BastaBugie n�849 del 29 novembre 2023

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1 VIOLENZA CONTRO LE DONNE: DA DOVE TUTTO E' COMINCIATO
Si parla di femminicidio solo per scardinare la famiglia, mentre è con il cattolicesimo che la donna ha avuto la dignità di persona, oltre che un ruolo nella società
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 BAMBINI MORTI IN PALESTINA, ABORTI E CUORI PRELEVATI PER IL TRAPIANTO DA PERSONE VIVE
Perché ci si commuove per i bambini che muoiono sotto le bombe in Palestina, ma non per la piccola Indi (condannata a morte in Gran Bretagna dalle autorità dello Stato contro la volontà dei genitori)?
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
3 L'ABUSO DELLA MESSA PREFESTIVA PER AVERE LA DOMENICA LIBERA
Fu Papa Pio XII ad introdurre la Messa vespertina come eccezione, ma le feste vanno santificate e la domenica è il giorno del Signore
Autore: Fabio Amicosante - Fonte: La Luce di Maria
4 TEST EUROPEO PER SRADICARE LA CULTURA PATRIARCALE
Cinquant'anni fa nella Germania occidentale i centri di assistenza all'infanzia volevano smantellare l'educazione tradizionale (grazie al principio per cui i bambini non sono dei genitori, ma dello Stato)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
5 GREEN BORDER: IL FILM ANTIPOLACCO, SPACCIATO PER CAPOLAVORO
Il film rappresenta in modo falsato gli eventi lungo il confine polacco-bielorusso per denigrare la Polonia conservatrice (che oggi subisce i ricatti immigratori del dittatore bielorusso Lukashenko)
Autore: Wlodzimierz Redzioch - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 CHI FAREBBE GIOCARE I BAMBINI CON LA DINAMITE?
Eppure facciamo di peggio ogni volta che mettiamo in mano ad un bambino uno smartphone o un tablet (VIDEO: The Social Dilemma)
Autore: Francesca Romana Poleggi - Fonte: Provita & Famiglia
7 OMELIA I DOMENICA AVVENTO - ANNO B (Mc 13,33-37)
Non sapete quando il padrone di casa ritornerà
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
8 OMELIA DELL'IMMACOLATA - ANNO B (Lc 1,26-38)
Colui che nascerà sarà santo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - VIOLENZA CONTRO LE DONNE: DA DOVE TUTTO E' COMINCIATO
Si parla di femminicidio solo per scardinare la famiglia, mentre è con il cattolicesimo che la donna ha avuto la dignità di persona, oltre che un ruolo nella società
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 novembre 2023

Vi ricordate quando Angela Finocchiaro nel 2018, a La Tv delle ragazze, condotto su Raitre da Serena Dandini, disse: "gli uomini sono tutti pezzi di m..."? La comica era in veste di fatina davanti ad un gruppo di bambine disposte a semicerchio. E, allora, una di loro, nella sua innocenza, le chiese: "Anche il mio papà?". La Finocchiaro rispose: "Soprattutto tuo papà!". Immaginate adesso che cosa sarebbe successo se alla tv dei ragazzi, un noto attore avesse detto lo stesso delle donne, soprattutto la mamma di uno di loro. Quale sarebbe stata la reazione? Dopo cinque anni siamo a Se domani non torno, distruggi tutto: guerriglia contro il patriarcato a reti unificate.
Ecco, allora, quest'anno, che una ricorrenza come quella della Giornata internazionale della violenza sulle donne, istituita dall'Onu nel dicembre del 1999, assume una valenza, se vogliamo, ancora più corposa. Se dobbiamo parlare di violenza contro le donne, parliamone.

VIOLENZA CONTRO LE DONNE È...
E ricordiamo, allora, della lapidazione e infibulazione ai danni solo delle donne nei paesi islamici. Ricordiamo la violenza contro le bambine che non si fanno nascere, solo perché femmine. La banalizzazione dell'aborto, è essa stessa violenza. La Cina e l'India ne hanno approfittato più di tutti. E diciamolo che non è stata solo un'imposizione del maschile, ma anche una conquista femminile: laggiù nessuna vuole diventare madre di una femmina. La politica cinese del figlio unico ha avuto come risultato che, all'appello, oggi manchino - secondo gli ultimi dati a disposizione (2012) -, 45 milioni di bambine in Cina, oltre i 39,1 in India, 4,9 in Pakistan, 2,7 in Bangladesh, 5,5 nell'Africa sub-sahariana e 1,3 in Egitto. Quindi cento milioni di bambine. Solo perché donne. Ma è un diritto, dicono.
Violenza contro le donne è il misero congedo di maternità: dopo cinque mesi il bambino ha ancora un disperato bisogno solo della mamma. Violenza contro le donne è la tassazione violenta che impedisce di diventare madri o ne rimanda l'eventualità. È la pensione che arriva tardissimo o non arriva mai. È essere costrette a fare lavori da uomini. E fingere che sia normale e facile.
Violenza è il velo islamico insieme alle campagne della Commissione Ue che lo difendono. Violenza contro le donne è l'utero in affitto: legalizzare la compravendita della fame più disperata per prendere quel ventre, i suoi ovuli e il suo dolore è una cosa a cui una donna sana si sottometterebbe mai. Ammenoché quei soldi non servano per sopravvivere: quale violenza fisica e psicologica!
Violenza contro le donne è quella dei fatti di Rotherham. La cittadina inglese dove almeno 1400 ragazzine minorenni e bambine sono state aggredite e violentate sessualmente da maschi islamici perché bianche. Per sedici anni i fatti vennero taciuti da istituzioni negligenti e timorose di essere accusate di razzismo e islamofobia. Come per loro stessa ammissione. Ma quelle vittime non meritarono nessuna copertura, neanche postuma, a reti unificate. Forse quella cultura, a differenza della occidentale, non può essere messa in discussione.
Violenza contro le donne è vedere alle tante manifestazioni di "Non una di meno", in questi anni, la caricatura volgare, perversa e crudele della Vergine Maria. Si può non credere in Maria Santissima, ma Ella resta una donna che è un personaggio storico con un figlio torturato e condannato a morire crocifisso. Fa riflettere che il bersaglio di una manifestazione per le donne, e a loro difesa, sia una particolarmente pia e innocua. Persino vergine.
Violenza contro le donne è la pornografia. Violenza sono le quote rosa. Perché su queste violenze contro le donne, puntualmente, si glissa? E, soprattutto, come si è arrivati a tutto questo?

QUANDO IL CATTOLICESIMO È STATO CANCELLATO
La verità è che le cose hanno cominciato a precipitare quando il cattolicesimo è stato cancellato. C'è stato un tempo in cui la civiltà ruotava intorno alle donne e alla loro possibilità di dare la vita e al diritto di proteggerla. Con il cattolicesimo, infatti, arriva la vera "emancipazione". E cambia per sempre il destino delle donne. Cristo sconvolge tutto e dà alla donna la dignità di persona, oltre che un ruolo nella società. Con il cattolicesimo assumono una funzione speciale anche le vedove. Ed è nel Medioevo cristiano la donna sarà domina e regina. Sa leggere e scrivere, e come oggi, lo fa già più degli uomini. Studia all'università di medicina, è librorum custodia, padrona di casa e centro della società.
È la società cattolica medievale, che ha prodotto, solo per fare qualche nome, santa Caterina da Siena, che, figlia di contadini, diventa consigliera di principi e papi che osa anche redarguire e dai quali riceve rispetto e ascolto, al punto da essere proclamata dottore della Chiesa; santa Giovanna d'Arco che a 17 anni guida un esercito; o, ancora, santa Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa, che, all'inizio XII secolo scrive, studia la natura e compone musica, è linguista ed anche consigliera politica. Donne a capo di governo? L'"epoca buia" ha partorito le imperatrici bizantine Irene e Teodora, Melisenda di Gerusalemme e Costanza d'Altavilla. Nell'antica Roma, la donna non aveva alcun diritto. Non svolgeva alcun ruolo ufficiale nella vita politica, né amministrativa. La donna greca era già confinata nel gineceo, come oggi nelle civiltà islamiche: murata viva nell'harem.
Nei suoi numerosi libri, Régine Pernoud, uno degli storici più preparati e fecondi sul Medioevo, racconta di una donna inserita, con documenti che lo attestano, attivamente nella vita economica e dei 65 mestieri già riservati esclusivamente ad essa contro gli 81 degli uomini. Le donne partecipano alle assemblee e votano come negli Stati Generali del 1308. Poi è arrivato l'illuminismo e la Rivoluzione Francese e con essi la "liberazione" della donna: di nuovo ha dovuto chiedere che davanti alla legge le venisse riconosciuto lo status di persona. Quello che le aveva già dato Cristo. Poi è arrivata l'ideologia sessantottina con la sua promessa di liberazione per legge. Di nuovo. Il risultato è stato una sessualità femminile usa e getta.
Oggi la donna, non è più protetta da leggi morali, ma ridotta a mero oggetto sessuale. Così come l'uomo. Ma prima ancora del '68, c'è stata la protestantizzazione della società, che resiste ancora oggi. La protestantizzazione ha dato ad ogni aspetto della vita, finanche all'economia, quel carattere soggettivistico che la fa diventare un'espressione della singolarità individuale dell'uomo, soprattutto delle sue esigenze psicologiche e affettive. In campo morale non c'è più la verità oggettiva, ma il soggetto con le sue molte e contraddittorie necessità. Leggi: cancellare le differenze per un gioco di supremazia dell'uno sull'altro.
Sarà, allora, che la violenza sulle donne è arrivata quando dalla società è stato cancellato il cattolicesimo? E sarà che, forse, ha ragione il parroco del paesino dove è andata in scena l'ultima tragedia. «Un parere?», gli ha chiesto il cronista, «Leggete "I fratelli Karamazov" e guardate alla Croce».

DOSSIER "FEMMINICIDIO"
L'emergenza che non esiste

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 novembre 2023

2 - BAMBINI MORTI IN PALESTINA, ABORTI E CUORI PRELEVATI PER IL TRAPIANTO DA PERSONE VIVE
Perché ci si commuove per i bambini che muoiono sotto le bombe in Palestina, ma non per la piccola Indi (condannata a morte in Gran Bretagna dalle autorità dello Stato contro la volontà dei genitori)?
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, ottobre novembre 2023

Il mondo si commuove per i bambini che muoiono sotto le bombe in Palestina ma non versa lacrime per la piccola Indi, condannata a morte in Gran Bretagna dalle autorità dello Stato contro la volontà dei genitori. Ma perché questo può accadere? Perché la vita è considerata solo sotto l'aspetto materiale ed utilitaristico. Ci si dimentica che ogni uomo, anche un cerebroleso, vive perché ha un'anima e in quanto ha un'anima, ha una insopprimibile dignità, che comporta il diritto alla vita.
Una delle ragioni per cui oggi un essere umano innocente può essere condannato a morte, va ricercata nel concetto di morte cerebrale, nato nel 1968, quando un'Università americana, quella di Harvard, propose una vera e propria rivoluzione antropologica.
Fino a quella data al medico spettava accertare che la morte fosse avvenuta, individuarne le cause, ma non definirne l'esatto momento. L'accertamento avveniva attraverso il riscontro della definitiva cessazione delle funzioni vitali: la respirazione, la circolazione, l'attività del sistema nervoso.
Nell'agosto del 1968 la Harvard Medical School, propose un nuovo criterio di accertamento della morte fondato su di un riscontro strettamente neurologico: la definitiva cessazione delle funzioni del cervello, definita "coma irreversibile".
C'è uno stretto rapporto tra la definizione della morte cerebrale proposta dalla Harvard Medical School, nell'estate del 1968, e il primo trapianto di cuore di Chris Barnard del dicembre 1967.

COSA PREVEDEVANO I TRAPIANTI DI CUORE
I trapianti di cuore prevedevano che il cuore dell'espiantato battesse ancora, ovvero che, secondo i canoni della medicina tradizionale, egli fosse ancora vivo. L'espianto, in questo caso, equivaleva alla soppressione di una vita umana, sia pure compiuto "a fin di bene". La scienza poneva la morale di fronte a un drammatico quesito: è lecito sopprimere un malato, sia pure condannato a morte, o irreversibilmente leso, per salvare un'altra vita umana di "qualità" superiore?
Di fronte a questo bivio, che avrebbe dovuto imporre un serrato confronto tra opposte teorie morali, quella tradizionale e quella neo-utilitaristica, l'Università di Harvard si assunse la responsabilità di una "ridefinizione" del concetto di morte che permettesse di aprire la strada ai trapianti, aggirando il problema etico.
Per superare il problema, per proseguire sulla via dei trapianti, una strada che avrebbe salvato la vita a molti uomini, ma che si presentava anche come estremamente lucrosa per l'industria medica e farmaceutica, c'erano due possibilità: o si modificava la legge morale, rendendo lecita l'uccisione dell'innocente, o si modificava il criterio di accertamento della morte, definendo morto chi, fino a quel momento, era considerato dalla scienza vivo.
La prima strada era quella di modificare la morale tradizionale, secondo cui non si può uccidere l'innocente, in nome di una nuova etica utilitaristica. La seconda strada, è quella della ridefinizione del concetto di vita, affermando che l'essere che si sopprime non è un essere umano . E' quanto accadde con la definizione di Harvard del 1968.

DIFFUSIONE A MACCHIA D'OLIO
La ridefinizione della morte di Harvard venne accettata in quasi tutti gli Stati americani e, in seguito, anche nella maggior parte dei Paesi cosiddetti sviluppati. In Italia, la "svolta" fu segnata dalla legge 29 dicembre 1993 n. 578 che all'art. 1 recita: «La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello».
Si trattava di una Rivoluzione antropologica perché l'identificazione della morte con la cessazione di tutte le funzioni del cervello equivale a negare l'esistenza di un'anima spirituale, come principio vitale del corpo e identificare la vita con l'attività fisiologica del cervello. L'uomo viene ridotto ad organismo corporeo e il principio vitale di quest'organismo è situato nell'attività cerebrale. Si tratta di quella concezione filosofica che riduce il pensiero, la coscienza ed ogni attività spirituale a "prodotti del cervello umano".
Oggi quindi per giustificare la soppressione di un cerebroleso o si fa ricorso ad un'etica utilitaristica, per cui, si può sopprimere l'essere umano, se ciò conviene alla società: oppure si nega la coesistenza tra individuo biologico e individuo umano, affermando che poiché l'uomo è un animale razionale, ossia un essere animato di natura razionale, quando manca la razionalità, come è il caso degli embrioni, dei feti non ancora autocoscienti, ma anche dei bambini anancefalici o dei morti cerebrali, la soppressione del vivente è lecita, perché si tratta appunto di un vivente privo di razionalità.
In realtà, sia la scienza che la filosofia dimostrano che l'irreversibilità della perdita delle funzioni cerebrali, accertata dall'"encefalogramma piatto", non dimostra la morte dell'individuo. Chi vuole approfondire questa importante questione può ricorrere aI volume "Finis Vitae. La morte cerebrale è ancora vita?", pubblicato in coedizione dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Rubbettino (Soveria Mannelli 2008), con il contributo di diciotto studiosi internazionali.
La vita e la morte non si costruiscono a tavolino, e neppure in laboratorio. La vita inizia quando Dio infonde l'anima nel corpo, e finisce quando il corpo si separa dall'anima. Il principio vitale del corpo non è il cervello, destinato a corrompersi con il corpo, ma l'anima, che è una realtà incorporea, immateriale, spirituale, e in quanto tale incorruttibile ed eterna. L'uomo ha un'anima. Quest'anima è destinata all'eternità. Ricordiamolo sempre.

DOSSIER "LA MORTE CELEBRALE"
L'inquietante donazione di organi

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Fonte: Radio Roma Libera, ottobre novembre 2023

3 - L'ABUSO DELLA MESSA PREFESTIVA PER AVERE LA DOMENICA LIBERA
Fu Papa Pio XII ad introdurre la Messa vespertina come eccezione, ma le feste vanno santificate e la domenica è il giorno del Signore
Autore: Fabio Amicosante - Fonte: La Luce di Maria, 03/07/2020

Quella di prender parte alla messa vespertina, comunemente chiamata "prefestiva", in sostituzione di quella domenicale, è una tendenza di cui molti fedeli tendono ad abusare. Per capire meglio questo concetto, bisogna tornare alle motivazioni per cui questa è stata introdotta e, soprattutto, riscoprire le effettive circostanze per cui venne data questa opportunità.

PAPA PIO XII
La Messa vespertina fu introdotta dal Pontefice Pio XII attraverso due decreti: La Costituzione Christus Dominus del 6 gennaio 1953 e il Motu porprio Sacram Communionem del 19 marzo 1957. Attraverso questi due decreti, l'allora Pontefice introdusse anche un'altra importante novità: la riduzione del digiuno eucaristico a tre ore. Come ci ricorda Toscana Oggi, qualche anno più tardi, nel 1972, i Vescovi italiani, durante il pontificato di Paolo VI, stabilirono che si potesse anticipare la Messa domenicale e festiva al giorno precedente.
Ma, in tal senso, bisogna tener presente, con estrema attenzione, alle raccomandazioni che i Vescovi dettarono in quell'anno. Il Collegio Episcopale raccomandò infatti di non far ricorso alla Celebrazione prefestiva a meno che non vi fossero "seri motivi familiari o professionali". Dunque, è bene fare uso di questa possibilità concessa, solo in caso di seri motivi e impegni improrogabili, che rendono impossibile la partecipazione domenicale.
Tuttavia, sembrano essere sempre più numerose le famiglie che scelgono di prender parte alla Messa vespertina per avere tempo libero la domenica. Abusando di questa opportunità concessa, molti giustificano questa scelta con "impegni" quali sport, svago o turismo. Il direttore di Toscana oggi, in tal senso ha lanciato anche un appello molto importante: "Credo che i Parroci e i consigli pastorali dovrebbero affrontare queste tematiche". C'è infatti, da questo punto di vista, un'estrema necessità di riscoprire il vero significato del "Giorno del Signore" che, per l'appunto, è la domenica.

PAPA BENEDETTO XVI
Questa necessità di riscoprire l'effettivo significato del Giorno del Signore è una tematica venuta alla luce già qualche anno fa, durante il Congresso Eucaristico di Bari. In quell'occasione fu l'allora Pontefice Benedetto XVI a ricalcare questa tematica durante la sua omelia: «Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche e le stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è l'occasione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore della vita. Il precetto festivo non è quindi un dovere imposto dall'esterno, un peso sulle nostre spalle. Al contrario, partecipare alla Celebrazione domenicale, cibarsi del Pane eucaristico e sperimentare la comunione dei fratelli e delle sorelle in Cristo è un bisogno per il cristiano, è una gioia, così il cristiano può trovare l'energia necessaria per il cammino che dobbiamo percorrere ogni settimana. Questo Congresso Eucaristico, che oggi giunge alla sua conclusione, ha inteso ripresentare la domenica come "Pasqua settimanale", espressione dell'identità della comunità cristiana e centro della sua vita e della sua missione. [...]
Il tema scelto - "Senza la domenica non possiamo vivere" - ci riporta all'anno 304, quando l'imperatore Diocleziano proibì ai cristiani, sotto pena di morte, di possedere le Scritture, di riunirsi la domenica per celebrare l'Eucaristia e di costruire luoghi per le loro assemblee. Ad Abitene, una piccola località nell'attuale Tunisia, 49 cristiani furono sorpresi una domenica mentre, riuniti in casa di Ottavio Felice, celebravano l'Eucaristia sfidando così i divieti imperiali. Arrestati, vennero condotti a Cartagine per essere interrogati dal Proconsole Anulino. Significativa, tra le altre, la risposta che un certo Emerito diede al Proconsole che gli chiedeva perché mai avessero trasgredito l'ordine severo dell'imperatore. Egli rispose: "Sine dominico non possumus": cioè senza riunirci in assemblea la domenica per celebrare l'Eucaristia non possiamo vivere. Ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà quotidiane e non soccombere. Dopo atroci torture, questi 49 martiri di Abitene furono uccisi. Confermarono così, con l'effusione del sangue, la loro fede. Morirono, ma vinsero: noi ora li ricordiamo nella gloria del Cristo risorto.
È un'esperienza, quella dei martiri di Abitene, sulla quale dobbiamo riflettere anche noi, cristiani del ventunesimo secolo. Neppure per noi è facile vivere da cristiani, anche se non ci sono questi divieti dell'imperatore. Ma da un punto di vista spirituale, il mondo in cui ci troviamo, segnato spesso dal consumismo sfrenato, dall'indifferenza religiosa, da un secolarismo chiuso alla trascendenza, può apparire un deserto non meno aspro».

Nota di BastaBugie
: sui martiri di Abitene si può leggere il seguente articolo.

SE L'AUTORITA' CIVILE VIETA LE MESSE E IL VESCOVO UBBIDISCE, COSA DEVONO FARE SACERDOTI E FEDELI?
I martiri di Abitene risposero che senza la messa il cristiano non può vivere... e affrontarono torture indicibili e la morte
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6170

Fonte: La Luce di Maria, 03/07/2020

4 - TEST EUROPEO PER SRADICARE LA CULTURA PATRIARCALE
Cinquant'anni fa nella Germania occidentale i centri di assistenza all'infanzia volevano smantellare l'educazione tradizionale (grazie al principio per cui i bambini non sono dei genitori, ma dello Stato)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 22 novembre 2023

Ci sono diverse notizie che possono dare i brividi, alcune perché ci mostrano in modo manifesto il male di cui le persone sono capaci, altre perché ci fanno presentire un pericolo simile ad altri già occorsi nella storia, ma che in ottusi ricorsi tendono a riproporsi. Cambiano un po' le forme, le parole, le circostanze, resta la sostanza.

TERRIBILI UTOPIE EDUCATIVE
È il caso dei progetti educativi che hanno come destinatari - ma temiamo invece come vittime - i bambini. Lo scopo, sradicare il male che certa cultura patriarcale, certo maschilismo, certa oppressione della donna in quanto tale seminano furtivamente nel cuore dei (pochi, ahinoi) nuovi nati, nella sadica certezza o nella idiota inconsapevolezza che presto o tardi tutto questo darà i suoi amari frutti.
Oltre al fatto di non rilevare alcuna traccia statisticamente significativa di modelli patriarcali e a notare invece con dolore sincero una ingiusta e sistematica mortificazione dei tratti maschili più benefici e necessari, ciò che forse non stiamo sufficientemente denunciando è il pericolo legato a interventi educativi preventivi sui bambini., proposti ora con sospetta frenesia. Come fossero la sola strada percorribile, come se l'analisi necessaria a capire dove risieda e in cosa consista la vera emergenza educativa fossero assodate e condivise (emergenza che a questo punto dovremmo dichiarare una quasi disfatta, ma siamo cristiani e la speranza per noi non è l'ultimo dei mali ma la più forte delle virtù di chi è ancora pellegrino in terra).
No, gli esperimenti di educazione di massa sui bambini, al di fuori e in aperto contrasto con la primaria responsabilità dei genitori, nella cellula fondamentale della famiglia naturale, non sono affatto una buona idea. Ne abbiamo una prova finora piuttosto sconosciuta in un test europeo relativamente recente realizzato nella Germania occidentale dei primi anni Settanta.

I NEGOZI PER BAMBINI
I Kinderläden devono il loro nome semplicemente ai locali commerciali rimasti vuoti nei quali vennero avviati i centri di assistenza all'infanzia, «organizzati e gestiti collettivamente da genitori e attivisti radicali», racconta Rhyd Wildemurth su Unherd.com. Anziché occuparsi semplicemente di prendersi cura dei bambini mentre i genitori erano a lavorare, il movimento che aveva fondato i Kinderläden, dichiarò la propria ambiziosa e nefasta missione: smantellare l'educazione tradizionale, foriera di ogni male soprattutto portatrice dei germi di ogni fascismo, e offrendo «un modo più sano ed egualitario di prendersi cura dei bambini piccoli».
In soli due anni i Kinderläden erano presenti in almeno 30 città; più che la piena adesione ideologica alla proposta poté il digiuno di alternative per rispondere a una necessità pratica: Il Kinderläden ha soddisfatto un chiaro bisogno materiale. Sfortunatamente, alcuni dei radicali di sinistra dietro il progetto credevano che potesse fare di più che fornire semplicemente assistenza all'infanzia a prezzi accessibili; credevano che potesse effettivamente eliminare le cause psicologiche del fascismo. E chi peggio dei genitori può dare questo imprinting? si chiedevano gli arditi pionieri.
Occorreva allora intervenire alla fonte, modificandola o sostituendosi ad essa. Queste teorie sembrano quantomeno assonanti con gli slogan che rimbalzano in questi giorni da ogni schermo e che invocano la necessità di non meglio definiti corsi sull'affettività di cui la scuola deve farsi carico per sradicare queste inevitabili manifestazioni sane di un sistema malato (leggi Filippo Turetta figlio sano del patriarcato).
Anche nel caso dei "negozi per bambini" all'origine della loro istituzione ci sono idee e teorie. La visione della famiglia come pozzo avvelenato da cui attingerebbe ogni fascismo veniva direttamente dalla Scuola di Francoforte, influenzata dal marxismo e da Freud che era popolare nella Germania tra le due guerre. Una di queste teorie era che la famiglia era il "luogo più importante di riproduzione" per lo stato autoritario - un'idea che persiste ancora oggi negli appelli di sinistra per l'abolizione della famiglia; la famiglia, in questo quadro, è vista come un luogo di "cura privatizzata", dove ai bambini vengono insegnate le norme della società capitalista e come obbedire all'autorità. Il legame da spezzare era dunque quello tra genitori e figli. I bambini non sono dei genitori, che se li sono intestati fin troppo a lungo, ma dello Stato. Agghiacciante, non trovate?

LA FOLLIA DELLA LIBERAZIONE SESSUALE INFANTILE
Esiste un altro aspetto, più indigesto ancora ma purtroppo logicamente connesso a questa istanza: la disgustosa premura per la liberazione sessuale dei bambini e delle relazioni erotiche tra bambini e adulti. Un'idea che nessuna onesta osservazione medica, psichica, biologica e umana potrebbe sposare: il bambino non è semplicemente un adulto in formato ridotto, ha altre esigenze, altri passi da fare, altri bisogni, preludio semmai a ciò di cui godrà o patirà in età adulta. «A noi interessava arrampicarci sugli alberi e scolpire il legno», osserva una donna che da bambina aveva frequentato uno dei centri. Molti dei Kinderläden furono influenzati dal lavoro di Wilhem Reich, che credeva che la repressione sessuale infantile portasse a tendenze autoritarie e persino fasciste.
Così, nel Kinderläden, i bambini non venivano corretti quando toccavano i propri genitali o quelli degli altri; infatti, tale comportamento veniva attivamente incoraggiato. In modo inquietante, alcuni dei tratti educativi prodotti da questo movimento sostenevano esplicitamente il sesso tra bambini e adulti. Per liberare l'immaginazione dei bambini e incoraggiare il loro «sano e primario erotismo» naturalmente era disponibile materiale pornografico e, come in ogni materia che si rispetti, oltre alla teoria e ai manuali illustrati, i bambini erano incoraggiati da esercitazioni pratiche fatte di sesso (solo?) simulato. Ma le mamme e i papà di questi bambini, che ne pensavano? Erano tutti d'accordo e allineati con i sistemi e gli scopi di queste strutture per l'infanzia? No, affatto.
Purtroppo però l'ideologia alla base di questo esperimento aveva ottenuto un altro successo: fare sentire i genitori stessi in colpa per il proprio imbarazzo rispetto alla sessualità. Si sentivano in difetto perché non erano abbastanza emancipati. Anche questo assomiglia a quel senso di colpa di massa e all'autodenuncia del maschio in quanto maschio che spontaneamente molti uomini stanno mettendo in pratica (sempre a favore di telecamera o post o al traino di qualche contenuto particolarmente virale).
Non tutti i genitori i cui figli partecipavano al Kinderläden erano convinti che le interazioni sessuali tra bambini e adulti fossero benefiche, ma alcuni temevano che le proprie inibizioni sessuali potessero essere il problema. Persino gli stessi fondatori erano a disagio con gli esiti più estremi e perversi del loro esperimento e qualcosa, in quella natura così indebitamente ritenuta riprogrammabile o avvelenata dal fascismo e dall'autoritarismo del sistema capitale, ha gridato anche in uno di loro:
Alexander Schuller, uno dei co-fondatori di un Kinderläden a Berlino: «Ho trovato incredibilmente difficile prendere posizione. Sentivo che quello che stavamo cercando di fare era fondamentalmente corretto, ma quando si è trattato di questo problema, ho pensato: questo è pazzesco, semplicemente non è giusto. Ma poi mi vergognavo di pensare così. Penso che molti fossero nella stessa posizione». Dalla storia dovremmo imparare non solo a non ripetere gli stessi errori, ma prima di tutto a ricordarci che la possibilità del male è dentro ogni essere umano e non basterà nessun corso a sradicarla; ancora meno potranno farlo quegli interventi che hanno come obiettivo la colpevolizzazione di ogni forma di mascolinità e la vittimizzazione di ogni donna in quanto tale. E soprattutto, lasciamo in pace i bambini.

DOSSIER "FEMMINICIDIO"
L'emergenza che non esiste

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Fonte: Sito del Timone, 22 novembre 2023

5 - GREEN BORDER: IL FILM ANTIPOLACCO, SPACCIATO PER CAPOLAVORO
Il film rappresenta in modo falsato gli eventi lungo il confine polacco-bielorusso per denigrare la Polonia conservatrice (che oggi subisce i ricatti immigratori del dittatore bielorusso Lukashenko)
Autore: Wlodzimierz Redzioch - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 novembre 2023

Nell’estate del 2021 il dittatore bielorusso Lukashenko ha innescato una crisi migratoria con lo scopo di revocare le sanzioni europee contro il suo regime. Le autorità bielorusse avevano allora cominciato a concedere i visti per i cittadini di vari Paesi del Medio Oriente che venivano trasportati a Minsk e poi nei pressi della frontiera. Per la Polonia la crisi è iniziata a luglio 2021 con i primi tentativi di attraversare il confine polacco-bielorusso.
Ovviamente le autorità polacche sentivano il dovere di difendere la frontiera del Paese, che è anche la frontiera esterna dell’Unione europea, impedendo ai migranti di attraversarla, anche per non essere complici del traffico di esseri umani organizzato dai bielorussi. Purtroppo, i migranti, ispirati, istigati e aiutati dai servizi bielorussi, hanno attaccato il confine polacco, distruggendo le recinzioni alle frontiere e attaccando fisicamente i soldati polacchi. Gli agenti dei servizi bielorussi sostenevano apertamente i migranti accecando soldati polacchi con i laser, sparando in aria o partecipando alla distruzione delle barriere protettive. Tanti soldati polacchi venivano feriti dal lancio di pietre e altri oggetti. Ma di tutto questo si parlava poco.
Nel 2021 si sono registrati 40.000 tentativi di attraversare illegalmente il confine. Un anno dopo, meno di 16.000. Nel 2023 questo numero è nuovamente aumentato. Per controllare la frontiera con la Bielorussia, le autorità polacche erano costrette a schierare un numero enorme di militari di frontiera. La situazione è migliorata quando lungo la frontiera è stata completata l'installazione di una barriera elettronica. Successivamente, è stata costruita anche una barriera fisica. Ma la situazione al confine polacco-bielorusso resta tesa. È ovvio che i migranti non attraversano la frontiera spontaneamente: tutto è pianificato e organizzato dai servizi bielorussi.
Va detto che la Polonia dall’inizio della crisi è in costante contatto con Frontex, l’agenzia europea per la protezione delle frontiere, che sostiene costantemente le attività dei militari polacchi. Per il quartier generale della Nato, l'uso dei migranti da parte del regime di Lukashenko fa parte di una guerra ibrida. La destabilizzazione della Polonia con un’ondata di migranti sarebbe servita per preparare il terreno per l’intervento russo in Ucraina (la Polonia invasa dai migranti non avrebbe potuto ricevere i profughi ucraini).

LA FRONTIERA ORIENTALE DELL’UE
Purtroppo, la Polonia che difende la frontiera orientale dell’UE è diventata l’oggetto delle critiche degli ambienti che vogliono il mondo senza frontiere e incoraggiano l’immigrazione, anche clandestina. In Polonia tali critiche hanno preso la forma di attacchi ideologici al governo, al partito governativo PiS e ai militari che proteggono le frontiere. La crisi migratoria sulla frontiera polacco-bielorussa è diventata un pretesto per la lotta politica degli ambienti dell’opposizione liberal di sinistra, anche nella previsione delle importantissime elezioni che si svolgevano in Polonia nel mese di ottobre.
In questo contesto è stato prodotto un film di becera propaganda che tratta in modo strumentale gli eventi sulla frontiera: "Green Border" di Agnieszka Holland, una regista conosciuta anche per le sue simpatie di sinistra, critica del patriottismo e del cattolicesimo polacco e nemica della Chiesa. Il suo film, che vorrebbe sensibilizzare sulla tragedia dei migranti, crea un’immagine completamente falsa e offensiva delle guardie di frontiera polacche. Come ogni propaganda, questo film è privo di sfumature. Abbiamo a che fare con eroi positivi e personaggi assolutamente malvagi. I primi sono i migranti e gli attivisti che li aiutano, i secondi sono i funzionari polacchi: polizia e guardie di frontiera. Questi ultimi appaiono come primitivi volgari, aggressivi, spietati. Non lasciano entrare nel negozio una donna immigrata, gettano una donna incinta migrante dietro il filo spinato in Bielorussia, mentre di giorno sono galanti ed educati nei confronti delle donne polacche. Tuttavia, ci sono anche brave persone tra gli ufficiali in uniforme, ma solo quando agiscono contro gli ordini. Il film finge di essere un documentario, ma in realtà è un film menzognero; la regista non ha potuto fornire le prove di tanti fatti drammatici presentati sullo schermo che accusano pesantemente gli ufficiali polacchi.
Invece nel film si fanno tanti riferimenti all’attuale situazione politica: si parla delle proteste antigovernative e di uno specifico partito di opposizione. Si parla di una "marcia fascista" a Varsavia e di "fascisti nel nostro governo". Per di più, vengono menzionati i nomi veri degli esponenti del governo: del ministro Kamiński (ministro degli Interni) e del viceministro Wasik e sullo schermo televisivo appare il ministro Blaszczak (ministro della Difesa).

UN FILM ANTIGOVERNATIVO TENDENZIOSO
Il ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, ha scritto su X che «nel Terzo Reich i tedeschi producevano film di propaganda che mostravano i polacchi come banditi e assassini. Oggi per fare questo lavoro hanno Agnieszka Holland...». Il ministro ricorda anche il padre della regista, Henryk Holland, un militante comunista formatosi nell’Unione Sovietica: nel periodo stalinista divenne caporedattore del settimanale polacco chiamato "La lotta dei giovani", pubblicato dall'Unione giovanile comunista. Come afferma inoltre il ministro «la precedente retorica del padre e l'attuale retorica della figlia sono sorprendentemente simili». «Per Henryk Holland, i soldati dell'Esercito nazionale (AK - partigiani "bianchi") e delle Forze armate nazionali (l’esercito del governo polacco in esilio dopo la II guerra mondiale) erano dei banditi. Oggi la regista, vedendo sadici e criminali nella guardia di frontiera e paragonandoli ai tedeschi durante l'occupazione della Polonia, ripete il linguaggio di suo padre, tratto direttamente dalle regole di propaganda stalinista. Questo è il legame generazionale...» ha concluso il ministro. Per di più la Holland «chiama le autorità polacche "marmaglia bruna" e insinua che, se vince il PiS (il partito al governo), la Polonia sarà fascista».
Il film antigovernativo della Holland è stato finanziato e prodotto da numerose istituzioni straniere (tra cui la televisione tedesca ZDF/Arte) e dalla municipalità di Varsavia, il cui presidente è Rafał Trzaskowski, vicepresidente della Piattaforma civica, la principale forza d’opposizione.
Nei mesi precedenti la Holland è apparsa in uno spot elettorale dell'attivista di estrema sinistra Agata Diduszko-Zyglewska, lodandola per la sua lotta contro la Chiesa. Non tutti si ricordano che proprio Diduszko-Zyglewska, insieme a Joanna Scheuring-Wielgus, si sono recate in Vaticano con il loro "rapporto sulla pedofilia nella Chiesa" e hanno presentato a papa Francesco un bugiardo, un certo Marek Lisiński, come vittima di un prete pedofilo.
Adesso Holland porterà in Vaticano il suo film palesemente antipolacco, che dovrebbe essere premiato nell’ambito del Tertio Millennio Film Fest, malgrado lo sdegno dell’opinione pubblica in Polonia e la petizione contro la pellicola spedita in Vaticano.
All’estero questo film, spacciato per un capolavoro, contribuisce a perpetuare tra gli spettatori, che non conoscono bene la storia e la realtà odierna della Polonia, molti stereotipi antipolacchi, sfruttati non soltanto dai media bielorussi, ma anche da certi ambienti europei, principalmente tedeschi, ostili al governo conservatore polacco. Chi è tentato di vederlo, dovrebbe saperlo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 novembre 2023

6 - CHI FAREBBE GIOCARE I BAMBINI CON LA DINAMITE?
Eppure facciamo di peggio ogni volta che mettiamo in mano ad un bambino uno smartphone o un tablet (VIDEO: The Social Dilemma)
Autore: Francesca Romana Poleggi - Fonte: Provita & Famiglia, 18 novembre 2023

Chi metterebbe in mano ad un bambino del materiale esplosivo? Noi, in realtà, facciamo di peggio ogni volta che mettiamo in mano ad un bambino uno smartphone o un tablet.
I Lettori che pensano che questa affermazione sia l'esagerazione di una vecchia bacchettona all'antica, abbiano la compiacenza di leggere fino in fondo questo articolo.
Tanto per cominciare, la Federazione Italiana Medici Pediatri ha pubblicato una guida per "Bambini e adolescenti in un mondo digitale", dove si spiega il rischio di comprometterne la crescita e creare loro problemi durante lo sviluppo, anche se sembra che i piccoli sappiano padroneggiare abilmente dispositivi che noi adulti abbiamo fatto fatica ad imparare ad usare. Spiegano i pediatri che prima dei tre anni i bambini devono imparare a costruire i loro riferimenti spazio-temporali, e lo schermo che è solo a due dimensioni potrebbe rallentare la loro crescita. Dai 3 ai 6 anni, poi, per i bambini è essenziale il rapporto con il mondo fisico, reale: con le cose che si toccano e che si rompono, con le persone con cui si creano relazioni e contatti "fisici": anche le baruffe tra bambini servono per crescere (certamente con la mediazione di educatori che insegnino a non essere maneschi) e si imparano le regole sociali stando con gli altri bambini e giocando. Secondo i medici, quindi, prima dei 9 anni niente "touch-screen".
Poi, dice la guida, i ragazzini iniziano ad affacciarsi sul mondo e possono farlo anche attraverso il web. Ma sotto controllo degli adulti e senza social network.
Ma non è finita qui. Ancor più severi dlla FIMP, molti esperti di igiene digitale sono dell'avviso che uno smartphone collegato a internet con la libertà di aprire degli account sui vari social media sia assolutamente sconsigliato prima del 18 anni. Del resto, si vietano le automobili (e per quelle di grossa cilindrata non bastano 18 anni) perché sono oggetti estremamente pericolosi per la vita propria e altrui: internet e i social sono la stessa cosa.
È un'esagerazione anche questa?

THE SOCIAL DILEMMA
Prima di pensarlo, tutti guardino (e facciano vedere ai ragazzi) il docufilm "The Social Dilemma" in cui ingegneri ed esperti ex dipendenti del "GAFAM" (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) e delle altre grandi imprese "Big Tech" raccontano di aver lasciato i loro lucrosissimi impieghi per motivi etici. Si sono resi conto di aver contribuito a creare un mostro.
Il sistema di cervelli elettronici e di algoritmi che si trovano dall'altra parte dello schermo registra tutte le nostre azioni, registra il tempo in cui ci soffermiamo su un determinato filmato o su un determinato post. Attraverso la "sentiment analysis", cioè lo studio delle parole che digitiamo, registra i nostri stati d'animo: in poco tempo la macchina ci conosce meglio di quanto conosciamo noi stessi. Trova il modo di tenerci attaccati allo schermo più tempo possibile - rubandoci la vita, perché il nostro tempo è la nostra vita - in modo da "venderci" alle imprese che si fanno pubblicità sui loro canali: il nostro cervello e il nostro tempo si traducono in profitti a nove zeri per Big Tech.
E non basta ancora. Non solo rubano il nostro tempo (e i nostri dati, età, gusti, preferenze ecc.), ma sono in grado di modificare la nostra personalità e le nostre scelte secondo quello che è l'interesse dei loro clienti. Per raggiungere il massimo profitto, non usano alcuno scrupolo e non hanno alcuna remora. Frances Haugen (ex dipendente di Facebook) ha portato davanti al Parlamento americano, francese ed europeo le prove scritte: quando hanno fatto presente a Zuckemberg che da quando è di moda Istagram il numero di adolescenti femmine che compiono atti di autolesionismo fino al suicidio si è impennato vertiginosamente, il proprietario di Facebook-Meta, che è anche proprietario di Istagram, ha risposto che cambiare il sistema e gli algoritmi avrebbe comportato un decremento dei profitti, e perciò non hanno fatto alcuna modifica - che pure sarebbe stata possibile.

L'ESEMPIO DI INSTAGRAM
È ovvio che questo potere di persuasione e manipolazione è tanto più efficace quanto più l'utente del dispositivo è fragile, quindi giovane. L'esempio di Instagram è probante: le ragazzine, più che i maschi, sono molto sensibili all'apprezzamento sulle foto che esse pubblicano. Diventano dipendenti dai "like" come dalla droga (infatti i "like" sono stati studiati per scatenare a livello cerebrale un rilascio di dopamina). Quando i "like" non arrivano, o peggio quando si perdono i "follower", in un'adolescente è facile scatenare la depressione, con tutte le conseguenze.
Ecco perché leggiamo di bambini e di giovani adulti che arrivano al suicidio, per colpa dei social.
Guardate "The Social Dilemma". Cercate su internet la testimonianza della Haugen, se non credete a quanto state leggendo.
Un'ultima considerazione sociale: Alison Beard, nell'articolo "È ora di reinquadrare Big Tech?" ("Time to Rein In Big Tech?") apparso su Harvard Business Review (numero di novembre-dicembre 2021), scrive che i GAFAM «nel 2020 hanno guadagnato collettivamente quasi 200 miliardi di dollari su ricavi di oltre 1 trilione di dollari». Ma al successo di tali aziende e ai ricchi stipendi dei loro dipendenti non è corrisposto un maggiore benessere per i cittadini, utenti dai quali esse hanno estratto dati personali e intimi fonte primaria dei loro profitti. «I salari della classe media e bassa ristagnano, le piccole imprese stanno lottando per sopravvivere, le infrastrutture, l'istruzione e l'assistenza sanitaria rimangono sotto-finanziate, la criminalità informatica è in aumento, e la società è sempre più polarizzata a causa della disinformazione e del vetriolo on line» (perché le fake news e i conflitti servono anch'essi a tenere attaccate le persone agli schermi).

PORNOGRAFIA
E infine, come tutti ormai sanno, con un telefonino in mano si viene esposti alla pornografia, al rischio di adescamento da parte di pedofili o di predatori sessuali, al rischio di lavaggio del cervello da parte di sette o di gruppi LGBT che convincono i nostri adolescenti - che naturalmente vivono un periodo di disagio rispetto al corpo che cambia - d'essere nati in un corpo sbagliato e li avviano verso il baratro del cambiamento di sesso. Per non parlare del rischio di truffe, di "challange", cioè di sfide e giochi pericolosi per sé e per gli altri...
E più in generale, c'è il rischio di rimanere invischiati e avviluppati in un mondo virtuale, finto, senza più rapporti con il reale: sono almeno 100.000 in Italia gli hikikomori, cioè giovani tra i 14 e i 30 che si rinchiudono nella propria stanza con il computer per anni, senza alcun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.
Dobbiamo acquisire consapevolezza noi adulti che non siamo più i padroni dei nostri telefonini, ma ne siamo posseduti.
Per i bambini e i ragazzi che stanno crescendo è sicuramente peggio.
Impariamo a compiere gesti di libertà: per esempio, spegniamo il telefonino per un certo numero di ore al giorno, specie durante i pasti. Cancelliamo i nostri account dai social: non si può vivere "disconnessi"? Va bene. Ma non serve avere diversi profili su diverse piattaforme: ce ne possiamo far bastare una?
Diamo il buon esempio ai nostri ragazzi.
E lottiamo con le unghie e con i denti in modo da rimandare al più tardi possibile il momento in cui mettiamo nelle loro tasche dispositivi molto più pericolosi - perché molto più insidiosi - della dinamite: gli esplosivi tutti sanno che devono essere maneggiati con cura.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Come guadagnano i social spiegato in The Social Dilemma" (durata: 2 minuti) si vede una scena di The Social Dilemma, un documentario Netflix del 2020, dove viene pronunciata la frase "Se non stai pagando un prodotto, allora sei TU il prodotto". Questo spiega come ogni social sia in competizione con gli altri per attirare l'attenzione delle persone. Ecco come guadagnano i social.


https://www.youtube.com/watch?v=Ko2YcD0iYpc

Fonte: Provita & Famiglia, 18 novembre 2023

7 - OMELIA I DOMENICA AVVENTO - ANNO B (Mc 13,33-37)
Non sapete quando il padrone di casa ritornerà
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Con questa domenica inizia il tempo dell'Avvento e, con esso, un nuovo Anno liturgico. L'Avvento è quel periodo di quattro settimane che precede il Natale. Durante questo periodo dobbiamo preparare i nostri cuori all'incontro con Dio. In noi si deve ridestare quel desiderio di fervida attesa e di speranza che caratterizzò il lungo tempo di preparazione del popolo ebreo alla venuta del Messia.
Il profeta Isaia, nella prima lettura, esprime il desiderio che ogni uomo ha di Dio: «Se Tu squarciassi i cieli e scendessi» (Is 63,19). Ogni uomo, anche se non se ne rende pienamente conto, avverte questo desiderio. L'uomo è stato creato per Dio e non troverà pace se non quando riposerà in Lui. Questo desiderio sarebbe rimasto per sempre inappagato se Dio stesso non avesse preso l'iniziativa e non fosse disceso su questa terra. L'umanità senza Dio vaga nelle tenebre, pertanto il profeta così si rivolge al Signore: «Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore? [...] Ritorna per amore dei tuoi servi» (Is 63,17-18). Questa deve diventare anche la nostra preghiera, per noi e per il mondo intero, smarrito e lontano da Dio. La preghiera dei buoni attira la misericordia su tutto il mondo.
Il profeta sentiva tutta la miseria dell'umanità e così parlava a Dio: «Ecco, Tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di Te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura [...] tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento» (Is 64,4-5). Oggi come allora ci siamo ribellati a Dio, i nostri peccati si sono moltiplicati e abbiamo offeso molto il Signore. «Nessuno invocava il tuo nome» (Is 64,6), continua il profeta Isaia, facendoci comprendere quanto sia necessaria la preghiera per ottenere la Misericordia. La lettura si conclude con un atto di fiducia in Dio, che è nostro Padre e che non ci lascerà in balia di noi stessi.
Il Salmista invoca l'intervento di Dio a salvezza del suo popolo con queste parole: «Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci [...] guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna [...] Da Te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome» (Sal 79).
Il Signore è venuto, si è fatto uomo per la nostra salvezza, e tornerà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti.
Di questa seconda venuta parla il Vangelo di oggi. Gesù, invitandoci alla vigilanza, ci rivolge queste parole: «Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà» (Mc 13,35). Egli ci invita a stare attenti, a rimanere desti: «Fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati» (Mc 13,36). Gesù ci ha lasciati nella sua casa, ovvero la Chiesa, dando «a ciascuno il suo compito» (Mc 13,34), una missione particolare da compiere. Anche noi ci lasceremo sorprendere addormentati se non realizzeremo questo progetto d'amore che Dio ha su di noi, se non porteremo a termine questo compito a noi affidato. Ci addormenteremo anche noi se allenteremo la nostra preghiera e ci lasceremo dominare dagli affanni, dalle preoccupazioni e dalle lusinghe di questo mondo, e non presteremo attenzione alla cosa più importante: la salvezza dell'anima.
Consapevole di tutto questo, san Francesco d'Assisi così pregava all'inizio della sua conversione: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». La risposta non tardò ad arrivare e san Francesco svolse nella Chiesa un compito importantissimo, quello di restaurare la casa di Dio, la Chiesa, che, per opera di tanti uomini, stava andando in rovina.
Ognuno di noi ha un compito affidato dalla Provvidenza di Dio. Se riusciremo a realizzarlo arrecheremo un grandissimo bene alla Chiesa e al mondo intero. Preghiamo per tanti giovani, generosi quanto distratti, i quali non si accorgono di aver ricevuto una particolare vocazione, come quella di san Francesco, e sprecano i loro anni migliori in cose inutili.
Come abbiamo pregato all'inizio della Messa, dobbiamo andare incontro a Gesù che viene, che vuole entrare nel nostro cuore. Andremo incontro al Signore con la preghiera, che deve essere sempre assidua e fervente. Non ci sarà vita cristiana senza la preghiera. Oltre a ciò, l'orazione iniziale della Messa ci indica le buone opere: per mezzo di esse noi ci avvicineremo sempre di più a Dio e avvicineremo tutti quelli che da noi saranno beneficati.
In questo periodo di Avvento prendiamo anche noi questi due propositi: quello della preghiera e quello delle opere di misericordia. Facendo così ci prepareremo nel modo migliore a celebrare il Natale del Signore.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

8 - OMELIA DELL'IMMACOLATA - ANNO B (Lc 1,26-38)
Colui che nascerà sarà santo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi celebriamo una festa molto bella, quella dell'Immacolata Concezione di Maria. Dire che la Vergine Santissima è l'Immacolata significa dire che Ella è la Piena di Grazia fin dal primo istante della sua esistenza, quando fu concepita dai suoi genitori, i santi Gioacchino ed Anna. Tutti noi, quando abbiamo cominciato ad esistere nel grembo delle nostre madri eravamo privi della Grazia di Dio. Questo dono ci è stato dato con il sacramento del Battesimo. Vi è un'unica eccezione: l'Immacolata. Ella doveva essere la Piena di Grazia, fin dal suo concepimento, perché Ella doveva diventare la Madre di Dio. Dunque non era conveniente che la Madre di Dio fosse stata, anche solo per un istante, sotto il dominio del peccato originale.
La Madonna ha ricevuto questa grazia, la prima e la più grande, in vista dei meriti di Gesù in Croce. Anche Lei è stata redenta da Gesù, ma nel modo più perfetto: Ella non è stata liberata dal peccato, ma è stata preservata dal peccato. Il peccato non l'ha nemmeno sfiorata. Pertanto, l'Immacolata è la creatura più perfetta, il Capolavoro uscito dalle mani e dal Cuore di Dio.
Il mistero dell'Immacolata è prefigurato già nelle prime pagine della Sacra Scrittura, precisamente nella prima lettura della Messa di oggi. In seguito al peccato di Adamo e di Eva, Dio disse al serpente tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). Questa donna di cui parla il testo della Genesi è l'Immacolata. Ella è la nemica del demonio; e, affinché questa inimicizia potesse essere piena, era necessario che la Madonna fosse stata la "Piena di Grazia" fin dall'inizio. Se, per assurdo, Ella fosse stata, anche per poco tempo, con il peccato d'origine, non poteva chiamarsi a pieno titolo la nemica del demonio.
Gesù è il Redentore del genere umano. Egli è la "stirpe" di cui parla la lettura della Genesi, il Figlio della donna che schiaccia la testa al serpente infernale. Ma, unita a Gesù, vi è pure la Vergine Immacolata, la Corredentrice. Insieme a Gesù, anche Lei schiaccia la testa al serpente, collaborando alla Redenzione dell'umanità, alla salvezza di tutti i figli a Lei affidati da Gesù dall'alto della Croce e rappresentati dal fedele discepolo Giovanni. Per questo motivo, tante volte la Madonna è raffigurata nell'atteggiamento di schiacciare la testa al serpente, in base alle apparizioni mariane avute da santa Caterina Labouré. Questa donna, l'Immacolata, è la vera «Madre di tutti i viventi» (Gen 3,20), di cui Eva era solo un abbozzo iniziale.
Nel Vangelo, la Madonna è salutata dall'Arcangelo Gabriele con queste parole: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Queste parole indicano il nome proprio di Maria: Ella è la "Piena di Grazia", Ella è l'Immacolata. Con la preghiera dell'"Ave Maria" noi ripetiamo continuamente questo saluto, arrecando al Cuore materno di Maria una gioia indicibile. Scriveva san Luigi di Montfort che, come la salvezza del mondo iniziò con un'"Ave Maria", ovvero con il saluto dell'Arcangelo Gabriele, allorquando avvenne l'Incarnazione del Verbo ed ebbe inizio la Redenzione; così la salvezza di ogni anima in particolare inizia con la recita devota di questa bella preghiera. Pregando la Madonna, Ella ci colmerà della grazia di Dio di cui è ripiena; e, prima di tutto, Ella vorrà donarci la grazia più importante, quella della Salvezza, grazia ottenuta da Gesù in Croce e custodita nel suo Cuore materno. Pregando con assiduità la Madonna, riceveremo certamente questa grazia.
Se la Madre è Immacolata, anche i figli devono essere immacolati, ovvero devono assomigliare quanto più è possibile alla Madonna. Tutto questo lo possiamo comprendere dalla seconda lettura di oggi. San Paolo, rivolgendosi agli Efesini, afferma che, in Cristo, il Padre «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). La Volontà del Padre Celeste è proprio questa: che noi diveniamo santi e immacolati nella carità, che diveniamo anche noi, per quanto è possibile, "pieni di grazia", che, in poche parole, diveniamo simili all'Immacolata. Esaminiamo dunque la nostra vita, e vediamo se concretamente tendiamo a questo ideale, o se ci facciamo vincere dalle nostre passioni disordinate.
Se veramente vogliamo bene alla Madonna, sforziamoci di piacere sempre di più al Signore. Non possiamo dire di amare la Madonna se poi, a Lei e al Signore, preferiamo il peccato. Essere devoti dell'Immacolata significherà lavorare instancabilmente dentro di noi. Un giorno incontrai un pellegrino che veniva da molto lontano, forse non era nemmeno cattolico. Comunque gli feci questa domanda: «Tu credi che la Madonna è Immacolata?». Mi diede una bellissima risposta che dimostrava quanto egli era molto più avanti di me. Mi disse infatti: «Non solo ci credo, ma lo vivo!». Fu una vera e propria lezione di teologia. In poche parole aveva detto tutto, mi aveva fatto comprendere che è vero teologo non colui che sa molte cose, ma colui che mette in pratica ciò che apprende con la mente.
Se amiamo l'Immacolata cercheremo di uniformare la nostra vita sempre di più a questo sublime modello. Sia questo anche il nostro proposito.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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