BastaBugie n�876 del 05 giugno 2024
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IL PRIMO ''MATRIMONIO'' CATTOGAY, FRUTTO DI FIDUCIA SUPPLICANS
La benedizione di una coppia omosessuale è atto malvagio perché non si può benedire ciò che è contro natura, ossia intrinsecamente disordinato
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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CONDANNATO LUCCHINA, ''COLPEVOLE'' DI VOLER SALVARE ELUANA
L'allora direttore generale della Sanità lombarda si era opposto all'uccisione della 39enne, oggi è stato condannato a sborsare 175mila euro alla Regione
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL GAY PRIDE APRE LE PORTE ALL'EDUCAZIONE SESSUALE DEI BIMBI (E SIFFREDI A PORTA A PORTA...)
All'interno del Liguria pride ci sarà uno spazio per indottrinare i bambini alle cause Lgbt (intanto Bruno Vespa consacra Rocco Siffredi testimonial dell'educazione sessuale di Stato obbligatoria)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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PROFESSIONE CELEBRANTE, ARRIVA IL SURROGATO LAICO DEL PRETE
Archiviata la religione, resta la voglia di cerimonie sostitutive officiate da professionisti (che però ricalcano i riti cristiani e così appare evidente che il grande assente è Dio)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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UNIVERSITA' BOCCONI WOKE, SOSPESO CHI DERIDE I BAGNI GENDER NEUTRAL
Sospesi tre studenti che facevano battute sui bagni della Bocconi... ma allora con lo stesso metro meriterebbe vent'anni di galera chi, durante i gay pride, deride pesantemente sacerdoti e suore, la Madonna e i santi
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I TENTATI SUICIDI SONO 12 VOLTE PIU' PROBABILI DOPO IL CAMBIO DI SESSO
Una ricerca ha valutato 90 milioni di pazienti in 20 anni e conferma che contraddire il proprio sesso biologico porta alla disperazione (e a volte anche alla morte)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA X DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 3,20-35)
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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IL PRIMO ''MATRIMONIO'' CATTOGAY, FRUTTO DI FIDUCIA SUPPLICANS
La benedizione di una coppia omosessuale è atto malvagio perché non si può benedire ciò che è contro natura, ossia intrinsecamente disordinato
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 maggio 2024
Ed eccoci arrivati al primo "matrimonio" cattogay. Pure misto, dato che una delle nubende è di religione metodista. Gli attori di questa messa in scena sacrilega sono: padre Joseph S. Williams, parroco della chiesa di St. Vincent de Paul, a Chicago, nell'arcidiocesi retta dal cardinale Blase Cupich; Kelli Beard, ministro metodista; Myah Knight che si definisce come una «persona QTBIPOC», ossia una «persona queer, trans, nera, indigena di colore», che si concentra sulla «navigazione dell'identità sessuale e di genere». Nel 2022, ha lanciato un cosiddetto «gruppo di sostegno al trauma religioso». Veniamo alla celebrazione, da loro intesa come un vero e proprio matrimonio stando al formulario usato e ai gesti che hanno accompagnato questo formulario. P. Williams con tanto di stola: «Vi impegnate liberamente ad amarvi come sante spose [holy spouses]?». Beard: «Sì, lo voglio». Knight: «Sì, lo voglio». P. Williams: «Dio amorevole, accresci e consacra l'amore che Kelli e Myah nutrono l'una per l'altra. Gli anelli che si sono scambiate sono il segno della loro fedeltà e del loro impegno. Possano continuare a prosperare nella tua grazia e benedizione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore». E infine, tracciando sulla coppia, in abiti da cerimonia, un segno di croce, il sacerdote ha pronunciato le seguenti parole: «La benedizione di Dio sia su di voi, Padre, Figlio e Spirito Santo». C'è anche un video, pubblicato su Instagram lo scorso 22 aprile, a testimoniare l'accaduto. A provare che si trattava, nelle intenzioni dei presenti, di un matrimonio ci sono altre due prove. La prima: il commento del ministro metodista Beard, che così ha scritto sul suo account Instagram: «Myah ha sempre desiderato sposarsi nella cappella della sua Alma Mater, quindi l'ho sorpresa con una benedizione per il nostro matrimonio!». La seconda prova: sempre Beard nel suo account ha inserito nel post di commento al video degli hashtag significativi: #benedizioni cattoliche, #matrimonio dello stesso sesso e #nozze dello stesso sesso. Nonostante tutto questo padre Williams, che si è riferito esplicitamente alla coppia lesbica come "spose", ha avuto l'ardire di affermare: «Il Santo Padre ha detto che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette purché [tale benedizione] non rifletta una situazione matrimoniale... purché sia chiaro che non si tratta di un matrimonio». La realtà racconta l'opposto. Alcune rapide riflessioni. La prima: la benedizione di una coppia omosessuale, anche nel caso in cui non c'entrasse nulla con una benedizione matrimoniale, è atto intrinsecamente malvagio perché non si può bene-dire ciò che è contro natura, ossia intrinsecamente disordinato. Seconda riflessione: un rito che mimi quello matrimoniale per benedire un'unione omosessuale rende più grave, dal punto di vista morale, la benedizione. Inutile aggiungere che il rito matrimoniale non trasforma una coppia omosessuale in una coppia sposata perché la diversità di sesso è requisito essenziale per far nascere il vincolo coniugale, sia per il diritto canonico che per il diritto naturale. Terza riflessione: se non ci fosse un intervento formale dell'autorità ecclesiastica che almeno censurasse l'accaduto, ciò corrisponderebbe ad un gravissimo silenzio-assenso su ciò che si è svolto nella chiesa di St. Vincent de Paul. Quarta riflessione: è curioso che una delle due nubende fosse un ministro metodista e che quest'ultima fosse venuta in casa cattolica per celebrare le proprie "nozze" gay. Una chiara provocazione. Quinta riflessione: era inevitabile che questo "matrimonio" cattogay prima o poi accadesse (e forse era già accaduto da qualche altra parte senza che i social potessero registrarlo) e accadesse in tempi record: a poco più di quattro mesi dalla pubblicazione di Fiducia supplicans. Inevitabile perché questo documento approva moralmente le unioni omosessuali. Ora, se le unioni omosessuali sono relazioni eticamente lecite, perché non permettere alle coppie gay di sposarsi? Sarebbe irragionevole benedire l'amore - supposto tale, ovviamente - tra due persone dello stesso sesso e poi negare loro il matrimonio. Accettata la premessa erronea - la relazione omosessuale esprime vero amore - si devono accettare anche tutte le conclusioni che derivano dalla premessa, matrimonio incluso. Benedetto il principio, occorre benedire anche tutte le declinazioni pratiche di questo principio. Altrimenti in cosa si cade? Bravi, avete capito al volo: nella discriminazione.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 maggio 2024
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CONDANNATO LUCCHINA, ''COLPEVOLE'' DI VOLER SALVARE ELUANA
L'allora direttore generale della Sanità lombarda si era opposto all'uccisione della 39enne, oggi è stato condannato a sborsare 175mila euro alla Regione
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 4 giugno 2024
La vicenda Englaro pare non aver mai fine. Riavvolgiamo il nastro e ricordiamo le tappe salienti di carattere giuridico di questa vicenda. Per sei volte i giudici avevano negato al padre, Beppino Englaro, la possibilità di interrompere nutrizione e idratazione alla figlia Eluana, finché nel 2007 la Cassazione e nel 2008 la Corte di Appello di Milano avevano acconsentito alla richiesta eutanasica del padre. Il ragionamento fu il seguente: attraverso una ricostruzione a posteriori, i giudici erano arrivati alla convinzione che Eluana, in quelle condizioni, non avrebbe mai voluto vivere. Dunque, stante la sua indisponibilità ad esprimere un consenso valido, ci avrebbe pensato il tutore, ossia il padre, a scegliere di morire. Tutto questo nel suo best interest. All'ordine dei giudici di far morire la 39enne Eluana, l'allora direttore generale della Sanità della Lombardia Carlo Lucchina oppose un netto rifiuto - in una nota scrisse che i medici sarebbero venuti «meno ai loro obblighi professionali» se avessero provocato la morte di Eluana - rifiuto sostenuto dal parere dell'Avvocatura regionale e da un comunicato stampa del Ministero della Salute in cui si affermava che le strutture sanitarie regionali non erano obbligate ad uccidere la giovane donna.
LA MORTE PER FAME E PER SETE Beppino Englaro nel gennaio del 2009 si rivolse al Tar che gli diede ragione, ma la Regione rimase ferma nel suo proposito. Allora il padre di Eluana se ne andò ad Udine dove la figlia trovò la morte per fame e per sete. Tenuto conto della sentenza del Tar, la Regione fu costretta a risarcire il padre con 175mila euro perché “costretto” a trasportare la figlia fuori regione. Inevitabilmente, poi, la Corte dei Conti aprì un procedimento a carico di Lucchina perché a sua volta doveva risarcire la Regione, che, per dirla in termini semplici, aveva pagato per conto suo. In primo grado Lucchina vinse, perché la sua fu una decisione «ponderata». Ma ci fu il ricorso e ieri è arrivato il verdetto: Lucchina dovrà sborsare 175mila euro a favore della Regione Lombardia. La Corte dei Conti ha qualificato il rifiuto dell'allora dg come una «patente violazione dei propri doveri di servizio, [...] rifiuto assoluto [...] frutto di una personale ed autoritativa interpretazione del diritto alla vita e alla salute». L'ingiustizia di cui è stato oggetto Lucchina sta nelle premesse di tutta questa vicenda, non nelle conclusioni. Tentiamo di spiegarci meglio. Le sentenze della Cassazione e della Corte di Appello di Milano erano contra legem. Infatti allora non era stata ancora varata la legge 219/17 la quale prevede che nel caso di persona incapace - come lo era Eluana - della sua vita e della sua morte può decidere il rappresentate legale. Prima di questa legge, il nostro ordinamento prevedeva che il rifiuto delle cure e persino di alimentazione e idratazione poteva essere legittimamente espresso solo da persona maggiorenne capace di intendere e volere. Nel caso invece di minore o di persona comunque incapace per motivi di salute, il paziente doveva essere sempre curato e nessuno, nemmeno il rappresentate legale, poteva decidere al suo posto se accettare o rifiutare alcune terapie. Dunque secondo la disciplina normativa dell'epoca Eluana non poteva morire.
ANTIGONE I giudici di allora invece fecero spallucce alle leggi e redassero sentenze che furono i canovacci ispiratori della futura legge 219. Stanti quelle sentenze seppur ingiuste, la Regione Lombardia e quindi il dott. Lucchina avrebbero dovuto, in punta di diritto, dare corso al contenuto di quei dispositivi, ma così non fecero. Logico quindi, sempre secondo una prospettiva meramente giuridica, il ricorso al Tar e, a seguito del rifiuto di uccidere Eluana, la condanna della Regione al risarcimento in favore di Beppino. Inevitabile, infine, la condanna di Lucchina per i danni che aveva provocato all'erario. Dunque stanti le premesse erronee - le sentenze di Cassazione e Appello - le conclusioni altrettanto erronee - la condanna della Regione e di Lucchina - sono state inevitabili sotto il profilo giuridico. Se la Regione e Lucchina, nella prospettiva giuridica, avrebbero dovuto dar corso alle sentenze eutanasiche di cui sopra, di contro, sotto il profilo morale, non potevano che agire come hanno agito. Di fronte ad una sentenza ingiusta che obbligava ad uccidere una innocente, non essendo riusciti a ribaltarla con gli strumenti giuridici, l'unica condotta eticamente lecita era quella dell'astensione dal male, ossia il rifiuto di legittimare un assassinio. Viene in mente in modo quasi automatico Sofocle. Creonte, Re di Tebe, vieta di seppellire il corpo di Polinice, ma la sorella di questi, Antigone, non obbedisce ad un simile divieto ingiusto e così si rivolge al tiranno: «Non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte ed incrollabili degli dei. Infatti, queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero» (Sofocle, Antigone). Il riferimento è alla legge naturale, quella legge che comanda di non uccidere l'innocente, comando che vale sempre e comunque, anche nel caso in cui una sentenza obbligasse a compiere l'opposto. Il dott. Lucchina, pagando un prezzo assai salato, ha obbedito a questa legge scritta nel cuore di ciascuno. Ha giustamente e doverosamente anteposto la legge naturale ad un ingiusto diritto positivo. Ha anteposto la vita alla morte.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 4 giugno 2024
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IL GAY PRIDE APRE LE PORTE ALL'EDUCAZIONE SESSUALE DEI BIMBI (E SIFFREDI A PORTA A PORTA...)
All'interno del Liguria pride ci sarà uno spazio per indottrinare i bambini alle cause Lgbt (intanto Bruno Vespa consacra Rocco Siffredi testimonial dell'educazione sessuale di Stato obbligatoria)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1° giugno 2024
Village Kids. No, non è uno di quei baby club dei villaggi turistici dove parcheggiare la prole mentre papà fa immersioni e mamma sta in piscina. Si tratta invece di uno spazio bimbi all'interno del Liguria Pride, spazio aperto da oggi, 1 giugno fino al 7 presso i Giardini Luzzati a Genova. Insomma un pride bonsai a misura di minore. In seno al Village Kids, tra le altre attività, si svolgerà anche il laboratorio "Infinite Famiglie" tenuto da Edusex Aps, associazione presente anche nelle scuole primarie per parlare di sessualità ed affettività. Il Comitato Liguria Pride svela il contenuto delle attività che si svolgeranno nel Village Kids: «I laboratori del Village Kids propongono di divertirsi, giocare e lavorare su temi che esistono, che sono nella nostra società [...]: le disabilità ad esempio, o le tante forme che può avere una famiglia, o gli stereotipi». Dunque in soldoni Edusex ed altri insegneranno ai bambini che l'omosessualità e la transessualità sono cose buone. I consiglieri della Lega non ci stanno e, tramite una nota, hanno chiesto al sindaco Bucci di intervenire per bloccare un evento «che ha come tema la diffusione della teoria gender tra i bambini». E così proseguono: « La Lega non crede che sia giusto usare uno spazio pubblico per un incontro di questo tipo che coinvolge bimbi tra i 5 e gli 8 anni e questa decisione ci lascia indignati proprio per la delicatezza degli argomenti che si vanno a trattare e che pensiamo non si dovrebbero discutere con dei bambini di quell'età». Suscita triste interesse notare la relazione tra Pride e educazione alla sessualità ed affettività per i più piccoli. Questa relazione assume più valenze. In primis è un messaggio per gli adulti: il Pride è contestazione, rivolta, sberleffo, rivendicazione, lotta e rivoluzione. È scontro con un mondo retrivo e bigotto (supposto tale ovviamente dato che ormai tutti sono gay friendly), un mondo che non ha ancora capito che le varianti dell'amore sono tante quante i colori dell'arcobaleno e che le identità sessuali sono sfumate come i quadri di Turner. Questa inedita normalità deve essere insegnata ai bambini affinché non ci sia più bisogno di Pride in futuro. La didattica LGBT serve quindi a scrivere su fogli bianchi ancora immacolati le parole d'ordine dell'agenda omo-transessualista, a togliere l'innocenza a cuori vergini. È esattamente ciò che sta avvenendo da qualche decennio in tutto il mondo con l'educazione alla sessualità e alla salute riproduttiva, ossia vendere come protocolli medici pratiche come l'aborto, la contraccezione e la sterilizzazione.
I MAESTRI SONO MAMMA E PAPÀ QUANDO SI VOGLIONO BENE Inutile aggiungere che ai bambini nulla deve essere didatticamente e didascalicamente insegnato sull'affettività, perché già di loro danno e cercano affetto, e quindi sanno benissimo cosa sia. E poi i loro maestri sono mamma e papà quando si vogliono bene: quella è l'unica lezione sull'affetto che conta. In merito alla sessualità, dubbi e domande è bene che sorgano spontaneamente e non sollecitati da gay e trans. Dubbi e domande a cui, primariamente ed ordinariamente, risponderanno i genitori perché tali tematiche sono sensibilissime ed intime. Chi meglio dei genitori conosce i propri figli e quindi chi meglio di loro, almeno sulla carta, è in grado di trovare tempi, modi e parole per parlare del miracolo di due anime che si donano tramite il corpo? I filo-gender sono consapevoli di tutto questo, ma il loro intento è manipolare le coscienze dei piccoli per avere in futuro dei grandi manipolati. La strategia è semplice: è più facile adulterare l'anima di un bambino che quella di un adulto. Gli attivisti "gai" liguri non si sono inventati nulla. Un esempio tra i molti: citiamo gli Standards for Sexuality Education in Europe elaborato nel 2010 da 19 esperti e poi firmato dal Centro Federale per l'Educazione alla Salute, un organismo del governo tedesco, e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sezione europea. Si tratta di alcune linee guida utili ai «politici, alle autorità educative e sanitarie e agli specialisti» del settore per impartire l'educazione sessuale ai minori di 53 paesi dell'area europea e zone limitrofe. Un testo che per i bambini dagli zero ai 4 anni suggerisce il gioco del dottore e che consiglia di «informare [i bambini] sul piacere e sul godimento che si sperimenta quando si accarezza il proprio corpo e sulla masturbazione precoce infantile».
SCOPRIRE LA PROPRIA IDENTITÀ DI GENERE? Sempre in questa fascia di età bisogna spiegare all'infante e al quasi infante che costoro vantano «il diritto di scoprire la propria identità di genere». Tra i 4-6 anni è opportuno che apprendano qualche nozione di base «sull'amicizia o sull'amore tra persone dello stesso sesso» e sul fatto che esistono «concezioni diverse di famiglia». Arrivati ai 9 anni è necessario spiegare che esiste una «differenza tra identità di genere e sesso biologico», questo anche perché bisogna far sorgere in loro «una favorevole disposizione verso l'uguaglianza di genere nei rapporti interpersonali e nella scelta del partner». Altro esempio: l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Pari Opportunità, nel 2014 pubblicò una trilogia di opuscoli, destinati agli insegnanti, dal titolo Educare alla diversità a scuola, opuscoli poi ritirati dal Ministero dell'Istruzione a seguito delle numerose proteste. In questi opuscoli si poteva leggere senza infingimenti che «molti bambini trascorrono gli anni della scuola elementare senza accenni positivi alle persone LGBT. Gli anni delle elementari offrono, invece, una meravigliosa e importante opportunità di instillare [sic] e/o nutrire atteggiamenti positivi e rispettosi delle differenze individuali, familiari e culturali, comprese quelle relative all'orientamento sessuale, all'identità e all'espressione di genere. Nella società occidentale si dà per scontato che l'orientamento sessuale sia eterosessuale. La famiglia, la scuola, le principali istituzioni della società, gli amici si aspettano, incoraggiano e facilitano in mille modi, diretti e indiretti, un orientamento eterosessuale. A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa e, se è femmina, di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse». Da qui uno dei moniti rivolti ai maestri: «Non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè che assuma che l'eterosessualità sia l'orientamento ‘normale', invece che uno dei possibili orientamenti sessuali). Tale punto di vista, ad esempio, può tradursi nell'assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà». Bisogna poi rifuggire dalle seguenti condotte che vengono definite «stereotipi basati sul genere»: per i «maschi ad esempio, guardare la Formula 1 o giocare ai videogiochi», per le «femmine ad esempio, essere interessate alla cucina o allo shopping». C'è solo da sperare che questi imberbi studenti non si applichino e crescano ignoranti.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Siffredi testimonial di Vespa per l'obbligo di educazione sessuale di Stato" racconta come il servizio pubblico Rai abbia consacrato Rocco Siffredi a Porta a Porta, presentandolo come testimonial dell'educazione sessuale di Stato obbligatoria, che si contrapponga all'industria del porno senza regole. Che a lui fa concorrenza. Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1 giugno 2024: In oltre 20 anni di trasmissione, Porta a Porta ha conquistato sul campo l'appellativo di terza Camera: l'ospitata da Bruno Vespa, per politici o personaggi dello spettacolo, li inquadra dentro una cornice istituzionale, autorevole, importante. Lo scadimento di qualità del format Rai, già visto all'opera durante la pandemia, ha toccato il suo punto più basso nella puntata andata in onda il 29 maggio, con accenti drammaticamente preoccupanti, uniti a una buona dose di squallore televisivo. Ospite d'onore, con tanto di immancabile intervista vis a vis, Rocco Siffredi, che da diversi mesi, come abbiamo documentato, sta scalando i palinsesti presentandosi come il moralizzatore del porno e l'ambasciatore di una nuova educazione sessuale da offrire ai minori. Dalle trasmissioni del pomeriggio ad usum casalinga fino ai programmi più giovanili (Diaco, la fisica dell'amore), persino in versione famigliare (Cattelan) e romantica (Belve, Fagnani) l'altra sera il servizio pubblico televisivo ha definitivamente consacrato il re del porno che nella sua seconda vita, abbandonato il set, sta portando avanti i suoi affari nel mondo dell'hard con la sua Academy rivolta a tutti quei giovani che vogliono diventare attori o registi hard. Trasmissione squallida, dicevamo e non ovviamente per le immagini trasmesse, anzi, tutto rigorosamente censurato, ma per il messaggio che si ricava dopo aver assistito all'oretta e passa di monologo indisturbato di Siffredi, tra sorrisetti allusivi e battutine da caserma per rendere il tutto pop. Domande scomode? Nessuna. Analisi dei problemi che la pornografia produce negli utenti e nei lavoratori di questo redditizio mercato? Ma neanche per idea. Tutti, da Vespa agli ospiti, il sessuologo Emmanuele Iannini, la psicoterapeuta Stefania Andreoli, passando per l'attrice Barbara Bouchet e la giornalista Concita Borrelli, seduti come personaggi di contorno senza nessuna intenzione di disturbare la consacrazione in atto di Rocco ormai visto come un eroe nazionale. Anzi, per confermarlo in quella che da qualche tempo a questa parte sembra essere la sua battaglia e che Porta a Porta, dandogli una platea così vasta, ha deciso di sposare: contro l'industria pornografica ci vuole maggiore educazione sessuale a scuola. Sembrerà un controsenso, ma il ragionamento è sottilmente diabolico e l'obiettivo è proprio questo: Siffredi si presenta come il personaggio che ce l'ha fatta, che non rinnega il business che ha creato, anzi, che riconosce come nella pornografia ci sia anche una buona dose di violenza, che ama sua moglie e che ha fatto tutto come finzione. Parallelamente, però, deve scagliarsi contro i colossi del web, che hanno sdoganato il porno rendendolo estremamente accessibile ai minori attraverso gli smartphone e una legislazione che fa acqua. Perché, evidentemente, gli creano una concorrenza sleale e di bassa qualità attorno. La pornografia, dunque, non è vista come un male in sé, un gorgo capace di risucchiare nella depressione e fino al suicidio, che costruisce un'identità fragile e uno sguardo sulla sessualità utilitaristico e immorale. Non è una piaga sociale, che distrugge le capacità relazionali dei maschi ed esalta una inquietante imprenditorialità femminile nelle piattaforme come Onlyfans più vicina alla prostituzione che alla libera espressione dei propri istinti. No - stando al ragionamento di Siffredi, sposato da Vespa e dai suoi ospiti, a fare male è solo la pornografia libera e non controllata. Ma quella che ha fatto lui in tutti questi anni è invece buona, perché a pagamento o ristretta dentro i confini di un proibito, che lui, diventando un personaggio osannato dal mondo dello spettacolo, ha contribuito a sdoganare e a rendere accessibile a tutti. Ne consegue così che il rimedio all'esplosione dei siti porno non è una guerra senza quartiere all'hard - no, siamo nella società liberista, non si può vietare - ma offrire un'educazione sessuale scolastica fatta fin da bambini in modo che sappiano, sotto l'egida di "esperti" preparati, affrontare le questioni intime. E qui entra in scena Rocco Siffredi, che si fa portavoce di questa necessità di parlare di più nelle scuole di sesso e affini. Un'impostazione da scuola prussiana, dove lo Stato deve indottrinare i bambini non più alla guerra sul campo, ma a quella sotto le lenzuola, che non deve conoscere ostacoli. Neppure in famiglia. C'è chi, è il caso della psicoterapeuta, ha persino criticato, sotto lo sguardo compiaciuto di Rocco, «quei genitori appropriativi che vorrebbero essere loro a fare educazione sessuale ai loro figli e sono terrorizzati da quello che la scuola potrebbe insegnare loro, per esempio, perché credono che esista questa fantomatica, in realtà inesistente teoria del gender, che vuole eliminare il maschile e il femminile e far diventare tutti omosessuali». E chi, come Iannini, ha illustrato il progetto che verrà presentato il 5 giugno - quando si dice il tempismo - in Senato e che vede protagonista un consorzio di "esperti" che sotto l'egida dell'Ordine dei medici, quello degli psicologi e l'Università di Tor Vergata è intitolato "Educazione sessuale nelle scuole primarie e secondarie". Ecco svelata così la messa in scena, che qualche senatore sicuramente si farà carico di sposare fino a farlo entrare nell'agenda politica: il problema della pornografia non è nell'hard in sé, ma nel fatto che sottrae allo Stato il controllo della sessualità nei minori. Né siti né genitori, dunque: l'educazione dei consumatori sessuali delle prossime generazioni deve essere sotto l'egida del servizio pubblico. A nessuno ovviamente è venuto in mente che, esponendo i bambini a questa ipersessualizzazione, le ricadute saranno tragiche, come chi è impegnato in questo campo da anni grida senza essere ascoltato, vedi ad esempio don Fortunato di Noto perché l'ipersessualizzazione porta con sé anche la pedofilia, insieme a una serie infinita di deficit educativi, umani, culturali e relazionali. Rocco Siffredi, però, ne è il testimonial, e così ci guadagnano tutti: lo Stato che ha la possibilità di esercitare un nuovo controllo educativo sui bambini e Siffredi, che ripulito degli eccessi del proibito, si presenta come il lupo travestito da nonna di Cappuccetto rosso. La Rai, Bruno Vespa e compagnia, invece di esercitare il loro ruolo critico, fanno da megafono a questa ennesima rivoluzione.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1° giugno 2024
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PROFESSIONE CELEBRANTE, ARRIVA IL SURROGATO LAICO DEL PRETE
Archiviata la religione, resta la voglia di cerimonie sostitutive officiate da professionisti (che però ricalcano i riti cristiani e così appare evidente che il grande assente è Dio)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 maggio 2024
54%. È la percentuale di matrimoni civili registrata nel 2021 in Italia. Da anni gli italiani preferiscono il sindaco al sacerdote per sposarsi. Però il rito è "tristo" in comune e così sempre più spesso ci si dà all'ibridazione: un primo "sì" al municipio e poi su un bel prato un secondo "sì" con tanto di fiori, musiche, testimonianze e un celebrante senza fascia tricolore. Parliamo di quest'ultimo. Pare che il celebrante sia diventato una vera e propria professione a tutti gli effetti dato che esiste anche una federazione ad hoc che si chiama Federcelebranti. Una figura, quella del celebrante, sempre più richiesta non solo per le nozze, ma anche per le unioni civili - che segnano un +32% nei primi mesi del 2022 - i funerali, le nascite, le convivenze (si vuole così sugellare la convivenza senza volersi però sposare), le lauree, i fidanzamenti ed addirittura i "cambi" di sesso, le guarigioni e i divorzi. Insomma ogni occasione è buona per chiamare in causa un celebrante con le sue relative competenze. Costui è sostanzialmente un planner che organizza tutto nel dettaglio: canti, musiche, letture di poesie, testimonianze, foto, addobbi, arredi, redazione del finto consenso matrimoniale e molto altro ancora. Naturalmente il suo ruolo principale è quello di raccogliere le promesse dei due piccioncini. In merito ai matrimoni, il celebrante può fungere da delegato del sindaco oppure no. In quest'ultimo caso si chiede al celebrante solo di ripetere il momento del consenso già avvenuto in comune, abbellendolo, impreziosendolo appunto con canti, fiori ed addobbi. C'è pure la firma sul certificato di matrimonio, ovviamente simbolico. Si possono anche scegliere diversi riti: il rito delle sabbie, il rito celtico dell'handfasting con i nastri, il rito della luce, quello dell'albero, quello della scatola del tempo. Significativo poi il Naming, ossia la Cerimonia del nome o Cerimonia di benvenuto. Avviene dopo il battesimo o anche al posto del battesimo. Il fenomeno qui descritto nasce semplicemente dal fatto che le persone hanno abbandonato in discarica la fede. Niente più matrimoni, né funerali in Chiesa e sempre meno battesimi. Però rimane la voglia di stare insieme (magari non per sempre, ma per il tempo necessario) e rimane il fatto che si nasce e si muore. Come allora celebrare queste vicende umanissime che interessano tutti? Ecco inventarsi riti laici, pagani, new age e post age che scimmiottano i riti sacri. Si tratta in definitiva di mimesi. Tali riti sono quindi una copia patetica degli autentici riti cristiani. Cestinati gli originali si ricorre ai surrogati. In tal modo abbiamo il rito dell'amore che è il matrimonio, il rito di benvenuto che è il battesimo, il rito del commiato che è il funerale. Una traduzione laica e laicista dei sacramenti e sacramentali cristiani. Questo è tanto vero che il celebrante appare a tutti essere una copia del sacerdote. Naturalmente la cultura secolare ha prodotto nel tempo anche i suoi nuovi sacramenti e dunque perché non celebrare anche divorzi ed unioni civili? Il fenomeno sociale qui descritto mette comunque in luce un aspetto di carattere antropologico di segno positivo. L'uomo è portato per natura a comunicare l'importanza di ciò che fa con segni adeguati. Ecco il ricorso insopprimibile ai simboli ed ecco il ricorso ai riti, che sono simboli in successione e connessione. La forma è necessaria per comunicare un certo contenuto e più il contenuto è rilevante più la forma deve esserlo anche lei. Simboli e riti quindi accompagnano l'uomo nella storia in modo ineludibile. Per paradosso poi accade che quello che hai buttato dalla porta rientri dalla finestra. Ciò a voler dire che questi riti volutamente acattolici, tendono involontariamente al sacro proprio perché il trascendente è il grande assente, la cui assenza si nota eccome. Questa sorta di liturgie - storture delle vere liturgie - crea come dei buchi al loro interno. Abbiamo i canti, le invocazioni che sono simil-preghiere, i ringraziamenti, lo scambio delle promesse, tutto concorre a far percepire l'assenza di Dio che dovrebbe accogliere le invocazioni e i ringraziamenti, che dovrebbe benedire le promesse. Tutto allora reclama un piano più elevato, più sublime. Tutto prova che questa realtà terrena trova il suo ultimo e definitivo compimento nel Cielo.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 maggio 2024
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UNIVERSITA' BOCCONI WOKE, SOSPESO CHI DERIDE I BAGNI GENDER NEUTRAL
Sospesi tre studenti che facevano battute sui bagni della Bocconi... ma allora con lo stesso metro meriterebbe vent'anni di galera chi, durante i gay pride, deride pesantemente sacerdoti e suore, la Madonna e i santi
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 febbraio 2024
Ormai esiste un Codice Disciplinare Lgbt che prevede sanzioni di varia natura laddove si manifestino comportamenti non allineati alla vulgata corrente. E così puoi finire in galera, se non confezioni una torta per delle "nozze" gay. Perdere la cattedra, se a scuola sei critico riguardi ai dogmi arcobaleno. Veder chiuso il tuo centro per l'infanzia abbandonata, se rifiuti l'adozione a coppie gay. Essere colpito dal boicottaggio dei tuoi prodotti, se ti permetti di dire che preferisci la famiglia ai gruppi poliamorosi queer stile Murgia. Veder censurato un tuo scritto sui social, se espressione del buon senso. Le ultime vittime del Codice Disciplinare Lgbt sono tre studenti della Bocconi che sono stati sospesi per sei mesi dalle lezioni ed esami perché hanno avuto l'ardire o di affermare verità incontrovertibili sul transessualismo o di esprimersi con un'ironia troppo salace per i gusti raffinati per chi fatto della tolleranza una ragione di vita.
I BAGNI GENDER NEUTRAL Lo scorso anno l'Università Bocconi di Milano ha inaugurato i bagni gender neutral, ossia toilette aperte a chi non si riconosce né come maschio né come femmina. Una vera contraddizione dato che il transessuale che entrerà in questi bagni nel momento in cui dovrà urinare mostrerà in modo plastico a quale sesso appartiene, sia questo originale che rifatto. La minzione quindi si eleva a prova inoppugnabile che la neutralità sessuale non esiste, semmai è un idea astratta che può ingannare qualche anima bella fuori dalla porta dei Wc, ma non al di là di quella. I commenti incriminati erano di questo tenore: «Li puoi letteralmente usare per andare a trans»; «Ma non diciamo pagliacciate. Può piacerti chiunque, ma sei hai il ... resti un maschio e se hai la ... resti femmina. E vai nel bagno adatto»; «Li userò, ma non per andare in bagno». La misura è stata sollecitata dalla segnalazione da parte del presidente dell'associazione Lgbtqia+ «Best Bocconi», Samuele Appignanesi. Quest'ultimo ebbe a scrivere: «Due anni fa, quando ho ripreso a fare coming out, ho iniziato ad avere difficoltà ad usare i bagni in università. Nei bagni degli uomini venivo guardato male e a volte anche deriso. Nei bagni delle donne mi sentivo fuori posto e anche lì ricevevo qualche sguardo». Se la derisione comportasse ingiusta discriminazione sarebbe da censurare: ovviamente non con sei mesi di sospensione. Altrimenti con lo stesso metro dovremmo mettere in galera per vent'anni tutti coloro i quali durante i gay pride deridono la Chiesa cattolica, i suoi simboli e i suoi santi. Laddove invece si dichiarasse solo il vero - i maschi hanno il pene e le femmine la vagina - e si criticasse il transessualismo - ecco le occhiate e gli sguardi di riprovazione - nulla quaestio: dovrebbe rientrare nella libertà di pensiero, la stessa libertà, usata male, per "cambiare" sesso, per istituire i bagni gender neutral e per entrare negli stessi.
IL TRANSESSUALISMO NON È UNA CONDIZIONE ETICAMENTE ACCETTABILE Detto tutto ciò l'errore a monte che ha portato alla creazione delle toilette asessuate e alla connessa sanzione draconiana dell'ateneo meneghino (si può arrivare sino a tre anni di sospensione) sta nel ritenere il transessualismo condizione eticamente accettabile. Ma così non è. E non lo è, come avevamo già spiegato a suo tempo, per più motivi. In primo luogo, allo stato attuale della tecnica, è impossibile cambiare sesso. L'uomo che si amputa il pene, costruisce una vagina e aggiunge un seno al suo petto, potrà sembrare una donna ma rimane un uomo, perché fanno fede i suoi cromosomi che rimarranno XY. Cromosomi che sono presenti in tutte le 100mila miliardi e più di cellule che compongono il nostro corpo. Tutte le più intime fibre del nostro corpo gridano l'appartenenza al sesso biologico. Quindi il transessualismo è un inganno, una menzogna. Per affermare la propria identità la si contraddice. Un vero paradosso che genera sempre più disagio. In secondo luogo il sesso biologico è identitario della persona per il semplice fatto che è impossibile pensare una persona senza sesso (come senza forma, colore, volume, peso, etc.). Inoltre maschio e femmina non sono mai di per sé attributi sbagliati, erronei, ma caratteri naturali sempre buoni. Nascere maschio o femmina non può quindi essere un disturbo o peggio una patologia, ma esprimono una realtà antropologica sana e quindi una verità personale che il soggetto deve riconoscere e fare proprio. Nasciamo maschi e femmine per diventare uomini e donne per mezzo delle nostre scelte, perché solo se conformiamo le nostre condotte alla nostra identità - e parte della nostra identità è sessuata - allora ci realizzeremo e quindi saremo felici. Occorre quindi non modificare il proprio corpo secondo i desiderata della mente, ma modificare la mente secondo la realtà corporea. Quando c'è disagio verso il proprio corpo sano vuol dire che qualcosa si è rotto nella nostra psiche. Cambiare la morfologia del corpo accentua i problemi, non li sana. Infatti non è nel corpo il problema, ma altrove (educazione, ferita nell'autostima, relazioni, dipendenze, etc.). Si interviene nel corpo pensando che lì ci sia la causa del proprio malessere, ma si sbaglia (cfr. T. Scandroglio, voce Che male c'è a cambiare sesso?, in Dizionario elementare dei luoghi comuni, Ida, Milano). Torniamo ai bagni senza sesso e senza senso della Bocconi. Se il transessualismo è una condizione che non rispetta la dignità della persona e anzi la danneggia sotto il profilo psico-fisico, questi bagni non ci dovrebbero essere e le critiche rispettose verso questa condizione non solo non dovrebbero essere sanzionate, ma tutelate ed elogiate.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 febbraio 2024
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I TENTATI SUICIDI SONO 12 VOLTE PIU' PROBABILI DOPO IL CAMBIO DI SESSO
Una ricerca ha valutato 90 milioni di pazienti in 20 anni e conferma che contraddire il proprio sesso biologico porta alla disperazione (e a volte anche alla morte)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 maggio 2024
Il mese scorso è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Cureus Journal of Medical Science l'articolo dal titolo Rischio di suicidio e autolesionismo in seguito a un intervento chirurgico per l'affermazione di genere. L'articolo, redatto da sette ricercatori dell'Università del Texas, di Galveston, è impressionante per i risultati ottenuti, tenendo soprattutto conto della coorte esaminata - 90 milioni di pazienti - e il lasso di tempo in cui si è svolta la ricerca: dal 2003 al 2023. Ben 56 sono state le strutture sanitarie statunitensi coinvolte nello studio. Leggiamo nel sommario: «Con la crescente accettazione delle persone transgender, il numero di interventi chirurgici per l'affermazione di genere è aumentato. Gli individui transgender affrontano tassi di depressione elevati, che portano ad un aumento dell'ideazione e dei tentativi di suicidio. Questo studio valuta il rischio di suicidio o autolesionismo associato alle procedure di affermazione di genere. [...] I dati, [raccolti] dal 4 febbraio 2003 al 4 febbraio 2023, sono stati analizzati per esaminare tentativi di suicidio, morte, autolesionismo e disturbo da stress post-traumatico (PTSD) entro cinque anni dall'evento indice. [...] Risultati. Gli individui sottoposti a intervento chirurgico per l'affermazione del genere avevano un rischio di tentativi di suicidio 12,12 volte più elevato rispetto a coloro che non lo avevano fatto (3,47% contro 0,29%)». Il gruppo di controllo era costituito da adulti con visite di emergenza, al pari di coloro che si erano sottoposti ad intervento per la rettificazione sessuale, ma senza intervento chirurgico per "cambiare" sesso. Conclude il sommario: «La chirurgia di affermazione del genere è significativamente associata a rischi elevati di tentativi di suicidio, sottolineando la necessità di un completo supporto psichiatrico post-procedura». Lo vogliamo sottolineare: chi si sottopone ad interventi chirurgici per "cambiare" sesso corre un rischio di tentare il suicidio 12 volte superiore rispetto a chi, a parità delle altre condizioni, non si sottopone a tali interventi. Non il doppio, non il triplo, ma 12 volte superiore. L'articolo potrebbe finire anche qui, tanto sono chiari e inoppugnabili i dati. Come è arcinoto, contra factum non valet argumentum. Ma ci permettiamo, in modo pleonastico, di aggiungere una riflessione. Nella filosofia classica c'è un principio, conosciuto sotto il nome di "causa adeguata". Tale principio prevede che per aversi un dato effetto occorre una causa adeguata a produrlo. Se un palazzo crolla vuol dire che c'è stato un terremoto oppure la sua struttura si è ammalorata nel tempo oppure è stato costruito male o è esploso qualcosa nel condominio o, infine, qualcuno ha posto degli ordigni presso le sue fondamenta. Di certo non è crollato perché un condomino ha starnutito. Lo studio dei ricercatori texani ci sta dicendo che l'operazione di "cambio" del sesso non è uno starnuto, ma un terremoto per coloro che si sono sottoposti ad essa. L'effetto indagato dalla ricerca è il tentato suicidio, insieme ad altri rilevanti disturbi, e per avere un simile gravissimo effetto occorre una causa adeguata. Un gesto di tale portata non può che essere causato da un'immensa sofferenza interiore. La causa materiale è stata individuata nell'operazione chirurgica, ma occorre domandarsi: cosa rappresenta dal punto di vista psicologico per una persona quella operazione? Cosa significa per lei "cambiare" sesso? Significa morte. Ecco perché i suicidi. È la morte della propria identità personale, esattamente l'effetto opposto ricercato e sperato quando si è fatto ricorso al bisturi. Vuole affermare se stesso e invece si nega se stesso. Questo perché l'operazione chirurgica allontana la persona ancor più dal suo vero Io, lo contraddice, lo rende ancor più straniero ed estraneo a se stesso, lo affossa e lo incatena in una contraddizione esistenziale insopportabile. La persona cerca se stessa cambiandosi i connotati e guardandosi allo specchio non si ritrova, non trova il suo vero Sé, ma, appunto, una sua falsificazione. L'Io si trova nascosto, occultato, anzi ucciso da questo impostore con le sembianze opposte alle proprie. Il nero e opprimente sconforto di trovarsi ancor più perso nella ricerca della propria identità, ancor più lontano e distante da Sé, soprattutto dopo pesanti interventi demolitivi irreversibili, sprofonda questi pazienti, tanto sofferenti nella psiche, nel buio della depressione, anticamera perfetta per i tentativi di suicidio. Lo studio è, dunque, assai interessante perché, a rovescio, prova in modo inoppugnabile che il sesso biologico è una proprietà identitaria della persona, un elemento essenziale individuante la persona e non un mero aspetto accessorio, come avere i capelli biondi e gli occhi verdi. Se sbagli una tinta per capelli non ti disperi. Se ti trovi in un corpo non tuo dopo un intervento chirurgico la disperazione è probabile. Quando non si tiene conto di ciò e si tenta, invano, di contraddire il dato sessuale genetico, si viola così intimamente la persona che questa viene spinta o spinge se stessa verso il baratro. In altri termini, l'effetto rilevantissimo sotto l'aspetto esistenziale e morale del "tentato suicidio" si può spiegare solo se la causa è altrettanto rilevante sempre sotto il profilo esistenziale e morale. Se il tentato suicidio è conseguenza di un intervento per "cambiare" il sesso, ciò vuol dire che il sesso genetico è elemento fondante la persona. Fabio non potrebbe che essere maschio per essere davvero Fabio. Carolina non potrebbe che essere femmina per essere davvero Carolina. Non rispettare e non assecondare questo dato di realtà non sono scelte marginali, bensì significano non rispettare e non assecondare l'identità della persona, significa violarla. Dunque ucciderla. Morti ormai dentro, si cerca poi, con disperata coerenza, anche la morte fisica.
DOSSIER "CAMBIO DI SESSO" I danni irreversibili della transizione Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 maggio 2024
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OMELIA X DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 3,20-35)
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
La pagina del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato ci offre diversi elementi di riflessione; diversi ma tutti ugualmente preziosi. In primo luogo, ci parla della grande attività di Gesù: le giornate sue e degli apostoli erano così piene, che talvolta non potevano neppure prendere cibo (Mc 3,20). Anche quando cerca di rifugiarsi in una casa amica per poter attendere con tranquillità alla formazione dei discepoli che gli sono più vicini e più cari, la "folla" non gli dà pace e lo assilla. Come si vede, il Signore non risparmia le sue fatiche e si applica al suo impegno con totale abnegazione. Qual è il fine di tutto questo darsi da fare? Che cosa è venuto a fare nel mondo? Qual è ancor oggi il compito di Gesù che vive nella sua Chiesa? È venuto ad assicurare il pane a tutti? Noi sappiamo che si è preoccupato anche del pane, e due volte l'ha moltiplicato per sfamare la gente. Ma non è questo lo scopo diretto della missione evangelica. È venuto a guarire i malati? Sì, ne ha guariti molti, ma non li ha guariti tutti, perché non a questo il Padre l'ha mandato nel mondo È venuto a portare la giustizia sociale? Certo, predicando la paternità universale di Dio e insegnando che tutti gli uomini sono fratelli, egli ha introdotto nella storia il principio più efficacemente rivoluzionario contro tutte le disuguaglianze arbitrarie. Ma non ha avuto come mira primaria di dare agli uomini ordinamenti politici migliori e strutture meno inique. Il Figlio di Dio non è venuto sulla terra né per assicurarci il benessere materiale né per garantirci la salute fisica né per darci una società terrena più giusta. Questi sono tutti traguardi legittimi, che i cristiani si adopereranno di conseguire secondo le loro concrete possibilità, perché essi devono rendere operante in tutti i campi la legge dell'amore verso gli altri e dell'attenzione verso le necessità di tutti i membri della famiglia umana. Ma non è diretto programma né di Cristo né della sua Chiesa risolvere i problemi che sono propri di chi è preposto alla vita civile. Il Signore Gesù è invece venuto tra noi per combattere e vincere il grande nemico dell'uomo, che è il demonio, padre della menzogna e istigatore del peccato. Contro la menzogna, a Cristo e alla Chiesa spetta di far conoscere in tutti i modi le verità eterne; solo la verità che ci viene da Dio può dar significato alla nostra esistenza; solo la verità che ci viene da Dio salva dalla delusione e dalla disperazione, sempre in agguato sulla strada della vita; solo la verità che ci viene da Dio ci indica come dobbiamo comportarci per non andare perduti. Poiché il demonio vuole la nostra morte spirituale, a Cristo e alla Chiesa spetta di lottare contro il male che c'è nel nostro cuore, di offrire i mezzi di grazia che aiutano la nostra debolezza, di far ritornare la pace negli animi con la certezza della misericordia del Padre e del perdono che egli dà sempre a chi ha il cuore pentito.
L'INCOMPRENSIONE DEL MONDO E' IL DESTINO DI OGNI VERO CRISTIANO Questo brano poi è interessante perché ci fa conoscere quale giudizio davano di Cristo alcuni suoi contemporanei. Senza dubbio, gli uomini semplici erano affascinati dalla sua figura e non si stancavano di ascoltare le sue parole di luce. Ma c'era anche chi lo giudicava male: per esempio, i suoi parenti e i dottori della legge venuti da Gerusalemme. I parenti dicevano: È fuori di sé (Mc 3,21), e cercavano di prenderlo e di toglierlo dalla circolazione. Gli scribi davano lo stesso giudizio, ma con una versione, per così dire, "teologica", e dicevano: È posseduto da uno spirito immondo (Mc 3,30). Il discepolo vero e coerente di Cristo non dovrà allora meravigliarsi se riceverà le stesse incomprensioni che non sono state risparmiate al suo Maestro. Chi sta col Vangelo senza sconti e senza attenuazioni, e perciò parla di distacco dai beni, di valore della castità, di amore disinteressato, di matrimonio indissolubile, di assoluta onestà negli affari, di perdono di nemici, di sofferenza accettata dalle mani di Dio, costui apparirà necessariamente al mondo di oggi come un personaggio strano, sprovveduto, pazzo. San Paolo scrive che è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione (1 Cor 1,21); e di sé afferma: Noi siamo stolti a causa di Cristo (1 Cor 4,10). Dovremo tenerlo presente, quando ci sentiremo suggerire che bisogna adattare la religione agli usi e costumi del mondo moderno. Il problema non è questo: non si tratta di trovare un cristianesimo che si adatti alla testa dell'uomo di oggi; si tratta piuttosto di trovare all'uomo di oggi una testa che vada bene per il messaggio di Cristo.
IL BENE MALIZIOSAMENTE INTERPRETATO COME MALE Il parere degli scribi su Gesù ci appare particolarmente odioso: gli stessi fatti straordinari con cui il Salvatore combatte il regno di Satana (per esempio, la guarigione degli indemoniati) vengono letti come una prova che egli è alleato di Satana. I segni della sua bontà e della sua pietà nei nostri confronti sono visti come segni della sua diabolica malvagità. Talvolta càpita così anche con la Chiesa: la sua ansia di salvare l'uomo è interpretata come un desiderio di interferenza e di dominio; il primato dato al culto di Dio come una alienazione e una fuga dalle responsabilità terrene; la sua passione per la verità come intransigente durezza, ecc. Ma questa - ci dice oggi il Signore - è la bestemmia contro lo Spirito Santo, per la quale non c'è remissione. E vuol dire: chi prende per male ogni manifestazione del bene, getta via l'unica tavola di salvezza che di fatto gli è data.
UNA RELAZIONE PIU' FORTE DEI VINCOLI DI SANGUE Un giorno vengono da Gesù sua madre e i suoi parenti per parlare con lui. Ed egli risponde in un modo che ci sconcerta. Ma è perché vuole impartirci una lezione particolarmente importante. E la lezione è questa. Per entrare in relazione stretta con lui - più stretta di quella dei vincoli del sangue - sono necessarie due cose: innanzitutto, diventare sul serio suoi discepoli, cioè porsi in ascolto attento e appassionato della parola di Dio: chi bada alle chiacchiere degli uomini non può arrivare ad attingere la parola di verità e sperare di vivere autenticamente da cristiano; in secondo luogo, compiere la volontà del Padre, cioè accogliere come norma e unica ispirazione della nostra condotta ciò che Dio desidera da noi e ci manifesta: ci manifesta nella sua legge, nei suoi consigli di perfezione, negli avvenimenti della nostra vita. Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre! (Mc 3,35).
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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