BastaBugie n�874 del 22 maggio 2024

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1 LA LEZIONE DI AZZURRA CHE RIFIUTA LE CURE PER DARE ALLA LUCE IL FIGLIO
Come Santa Gianna Beretta Molla e Chiara Corbella Petrillo molte donne non esitano nel compiere il loro dovere di mamma: amare il figlio fino al sacrificio della vita (VIDEO: L'addio ad Azzurra)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
2 TORNARE INDIETRO, MA QUANTO? MELONI SFIDA IL LEVIATANO UE
La Meloni non vuole uno Stato europeo che tolga sovranità, ma deve ripensare anche gli Stati moderni, che avranno un futuro solo avendo come collante il cristianesimo (VIDEO: Verso le elezioni europee)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 COME E' NATA LA BANDIERA DEI TRANSESSUALI
Robert Hogge da piccolo rubava la biancheria alla madre, poi si diede alle orge e inventò la bandiera trans (intanto nelle scuole del Regno Unito si propone ai 12enni masturbazione, sesso orale ed anale)
Fonte: Provita & Famiglia
4 VANDEA, UN GENOCIDIO IN NOME DELLA FRATERNITE'
I rivoluzionari ordinarono lo sterminio dei contadini vandeani che volevano restare fedeli al Papa e al re: uomini, donne e bambini seviziati, arsi vivi, squartati
Autore: Giorgio Cavallo - Fonte: La Bussola Mensile
5 BERMUDA CONTRO IL CLIMA: L'ULTIMA IDIOZIA DI UN'EUROPA FUORI CONTROLLO
Il preside di una scuola di Roma ha autorizzato i pantaloncini per gli studenti dando la colpa al cambiamento climatico
Autore: Max Del Papa - Fonte: Sito di Nicola Porro
6 L'AMERICA DEMOCRATICA INCARCERA I PRO LIFE
La scure dei giudici statunitensi si abbatte su chi si oppone (in modo NON violento!) agli aborti: ad esempio, un 30enne è stato condannato a 5 anni di prigione
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 CINA-VATICANO, SI RISCRIVE LA STORIA PER LEGITTIMARE L'ACCORDO
Due convegni in Italia promuovono l'accordo segreto sulla nomina dei vescovi con la scusa di applicare il Concilio di Shanghai del 1924, ma in realtà storpiandolo
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B (Mt 28,16-20)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA LEZIONE DI AZZURRA CHE RIFIUTA LE CURE PER DARE ALLA LUCE IL FIGLIO
Come Santa Gianna Beretta Molla e Chiara Corbella Petrillo molte donne non esitano nel compiere il loro dovere di mamma: amare il figlio fino al sacrificio della vita (VIDEO: L'addio ad Azzurra)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 16 aprile 2024

Vivere è bello, vivere senza amore è una tortura, una di quella privazioni per cui si può desiderare di morire. Azzurra non ha disprezzato la propria vita, l'ha amata nella sua verità più radicale che si esprime massimamente nella possibilità di donarla, nel movimento naturale che ci spinge liberamente a sacrificarci per l'altro. La sua storia è eccezionale perché drammatico ed eroico è il modo in cui è stata chiamata a farlo, e la sua risposta è stata un sì pieno. Eppure, se ci osserviamo con onestà, lo riconosciamo in azione nella trama apparentemente dimessa del nostro quotidiano: il sacrificio è parte di noi, addirittura è il motore più robusto che fa girare le nostre esistenze. Il sacrificio vero, come lo ha fatto Cristo, non quello antico o quello perverso, nevrotico e freudiano; quello nuovo, guarito da Dio in persona e finalmente, definitivamente salvifico.
Non riesco a leggere altrimenti la dolorosa storia piena di gioia, coraggio e avventura di questa mamma che, sostenuta dal marito, ha deciso di custodire la vita del figlio che portava in sé rimandando le terapie oncologiche più aggressive. Lei è Azzurra Carnelos, è morta all'età di 33 anni, quando suo figlio Antonio aveva poco più di otto mesi. Ha voluto dargli il tempo necessario a formarsi, sufficiente almeno perché potesse vivere fuori dal primo rifugio che a tutti noi ha permesso di prepararci alla luce a volte molesta del mondo esterno. Ha deciso insieme al marito di rimandare la chemioterapia perché rischiosa per la salute del loro bambino. Non riteneva accettabile che un farmaco compromettesse il grande bene della vita del figlio, per quanto utile a rallentare l'aggressività del tumore al seno, tornato con crudele tempismo con una recidiva. Questa storia ci ricorda di sicuro quella della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, ugualmente decisa a proteggere il terzo bambino che portava in grembo, ugualmente capace di negoziare coi medici le cure per il tumore che l'aveva colpita in modo che non nuocessero al piccolo Francesco.
Su la Repubblica  leggiamo che «nel 2019 era stato diagnosticato un tumore al seno. In sogno, ha raccontato lei stessa, la nonna, anche lei vittima di cancro, le aveva suggerito di non mancare i controlli. Così Azzurra Carnelos aveva scoperto quel nodulo maligno e si era sottoposta alle cure indicate dai medici, uscendo da quella prima neoplasia. A febbraio del 2023 aveva annunciato [...] di essere rimasta incinta».
La cosa che già nell'affrontare le terapie seguite alla prima diagnosi l'aveva preoccupata, era che avrebbero potuto impedirle di concepire e di portare avanti una gravidanza. Invece quella gioia non le è stata negata. Purtroppo però a luglio, quando era già al sesto mese, ha iniziato ad accusare dolori e disturbi. [...]
Azzurra ha accettato solo farmaci più blandi e ha puntato all'obiettivo della trentaduesima settimana, età gestazionale prematura ma sufficiente a offrire al piccolo Antonio una nascita relativamente sicura. È nato il 2 Agosto, questo bimbo che sembra essere segnato dalla misericordia in ogni sua cellula.
Subito dopo Azzurra Carnelos ha iniziato i cicli chemioterapici, purtroppo non sufficienti a ottenerle una seconda remissione del tumore. Le hanno però donato la possibilità di vivere con il marito e il figlio per otto mesi e mezzo, attraversando dolori e grandi difficoltà, ma pur sempre nella gioia di averlo conosciuto e averlo protetto quando il suo corpo era l'unico scudo e la sola fonte di nutrimento. Ha fatto in tempo a sentirsi chiamare "mamma", una tappa che ha sempre del miracoloso (effetto che perde quando questo appellativo viene ripetuto ossessivamente e per qualsiasi tipo di richiesta, fino ai vent'anni inoltrati).
«La vita va difesa, lo diceva spesso mentre premeva al petto il suo corpicino», racconta Francesco che aggiunge come abbiano vissuto tutto insieme, sostenendosi l'un l'altra. [...] Le ultime settimane le hanno trascorse ideando un piano per crescere Antonio. «Io cambierò lavoro e starò vicino a nostro figlio. Così il suo sacrificio non sarà stato vano», conclude. Nemmeno il suo sacrificio di padre e marito capace di accompagnare la moglie in una scalata tanto impegnativa resterà senza frutto.
Ci auguriamo che in molti si stringano a lui e al piccolo e mettano in campo la stessa intelligenza pratica e piena di speranza che i due sposi hanno dimostrato fino all'ultimo. Azzurra avrebbe compiuto 34 anni giovedì, domani pomeriggio, invece, saranno celebrati i suoi funerali nel duomo di Oderzo, la loro cittadina in provincia di Treviso. Possiamo essere certi che continuerà ad occuparsi del bene di suo figlio e di suo marito anche adesso, di più ancora. Ora la vita da far nascere e da difendere da possibili veleni è quella eterna.


https://www.youtube.com/watch?v=zplsY-AyM8Y

Fonte: Sito del Timone, 16 aprile 2024

2 - TORNARE INDIETRO, MA QUANTO? MELONI SFIDA IL LEVIATANO UE
La Meloni non vuole uno Stato europeo che tolga sovranità, ma deve ripensare anche gli Stati moderni, che avranno un futuro solo avendo come collante il cristianesimo (VIDEO: Verso le elezioni europee)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 maggio 2024

L'intervento di Giorgia Meloni alla convention di Vox, il partito della destra spagnola, alla presenza di Marine Le Pen della destra identitaria francese, ha proposto una critica piuttosto incisiva dell'attuale Unione, anche se non proprio radicale, avendo poi adombrato la possibilità di una maggioranza parlamentare di centro-destra che vada dalla Le Pen alla Von der Layen passando per Giorgia.
Molte le frecce lanciate contro Bruxelles dal podio della convention, ma forse la novità più interessante, anche perché formulata per via sintetica e per questo più incisiva, la Meloni l'ha detta rispondendo ad alcune domande di Tgcom 24: «In questi anni l'Europa ha messo in atto una limitazione della libertà degli Stati nazionali da cui si deve tornare indietro. L'Europa può dare degli obiettivi, ma non può impegnarsi su questioni di lana caprina... sappiamo come cucinare gli insetti ma non abbiamo una politica estera comune». Questo spunto ha il merito di rimettere in questione l'Unione stessa come finora è stata intesa, ma ha anche bisogno di alcuni chiarimenti.

L'UNIONE EUROPEA NON È L'EUROPA
Prima di tutto va ricordato che l'Europa (e quindi anche l'Unione Europea, a patto che non voglia rompere con l'Europa come finora è avvenuto) non è prima di tutto e soprattutto un insieme di Stati, ma di popoli e di nazioni e che a loro volta quei popoli e quelle nazioni sono una unione di famiglie, di comunità locali e di aggregazioni sociali. La storia dell'Europa è stata fatta dal basso, anche se in collegamento con una dimensione universale sia politica che religiosa, almeno fino alla pace di Augusta del 1555 e soprattutto alla pace di Westfalia del 1648, quando emersero nel continente appunto gli Stati in un significato nuovo fondato su una sovranità politica stabilita in modo innaturale.
Lo Stato Leviatano, mostro gelido, dio in terra, assoluto e soprattutto "sovrano", si proponeva come fondamento della società politica, delle famiglie, delle comunità locali e delle nazioni che tali erano perché esso, lo Stato, le costituiva tali e non viceversa, come si pensava in precedenza. La nozione di sovranità - non riconoscere niente al di sopra di sé - è stata incarnata dallo Stato moderno ispirato da Lutero, teorizzato da Hobbes, realizzato da Napoleone, descritto da Weber, e che in Europa si assise al di sopra di quanto fino a quel momento si pensava stesse sotto, a suo fondamento e giustificazione.
Questo offre alcuni criteri per valutare la visione di Giorgia Meloni. Cedendo parte della propria sovranità alle istituzioni europee, soprattutto nel passaggio dalla Comunità all'Unione con i Trattati di Maastricht e di Lisbona, gli Stati europei hanno trasferito all'Unione Europea la loro stessa struttura sovrana, sicché era inevitabile che anche l'Unione tendesse a diventare un nuovo Leviatano. Gli Stati membri stessi avevano una struttura centralistica e artificiale, organizzata dall'alto verso il basso, per niente sussidiaria, irrispettosa delle autonomie naturali, sociali e territoriali.

UN POTERE CENTRALIZZATO, ARTIFICIALE E IDEOLOGICO
Se queste sotto sotto sono sopravvissute, pur se fortemente indebolite, lo si è dovuto alla resistenza della dimensione naturale della convivenza sociale nonostante gli interventi violenti, innaturali e artificiosi della politica di vertice. L'Unione europea è senz'altro un potere centralizzato, artificiale e ideologico, ma lo erano e in parte lo sono anche gli Stati che l'hanno costituita e vi fanno parte. Il modello centralistico degli Stati europei moderni è stato trasferito all'Unione Europea e da essa peggiorato, reso più artificioso e volutamente ingarbugliato, maggiormente dipendente dai grandi centri del potere privato e dalle corporazioni di interessi.
Nelle parole di Giorgia Meloni c'è giustamente il rifiuto di uno Stato europeo talmente sovrano da togliere anche quel po' di sovranità che ancora mantengono gli Stati nazionali, bisognerebbe però attuare il cambiamento anche dentro gli Stati, ossia di ristrutturarsi valorizzando le società naturali come la famiglia, i municipi, le regioni e le nazioni. Se a Bruxelles si pretende di dirci come cucinare gli insetti, di lasciare i campi incolti, o che tipo di auto acquistare, non è difficile elencare una lunga serie di esempi simili interventi statali astrusamente obbliganti i comportamenti dei cittadini, e senza nemmeno ricorrere al biennio Covid.
Una Unione Europea che tornasse ad essere "comunità di comunità" - interessante quel "si deve tornare indietro" della Meloni che chiede però un chiarimento su quanto indietro - , ispirandosi non al modello dello Sato moderno ma a forme di vita politica precedenti, avrebbe anche bisogno di un collante culturale e religioso. Fa piacere sentir parlare a questo proposito di "radici cristiane" o di "famiglia" e su questo piano qualsiasi altra maggioranza farebbe con poco sforzo meglio dell'attuale. Ma la risposta all'attuale europeismo nichilista dovrebbe essere più consistente e le stesse forze politiche chiamate a raccolta da Giorgia Meloni nella convention di Vox non soddisfano pienamente, per esempio, sul tema della difesa della vita.
Come si vede, queste elezioni europee ci costringono a misurarci non solo con questo o quest'altro ambito della politica, ma con la politica in quanto tale. Sono elezioni politicamente esigenti, perché chiamano in causa i fondamenti della politica sia europea che nazionale.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Verso le elezioni europee" (durata: 58 minuti) l'autore del precedente articolo, Stefano Fontana, offre una visione panoramica dell'Europa in prossimità delle prossime elezioni europee.


https://www.youtube.com/watch?v=Qlb_T_RQnBI

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 maggio 2024

3 - COME E' NATA LA BANDIERA DEI TRANSESSUALI
Robert Hogge da piccolo rubava la biancheria alla madre, poi si diede alle orge e inventò la bandiera trans (intanto nelle scuole del Regno Unito si propone ai 12enni masturbazione, sesso orale ed anale)
Fonte Provita & Famiglia, 22/06/2023

La protesta di una madre ha fatto scoppiare un vero e proprio scandalo riguardo ai corsi di educazione sessuale e ai contenuti a dir poco scioccanti che vengono proposti nelle scuole del Regno Unito, che vanno dalla masturbazione e il sesso anale fino alla teoria gender.
Clare Page, una madre di 47 anni, ha tentato invano di conoscere i contenuti di educazione sessuale insegnati alla figlia in una scuola secondaria della capitale, il College Hatcham, dopo che la figlia quindicenne è tornata un giorno a casa spiegando di aver imparato che «l'eteronormatività è una brutta cosa» e che nei rapporti con ragazzi e ragazze bisogna essere «sex positive».
Page si è allarmata dopo che la charity alla quale è stata appaltata l'educazione sessuale, "School of Sexuality Education", che realizza corsi in oltre 300 scuole in tutto il paese, si è rifiutata di mostrare il materiale didattico, al pari della scuola.
Page ha quindi raccolto con una campagna di crowdfunding 14 mila sterline per fare causa, ma ha perso la sua battaglia: a metà giugno un giudice ha sentenziato che una madre non ha il diritto di conoscere che cosa viene insegnato a scuola ai suoi figli. Nonostante questo il caso ha fatto talmente scalpore che il premier Rishi Sunak ha ordinato una revisione urgente dei corsi Rse. Il rapporto sarà pubblicato il prossimo autunno.
Nel frattempo i giornali britannici hanno indagato autonomamente il contenuto dei corsi di educazione sessuale, rivelando dettagli a dir poco disturbanti. Secondo il Daily Mail, una delle lezioni suggerite dalla Sex Education Forum (Sef), una delle charity più importanti nel settore dell'educazione sessuale, prevede di parlare della "masturbazione" ai bambini di nove anni, invitandoli a compiere atti di auto-erotismo.
Uno dei libri più scaricati della charity Brook, intitolato "Vagina Matters" normalizza il sesso «prima della prima mestruazione» e ai giovani tra i 12 e i 14 anni consiglia anche di provare «la penetrazione della vagina o dell'ano con un pene o un sex toy e l'utilizzo della bocca e della lingua per stimolare i genitali del partner». Anche secondo un'inchiesta del Telegraph, a molti bambini di 12 anni viene chiesto a scuola dagli insegnanti che cosa pensano del sesso orale e anale, mentre ai ragazzini di 13 anni è insegnato che «ci sono 100 generi».

Nota di BastaBugie:
nell'articolo seguente dal titolo "Chi ha inventato la bandiera trans?" si parla di Robert Hogge che da ragazzo rubava la biancheria alla madre e poi si diede alle orge.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 marzo 2024:

Robert Hogge è colui che ha inventato la bandiera dei transessuali: due bande azzurre agli estremi (il colore maschile) poi due bande rosa (il colore femminile) e una bianca al centro («per coloro che sono in transizione o si considerano di genere neutro o indefinito», come ha spiegato lo stesso Hogge). Mr Hogge, che poi all'anagrafe divenne Monica Helms, dice di sé di essere "bigender", ossia che il suo cervello «fluttua tra più ruoli... A volte sono un uomo e una donna allo stesso tempo, oppure posso cambiare in un nanosecondo, per poi tornare indietro».
Hogge racconta che era un ragazzo problematico, che rubava la biancheria a sua madre, che amava sperimentare cose nuove nel sesso e travestirsi. Si sposò, poi divorziò, abbandonò moglie e figli e infine si diede alle orge. Nel 1999 ideò la bandiera trans.

Fonte: Provita & Famiglia, 22/06/2023

4 - VANDEA, UN GENOCIDIO IN NOME DELLA FRATERNITE'
I rivoluzionari ordinarono lo sterminio dei contadini vandeani che volevano restare fedeli al Papa e al re: uomini, donne e bambini seviziati, arsi vivi, squartati
Autore: Giorgio Cavallo - Fonte: La Bussola Mensile, febbraio 2024

La Francia ha inventato la politica moderna. Lo ha fatto durante la Rivoluzione, quando sono stati coniati gli stessi concetti di destra e di sinistra. Tutto il nostro modo di ragionare e di intendere la politica è nato a Parigi, mentre le teste degli oppositori al regime (veri o presunti, poco importava) cadevano sotto la lama affilata del rasoio nazionale, la ghigliottina. Ma la Rivoluzione ha generato anche la sua opposizione e nemesi, la Contro-Rivoluzione. L'ha fatta sorgere dalla periferia profonda, tra i mulini a vento e le fredde campagne della Bretagna, dell'Angiò, del Poitou. Il termine con il quale si identifica questa opposizione al fenomeno totalizzante e degenerativo della Rivoluzione è "Vandea", dal nome dell'attuale dipartimento affacciato sull'Atlantico. Di fronte alla tirannide di Robespierre e dei suoi emuli ed alle disgraziate leggi anticristiane messe in atto dalla banda di fanatici salita al potere nel 1789, i contadini vandeani e bretoni presero le armi dimostrando che è possibile opporsi alla tempesta, ed opporsi in armi.
Per capire come andarono le cose, bisogna prima ricordare che la regione occidentale della Francia fu segnata nel corso della seconda metà del XVII secolo dall'opera evangelizzatrice di un grande santo e mistico: San Luigi Maria Grignon de Montfort, autore del famoso Trattato della vera devozione alla Santa Vergine. Devotissimo alla Madonna e affezionato sostenitore della preghiera del Rosario, San Luigi Maria ha influito molto sulla coscienza dei bretoni e dei vandeani, al punto che è possibile dire che senza il suo insegnamento non vi sarebbe stata l'insorgenza del 1793. Perché il punto è che la sollevazione della Vandea avvenne in nome della regalità di Cristo e di Maria (non a caso il simbolo degli insorti era un Sacro Cuore) e, solo secondariamente, in nome del re. Ad insorgere non furono i nobili, spesso collusi con il nuovo potere e talvolta addirittura artefici dei primi fuochi rivoluzionari; no: furono i contadini a sollevarsi contro la scristianizzazione della Francia, contro il massacro di preti e suore e contro la leva obbligatoria che tanti figli mandava a morire per difendere uno Stato divenuto apostata. Ma, necessitando essi dell'esperienza dei nobili, i quali avevano tutti frequentato la scuola militare come usanza imponeva all'epoca, si recarono da alcuni di loro affinché costituissero un piccolo esercito: l'Armata Cattolica e Reale.

PERDERE TUTTO IN CASO DI SCONFITTA
Fu così che emersero delle figure straordinarie, come quella del marchese Charles Melchior Artus de Bonchamps, del conte Henri du Vergier de La Rochejaquelein o ancora di François-Athanase de Charette de La Contrie, alcuni tra i più celebri comandanti dell'esercito cattolico. Tra loro, personaggi diversi ma accomunati indubbiamente da un coraggio leonino: comandare un esercito insorgente voleva dire perdere tutto in caso di sconfitta. Tutto voleva dire tutto, poiché i rivoluzionari non perdonavano, e per i non allineati il destino poteva essere amaro: oltre alla pena di morte, anche la ritorsione sui familiari e sui beni che la nobiltà locale deteneva da secoli e secoli. Per il caso di Charette, valga il ricordo che la sua famiglia apparteneva all'antichissima dinastia italiana dei Del Carretto (tra Liguria e Piemonte), con origini che si perdevano nell'Alto Medioevo e che da secoli si era stanziata in Francia. Dunque, dinastie che si erano legate in modo indissolubile con il territorio: un territorio che ora chiamava i loro antichi signori per essere difeso. Recentemente, un libro ha raccolto alcune delle più sorprendenti figure della Vandea Militare: è la Storia delle Guerre di Vandea scritta da Giuseppe Baiocchi (Ed. Il Cerchio, Rimini 2023), monumentale opera della quale è stato edito il primo volume e che racconta con tono divulgativo gli episodi salienti del conflitto focalizzando l'attenzione sulle biografie di Bonchamps, del cavaliere Baudry d'Asson, del marchese di La Rouërie.
La difesa avvenne in modo eroico, spesso disperato. I contadini attaccavano con tecniche miste tra un esercito regolare e una banda di guerriglieri e, proprio per questo, inizialmente ebbero la meglio su un esercito ancora abituato a tattiche e schemi antichi. Per tutta la primavera-estate del 1793 la Vandea mise in scacco i blu repubblicani, costituendo un problema serio per la dittatura dei giacobini. Ma come? La Rivoluzione, figlia della "religione laica" dei Lumi, aveva "liberato" il popolo ed ora una parte di quel popolo si ribellava? Robespierre diede l'ordine di schiacciare la Vandea ad ogni costo.
Dopo la drammatica battaglia di Cholet del 17 ottobre 1793 le cose mutarono. Alcuni dei comandanti storici furono uccisi: è il caso di Bonchamps, che prima di morire ordinò di non infierire sui prigionieri nemici e ne liberò circa cinquemila. Un gesto di clemenza che non fu riconosciuto dai repubblicani, ormai convinti della necessità di dover sterminare i vandeani. Tutti i vandeani. E così, mentre il resto dell'armata cattolica iniziava un lento sciame tra le brume autunnali della Normandia, terminando tragicamente il suo percorso penoso nelle paludi di Savenay, i giacobini ordinarono lo sterminio sistematico di tutta la regione, che avvenne dal principio del 1794.

STERMINARE LE DONNE E I BAMBINI
Non dovevano rimanere in vita nemmeno le donne e i bambini; le prime, considerate alla stregua di «solchi riproduttori» e i secondi ritenuti «potenziali briganti». Dunque, individui da sterminare con rigore scientifico, sistematico. L'obiettivo: migliorare la specie francese, depurandola dal cancro della Reazione. Pura eugenetica, prima dell'eugenetica. I vandeani erano esseri inferiori, che avevano alzato la testa contro le sedicenti tesi di pace, amore e libertà recate da Voltaire e dai suoi eponimi, ed incardinate nel motto rivoluzionario «liberté, égalité, fraternité».
Le violenze e i soprusi attuati dalle Colonne Infernali (drappelli dell'esercito regolare che avevano il compito di seminare morte e sterminio) furono di una efferatezza tale che lo storico francese Reynald Secher ha parlato di genocidio vandeano. Il genocidio figlio dell'Illuminismo. La rassegna degli orrori è tale che fa ancora raccapriccio, e che ci ricorda come il sonno della ragione generato dalla follia totalitaria generi mostri, evocando l'inferno in Terra. Interi paesi furono dati alle fiamme, i civili seviziati, arsi vivi, squartati. In alcuni casi (poi testimoniati dalle cappelle espiatorie erette nella Restaurazione) ad essere uccisi in modo spietato furono specialmente le donne incinte ed i bambini. Centinaia di bambini, una vera e propria strage degli innocenti. Tra i nomi dei massacri più noti, quello di Lucs-sur-Boulogne tra il febbraio e il marzo 1794, con un numero di vittime tra le 500 e le 600. Nel mentre, i prigionieri dell'esercito cattolico catturati vivi andavano incontro a destini altrettanto tragici: non volendo sprecare pallottole per fucilarli tutti, i ribelli nelle mani dei carnefici furono annegati nella Loira, secondo ciò che la creatività suggeriva. Il «matrimonio repubblicano», a tal proposito, consisteva nell'immergere nei flutti della «vasca da bagno nazionale» (il fiume) un giovane ed una giovane nudi. Spesso, preti e suore subirono questo doloroso supplizio; altri, come il beato Noël Pinot, furono condotti alla ghigliottina ancora vestiti dei paramenti sacri: il suo martirio è narrato con attenzione nel saggio di Baiocchi. Martirio, sì. Perché di martiri, uccisi in odium fidei, si trattò: i civili e i religiosi sterminati dall'esercito del boucher de la Vendée (il macellaio della Vandea) François Joseph Westermann e annegati per ordine del rappresentante in missione Jean-Baptiste Carrier a Nantes furono a tutti gli effetti dei martiri, vittime dell'odio anticattolico che la Rivoluzione francese aveva dimostrato fin dai suoi albori, e che ora era emerso nella sua più luciferina violenza.

COMBATTERE PER CRISTO SOVRANO DELLA STORIA E DEI POPOLI
I nomi dei macellai che infierirono sui ribelli è stato macchiato di infamia, tant'è che la stessa Rivoluzione li sconfessò, condannando alla ghigliottina sia Westermann che Carrier (ma non altri, come il lugubre organizzatore delle Colonne Infernali, Louis-Marie Turreau). Invece, i nomi dei vandeani riposano in eterno coperti da una gloria che, a posteriori, nessuno può a loro togliere. Per quanto stigmatizzati come dei perdenti e degli illusi, nessuno (nemmeno Napoleone!) poté negare che il coraggio di uomini come Charette era fuori dal comune. Ma più che il coraggio contò la causa, l'idea per la quale queste migliaia di uomini e donne ritennero giusto combattere per ripristinare l'Ancien Régime, il vecchio ordine con al centro Cristo sovrano della storia e dei popoli. La causa era tanto radicata e sentita che nemmeno lo sterminio di circa trecentomila vandeani bastò a sopire il desiderio di giustizia della più cattolica delle regioni francesi. La Vandea, infatti, rimase la spina nel fianco della Rivoluzione. Insorgenti bretoni sotto la guida di Georges Cadoudal tentarono a più riprese di uccidere Napoleone. E la sollevazione dell'Ovest francese continuò con alti e bassi fino al 1815, con un'ultima parentesi addirittura nel 1832, nel tentativo di fare cadere il regime liberale di Luigi Filippo d'Orléans, salito al trono dopo la breve rivoluzione di luglio del 1830. L'anno di Rue du Bac. L'anno della fine della chimera della Restaurazione, esperimento fallito perché ormai le idee della Rivoluzione erano entrate in circolo e avevano sedotto un continente intero. Di fronte a ciò, il coraggio degli insorti non poteva valere molto. L'aiuto per salvare la Francia e l'Europa dalla catastrofe sarebbe dovuto giungere non soltanto dagli uomini, ma dal Cielo.

Fonte: La Bussola Mensile, febbraio 2024

5 - BERMUDA CONTRO IL CLIMA: L'ULTIMA IDIOZIA DI UN'EUROPA FUORI CONTROLLO
Il preside di una scuola di Roma ha autorizzato i pantaloncini per gli studenti dando la colpa al cambiamento climatico
Autore: Max Del Papa - Fonte: Sito di Nicola Porro, 19 maggio 2024

Può suscitare reazioni contrastanti e magari mescolate, contraddittorie la decisione, stupida, insopportabile, di una scuola romana che autorizza - quindi impone - l'abbigliamento balneare in nome del riscaldamento globale. Può indurre a fastidio, insofferenza, "avete veramente rotto", così come a quel divertimento che sale dal compatimento: anche questa? Anche questa. Più la realtà sconfessa le trovate fanatiche, ideologiche, e più i fanatici, secondo ideologia, ci si aggrappano: "ce ne vuole di più".
Sono trovate in definitiva per finire sui giornali o sui social, come quel disgraziato filmato da compagni mentecatti mentre, in nome del vittimismo transgender, si esprime come un personaggio di Abatantuono o quello dei fumetti Cattivik: "tutelar i bambin, esser sé stess, siam tutt e tutt" (commento di uno sotto: "avete veramente rotto"). Lo hanno rotto, ma anche se sconfortano i risultati, le prospettive, da incubo, di una società dissociata in mano a questi mostriciattoli, non è colpa loro. Tocca essere non indulgenti ma onesti nel tracciare le cause e gli effetti. E le cause, piaccia o meno, risalgono all'introduzione dell'Unione Europea: che se ne può dire che non risulti per difetto? Alzi la mano chi sa indicare un solo problema risolto dalla Ue, mentre di problemi ne ha originati, fomentati, endemizzati innumerevoli. La ricetta è sempre la stessa: siccome ha fallito, ce ne vuole di più. Purtroppo non si ricorda mai il presupposto: "Ma Ue vive di crisi", disse l'ex cancelliere tedesco Schmidt. Oggi la Baronessa ha inventato una parola, permacrisi, per dire lo stesso. Crisi dietro crisi, crisi perenne da risolvere endemizzandola, col ricorso a trovate autoritarie, impositive e catastrofiche. La svolta green è prevista al costo di 5 trilioni di euro all'anno fino al 2050. Con quali risultati? L'unica certezza è che andranno persi 180 milioni di posti di lavoro, cioè praticamente tutti. "Però speriamo prima o poi di recuperarli". Sperano? Cos'è, una gag di Raimondo Vianello?

IL CONDIZIONAMENTO PSICOLOGICO
Ma non è questo il peggio, il peggio è il condizionamento psicologico, è la weltanschauung gender, il woke d'importazione americana, il tutt* e tutt*; è la mostra nelle istituzioni europee col Cristo che fa le orge crocifisso a dei neri (un imbecille in malafede mi diceva durante una trasmissione che era arte e l'arte è sacra: due minuti dopo voleva censurare l'universo mondo in nome del laicismo putiniano, che solo un fesso poteva assumere quale ossimoro propositivo). È l'abitudine a mentire e mentirsi. Ogni giorno di ogni mese di ogni anno è il più caldo e siccitoso di tutti i tempi, dalla scomparsa dei dinosauri, non è vero, ogni maggio sono inondazioni e nubifragi ma passa la bugia che il pianeta è un unico Sahara per colpa dell'uomo bianco. Quindi vanno mandati gli studenti in bermuda e costume da bagno, a mo' di gesto estetico-ideologico. Un po' come quegli altri alunni finiti per magia a cantare inni palestinesi pro Hamas, faccenda grottesca sulla quale nessuno sa niente, non gli insegnanti, non i dirigenti. Si son messi a salmodiare da soli. Di solito in questi casi i responsabili se la cavano con la formula "d'accordo con le famiglie", laddove le famiglie oscillano tra il culto dell'Islam "buono, inclusivo" e quello di Chiara Ferragni: gente di grande consapevolezza e lucidità estetica, a Pioltello, ricordate?, appena un mese fa, il Ramadan all inclusive, imposto e santificato da Mattarella, "adottato con tutte le famiglie". E di fianco alla scuola tengono una madrassa dove si predica la guerra santa, la cancellazione di chi tutto gli consente.
La Ue è l'alluvione di disperati pronti a delinquere, le città a ferro e fuoco ma basta chiamarli nuova generazione e dare la colpa al bianco tossico vecchia generazione. "Colpa del governo" dice immancabilmente il sindaco vanitoso Sala ad ogni situazione malavitosa di Milano. Fino a due anni fa, col governo dei compari, non lo diceva, e anche questo processo di deresponsabilizzazione strategica è opera del conformismo indotto da Bruxelles.

L'AUTO ELETTRICA
Tra le bugie colossali, l'auto elettrica: la hanno imposta ma il mercato, cioè gli uomini, cioè i cittadini europei, non la regge, ci stanno rinunciando tutti ma chi li quantifica i costi di un abbaglio durato dieci, quindici anni? Ed è tutto così. Però ce ne vuole di più, siamo alla politica esoterica, fatale. La Ue è nata come camera di compensazione della finanza globale, della grande industria, come si è visto coi vaccini che solo adesso si ammettono pericolosi, dopo tre anni di pressioni autoritarie e fanatiche, ma prendiamo atto che più nessuno vuole uscirne: non si può, la Ue si lascia solo in una bara, come per il crimine organizzato. "Ah, la cambiamo dall'interno".
Davvero? Non c'è uno di questi che predicano l'entrismo leninista che non lo faccia per un tornaconto personale. Il resto sono chiacchiere sovietiche, tutto tranne che innocue. A voler vedere il mondo non con gli occhi della realtà ma dei propagandisti si va incontro a esiti imprevedibili ma sicuramente dissipatori e catastrofici. Quando il divulgatore Tozzi si chiede, retoricamente, se valgano di più gli esseri umani o le api, non fa una sparata da social, una sparata elettorale ma ripete in modo preciso, pedissequo, lo stesso dei più pesanti Bill Gates, Klaus Schwab, Fran Timmermans, Ursula von der Leyen, dei programmi europei che impostano la disinfestazione umana ora coi vaccini, ora con la "transizione green", ora con la sterilità indotta da umanità demascolinizzata da "tutt* e tutt*": siamo troppi, siamo il doppio del consentito, va operata la selezione naturale. Il guaio è che le conseguenze le pagano sempre gli altri, le scontano gli inermi e gli innocenti, primi fra tutti i ragazzini, i bambini dei quali l'onorevole Zan dice che "va garantito il cambio di sesso".

Fonte: Sito di Nicola Porro, 19 maggio 2024

6 - L'AMERICA DEMOCRATICA INCARCERA I PRO LIFE
La scure dei giudici statunitensi si abbatte su chi si oppone (in modo NON violento!) agli aborti: ad esempio, un 30enne è stato condannato a 5 anni di prigione
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17 maggio 2024

Siamo all'ennesima ingiustizia promossa dall'amministrazione Biden che ottiene pene severissime e carcere duro contro i pro life pacifici, mentre lascia tranquilli i terroristi e vandali abortisti che incendiano chiese e centri di aiuto alla vita e alla maternità.
Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) del presidente Joe Biden, due anni orsono, aveva accusato di cospirazione e violazione della legge sulla libertà di accesso alle cliniche (FACE) nove attivisti pro-vita per la protesta non violenta da essi inscenata fuori da un abortificio di Washington nell'ottobre 2020. La richiesta di condanna prevedeva una pena detentiva massima di 11 anni e una multa di 350.000 dollari. I pro life sono stati giudicati colpevoli in due processi separati nell'agosto e nel settembre del 2023 e da allora sono in carcere preventivo, in attesa della sentenza definitiva.
La legge "FACE" proibisce «l'uso della forza, l'ostruzione e i danni alla proprietà, volti a interferire con i servizi di salute riproduttiva», mentre la cospirazione contro i diritti altrui, un'accusa che comporta una pena detentiva massima di 10 anni, «rende illegale per due o più persone accettare di ferire, minacciare o intimidire una persona negli Stati Uniti nel libero esercizio o nel godimento di qualsiasi diritto o privilegio garantito dalla Costituzione o dalle leggi degli Stati Uniti o per aver esercitato tale diritto», secondo l'interpretazione del Dipartimento di Giustizia (DOJ). Ebbene, il 14 e 15 maggio le sentenze di giudici chiaramente partigiani e abortisti hanno stabilito pene severissime per i pro life.

CONDANNE IDEOLOGICHE
Martedì, Lauren Handy, una donna di 30 anni, attivista della "Rivolta Progressista Anti-Aborto" (PAAU), un movimento pro life di sinistra, è stata condannata a 57 mesi di prigione federale. Altri due pro life sono stati condannati: John Hinshaw di 69 anni, è stato condannato a 21 mesi di prigione e William Goodman di 54 anni, è stato condannato a 27 mesi di prigione. A tutti e tre i condannati saranno scontati i 9 mesi di prigione preventiva già trascorsi nelle patrie galere democratiche, secondo il Dipartimento di Giustizia.
Mercoledì è stata la volta del 42enne Jonathan Darnel, un veterano della guerra in Iraq che ha prestato servizio in due tournée, che è stato condannato a 34 mesi dietro le sbarre, mentre Herb Geraghty, un ateo pro-vita di 27 anni, è stato condannato a 27 mesi di prigione. Jean Marshall, 74 anni, è stata condannata a 24 mesi di carcere e Joan Bell, 76 anni, è stata condannata a 27 mesi di carcere, nonostante la loro età avanzata.
I pubblici ministeri hanno sostenuto che gli attivisti hanno organizzato un blocco all'entrata della clinica di Washington e hanno utilizzato catene e lucchetti per impedire l'apertura delle porte dell'abortificio. Versioni che stridono con le prove fornite dagli avvocati dei pro life della "Thomas More Society" che hanno invece detto come alcuni attivisti «semplicemente si inginocchiavano e pregavano nella struttura di Santangelo [la clinica abortista], alcuni distribuivano pubblicazioni pro-vita e consigliavano le donne a non abortire e altri si legavano e si incatenavano insieme all'interno della struttura».

ACCUSE CONTRO I PRO LIFE
L'inquietante coincidenza che le accuse del Dipartimento di Giustizia verso i pro life siano state presentate lo stesso mese in cui la Handy e Bukovinac avrebbero scoperto i resti di circa 115 bambini abortiti in un contenitore per rifiuti dell'abortificio "Surgi-Clinic" del dottor Santangelo a Washington, cinque dei quali potrebbero essere stati parzialmente abortiti o uccisi dopo la nascita in violazione della legge federale, getta una coltre nera sull'intero procedimento. Il giudice della corte distrettuale degli Stati Uniti Colleen Kollar-Kotelly non ha consentito che le prove video o fotografiche dei 115 bambini abortiti fossero utilizzate come prova nel processo e ha proibito agli imputati di sostenere che le loro azioni fossero protette dal Primo Emendamento o fossero state commesse in difesa di una terza persona, bambini non ancora nati ed ha invece affermato che i pro life avevano mostrato mancanza di compassione nei confronti delle donne che cercavano di abortire ed impedito il loro «bisogno umano di cure mediche».
Dopo la sentenza Dobbs della Corte Suprema, il Dipartimento di Giustizia ha promosso sempre più le accuse contro i pro life, ai sensi della legge FACE, così come promesso anche recentemente dal Procuratore Generale Associato Vanita Gupta che ha evidenziato «l'urgenza» del lavoro del Dipartimento di Giustizia, nell'applicazione della legge FACE, «per garantire accesso legale e continuo ai servizi riproduttivi» in tutto il paese.
Ovviamente, spiace doverlo riaffermare, per le dozzine e dozzine di attacchi ai centri di gravidanza e dei 400 edifici di culto cristiani e chiese cattoliche vandalizzati dopo la fuga di notizie sulla sentenza Dobbs, solo una manciata di attivisti pro-aborto sono stati arrestati sinora in Florida, New York e Ohio. Da tempo i diversi leaders pro life e alcuni repubblicani, in particolare il deputato Chip Roy ed il Senatore Mike Lee hanno chiesto e presentato proposte di legge per l'abrogazione della legge FACE.

DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17 maggio 2024

7 - CINA-VATICANO, SI RISCRIVE LA STORIA PER LEGITTIMARE L'ACCORDO
Due convegni in Italia promuovono l'accordo segreto sulla nomina dei vescovi con la scusa di applicare il Concilio di Shanghai del 1924, ma in realtà storpiandolo
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 maggio 2024

«Noi auspichiamo da tanto tempo ormai di poter avere una presenza stabile in Cina anche se potrebbe non avere all'inizio la forma di una rappresentanza pontificia, di una nunziatura apostolica...». È in questa prospettiva, delineata dalle parole del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che va interpretato il convegno a cento anni del Concilio di Shanghai, a cui anche Parolin ha partecipato ieri, 21 maggio, facendo poi a margine il commento succitato.
In realtà si è trattato di una commemorazione in due tappe: lunedì 20 a Milano, organizzata dall'Università Cattolica, e ieri appunto a Roma, organizzata dalla Pontificia Università Urbaniana; entrambe rese possibili dalla Comunità di Sant'Egidio, che tanto si sta impegnando per promuovere lo "spirito" del controverso accordo segreto tra Cina e Santa Sede, firmato nel 2018, rinnovato ogni due anni e ora in procinto di essere approvato definitivamente.
Sia a Milano che a Roma grande presenza cinese tra i relatori, tutti ovviamente legati al regime comunista di Pechino, vescovi compresi: a Milano era presente il vescovo mongolo di Hohhot, Meng Qinglu, che ha partecipato a diverse ordinazioni episcopali illegittime; a Roma c'era invece il vescovo di Shanghai, Giuseppe Shen Bin, protagonista del famoso "schiaffo" del regime comunista alla Santa Sede: fu insediato a Shanghai il 4 aprile 2023 dal governo e il Papa, spalle al muro, lo ha riconosciuto soltanto il 15 luglio successivo. Che oggi sia relatore a un convegno in Vaticano la dice lunga sui rapporti di forza stabiliti dall'accordo e soprattutto sulla resa vaticana disposta a concedere tutto pur di piantare una bandierina a Pechino.

IL CONCILIO DI SHANGHAI
Non stupisce quindi che il ricordo del Concilium Sinense di Shanghai (maggio-giugno 1924) sia stata un'occasione per reinterpretare la storia ad uso delle esigenze attuali. Ma cos'è stato il Concilio di Shanghai? Soprattutto la modalità con cui si iniziò ad attuare in Cina le indicazioni al mondo missionario che papa Benedetto XV aveva dato con la Lettera apostolica Maximum Illud (1919): il papa notava che in diverse parti del mondo, il compito missionario era frenato dall'eccessiva dipendenza del clero dalle potenze coloniali che controllavano quelle regioni; da qui, ad esempio, l'esigenza di promuovere la creazione di un clero indigeno «perfettamente formato»: «Come la Chiesa di Dio è universale, e quindi per nulla straniera presso nessun popolo, così è conveniente che in ciascuna nazione vi siano dei sacerdoti capaci di indirizzare, come maestri e guide, per la via dell'eterna salute i propri connazionali».
Monsignor Celso Costantini, inviato come delegato apostolico in Cina da papa Pio XI alla fine del 1922, fu il grande regista di questo cammino, e già nel 1926 ci fu l'ordinazione a Roma di sei vescovi cinesi, un modo per sottolineare che la "indigenizzazione" della Chiesa era strettamente legata alla sua universalità.
Il tentativo neanche troppo velato dei due convegni celebrativi di questi giorni è quello di creare un parallelo tra quel processo di "nazionalizzazione" e l'attuale "sinicizzazione" imposta dal presidente cinese Xi Jinping attraverso l'Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi, e avallata dalle gerarchie vaticane. Lo dimostra anche un passaggio del videomessaggio di papa Francesco al convegno romano, quando ha detto: «A Shanghai, i Padri riuniti nel Concilium Sinense vissero un'esperienza autenticamente sinodale e presero insieme decisioni importanti. Lo Spirito Santo li riunì, fece crescere l'armonia tra loro, li portò lungo strade che molti tra loro non avrebbero immaginato, superando anche le perplessità e le resistenze. Così fa lo Spirito Santo che guida la Chiesa». In pratica, dice il Papa, lo Spirito santo, attraverso la sinodalità, li ha fatti passare da una contrarietà all'ordinazione del clero locale all'apertura di «nuove strade». Sottinteso, è quello che stiamo facendo oggi; vale a dire che chi critica l'accordo con la Cina non è aperto allo Spirito Santo.

UNA EVIDENTE FORZATURA STORICA
Il parallelo con il Concilio di Shanghai però è una evidente forzatura storica. Non solo per il contesto politico e sociale di allora totalmente diverso da quello attuale: la Cina viveva ancora nello sconquasso succeduto alla rivoluzione repubblicana del 1911-12 che aveva rovesciato la dinastia Qing, alla Prima guerra mondiale e alla stagione dei Signori della guerra. Una situazione ben lontana da quella dell'attuale regime totalitario che oggi controlla con il pugno di ferro tutta la Cina e tende ad espandersi.
Ma soprattutto, nei documenti dei papi Benedetto XV e Pio XI, nell'opera di monsignor Costantini, nell'azione di importanti figure cattoliche cinesi del tempo (ricordate anche in questi convegni) si capisce come l'unica vera preoccupazione fosse «l'annuncio di Cristo». Era l'impeto missionario che spingeva a trovare le modalità migliori per far arrivare Cristo a ogni uomo, a ogni popolo. Non c'erano calcoli politici, ma si richiamava alla loro vocazione originaria i missionari che «non sono inviati dalla loro patria, ma da Cristo». Il processo di indigenizzazione del clero, dunque, era frutto dello zelo missionario. Partecipando a questi convegni di Milano e Roma si è avuta invece la netta percezione del cammino contrario: sistemare la Chiesa in modo da legittimarne la "nazionalizzazione", ma proprio nel senso voluto dal regime comunista. In fondo tutti gli interventi sottintendevano questo obiettivo.
C'è un secondo aspetto molto importante, per rivelare la subdola menzogna su cui certe posizioni si fondano. Forzando il parallelo tra l'atteggiamento vaticano di oggi e quello del secolo scorso, si salta a piedi pari tutto quello che è accaduto in questi cento anni, e cosa sta accadendo ancora oggi. La Chiesa cinese, per quanto piccola nei numeri, ha dato una grande prova di fede attraverso il martirio: solo dall'avvento del regime comunista, nel 1949, sono migliaia i cattolici cinesi che hanno pagato con il sangue la loro appartenenza a Cristo e la loro fedeltà al Papa. E tuttora pagano questa appartenenza con una persecuzione sistematica, aggravatasi dopo gli accordi Cina-Santa Sede del 2018. Una persecuzione che si è ora allargata anche a Hong Kong, dove sono decine e decine i cattolici in prigione. È il martirio e la fedeltà di tanti la dimostrazione che la Chiesa è diventata davvero cinese; questa è la vera "sinicizzazione", che si dovrebbe continuare a perseguire.
Invece su tutta questa realtà, da parte del Vaticano è calato un tragico silenzio; nei due convegni sul Concilio di Shanghai, a un ascoltatore ignaro della reale situazione sarebbe sembrato che dovesse essere la Chiesa ad emendarsi dei suoi peccati contro la Cina. Perché l'ascoltatore ignaro non sa che il silenzio è il prezzo da pagare per sperare di «avere una presenza stabile» a Pechino. A spese dei cattolici cinesi.

Nota di BastaBugie: Angelina Tan nell'articolo seguente dal titolo "Come il regime di Pechino terrorizza gli studenti cinesi all'estero" racconta tutti i modi con cui il Partito Comunista Cinese segue, spia, perseguita e reprime gli studenti all'estero.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 maggio 2024:

Il 13 maggio, l'organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha pubblicato un rapporto completo, intitolato "Nel mio campus ho paura", che documenta quella che, secondo il rapporto, è l'analisi più approfondita finora condotta sulla sorveglianza transnazionale del Partito Comunista Cinese nei confronti degli studenti cinesi all'estero. In particolare, il rapporto ha definito il fenomeno della sorveglianza, delle molestie e della polizia del Partito Comunista Cinese come metodi della repressione transnazionale: "azioni governative per mettere a tacere, controllare o scoraggiare il dissenso e le critiche dei cittadini all'estero, in violazione dei loro diritti umani".
Gli studenti intervistati nel rapporto hanno espresso il timore di essere sorvegliati dal governo comunista cinese o da suoi agenti. Il rapporto indica che i funzionari di sicurezza del Partito Comunista Cinese hanno molestato e intimidito le famiglie degli studenti cinesi all'estero ritenuti dissidenti in patria. Inoltre, la "sorveglianza statale delle attività degli studenti all'estero e la censura online" sono stati altri esempi degli sforzi del Partito Comunista Cinese per "limitare la libertà accademica e altri diritti" degli studenti cinesi all'estero, inducendoli a vivere e studiare "in un clima di paura", con il timore di essere "presi di mira dalle leggi e dai regolamenti della Cina e di Hong Kong in materia di sicurezza nazionale e di intelligence".
Una studentessa, che nel rapporto viene chiamata col nome fittizio di "Rowan", ha descritto come i funzionari di sicurezza del Partito Comunista Cinese in Cina abbiano contattato suo padre poche ore dopo la sua partecipazione a una commemorazione del massacro di Piazza Tienanmen del 1989. Questi funzionari della sicurezza hanno dato istruzioni al padre di Rowan di «educare la figlia che studia all'estero a non partecipare a eventi che potrebbero danneggiare la reputazione della Cina nel mondo». In risposta, Rowan ha espresso sconcerto per la rapidità e la capacità del regime del Partito Comunista Cinese di identificarla e di riferire i suoi spostamenti ai funzionari in Cina, dato che non aveva rivelato la sua vera identità alla commemorazione, né aveva pubblicato online le sue attività.
Più di un anno dopo, dopo aver partecipato a una veglia nei pressi di una missione diplomatica cinese nella sua città, il padre di Rowan è stato informato delle sue "attività" all'estero. Contattata da Amnesty International, Rowan ha dichiarato che il messaggio che le autorità del Partito Comunista Cinese volevano dare era chiaro: «Sei sotto osservazione e anche se siamo dall'altra parte del pianeta, possiamo comunque raggiungerti».
Il caso di Rowan non è isolato. Altri studenti cinesi all'estero intervistati da Amnesty International hanno ammesso di «essersi autocensurati in qualche misura nella loro espressione, sia online che offline, e nelle loro attività - in alcuni casi in modo estensivo - temendo ripercussioni da parte delle autorità cinesi».
Ad esempio, "Charlotte" (pseudonimo utilizzato nel rapporto di Amnesty International) ha ammesso che, per paura di essere perseguitata dal regime del Partito Comunista Cinese, ha dovuto evitare di seguire alcune lezioni politicamente sensibili a scuola: «Ho fatto del mio meglio per evitare di seguire lezioni di politica, dove so che ci saranno altri studenti cinesi, perché so che probabilmente non sarei in grado di controllarmi e probabilmente direi qualcosa che mi metterebbe nei guai».
Allo stesso modo, gli studenti intervistati hanno dichiarato che il timore di subire molestie li ha indotti a modificare i loro interessi accademici. Studenti come "Logan" (altro pseudonimo), che avrebbero potuto pubblicare i loro lavori accademici relativi ai diritti umani o alla politica, hanno scelto di non farlo per paura di rappresaglie: «Se non avessi questo tipo di preoccupazioni, vorrei davvero pubblicare la mia tesi, in modo che gli altri siano consapevoli di questi problemi. Ma sono preoccupato, quindi ho scelto di non farlo».
Anche "Alexandra", una studentessa cinese in Nord America, ha descritto come le sue preoccupazioni di essere pubblicamente identificata dal Partito Comunista Cinese le abbiano impedito di approfondire determinati argomenti di studio. «Ci sono stati momenti in cui volevo fare determinate ricerche, ma sentivo di non poterle fare, ad esempio la ricerca sui social media e l'impatto della censura. Se scrivo una tesi di laurea, devo poi tenere una discussione pubblica e non posso farlo... sono cose che vorrei fare, ma non posso. Se voglio fare ricerca [con la mia università], per richiedere una borsa di studio, dovrei poi fare presentazioni in pubblico».
I timori di Alexandra non erano infondati: altri studenti contattati da Amnesty International hanno notato persone sconosciute che scattavano fotografie ai partecipanti o ai presentatori degli eventi, nel tentativo evidente di sorvegliarli. Nel rapporto leggiamo: «Uno studente che ha partecipato a un seminario universitario nel 2019, sul movimento contro la legge sull'estradizione di Hong Kong, ha riferito che alcuni individui, che pensava potessero essere studenti cinesi, si sono presentati e hanno iniziato a fotografarlo».
Sorprendentemente, secondo il rapporto, quasi un terzo degli intervistati ha affermato che i funzionari del Partito Comunista Cinese hanno intimidito le loro famiglie per le loro critiche al governo cinese, con minacce di revocare i loro passaporti o di rovinare le loro opportunità di lavoro. Almeno tre studenti hanno spiegato come la polizia del Partito Comunista Cinese abbia costretto le loro famiglie a non sostenerli economicamente. Ad esempio, leggiamo: «Gli studenti uiguri negli Stati Uniti, i cui genitori sono stati detenuti nei campi, come parte della campagna del governo cinese di detenzione arbitraria di massa, rivolta alle minoranze musulmane nello Xinjiang, sono stati privati del sostegno finanziario dei loro genitori. Hanno faticato a pagare le tasse universitarie e a mantenersi da soli, secondo gli episodi registrati dall'Uyghur Human Rights Project che risalgono al 2017».
Inoltre, il rapporto rivela come gli studenti cinesi all'estero si siano sentiti socialmente isolati dai loro coetanei nei Paesi ospitanti, non potendo esprimere liberamente le proprie opinioni e "sentendosi tagliati fuori" dalla famiglia e dagli amici in Cina. Un'altra studentessa di Hong Kong, citata con lo pseudonimo di "Hannah", ha ammesso: «Anche in questo Paese non mi sento a mio agio. Mi sento come se fossi in mezzo a un guado. Non ho la rete di sostegno sociale che avevo a Hong Kong. Nessuno può capire la mia paura, come a Hong Kong. Quando sono arrivata [all'estero] all'inizio è stato molto difficile, mi sentivo molto sola... Come migrante, non mi sento sostenuta».
È allarmante che gli studenti intervistati da Amnesty International abbiano dichiarato di essere preoccupati, non solo di essere identificati per "attività anticomuniste" da funzionari del governo cinese o da loro agenti, ma anche dai loro compagni cinesi che studiano all'estero con loro.
Un intervistato ha raccontato come alcune persone delle associazioni di studenti e studiosi cinesi all'estero (CSSA) abbiano «postato in una chat di gruppo WeChat studentesca un messaggio in cui si incitava a "dare la caccia" agli studenti cinesi all'estero che avevano affisso manifesti critici nei confronti della situazione dei diritti umani in Cina, perché "l'ambasciata vuole davvero sapere [chi affigge i manifesti, ndr]"».
Secondo il rapporto, uno studente filo-regime ha persino chiesto a un tutor universitario di rivelare i nomi di altri studenti che «hanno sollevato in classe questioni relative ai diritti umani in Cina, come il trattamento delle minoranze etniche e religiose nello Xinjiang». Fortunatamente per questi studenti, il tutor si è rifiutato di fare i nomi, per rispetto della privacy.
Inoltre, il rapporto sostiene che il Partito Comunista Cinese si è affidato alle app cinesi approvate dallo Stato, come WeChat, per monitorare e censurare online gli studenti cinesi all'estero che usano queste app per comunicare con la famiglia e gli amici in Cina. Oltre la metà degli studenti intervistati da Amnesty International ha dovuto costantemente autocensurare le proprie conversazioni e i propri post sulle piattaforme digitali per evitare la sorveglianza e il monitoraggio del Partito Comunista Cinese. Il rapporto cita esempi di come la "lunga mano" della sorveglianza del Partito Comunista Cinese agisca, compreso il caso esemplare di come la polizia comunista abbia mostrato ai genitori di uno studente le trascrizioni delle sue conversazioni online su WeChat con loro e altri famigliari.
Il rapporto raccomanda alle scuole che ospitano studenti cinesi di attuare «politiche e codici di condotta relativi alla repressione transnazionale», di istituire un meccanismo di segnalazione confidenziale, di garantire che gli studenti «siano sufficientemente informati sulle politiche che vietano le minacce nei confronti di altri studenti o del personale» e di garantire la disponibilità di assistenza tecnica per gli studenti che pensano di poter diventare bersaglio della sorveglianza del Partito Comunista Cinese, come ad esempio «fornire VPN gratuite».
Per quanto riguarda i risultati del rapporto, Sacha Deshmukh, direttore generale di Amnesty International del Regno Unito, ha dichiarato che è «estremamente preoccupante che la lunga mano del governo cinese stia raggiungendo i campus qui e interferendo con i diritti degli studenti di studiare, discutere, protestare e parlare liberamente. A tanto arriva lo Stato cinese che terrorizza gli studenti all'estero».
Deshmukh afferma che è "ovvio" che il regime del Partito Comunista Cinese stia cercando di «esportare il clima di terrore che imbavaglia le persone in Cina e a Hong Kong, infondendo negli studenti la paura di come possano essere percepiti e il sospetto per i loro compagni».

CINA INAFFIDABILE, MA PER IL VATICANO L'ACCORDO VA RINNOVATO
L'accordo segreto della Santa Sede con la Cina, se rinnovato, potrebbe essere definitivo (nonostante le gravi violazioni da parte del Partito Comunista Cinese)
di Riccardo Cascioli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7788

DOSSIER "L'ACCORDO CINA-VATICANO"
Il disastro della nuova Ostpolitik

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 maggio 2024

8 - OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B (Mt 28,16-20)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Quando san Patrizio evangelizzò l'Irlanda, volendo spiegare il Mistero della Santissima Trinità, si servì di un piccolo esempio: prese fra le mani un trifoglio e disse che, come quelle tre foglie formavano un'unica piantina, così le tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, formano un unico Dio. L'esempio riuscì allo scopo: la folla che ascoltava abbracciò la fede cristiana e da allora, anche in tempi recenti, il giorno di san Patrizio, gli Irlandesi attaccano al vestito un mazzolino di trifoglio, in memoria della loro conversione e in onore del Santo che li ha evangelizzati.
Il Mistero della Trinità, celebrato in questa prima domenica dopo Pentecoste, è il primo Mistero della fede cristiana, il più importante e il meno accessibile all'intelligenza umana. Vi si possono solo cogliere dei pallidi riflessi nella creazione, la quale, essendo opera di Dio, reca in se stessa l'impronta del suo Creatore. Per questo motivo, l'intelligenza umana non può arrivare a comprendere questo Mistero, ma capisce che tale Mistero, pur superando l'umana comprensione, non è contro la ragione; comprende inoltre che le similitudini che troviamo nell'opera della creazione confermano il nostro atto di fede.
La ragione umana non sarebbe mai riuscita a conoscere che Dio è in tre Persone uguali e distinte. Questa verità la sappiamo solo perché Gesù ce l'ha rivelata. La frase della Scrittura che maggiormente ci fa comprendere questo Mistero è l'affermazione di san Giovanni evangelista: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero di Dio uno e trino. Dio è trino, in tre Persone, proprio perché è Amore. Quando parliamo di amore, si parla sempre di una comunione di persone: la persona che ama, la persona amata e l'amore reciproco. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre e l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. C'è amore solo dove c'è comunione. Ma, pur essendo in tre Persone, vi è un unico Dio, poiché l'amore unisce e, in Dio, l'amore è così perfetto che di tre Persone c'è un solo Dio. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e insieme non formano tre divinità, ma l'unico Dio.
Il Mistero della Santissima Trinità si riflette in modo particolare nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Tra le creature visibili, l'uomo e la donna sono le più perfette, quelle che maggiormente rivelano il mistero di questa comunione divina. Inoltre, quanto più uno ama, quanto più uno è santo, tanto più conosce Dio e lo fa conoscere al mondo.
La famiglia umana è chiamata alla santità, proprio perché è chiamata a riflettere il mistero di Dio. Più persone, unite dall'amore, formano un'unica famiglia e devono aiutarsi vicendevolmente ad amare e a servire il loro Creatore. Sganciata ed emancipata da Dio, la famiglia perde molto del suo valore e viene meno alla sua vocazione. Il beato Carlo, ultimo imperatore d'Austria, il giorno del suo fidanzamento, disse alla sua promessa sposa che da quel momento in poi si dovevano aiutare reciprocamente ad andare in Paradiso. E, alcuni anni dopo, affermò che avrebbe preferito che il Signore prendesse con sé i suoi figli, piuttosto che essi commettessero un solo peccato mortale.
Dio è amore infinito e tale amore liberamente si vuole riversare sulle creature, innanzitutto sull'uomo, il quale per il peccato si era separato dal suo Creatore. Per questo motivo, il Vangelo di oggi riporta il mandato di Gesù agli Apostoli di ammaestrare tutte le genti e di battezzarle nel nome della Santissima Trinità: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Il Battesimo ci rende figli di Dio e templi della Santissima Trinità. Lungo i secoli, la Chiesa ha obbedito a questo comando del Signore e si è sempre impegnata nell'opera missionaria, affinché tutti i popoli conoscano l'unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte.
L'opera missionaria non consiste solo nell'andare incontro alle sofferenze e ai disagi umani, ma si propone innanzitutto di insegnare le verità che sono via al Cielo, prima di tutto il Mistero della Santissima Trinità, e di battezzare tutte le genti. Che siamo figli di Dio lo attesta san Paolo nella seconda lettura di oggi: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!» (Rm 8,15).
Consapevoli di questa altissima dignità, sforziamoci ogni giorno di vivere come veri cristiani, fedeli all'insegnamento del Vangelo, custodendo la presenza di Dio in noi come il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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