ELEZIONI: I CATTOLICI HANNO VOTATO CON IL MAL DI PANCIA O NON HANNO VOTATO AFFATTO
Ormai è evidente che lo Stato è il nemico e infatti tutti i partiti, chi più chi meno, sono in contrasto con la dottrina della Chiesa, vedi il caso dell'ex direttore di Avvenire (VIDEO: I partiti sono dannosi)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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DALLA SCALA KINSEY ALLA SIGLA LGBTQI+
Il guru della liberalizzazione sessuale, era uno scienziato americano (maniaco e pedofilo) che al posto di eterosessualità, bisessualità e omosessualità propose una nuova scala di valutazione (VIDEO: Alfred Kinsey)
Autore: Gelsomino Del Guercio - Fonte: Aleteia
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EUROPEI SCHIAVI DELL'ISLAM: ORRORI DA NON DIMENTICARE
Oltre due milioni e mezzo di europei furono venduti come schiavi nei mercati dell'Africa del nord... e i pirati musulmani colpirono fino al 1789
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
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BEATIFICATO DON STREICH, MARTIRE UCCISO DAI COMUNISTI
Don Stanislao Kostka Streich fu ucciso nella Polonia democratica, prima della Seconda Guerra Mondiale (e oggi nella nuova Polonia anticlericale di Tusk un sacerdote viene arrestato per motivi politici)
Autore: Wlodzimierz Redzioch - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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MELINDA, L'EX MOGLIE DI BILL GATES, E' CATTOLICA, MA FINANZIA CON MILIARDI DI DOLLARI CONTRACCEZIONE E ABORTI
Pur violando l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione, lei ne è fiera per aver così potuto distanziare le gravidanze e si vanta di aver avuto sostegno, a suo dire, da parte di preti e suore
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
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IL TERRORE, APICE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
Il Comitato di Salute Pubblica (ricorda qualcosa?) volle fare terra bruciata del passato religioso della Francia e praticò sistematicamente l'annientamento dei cattolici
Autore: Mauro Ronco - Fonte: Dizionario del Pensiero Forte
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OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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ELEZIONI: I CATTOLICI HANNO VOTATO CON IL MAL DI PANCIA O NON HANNO VOTATO AFFATTO
Ormai è evidente che lo Stato è il nemico e infatti tutti i partiti, chi più chi meno, sono in contrasto con la dottrina della Chiesa, vedi il caso dell'ex direttore di Avvenire (VIDEO: I partiti sono dannosi)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 giugno 2024
Il cattolico - quello autentico, non quello che ha il santino di Tucho nel portafoglio e che spegne il condizionatore d'estate perché meglio che sudi lui che la Terra - il cattolico, dicevamo, ha avuto maggiori scrupoli di coscienza ed uguali mal di pancia rispetto al resto della popolazione quando ha deciso di recarsi alle urne o di non recarsi affatto. Questo perché nessun partito politico rispecchia le sue idee che sono quelle della Chiesa. Il problema attuale non è individuare, tra le molte, la compagine politica più vicina o meno distante dai principi indicati dalla Dottrina sociale della Chiesa. Il problema sta nel fatto che tutte le compagini politiche sono in antitesi con la Dottrina sociale della Chiesa, chi in modo più marcato chi in modo meno marcato. Quest'ultimo è il caso dei partiti che formano la coalizione di centro destra. Purtroppo, tralasciando d'ufficio i liberal di Forza Italia, anche i leader di Fratelli d'Italia e Lega hanno più volte dichiarato, ad esempio, che la legge 194 non si tocca, affermazione vidimata con tanto di voto in Parlamento, e che sono a favore delle coppie gay. Per tacere d'altro. L'uscita di sicurezza è stata per molti la soluzione di votare il singolo candidato e non il partito. [...] Dunque bene contribuire con il proprio voto al bene comune, riconoscendo al voto, però, il giusto peso. In altri termini dobbiamo stare tutti tranquilli e nello stesso tempo tutti in allerta. Tutti tranquilli perché la salvezza non viene dalla politica, ma dalla fede che diventa cultura. Da una parte la politica è specchio della cultura e quindi cambiando questa si può influenzare quella (è la dinamica che ha portato alla sentenza Dobbs della Corte costituzionale statunitense). Su altro fronte è anche vero che l'oligarchia composta da una minoranza di tecnocrati, che fanno politica ben al di sopra del Parlamento europeo e della Commissione europea, creano cultura (questa è la dinamica che si sta sviluppando negli States dopo la sentenza Dobbs), imponendo modelli valoriali, orientamenti ideologici, sensibilità, priorità, etc. Tutti, poi, dobbiamo stare in allerta perché, destra o sinistra al potere in Italia, in Europa o nel Mondo, lo Stato rimarrà tuo nemico. Che sia Meloni o Schlein questo rimarrà uno Stato che permette la soppressione dei bambini, non nati e già nati (cfr. legge 219/17), l'industrializzazione della riproduzione umana, la morte per eutanasia, le unioni civili. Che si voti a destra o a manca, questo Stato rimarrà tuo nemico perché è ladro, rubandoti il sudore delle tue fatiche lavorative con imposte fuori scala e applicando il "compri uno paghi due" quando assumi qualcuno. Rimarrà tuo nemico perché è ostile alla famiglia, permettendo la rottamazione del coniuge e la conseguente infelicità dei figli, nonché incentivando politiche familiari vessatorie dato che applica il coefficiente proporzionale rispetto al nucleo familiare: tanti più figli avrai, tante più tasse pagherai. Questo Stato poi rimarrà tuo nemico perché vuole toglierti la libertà: la libertà di mandare i tuoi figli nelle scuole non intitolate a Darwin, la libertà di espressione perché se critichi certe caste odi subito un tintinnio di manette oppure la scrivania dove lavori inizia a scricchiolare, la libertà di movimento perché le grandi città sono diventate fortini inespugnabili per le vetture immatricolate 10 anni fa, la libertà d'impresa perché è un'impresa capire e applicare normative bizantine, inarticolate, a volte nebulose e a volte dettagliatissime, contraddittorie, sganciate assolutamente dal reale e partorite da enigmisti. In breve, che sia Meloni o Schlein, in ogni caso non avremmo avuto nemmeno più la libertà di togliere il tappo ad una bottiglia di plastica. Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Tarquinio bifronte esordisce arrampicandosi sugli specchi" spiega che l'ex direttore di Avvenire milita in un partito a favore dell'aborto, ma vuole mostrarsi anche pro-life, cioè sostiene la libertà di abortire ma senza che diventi un diritto: una contraddizione vivente che non avrà vita lunga nel Pd. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 giugno 2024: Una volta erano molto diffuse le scuole di formazione politica in seno ai partiti politici. Oggi assai meno. Una di esse però tenacemente resiste e la si può trovare non formalmente all'interno di una compagine politica, bensì in casa cattolica. Parliamo di Avvenire. Grazie al giornale dei vescovi, Marco Tarquinio, come suo direttore per 14 anni, ha potuto impratichirsi nei fondamenti del pensiero progressista e scriverne per diffonderne il verbo. Ma ogni scuola è tale perché vuole avviare i discenti al mondo del lavoro. E così anche per Tarquinio è arrivato il momento di trovare un posto di lavoro in politica: europarlamentare eletto nelle liste del Pd. Il salto compiuto ha comportato una nuova professione di fede nei valori del Partito Democratico, un messaggio di fedeltà verso i capi. Un messaggio recapitato a mezzo stampa. È di sabato scorso infatti un'intervista a La Stampa in cui l'ex direttore di Avvenire parte all'attacco del governo Meloni perché nella Dichiarazione finale del G7 la parola aborto è assente, parola che invece era presente nella Dichiarazione dell'anno precedente e siglata ad Hiroshima. Ed infatti nella Dichiarazione attuale possiamo leggere: «Ci impegniamo a promuovere ulteriormente ed in modo integrale la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) per tutti» (p. 32). Detto ciò, anche i sassi ormai sanno che l'espressione "salute e diritti sessuali e riproduttivi" sta indicare l'aborto, la contraccezione e la sterilizzazione, espressione che gli organismi internazionali preferiscono proprio perché omnicomprensiva. Ma il punto non è questo, il punto sono le parole dell'europarlamentare Pd: «Parlo da cattolico. E da cattolico dico che la dizione proposta prevedeva nient'altro che il pieno impegno per un aborto sicuro». Se il dott. Tarquinio si dice cattolico e a favore dell'aborto sicuro, sicuro qualcosa non torna. È come dirsi ecologista ed essere a favore della CO2. Ex pluribus citiamo Giovanni Paolo II: «Pertanto, con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale» (Evangelium vitae, n. 57). Il dott. Tarquinio è tanto a favore dell'aborto che si lamenta con la Meloni che quella parola non è stata inserita nel testo finale del G7. Naturalmente il Nostro è a favore solo dell'aborto sicuro, quello promesso, egli tiene a ricordare, dalla 194. Dunque, applicando la proprietà transitiva, il piddino Tarquinio è anche a favore della 194. Ed aggiunge: «Chi è contro l'aborto sicuro vuole tornare alla mammane». A parte il fatto che l'espressione adottata nella Dichiarazione finale ricomprende e non esclude l'aborto sicuro, il vero problema sta nel fatto che il dott. Tarquinio sposa il principio che il male vada fatto in sicurezza. E no: chi vuole fare il male si deve assumere il rischio di compierlo anche a danno della propria persona. Altrimenti dovremmo togliere le cancellate per non rischiare che i ladri si infilzino mentre cercano di scavalcare le recinzioni a tutela della nostra proprietà. Dovremmo altresì disarmare le forze dell'ordine, altrimenti rapinatori, violentatori e consimili potrebbero anche ferirsi. E via dicendo. Lo Stato non deve permettere di compiere gli illeciti in modo sicuro sia perché un illecito morale mai può essere considerato un diritto da garantire libero da pericoli sia perché l'eventuale danno a carico di chi delinque rappresenta un valido deterrente. E sul piano naturale, i rischi per la salute della donna generati dall'aborto potrebbero essere intesi come una forma di legittima difesa predisposta da Madre Natura a tutela del bambino. Ma proseguiamo nell'intervista. La giornalista de La Stampa insidia il neo-eletto ricordandogli che per lui l'aborto non è un diritto. Occorre trovare la quadratura del cerchio e Tarquinio ci riesce benissimo: «Nei vari Paesi dell'UE esiste un lessico diverso sull'aborto. C'è chi ne parla in termini di diritto e chi ne parla come libertà della donna». Poi il Nostro afferma che lui è nato perché sua madre non ha scelto di abortire (clandestinamente, dato che la 194 non era stata ancora varata) e conclude: «Sono nato da questa libertà. E la difendo», aggiungendo che questa libertà è stata inserita di recente in Costituzione dalla Francia. Un vero saggio di free climbing sugli specchi. La differenza tra libertà e diritti sta solo nel fatto che le libertà quando vengono riconosciute dall'ordinamento giuridico diventano diritti. Ora, dato che Tarquinio è favore della libertà di abortire non può che essere a favore del diritto di abortire che tutela questa libertà. Ed infatti è lui stesso ad esplicitarlo quando difende la 194 e quando incensa la scelta dei francesi di elevare la libertà di abortire a livello costituzionale. Insomma l'ex direttore gioca con le parole per tentare di non mostrarsi completamente abortista e un tantino pro-life. Ma queste alla fine sono sottigliezze di fronte alla seguente affermazione: «Io difendo la vita ed ho rispetto della scelta delle donne». Il principio di non contraddizione si mette a piangere perché è in lutto. Se uno difende la vita non può e non deve rispettare la scelta di quelle donne che vogliono sopprimere la vita nel loro grembo. Se uno difende la vita come potrebbe essere a favore della scelta di compiere un omicidio? È questione di logica, prima di essere questione morale. Stesso ossimoro lo troviamo qualche riga più avanti: «Non ci possono essere diritti sulle vite degli altri e quello che si voleva inserire nel documento finale del G7 è il minimo sindacale sull'aborto». Ma se mai e poi mai ci possono essere diritti sulle vite degli altri, come si fa a giustificare un minimo sindacale di aborto che è il diritto di morte sul figlio? Vuol dire che l'assassinio non è un assoluto morale, ma prevede delle eccezioni. Un minimo sindacale di omicidi. Un accordo a ribasso tra abortisti e non abortisti, una quota minima di tributo di sangue da versare al dio progressista e liberista sull'altare della 194. Noi invece vorremmo un minimo sindacale di buon senso, un minimo sindacale di raziocinio. Infine il piddino Tarquinio critica il premier Meloni perché userebbe i principi non negoziabili «per acchiappare consensi. [...] È un modo bellicistico di affrontare questioni che, da uomo di pace, ritengo che invece vadano demilitarizzate perché riguardano le vite delle persone». Anche qui la mente vacilla: il Nostro si dichiara per la pace e poi è a favore dell'aborto (sicuro) che è la prima e la più estesa forma di guerra al mondo. All'anno, nel mondo, vengono sterminati 75 milioni di "nemici" non nati, secondo l'Unfpa. Conclusioni. Tarquinio il bicefalo, che - lo vogliamo ricordare - milita in un partito a favore dell'aborto, dell'eutanasia, del divorzio, delle unioni civili, dell'utero in affitto, del "cambiamento" di sesso, della fecondazione artificiale, della sperimentazione sugli embrioni - vuole mostrarsi a favore dell'aborto e poi pro-life, sostiene la libertà di abortire ma senza che diventi un diritto, si mostra indulgente verso una percentuale tollerabile di morti di nascituri ma difende la vita, progressista ma non troppo, cattolico ma con riserva, eccependo l'immunità diplomatica data dall'essere un cattolico adulto. Vuole essere l'uomo dell'et-et, ma sui principi non negoziabili si può essere solo aut-aut. Il bifrontismo di Tarquinio è una contraddizione vivente che non avrà vita lunga nel Pd e che invece, per paradosso, ne godrà di lunghissima in casa cattolica.
ASTENSIONISMO ALLE URNE, QUALCHE RAGIONE PER CAPIRE Senso di tradimento, differenze minime tra i partiti, inutilità del voto hanno fatto crollare il numero di votanti alle elezioni (forse anche alle prossime europee) di Roberto Marchesini https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7811
TORNARE INDIETRO, MA QUANTO? MELONI SFIDA IL LEVIATANO UE La Meloni non vuole uno Stato europeo che tolga sovranità, ma deve ripensare anche gli Stati moderni, che avranno un futuro solo avendo come collante il cristianesimo (VIDEO: Verso le elezioni europee) di Stefano Fontana https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7801
VIDEO: I PARTITI POLITICI SONO DANNOSI (1 ora) Il prof. Stefano Fontana spiega cosa dovrebbe essere realmente la politica e come dovrebbe agire.
https://www.youtube.com/watch?v=Xj5O8dTyg2Q
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 giugno 2024
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DALLA SCALA KINSEY ALLA SIGLA LGBTQI+
Il guru della liberalizzazione sessuale, era uno scienziato americano (maniaco e pedofilo) che al posto di eterosessualità, bisessualità e omosessualità propose una nuova scala di valutazione (VIDEO: Alfred Kinsey)
Autore: Gelsomino Del Guercio - Fonte: Aleteia, 23/01/17
Alla base dell'ideologia del gender, e spesso usati come supporto scientifico, stanno i Rapporti Kinsey, dal nome dello scienziato americano Alfred Charles Kinsey, il quale condusse esperimenti sul comportamento sessuale delle persone. I Rapporti Kinsey sono due volumi intitolati "Il comportamento sessuale dell'uomo" e "Il comportamento sessuale della donna", pubblicati rispettivamente nel 1948 e nel 1953 negli Stati Uniti da Alfred Charles Kinsey e dai suoi collaboratori. I due rapporti furono l'esito di una ricerca finanziata sin dal 1940 dalla Rockefeller Foundation. I dati furono raccolti essenzialmente con interviste, strutturate in modo da mantenere confidenziali i contenuti. Le ricerche sostenevano che: i maschi, specialmente i ragazzi, si masturbavano con grande frequenza (92%); che il sesso prematrimoniale ed extraconiugale era molto comune; che il sadomasochismo è ritenuto stimolante da più della metà del campione; che un terzo degli uomini aveva avuto un rapporto omosessuale; che i bambini anche di età prescolare hanno la capacità di provare un orgasmo. Kinsey introdusse una nuova scala di valutazione che sostituiva le tre categorie fino ad allora accettate di eterosessualità, bisessualità e omosessualità. La Scala Kinsey misura infatti il comportamento sessuale assegnando valori che vanno da 0 a 6, dove 0 sta ad indicare un comportamento totalmente eterosessuale e 6 un comportamento totalmente omosessuale. Con 1 considera un individuo in prevalenza eterosessuale e solo occasionalmente omosessuale. Con 2 un individuo di solito eterosessuale ma più che occasionalmente omosessuale. Con 3 un individuo equamente omosessuale che eterosessuale, e così via. Fu inoltre creata una particolare categoria, X, per indicare coloro che sono privi di desiderio sessuale.
CAMPIONE MANIPOLATO Ma chi era Alfred Kinsey? Ce lo ricorda lo psicologo Roberto Marchesini che scrive: «Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistato per ottenere quei dati. Il celebre psicologo Abraham Maslow, saputo delle ricerche che Kinsey stava conducendo, volle incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il metodo d'indagine di Kinsey, Maslow mise in guardia l'entomologo dal "volunteer error", ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità». «Kinsey decise di ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari. Oltre a questo, circa il 25% dei soggetti maschi intervistati nella sua ricerca erano detenuti per crimini sessuali; l'unica scuola superiore presa in considerazione per la ricerca fu un istituto particolare nel quale circa il 50% degli studenti avevano contatti omosessuali; tra i soggetti erano presenti anche un numero sproporzionato di "prostituti" maschi (almeno 200); tra gli omosessuali vennero contati anche soggetti che avevano avuto pensieri o contatti casuali, magari nella prima adolescenza; infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fece sparire – senza darne spiegazione – circa 1.000 soggetti» (lanuovabq.it, 11 febbraio 2013). Non un caso, sicuramente, dato che lo stesso Kinsey non disdegnava i rapporti omosessuali. Ma agli errori metodologici vanno aggiunti gli "orrori" materiali e teorici di cui Kinsey si rese responsabile. L'aspetto però più inquietante di questo personaggio riguarda gli esperimenti sessuali condotti su bambini: «Nel paragrafo intitolato "L'orgasmo nei soggetti impuberi" (pp. 105 – 112) del primo Rapporto Kinsey descrive i comportamenti di centinaia di bambini da quattro mesi a quattordici anni vittime di pedofili. In alcuni casi, Kinsey e i suoi osservarono (filmando, contando il numero di "orgasmi" e cronometrando gli intervalli tra un "orgasmo" e l'altro) gli abusi di bambini ad opera di pedofili: "In 5 casi di soggetti impuberi le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni [...]" (p. 107); ci furono anche bambini sottoposti a queste torture per 24 ore di seguito: "Il massimo osservato fu di 26 parossismi in 24 ore, ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più nello stesso periodo di tempo" (p. 110).
SESSO TRA BAMBINE E ADULTI Nel secondo Rapporto esiste un paragrafo intitolato "Contatti nell'età prepubere con maschi adulti", nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti, ovviamente alla presenza di Kinsey e colleghi. Le osservazioni condotte inducono Kinsey a sostenere che: "Se la bambina non fosse condizionata dall'educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti], la turberebbero. È difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall'educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell'avere contatti sessuali ancora più specifici"». L'opinione pubblica ed alcuni gruppi religiosi, scrive psicolinea.it, accusarono Kinsey di fare pornografia nel modo più subdolo possibile, per aggirare le norme condivise sul buon costume, chiamando queste produzioni oscene 'scienza'. In particolare erano messe sotto accusa le sue 'ricerche fisiche' in cui le persone compivano atti sessuali, che venivano osservati, analizzati e registrati a livello statistico in tutti i loro particolari. Oltre tutto, Kinsey era un pervertito. Da come lo descrive James Jones, un collaboratore del gruppo di Bloomington, nella sua biografia, egli aveva anche tendenze sadomasochiste ed esibizionistiche. A detta di Jones, Kinsey aveva "una metodologia ed un modo di raccogliere casi che garantiva all'autore di trovare esattamente ciò che voleva trovare". Kinsey, si legge sempre su psicolinea.it, veniva accusato di essere preda delle sue compulsioni sessuali nel fare ricerca, poiché spesso partecipava direttamente alle riprese (nudo dal collo in giù) e filmava addirittura sua moglie mentre si masturbava (si dice contro il volere di lei). Kinsey, si diceva, era ossessionato dai comportamenti omosessuali e per questo passava ore ed ore ad osservare documenti pornografici e rapporti sessuali, girati nelle zone malfamate di Chicago e New York, nei carceri e nelle case di appuntamento.
VIDEO: ALFRED KINSEY (15 minuti)
In questo video si parla di una figura molto importante per il movimento LGBT+, Alfred Charles Kinsey. Reso celebre dai media con il nome di "Dr. Sex", a Kinsey si deve la teoria secondo cui i bambini sono sessuali dalla nascita e la maggior parte dell'umanità è bisessuale.
https://www.youtube.com/watch?v=pk9x6c01FZc
Fonte: Aleteia, 23/01/17
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EUROPEI SCHIAVI DELL'ISLAM: ORRORI DA NON DIMENTICARE
Oltre due milioni e mezzo di europei furono venduti come schiavi nei mercati dell'Africa del nord... e i pirati musulmani colpirono fino al 1789
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, maggio 2024
L'Islam, come il comunismo, produce solo sottosviluppo. Fino al XIX secolo campava praticamente di rapina. Nel Mediterraneo, per esempio, interi regni avevano un'unica risorsa: la cattura di schiavi cristiani. Si calcola che circa due milioni e mezzo di europei siano stati venduti come schiavi nei mercati di quella che veniva chiamata Barberia, che oggi corrisponde al Maghreb. Forza lavoro gratuita o oggetti di piacere, o riscattati a carissimo prezzo. Chi veniva a liberare un parente doveva munirsi di somme considerevoli. Diritti di dogana, spese per il viaggio, regalino al bey o al pascià, diritti vari dovuti a questo o a quel funzionario, poi si doveva pagare l'interprete, ungere i vari ed eventuali e infine contrattare estenuantemente coi padroni degli schiavi. Senza contare che la trattativa poteva non andare a buon fine per l'esosità della richiesta, c'era da spendere per il ritorno. Sempre che, come all'andata, non si finisse preda di corsari barbareschi. Il meccanismo era infernale: i proventi dei riscatti venivano reinvestiti in nuove navi da corsa, essendo la pirateria la maggior fonte di profitto. E a capo di queste navi venivano messi dei rinnegati, che conoscevano bene le lingue e le zone da depredare. Anche qui il meccanismo era infernale: chi passava all'Islam cessava d'incanto di venire trattato come una bestia da soma e poteva perfino fare carriera.
IL PROSELITISMO Il proselitismo islamico funzionava così: catene, scarso cibo e igiene, lavoro massacrante, bastonate (per le donne vi lascio immaginare) fino a che il malcapitato non pronunciava la shahada, atto irreversibile, pena la morte sul rogo. E chi rinnegava Cristo non sempre era un opportunista. Molti, moltissimi erano quelli i cui parenti non potevano permettersi la cifra richiesta. Oppure non avevano nessuno. Oppure il riscattatore era stato a sua volta catturato durante il viaggio. Oppure la trattativa non era andata a buon fine. Oppure, in attesa che in Patria si racimolasse la somma necessaria, gli anni passavano e, con gli anni, la speranza di tornare liberi. Per troppi la tentazione di cambiare vita passando all'Islam era una sirena irresistibile. Per questo la Madonna apparve a Pedro Nolasco e gli chiese di fondare i Mercedari, il cui compito era proprio quello di raccogliere le somme necessarie per riscattare gli schiavi in mano musulmana. Con un quarto voto: offrire se stessi in cambio, se la trattativa falliva. Un bel libro narra la storia e illumina sulla condizione degli schiavi cristiani in terra islamica: M. B. Graziosi, Mercanti di anime. La gloriosa storia dei mercedari (Fede & cultura). Questo ordine religioso, cui presto si affiancarono i Trinitari, radunava in tutta la cristianità elemosine finalizzate al riscatto. Ma soprattutto a salvare anime dalla tentazione irresistibile dall'apostasia. Nei secoli, enormi somme vennero convogliate verso le casse dei regni barbareschi, tanto che a un certo punto i re europei dovettero intervenire per disciplinare questo salasso continuo, che peraltro non faceva che rincarare il problema della pirateria musulmana ed eternizzarlo.
LA NASCITA DEI MARINES Si provò con la contro-pirateria: corsari cristiani arrembavano le navi dei mori e prendevano schiavi da scambiare. Ma la cosa funzionava poco. I musulmani erano meno propensi a riscattare i loro schiavi. Questi ultimi, poi, avevano scarso impiego nelle più dinamiche e articolate economie europee, e finivano in genere col venire impiegati come rematori. Infine, il Vangelo proibiva quel che il Corano permetteva, come harem e schiavismo. I primi a rifiutarsi di pagare il pizzo furono i neonati Stati Uniti nel primo decennio dell'Ottocento. Giovani, spregiudicati e fin da subito avidi di soldi, quando una loro nave mercantile fu depredata nel Mediterraneo, subito reagirono con un raid armato a Tripoli. Proprio per quell'occasione furono creati i Marines, che ancora oggi citano l'episodio nel loro inno. Poi, nel 1830 la Francia occupò l'Algeria e per la pirateria maghrebina fu l'inizio della fine. Tuttavia, quella odiosa tratta durata secoli lasciò - meglio che niente - un paio di perle al cristianesimo: Antonio da Noto e Benedetto da San Fratello, due neri africani diventati Santi per la Chiesa. Il primo era un giovane maomettano della Cirenaica, catturato dopo un'aspra colluttazione da una nave siciliana in un'azione di contro-pirateria sulle coste libiche. Venduto a Siracusa, fu comprato da un massaro di Avola, che lo fece guardiano del suo gregge. Però, buon cristiano, cercò come poteva di illustrare al giovane pecoraio la fede degli europei. Dai e dai, quello rimase impressionato soprattutto dal racconto della Passione di Cristo. Tanto da chiedere il Battesimo. Prese il nome di Antonio, Santo portoghese che in Sicilia aveva soggiornato. E da allora fu tutto, per così dire, casa e chiesa. Quando un nipote del suo padrone si sposò ed ebbe in dono il gregge, Antonio si trasferì a noto coi nuovi padroni. Ma questi, ammirati dalla sua devozione, non tardarono a dargli la libertà. Rimase con loro da salariato. Dopo quattro anni si mise a servire i malati e i carcerati, indi, come terziario francescano, si ritirò in eremitaggio. Morì sessantenne nel 1550 e fu sepolto in chiesa a Noto.
ANCHE IN ERA NAPOLEONICA Al momento della morte le campane cittadine presero a suonare da sole e la gente, intuito quel che era successo, si precipitò a tagliuzzargli il saio per farne reliquie. Oggi Antonio detto l'Etiope è molto venerato soprattutto in Brasile, terra di etnie miste. L'altro nero, Benedetto da San Fratello (Messina), non era schiavo, di schiavi era figlio. In terra cristiana i figli di schiavi non erano automaticamente schiavi. E lui era stato istruito nel Cristianesimo, non si sa se per opera dei genitori o di qualcun altro. Anche lui prendeva la fede molto sul serio, tanto da ritirarsi, verso i vent'anni, in eremitaggio. Cambiò diversi luoghi prima di finire a Palermo sul Monte Pellegrino. Ma nel 1562 la Santa Sede, per disciplinare il fenomeno, ordinò ai vari eremiti di aggregarsi ai francescani. Così Benedetto il Moro si ritrovò cuoco in un convento palermitano. La sua santità personale e la perfetta osservanza della Regola convinsero i confratelli a eleggerlo maestro dei novizi e poi addirittura guardiano (superiore). Sebbene fosse analfabeta. Morì nel 1589. Nel 1652 il Senato di Palermo lo proclamò co-patrono della città. Fu il primo nero canonizzato, e i francescani diffusero il suo culto in tutto il mondo ispanofono. Quando finì l'incubo del «mamma, li turchi»? Difficile dirlo con esattezza, ma sappiamo, per esempio, che ancora nel 1798 (in piena era napoleonica) la cittadina sarda di Carloforte subì un'incursione barbaresca che portò via circa mille persone, le più donne e bambini, cioè la metà degli abitanti. Venduti a Tunisi, la cifra del riscatto era così ingente da superare le possibilità dei Savoia. Solo dopo cinque anni papa Pio VI riuscì a mettere insieme la somma necessaria a riscattare quelli ancora in vita.
Fonte: Il Timone, maggio 2024
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BEATIFICATO DON STREICH, MARTIRE UCCISO DAI COMUNISTI
Don Stanislao Kostka Streich fu ucciso nella Polonia democratica, prima della Seconda Guerra Mondiale (e oggi nella nuova Polonia anticlericale di Tusk un sacerdote viene arrestato per motivi politici)
Autore: Wlodzimierz Redzioch - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 maggio 2024
Durante l'udienza concessa il 23 maggio al card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare una serie di decreti, tra cui quello riguardante il martirio del Servo di Dio Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano; nato il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz (Polonia) e ucciso in odio alla fede il 27 febbraio 1938 a Luboń (Polonia). Un'altra vittima del comunismo in Polonia sarà proclamata beata, ma a differenza dei sacerdoti martiri nel periodo comunista, don Streich fu ucciso nella Polonia democratica, prima della Seconda guerra mondiale da un militante comunista. La sua storia assomiglia a tante storie dei sacerdoti dell'Emilia Romagna martirizzati dai comunisti negli anni Quaranta. Un anno prima dell'assassinio di don Streich Pio XI pubblicava l'Enciclica Divini Redemptoris sul «'comunismo bolscevico' ed ateo che mira a capovolgere l'ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana». Nella sua Enciclica il Papa, tra le altre cose, spiegava le cause della violenza esercitata dai comunisti. «Insistendo sull'aspetto dialettico del loro materialismo, i comunisti pretendono che il conflitto, che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società; e la lotta di classe, con i suoi odi e le sue distruzioni, prende l'aspetto d'una crociata per il progresso dell'umanità. Invece, tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano» - scriveva Pio XI. Il martiro di don Streich è la prova della correttezza dell'analisi del Papa che, purtroppo, è sempre attuale.
DON STANISŁAW KOSTKA STREICH Ma chi era don Stanisław Kostka Streich? Nacque il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz che nel periodo delle spartizioni della Polonia ad opera delle potenze confinanti (1795-1918) apparteneva alla Prussia. I suoi genitori erano: Franciszek Streich, impiegato di una Compagnia di Assicurazioni, e Władysława Birzyńska. Nel 1912, dopo aver compiuto i tre anni della scuola dell'obbligo, frequentò per otto anni il ginnasio di Scienze umane fino al 1920. Lo stesso anno, inoltrò una domanda di ammissione al Seminario di Poznań e fu ammesso. Poi studiò a Gniezno e fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1925. Dopo l'ordinazione, negli anni 1925-1928 studiò filosofia classica all'Università di Poznań. Negli anni successivi lavorava come vicario presso varie parrocchie e insegnava religione al seminario. Nel 1933 assunse la funzione di parroco nella località Zabikowo nel territorio del comune di Lubon dove, purtroppo, mancava una vera chiesa: da chiesa fungeva la cappella presso il convento delle Ancelle dell'Immacolata. Don Streich organizzò un comitato per la costruzione della chiesa: nel 1935 fu presa la decisione di avvio della costruzione della chiesa a Luboń e fu istituita la nuova parrocchia di San Giovanni Bosco organizzata attorno alla chiesa in costruzione. Durante i 3 anni del suo lavoro pastorale, prima di essere assassinato, il sacerdote organizzò quasi dal nulla la vita parrocchiale e la vita della comunità. Il suo atteggiamento pieno di premura e disponibilità, la promozione della vita eucaristica nella parrocchia e le attività introdotte conferirono alla parrocchia di San Giovanni Bosco di Lubon una qualità particolare. Don Streich organizzò una serie di organizzazioni cattoliche che poi crebbero in modo meraviglioso. Ma le sue intense attività nel campo sociale, di particolare importanza per Lubon, città abitata prevalentemente da operai, furono malviste dai comunisti locali che volevano instaurare il comunismo.
MINACCE DI MORTE Per tutto l'anno 1937 il sacerdote riceveva lettere anonime in cui, con linguaggio ingiurioso e offensivo, si prediceva la sua morte imminente. Ad aprile, qualcuno si introdusse di nascosto nella chiesa, manomise il tabernacolo, forzò le cassette delle offerte e sparpagliò gli abiti di rito. Ad agosto, fu aggredito il guardiano della chiesa. In ottobre, aggressori ignoti lanciarono pietre contro il prete. È proprio in quel mese che scrisse il suo testamento. L'11 febbraio 1938, scrisse la sua ultima lettera alla madre. La domenica del 20 febbraio, nella chiesa successe un fatto strano: fu probabilmente quel giorno che, durante una finta confessione il suo futuro assassino gli comunicò la sua intenzione di ammazzarlo. Dopo quel fatto il sacerdote sembrava cambiato. Il 27 febbraio 1938 alle ore 9.30, don Streich entrò nel confessionale come al solito per sentire le confessioni dei fedeli. Alle 10.00 cominciò a celebrare la Messa. Dopo che si fu allontanato dall'altare, si tolse la casula e si diresse verso il pulpito per leggere il Vangelo e pronunciare la predica. Con la mano sinistra stringeva contro il petto l'evangeliario, con la destra toccava le testine dei bambini. All'improvviso, dalla folla saltò fuori un uomo con la mano alzata e sparò due volte a don Streich mirando alla faccia. Il primo colpo fu mortale: il proiettile entrò sotto l'occhio destro, ruppe l'osso cranico e si fermò nel cervello. La seconda pallottola attraversò l'Evangeliario. Il prete cadde all'indietro sul fianco destro e l'attentatore gli sparò altri due colpi alla schiena. L'atto di decesso precisava il momento della morte: le ore 10.30. I tentativi volti ad avviare l'inchiesta diocesana della causa di beatificazione di don Streich iniziarono subito dopo la sua morte. Sfortunatamente, l'anno successivo scoppiò la Seconda guerra mondiale, successivamente, nel 1945, in Polonia fu istaurato il regime comunista che ovviamente non permetteva d'instaurare un processo di beatificazione di una vittima di un comunista. Solo con la caduta del comunismo nel 1989 si ripresentò la possibilità d'avviare la causa, essendo sempre viva fama di martirio e di santità di don Streich tra i fedeli. Il 26 gennaio 2017, la Congregazione Vaticana per le cause dei santi rilasciò il "nulla osta" per l'istruzione della causa che cominciò nell'arcidiocesi di Poznan. Finita la fase diocesana, il 26 aprile 2019 gli atti furono consegnati alla Congregazione per le Cause dei Santi. L'odierna promulgazione del decreto sul martirio di don Streich apre la strada alla sua già prossima beatificazione. «Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni. Come Lui sono 'segno di contraddizione' (...) Quanto utile è allora guardare alla luminosa testimonianza di chi ci ha preceduto nel segno di una fedeltà eroica sino al martirio!» - scriveva Benedetto XVI. Il messaggio del martirio di don Streich rimane sempre attuale nel mondo che continua a combattere la Chiesa di Cristo e perseguita i suoi sacerdoti. Ed è particolarmente attuale anche nella Polonia di oggi dove è iniziata una nuova persecuzione della Chiesa, simile a quella dei tempi del comunismo. I politici, ma prima di tutto i media, fomentano l'odio verso fede cattolica e l'anticlericalismo. E i preoccupanti risultati si vedono: profanazione dei luoghi di culto e dei simboli religiosi, spettacoli blasfemi, attacchi anche fisici ai sacerdoti, ondate di discorsi d'odio conto la Chiesa e i valori cristiani nei social media. Allora il martirio di don Streich dovrebbe essere anche un monito contro chi alimenta l'anticattolicesimo.
Nota di BastaBugie:Wlodzimierz Redzioch, nell'articolo seguente dal titolo "Sacerdote arrestato nella nuova Polonia anticlericale" intervista l'avvocato del sacerdote in carcere dal 26 marzo. Si sospetta il movente politico dietro l'arresto, per appropriarsi del suo centro di aiuto alle persone in difficoltà e "regalarlo" a fondazioni di sinistra. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 11 aprile 2024: Quest'anno la Settimana Santa per la Chiesa in Polonia è stata particolare: martedì 26 marzo è stato fermato dalla polizia un sacerdote, padre Michal Olszewski: fermato e subito condannato dal tribunale distrettuale di Varsavia-Mokotów a tre mesi di arresto temporaneo in relazione al caso del Fondo Giustizia. Il difensore di padre Olszewski, l'avvocato Krzysztof Wąsowski ha comunicato che non c'erano motivi per l'arresto e che le accuse rivolte alla Fondazione Profeto diretta dal sacerdote sono infondate. Perciò ha fatto ricorso contro la detenzione del sacerdote. La faccenda riguarda la costruzione del centro "Arcipelago - Isole libere da violenza" destinata ad aiutare le persone in situazioni economiche difficili, socialmente escluse e vittime di violenza e crimini, che viene finanziato principalmente dal Fondo Giustizia gestito dal Ministero della Giustizia. Nemmeno i confratelli di padre Olszewski, i padri del Sacro Cuore di Gesù, potevano contattarlo nel giorno dell'arresto. Lo stesso giorno, gli agenti dell'Agenzia per la Sicurezza Interna (ABW) sono entrati in tre case appartenenti alla congregazione. P. Płatek, portavoce della congregazione, ha dichiarato che il giorno dell'arresto «gli ufficiali dell'ABW sono venuti e hanno fatto delle perquisizioni nelle loro case a Varsavia, Stopnica e Stadniki: erano luoghi dove la Fondazione Profeto svolgeva temporaneamente le proprie attività». L'arresto di p. Olszewski è stato preceduto ed accompagnato dall'odiosa campagna mediatica di denigrazione del sacerdote che l'avvocato ha stigmatizzato fermamente. Purtroppo questo modo di agire contro padre Olszewski assomiglia ai "vecchi" metodi dei servizi segreti nella Polonia comunista che spesso fabbricavano falsi materiali per screditare il clero. Per capire meglio che cosa è successo a padre Olszewski, abbiamo chiesto alcune spiegazioni all'avvocato Wąsowski. Quando ha saputo dell'arresto del sacerdote di cui è difensore? Martedì 26 marzo, alle 6:30 di mattina circa un agente dell'ABW (Agencja Bezpieczeństwa Wewnętrznego, Agenzia di Sicurezza Interna) mi ha chiamato informandomi che il mio cliente era stato arrestato e mi ha chiesto di essere presente durante le attività che lo coinvolgevano. Ne aveva il diritto, penso... Ciò è garantito dalla legge ad ogni persona detenuta, non solo ad un sacerdote detenuto. Dove è stato arrestato? Padre Michal è stato fermato nella casa della famiglia di uno dei dipendenti di Radio Profeto (la Radio che fa parte della Fondazione Profeto), dove ha trascorso la notte perché ha terminato i suoi doveri sacerdotali molto tardi (era la Settimana Santa) e non poteva tornare al convento in un orario "accettabile". Ma la televisione di Stato, in mano all'attuale governo, ha dato una "scandalosa" notizia che era stato fermato in qualche "SPA" o "hotel"... Non è affatto vero! Ha passato la notte in casa degli amici dormendo da solo in soffitta. Pertanto ho appreso con grande indignazione le manipolazioni e le insinuazioni apparse nei media su questo argomento. Quando ha potuto incontrare il suo assistito? Come ho detto sono stato informato dell'arresto di p. Olszewski, ma è stato impossibile contattarlo fino alla fine della giornata: l'ufficiale che indagava sul caso del mio assistito non sapeva dove fosse stato portato, e i pubblici ministeri non hanno risposto né alle e-mail, né al telefono. Solo mercoledì mattina, cioè 24 ore dopo l'arresto, ho potuto vederlo. Ma prima che mi fosse permesso di vedere padre Olszewski, mi è stato chiesto d'incontrare un altro pubblico ministero che si è rivolto a me con una sorta di proposta per rinunciare alla difesa del mio cliente. Quindi padre Olszewski avrebbe dovuto rimanere senza avvocato? Ammetto che una cosa del genere mi è successa per la prima volta. Il motivo di questa "proposta" è che la Procura intende interrogarmi come testimone, perché come avvocato collaboro da anni con la Fondazione Profeto, fornendole servizi legali. Alla mia risposta che trattare il legale della Fondazione come "testimone" non è giuridicamente consentito per il divieto espressamente previsto dal nostro Codice (art. 178 comma 1), mi hanno detto che la Procura potrebbe avere un'opinione diversa in questo caso. Lei, da avvocato, ha avuto l'opportunità di studiare gli atti della causa? Purtroppo la procura ha fatto di tutto per impedirmi di ottenere i fascicoli. In ogni caso, padre Michal è stato accusato di aver commesso un reato amministrativo e gestionale. Si tratta di abuso di potere da parte di un pubblico ufficiale e di recare un danno nelle transazioni commerciali. La pena massima può essere di 10 anni di reclusione. Vale la pena sottolineare che prima dell'arresto padre Olszewski è stato linciato dai media, che hanno descritto l'investimento della Fondazione (la costruzione di un centro dove svolgere attività di beneficenza) in modo molto critico e hanno avanzato diverse accuse… La maggior parte delle accuse contro la Fondazione Profeto sono infondate e le distorsioni mediatiche che le accompagnano indicano che non si tratta di stabilire la verità, ma piuttosto d'istituire un processo farsa. L'accusa principale mossa dalla Procura a padre Olszewski è che la sua fondazione (la Fondazione Profeto, di cui il sacerdote è presidente) ha partecipato ad un concorso per un contributo economico assegnato dal Ministero della Giustizia per la costruzione del più grande centro di aiuto alle vittime dei crimini in Polonia. L'accusa sostiene che la fondazione gestita dal sacerdote non avrebbe dovuto partecipare al concorso perché fornita di "troppa poca esperienza" nella gestione di questo tipo di centri (va aggiunto che nessuna organizzazione in Polonia ha tale esperienza, poiché doveva essere il primo progetto di questo tipo nel Paese). I PM sostengono inoltre che la fondazione gestita dal sacerdote non avrebbe dovuto vincere il concorso per questo contributo, perché altri enti partecipanti avevano - secondo la procura - offerte migliori e più vantaggiose (il che, a nostro avviso, è falso e non è confermato dalla documentazione del concorso). La curiosità più grande, però, è che padre Michal è stato accusato di aver recare danno all'Erario vincendo tale concorso (eppure il sacerdote non doveva e non è obbligato ad agire per conto dell'Erario) e ad agire a scapito degli "interessi privati", cioè degli enti concorrenti in questa competizione. Il tribunale distrettuale di Varsavia-Mokotów ha deciso di imporre al sacerdote un arresto di tre mesi. Le accuse contenute negli atti giustificano l'arresto? Secondo me no. La grande campagna mediatica per diffamare padre Olszewski serviva per mettere sotto pressione e condizionare i giudici. Faremo ricorso contro questa ingiusta decisione. Sono profondamente convinto che la Corte accetterà le nostre argomentazioni che sono molteplici. In Italia la gente è rimasta scossa vedendo un'italiana, Ilaria Salis, in manette davanti alla corte di Budapest. Sono curioso come viene trattato padre Olszewski: gli mettono le manette? Sì, secondo le procedure. Allora bisogna dire agli italiani che non soltanto nella Ungheria di Orban gli arrestati sotto processo vengono ammanettati ma questo succede anche nella Polonia di Tusk… (Alla fine della nostra conversazione mi permetto di citare Zbigniew Ziobro, ex ministro della Giustizia che disponeva del sopraccitato Fondo Giustizia. Il ministro Ziobro, parlando del Fondo, ha detto che grazie a questi finanziamenti padre Michal Olszewski ha potuto fondare «un grande centro, 45 stanze, 24 ore di assistenza quotidiana, per bambini e donne, vittime della violenza da tutta la Polonia. Beh, ma è gestito da un prete e un prete non ha diritto a fare questo. Deve essere distrutto, distrutto socialmente, deve essere distrutta la sua organizzazione e poi si può rubare ciò che ha costruito e magari regalarlo a qualche simpatizzante del partito al governo». Sono parole amare ma che riflettono cosa succede nella Polonia governata da quelli che volevano, a parole, ripristinare la legalità nel Paese). Purtroppo nel caso di padre Olszewski c'è il sospetto che in realtà la procura politicamente motivata voglia sottrarre alla fondazione cattolica il centro Arcipelago, già quasi ultimato, e "regalarlo" a qualche fondazione o organizzazione con un profilo di sinistra o anticlericale.
PRIGIONIERI POLITICI IN POLONIA: URSZULA COME PADRE OLSZEWSKI Maltrattata, denudata e colpita anche negli affetti familiari: con l'europeista Tusk torna ad agire il vecchio apparato repressivo che prende di mira i cristiani di Wlodzimierz Redzioch https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7877
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 maggio 2024
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MELINDA, L'EX MOGLIE DI BILL GATES, E' CATTOLICA, MA FINANZIA CON MILIARDI DI DOLLARI CONTRACCEZIONE E ABORTI
Pur violando l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione, lei ne è fiera per aver così potuto distanziare le gravidanze e si vanta di aver avuto sostegno, a suo dire, da parte di preti e suore
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 3 giugno 2024
«È arrivato il momento per me di affrontare il prossimo capitolo della mia filantropia», aveva spiegato Melinda French Gates a metà maggio, aggiungendo che avrebbe avuto a disposizione 12,5 miliardi di dollari per impegnarsi «a favore delle donne e delle famiglie». Il 7 giugno sarà l’ultimo giorno della ex moglie di Bill Gates nelle fila della fondazione che porta i loro nomi, una delle più potenti realtà "filantropiche" che si è sempre impegnata nel campo della salute e della riduzione della povertà. La sua fondazione, Pivotal Ventures, si impegnerà dunque a versare risorse economiche per finanziare l’aborto. Ah, è dunque questo che la ex signora Gates intende per "sostegno alle donne e alle famiglie"? Ed è in nome della sua formazione e fede cattolica che lo fa? Così pare. Melinda è la prima a dispiacersi per le reazioni di chi le fa notare come le sue azioni in questo senso siano apertamente in contrasto con quanto la Chiesa cattolica insegna. Ci spiace che le spiaccia, - anche se urtare qualcuno nella propria sensibilità non è salito al rango di peccato mortale -, eppure il fatto rimane: neppure la disponibilità di enormi mezzi finanziari cambia di una virgola i comandamenti della dottrina cattolica, la stessa che lei stessa riconosce come fonte della sua educazione, per la quale ha espresso gratitudine molte volte, arrivando anche a concretizzarla, per esempio, con donazioni multimilionarie alla Ursuline Academy dove ha frequentato il liceo. Nel suo libro, The Moment of Lift, - riporta il Ncr, Melinda Franch ex Gates spende parole ed enfasi per promuovere l’importanza della contraccezione (una causa in effetti minoritaria, che merita nuovi sponsor): è «un mezzo per migliorare la salute, la ricchezza e l’indipendenza delle donne. Considera i contraccettivi orali una parte importante della sua vita. "Ho avuto il vantaggio di una piccola pillola che mi ha permesso di cronometrare e distanziare le mie gravidanze", scrive in The Moment of Lift».
LA CHIAVE PER SUPERARE TUTTI I TIPI DI BARRIERE Anche questa considerazione stupisce e scoraggia: in un’epoca [...] che si distingue anche per la grande attenzione, al limite dell’integralismo a volte, per tutto ciò che è bio, naturale, rispettoso della natura (quella umana esclusa, dunque?), il fatto che sul corpo della donna, quello che è mio e lo gestisco io, si possa intervenire chimicamente, alterandone ritmi e fisiologia ed esponendolo a concreti rischi di patologie o eventi acuti, salta quanto meno all’occhio, o dovrebbe farlo. Tant’è: per Melinda la diffusione sistematica dell’accesso alla pillola «è la chiave per superare tutti i tipi di barriere che hanno trattenuto le donne per così tanto tempo». E veniamo alla Chiesa e alla presunta personalizzazione con cui è possibile ritagliarsi su misura gli insegnamenti che meglio si attagliano alle istanze dei suoi appartenenti: sempre nelle pagine del suo libro dimostra di avere presente che la fede cattolica considera immorale la contraccezione, ma non ne espone mai le ragioni, tutte a favore della persona, della donna in primis: «Separare il rapporto sessuale dalla procreazione attraverso mezzi artificiali lo degrada, crea un cuneo tra uomo e donna impedendo una reciproca donazione di sé e aiuta a portare al divorzio. Invece, dice, la sua coscienza le dice di valorizzare un altro insegnamento della Chiesa - l’amore per il prossimo – al di sopra dell’insegnamento della Chiesa sulla contraccezione. Nel libro afferma di aver "sentito un forte sostegno in questo da parte di preti, suore e laici che mi hanno detto che ho una solida base morale. ..."». Un approccio "antologico" affatto innocuo che ci ricorda da vicino quello di un’altra personalità Usa con grandi responsabilità sul destino del suo popolo, il presidente Joe Biden, a sua volta svelto nel riconoscersi pubblicamente cattolico e altrettanto pubblicamente schierarsi a favore dell’aborto, addirittura suggellando con un segno di croce il sostegno alla causa.
L’ABORTO AL CENTRO DEI SUOI INTERESSI Fino a pochi anni fa, il tema dell’aborto non era al centro dei suoi interessi, anzi ci teneva che quello della contraccezione non venisse indebitamente associato ad esso. Ora, invece, ha deciso di destinare milioni di dollari in quella direzione. Meno di quanti ne riversi l’ex marito, ma pur sempre tanti dollari. Il 28 maggio scorso lo ha annunciato pubblicamente. Le motivazioni? Contrastare quelli che i liberal democratici chiamano i nemici del progresso e dell’emancipazione delle donne: in un articolo pubblicato dal New York Times, riporta Rai News, «ha affermato che dall’annullamento della garanzia federale del diritto all’aborto deciso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2022, ha sentito la necessità di reindirizzare parte dei suoi finanziamenti verso i diritti riproduttivi delle donne negli Stati Uniti, e non solo all’estero. "Per troppo tempo, la mancanza di fondi ha costretto le organizzazioni che lottano per i diritti delle donne a stare in difensiva mentre i nemici del progresso sono passati all’offensiva. Voglio aiutare a riequilibrare il rapporto di forza"». Ecco, dunque, svelato l’arcano: l’aborto è usato biecamente come tema politico, una sorta di pendolo da far oscillare a favore delle opinioni di quelli che, una volta alle urne, si spera scelgano il candidato per il quale si stanno versando milioni. Soldi, voti, lobby di potere sulla pelle delle donne e di quella ancora più fragile dei bambini non nati. Con amarezza così commenta a Register Carol Tobias, presidente del Comitato nazionale per il diritto alla vita: «Melinda French Gates potrebbe fare molto per aiutare le donne e i loro bambini non ancora nati a livello nazionale - e anche internazionale - eppure ha deciso invece di versare soldi nell’industria dell’aborto che già guadagna miliardi di dollari togliendo la vita a bambini non nati innocenti». Nel fatto che abbia deciso consiste il dramma della sua libertà, orientata a uno dei sistemi di peccato più feroci che la modernità abbia messo a punto; nella sua libertà permane la possibilità che si converta, abbracciando di nuovo e fino in fondo quella fede che tanto ha significato nella sua storia personale e che, sola, può decidere del suo destino eterno, sul quale sempre va invocata l’infinita misericordia di Dio. Anche questo dice la Chiesa e non è un articolo passibile di alcun emendamento.
Fonte: Sito del Timone, 3 giugno 2024
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IL TERRORE, APICE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
Il Comitato di Salute Pubblica (ricorda qualcosa?) volle fare terra bruciata del passato religioso della Francia e praticò sistematicamente l'annientamento dei cattolici
Autore: Mauro Ronco - Fonte: Dizionario del Pensiero Forte, 7 ottobre 2011
Il Terrore designa la fase acuta del processo rivoluzionario, noto come Rivoluzione francese, che ha devastato la Francia nel decennio dal 1789 al 1799. Per quanto sia possibile distinguere in esso periodi diversi - il primo, nell'agosto-settembre del 1792; il secondo, dalla caduta dei girondini, il 2 giugno 1793, alla caduta di Maximilien de Robespierre (1758-1794), il 28 luglio 1794 -, appare più rispondente alla realtà storica considerare il Terrore un blocco unitario, come esito coerente di un movimento che, per accelerazioni progressive, volle fare terra bruciata del passato religioso, culturale e civile della Francia, e praticò sistematicamente, come metodo di lotta politica, l'annientamento dell'avversario esercitando il potere in modo totalitario. Fra i più rilevanti provvedimenti, grondanti intrinseca ingiustizia, antecedenti alla fase strettamente terroristica, vanno ricordati la confisca dei beni della Chiesa cattolica, la loro trasformazione in beni nazionali e la loro vendita all'incanto, con i decreti del 17 marzo e del 14 maggio 1790; la Costituzione Civile del Clero, del 12 luglio 1790, che voleva svellere il clero cattolico dalla Chiesa universale, e la legge Le Chapelier (Isaac, 1754-1794), del 14 giugno 1791, che interdiceva qualsivoglia associazione fra cittadini esercitanti il medesimo mestiere.
IL PRIMO PERIODO: AGOSTO E SETTEMBRE 1792 Focalizzando l'attenzione sul primo periodo del Terrore - agosto-settembre del 1792 -, può osservarsi che, a partire dall'estate del 1792, la violenza abbandona le apparenze legalistiche. Il 10 agosto 1792 la marmaglia - che già aveva fatto, sotto la guida di abili mestatori, la prova generale il 20 giugno precedente - assale, sospinta dalla Comune insurrezionale, il palazzo delle Tuileries, da cui re Luigi XVI di Borbone (1754-1793) si era allontanato con la famiglia per porsi sotto la protezione dell'Assemblea Legislativa. Alle guardie svizzere, fedeli alla consegna di difendere la residenza reale, il sovrano, sollecitato dai deputati, trasmette l'improvvido ordine di cessare la resistenza. È l'inizio del Terrore: scampato il pericolo, la folla stermina gli svizzeri e gli altri difensori. La Comune impone l'elezione di un nuovo corpo assembleare e la decadenza del re: l'Assemblea, terrorizzata, sospende il re "[...] fino a che si pronunci la Convenzione nazionale ". La Comune, affermando la sua dittatura, incarcera il re, insieme con la famiglia, nella prigione del Tempio. Si scatena la caccia ai "sospetti ": i vincitori arrestano i sacerdoti che non hanno prestato giuramento alla Costituzione Civile del Clero - detti "refrattari " in contrapposizione ai "giurati " -, gli aristocratici, i parenti degli emigrati e i semplici cittadini malvisti dai sanculotti parigini. Poi, all'inizio di settembre, all'annuncio che l'armata prussiana preme alla frontiera, gli agitatori trucidano nelle prigioni gli arrestati. La carneficina, iniziata il 2 settembre, prosegue il 3, il 4 e il 5 successivi. Le prime esecuzioni sono compiute al convento dei Carmelitani, trasformato in prigione dei sacerdoti fedeli alla Chiesa. Dopo un macello iniziale, compiuto in modo indiscriminato e disordinato a colpi di fucile, di sciabola e di picca, è inscenata una parodia giudiziaria. Il commissario di una sezione della Comune si installa in un corridoio del pianterreno e si fa consegnare la lista dei prigionieri. A due a due i sacerdoti sopravvissuti gli sono presentati innanzi. Con zelo repubblicano, Violette - così si chiamava il figuro - si assicura dell'identità e della persistenza nel rifiuto del giuramento. Poi pronuncia la "sentenza", che viene eseguita immediatamente, con l'uso delle armi più diverse. Dei centocinquanta-centosessanta prigionieri - la grandissima parte sacerdoti - centoquindici sono uccisi: fra essi, il beato Jean-Marie du Lau d'Alleman (1738-1792), arcivescovo di Arles, e i fratelli de la Rochefoucauld-Bayers, il beato François-Joseph (1736-1792), vescovo di Beauvais, e il beato Pierre-Louis (1744-1792), vescovo di Saintes. Maria Teresa di Savoia Carignano, principessa de Lamballe (1749-1792), è vittima dei massacri di settembre: la sua testa, issata su una picca, è condotta come trofeo per le vie della città e portata innanzi alla prigione del Tempio affinché la regina Maria Antonietta (1755-1793) possa vederla. Sono uccisi circa milletrecento prigionieri dei duemilacinquecento imprigionati. Il Comitato di Sorveglianza Rivoluzionaria della Comune si affretta a informare, già in data 3 settembre, i Comitati Dipartimentali che "[...] una parte dei cospiratori feroci detenuti nelle prigioni è stata messa a morte dal popolo " e che gli "[...] atti di giustizia sono apparsi indispensabili al popolo per trattenere con il terrore le migliaia di traditori ". Georges-Jacques Danton (1759-1794), artefice dell'insurrezione del 10 agosto e ministro della Giustizia al momento dei massacri, risponde, all'ispettore delle prigioni che gli manifesta inquietudine: "Me ne fotto dei prigionieri; divengano ciò che potranno ". E il 2 settembre proclama: "Il popolo vuol farsi giustizia da sé di tutti i cattivi soggetti che sono nelle prigioni ". Il 3 aggiunge: "Questa esecuzione era necessaria per tranquillizzare il popolo di Parigi [...]. È un sacrificio indispensabile; d'altra parte il popolo non si sbaglia [...].Vox populi, vox Dei, è questo l'adagio più vero e più repubblicano che io conosca ".
IL SECONDO PERIODO: DAL GIUGNO DEL 1793 AL LUGLIO DEL 1794 Con l'elezione dei membri della Convenzione, il 21 settembre 1792, sorge la nuova "legalità " repubblicana. Il Terrore assume forme più raffinate e vuole diventare "legale ". Lo stesso 21 settembre la Convenzione proclama all'unanimità l'abolizione della monarchia; il 25 la Repubblica è dichiarata "una e indivisibile ". Sennonché, l'odio comune contro la religione cattolica e la tradizione storica della Francia cela feroci contrasti fra le fazioni. Già il 25 ottobre Robespierre, accusato in assemblea di volersi fare tiranno, rivendica orgogliosamente la contrarietà al diritto di tutta la Rivoluzione, che egli individua come un blocco unitario. Il Terrore - religioso, politico, militare, economico - è organizzato sistematicamente per accelerare il corso della Rivoluzione. Consapevoli di essere una infima minoranza in Parigi e, ancor più, nel paese, i membri della setta giacobina terrorizzano la Francia intera. Il regime di annichilimento è diretto dal Comitato di Salute Pubblica - creato il 6 aprile 1793 -, che esercita di fatto il governo del paese. Nella fase più allucinante del Terrore - dal settembre del 1793 al luglio del 1794 - ne fanno parte dodici uomini, di cui Robespierre è l'elemento trainante e Louis Saint-Just (1767-1794) e Georges Couthon (1755-1794) i più ascoltati consiglieri. Il Comitato si avvale del Tribunale rivoluzionario - Tribunale criminale straordinario, creato il 10 marzo 1793 - e di una serie di leggi eccezionali, fra cui va ricordata quella sui sospetti, del 17 settembre 1793, che prevede l'arresto e la messa a morte di chiunque non sia allineato con il Comitato. L'infrastruttura indispensabile alla repubblica del Terrore è costituita dai Comitati di Sorveglianza Rivoluzionaria, diffusi su tutto il territorio nazionale nel numero di più di ventimila, con poteri di polizia che prevedono l'arresto dei "nemici della libertà ". I sacerdoti, ormai anche quelli "giurati", appartengono alla categoria dei sospetti e possono essere messi a morte in qualsiasi momento. È imposto il calendario repubblicano, allo scopo di abolire ogni traccia cristiana e cancellare il ritmo settimanale con la centralità della domenica. La scristianizzazione si accanisce contro le chiese, gli oggetti di culto e di arte e contro le memorie dei defunti. A Parigi il vescovo Jean-Baptiste Joseph Gobel (1727-1794), collaborazionista e rivoluzionario lui stesso, abdica pubblicamente, prono agli ordini della Comune, alle funzioni episcopali, deponendo il 7 novembre 1793 la croce pettorale e l'anello nelle mani dei convenzionali, senza che il gesto gli serva per scampare alla ghigliottina l'anno successivo. Il 10 novembre si celebra nella cattedrale di Nôtre-Dame una grottesca festa della Ragione: al centro un tempio simil-greco circondato di cartapesta; ai lati, i busti di Voltaire (François-Marie Arouet, 1694-1778), di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) e di Benjamin Franklin (1706-1790); sulla scena un'attrice dell'Opéra a rappresentare la Ragione. Il 23 novembre la Comune decreta la chiusura di tutte le chiese di Parigi.
MISERIA E FAME La miseria e la fame flagellano le città, per le cui strade si consuma la caccia ai sospetti. Le delazioni sono innumerevoli e il Tribunale rivoluzionario stenta a tenere il passo, sì che la Convenzione, preoccupata dell'efficienza del sistema, approva, il 10 giugno 1794, la riforma: sola pena prevista è la morte; tutti i cittadini hanno l'obbligo di denunciare i cospiratori e i contro-rivoluzionari; non v'è più bisogno di ascoltare testimoni, a meno che la "formalità " non sia necessaria per scoprire altri complici; le deposizioni sono soltanto orali e non più scritte; i difensori sono aboliti. L'articolo XVI della legge statuisce infatti che difensori dei patrioti calunniati sono gli stessi giurati patrioti; i cospiratori, invece, non meritano difensori di sorta. Grazie a tale legge è reso più sbrigativo il sistema delle "infornate " di condannati. Ogni giorno può essere giudicato un numero doppio di accusati rispetto a prima, il che fa salire il rendimento, in numero mensile di ghigliottinati, in modo considerevole: rispetto alle poche centinaia di ghigliottinati mensili nel periodo precedente, vi sono duemila esecuzioni capitali a Parigi nel solo mese di giugno, ove la ghigliottina funziona ininterrottamente per sei ore al giorno. I conventi, trasformati in prigioni, rigurgitano di arrestati: si viene catturati per aver manifestato propositi sediziosi, per aver frequentato sacerdoti o aristocratici, per esser parenti di emigrati, per esser privi del certificato di civismo, per non poter giustificare, nel modo previsto dalla legge, i mezzi di sussistenza. Antoine Quintin Fouquier detto Tinville (1746-1795) esercita le funzioni di pubblico accusatore innanzi al Tribunale: è dispensato dall'offrire la prova della colpevolezza, appellandosi all' "intimo convincimento " dei giurati, scelti dalla Convenzione fra i "patrioti " più facinorosi, e stimolati a giudicare secondo il loro "animo " e la loro "coscienza ". Anche i giudici, che regolano la procedura, sono nominati dalla Convenzione. Il primo presidente del Tribunale, Jacques Bernard Marie Montané (1751-dopo 1805), è messo in disparte il 23 agosto 1793 perché accusato di moderatismo; il secondo, Martial Joseph Armand Herman (1759-1795), amico di Robespierre e per questo chiamato alla presidenza, è giudicato troppo debole in occasione del processo di Danton - chiuso con sentenza di morte all'inizio di aprile del 1794 - e sostituito da René François Dumas (1757-1794), ex prete, ex avvocato e infine rivoluzionario a tempo pieno, stretto collaboratore di Robespierre: nominato presidente l'8 aprile 1794, Dumas sa terrorizzare il suo uditorio e ridurre al silenzio le vittime con la violenza dei suoi interventi. Le poche migliaia di ghigliottinati "legali " a Parigi sono piccola cosa rispetto alle carneficine compiute in provincia, soprattutto rispetto al genocidio vandeano, consumatosi a partire dall'estate del 1793, e alla strage dei cittadini di Lione, realizzata dopo l'eroica resistenza della città alle truppe rivoluzionarie dal 14 agosto al 9 ottobre 1793. Tuttavia, il Terrore parigino è immenso soprattutto ideologicamente, frutto parossistico e nevrotico della dottrina giacobina dell'eliminazione, che, per fondare la Repubblica riducendo la popolazione al popolo nell'accezione giacobina del termine, conduce a sopprimere successivamente o congiuntamente i veri nemici, i semplici avversari, i compagni di strada deviati, quanti comunque rappresentano simbolicamente, per le funzioni una volta esercitate o per la loro situazione sociale, non soltanto l'Antico Regime ma anche la monarchia costituzionale, e infine i tiepidi. Il significato annientatore e la profondità di calcolo del Terrore sono ben compendiati in un'istruzione del dicembre del 1792 che la Convenzione - all'epoca ancora controllata dai girondini - detta ai commissari nel Belgio occupato: "Sventura al popolo che cercherà di liberarsi senza spezzare nello stesso istante tutte le catene. Ogni rivoluzione esige un potere provvisorio che ordini i suoi movimenti disorganizzatori, che sia capace in qualche modo di demolire con metodo".
VANDEA, UN GENOCIDIO IN NOME DELLA FRATERNITE' I rivoluzionari ordinarono lo sterminio dei contadini vandeani che volevano restare fedeli al Papa e al re: uomini, donne e bambini seviziati, arsi vivi, squartati di Giorgio Cavallo https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7799
Fonte: Dizionario del Pensiero Forte, 7 ottobre 2011
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OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
LE TEMPESTE DELLA VITA E DELLA STORIA: IL SILENZIO DI DIO EL’ABBANDONO FIDUCIOSO IN LUI
Mettiamoci prima di tutto in ascolto di ciò che ha da dirci la parola di Dio che è stata proclamata.
La grande protagonista delle letture di questa messa sembra essere la tempesta: la tempesta che ha colpito anche i discepoli di Gesù, fino a gettarli nel terrore di perdere la vita; la tempesta, di cui il Libro di Giobbe ci ha detto che fa sempre parte di un piano di Dio e non sfugge mai al suo controllo; la tempesta che presto o tardi si abbatte su ogni esistenza.
La vita dell'uomo può essere paragonata a una navigazione: se ne conosce il porto di partenza, ma, agli occhi corporei, l'approdo è sempre ignoto. L'uomo sa dove e come ha cominciato la sua strada nel mondo, ma a una considerazione puramente naturale non sa dove e come andrà a finire. Solo la conoscenza di fede ci dice che il nostro pellegrinaggio si concluderà nella casa del Padre.
Ma anche come sarà il viaggio non ci è dato di sapere in anticipo. Tutti sperano in un mare costantemente tranquillo: il ragazzo che è all'inizio della vita e principia a guardare davanti a sé; la fanciulla che è sbocciata da poco al sole della sua fresca primavera; gli sposi che hanno appena costituito la loro nuova famiglia: tutti sperano in una esistenza serena, lieta, senza tempeste. È una speranza naturale, umana, comprensibile; ed è anche l'augurio che noi formuliamo per tutti. Ma è facile prevedere che le cose comunque non andranno così: prima o poi arriva per tutti il tempo della prova e del mare agitato. Ed è saggezza persuadersene prima: così non si corre il pericolo di smarrirsi e di perdere la fede quando arrivano i guai. Da che mondo è mondo, nessuno ha mai potuto evitare i momenti difficili; all'uomo è dato solo di prepararsi ad affrontarli bene, con animo forte, nella certezza che il Signore, anche quando sembra dormire, non abbandona i suoi e non li lascia travolgere dall'uragano. Ed è proprio l'insegnamento della pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato.
LA PROVA DELLA FEDE IN VISTA DI UNA GIOIA PIU' VERA
Riflettiamo soprattutto sul comportamento di Gesù in questo episodio.
1.Verso sera Gesù dice: Passiamo all'altra riva. È lui che propone la traversata notturna, è lui che li conduce diritti incontro alla tempesta. Se non fosse stato per lui, sarebbero rimasti al sicuro, lontani da ogni pericolo.
Il Signore ci conduce per strade sue, che non sono sempre di tutto riposo, che anzi molte volte ci sconcertano. È una guida imprevedibile; ma è la guida vera. Aver fede significa anche affidarsi a lui, senza resistenze interiori, senza tentativi di frammischiare i nostri ai suoi progetti, persuasi che lui più di noi conosce e desidera il nostro vero bene.
2.E quando la tempesta si scatena, Gesù dorme. I suoi lottano per sopravvivere, sono sull'orlo della disperazione, e Gesù dorme. L'acqua ha invaso la barca, la fine sembra vicina, e Gesù dorme.
Il sonno del Signore durante le nostre tempeste è un mistero che va ben meditato. Pare disinteresse, ed è desiderio di provare e di rendere più viva la nostra fede. Sembra indifferenza di fronte alle nostre pene, ed è un modo più alto di manifestare l'amore.
L'amore per noi del Signore che dorme, mentre il male spadroneggia sul mondo, è la cosa più difficile da capire ed è la cosa più importante da credere, se non vogliamo far naufragio sul serio, vittime della nostra poca fiducia; se non vogliamo sentire anche noi, quando tutto si sarà acquietato, il rimprovero di Gesù: Perché siete così paurosi? Ma non avete ancora fede?
3.A un certo momento però Gesù si ridesta, non resta estraneo fino alla fine alla pena e alla difficoltà dei suoi amici. Quando si sveglia si preoccupa di due cose: fa cessare il vento e pacifica il mare, dimostrandosi così il Signore del cielo e della terra, colui che si è voluto sì sottomettere alle tempeste della storia, ma non se ne lascia mai travolgere; e poi cerca di verificare e ravvivare la fede.
Raccogliamo qui l'invito, nelle vicende della vita, a credere nella potenza del Figlio di Dio. È sempre lui il più forte, anche quando sembra inerte, debole, quasi arreso e soffocato da tutti i clamori e da tutte le prepotenze che imperversano nel mondo.
Che è anche l'invito a fidarci di lui e a ricorrere a lui, come hanno fatto gli apostoli, che pur nel momento più drammatico non hanno esitato a rivolgersi a lui con una parola implorante: Maestro, non ti importa che moriamo?
Anche nell'ora dell'ansia e dello smarrimento, dobbiamo riporre in lui ogni nostra speranza, perché noi sappiamo che il Signore non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararcene una più certa e più vera.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
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