creatore che è al tempo stesso generoso ed esigente.

LO SPOSALIZIO TRA DIO E L'UMANITA', TRA CRISTO E LA CHIESA
Il Regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio: abbiamo qui non solo l'inizio pittoresco di una parabola, ma anche la rivelazione del segreto primordiale che presiede alla creazione del mondo. Decidendo di dare origine agli uomini e alle cose, Dio dal principio ha voluto che al centro dell'universo ci fosse un'unione vitale, un legame indissolubile, uno "sposalizio" tra la Divinità con tutta la sua infinita ricchezza e l'umanità con tutta la sua povertà: tutto è stato fatto in vista dell'Incarnazione, per la sua manifestazione e per il suo compimento, che è la Chiesa, anch'essa un mistero di donazione sponsale. Dio ha voluto che il senso e lo scopo di tutto fosse una festa d'amore che coinvolge il cielo e la terra.

CIASCUNO DI NOI E' CHIAMATO A PARTECIPARE ALLA FESTA ETERNA
A questa festa di nozze siamo tutti invitati. Siamo invitati per il fatto stesso che esistiamo; anzi nel nostro essere "uomo" o nel nostro essere "donna" portiamo il segno, la profezia, il dono della nostra chiamata. La nostra chiamata all'esistenza è anche chiamata a partecipare alla festa eterna che si celebra in onore del Figlio del Re che si sposa, è anche chiamata a entrare nella sala del banchetto dove Cristo e la Chiesa si legano irrevocabilmente, è anche chiamata a farci annunciatori a tutti di questa gioia cosmica che deve comunicarsi a ogni creatura.
Siamo invitati; cioè, siamo stati voluti, siamo stati desiderati. Questa è la radice più profonda della felicità che sempre, sotto ogni disagio e ogni dolore, vive in un cuore cristiano.
La tristezza e alla fine la disperazione arrivano dove ci si sente trascurati. "Nessuno mi vuole bene": chi perviene all'amarezza di questa persuasione, è vicino alla catastrofe esistenziale. Ma per noi non è mai così: noi sappiamo che un Dio è venuto a prenderci nel nostro niente, ci ha interpellati, ci ha voluti suoi interlocutori e suoi amici. Perciò, mentre per il non cristiano l'esistenza appare spesso un interrogativo enigmatico e senza risposta, per il cristiano l'esistenza è prima di ogni altra cosa essa stessa risposta a una voce che dall'eternità ha pronunciato il nostro nome; è essenzialmente risposta all'appello, che ci è giunto, di entrare nella grande festa di Dio.

L'ENIGMATICO E SCONCERTANTE RIFIUTO DELL'UOMO DI FRONTE AD UN DESTINO DI GIOIA
Ma il racconto che abbiamo letto contiene una sorpresa. Onorati dall'invito del re, i primi chiamati rispondono con un rifiuto. Sembra incredibile, eppure questo è ciò che avviene nella vicenda umana, questo è ciò che può avvenire anche nella nostra storia personale. Noi abbiamo tutti la spaventosa prerogativa di dire di no al Dio che ci chiama. "L'amore non è amato": è la sconcertante realtà che faceva tremare di stupore e di santa passione il cuore dei santi.
Non se ne curarono, dice la parabola: di fronte a un atto di predilezione, il gelo dell'indifferenza. Questa trascuratezza nei confronti del Dio che ci vuole, in forma e in misura diversa può arrivare a imbruttire anche la nostra vita: da essa dobbiamo sempre umilmente pregare perché la grazia di Dio ci preservi.
Rifiutare l'invito del Re è sempre molto pericoloso: qualche volta può portare molto avanti sulla strada del male. Il racconto ci precisa che alcuni di quegli uomini, sprezzanti della benevolenza di cui erano stati fatti oggetto, arrivano fino al delitto: Presero i servi, li insultarono e li uccisero.
Perché in ogni epoca la Chiesa, nell'una o nell'altra parte del mondo, è perseguitata e impreziosita di martiri? Che male facevano i vescovi e i sacerdoti, che sono stati messi in prigione e molte volte fatti morire, anche in questo nostro secolo? Non facevano nessun male; ma poiché annunciavano con chiarezza l'invito del Re, diventavano insopportabili a chi aveva già deciso in cuor suo di dire di no alla salvezza.

DIRE DI SI' ALL'INVITO DI DIO NON SIGNIFICA RIMANERE COME PRIMA
Ma c'è, nella narrazione di Gesù, una seconda sorpresa. Lo stesso re, che appare così largo e accogliente da spalancare le porte del suo palazzo a tutti, "buoni e cattivi", non può tollerare che gli si manchi di rispetto e si arrivi alla festa di nozze senza il vestito adatto, cioè senza il vestito più bello di cui in pratica ciascuno può disporre. Non tutti possono presentarsi in abiti costosi e ricercati, ma tutti possono darsi da fare per presentarsi nel migliore dei modi.
Con questa finale della storia, che per la verità arriva un po' inaspettata, Gesù ci ricorda che il Dio che ci vuole bene e ci sceglie non è però un Dio che si lascia prendere in giro. Entrare in rapporto con lui non è qualcosa di ansioso e terrorizzante, ma in ogni caso è un impegno serio, che va seriamente affrontato.
In fondo qui ci viene richiamato un insegnamento che nella Chiesa è sempre stato tradizionale, anche se ai nostri giorni l'abbiamo dimenticato un po' e non lo si sente più proporre: e cioè che due sono le ali necessarie per volare incontro al Signore e raggiungere il destino di gioia cui siamo stati chiamati: il timore e l'amore, il timore di Dio che è l'inizio della sapienza e l'amore per il Padre celeste, che è il vertice e la somma di tutto ciò che dobbiamo fare per comportarci come è doveroso e giusto in questo mondo.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA XXVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 22,1-14)
da Il settimanale di Padre Pio
Clicca qui!

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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