BastaBugie n�871 del 01 maggio 2024
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LA STATUA E LA MATERNITA', SEGNO DI CONTRADDIZIONE DA LAPIDARE
Alla statua della donna che allatta donata alla città di Milano viene impedito di essere posta sulla pubblica piazza perché richiama un gesto naturale odiato dai rivoluzionari
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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SE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E' ISTRUITA DALLA CENSURA UMANA
Al posto della conclamata neutralità dell'intelligenza artificiale c'è l'ideologia dei programmatori ''inclusivi'' e politicamente corretti (ad es. troveremo la fiaba di ''Biancaneve e le sette persone di bassa statura'')
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA ROWLING, LA DITTATURA TRANS E LA RIVOLUZIONE DELLA LINGUA
L'autrice di Harry Potter sostiene un'associazione femminista impegnata in una causa per dire che solo le donne sono donne (e così continua l'odio della lobby Lgbt verso di lei)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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MENO SESSO A CASO, EFFETTO BENEFICO DELLA SENTENZA DOBBS
L'annullamento della sentenza abortista Roe vs Wade ha avuto un impatto significativo sulla vita sessuale negli USA, facendo diminuire il sesso occasionale
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ABORTO IN COSTITUZIONE, SEGNO DI UNO STATO TIRANNO
In Francia l'aborto è stato inserito nella costituzione a larghissima maggioranza e così la democrazia diventa totalitaria, come spiegava Giovanni Paolo II
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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TRANS INCINTA AL 5° MESE, LA FEMMINILITÀ NON SI CANCELLA
Una donna assume gli ormoni e si fa rimuovere il seno, ma con un rapporto sessuale rimane incinta: il figlio in grembo ricorda che la natura non cambia (e se sei donna non potrai mai diventare uomo)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA VI DOMENICA PASQUA - ANNO B (Gv 15,9-17)
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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LA STATUA E LA MATERNITA', SEGNO DI CONTRADDIZIONE DA LAPIDARE
Alla statua della donna che allatta donata alla città di Milano viene impedito di essere posta sulla pubblica piazza perché richiama un gesto naturale odiato dai rivoluzionari
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 aprile 2024
«Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo» (Atti 7, 57-58). Si parla del protomartire Stefano, ma si parla anche dei giorni nostri. Ogni volta che la verità viene affermata diventa intollerabile per le orecchie abituate alla voce della menzogna, scatta il sistema immunitario del politicamente corretto, che negli ultimi tempi si è fatto ancor più sensibile. La vicenda è nota: la figlia della scultrice, ormai scomparsa, Vera Omodeo dona alla città di Milano una statua della madre dal titolo "Dal latte materno" veniamo che raffigura una donna che allatta. La statua è la novella Stefano, i lapidatori sono i membri della Commissione tecnica del Comune che hanno rifiutato il dono. La statua non verrà posta in piazza Eleonora Duse come inizialmente auspicato. Queste le ragioni addotte dalla Commissione: «La scultura rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, ragion per cui non viene dato parere favorevole all’inserimento in uno spazio condiviso». Si suggerisce di donarla ad un ente privato affinché «sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose».
IL SINDACO SALA E VITTORIO SGARBI Il sindaco Sala esprime il proprio dissenso: «Chiederò alla commissione di riesaminare il parere mi sembra una forzatura sostenere che non risponda a una sensibilità universale». Gli fa eco la figlia dell’artista, Serena Omodeo-Salè: «Quali siano i messaggi e i valori non condivisibili dal momento che la statua è del tutto priva di riferimenti religiosi: non procederemo alla donazione se la statua non sarà visibile alla cittadinanza». Interessante il parere di Vittorio Sgarbi: «Il tema della maternità è universale e comunque l’iconografia della madre che allatta è trasversale a tutta la storia dell’arte, basti pensare alla Madonna con bambino rappresentata da duemila anni. Tutti veniamo da una madre e l’idea che questo valore sia da respingere riguarda solo la mancanza di sensibilità da parte di chi si trova a decidere a Milano su questo tema. [...] La presa di posizione della Commissione è pretestuosa e segue tematiche Lgbtq+ che niente hanno a che fare con l’arte». Partiamo proprio dalle parole del critico d’arte. Come è possibile sostenere che la maternità non sia tema universale dato che tutti veniamo dall’utero di nostra madre? L’evidenza può essere cancellata solo dall’ideologia, in questo caso quella che vuole tutelare le rivendicazioni LGBT. Quella donna che allatta esclude automaticamente le coppie gay maschili e gli uomini trans che si credono donna. E questo per i militanti arcobaleno è inaccettabile. I tecnici del Comune hanno pensato a loro quando hanno espresso il loro parere negativo. Curioso poi il riferimento alle sfumature religiose della statua. Su questo la Commissione ha ragione da vendere. Attenzione ai passaggi argomentativi. La maternità è chiaramente fenomeno naturale, il più naturale che si possa immaginare. Però Cristo ha redento e quindi informato di trascendenza tutta la realtà naturale, compresa la maternità. La prima maternità ad essere divinizzata, trascesa, è ovviamente quella di Maria. L’iconografia sterminata della Madonna che allatta ha significato insieme naturale e soprannaturale proprio perché Gesù è vero uomo e vero Dio.
IL SENSO PROFONDO E NATURALE DELLA MATERNITÀ Quindi il naturale con Cristo diventa soprannaturale - religioso per dirla con i tecnici di Milano - ma nello stesso tempo il soprannaturale svela agli uomini il senso profondo e naturale della maternità. È come per Gesù: vero Dio, ma anche vero uomo, ossia la perfezione dell’umano è espressa in Lui, è il paradigma perfetto dell’Uomo. Così la maternità di Maria è il paradigma perfetto della maternità. Ogni maternità, ogni mamma deve guardare a lei perché esempio perfetto. Non solo, ma da lei discende ogni maternità perché se è vero che discendiamo da Adamo, è anche vero che discendiamo da Gesù, il nuovo Adamo, e Gesù è figlio di Maria. Ecco allora che ogni madre che allatta ed ogni immagine di madre che allatta inevitabilmente rimanda a Maria, perché è lei il paragone eccellente ed insuperabile ed è lei la fonte di ogni maternità, grazie a Gesù. Dunque non solo ogni figura artistica di donna che porge il seno al figlio rinvia implicitamente all’iconografia mariana, perché ormai nostro portato culturale, ma quel gesto, anche per la donna cinese che lo compie, trova il suo fondamento soprannaturale in Maria che allatta. Ecco allora che la statua della Omodeo diventa giustamente segno di contraddizione perché non solo richiama un gesto naturale - e natura è termine odiato dai rivoluzionari perché è un apriori non voluto dalla libertà dell’uomo e che quindi non si può piegare alla sua volontà - ma richiama anche un archetipo religioso sia per motivi culturali legati all’iconografia classica sia per motivi teologici, perché tutto ciò che è naturale viene da Dio ed è stato da Lui salvato. I tecnici di Milano, perciò, ci hanno visto giusto ed è per questo che hanno deciso di lapidare la statua dello scandalo e, con lei, lo stesso concetto di maternità.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 aprile 2024
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SE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E' ISTRUITA DALLA CENSURA UMANA
Al posto della conclamata neutralità dell'intelligenza artificiale c'è l'ideologia dei programmatori ''inclusivi'' e politicamente corretti (ad es. troveremo la fiaba di ''Biancaneve e le sette persone di bassa statura'')
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 febbraio 2024
Si diffondono sempre più alcuni luoghi comuni sull'Intelligenza Artificiale (IA). Uno di questi predica che i suoi oracoli siano sempre equilibrati, non partigiani, oggettivi e neutri. La vicenda che andiamo a raccontare ci dice altro. Un team di esperti informatici ha messo a punto un algoritmo che ripulisce da ogni sorta di linguaggio non inclusivo e discriminatorio tutti i documenti redatti da un'amministrazione pubblica. A farne parte è anche la prof.ssa Rachele Raus, docente del dipartimento di Interpreti e Traduttori del Campus di Forlì. La prof.ssa Raus spiega così questo progetto linguistico a il Resto del Carlino: «gli scritti vengono sottoposti al programma che comincia a cercare eventuali elementi non inclusivi. Una volta trovati li segnala agli utenti finali e propone loro alcune possibili correzioni che potranno essere accettate o rifiutate». La giornalista Sofia Nardi poi chiede: «Come siete riusciti a educare l'algoritmo?». Segue la risposta della professoressa: «Abbiamo caricato materiali autentici: comunicati stampa, regolamenti, verbali... Questi testi hanno consentito all'algoritmo di 'imparare' ed estendere gli esempi a tutte le casistiche possibili». La Raus aggiunge che sono state persone in carne ed ossa ad aver istruito l'IA, nel senso che le hanno insegnato quali termini, frasi, modi di dire, etc. sono censurabili e quali encomiabili. Insomma hanno instradato l'IA nella direzione giusta e poi lei ha imparato in "autonomia". E dunque il risultato è stato questo: «il nostro sistema consente di 'tradurre' un testo non inclusivo in uno non discriminatorio. [...] Molto frequentemente non si usa il femminile per alcuni ruoli o professioni, pensiamo a frasi come 'il ministro Maria Rossi', oppure si fa uso di stereotipi legati al genere. Entrando nel campo della disabilità, in molti testi si trova ancora 'il sordo', o 'il cieco', o peggio si usano molte denominazioni che ormai non si usano più». Questo traduttore dal Buon senso al Politicamente corretto verrà «testato nei prossimi mesi in alcune amministrazioni italiane», come ha spiegato la prof.ssa Raus ad ItaliaOggi.
ARCHITETTO O ARCHITETTA? Quindi se l'impiegato del catasto scriverà "architetto" l'IA correggerà in "architetta" se riferito ad una donna, "sindaco" diventerà "sindaca", "ministro" "ministra". Ma cosa accadrà con "capoufficio"? Si muterà in "capaufficio"? Idem per "capostazione" che, obbedendo più alla grammatica neoborghese che all'eufonia, si abbruttirà in "capastazione"? E qualora il genere grammaticale sia deducibile unicamente dall'articolo, l'IA, se davvero intelligente, cambierà solo l'articolo - il/la responsabile - oppure presa da stupidità ideologica conierà, ad esempio, il neologismo "responsabilessa"? Son problemi. Per non parlare del campo della disabilità. L'IA perorerà la causa del rispetto menzognero perché i diversamente abili non esistono, ma esistono solo persone che hanno perso alcune abilità, ma non ne hanno acquisito altre diverse dai normodotati. Di contro se dici "persona di colore" indichi tutti gli abitanti del pianeta Terra perché non c'è persona che non abbia un colore. E dunque non è discriminatorio per tutti gli altri che solo chi ha la pelle scura si possa fregiare dell'appellativo "di colore"? Perché questo ingiusto privilegio linguistico? Proseguendo, non è svilente per una persona essere definita per quello che non è piuttosto per quello che è? Il non vedente, il non udente. Quale peloso e falso riguardo poi si cela dietro le espressioni "operatore ecologico" e "operatore scolastico"? La mancanza di rispetto nell'usare parole come "sordo", "cieco", "spazzino", "bidello" non sta nelle parole stesse, ma può essere presente eventualmente solo nell'intenzione di chi le usa. Non diamo la colpa alle parole, ma alle persone. Non discriminiamo quei termini che indicano da sempre alcune ferite inferte dal peccato originale o alcuni lavori che splendono di nobilità nella loro umiltà e che come tali sono termini innocui e semmai, il più delle volte e quando la societas era cristiana, hanno mosso più che al dileggio alla pietà, per le menomazioni, e all'apprezzamento, per i lavori umili.
BIANCANEVE E LE SETTE PERSONE DI BASSA STATURA Beethoven stesso parlava di sé come un sordo e, in quel caso, benedetta sordità perché anche grazie a lei quel rozzo orso renano, come lo definì Cherubini quando non c'era ancora l'IA, scrisse capolavori di allucinante bellezza. Omero significa anche "cieco": vogliamo cambiare il nome al sommo poeta per non offendere nessuno? E poi, quale studente liceale lo hai mai preso in giro - qui l'IA correggerebbe in "bullizzato" - per la sua cecità? Tra l'altro, l'IA come tradurrebbe cecità? Mancanza della capacità di vedere? Ma le parole non sono nate anche per sintetizzare concetti e realtà? E infatti chi mai sarebbe andato a vedere un cartone animato chiamato "Biancaneve e le sette persone di bassa statura"? Si diceva: l'IA dato che ha un quoziente intellettivo pari a dieci Einstein elevato al cubo si libra sicuramente al di sopra alle minute partigianerie di noi omuncoli, vola alto nei cieli della cristallina oggettività, perché la discriminazione è sempre frutto dell'ignoranza, della stupidità. Questo progetto linguistico ci rivela invece che dietro l'IA c'è sempre la mente umana, intelligente o stupida a seconda dei casi, che la imbecca, la indirizza orientandola verso certi valori o disvalori, informandola di particolari ed umanissime angolature culturali. L'IA perciò è tutto fuorché super partes perché esprime gli orientamenti dei suoi programmatori. E dunque l'IA più che un traduttore è un traditore, perché non rappresenta la realtà per quello che è, ma per quello che una certa ideologia vorrebbe che fosse. Oggi, allora, il vero cieco e sordo è l'IA. Inoltre non è originale, dal momento che sforna copie su copie di polverosi stereotipi. L'IA, poi, più che correttore è un corruttore, corruttore dei costumi perché piega il percepito comune secondo i canoni della vulgata corrente. Non correttore, ma algoritmo assai scorretto perché allineato al politicamente corretto che è quel filtro a trame fittissime che permette di trattenere le impurità come le differenze di sesso e di abilità. «Redazione di testi puliti» ha detto in modo rivelatorio la prof.ssa Raus indicando la finalità di questo progetto, testi privi delle scorie del buon senso che chiama un sindaco donna "sindaco" e gli importa solo che sappia fare bene il suo dovere e non che sia uomo o donna. Testi sterilizzati, disinfettati, candeggiati nella grammatica e nel dizionario di un nuovo idioma che però ancora puzza di ideologia perché concepito non per far parlare bene, ma per far tacere.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 febbraio 2024
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LA ROWLING, LA DITTATURA TRANS E LA RIVOLUZIONE DELLA LINGUA
L'autrice di Harry Potter sostiene un'associazione femminista impegnata in una causa per dire che solo le donne sono donne (e così continua l'odio della lobby Lgbt verso di lei)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 febbraio 2024
La nota scrittrice J.K. Rowling, da anni nell'occhio (cieco) del ciclone delle lobby Lgbt per le sue critiche al transessualismo, avrebbe donato 70 mila sterline all'associazione femminista For Woman Scotland, associazione impegnata in una causa presso la Suprema Corte britannica. Nel 2018 il Parlamento scozzese varò una norma che prevede che il 50% degli incarichi presso la pubblica amministrazione siano ricoperti da donne. Per "donne", secondo il legislatore, devono intendersi anche gli uomini che si credono donne, ossia i transessuali. Il significato del termine "donna" si espande così a dismisura fino a ricomprendere la sua accezione opposta: l'uomo. Le femministe di cui sopra avevano già cercato di modificare in sede giudiziale questa legge, ma senza successo. Ora con l'appoggio della Rowling hanno deciso di ricorrere presso la Corte Suprema al fine di dichiarare l'ovvio: solo le donne sono donne. È noto che uno degli strumenti più efficaci della rivoluzione culturale sia la lingua. Prendi possesso delle parole e prenderai possesso delle menti. Gli esempi, oltre a quello appena citato, sono infiniti. Un caso tra mille: sul sito dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (Eige) si può prendere visione del Toolkit on Gender-sensitive Communication, cioè di un armamentario linguistico al servizio del politicamente corretto. Ad esempio l'Eige suggerisce di sostituire il termine "virile" con i termini "energico" o "forte", perché la prima parola è appannaggio degli uomini, non così le altre due. Sul sito vi sono altre amenità. Ad esempio rappresenterebbe un'espressione discriminatoria questa frase: «Gli ambasciatori e le loro mogli sono invitati a partecipare a un ricevimento dopo cena». Nonostante gli invitati siano prima di tutto gli ambasciatori a motivo del loro ruolo, quelli di Eige vorrebbero che fossero nominate prima le donne. Ma se nominiamo prima le donne non è che discriminiamo poi gli uomini? Altro caso: «Ogni giorno ogni cittadino deve chiedersi come può adempiere i propri doveri civici», frase discriminatoria perché "cittadino" è sostantivo maschile.
LA BATTAGLIA CONTRO IL BUONSENSO È da tempo che la battaglia contro il buonsenso imperversa sui vocabolari. E così abbiamo la creazione di neologismi (ad esempio omogenitorialità, omofobia, sindachessa, architetta), la cancellazione di parole (ad esempio virtù e vizio), il trasferimento di termini da un ambito proprio ad un ambito improprio (ad esempio la parola "genere" che dalla grammatica è stata deportata nell'ambito antropologico), il restringimento del significato di un lemma (ad esempio il termine "natura" che indica oggi solo l'ambito naturalistico, escludendo quello metafisico), il suo ampliamento (è il caso visto prima, dove "donna" significa anche "uomo"), lo snaturamento di un termine (ad esempio famiglia, matrimonio, amore). Poi, tra gli altri, esiste anche un altro strumento linguistico utile ai rivoluzionari: la sostituzione linguistica. Ossia una data realtà nel tempo viene indicata da termini sempre diversi, cambiando così nella coscienza collettiva il giudizio morale su quella realtà. Da aborto ad interruzione volontaria della gravidanza, da fecondazione artificiale a procreazione medicalmente assistita, da utero in affitto a gestazione per altri, da peccato a fragilità, etc. Altre realtà sono state segnate da diverse tappe intermedie: da "handicappato" a "persona con handicap" (cfr. Legge 104/92) a "disabile" a "persona con disabilità" (cfr. Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 30 marzo 2007). Una delle finalità di questa involuzione linguistica, come accennato, è mutare il percepito collettivo a favore dell'ideologia. Ad esempio il cambio da aborto ad interruzione volontaria della gravidanza mira ad occultare il fatto che l'aborto sia un assassinio.
LO STATUS DI MINORANZA In altre occasioni il processo involutivo tende a conservare per un certo gruppo sociale lo status non di rifugiato politico, ma di privilegiato politico, ossia lo status di minoranza. Nell'immaginario collettivo, costruito ad hoc, la minoranza è sempre vessata, sempre vittima, sempre inascoltata, sempre reietta, sempre esclusa, sempre discriminata, sempre incompresa (un'ideologia adolescenziale, verrebbe da dire). Ecco perché qualsiasi termine, seppur rispettoso nei confronti dei membri di questa minoranza, alla lunga non va mai bene e deve mutare. Se andasse bene vorrebbe dire che quella minoranza è stata finalmente accettata e quindi si dovrebbe interrompere la lotta per le proprie rivendicazioni sociali. Appena una parola nel suo uso sociale diventa concretamente inclusiva, ecco che se ne sceglie un'altra, etichettando la precedente come discriminatoria. E dunque l'evoluzione, rectius, l'involuzione dei termini è specchio fedele della volontà di posizionarsi sempre nel contesto culturale come gruppo sociale fragile. Usare un termine ormai coattivamente passato di moda sarebbe dunque offensivo: vedi il caso di handicappato, ormai scalzato da tempo da "persona disabile" che non indica tanto un aumento di sensibilità collettiva verso questa categoria di persone - accrescimento di sensibilità che in alcuni casi pur esiste - ma piuttosto la diffusione di un pietismo che non guarda al reale bene della persona, una solidarietà pelosa che nulla ha a che vedere con l'autentico aiuto alle persone svantaggiate. Se così fosse, i bambini malati o malformati non verrebbero più abortiti.
ANCORA MINACCE ALL'AUTRICE DI HARRY POTTER Clamorosamente la polizia britannica non perseguirà i trans che hanno minacciato di morte e violenze la Rowling e la sua famiglia di Luca Volontè https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6891
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 febbraio 2024
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MENO SESSO A CASO, EFFETTO BENEFICO DELLA SENTENZA DOBBS
L'annullamento della sentenza abortista Roe vs Wade ha avuto un impatto significativo sulla vita sessuale negli USA, facendo diminuire il sesso occasionale
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30 marzo 2024
«La legge umana intende portare gli uomini alla virtù», parole di Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae, I-II, q. 96, a. 2, ad 2) che potrebbero suonare come mera dichiarazione di principio disancorata dalla realtà, ma che invece trovano riscontro in quello che sta accadendo negli USA dopo la sentenza Dobbs che ha mandato in soffitta la sentenza Roe vs Wade permettendo ai singoli Stati di vietare l'aborto. Pare infatti che i single americani siano diventati meno attivi sessualmente proprio grazie a quella sentenza, dato che ben 14 Stati vietano assolutamente o nella maggior parte dei casi l'aborto. L'eventualità di mettere incinta qualcuna o rimanere incinta senza più la possibilità di abortire diviene allora un forte antidoto alla sessualità nomade. Questa è la conclusione del sondaggio del portale Singles in America, sondaggio che annualmente tasta il polso delle persone single negli Stati Uniti. Alcuni tra i dati più sorprendenti sono i seguenti: su 5.000 intervistati l'87% ha ammesso che il rovesciamento della sentenza Roe «ha avuto un impatto sugli appuntamenti [di coppia] e sulla propria vita sessuale». Il 15% dei single sotto i 50 anni «ora [...] ha paura di rimanere incinta o di mettere incinta qualcuna». Il 14% afferma di fare «meno sesso occasionale ora e/o meno sesso in generale». Una percentuale simile parla anche di aborto e contraccezione prima di intraprendere una relazione e il 54% ha dichiarato di «non aver fatto sesso negli ultimi 12 mesi». Tra l'altro, il campione degli intervistati non può essere sospettato di partigianeria a favore della vita, ritenendo così che per evitare gravidanze indesiderate l'unico rimedio sia la castità. No, per nulla, il campione è massicciamente pro choice: 60% a favore dell'aborto e 23% contrario. Ecco dunque la buona notizia: abbiamo una sentenza che spinge le persone alla castità. C'è chi obietterà: castità forzata, non libera. A parte il fatto che la libertà di esporsi al pericolo di finire in galera sussiste sempre (nessun rischio ovviamente per l'uomo che ha messo incinta la donna), è bene ricordare che è proprio della legge educare i cittadini - e ogni legge, volente o nolente, educa o diseduca - a volte anche con la minaccia della sanzione. Quest'ultima inizialmente obbligherà a compiere solo materialmente un atto buono seppur non voluto, ma poi potrà portare il consociato non solo ad astenersi formalmente da un atto malvagio o a compiere un atto buono, ma a volere lui per primo evitare il male e compiere il bene. Così il già citato san Tommaso: «Per il fatto che uno comincia ad abituarsi, per paura del castigo, ad evitare il male e a compiere il bene, è portato presto o tardi ad agire così con piacere e di propria volontà. E in questo modo la legge, anche punendo, coopera a rendere buoni i sudditi» (Summa Theologiae, I-II, q. 92, a. 2, ad 4). Il sondaggio qui riportato conferma una legge universale della morale che, detta in soldoni, suona così: se le cose iniziano ad andare bene, sarà sempre più facile che vadano bene; se le cose iniziano ad andare male, sarà sempre più facile che vadano male. L'ordine chiama l'ordine e il disordine chiama il disordine. Leggi e sentenze inique generano condotte altrettanto inique e favoriscono il varo di normative e il pronunciamento di sentenze sempre peggiori. Di contro, leggi e sentenze giuste sono come il sole e la pioggia: fanno fiorire anche i deserti, riportano la vita laddove c'era la morte.
DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO" La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade Per vedere articoli e video, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30 marzo 2024
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ABORTO IN COSTITUZIONE, SEGNO DI UNO STATO TIRANNO
In Francia l'aborto è stato inserito nella costituzione a larghissima maggioranza e così la democrazia diventa totalitaria, come spiegava Giovanni Paolo II
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 marzo 2024
Marzo 1995, Giovanni Paolo II pubblica l'Evangelium vitae. Marzo 2024, la Francia inserisce in Costituzione il diritto d'aborto. La prima al mondo a farlo. Ventinove anni dopo si avvera quanto scritto da papa Wojtyła nell'enciclica dedicata alla difesa della vita innocente. Annotava infatti il santo pontefice: «L'originario e inalienabile diritto alla vita è messo in discussione o negato sulla base di un voto parlamentare o della volontà di una parte - sia pure maggioritaria - della popolazione. È l'esito nefasto di un relativismo che regna incontrastato: il "diritto" cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sull'inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte. In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo. Lo Stato non è più la "casa comune" dove tutti possono vivere secondo principi di uguaglianza sostanziale, ma si trasforma in Stato tiranno, che presume di poter disporre della vita dei più deboli e indifesi, dal bambino non ancora nato al vecchio, in nome di una utilità pubblica che non è altro, in realtà, che l'interesse di alcuni». Proseguiva Giovanni Paolo II: «Tutto sembra avvenire nel più saldo rispetto della legalità, almeno quando le leggi che permettono l'aborto o l'eutanasia vengono votate secondo le cosiddette regole democratiche. In verità, siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità e l'ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: "Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata?" (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Convegno di studio su "Il diritto alla vita e l'Europa", 18 dicembre 1987). Quando si verificano queste condizioni si sono già innescati quei dinamismi che portano alla dissoluzione di un'autentica convivenza umana e alla disgregazione della stessa realtà statuale. Rivendicare il diritto all'aborto, all'infanticidio, all'eutanasia e riconoscerlo legalmente, equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri. Ma questa è la morte della vera libertà» (20).
LA VERITÀ MESSA AI VOTI Queste parole sembrano cucite addosso alla recente decisione del Parlamento francese. In esse evidenziamo alcuni snodi concettuali. Il primo: il parlamentarismo ha sostituito la verità. Quest'ultima è messa ai voti. Il riconoscimento della verità è stato scalzato dall'attribuzione della verità. Il concepito, con la sua umanità e personalità, non è un dato di realtà da riconoscere e da cui promanano obblighi morali che in modo analogo devono essere riconosciuti, ma una realtà da occultare tramite una sua simulazione: l'essere umano diventa un grumo di cellule. Occultato l'omicidio, si riconosce come verità giuridica e morale l'aborto. Il democraticismo, per opporsi alla realtà, non può che imporsi perché questa da sempre si ribella. Ecco il secondo passaggio: ogni decisione democratica che non rispetta la verità necessariamente diviene espressione tirannica. «Auctoritas, non veritas facit legem» (T. Hobbes, Leviatano, II, 26). L'autorità, non la verità fa la legge. Non più ius quia iustum - diritto perché giusto - bensì ius quia iussum - diritto perché così è stato ordinato, deciso. È il capovolgimento della gerarchia delle due principali facoltà umane: intelletto e volontà. Non c'è più l'intelletto che scopre il reale - il nascituro è persona - e muove la volontà di conseguenza - devi rispettare la sua vita - ma l'inverso. Ciò che desidera la volontà - uccidere il figlio in grembo - l'intelletto lo ratifica come buono - abortire è un diritto. Non più delimitata dal limes della realtà riconosciuta dall'intelletto, la volontà esonda, tracima, sconfina nel potere assoluto, cioè absolutus - sciolto da ogni vincolo, degli uni contro gli altri. È la legge della giungla ma approvata in parlamento, è il «bellum omnium contra omnes» del già citato Hobbes (cfr. De Cive, prefatio): la guerra di tutti contro tutti. E chi vince? Il più forte, non il più giusto. E dunque nel caso dell'aborto vince l'adulto contro il bambino, colui che è già sviluppato contro chi è ancora in via di sviluppo (e lo sarà anche dopo nato), colui che può attualizzare alcune capacità contro chi non è ancora in grado di farlo, colui che è sano contro il malato.
LO STATO DI POTERE Lo Stato di diritto si involgarisce nello Stato di potere; la legge si degrada in prevaricazione. È il diritto belluino. La traduzione di diritto in latino è ius. Lo ius è "il suo", ciò che appartiene ad un soggetto o per vocazione naturale o per attribuzione collettiva (statale diremmo noi oggi). Agevole comprendere ora il significato della radice della parola iustitia, la virtù che impone di dare a ciascuno il suo. Il concepito reclama il diritto alla vita, perché suo, e quindi il corrispettivo dovere erga omnes del rispetto e tutela della sua esistenza. Ma l'epoca attuale è segnata dalla negazione dei diritti naturali, i diritti nativi che nascono appena viene ad esistenza l'essere umano, annientati dai diritti artificiali perché prodotti dall'uomo per la soddisfazione dei desideri artefatti dei più violenti. È il diritto muscolare che stritola l'indifeso diritto naturale del concepito. E dunque, nel momento in cui si è elevato l'aborto a diritto costituzionale, si è decretata la morte del diritto perché si è dichiarato come suprema esigenza da tutelarsi giuridicamente un delitto, l'esatto contrario del diritto. «Il "diritto" cessa di essere tale», ci diceva Giovanni Paolo II. Una legge umana «se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge» gli fa eco Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae, I-II, q. 95, a. 2 c.). Uno dei risultati più deflagranti della decisione di ammantare di costituzionalità il delitto di aborto è quello della disintegrazione del consesso sociale e dello sprofondamento in una guerra civile sì invisibile, ma presente. E, infatti, se c'è guerra ai bambini non ancora nati come si può parlare di pace sociale? È una pace apparente perché ogni pochi minuti un innocente viene ucciso. L'aborto è l'esito di e insieme produce una società violenta, barbara e anarchica che alza la mano sull'indifeso e su chi vuole difendere l'indifeso. La folla festante che l'altro giorno danzava sotto la scintillante Torre Eiffel, sulla cui struttura campeggiava la scritta My body, my choice, ballava sopra la propria rovina, sopra la propria tomba, gioiva inconsapevole per la propria condanna a morte. Perché quell'art. 34 della Costituzione, la cui modifica è stata scritta con il sangue dei bambini, è l'epitaffio della società occidentale. I francesi non hanno solo decretato la morte dei propri figli, ma anche la propria.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Francia, aborto in Costituzione: primo sì. Così si rischia l'obbligo" spiegava quali erano i rischi se si fosse arrivati, come siamo arrivati, all'approvazione della legge. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 febbraio 2024: Visti i tempi attuali è facile dare i numeri. E li diamo anche noi: 234 mila. Sono il numero di aborti legali effettuati in Francia nel 2022, 17 mila in più rispetto all'anno precedente. Colpa del Covid che ha impedito di abortire? No, infatti come certifica lo studio di Annick Vilain e Jeanne Fresson, intitolato Nel 2022 aumenta il numero di interruzioni volontarie di gravidanze e pubblicato sul sito Direzione della Ricerca, Studi, Valutazione e Statistica del governo francese, questo numero di aborti è il più alto mai registrato dal 1990 al 2022. Il più alto in 32 anni. Diamo un altro paio di numeri: 493 e 30. Il primo numero si riferisce ai voti a favore e il secondo ai voti contrari, espressi in seno alla Camera francese (l'Assemblée Nationale), in riferimento alla proposta di riforma costituzionale che vuole qualificare l'aborto come diritto costituzionale. Nell'articolo 34 della Costituzione si vuole aggiungere la seguente frase: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di fare ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza». L'aborto, già disciplinato dalla legge Veil del 1975, diventerebbe una libertà costituzionalmente garantita, come se fosse il diritto al lavoro o all'educazione. Ci troveremmo nel paradosso di una Costituzione, quella francese, che tutelerebbe il diritto alla vita e contemporaneamente il suo contrario, il diritto ad uccidere. Sintomi sempre più frequenti, nel nostro tempo, dell'agonia della ragione. Dunque l'Assemblea Nazionale ha espresso il suo "sì" alla proposta. Ora la palla passa al Senato dove i giochi potrebbero farsi più complicati perché potrebbero prevalere le forze di centrodestra che però, a dire il vero, sono anch'esse ormai completamente laicizzate e libertarie. Questo pacco bomba destinato a decine di migliaia di bambini è stato spedito dal presidente Emmanuel Macron nell'ottobre dello scorso anno: «Nel 2024, la libertà delle donne di abortire sarà irreversibile. [Occorre] cambiare la nostra Costituzione, incidendovi la libertà delle donne a ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza, per assicurare solennemente che niente potrà comprometterla o cancellarla. Così sarà irreversibile», ha sentenziato. Irreversibile perché tutto nell'ottica progressista deve cambiare eccetto il male. Una volta fatto proprio, non si deve tornare indietro. Da dove nasce questa volontà di Macron di elevare il delitto di aborto a diritto costituzionale? È la risposta francese alla sentenza Dobbs del giugno del 2022 della Corte Suprema degli Stati Uniti che rovesciò la sentenza Roe vs Wade. Come il Parlamento europeo nel luglio del 2022 ha chiesto, con una risoluzione (non legislativa), di inserire il diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, così la Francia sta tentando di elevare l'aborto a diritto costituzionale. Sarebbe il primo Paese al mondo a farlo. Troverà l'opposizione dei francesi? Non pensiamo proprio. Secondo un sondaggio della fondazione Jean Jaurès, l'83% di loro giudica positivamente l'attuale legge sull'aborto. Citando la famosa finestra di Overton, un certa condotta prima è considerata inconcepibile dal popolino; poi di questa condotta vengono accettati i casi estremi, le eccezioni; in seguito il consenso generale considera tale condotta nella sua versione ordinaria come accettabile e quindi come ragionevole; va da sé che il passo successivo sta nella diffusione di questo comportamento nella società per approdare al suo passo finale, ossia alla sua legalizzazione. In questo schema manca un ulteriore passo, davvero l'ultimo e definitivo: l'obbligo, prima sul versante morale e poi su quello giuridico, di assumere tale condotta. L'aborto a livello mondiale ha bruciato queste sei tappe overtoniane nell'arco di qualche decennio. Quasi globalmente viene qualificato dagli Stati come diritto soggettivo. Il successivo passo non previsto da Overton nel suo schema è la sua obbligatorietà. In realtà non è un passo futuro, ma una fase che stiamo già vivendo sebbene non si sia ancora completata in modo definitivo. Ecco le prove. La prima: la lotta contro l'obiezione di coscienza. Il medico deve essere obbligato a praticare aborti. Seconda prova: in Italia come altrove le soluzioni alternative all'aborto presenti nella Legge 194 non vengono mai prese in considerazione nei confronti di una donna che ha una gravidanza indesiderata. L'unica scelta, che diviene quindi scelta obbligata, è quella di abortire. Terza prova: gli organismi internazionali come il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) e le aziende private che fanno del loro core business la tutela della cosiddetta salute sessuale e riproduttiva (tra tutte citiamo la Planned Parenthood) formano le giovani e giovanissime donne, soprattutto quelle dei Paesi in via di sviluppo, secondo la dottrina abortista. Anche in questo caso l'aborto viene presentato come unica soluzione non solo di fronte ad una gravidanza indesiderata, ma anche di fronte ad una gravidanza inaspettata, perché ogni bambino non voluto previamente, non programmato, non previsto è un attentato alla serenità della donna, alla sua possibilità di emancipazione, alla sua carriera, eccetera. Dunque la madre "ragionevole" deve abortire per tutelare la sua salute fisica e psichica e il suo benessere. Per non parlare del fenomeno degli aborti forzati promossi dal governo cinese fino a quando, dieci anni fa, la Corte Suprema decise di cambiare rotta rispetto alla politica del figlio unico (oggi il limite è fissato a tre). Nel 2013 l'Oms calcolò che ogni anno in Cina avvenivano 14 milioni di aborti forzati, il 25% di tutti gli aborti legali che vi erano nel mondo. Quarta prova: ogni qual volta qualche consigliere comunale o qualche onorevole propongono aiuti economici per le donne che vogliono avere un figlio, ecco che politici, opinionisti, influencer pro-choice si scagliano con furore, come delle Erinni, contro queste proposte, berciando che il diritto di aborto è così messo in pericolo. Ma in realtà questi consiglieri e onorevoli non vogliono (purtroppo) eliminare l'opzione aborto, ma desiderano solo aggiungere un'altra opzione: far nascere il bambino. Lasciando tra l'altro la discrezionalità della scelta alla donna. Insomma un altro sintomo che ci dice che l'aborto deve essere un obbligo. Quinta prova: tutte le leggi che fanno leva sul consenso informato a favore della donna che porta avanti una gravidanza indesiderata vengono sistematicamente attaccate. Pensiamo alla proposta di legge di iniziativa popolare Un cuore che batte che mira a far vedere il bambino e a far ascoltare il suo battito alla mamma che vuole abortire al fine di dissuaderla da tale scelta. Anche in questo caso l'attacco violento e radicale a questa proposta ci conferma che ampi settori della cultura libertaria e progressista spingono perché l'aborto diventi un dovere giuridico.
FRANCIA, L'ABORTO IN COSTITUZIONE E' LA NEGAZIONE DEI DIRITTI UMANI La democrazia liberale (bisogna tollerare chi vuole abortire) necessariamente confluisce in una democrazia totalitaria (non si può tollerare chi è contrario all'aborto) che ha nell'illuminismo la sua filosofia ispiratrice di Eugenio Capozzi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7726
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 marzo 2024
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TRANS INCINTA AL 5° MESE, LA FEMMINILITÀ NON SI CANCELLA
Una donna assume gli ormoni e si fa rimuovere il seno, ma con un rapporto sessuale rimane incinta: il figlio in grembo ricorda che la natura non cambia (e se sei donna non potrai mai diventare uomo)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 gennaio 2024
Marco è incinto. Non è un remake nostrano di Junior, commedia americana dove Arnold Schwarzenegger rimaneva incinto. Nemmeno stiamo parlando del caso in cui alcuni ricercatori sono riusciti alla fine ad impiantare un utero in un uomo. Bensì si tratta della vicenda, raccontata da Repubblica - Roma, di una donna - nome di fantasia Anna - che non accettava il suo corpo femminile e così ha dato inizio ad un processo di transizione fatto di ormoni e mastectomia per "diventare" Marco. Ma ecco che quando i medici si stavano apprestando a togliere l'odiato utero hanno scoperto che la donna era incinta da ben cinque mesi. Dunque la notizia non c'è, dato che stiamo parlando di una donna che è in dolce attesa, a meno che, giustamente, non sia sempre una bella notizia ogni volta che un bambino viene concepito. La morale di questa storia ha più facce. Gli uomini e le donne possono anche tentare, inutilmente, di cambiare sesso, ma madre natura non cambierà mai sesso e rimarrà per sempre madre, ossia per sempre donna, testardamente incline a generare e a far generare. I Frankenstein del gender possono anche peritarsi di modificare le fattezze da femminili in maschili, ma madre natura a volte ama sparigliare le carte. E così questa volta ha deciso di ricordare in modo prepotente ad Anna che è donna e di regalarle il più bel premio per essere tale: un figlio. Ma in fondo è la stessa Anna ad aver celebrato ben prima l'eterosessualità e dunque la sua femminilità, decidendo da donna di avere un rapporto con un uomo. Perché la carne è debole e a volte è una fortuna. Un rapporto quindi vissuto pienamente da donna seppur fosse già, come si dice oggi, in transizione, in viaggio, sempre più lontano da se stessa. La natura quindi chiama e l'uomo o la donna possono anche non rispondere, ma la natura continuerà a chiamare e a farsi presente. A volte in modo così pregnante - e l'aggettivo non è scelto a caso - da far covare «dentro l'urna molle e segreta, non so che felicità nuova», per dirla con il Pascoli de Il gelsomino notturno. È una sorta di rivincita dello stato naturale delle cose, dell'ordine della ragione, della fisiologia delle attrazioni, della normalità dei sentimenti, della logica del buon senso contro l'artificiosità dei capricci, il disordine della follia, la patologia delle perversioni, la disabilità delle emozioni, il controsenso del senso comune. Puoi strapparti il seno e l'utero, ma non potrai mai strapparti di dosso la tua femminilità, cancellare la tua identità di donna perché questa, al pari di quella maschile, nasce prima nell'anima e poi si imprime nelle carni. La guerra alla realtà è alla fine sempre perdente. Giulietta implorava così il suo Romeo: «Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome» (Giulietta e Romeo, atto secondo, scena seconda). Quale inconsapevole e trascendente intuizione di Shakespeare. Chi rinnega il Padre, quello che è nei Cieli, rifiuta automaticamente il proprio nome. Quello innanzitutto di figlio voluto e redento da Dio, ma poi tutti i nomi propri: la propria vocazione, il proprio destino, il proprio ruolo sociale e infine addirittura il proprio nome di battesimo, il nome con cui verrai chiamato da Dio quando morirai, e con quello anche il proprio Io. Non più Anna, ma Marco.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 gennaio 2024
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OMELIA VI DOMENICA PASQUA - ANNO B (Gv 15,9-17)
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Quando si parla di amore, ci si riferisce normalmente a quello che dobbiamo avere verso Dio e verso il prossimo. Oggi, il brano evangelico, che segue immediatamente alla parabola della vite e dei tralci, letta domenica scorsa, fissa invece l'attenzione sull'amore che Dio ha per noi e lo propone come sorgente e modello di quello che noi pure dobbiamo a Lui e ai fratelli. «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi» (Gv 15,9). Queste parole, scaturite dalle labbra e dal Cuore di Gesù, sono tra le più belle di tutto il Vangelo. Esse ci fanno comprendere tutta la grandezza dell'amore di Gesù per noi. Con lo stesso amore con cui è amato dal Padre, Gesù ama ciascuno di noi in particolare. Gesù stabilisce il confronto dell'amore suo verso di noi con quello che ha per Lui il Padre: è un amore veramente divino, senza limiti. Non sarebbe stato possibile dare una definizione più elevata di questa per farci comprendere di quale estensione e portata sia l'amore di Cristo per noi e per aiutarci a dissipare le eventuali obiezioni contro l'amore di Dio che sorgono talvolta dal nostro fondo di peccatori. E Gesù ci dice: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Rimanere nell'amore di Dio comporta una conseguenza pratica: l'osservanza dei Comandamenti. Chi deve rimanere nella corrente dell'amore divino è tutto l'uomo: non solo la mente, ma anche la volontà, decisa a conformarsi al Volere divino. Non può infatti esservi amore autentico e sincero se non c'è una piena adesione della volontà dell'uno a quella dell'altro: è solo dalla fusione delle due volontà che sorge l'amore. Perciò amare Dio e non osservare i suoi Comandamenti è una vera e propria contraddizione. Gesù lo dice molto chiaramente: «Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore» (Gv 15,10). Viene dunque da sé che chi cerca il Signore è sempre disposto ad osservare i suoi Comandamenti. Dio, che è amore, come ci ricorda san Giovanni nella seconda lettura, non può non desiderare quello che è bene per ciascuno di noi. I suoi precetti sono perciò la via migliore, anzi l'unica, perché noi raggiungiamo il vero nostro bene definitivo ed eterno. Anche su questo punto Gesù si richiama al paragone del suo amore verso il Padre. Anche Egli ha dimostrato il suo amore al Padre con l'osservanza dei Comandamenti del Padre suo e lo ha fatto con ubbidienza assidua e perfetta. Così Egli invita a fare anche noi, mostrandoci il suo esempio. L'imitazione di Cristo è infatti la grande strada che il cristiano è chiamato a percorrere ed è, nonostante le apparenze, la fonte della massima gioia. Lo conferma Gesù: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). A questo punto Gesù estende la sua esortazione passando all'amore del prossimo. E se anche per questo occorre un modello, eccolo pronto: «Come io vi ho amati» (Gv 15,12). Il modello da imitare è sempre di natura divina: è Cristo stesso, colui che sa e può veramente amare nel senso più pieno della parola. Come io vi ho amati: e qui dobbiamo pensare alla nostra Creazione, alla Redenzione, al Sacrificio di Cristo per noi, a tutti i doni di cui ci rende partecipi. I caratteri di questo amore disinteressato e senza limiti devono costituire l'esempio da seguire da parte di noi tutti. Ed è così che l'amore verso il prossimo diventa la perfetta imitazione di quello di Cristo e la norma suprema della vita dei suoi discepoli. L'esortazione va così a colpire il punto centrale: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Questa misura straordinaria dell'amore costituisce il supremo vertice a cui dobbiamo tendere anche nelle circostanze ordinarie della vita. L'amore deve essere disinteressato al massimo per meritare di chiamarsi amore cristiano. Nella seconda lettura di oggi abbiamo la più bella definizione di Dio, se di definizione possiamo parlare. L'apostolo san Giovanni scrive che «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero divino. E noi, creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo chiamati innanzitutto ad amare, siamo chiamati a riflettere l'amore del nostro Creatore nell'amore fraterno. Comunemente si dice che il simile conosce il simile, che solo l'amore può conoscere l'Amore. Pertanto si comprende molto bene che quanto più amiamo, tanto più riusciremo a conoscere Dio e a farlo conoscere a chi ci sta intorno. Per questo motivo, i Santi parlavano di Dio anche senza aprir bocca: tutta la loro vita era una predica vivente. San Giovanni scrive inoltre che «chi non ama non ha conosciuto Dio» (1Gv 4,8), proprio perché Dio è amore. La Vergine Immacolata, Madre del Risorto, ci ottenga dal Figlio suo il bene inestimabile del puro e santo amore!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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