BastaBugie n�872 del 08 maggio 2024

Stampa ArticoloStampa


1 LA DONNA LIBERA E INDIPENDENTE: UN MITO CHE FU CREATO A TAVOLINO
Crediamo di essere padroni della nostra vita, ma non è così: l'esempio di un maestro della propaganda che convinse le donne a fumare
Autore: Marcello Foa - Fonte: Il Timone
2 LA BOTTIGLIA ECO-FRIENDLY PER BERE UN SORSO DI IDEOLOGIA
Il tappo che non si stacca ''ce lo chiede l'ambiente'' ma regolamentando tutto veniamo privati della libertà: consigliamo di staccarli dalla bottiglia e di usarli normalmente (VIDEO: Involuzione della specie)
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 TEXAS, PATRIA DELLE CITTA' RIFUGIO PER I BAMBINI NON ANCORA NATI
Una cittadina del Texas ha votato all’unanimità il divieto totale di aborto: è la 69esima città degli Usa a farlo dopo l'abolizione della Roe vs. Wade
Fonte: Pro Vita & Famiglia
4 CASE GREEN? NO, IL PROBLEMA SARANNO LE CASE VUOTE
Il futuro dell'Italia (che applicherà le normative europee sulle case green) ce lo spiega il Giappone che è avanti a noi nella denatalità
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone
5 IN UCRAINA LA GUERRA FERMA TUTTO, ECCETTO L'UTERO IN AFFITTO CHE AUMENTA
Le accuse di traffico di minori, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale contro il direttore della clinica di Kiev BioTexCom, degli anni 2018 e 2019, sono state inspiegabilmente archiviate
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Pro Vita & Famiglia
6 CINA INAFFIDABILE, MA PER IL VATICANO L'ACCORDO VA RINNOVATO
L'accordo segreto della Santa Sede con la Cina, se rinnovato, potrebbe essere definitivo (nonostante le gravi violazioni da parte del Partito Comunista Cinese)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA ASCENSIONE - ANNO B (Mc 16,15-20)
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA DONNA LIBERA E INDIPENDENTE: UN MITO CHE FU CREATO A TAVOLINO
Crediamo di essere padroni della nostra vita, ma non è così: l'esempio di un maestro della propaganda che convinse le donne a fumare
Autore: Marcello Foa - Fonte: Il Timone, marzo 2024

Com'è strana e paradossale la società. Siamo persuasi di essere padroni delle nostre azioni, dei nostri gusti, dei modi di comportarci. Di essere liberi e indipendenti! La realtà però è più complessa e per molti versi inquietante. Come ha osservato brillantemente e con straordinaria preveggenza un grandissimo sociologo francese, Jaques Ellul, la tendenza all'individualizzazione crea una dissonanza cognitiva permanente. Mi spiego. La civiltà dei consumi e della grande urbanizzazione induce i cittadini a recidere i propri legami culturali, religiosi, familiari, da qualche tempo perfino l'identità sessuale, e a perdere il senso della comunità. Viviamo nel mito del superuomo e della superdonna, che spinge a sublimare esclusivamente il proprio io e induce a credere di compiere scelte consapevoli e molto intelligenti. «Io so quel che voglio e lo ottengo».
È il trionfo dell'ego, che genera un'illusione. L'individuo ritiene di essere forte, in realtà è molto debole, perché isolato, quindi fragile, quindi facilmente influenzabile nelle sue scelte e nei suoi valori; alla fine i suoi costumi, i suoi valori (o presunti tali), i suoi smarrimenti esistenziali sono la risultanza della dissonanza fra quel che si crede di essere e quel che si è in realtà. Jacques Ellul era un pensatore cristiano, scomparve nel 1944, e non ha vissuto l'era digitale, ma viveva già in un Occidente dove attraverso la pubblicità, lo spettacolo, il cinema, la televisione, più in genere attraverso lo show biz si orientano i comportamenti delle masse attraverso tecniche che sono sconosciute ai più, ma che furono inventate dal nipote di Freud, Edward Bernays, poco meno di cento anni fa. Nel 1928, nel suo celebre saggio l'ingegneria del consenso, scriveva: «se capisci meccanismi e le logiche che regolano il comportamento di un gruppo, puoi controllare e irreggimentare le masse a tuo piacimento e a loro insaputa». Bernays, i cui studi peraltro ispirarono il capo della propaganda nazista Joseph Goebbels, operò soprattutto nel campo delle public relations industriali, con risultati indubbiamente spettacolari. Il suo primo "colpo" è passato alla storia.

FILM E SETTIMANALI
Qual è uno dei simboli più forti dell'emancipazione femminile? La donna che fuma. Non certo nell' Occidente di oggi dove, semmai, il tabacco viene giustamente osteggiato, ma fino a pochi anni fa indubbiamente sì. Chi ha i capelli grigi ricorda molto bene le copertine dei settimanali con le attrici famose che fumano una sigaretta sfoggiando uno sguardo intrigante, adornate da titoli di questo tenore: «Sì, io sono una donna libera». I cinefili possono evocare i tantissimi film in cui la protagonista fuma per vincere le proprie insicurezze (Bridget Jones), o per reggere lo stress di una battaglia morale (Erin Brockovich), o per liberarsi da un marito oppressivo e violento (Thelma & Louise). Fino a pochi anni fa anche le pellicole o le fiction dedicate agli adolescenti contenevano continui ammiccamenti per rendere mitologica e premiante la sigaretta. Per gran parte del secolo scorso fumare ha rappresentato un gesto di sfida e di affermazione della propria indipendenza in una società tradizionale, benpensante e restia a riconoscere la parità dei diritti. E io a lungo sono rimasto convinto che si trattasse di un fenomeno sociale spontaneo, solo in un secondo tempo recepito e rilanciato dal cinema, ma quando vent'anni fa ho iniziato i miei studi sulle tecniche di condizionamento mediatico sono stato costretto a ricredermi. Oggi quasi nessuno sa che il fumo come simbolo di ribellione femminile non fu affatto spontaneo, bensì fu inventato da Bernays. Naturalmente su commissione. Era il 1929 e per contrastare i frequenti attacchi all'industria del tabacco Bernays organizzò a New York, durante una partita pubblica, la “Fiaccolata della Brigata della Libertà", durante la quale fece sfilare decine di ragazze in modalità anticonformista. E che ragazze: modelle alte che indossavano i pantaloni (mentre all'epoca le donne portavano solo gonne), una camicia bianca, grandi bretelle nere e portavano sul capo un basco reclinato. Quelle ragazze fumavano ostentatamente.

L'IDEA HA FATTO SCUOLA
Quella provocazione per le vie della Grande Mela suscitò enorme clamore nell'opinione pubblica. Era un'America tendenzialmente puritana e a fare opinione erano i giornali, che naturalmente si scatenarono, innestando polemiche anche feroci. Lo scandalo fu clamoroso e accolto euforicamente da Bernays, che centrò il suo obiettivo. Il simbolismo era perfetto, per quanto subliminale. La liberà evocava un valore essenziale per la cultura americana, la brigata è una forma di ribellione che ha un'accezione positiva, la torcia evoca la sigaretta ed emette fumo. Le polemiche in realtà ebbero l'effetto opposto rispetto a quello auspicato dagli indignati editorialisti statunitensi, poiché indussero centinaia di migliaia di donne a emulare le suffragette newyorchesi e dunque a sublimare un messaggio capace di cambiare i costumi di intere generazioni: chi vuole essere anticonformista e indipendente non può non fumare. Grazie al nipote di Freud il produttore di sigarette che aveva commissionato quella campagna triplicò in breve tempo le vendite. E da allora il simbolo non ha smesso di diffondersi in tutto il mondo. Anche negli anni Duemila la sigaretta continua a essere nei Paesi in via di sviluppo l'emblema dell' emancipazione femminile. Il punto è che quell'iniziativa di Bernays non è rimasta isolata, ma ha fatto scuola.
La nostra società, è bombardata continuamente da mode, messaggi, iniziative che mirano non solo a un ritorno commerciale ma a favorire un cambiamento permanente nei costumi, che diventa estremamente proficuo per ragioni facilmente intuibili. Lo scopo può essere economico: se i ragazzi iniziano a portare un certo tipo di maglietta, l'industria ne beneficerà. Ma può essere anche politico e valoriale. La società globalizzata prosegue lo sradicamento delle tradizioni, delle identità, dei valori per rendere sempre più uniformi gli stili di vita delle popolazioni nei diversi continenti. E non potendo indurre il cambiamento con la forza, come avviene nelle dittature, lo promuove attraverso le tecniche di persuasione psicologiche, e sociologiche, che da tempi di Bernays sono stati ulteriormente affinati e che hanno trovato nel mondo digitale un mezzo straordinariamente efficace. Oggi le sigarette non vengono più spinte dall'industria dell'intrattenimento ma i sociologi più smaliziati possono cogliere molti ambiti in cui il messaggio è palesemente distonico. Il più sconcertante è quello delle droghe. I governi e le forze dell'ordine sono impegnati in una battaglia contro il traffico e la diffusione degli stupefacenti ma nei film e nelle fiction si tira continuamente di cocaina, mentre nelle interviste attori di grido non perdono occasione di ricordarci quante droghe hanno consumato. Messaggio subliminale: la droga fa figo o perlomeno così fanno quelli "giusti". E tanti, troppi giovani si lasciano tentare. Come ai tempi delle sigarette, anche oggi il vero condizionamento è invisibile. E per questo davvero pericoloso.

Fonte: Il Timone, marzo 2024

2 - LA BOTTIGLIA ECO-FRIENDLY PER BERE UN SORSO DI IDEOLOGIA
Il tappo che non si stacca ''ce lo chiede l'ambiente'' ma regolamentando tutto veniamo privati della libertà: consigliamo di staccarli dalla bottiglia e di usarli normalmente (VIDEO: Involuzione della specie)
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 maggio 2024

Oltre che scomodo lascia anche un retrogusto di ideologia: è il nuovo tappo europeo a prova di dispersione nell'ambiente, quello che non si stacca e ti rimbalza sulla bocca mentre bevi. Basta girarlo, dicono, e il problema è risolto. Resterà pur sempre attaccato, ma è un piccolo sacrificio logistico per "salvare l'ambiente" - mantra che ormai riecheggia anche dai pulpiti, passando per le scritte diffuse ovunque: "Questo prodotto è green", "Questo cartone è riciclato", "Quest'auto è ecologica". Persino sul navigatore appare l'immancabile fogliolina verde ad avvisarti che il tale percorso è meno inquinante del talaltro. E non senza contraddizioni, quando più emergenze entrano in cortocircuito fra loro: la lotta ecologica al monouso lanciata nel 2019 subì un improvviso dietrofront quando il monouso fu riscoperto nell'anno pandemico.
Le bottiglie eco-friendly diventeranno obbligatorie in applicazione della Direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente. La ragione? «I tappi e coperchi di plastica dei contenitori utilizzati per bevande sono tra gli oggetti di plastica monouso più frequentemente rinvenuti sulle spiagge dell'Unione. Pertanto, i contenitori per bevande che sono prodotti di plastica monouso dovrebbero poter essere immessi sul mercato solo se soddisfano determinati requisiti di progettazione che riducono in modo significativo la dispersione nell'ambiente dei tappi e coperchi di plastica». Di conseguenza «gli Stati membri provvedono a che i prodotti di plastica monouso elencati nella parte C dell'allegato i cui tappi e coperchi sono di plastica possano essere immessi sul mercato solo se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per la durata dell'uso previsto del prodotto».
Problema risolto, almeno quello dei tappi, finché altri rifiuti non implicheranno il proliferare di altrettanti divieti. Un'alternativa ci sarebbe, per quanto demodé: c'era una volta un'usanza sconosciuta che si chiamava "educazione", volta a "civilizzare" (termine ancor più demodé) gli esseri umani e ricopriva un'ampia gamma di comportamenti da: "non metterti le dita nel naso" a "non gettare i rifiuti nel fiume (o in spiaggia o nei boschi o dove vi pare)". Veniva insegnata fin da bambini, molto prima che arrivasse - anzi che nascesse - la svedese con le treccine che ha predicato l'eco-vangelo al mondo. Chi l'ha assimilata non getta il tappo a caso nemmeno se è staccabile (e lo farà per buon senso, non per improvviso fervore ecologista); chi non l'ha assimilata, se il tappo non si stacca getterà pure la bottiglia.
«Mai avrei pensato di entrare in un mondo nel quale non puoi staccare il tappo dalla bottiglia di plastica. E non siate così ingenui, per favore, da ritenere tutto ciò irrilevante», scrive su Facebook il filosofo Carlo Lottieri. No, anche se avviene attraverso un oggetto minuscolo e una banale questione logistica, non è affatto irrilevante il passaggio dalla persuasione alla coercizione (o dal tappo green alle case green). Se prima dovevi "solo" sorbirti l'onnipervadente propaganda che ti esortava a vivere in maniera responsabile e rispettosa dell'ambiente, adesso non dovrai preoccupartene più: della tua responsabilità si fa carico direttamente il SuperStato etico (ed ecologico), eliminando in radice il rischio che tu possa buttare il tappo in spiaggia.
Il tappo non-staccabile ricorda la catenina del ciuccio per i bambini, affinché non lo buttino in terra. Ha una funzione analoga alla rete del box o alla sponda del lettino o a tutta quella serie di protezioni per evitare che il bambino faccia danni o si faccia male; protezioni che però sono temporanee e vanno necessariamente e progressivamente allentate, affinché l'infante esca dall'età infantile. Qui invece assistiamo all'infantilizzazione del cittadino, oggi in nome dell'ambientalismo, domani di chissà cosa, varcando il sottile confine tra educare e rieducare. Più che un tappo di bottiglia è un vaso di Pandora.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Involuzione della specie" (durata: 7 minuti) Silver Nervuti spiega come fosse diversa la vita negli anni 60-70-80 quando c'era più libertà ed anzi questa era la normalità. Oggi c'è lo Stato padre che pensa a te, ma "da padre a padrone è un attimo".


https://www.youtube.com/watch?v=wu93RnBrVTY

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 maggio 2024

3 - TEXAS, PATRIA DELLE CITTA' RIFUGIO PER I BAMBINI NON ANCORA NATI
Una cittadina del Texas ha votato all’unanimità il divieto totale di aborto: è la 69esima città degli Usa a farlo dopo l'abolizione della Roe vs. Wade
Fonte Pro Vita & Famiglia, 23 aprile 2024

A inizio aprile il consiglio cittadino di Muenster, una cittadina del Texas, ha votato all'unanimità un'ordinanza che vieta l'aborto, rendendola così una città «rifugio sicuro per i concepiti». Il voto ha reso la cittadina di Muenster la 52esima città nello Stato del Texas e la 69esima degli Usa ad approvare un'ordinanza che rinforza il divieto d'aborto.
L'ordinanza prevede sei disposizioni, infatti vieta: di eseguire un aborto all'interno dei confini della città di Muenster, di ricorrere all'aborto ai residenti di Muenster a prescindere da dove si svolga la procedura, di accompagnare consapevolmente qualcuno ad abortire a prescindere da dove si svolga la procedura, di somministrare pillole abortive, di procurare aborti in modo clandestino all'interno della città di Muenster, e di trasportare e smaltire i resti dei bambini abortiti in cliniche situate al di fuori dello Stato del Texas. Questo significa anche che è punibile chiunque transiti nelle strade della città di Muenster per portare i resti dei bambini abortiti agli impianti di smaltimento dei rifiuti, come se fossero mera immondizia e non esseri umani assassinati.
L'iniziativa è partita da un comune cittadini, Kenneth Bierschenk, primo firmatario della petizione che ha chiesto di far diventare la città "rifugio" per i non ancora nati. Bierschenk, infatti, ritiene che ogni vita debba essere protetta dalla nascita alla morte naturale e che i bambini concepiti abbiano bisogno di qualcuno che li difenda, non potendo farlo da soli. Per questo è importante continuare a proclamare la verità che sta dietro l'orrore dell'aborto.

TESTIMONIANZE FAVOREVOLI AL DIVIETO DI ABORTO
Durante la discussione comunale, nel giorno del voto, ha esposto ai membri del consiglio cittadino le stime sui danni delle pillole abortive, secondo le quali su 25 donne che ricorrono all'aborto farmacologico una è costretta a recarsi in ospedale a causa delle complicazioni che possono verificarsi, come aborti incompleti, infezioni, emorragie. Un medico presente all'incontro ha confermato quanto dichiarato da Bierschenk, dichiarando che all'ospedale dove lavora si è trovato ad affrontare diverse situazioni di questo tipo, dimostrando che l'aborto è ancora un serio pericolo per le salute delle donne.
Il senatore repubblicano dello Stato del Texas Drew Springer, ha poi preso la parola citando la testimonianza di Abby Johnson, ex direttrice della clinica di Planned Parenthood, oggi attivista pro-life, la quale aveva parlato di recente di organizzazioni estere che commerciano pillole abortive in Texas, affermando perciò che devono essere prese posizioni decisive e adottati provvedimenti più restrittivi contro questi farmaci così pericolosi.
Molti altri concittadini si sono espressi favorevolmente rispetto all'ordinanza durante l'incontro che ha preceduto il voto: il sacerdote cattolico Joseph Keating ha affermato che l'aborto «è contro sia la legge divina sia la legge naturale, poiché nega la dignità umana; è immorale e ingiusto uccidere un essere umano innocente».
Particolarmente toccante è stata la testimonianza di una madre, Kristie Becker, che ha raccontato la sua esperienza di una gravidanza difficile, caratterizzata da gravi complicazioni, alla quale ha reagito scegliendo la vita. «Sono qui stasera in onore di mia figlia, Julie Marie Becker. Nel 2016, a metà della mia gravidanza, mio marito e io scoprimmo che la nostra bambina era gravemente malata, e la mia stessa vita era a rischio a causa di una condizione che mi portava ad avere una quantità eccessiva di liquido amniotico. Avevamo 4 bambini piccoli a casa, uno dei quali, Bryan, stava per essere diagnosticato autistico. Julie e io siamo uno dei casi per i quali molte persone creano un'eccezione nei dibattiti sull'aborto», ha raccontato, eppure «prima ancora che il dottore pronunciasse la parola "aborto" l'ho fermato e gli ho detto che non ci sarebbe stata altra scelta oltre alla vita. Julie è nata a 31 settimane il 15 settembre 2016. È stata amata da subito e circondata dalla sua famiglia in terapia intensiva neonatale per 21 giorni. È stata battezzata nella fede cattolica ed è morta tra le mie braccia il 6 ottobre 2016».

DIFENDERE LA SACRALITÀ DELLA VITA UMANA INNOCENTE
Becker ha proseguito con la sua testimonianza, ricordando l'importanza dell'aiuto comunitario e disinteressato nella scelta della Vita: in quei momenti così difficili, infatti, la comunità della cittadina di Muenster non ha mai lasciati soli né lei né i suoi familiari, sostenendoli sia con la preghiera sia con importanti azioni concrete: «ci preparavano i pasti, ci aiutavano con i bambini, ci supportavano economicamente e ci sono stati vicino con tanti altri gesti di carità. Hanno continuato a supportarci e ad amare la nostra famiglia negli anni».
L'avvocato Jonathan F. Mitchell, che ha partecipato all'incontro del consiglio cittadino di Muenster tramite una video-chiamata, ha poi accettato di rappresentare gratuitamente la città per qualsiasi controversia legale che potrebbe nascere dall'approvazione delle ulteriori restrizioni sull'aborto, mentre anche il sindaco Tim Felderhoff ha tenuto un discorso appassionato in favore dell'ordinanza, che considera allineata ai valori e agli ideali della città di Muenster, conosciuta come una fervida comunità cattolica.
Lo stesso primo cittadino ha ricordato che già nel recente passato - nel marzo del 2022 - durante le primarie del partito repubblicano del Texas, i repubblicani dello Stato dovettero esprimersi su una proposta che stabiliva che «il Texas avrebbe promulgato un emendamento costituzionale statale per difendere la sacralità della vita umana innocente, creata ad immagine di Dio, dal concepimento alla morte naturale». Nella contea di Cooke, dove si trova Muenster, l'88% degli elettori votarono a favore di questa proposta, mentre solo il 12% votò contro.
Queste prese di posizione così coraggiose ci fanno intendere che c'è ancora speranza, che ci sono ancora persone disposte a proclamare la verità della sacralità della vita e della dignità umana del concepito. In Texas, dopo anni di battaglie, sono riusciti a compiere enormi passi avanti nella difesa della vita anche sul piano istituzionale, senza mai arrendersi nonostante le difficoltà, ma continuando sempre e comunque a perseverare, senza scendere a compromessi. Si spera che anche l'Italia - le regioni, i comuni e lo Stato centrale - possano seguire questa strada: quella della difesa del concepito e del suo pieno riconoscimento giuridico, come tra l'altro affermano alcune proposte di legge già presentate in Parlamento, e che aspettano solo di essere approvate.

DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade

Per vedere articoli e video, clicca qui!

Fonte: Pro Vita & Famiglia, 23 aprile 2024

4 - CASE GREEN? NO, IL PROBLEMA SARANNO LE CASE VUOTE
Il futuro dell'Italia (che applicherà le normative europee sulle case green) ce lo spiega il Giappone che è avanti a noi nella denatalità
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone, 6 maggio 2024

C'è una emergenza più forte delle altre e che avrà effetti su tutto, compreso il patrimonio immobiliare. Se l'Ue si preoccupa delle case «green», per cui entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, e il resto del patrimonio edilizio avrà 20 anni di tempo per raggiungere le emissioni zero entro il 2050, l'inverno demografico risolverà il problema alla radice. Perché molte case saranno semplicemente vuote e abbandonate, ce lo insegna il Giappone.
La demografia nipponica è in caduta libera da decenni e anche il 2023 ha fatto registrare l'ennesimo minimo storico, come peraltro ha registrato l'Istat per il nostro Paese con appena 379mila nati (il 2008 è l'ultimo anno in cui in Italia si registrava un incremento delle nascite). Calo dei salari, stagnazione economica, ma soprattutto secolarizzazione galoppante e trionfante che ha inciso in modo definitivo sulla propensione a generare prole. Il Giappone è vecchio come pochi e non basta nemmeno l'accelerata del premier Kishida a riattizzare i numeri demografici.
Una delle conseguenze dirette di questa situazione demografica è appunto il fenomeno in costante crescita delle case abbandonate e sfitte. «Secondo un'indagine governativa pubblicata il 30 aprile», riporta Asianews, «le abitazioni non occupate sono in tutto 9 milioni, il 13,8% del totale nel Paese, ovvero 1 su 7. Circa la metà delle case sfitte (akiya in giapponese) 4,76 milioni, è in affitto o in vendita, secondo i dati rilasciati dal Ministero degli Interni, mentre altre 380mila sono destinate ad un uso stagionale o occasionale. Ma il dato più significativo è il numero delle case abbandonante e senza destinazione d'uso, aumentato di 370mila unità rispetto alla precedente indagine governativa: attualmente sono 3,85 milioni, numero più alto mai registrato». Sono gli anziani che vengono mandati in case di cura e che muoiono a spingere il fenomeno, e le case ereditate vengono spesso abbandonate a causa dei costi proibitivi di manutenzione e/o abbattimento. Per tacere di tutte le questioni legali spesso dovute a famiglie «nucleari» con figli o con separazioni alle spalle.
Per l'Italia le previsioni demografiche sono inesorabili e le prospettive al 2050 parlano di 5 milioni di abitanti in meno, non è difficile pensare che anche per il patrimonio immobiliare la strada è quella indicata dal Giappone. Altroché case «green», il problema che abbiamo davanti sarà quello delle case vuote.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Irrealizzabile, inutile e iniqua. Arriva la direttiva sulle Case Green" spiega perché è passata con un voto a maggioranza (l'Italia ha votato contro) la direttiva europea sulle Case Green. Anche se il testo non è così massimalista come la bozza originale del 2021, comporta comunque un costo enorme per i proprietari di immobili. Intervista a Sandro Scoppa.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 aprile 2024:

Dopo più di due anni di dibattito, la direttiva Ue sulle "case green", che impone norme per il risparmio energetico a tutti gli edifici, pubblici e privati, è stata approvata dall'Ecofin, il Consiglio Europeo dei ministri delle Finanze. La direttiva è stata votata da tutti i membri dell'Ue, tranne l'Italia e l'Ungheria (contrarie), Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia (astenute).
Si tratta di un testo più moderato rispetto al progetto del 2021, che divideva le case in classi energetiche e prevedeva sanzioni molto dure (incluso il divieto di affittare o vendere) per i proprietari i cui immobili non erano conformi alla classe prescritta. La nuova direttiva comunque impone degli obiettivi molto ambiziosi. E sempre a danno dei proprietari. "Il tema è chi paga", ha commentato a caldo il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo il voto contrario italiano. Cosa ci aspetta? Lo abbiamo chiesto a Sandro Scoppa, avvocato, presidente di Confedilizia della Calabria e molto attivo nella difesa del diritto di proprietà sulla casa, autore di saggi quali: Controllare gli affitti, distruggere l'economia, La proprietà sfrattata, Il miraggio dell'equo canone nell'affitto delle case e In nome della proprietà.
In che cosa consiste la nuova direttiva?
Viene richiesto ai Paesi Ue di realizzare un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici che garantisca entro il 2050 la decarbonizzazione di tutti gli immobili, in linea con gli obiettivi di emissioni zero di tutta l'economia europea. Per arrivare a ciò le tappe intermedie sarebbero una riduzione di almeno il 16% dell'utilizzo di energia entro il 2030 da parte delle abitazioni e una del 20-22% entro il 2035. Le nuove costruzioni, invece, dovrebbero essere a emissioni zero già dal 2030. Scompaiono, quindi, i diktat inclusi nella proposta iniziale riguardanti il passaggio da una categoria energetica a un'altra. Nel 2040, poi, dovrebbero essere eliminate completamente le caldaie alimentate a combustibili fossili, che, comunque, non potrebbero essere più sovvenzionate già dall'anno prossimo, il 2025.
Come giudica questa direttiva?
Questa direttiva ha tre "i": è irrealizzabile, inutile, iniqua. Irrealizzabile, prima di tutto, per motivi di natura sia politica che pratica: prevede che sia recepito dagli Stati e interventi e costi enormi in un tempo troppo ristretto
Perché inutile?
I dati dell'Unep (United Nations Environmement Programme) sono molto eloquenti: tra il 1850 e il 2021 i Paesi dell'attuale Ue hanno prodotto il 13% delle emissioni di anidride carbonica, senza contare quelle indirettamente causate attraverso la propria presenza economico-politica nel resto del globo, mentre nel 2021 la percentuale di gas serra responsabilità della Ue era solo del 7%. Un 7% che, ricordiamolo, va confrontato con la quota dell'economia mondiale rappresentata proprio dall'Unione Europea, il 18,5%. Significa che inquiniamo molto meno della metà della media in proporzione a quanto produciamo economicamente
Ed è anche iniqua?
Sì, perché costringe le famiglie ad attingere a risparmi sempre più esigui o i governi, a sostituirsi ad esse, aumentando i debiti e distogliendo risorse da altre finalità più utili per raggiungere obiettivi che, anche nella remota ipotesi fossero realizzabili, non sarebbero di alcun reale beneficio per i cittadini.
Però dovrebbe essere rispettosa dei diritti di proprietà, o no?
La direttiva dovrebbe essere ancora più invasiva di quel che sembri, perché deve essere realizzata attraverso un reticolato di interventi, di tipo fiscale e normativo, che incidono sia nelle dinamiche del mercato, sia extra-mercato (tasse ambientali, ad esempio). I cui esiti sono fallimentari, producendo, come ha sempre sostenuto la Scuola Austriaca di economia, effetti non intenzionali di azioni intenzionali. E a pagare saremo tutti noi.
È una direttiva molto più leggera rispetto al testo originale?
Sì, ma quel che conta è che si è aperta una breccia, inserendo un principio. Anche se si è attenuata rispetto alle previsioni, comunque una breccia è aperta. E dipende, poi, da chi la potrà sfruttare. Se questa direttiva finisce nelle mani di un esecutivo giallo-rosso, come quello che abbiamo avuto in Italia nel 2019-21, allora sarà tradotta in super-bonus o reddito di cittadinanza, con danni al bilancio dello Stato incommensurabili. Ma esiste un animo interventista statale anche nel centro-destra, ad esempio la lotta contro gli affitti brevi, sempre contro il diritto di proprietà della casa. Gli effetti sul mercato ci sono già.
Quanto ci costerà?
Secondo le stime Ance: su 12 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste. Secondo l'ultimo rapporto Enea: circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell'energia negli edifici pubblici e privati. Sempre stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E. La previsione peggiore è quella di Federcepicostruzioni: 9,7 milioni di edifici da ristrutturare, per cui sarebbe necessario investire mille miliardi di euro. Un po' meglio il Rapporto Cresme-Symbola: 3,2 milioni di immobili per l'adeguamento del 16% dei consumi entro il 2020, comportano un costo di 320 miliardi di euro, circa. Ma giusto per renderci conto delle dimensioni: il superbonus è costato quasi 129 miliardi e ha già creato problemi gravi alla tenuta dei conti pubblici.
"Chi paga?" se lo è chiesto anche il ministro Giorgetti.
La direttiva Ue non prevede alcun incentivo. Tutto il costo ricadrà sulle spalle dei proprietari di immobili e dopo il fallimento del super-bonus, interventi statali per alleviare i costi sono sempre più indigesti.
Ma allora perché la maggioranza dei governi europei l'ha approvata con entusiasmo?
I promotori di questa direttiva sono convinti che il capitalismo sia incompatibile con la preservazione dell'ambiente. Sono mossi da quel che viene ormai chiamato: socialismo ambientale. Accanto al socialismo abitativo, che mira a regolamentare gli affitti, abbiamo ora quello ambientale, che limita il diritto di proprietà sull'immobile per scopi ecologisti.

Fonte: Sito del Timone, 6 maggio 2024

5 - IN UCRAINA LA GUERRA FERMA TUTTO, ECCETTO L'UTERO IN AFFITTO CHE AUMENTA
Le accuse di traffico di minori, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale contro il direttore della clinica di Kiev BioTexCom, degli anni 2018 e 2019, sono state inspiegabilmente archiviate
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Pro Vita & Famiglia, 7 maggio 2024

La guerra in Ucraina non ferma il business dell'utero in affitto nel Paese. Per il conflitto, ovviamente, si è fermato praticamente (o quasi) tutto: economia, vita sociale, lavoro, vita quotidiana. È, purtroppo, normale che sia così, come tutte le guerre. Quello che però è assurdo è ciò che non si è fermato: la maternità surrogata.
Tale giro d'affari - nella seconda destinazione al mondo dopo gli Stati Uniti per le coppie che desiderino ricorrere a tale barbara pratica legalmente riconosciuta - non solo continua ma è persino aumentato, nonostante la guerra in corso. Sono infatti diverse le agenzie e cliniche che hanno raddoppiato il numero di pratiche prese in carico e quindi i loro introiti.
Di qui più di 1.000 bambini sono nati da maternità surrogata dall'inizio della guerra alla fine del 2023, di cui 600 solo nella clinica di BioTexCom a Kiev. Le accuse di traffico di minori, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale contro il suo direttore, Albert Tochilovsky, risalenti agli anni 2018 e 2019, sono state inspiegabilmente archiviate.
Desta scandalo anche il fatto che in Ucraina sia previsto per le madri gestanti un compenso che si aggira intorno ai 20.000 dollari netti (il costo complessivo da sostenere per i genitori committenti è invece compreso tra i 30.000 e i 50.000 dollari), in un contesto sociale in cui la retribuzione media annuale è di circa 5.000 dollari.
Nonostante sussista tale appetibile e lauto incentivo allo sfruttamento delle donne - che chiaramente si prestano solo per ragioni economiche - diritti e doveri di "genitori" committenti e madri gestanti non sono definiti in modo chiaro né garantiti. Anche per questo motivo diverse cliniche hanno dichiarato di star incontrando parecchie difficoltà nella ricerca di nuove donne disponibili a entrare a far parte quali gestanti in questo circolo vizioso della maternità surrogata.
Inoltre, a seguito dell'invasione russa, la condizione di tali "madri surrogate" si è ulteriormente aggravata. «Alcune cliniche hanno chiuso, per cui molte gestanti sono state trasferite in altre cliniche; una clinica ha consigliato alle stesse di abortire», ha rilevato al quotidiano Domani Susan Kersch-Kibler, fondatrice e direttrice del Delivering Dreams International Surragacy Agency.
Alla luce di queste affermazioni risulta evidente come a chi sovrintenda alla gestione della maternità surrogata interessino soltanto i soldi dei genitori committenti. In nome dei loro profitti sono pronti a calpestare senza alcuno scrupolo sia i diritti delle gestanti (nel caso di specie, delle donne ucraine), sia il diritto alla vita del bambino in grembo in maniera ancor più tragica, il quale può essere abortito senza problemi se non dovesse soddisfare i desideri degli acquirenti.
C'è infine da sottolineare un altro elemento significativo, ossia mentre da un lato l'Ucraina preme per entrare nell'Ue, dall'altro continua di fatto a contravvenire sistematicamente alla direttiva sul reato di sfruttamento della maternità surrogata che recentemente i Paesi membri hanno approvato.
Insomma [...] c'è chi si sforza di trovare argomenti per ammantare di "eticità" una pratica assolutamente immorale, in quanto disumanizzante (quasi sia sufficiente una regolamentazione più stringente sul piano legale per renderla conseguentemente accettabile sul piano morale). [...]
Tutto questo, ovviamente, tocca anche l'Italia. Ancora di più, infatti - proprio a seguito di queste oscene derive - sembra urgente, da parte del Senato, l'approvazione del disegno di legge (che è stato già approvato alla Camera) per rendere proprio l'utero in affitto reato universale, ovvero perseguibile anche se commesso all'estero da cittadini italiani. Ma non solo. La questione maternità surrogata-Ucraina riguarda anche le prossime elezioni europee di giugno. Soltanto una forte maggioranza contraria a questa pratica disumana potrà davvero impedire ulteriori derive e mettere un definitivo freno.

BUNKER ALLE UCRAINE CHE AFFITTANO L'UTERO... UN VIDEO PER TRANQUILLIZZARE GLI EUROPEI
L'Ucraina è la capitale dell'utero in affitto in Europa: ecco il clamoroso video della multinazionale che sfrutta la compra vendita dei bambini (VIDEO: Riparo per i neonati)
di Lorenza Formicola
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7024

CERCASI DISPERATAMENTE UTERI IN AFFITTO
Il New York Times piagnucola il calo di donne americane disposte a vendere il proprio corpo a causa del vaccino anti Covid... e non si può più ricorrere nemmeno all'Ucraina
di Raffaella Frullone
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6985

LA GUERRA E GLI UTERI IN AFFITTO IN UCRAINA
Un mercato senza legge, madri invisibili usa e getta, coppie benestanti accecate dal proprio interesse (leggi la clamorosa storia di una coppia americana che prende la bambina che aveva ordinato e scappa dalla guerra)
di Caterina Giojelli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6920

LA SQUALLIDA CERIMONIA DELLA CONSEGNA DEI BIMBI NATI DA UTERO IN AFFITTO BLOCCATI IN UCRAINA DAL CORONAVIRUS
Lo straziante epilogo della storia dei neonati che a causa del lockdown attendevano di essere ritirati da chi li aveva ordinati e pagati in internet (VIDEO: i bambini prodotti in Ucraina)
di Caterina Giojelli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6414

IL TERRIFICANTE VIDEO DEI BIMBI NATI DA UTERO IN AFFITTO BLOCCATI IN UCRAINA DAL CORONAVIRUS
La straziante storia dei 46 neonati piangenti che attendono di essere ritirati da chi li ha ordinati e pagati in internet
di Costanza Miriano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6125

Fonte: Pro Vita & Famiglia, 7 maggio 2024

6 - CINA INAFFIDABILE, MA PER IL VATICANO L'ACCORDO VA RINNOVATO
L'accordo segreto della Santa Sede con la Cina, se rinnovato, potrebbe essere definitivo (nonostante le gravi violazioni da parte del Partito Comunista Cinese)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 aprile 2024

La Santa Sede è intenzionata a rinnovare l’accordo segreto stipulato con la Cina nel 2018 e poi rinnovato ogni due anni. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, rispondendo per iscritto a una domanda del corrispondente a Roma di LifeSiteNews, Michael Haynes.
L’accordo scade in ottobre, e - ha detto il cardinale Parolin - «noi speriamo di rinnovarlo». E al proposito, ha aggiunto, «su questo punto stiamo dialogando con i nostri interlocutori».
Sulla volontà della Santa Sede di andare avanti malgrado il regime comunista cinese si sia dimostrato inaffidabile non c’era da dubitare, visto come è andata in questi sei anni; ma la dichiarazione del Segretario di Stato vaticano è comunque importante. È vero, mancano ancora diversi mesi prima di una decisione ufficiale, ma dopo due rinnovi biennali, quest’anno è attesa l’ultima parola sull’accordo: o diventa definitivo o si lascia cadere.
E tutto lascia supporre che, a meno di clamorosi colpi di scena, si vada verso la definitività: la Santa Sede ha già accettato di tutto - compreso l’inaccettabile - pur di arrivarci; il governo cinese a queste condizioni ha solo da guadagnarci, perché può procedere con l’annientamento della Chiesa cattolica con l’avallo vaticano.
La questione non riguarda solo la nomina dei vescovi che - ha sempre detto la Santa Sede - è il tema centrale dell’accordo segreto, ma il processo di sinicizzazione della Chiesa cattolica che il regime persegue almeno dal 2015 e che diventa sempre più soffocante oltre che ormai esteso anche alla Chiesa di Hong Kong.

IL REGIME COMUNISTA DECIDE E IL PAPA DÀ L’ASSENSO
Anche se all’inizio di quest’anno sono stati nominati tre vescovi - Thaddeus Wang Yuesheng per Zhengzhou, Anthony Sun Weniun per la nuova diocesi di Weifang, Peter Wu Yishun per la prefettura apostolica di Shaowu - con l’approvazione del Papa e quindi formalmente secondo gli accordi Cina-Vaticano, nella sostanza appare chiaro che il meccanismo funziona così: il regime comunista decide e il Papa dà l’assenso.
Inoltre, pur volendo considerare un fatto positivo la nomina dei tre vescovi con il consenso vaticano, l’applicazione di questa parte dell’accordo non ferma affatto la persecuzione di sacerdoti e vescovi che non accettano la subordinazione al Partito Comunista: ad esempio all’inizio di gennaio, quasi in contemporanea con le tre nomine episcopali succitate, è stato arrestato per l’ennesima volta monsignor Peter Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou, non riconosciuto dal governo, reo di non volere aderire all’Associazione Patriottica dei cattolici cinesi (APCC), lo strumento usato dal regime per "guidare" la Chiesa cattolica. Ma episodi del genere così non si contano, così come ostacoli vari frapposti alla partecipazione alle celebrazioni eucaristiche.
Ma l’aspetto più rilevante è il fatto che il regime cinese, per qualsiasi atto riguardante la Chiesa cattolica, mai menziona la Santa Sede e il Papa, tantomeno gli accordi. Un aspetto messo bene in rilievo da un recente e illuminante articolo del missionario del Pime padre Gianni Criveller, direttore editoriale di Asia News. È quello che accade in occasione dell’annuncio delle nomine dei vescovi, ma «il silenzio sul ruolo di Roma» è ancora più evidente nel "Piano quinquennale per la sinicizzazione del cattolicesimo in Cina (2023-2027)", approvato il 14 dicembre scorso dalla Conferenza dei vescovi cattolici e dall’Associazione Patriottica (organismi entrambi sotto il controllo del Partito Comunista).
Composto dall’equivalente di 3mila parole, diviso in quattro parti e 33 paragrafi, il Piano, dice padre Criveller, «non nomina mai il Papa e la Santa Sede; né l’accordo intervenuto tra il Vaticano e la Cina. Il leader Xi Jinping è invece nominato quattro volte. Cinque volte viene ribadito che il cattolicesimo deve assumere "caratteristiche cinesi". La parola "sinicizzazione" la fa da padrona: ricorre ben 53 volte». Con sinicizzazione si intende ovviamente la totale subordinazione della Chiesa alle direttive del Partito Comunista.

L’ABBRACCIO CON IL REGIME COMUNISTA
Non è solo una questione di frequenza delle parole, ad essere significativa è «la fermezza e la perentorietà del linguaggio». «Come se non ci fosse stato - scrive padre Criveller - nessun dialogo e nessun riavvicinamento con la Santa Sede; come se il riconoscimento dato dal Papa a tutti i vescovi cinesi non contasse niente; come se non ci fosse un accordo tra la Santa Sede e la Cina che offre al mondo l’impressione che il cattolicesimo romano abbia trovato ospitalità e cittadinanza in Cina».
A fronte di questo atteggiamento del regime cinese che evidentemente va dritto per la sua strada, che prevede il totale asservimento della Chiesa alle direttive e alle esigenze del Partito Comunista, la posizione della Segreteria di Stato vaticana appare incomprensibile.
Un conto è l’arte della diplomazia, che deve procedere anche per piccoli passi, altra cosa è sacrificare la verità e anche i fedeli cattolici a logiche che sono essenzialmente politiche. È sotto gli occhi di tutti il fatto che per mantenere viva la possibilità di un accordo con il regime cinese, la Santa Sede e il Papa tacciono ormai da anni sull’inasprimento della persecuzione anti-cattolica in Cina, né una parola viene spesa per i cattolici di Hong Kong, sempre più nel mirino anche grazie alla nuova famigerata legge sulla sicurezza nazionale. E ricordiamo che a Hong Kong è stato arrestato e ora è ancora sotto processo il vescovo emerito cardinale Joseph Zen; mentre da tre anni sta scontando il carcere duro l’imprenditore cattolico (convertito) Jimmy Lai, editore di un quotidiano critico con Pechino (e ora chiuso), che in un altro processo in corso rischia addirittura l’ergastolo.
La ragion di stato non può giustificare questo silenzio scandaloso che condanna alla persecuzione vescovi, preti e laici fedeli alla Chiesa. Vescovi, preti e laici che già hanno pagato cara la loro fedeltà alla Chiesa e oggi si vedono abbandonati anche da Roma. La determinazione con cui il cardinale Parolin - che su questo ha tutto il sostegno del Papa - sta guidando la Santa Sede all’abbraccio con il regime comunista è preoccupante. E le conseguenze non riguardano soltanto la Chiesa cinese.

DOSSIER "L'ACCORDO CINA-VATICANO"
Il disastro della nuova Ostpolitik

Per vedere articoli e video, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 aprile 2024

7 - OMELIA ASCENSIONE - ANNO B (Mc 16,15-20)
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Quaranta giorni dopo la Risurrezione, Gesù ascende al Cielo davanti agli sguardi stupiti degli Apostoli. Prima di lasciare la terra, Gesù parla per l'ultima volta, affidando ai suoi Discepoli l'incarico di evangelizzare tutte le genti, dicendo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,15-16). È questo il mandato missionario che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa e che fedelmente dobbiamo eseguire, affinché tutti conoscano il Vangelo e abbiano la Vita eterna.
Da una parte l'Ascensione del Signore ci invita a innalzare il nostro pensiero alle realtà celesti, distaccandolo dalla terra; dall'altra parte siamo invece chiamati a non rimanere inerti, in una passiva attesa del ritorno del Signore, ma a edificare il Regno di Dio nel mondo. A ciascuno di noi è stato dato un dono particolare da mettere a servizio di questa opera. Così, nella seconda lettura di oggi, san Paolo scrive che Dio «ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri» (Ef 4,11). Non è certamente un elenco completo: i compiti sono diversi come diverse tra loro sono le anime.
Dunque, se in poche parole vogliamo sintetizzare il messaggio di questa solennità, possiamo dire che, alla luce dell'Ascensione del Signore, siamo esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e a poggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo nel mondo intero. Ci vuole la contemplazione e ci vuole l'azione. Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da lui la luce e la forza per operare e per diffondere il bene nel mondo.
L'Ascensione non ha separato Gesù dalla sua Chiesa. Anche se è salito al Cielo, Egli continua ad essere sempre con noi. «Egli non si è separato da noi, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi, uniti nella stessa gloria» (dal Prefazio). Fin da adesso pensiamo spesso a questa gloria che ci attende nei Cieli. In Gesù risorto e asceso al Cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale. La festa di oggi ci insegna che non siamo stati creati per questa terra, ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace. Qui giù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancor più ardentemente il Cielo.
Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l'eternità. Non pensiamo a sufficienza alla vita eterna e rischiamo di farci trovare impreparati all'incontro eterno con Gesù. Il nostro pellegrinaggio terreno si potrebbe paragonare a una lunga ascensione: dobbiamo raggiungere la vetta, e ciò richiede tutto il nostro impegno. Più facile sarà scendere, ma noi siamo chiamati a raggiungere le vette dell'amore di Dio. Più il nostro bagaglio sarà leggero, tanto più agevolmente riusciremo a salire e a raggiungere la cima. Per questo motivo, san Francesco d'Assisi volle vivere nella povertà, per non essere ostacolato da nulla nel suo slancio verso l'alto.
In questa ascensione non dobbiamo perdere di vista la vetta da raggiungere. All'inizio il cammino è agevole, ma, quanto più ci si avvicina alla vetta, tanto più l'ascesa si fa ripida e il respiro affannoso. Se prima si ammirava la bellezza del panorama, quando si è ormai vicini alla meta non si guarda che la cima, ogni altra cosa sembra scomparire. La fatica aumenta sempre di più, ma il desiderio di giungere in vetta si fa sempre più grande e, quando finalmente vi si giunge, si è al colmo della gioia. Sembra quasi che quanto più abbiamo faticato, tanto più siamo felici. Ai nostri occhi estasiati si aprono orizzonti meravigliosi e il mondo sotto di noi sembra ormai tanto piccolo. Si vorrebbe rimanere lì a lungo e si intuisce che il mondo non potrà mai appagare pienamente il nostro cuore.
Chiamati a guardare in alto, tante volte noi non riusciamo a staccare lo sguardo da terra. Impariamo dai santi, i quali, passando per molte prove e tentazioni, sono saliti molto in alto e hanno raggiunto la cima immacolata dell'amore di Dio. Si racconta che, quando era ancora bambino, san Francesco di Sales spesso era assorto, tutto preso dai suoi pensieri, e, quando il padre gli domandava a cosa stesse pensando, egli rispondeva: «Penso a Dio e a farmi santo».
Pensiamo anche noi a Dio. La preghiera è stata giustamente definita come l'«elevazione della mente a Dio». Ogni volta che pregheremo in modo autentico, eleveremo la nostra mente e il nostro cuore, staccandoli dai lacci di questa terra.
Pensiamo a Dio e fissiamo il nostro sguardo alla vetta!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.