BastaBugie n�879 del 26 giugno 2024

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1 VIGANO' E LEFEBVRIANI, L'ILLUSIONE DI UNA TRADIZIONE SENZA CHIESA
L'ex nunzio rischia la scomunica per scisma, mentre i lefebvriani annunciano la consacrazione illecita di nuovi vescovi (oltrepassare la legittima critica alle autorità ecclesiastiche porta allo scisma e non è la soluzione)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 GLI STATI GENERALI DELLA NATALITA', UN'INUTILE PASSERELLA DI POLITICI
Il crollo natalità in Occidente è l'origine di tutti i problemi mondiali: la soluzione non sta nella politica o nell'economia, ma solo nel riscoprire il valore della famiglia e la fede in Gesù (VIDEO: Ettore Gotti Tedeschi)
Autore: Ettore Gotti Tedeschi - Fonte: La Verità
3 APOSTOLO DEL SACRO CUORE E PADRE SPIRITUALE DI SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE
A San Claudio de La Colombière la suora comunicò il messaggio di Gesù e tutti e due cercarono di diffondere la devozione al Sacro Cuore e di contrastare l'eresia del giansenismo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
4 SANGIULIANO, DIETRO LO SVARIONE C'E' LA SOLITA VULGATA
Il ministro della cultura dice che il viaggio di Colombo è stato possibile sulla base delle teorie di Galilei, che però non era ancora nato (insomma è la stessa propaganda ottocentesca anticattolica)
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LE FERME CONVINZIONI CATTOLICHE INGUAIANO UN CAMPIONE DI FOOTBALL AMERICANO
Le dichiarazioni di Harrison Butker contro aborto, contraccezione, femminismo e mese dell'orgoglio gay, scatenano la reazione rabbiosa degli pseudo-tolleranti
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
6 L'IMPORTANZA DELL'INGINOCCHIARSI NELLA PREGHIERA
Oggi sempre meno fedeli pregano in ginocchio... Pigrizia? Perdita di conoscenza? Rifiuto del sacro? Eppure, tanto la Parola di Dio quanto la vita dei santi raccomandano di stare in ginocchio
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Bussola Mensile
7 OMELIA XIII DOM. TEMPO ORD. - ANNO B (Mc 5,21-43)
Non temere, soltanto abbi fede!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - VIGANO' E LEFEBVRIANI, L'ILLUSIONE DI UNA TRADIZIONE SENZA CHIESA
L'ex nunzio rischia la scomunica per scisma, mentre i lefebvriani annunciano la consacrazione illecita di nuovi vescovi (oltrepassare la legittima critica alle autorità ecclesiastiche porta allo scisma e non è la soluzione)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 giugno 2024

Due fulmini hanno segnato il cielo tradizionalista, nelle giornate del 19 e 20 giugno. Il primo riguarda la convocazione da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede di Mons. Carlo Maria Viganò, ex Nunzio apostolico per gli Stati Uniti, arcivescovo titolare della sede soppressa di Ulpiana.
Con una lettera dell'11 giugno scorso, firmata dal Segretario per la Sezione Disciplinare, Mons. John J. Kennedy, il Dicastero ha notificato all'interessato l'avvio di un processo penale extragiudiziale a suo carico per delitto di scisma e lo aveva invitato a presentarsi presso il palazzo del medesimo Dicastero il 20 giugno, «affinché lo stesso possa prendere nota delle accuse e delle prove». Nella stessa lettera, il Dicastero ha elencato il venir meno di alcuni «elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con lui e rifiuto del Concilio Vaticano II». Il Dicastero ha altresì assicurato la necessaria facoltà di essere difeso o rappresentato da un Avvocato o da un Procuratore.
A parte la generica «rottura della comunione», che significa tutto e niente, le altre due accuse sono purtroppo vere. E Mons. Viganò le ha confermate nella sua risposta pubblicata sul blog curato da Aldo Maria Valli, che nel frattempo sta raccogliendo lettere di solidarietà all'Arcivescovo ed approvazione della sua posizione. Esternazioni senza dubbio sincere, ma che nei toni e nei contenuti mettono purtroppo in luce quanto ormai si sia andati oltre una legittima opposizione agli errori che serpeggiano ovunque, anche all'interno del Dicastero stesso. E questo "oltre", nella tradizione della Chiesa, significa scisma.

LE ACCUSE, UN MOTIVO DI ONORE
In questa risposta, che porta la data del 20 giugno, dunque il giorno stesso in cui l'Arcivescovo sarebbe dovuto comparire a Roma per la sua difesa, Mons. Viganò considera le accuse a suo carico «un motivo di onore»: «Credo che la formulazione stessa dei capi d'accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l'accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana "chiesa sinodale" è necessaria metastasi».
La reazione di Viganò è un copia-incolla di quella che fu di Mons. Marcel Lefebvre, che egli esplicitamente evoca: «Cinquant'anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant'Uffizio, l'Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto». Posizione che inevitabilmente porterà ad una scomunica.
Ed anche la Fraternità San Pio X, fondata proprio da Mons. Lefebvre, fa parlare di sé, dopo che il Superiore del Distretto di Francia, l'abbé Benoît de Jorna, ha iniziato ad avvisare che nuove consacrazioni episcopali sono all'orizzonte. Nella Lettre aux Amis et Bienfaiteurs, pubblicata il 19 giugno, l'abbé de Jorna ha infatti scritto: «Il 30 giugno 1988, l'arcivescovo Lefebvre ha compiuto un'"operazione-sopravvivenza" sulla Tradizione cattolica consacrando quattro vescovi ausiliari. Questi vescovi, che all'epoca erano abbastanza giovani, lo sono ovviamente meno trentasei anni dopo. Poiché la situazione della Chiesa non è migliorata dal 1988, è diventato necessario prendere in considerazione la possibilità di dare loro degli assistenti, che un giorno diventeranno i loro sostituti. Quando il Superiore Generale annuncerà questa decisione, ci si potrà aspettare un'esplosione mediatica contro i "fondamentalisti", i "ribelli", gli "scismatici", i "disobbedienti" e così via. A quel punto, dovremo affrontare contraddizioni, insulti, disprezzo, rifiuto, forse anche rotture con le persone a noi vicine».

SEMINARIO D'ÉCÔNE
De Jorna non è un "prete qualunque" nella Fraternità San Pio X. Ordinato nel 1984 da Mons. Lefebvre, venne nominato superiore del distretto francese, per poi divenire, nel 1996, rettore del Seminario d'Écône, incarico che coprirà per oltre vent'anni; nel 2018 divenne nuovamente superiore del Distretto di Francia, il maggiore insieme a quello degli Stati Uniti, in sostituzione dell'abbé Christian Bouchacourt, nominato nel frattempo consigliere generale della Fraternità San Pio X.
De Jorna attribuisce ai quattro vescovi consacrati nel 1988 il titolo di "ausiliari", mostrando in questo modo una delle tante incongruenze della Fraternità San Pio X: ogni vescovo ausiliario deve infatti ricevere dalla Santa Sede una lettera apostolica che egli deve mostrare al proprio Ordinario per prendere possesso del proprio ufficio; ed è di norma l'Ordinario a costituire il vescovo ausiliario, con il permesso della Santa Sede, o comunque qualcuno indicato sempre dal Papa. Per nessuno dei quattro vescovi è stata data una lettera apostolica, né possono essere considerati ausiliari di un vescovo (Lefebvre) che, all'epoca delle ordinazioni, non aveva alcuna giurisdizione ed era persino sospeso a divinis.
Nell'ottica della Fraternità San Pio X queste ordinazioni furono necessarie appunto per l'operazione "salvataggio della tradizione", salvataggio che si renderebbe necessario anche oggi e che giustificherebbe pertanto nuove consacrazioni episcopali. L'abbé de Jorna ha il merito di mettere in luce la vera logica della Fraternità San Pio X, ossia quella di essere l'unica vera chiesa, che dunque ha bisogno dei "suoi" vescovi. Nel finale della lettera, egli afferma infatti la necessità della virtù della fortezza per essere fedeli «alla vera Tradizione della Chiesa (...) e anche alla Fraternità San Pio X, arca di salvezza suscitata dalla Provvidenza nel mezzo del diluvio che minaccia d'inghiottire la Chiesa e la civiltà». Un riferimento - quello all'Arca - decisamente significativo, dal momento che i Padri hanno visto nell'Arca del patriarca Noè la figura della Chiesa, fuori della quale non c'è salvezza. L'ex-direttore del Seminario d'Écône non sembra invece farsi troppi scrupoli nell'identificare la Fraternità San Pio X con l'arca e dunque con la Chiesa. Dunque, extra Fraternitatem nulla salus.

ATTITUDINE SCISMATICA
Un atteggiamento chiaramente scismatico, che si rende evidente anche nella sua esortazione, quasi un rimprovero, a quei giovani "nati" nella Fraternità San Pio X, che mancano di seguire pienamente «la linea di assoluta fedeltà alla fede insegnataci dall'arcivescovo Lefebvre». «Non è forse - prosegue de Jorna - una realtà tangibile quella di questi giovani provenienti da famiglie pienamente impegnate nella battaglia della Fraternità San Pio X, di questi giovani che hanno frequentato solo le cappelle e le scuole della Fraternità San Pio X, e che si scoprono essere un giorno cristiani, il giorno dopo mondani? Un giorno Fraternità San Pio X, un giorno Ecclesia Dei, o persino carismatici; un giorno Messa tradizionale, un giorno Messa nuova; un giorno pellegrinaggio di Pentecoste in una direzione, un giorno pellegrinaggio nella direzione opposta?» [la Fraternità San Pio X promuove un pellegrinaggio di Pentecoste nella direzione inversa a quello celebre di Chartres]. Insomma, ragazzi contaminati.
Parole che dimostrano una volta di più che la Fraternità San Pio X purtroppo non è affatto cambiata nella propria attitudine scismatica, nonostante i passi compiuti da Benedetto XVI e poi da Francesco per una riconciliazione. Resterà da vedere quale sarà l'atteggiamento dell'attuale Papa di fronte a nuove consacrazioni episcopali: le legittimerà come ha legittimato confessioni e matrimonio, inaugurando così il cortocircuito di una impossibile gerarchia parallela senza giurisdizione e non soggetta né alla Santa Sede né all'Ordinario? Oppure farà finta di nulla? O comminerà una scomunica? Tutto è possibile, sotto Francesco.

DOSSIER "LEFEBVRIANI? NO, GRAZIE!"
Non possiamo andare via dalla Chiesa Cattolica

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 giugno 2024

2 - GLI STATI GENERALI DELLA NATALITA', UN'INUTILE PASSERELLA DI POLITICI
Il crollo natalità in Occidente è l'origine di tutti i problemi mondiali: la soluzione non sta nella politica o nell'economia, ma solo nel riscoprire il valore della famiglia e la fede in Gesù (VIDEO: Ettore Gotti Tedeschi)
Autore: Ettore Gotti Tedeschi - Fonte: La Verità, 12 maggio 2024

Il crollo natalità in Occidente è origine principale e diretta di "tutti" i problemi mondiali. Mi riferisco ai nobilissimi interventi degli Stati Generali della Natalità, che intendono ancora una volta far riflettere sul tema e arrivare a proposte concrete per invertire il trend. Il problema natalità è però escatologico oltreché socio-economico. Poiché mi occupo da più di 40anni di questo tema, inizialmente analizzandolo dal punto di vista economico e finanziario, mi propongo di dare un contributo. Anzitutto chiederei di riflettere sul fatto che l'origine di quasi tutti i problemi di cui soffre l'Occidente son dovuti al crollo della natalità, attenzione, crollo natalità esclusivamente in Occidente, "ricco e dotto"! Crollo che inizia circa 50anni fa e si sviluppa secondo caratteri specifici in tutto il cosiddetto Occidente, soprattutto in Europa e quindi nel nostro Paese. Circa 50anni fa al mondo (valori arrotondati per semplificare) c'erano 4 Miliardi di creature. Oggi sono raddoppiate: 8 Miliardi. Ma attenzione, 50 anni fa su 4 Mld, 1 Mld era in Occidente e 3 Mld nel resto del mondo. Oggi su 8 Mld, in Occidente ci sono ancora 1Mld di persone e 7 Mld son nel resto del mondo. Vediamo ora gli economics: 50anni fa l'Occidente con il 25%di popolazione controllava circa il 90% del Pil mondiale. Oggi, con il 12.5%ne controlla circa la metà, ed il resto gli è sfuggito di mano... Son riuscito a provocare la prima riflessione sul perché tutti i grandi cambiamenti son stato originati dal crollo natalità in Occidente?

LE CAUSE DELLA DENATALITÀ
Ma abbiam capito le cause? Negli ultimi due decenni, soprattutto, ogni anno, alla pubblicazione dei dati demografici leggiamo sempre gli stessi lamenti e le stesse proposte riadattate. Ma sempre di fatto screditate dalla constatazione prevalente e imponente che al mondo siamo troppi (8Mld, il doppio di 50anni fa, appunto). Ma fingiamo di dimenticare che è nel "resto del mondo" che c'è stata crescita di popolazione, in Occidente no! siamo invece lo stesso numero, e siam diventati più poveri e deboli e cerchiamo soluzione utopistiche per mantenere leadership. Sempre ogni anno leggiamo le proposte per frenare il declino, ma sempre le stesse e sempre di carattere socio economico. E, molto raramente, qualcuno si è posto la domanda sulle cause del declino solo in Occidente. Siamo troppo colti e sapienti? Siamo responsabili della nascita della civiltà (cristiana)? Siamo troppo consapevoli dell'impatto ambientale della popolazione? O soprattutto abbiamo perso il vero senso della vita?
Persiste infatti la contrapposizione di due visioni opposte. Una vede appunto nella crescita di popolazione un attentato all'ambiente. L'altra vede (miopisticamente però) nella decrescita della popolazione la causa di impoverimento e perdita competitività. Ma molto, molto raramente, ci si è soffermati a ricordare che il crollo nascite è sempre e solo nel (ex?) ricco e(ex?) colto Occidente, che ha conseguentemente perso leadership, che cerca di compensare in più modi, inventando un nuovo capitalismo sostenibile e inclusivo. Qualcuno ha capito, in sostanza, di che si tratta? È fondamentale riuscirci, perché ha drammatico impatto antropologico, e conseguentemente sulla nuova concezione di cosa è "civiltà". Frederic Nietzsche aveva perfettamente previsto tutto quanto è accaduto. Ohimè!

FINTE SOLUZIONI
Ma che è stato fatto per reagire? Constatiamo che in tutti i paesi occidentali la crescita natalità è sottozero, cioè meno dei due figli a coppia (cioè crescita zero), indispensabili per assicurare la "sostituzione". Constatiamo anche che le politiche adottate dai vari governi son state riferite a aiuti economici e fiscali, strutture sociali (asili), sussidi e benefit di ogni tipo. Ma il risultato dimostra che non ci sono sostenibili casi di successo cui riferirsi. Perché è inevitabile constatare che, in Occidente, si è persa la visione del senso della vita e del suo valore, e le reazioni (e i risultati) agli stimoli socioeconomici sono pertanto minime. Il problema non sembra essere pertanto economico e neppure "culturale" e sociale. Il problema, cerchiamo di rifletterci su, è spirituale e impatta l'intera Civiltà Occidentale, che era cristiana. Se una civiltà disconosce che ci sono "valori non negoziabili "da proteggere e se questa civiltà li "sotterra" sostituendoli con altri più immanenti, apprezzati da chi non ha probabilmente nozione di "valore", che succederà? Ma abbiamo capito cosa significa, per il mondo intero, crollo della civiltà occidentale?
La ricetta "sconvolgente" a cui pensare. Temo che per cercare di affrontare il tema natalità, ci sia una "vera grande ricetta" su cui riflettere, tornare a valorizzare il senso della vita e riscoprire il valore unico della Famiglia, perché è la Famiglia che crea i presupposti persino della vera e completa ricchezza. Oltre a fare calcoli statistici e riadattare formule di soluzione, per chi "crede" (ancora...), temo sia ormai tardi, difficile e complesso evocare il provvidenziale aiuto di una Autorità Morale. E troppo soggettiva e limitata ai singoli sarebbe la direzione spirituale di un santo sacerdote. Un miracolo solo potrà salvare famiglia, natalità e civiltà (e perché escluderlo?). Il problema natalità non è (solo) culturale o economico, è anche (o soprattutto) spirituale, escatologico. Troppo complesso? Troppo tardi? Ci vorrà molto tempo, certo, forse lo stesso tempo necessario a restaurare la Fede dopo gli ultimi tempi.

Nota di BastaBugie: nel seguente video Ettore Gotti Tedeschi parla della crisi attuale e dei motivi economici e ideologici che l'hanno causata.


https://www.youtube.com/watch?v=-QXcv4WGSOE

Fonte: La Verità, 12 maggio 2024

3 - APOSTOLO DEL SACRO CUORE E PADRE SPIRITUALE DI SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE
A San Claudio de La Colombière la suora comunicò il messaggio di Gesù e tutti e due cercarono di diffondere la devozione al Sacro Cuore e di contrastare l'eresia del giansenismo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 10 giugno 2024

La devozione al Sacro Cuore che caratterizza il mese di giugno è legata soprattutto alla figura di santa Margherita Maria Alacoque, (1647-1690), suora dell'ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Fu a questa umile suora che la Provvidenza affidò un grande rimedio soprannaturale contro una nuova eresia che nasceva nel XVII secolo.
Questa nuova eresia era il giansenismo, una corrente religiosa che sul piano dogmatico stravolgeva la dottrina cattolica della grazia, spingendola verso il calvinismo, e sul piano morale rinchiudeva la vita cristiana in un tetro e insopportabile rigorismo. I giansenisti ignoravano il ruolo della misericordia, appellandosi solo alla implacabile giustizia divina. Ma al di là degli errori teologici e morali, la peggiore insidia giansenista stava nel suo tentativo di voler riformare la Chiesa dall'interno e non più dall'esterno, come aveva cercato di fare il protestantesimo. Il giansenismo intendeva rimanere dentro la Chiesa, senza essere condannato, ma cercando anzi la condanna dei suoi avversari che, in quel momento, erano soprattutto i gesuiti, i più fedeli difensori dell'ortodossia romana.
I disegni della Divina Provvidenza sconvolsero questo programma di distruzione della Chiesa. Margherita Maria Alacoque, lo strumento di questo straordinario intervento della grazia, nacque in Borgogna nel 1647, e dovette vincere la resistenza dei genitori per entrare, a ventiquattro anni, nelle visitandine del convento di Paray-le-Monial, dove fu incompresa dalle consorelle e malgiudicata dai superiori, finché, nel 1675 fu nominato Rettore del Collegio gesuita di Paray-le-Monial il padre Claudio de La Colombière, che aveva allora 34 anni, ma si era già distinto per la sua pietà e la sua dottrina. D'accordo con il suo Superiore, oltre al voto di obbedienza al Papa, il padre de La Colombière aveva pronunciato quello, eroico, di osservare sotto pena di peccato tutte le regole del suo Ordine

UN INCARICO APPARENTEMENTE SECONDARIO
I superiori gli affidarono un incarico apparentemente secondario, perché sapevano che nel Monastero della Visitazione, si trovava una religiosa favorita da rivelazioni del Cielo. Margherita Maria, da parte sua, aspettava che il Signore adempisse la promessa di inviarle un suo  "servo fedele e amico perfetto ", per realizzare la missione alla quale la destinava: manifestare al mondo le ricchezze imperscrutabili del suo amore.
Giunto nella sua nuova destinazione il padre de La Colombière, incontrò suor Margherita Maria e ne divenne direttore spirituale, orientandola nella sua vita spirituale e suggerendogli di mettere per iscritto tutto ciò che passava nella sua anima. Durante l'ottava del Corpus Domini 1675, Gesù, mostrando il suo Cuore a Margherita, le disse:  "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e in contraccambio non riceve che ingratitudini, disprezzo, irriverenze, sacrilegi e freddezza in questo Sacramento d'amore ".
Quella del giansenismo era una concezione di Dio oppressiva ed angosciante. Il Sacro Cuore appare a santa Margherita Maria Alacoque affermando, invece, che bisogna abbandonarsi al suo Amore, e formulando la grande promessa dei primi Nove Venerdì del mese: "Io ti prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio Amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale; essi non morranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio cuore di asilo sicuro in quell'ora estrema ". Il Signore disse poi alla religiosa visitandina: "Rivolgiti al mio servo, il Padre de La Colombière, e digli da parte mia di fare il possibile per propagare questa devozione e di fare questo piacere al mio Cuore divino... Sappia che è onnipotente colui che diffida interamente di se stesso per confidare solo in me ".
Margherita comunicò il suo messaggio al Padre e tutti e due, il 21 giugno, si consacrarono al Cuore di Gesù e moltiplicarono i loro sforzi per diffondere questa devozione. La loro fu un'inscindibile amicizia spirituale dai frutti straordinari.
Dopo un anno e mezzo di permanenza a Paray-le-Monial, nel 1676 il padre de La Colombière fu destinato a Londra, come cappellano della giovane duchessa di York, Maria Beatrice d'Este, nota in Inghilterra come Mary of Modena, perché era figlia del duca di Modena Alfonso d'Este. Maria di Modena aveva sposato Giacomo Stuart, duca di York, che, alla morte del fratello Carlo II, nel 1685, avrebbe regnato con il nome di Giacomo II, fino alla Rivoluzione del 1688, che stroncò la possibilità di una restaurazione cattolica dell'Inghilterra. Giacomo si era segretamente convertito al cattolicesimo, mentre la moglie Maria subiva una dura opposizione a causa della sua fede cattolica.

LA MISSIONE A LONDRA
Nella Londra ferocemente protestante, esisteva però un'enclave cattolica, che aveva il suo centro nella chiesa di St. James nella Spanish Place dove, dal 1676 al 1679 il padre de La Colombière, predicò, dedicandosi all'istruzione nella vera fede di cattolici o ex-cattolici inglesi. In questa Chiesa sarebbe stato battezzato, due secoli dopo, l'11 ottobre 1865, Rafael Merry del Val, futuro cardinale di Santa Romana Chiesa.
Improvvisamente, alla fine del 1678, il padre de La Colombière fu arrestato sotto l'accusa calunniosa di essere coinvolto in uno pseudo "complotto papale ". Fu imprigionato nel carcere di King's Bench, dove restò durante tre settimane, sottoposto a gravi privazioni, ma in virtù della sua posizione a corte e della sua cittadinanza francese, sfuggì alla condanna a morte e fu espulso dall'Inghilterra. Tornò a Paray-le-Monial dove morì, a soli 41 anni, il 15 febbraio 1682. Da quel giorno, nella sua preghiera personale, alle litanie dei santi santa Margherita Maria aggiungeva: "San Claudio, prega per noi! "
Nel 1929, Claudio de La Colombière fu beatificato da papa Pio XI e nel 1992 canonizzato da Giovanni Paolo II. La casa editrice AdP ha ripubblicato nel 2023 il suo Diario spirituale, che merita di essere letto da chiunque voglia approfondire la devozione al Sacro Cuore, ma anche da chiunque voglia capire come vivere in spirito di completo abbandono alla Divina Provvidenza. Nel Diario, san Claudio traccia questo programma: "Vivere giorno per giorno. Sperare di morire nell'occupazione che svolgiamo ". Cercare, in una parola, la perfezione nel momento presente, non preoccupandoci del nostro domani e affidandoci ciecamente a Dio. "Mio Dio, - scrive - sono intimamente persuaso che non sarà mai troppa la fiducia che ho in Te e che, ciò che otterrò da Te, sarà sempre al di sopra di ciò che avrò sperato ".
Lo spirito di abbandono alla Provvidenza e la devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, sono più che mai necessari per infondere vita e calore soprannaturale in un'epoca, come la nostra, in cui le anime sembrano così spesso raggelate e prive del fuoco dell'Amore divino.

Fonte: Radio Roma Libera, 10 giugno 2024

4 - SANGIULIANO, DIETRO LO SVARIONE C'E' LA SOLITA VULGATA
Il ministro della cultura dice che il viaggio di Colombo è stato possibile sulla base delle teorie di Galilei, che però non era ancora nato (insomma è la stessa propaganda ottocentesca anticattolica)
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 giugno 2024

Più che un semplice anacronismo è un boomerang. Domenica a Taormina durante l'evento "Taobuk 2024 - Identità italiana, identità culturale" il ministro Gennaro Sangiuliano a un certo punto ha citato: «... la Santa Inquisizione, perché l'Inquisizione nella Spagna dell'epoca era un contropotere molto forte. Colombo va davanti alla Santa Inquisizione e spiega il suo progetto. Colombo, sapete, non ipotizzava di scoprire un nuovo continente, ma Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei. Allora i padri, chiamiamoli "padri"...». Il tutto per dire che «Nell'attività normativa legislativa quando ci mettiamo a ragionare a come riformare, troviamo sempre i soloni che ci dicono: "Ma questa cosa non è mai stata fatta". Ma se nella storia dell'umanità non ci fosse stato qualcuno che a un certo punto ha rotto gli schemi, noi non avremmo fatto tante conquiste». Insomma, il riformatore odierno come un novello Colombo o Galileo.
Applausi scroscianti sul posto e ironia sferzante sul web, facendo notare un "dettaglio" che dovrebbe essere ovvio come il proverbiale uovo di Colombo (restando in tema): le date non tornano, dal momento che Galileo Galilei nacque nel 1564, quando Cristoforo Colombo era morto da ben 58 anni e pertanto difficilmente avrebbe potuto avvalersi delle «teorie» dello scienziato pisano. Un'occhiata a wikipedia avrebbe risparmiato una gaffe tanto più eclatante in bocca al ministro della Cultura. Come se un sottosegretario agli Esteri confondesse i libanesi con i libici (ah no, è già accaduto). O se qualcuno collocasse Times Square a Londra invece che a New York... ma Sangiuliano ha fatto anche questo.
Non c'è solo l'anacronismo: se pure Galileo fosse vissuto qualche tempo prima, di quali teorie si sarebbe potuto avvalere Colombo per il suo viaggio? Dell'eliocentrismo? A rendere possibile il viaggio di Colombo servivano due dati: che la terra fosse sferica, e lo si sapeva da parecchi secoli, malgrado qualcuno ancora sia convinto che le obiezioni a Colombo si basassero sul mito della "terra piatta" (ma la sfericità della terra era cosa nota anche nel vituperato Medioevo). E che la circonferenza terrestre fosse sufficientemente "piccola" da consentire la lunga navigazione attraverso l'Oceano. In effetti le misurazioni di Colombo attingevano alla Geografia non di Galileo bensì di Tolomeo (forse il ministro si riferiva a lui, come ipotizza Focus?)

BASTA LO SLOGAN
Sviste non da poco, ma che importa, basta aver lanciato lo slogan: l'uomo delle riforme incurante dei pregiudizi come il navigatore genovese, che la vulgata descrive – al pari di Galileo - come la quintessenza della modernità. Il che basta a godere di quella sorta di "impunità culturale" per cui su certi temi, argomenti o personaggi, si può pontificare a piacimento e ogni strafalcione è perdonato purché si esalti la (presunta) modernità di qualcuno rispetto alla (presunta) arretratezza dei tempi in cui visse. Uno schema buono per tutte le occasioni. E poi l'inquisizione ci sta sempre bene a dare un tocco noir, tanto nessuno va a controllare che non si occupava di viaggi per mare (e che le ricerche più recenti hanno restituito un'immagine non esattamente corrispondente alla leggenda nera, da non sostituire con una leggenda rosa, ma semplicemente con le luci e le ombre della verità storica). Potenza della propaganda ottocentesca che tuttora riecheggia dai sussidiari ai documentari.
Comunque sia, le obiezioni dei dotti di Salamanca non si fondavano sul terrapiattismo, bensì su calcoli più esatti di quelli di Colombo: in altri termini, la circonferenza terreste era più ampia e quindi il viaggio sarebbe stato più lungo di quanto avesse preventivato il genovese. Troppo lungo per disporre di provviste sufficienti. E chissà come sarebbe finito se nel percorso tra il porto di Palos e le "Indie" non si fossero imbattuti in quel continente imprevisto. Forse come quello dei fratelli Vivaldi, che esattamente due secoli prima si erano già proposti di andare «per mare Oceanum ad partes Indiae», ma non fecero più ritorno.

COLOMBO CATTOLICO ROMANO
E la sbandierata modernità di Colombo? Il suo Giornale di bordo si apre «nella grande città di Granada dove (...) vidi il Re Moro venire alle porte della città e baciare le regali mani delle Vostre Altezze e del Principe mio signore». Dalla Reconquista all'ansia di convertire i popoli soggetti a quel «principe che è chiamato Gran Khan»: «quante volte egli ed i suoi predecessori avevano mandato messi a Roma per cercar dottori nella nostra Santa Fede che di essa li istruissero, e mai il Santo Padre ne li ha provveduti, e così tante persone andarono perdute per esser cadute in idolatrie ed aver ricevuto dottrine di dannazione». E poiché il Santo Padre non aveva fatto nulla (anche allora si temeva il proselitismo?), los reyes catolicos «hanno risolto di inviare me, Cristoforo Colombo, alle menzionate contrade dell'India, per vedere (...) la maniera in cui possa intraprendersi la loro conversione alla nostra Santa Fede».
Un'ultima nota sulla modernità di Galileo, entrato suo malgrado - e anzitempo - in questa vicenda. Il nodo della querelle tra lui e il cardinale Bellarmino stava nella pretesa galileiana di proporre come verità un'ipotesi scientifica. Lasciamo la parola a uno storico non sospetto di filo-cattolicesimo, come Alessandro Barbero: «Attenzione a dire che Galileo era moderno... quando ha scoperto queste cose ha detto: "Questa è la verità e io intendo insegnare la verità". E il cardinale Bellarmino, pover'uomo, gli diceva: "Ma senti, noi non vogliamo farti mica delle cattiverie, basta che tu accetti di insegnare che questa è un'ipotesi e tu puoi anche dire che con quell'ipotesi lì le cose vanno bene, funzionano, però è un'ipotesi". E Galileo, duro: "No, è la verità, non è un'ipotesi!". E il mio professore di fisica concludeva, lo ricorderò per sempre: "Non era moderno Galileo, era moderno il cardinale Bellarmino!"».
Parafrasando un noto tormentone di vent'anni fa: «Dammi tre parole: Colombo, Galileo e Inquisizione». Gli ingredienti perfetti per far sfoggio di luogocomunismo. E lo svarione è perdonato, perché in fondo è in linea con la vulgata.

DOSSIER "LA SCOPERTA DELL'AMERICA"
Frutto della fede cattolica di Colombo

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 giugno 2024

5 - LE FERME CONVINZIONI CATTOLICHE INGUAIANO UN CAMPIONE DI FOOTBALL AMERICANO
Le dichiarazioni di Harrison Butker contro aborto, contraccezione, femminismo e mese dell'orgoglio gay, scatenano la reazione rabbiosa degli pseudo-tolleranti
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 20 maggio 2024

La polemica sul discorso di laurea di Harrison Butker al Benedictine College di Atchison, in Kansas, ha fatto scoppiare il mondo liberal. La sinistra è furiosa. Le sue dichiarazioni contro l'aborto, la contraccezione, il femminismo e il mese dell'orgoglio omosessuale, e il suo sostegno alla Messa Latina tradizionale, e molto altro ancora non lasciano dubbi sulla sua posizione, scatenando la sinistra.
Per tutta risposta, le folle di woke, forconi alla mano, si sono mobilitati con commenti rabbiosi. Almeno due petizioni, ciascuna con decine di migliaia di firme, chiedono che venga cacciato dalla squadra di football dei Kansas City Chiefs. Senza farsi intimidire, il signor Butker raddoppia.
L'effetto curioso di questo caso è che l'opposizione è costretta a mostrare il suo vero volto, spesso nascosto dietro una maschera di tolleranza. L'incidente mette a nudo l'ipocrisia di quei liberal che affermano che le persone possono dire o pensare tutto ciò che vogliono, purché non danneggi nessuno.
Il discorso di Harrison Butker al conservatore Catholic Benedictine College non ha ferito nessuno del pubblico, che anzi gli ha tributato una prolungata standing ovation. Egli ha predicato al coro e gli ha dato ciò che voleva sentire, tirando fuori tutte le carte.
I conservatori potrebbero far notare che, coerentemente con le idee liberali, chiunque non fosse d'accordo con questo pubblico selezionato era libero di non ascoltare. Tuttavia, il problema non sono solo le cose che ha detto, ma il fatto che le abbia trasmesse in modo così forte e chiaro. Le sue osservazioni hanno messo in ombra tutte le commemorazioni pro-Gaza a livello nazionale. Tutti ne parlano.

PERSEGUITATO PER LE SUE CONVINZIONI
Il clamore che ne è derivato rivela le contraddizioni della società liberale. Questo è stato espresso dalle dirigenze dell'establishment sportivo e dai tifosi liberali, che hanno condannato la 28enne stella del football il cui "field goal" ha fatto vincere alla sua squadra il celebre Super Bowl. Nemmeno l'immunità che dovrebbe conferire l'essere il miglior tiratore del mondo l'ha salvato dall'ira di questi "tolleranti" liberali.
Questi stessi liberal non tollerano più che dall'altra parte ci si esprima non solo con le lauree ma persino negli stadi. In effetti, il dio dello sport da tempo si sta inchinando di fronte al dio woke. Mentre tutto è permesso agli sportivi che, in nome della libertà, promuovono le ginocchia piegate prima delle partite (ndr., un modo di alcuni giocatori protestare contro il razzismo), o ammettono le drag queen, le notti dell'orgoglio e gli inni nazionali alternativi nello sport postmoderno, nulla è permesso invece a chi invoca il Dio della Sacra Scrittura.
Pertanto, il vero problema riguarda ciò che pensa Harrison Butker, non il modo in cui gioca. È perseguitato e vituperato perché ha idee inaccettabili per gli ignoti, innominati e non eletti semidei liberali e censori che dettano ciò che è ora permesso esprimere.
Le sue idee non sono dottrine esoteriche o dannose che non sono mai state sperimentate. Piuttosto, in tempi migliori, erano le idee della stragrande maggioranza in America. In effetti, non c'è niente di più americano dell'amore per la patria, del sostegno ai ruoli familiari e di una fede vibrante, pubblica e non ostentata.
Tuttavia, uno sguardo più attento rivelerà che non sono solo le sue idee a causare la sua ingiusta persecuzione. Qualche idea non ortodossa può essere tollerata qua e là, se affermata debolmente e timidamente.
Il problema è che queste idee derivano da convinzioni religiose forti. Egli afferma di credere nell'Unico Vero Dio e nella Sua Santa Legge. Le sue idee provengono da un'autorità superiore alla sua. Crede che la legge di Dio sia una legge superiore a tutte le altre. Questo Dio giusto giudica il bene e il male sulla base di un corretto o sbagliato oggettivo. L'obiettivo della vita è ottenere il Paradiso ed evitare l'Inferno.
Tali affermazioni devono essere soppresse perché nessun giudizio morale nel mondo di oggi va accettato, dove nessuno può essere incolpato di nulla. Al limite, tutto deve essere attribuito alle strutture sistemiche e alle forze oppressive.
Harrison Butker viene criticato per aver usato "commenti disumanizzanti" per "minare i diritti umani" e per "perpetuare la divisione". Viene giudicato dai liberal che si sono autoproclamati giudici di una neo-inquisizione per stabilire cosa è accettabile o inaccettabile. Viene giudicato per i suoi giudizi morali. Viene punito perché crede in una legge che prevede che il male debba essere punito e il bene premiato.
Viene scomunicato dagli ambienti alla moda perché desidera per tutti gli obiettivi "disumanizzanti" della santità e della felicità eterna con Dio in Paradiso.

AFFERMARE CON FORZA LA FEDE CATTOLICA
Infine, afferma che queste idee e convinzioni religiose provengono dalla Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Lo fa con orgoglio, "ma non con quella sorta di orgoglio (omosessuale) che dedica un intero mese per autocelebrarsi bensì con la fierezza teocentrica che glorifica lo Spirito Santo Creatore."
Butker ha espresso tutte queste idee, credenze e convinzioni in modo audace, virile e senza vergogna. Per i cattolici fedeli ma inariditi, un linguaggio e una dichiarazione del genere sono un calice di acqua pura, cristallina e frizzante che spesso viene loro negato. Per l'opposizione, è un oltraggio che raramente si incontra.
L'episodio di Harrison Butker rivela ancora di più sulla sinistra che sul formidabile "goleador" di football. Nella loro rabbia, gli esponenti della sinistra scoprono le loro carte che, per loro, sarebbe meglio lasciarle nascoste.
Questi presunti liberali tolleranti rivelano al mondo che non tollereranno su nessuna piattaforma pubblica l'affermazione di certe idee, giudizi morali o affiliazioni religiose che sfidano le loro.
Queste stesse persone affermano di difendere le "verità" di tutti gli individui. Tuttavia, fanno un tutt'uno quando qualcuno afferma l'esistenza della Verità, assoluta, oggettiva ed eterna. Per i liberali solo questa Verità è falsa e non va tollerata.
Con la loro rabbia, questi liberali dimostrano di essere quelli che dividono. Basta che un uomo coraggioso come Harrison Butker si alzi e proclami la Verità sulla pubblica piazza perché la sinistra si lanci in orribili diffamazioni e orchestri una campagna per distruggere lui e tutti quelli che sono come lui.
Incapaci di guardare la luce brillante della Verità, tali sinistrorsi sono disposti a demolire tutto ciò che li ostacola per seppellirlo, anche al costo di dover rovesciare l'idolo dello sport.

IL VERSETTO DI GIOVANNI 3,16 IN AMERICA E' USATO DAGLI SPORTIVI PER RIMARCARE LA LORO FEDE
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna
di Rino Cammilleri
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4788

VIDEO 1: IL DISCORSO DI LAUREA DI HARRISON BUTKER


https://www.youtube.com/watch?v=-JS7RIKSaCc

VIDEO 2: COME IL CAMPIONE HA TROVATO LA FEDE CATTOLICA


https://www.youtube.com/watch?v=bRFqqP5D0_Q

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 20 maggio 2024

6 - L'IMPORTANZA DELL'INGINOCCHIARSI NELLA PREGHIERA
Oggi sempre meno fedeli pregano in ginocchio... Pigrizia? Perdita di conoscenza? Rifiuto del sacro? Eppure, tanto la Parola di Dio quanto la vita dei santi raccomandano di stare in ginocchio
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Bussola Mensile, maggio 2024

Il primo segnale fu la sostituzione dei vecchi banchi con nuove panche sprovviste di inginocchiatoio. Bisognava capirlo fin da subito che l'arredamento liturgico era una spia che qualcosa stava cambiando. E fu così che tante chiese, dopo la riforma liturgica, si adeguarono al nuovo corso: per pregare basta stare in piedi, via con queste anticaglie preconciliari! E fu così che, lentamente, lo stare in ginocchio come atto di adorazione di fronte a Dio è stato sostituito dal più comodo e pratico stare in piedi. "Da risorti", si tende a dire, perché questo è l'atteggiamento che si deve tenere a Messa: semmai è una comoda scusa.
Oggi sempre meno fedeli pregano stando in ginocchio durante i momenti salienti della Preghiera eucaristica e sempre meno, quasi nessuno, si inginocchia per ricevere la Santa Comunione. Fedeli tutti affetti da gonalgia? E che dire dei sacerdoti che non si inginocchiano durante la consacrazione? Anche per loro un improvviso dolore alle gambe, da curare stando in piedi? O forse non è piuttosto che nel tempo si è persa la funzione principale dell'inginocchiarsi di fronte a Dio: quella dell'adorazione, che gli antichi chiamavano "proskynesis" e che stava a simboleggiare l'atto di sottomissione di fronte a Dio e poi al sovrano. La parola deriva dal greco "proskyneo" che significa sì sottomettersi, ma anche adorare. Dunque, inginocchiarsi significa adorare. Non farlo suscita il terribile sospetto che non ci sia più la consapevolezza di questa adorazione dovuta a Dio.
Pigrizia? Perdita di conoscenza? O non è forse piuttosto un atto di totale rifiuto del sacro dell'Eucarestia come presenza reale di Dio?
Eppure, tanto la Scrittura quanto la vita dei santi raccomandano di stare in ginocchio quando si prega.

L'ESEMPIO DI GESÙ
A cominciare proprio da Gesù, sommo exemplum non solo con le sue parole, ma anche con i suoi gesti, che nell'Orto degli Ulivi, ossia nel momento della sua vita terrena in cui la preghiera al Padre si concretizzava nell'offerta del suo corpo e del suo sangue, pregava in ginocchio. «Ed egli (Gesù) si staccò da loro circa un tiro di sasso; e postosi in ginocchio pregava» (Lc 22,41). Il testo greco non lascia spazio ad ambiguità. «Thèis tà gònata», letteralmente «si poneva sulle ginocchia».
Nell'antica Grecia, soprattutto in Omero, i verbi di posizione associati agli dei e alle ginocchia esprimono il significato figurato di stare sulle ginocchia degli dei, ossia nel volere degli dei. Ne consegue che la preghiera in ginocchio non esprime soltanto il senso di adorazione, ma anche quello di mettersi sulle ginocchia di Dio, proprio come un bambino, che sulle ginocchia del babbo, è protetto e consolato.
Non che Gesù abbia inventato alcunché. La Scrittura è piena zeppa di personaggi che pregano in questo modo. Elia e Daniele servono Dio pregando in ginocchio: «...Gettatosi a terra, si mise la faccia tra le ginocchia» (1 Re 18,42) e «...Daniele (...) tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchi, pregava e rendeva grazie al suo Dio» (Dan 6,10). Uomini del tempo che furono, si dirà, che ancora avevano ben impresso nella memoria il comando che Dio stesso diede tramite Isaia: «Ogni ginocchio si piegherà davanti a me», da cui poi San Paolo dirà «affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra» (Fil 2,10). Infatti, quella di stare in ginocchio era una pratica che i primi cristiani adottarono subito senza grossi problemi, e con cotanti "maestri" non era difficile. A cominciare da Stefano che nel momento del martirio si mise in ginocchio (At 7,60). E come lui anche Pietro (At 9,40) e Paolo (At 20,36).

DA PAPA BENEDETTO XVI AL CARDINAL SARAH
Insomma, siamo arrivati a oggi rifiutando lo stare alla presenza di Dio? Eppure, di consigli ne abbiamo avuti. Da Benedetto XVI, ad esempio, che riprese a comunicare personalmente e pubblicamente i fedeli in ginocchio durante le Messe papali a partire dalla solennità del Corpus Domini del 2008, quando ricordò "quasi scandalosamente" che «inginocchiarsi davanti all'Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento». Basterebbe questo. Ma se non bastasse potrebbe venire in soccorso anche il magistero.
L'esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, al numero 65, ricorda che una manifestazione di riverenza verso l'Eucaristia è «l'inginocchiarsi durante i momenti salienti della preghiera eucaristica», mentre l'istruzione Redemptionis Sacramentum ricorda - e ribadisce, visti i tempi - che «i fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi» salvo poi che «quando però si comunicano in piedi, si raccomanda che facciano la debita riverenza». E, quasi precorrendo i tempi e certi plateali rifiuti che oggi umiliano molti fedeli «non è lecito negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione che egli vuole ricevere l'Eucaristia in ginocchio».
Del resto, pochi cardinali come Robert Sarah hanno insistito più volte nella loro predicazione pubblica proprio su questi aspetti. E lo hanno fatto ponendo come esempio grandi santi contemporanei, proprio per mostrare l'attualità necessaria di questa postura. «L'intera vita di Karol Wojtyła - dice Sarah nella prefazione al libro di don Federico Bortoli La distribuzione della Comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali (Cantagalli, Siena 2018) - è stata segnata da un profondo rispetto per la Santa Eucaristia. Malgrado fosse estenuato e senza forze si è sempre imposto di inginocchiarsi davanti al Santissimo».
E che dire di Santa Madre Teresa di Calcutta? «Si asteneva dal toccare il Corpo transustanziato del Cristo; piuttosto ella lo adorava e lo contemplava, rimaneva per lungo tempo in ginocchio, prostrata davanti a Gesù Eucaristia». E ancora: «Riceveva la Comunione nella sua bocca, come un piccolo bambino che si lasciava umilmente nutrire dal suo Dio».

Fonte: La Bussola Mensile, maggio 2024

7 - OMELIA XIII DOM. TEMPO ORD. - ANNO B (Mc 5,21-43)
Non temere, soltanto abbi fede!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

La pagina del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato ci offre un esempio di ciò che doveva essere la giornata abituale del Signore, sempre assillato e preso da una folla avida della sua parola di verità e affascinata dalla sua potenza di taumaturgo misericordioso, che non sapeva mai negare i suoi benefici a chi li implorava con umile cuore. Invano egli, per avere un po' di respiro, si spostava talvolta all'improvviso attraversando il lago in barca: dovunque approdava, erano sempre in molti ad attenderlo e a reclamare il suo magistero e la sua grazia. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva attorno: è quasi la raffigurazione dell'umanità - questa accolta di creature dolenti e smarrite - che, anche quando non ne è consapevole, istintivamente e nella profondità del suo essere è in cerca di Cristo, il solo che può guarire le sue ferite, illuminare i suoi passi incerti, dare plausibilità e speranza all'inconsistenza dei suoi giorni. La narrazione evangelica ci descrive due miracoli del Signore, si direbbe l'uno incastonato nell'altro: la guarigione di una donna che - ci dice popolarescamente e impietosamente san Marco - aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando; e la risurrezione di una fanciulla dodicenne. Di fronte ai vari mali del mondo, Gesù si presenta con la forza tranquilla di chi sa di essere il dominatore della natura. Riporta il silenzio e la calma nella casa della giovane defunta, dove già, secondo le consuetudini dei popoli mediterranei, era cominciato lo strepito del lamento funebre. Opera il primo prodigio addirittura senza compiere gesti o pronunciare parole: la donna toccò appena il mantello del Signore, e all'istante sentì nel suo corpo che era stata guarita dal suo male; quasi a dirci che - oltre l'azione e l'insegnamento - già solo la presenza nel mondo del Figlio di Dio fatto uomo è salvifica e risanante. Gesù risorto ha detto agli apostoli e a noi: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Se il Signore è con noi, è con noi la fonte di tutta l'energia di cui la nostra debolezza ha bisogno; è con noi il sostegno di tutta la certezza di cui ha necessità la nostra anima dubbiosa; è con noi l'alimento di tutta la fiducia indispensabile per farci superare i più gravi e drammatici momenti di sconforto che possiamo incontrare. Se il Signore è con noi, è con noi la salvezza anche quando tutto sembra perduto; è con noi ogni convincente ragione di gioia, contro ogni motivo di tristezza; è con noi la vittoria, anche se così spesso sono gli avversari di Dio e della Chiesa a sembrare i più forti.

IL VERO BISOGNO DELL'UOMO E' AFFIDARSI AL DIO CHE NON DELUDE
Ambedue i miracoli ci dicono che l'atteggiamento interiore che riesce a metterci in comunione vitale con Cristo e con la sua inesauribile volontà di bene, è la fede. Proprio la fede, nell'episodio che stiamo considerando, spinge la donna ad avvicinarsi a Gesù e sa dare valore eccezionale al piccolo atto di toccare furtivamente il mantello; un atto che pareva e per sé era così sproporzionato all'effetto terapeutico che si proponeva di ottenere. E il Redentore la rassicura appunto adducendo la fede dimostrata come segno e causa della salvezza: Figlia, la tua fede ti ha salvato. La fede induce Giairo a insistere nella sua implorazione anche quando ogni ragionevole speranza è perduta, e a non lasciarsi disanimare dal crudele buon senso di chi gli dice senza tanti riguardi: Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro? E Gesù l'incoraggia a non cessare di credere, per quanto evidente possa apparire agli occhi umani che tutta la vicenda si è ormai tragicamente conclusa: Non temere, continua solo ad avere fede! L'uomo - anche e soprattutto l'uomo di oggi - crede di avere bisogno di tante cose: di soldi, di salute, di sicurezza, di affermazione sociale. In realtà, la sola cosa che può davvero giovargli e aiutarlo in modo decisivo è la capacità di affidarsi a quel Dio che gli è padre e, come un padre, non finisce mai di amarlo; è la determinazione di aprire il suo cuore e la sua esistenza al Salvatore che non si stanca mai di ricercare chi si era perduto; è il desiderio di lasciarsi avvolgere dalla luce della verità eterna, la sola in grado di dare senso a tutte le realtà. C'è un salmo che dice così: Getta nel Signore il tuo affanno, ed egli ti darà sostegno (Sal 54,23); vale a dire: nella vivezza della tua fede troverai un soccorso e una difesa che non ti deluderanno mai. E in un altro salmo colui che si è affidato al Signore può esclamare: Come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia (Sal 130,2).

IL CREDENTE SI ESPONE INEVITABILMENTE ALLA DERISIONE DEL MONDO
Chi però non vive di fede, di solito non capisce né la fede dei credenti né l'azione del Signore. E, quando non si capisce, è facile che si arrivi alla derisione e al disprezzo. È capitato anche a Gesù: Essi lo deridevano, dice il Vangelo. Spesso gli uomini - non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio (cf. Mt 22,29) - si fanno beffe di ciò che non arrivano a comprendere; e in questo c'è immancabilmente la religione. Quante volte sui giornali, alla radio, alla televisione sono ricordate in termini di scherno e di spregio le verità della fede, le azioni della Chiesa, le regole di comportamento che sono ispirate al Vangelo. Non ci scoraggeremo per questo né ci meraviglieremo: chi si schiera con Cristo e a lui si unisce, ne condivide la sorte e come lui incontra l'incomprensione del mondo. Ma alla fine l'ultima parola è sempre di Dio.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA XIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 5,21-43)
da Il settimanale di Padre Pio
Clicca qui!

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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